mercoledì 31 agosto 2011
Quasi la metà dei bambini che vivono nella regione di Fukushima hanno iodio radioattivo nelle loro ghiandole tiroidee
Jonathan Benson
tradutzioni de Sa Defenza
Un anonimo funzionario del governo giapponese è recentemente venuto a conoscenza di sorprendenti risultati di test condotti sui bambini irradiati a Fukushima poco dopo il disastroso terremoto e lo tsunami che ha colpito l'impianto nucleare di Fukushima Daiichi. Secondo www.dawn.com il funzionario ha rivelato che il 45 per cento dei bambini esaminati avevano iodio radioattivo presente nelle loro ghiandole tiroidee.
Il governo giapponese sul problema nucleare ha improntato una task force su l'incidente ed ha testato 1.149 bambini di 15 anni e più giovani, solo poche settimane dopo gli eventi del 11 marzo. 1.080 di questi test sono stati confermati per essere validi, 482 di loro, che rappresentano 44,6 per cento dei bambini, ha confermato la presenza di iodio radioattivo a danno delle loro ghiandole tiroidee.
La ghiandola tiroidea, che si trova nella parte anteriore del collo, appena sotto la laringe, è responsabile della regolazione del metabolismo del corpo, che produce gli ormoni necessari per tutti i tessuti del corpo, aumenta la sintesi delle proteine, che regolano il consumo di ossigeno da parte delle cellule, e il bilanciamento di calcio.
Questa importante ghiandola , che è stato progettato per l'assorbimento del nutriente, nella versione di iodio minerale, è in grado anche di assorbire iodio radioattivo mortale e le altre sostanze chimiche tossiche come il fluoruro. In questo caso, la tiroide non è in grado di funzionare correttamente, e la produzione di ormoni viene alterata o inibita. Il risultato finale è lo sviluppo potenziale di una vasta gamma di malattie.
Interrogato dai numerosi partecipanti, alla conferenza stampa, sul perché ci sia voluto tanto tempo per rilasciare i risultati del test, l'agente "anonimo" ha risposto che presumibilmente i livelli di iodio radioattivo erano al di sotto della soglia limite posta dal governo di 0,2 microsieverts (mSv), e quindi non era considerata una minaccia per la salute.
Lo iodio radioattivo viene effettivamente utilizzata come trattamento per l'ipertiroidismo, noto anche come tiroide iperattiva, al fine di rallentare la funzionalità della ghiandola tiroidea. Ripetute o sovraesposizioni allo iodio radioattivo può portare al cancro della tiroide, che a sua volta è in grado di distruggere completamente la ghiandola, se non curata.
domenica 28 agosto 2011
La Cina governa le terre rare
Riteniamo di grande interesse guardare e diffondere tra i nostri amici quanto accade intorno ai minerali rari che sono la base delle nuove e attuali tecnologie.....
Sa Defenza
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Pepe Escobar
http://www.rebelion.org/ tradutzioni de Sa Defenza |
L'Asia è al centro dello sviluppo inevitabilmente portare il nostro mondo digitale: le guerre future minerales.El dal computer che si utilizza quando leggendo questo articolo come parte di una guerra mondiale.
Guerre per il petrolio? Guerre per l'acqua? Certo, continuano a definire la geopolitica dei primi anni del ventunesimo secolo. Tuttavia, in termini di alta tecnologia, niente può essere paragonato alle prossime guerre di minerali. E il nome del gioco è terre rare.
L'Asia è il territorio dei minerali delle terre rare che hanno permesso la rivoluzione digitale ha avuto luogo, e fare che la tecnologia verde è una realtà. La Cina non controlla meno del 95% della produzione mondiale di terre rare.
Il carattere fondamentale in questo gioco di alto rischio è Baotou Acciaio Rare Earth (Group) Co. Hi-tech, Mongolia Interna, il più grande produttore al mondo di elementi delle terre rare.
La Cina ha imposto quote di esportazione di elementi di terre rare per tre anni per rafforzare la loro industrie high-tech. Il piano di base è lo sviluppo di sofisticate tecniche di fusione Cina per terre rare, invece di limitarsi a vendere materie prime. Quando si raggiunge questa fase, le azioni della Terra Baotou acciaio rari sul mercato azionario di Shanghai salirà vertiginosamente e inarrestabile.
Una piccola parte del modello in scala della zona di sviluppo di Terra Baotou Rare nella Mongolia Interna, in Cina, dove 200.000 persone lavorano dice
Grande Cina, tra cui Taiwan, è il più grande produttore al mondo e assemblatore di microchip, computer e apparecchiature di rete, l'anima di Internet.
Pertanto, questo processo può essere visto come un altro capitolo della rinascita asiatica del capitalismo globale, lo sviluppo globale positivo negli ultimi tre decenni (e ci sono stati molti).
- Ossido complesso di niobio e tantalio contenente ferro e manganese.
- Campione 520 xxa (radioattivo: 1,097 cps - 0,548 microSv/h).
- Località: Piano del Lavonchio, Craveggia, Val Vigezzo, Val d'Ossola, Piemonte.
- Ritrovamento (15/07/1975), collezione e foto (Copyright): Dr. Edoardo Pone.
- Licenze CC: Attribuzione, Non opere derivate, Non commerciale.
- Sito web: http://cristalli.ponesoft.it/
Ho e userò niobio
Cina, Giappone, Corea del Sud, oltre a Germania, Stati Uniti, Russia e Francia, tutti in prima linea delle nuove tecnologie, sono profondamente coinvolti nella 'Grande Gioco' di minerali.
La maggior parte della popolazione mondiale non troverà un collegamento tra Samsung e il Salar de Uyuni, il deserto di sale spettacolare nel sud della Bolivia. Tuttavia, accade che la Bolivia ha enormi quantità di litio.
Non sorprende che la visita del presidente Evo Morales a Seoul, Corea del Sud srotolare un tappeto rosso di lusso. Dopo tutto, Samsung, Hyundai, LG e altri giganti industriali della Corea del Sud sanno che l'accesso illimitato al litio è essenziale per il controllo del mercato globale per le batterie notebook, telefoni cellulari e auto elettriche. Seoul è profondamente coinvolto in una strategia di investimento per assicurare un accesso disinibito alle terre rare.
Praticamente tutti gli Stati Uniti l'elettronica avanzata dipende dalle terre rare. Alla fine dell'anno scorso, il Dipartimento dell'Energia elencato i cinque metalli rari "chiave", la più importante per la produzione di energia pulita, disprosio, neodimio, terbio, europio e ittrio. Tutti sono essenziali per la produzione di veicoli ibridi e fibra ottica, per esempio.
Entro il 2025, gli Stati Uniti dipendono essenzialmente alla Cina di accedere a questi metalli delle terre rare. In queste circostanze, quali possibilità ci sono? Ci sono tre possibilità: sviluppare sostituzioni, aumentare il riciclaggio o aumentare la produzione locale di terre rare, per esempio, investendo 500 milioni di dollari una miniera gigante in California.
Dal punto di vista del Pentagono, i metalli delle terre rare sono il più decisivo e sul quale il vasto degli Stati Uniti complesso militare-industriale per motori aerei e missili. Ancora una volta, l'unico fornitore globale è la Cina.
La miniera a cielo aperto in Mountain Pass (passo di montagna) in California, USA. UU., Molycorp proprietà della società, una volta fornito la maggior parte delle terre rare. E 'attualmente in una fase di espansione e modernizzazione.
La Commissione europea (CE) ha una propria lista di minerali della massima importanza, che comprende il cobalto (usato nelle batterie per telefoni cellulari), palladio (per la dissalazione), magnesio (utilizzato nelle raffinerie e acciaierie); la fluorite (per la chimica) e niobio (92% della produzione globale concentrata in Brasile).
Il mito di mercati aperti e non si applica alle principali risorse naturali. La Cina impone il trend imponendo quote di esportazione per le terre rare. Attualmente, gli stati stanno lottando duramente per cercare di diversificare i suoi fornitori, come ad esempio quando i sudcoreani Woo boliviani.
I giapponesi, per esempio, sapendo che il litio, tantalio, il germanio, e ciascuno dei diciassette minerali delle terre rare sono essenziali per la fascia alta di elettronica per l'uso quotidiano, auto ibride e le industrie di precisione, sono preoccupati per la idea di un monopolio cinese.
Pertanto, i giapponesi hanno intrapreso un viaggio turbolento globale, dal Vietnam al Sud Africa, Tanzania in Kazakistan per diversificare l'accesso e garantire il loro approvvigionamento, prima che la Corea del Sud o anche della Cina raggiungere proprio loro.
Digital messaggio Benvenuti nel mondo in cui la politica estera non è dettato dalla necessità di petrolio e gas, ma cobalto, litio e niobio.
mercoledì 24 agosto 2011
L’uscita dall’euro prossima ventura
ilmanifesto
Il 19 luglio scorso, il manifesto, ospitava un editoriale di Rossana Rossanda. Un articolo che dava la linea di questo giornale, ma la cui fumosità era pari solo alla sua contraddittorietà. La sostanza era semplice: uscire dall'euro non si può fare [??], e se si potesse sarebbe una scelta "liberista e di destra" [!!]—ciò dopo aver scritto che l'euro nacque appunto da una visione liberista. Conclusione sconcertante: meglio tenersi a destra per evitare di andare a destra.
Un anno fa, discorrendo con Aristide, chiedevo come mai la sinistra italiana rivendicasse con tanto orgoglio la paternità dell’euro: non vedeva quanto esso fosse opposto agli interessi del suo elettorato? Una domanda simile a quella di Rossanda. Aristide, economista di sinistra, mi raggelò: “caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro. Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa.” Insomma: “il popolo non sa quale sia il suo interesse: per fortuna a sinistra lo sappiamo e lo faremo contro la sua volontà”. Ovvero: so che non sai nuotare e che se ti getto in piscina affogherai, a meno che tu non “decida liberamente” di fare la cosa giusta: imparare a nuotare. Decisione che prenderai dopo un leale dibattito, basato sul fatto che ti arrivo alle spalle e ti spingo in acqua. Bella democrazia in un intellettuale di sinistra! Questo agghiacciante paternalismo può sembrare più fisiologico in un democristiano, ma non dovrebbe esserlo. “Bello è di un regno come che sia l’acquisto”, dice re Desiderio. Il cattolico Prodi l’Adelchi l’ha letto solo fino a qui. Proseguendo, avrebbe visto che per il cattolico Manzoni la Realpolitik finisce in tragedia: il fine non giustifica i mezzi. La nemesi è nella convinzione che “più Europa” risolva i problemi: un argomento la cui futilità non può essere apprezzata se prima non si analizza la reale natura delle tensioni attuali.
Il debito pubblico non c’entra.
Sgomenta l’unanimità con la quale destra e sinistra continuano a concentrarsi sul debito pubblico. Che lo faccia la destra non è strano: il contrattacco ideologico all’intervento dello Stato nell’economia è il fulcro della “controriforma” seguita al crollo del muro. Questo a Rossanda è chiaro. Le ricordo che nessun economista ha mai asserito, prima del trattato di Maastricht, che la sostenibilità di un’unione monetaria richieda il rispetto di soglie sul debito pubblico (il 60% di cui parla lei). Il dibattito sulla “convergenza fiscale” è nato dopo Maastricht, ribadendo il fatto che queste soglie sono insensate. Maastricht è un manifesto ideologico: meno Stato (ergo più mercato). Ma perché qui (cioè a sinistra?) nessuno mette Maastricht in discussione? Questo Rossanda non lo nota e non se lo chiede. Se il problema fosse il debito pubblico, dal 2008 la crisi avrebbe colpito prima la Grecia (debito al 110% del Pil), e poi Italia (106%), Belgio (89%), Francia (67%) e Germania (66%). Gli altri paesi dell’eurozona avevano debiti pubblici inferiori. Ma la crisi è esplosa prima in Irlanda (debito pubblico al 44% del Pil), Spagna (40%), Portogallo (65%), e solo dopo Grecia e Italia. Cosa accomuna questi paesi? Non il debito pubblico (minimo nei primi paesi colpiti, altissimo negli ultimi), ma l’inflazione. Già nel 2006 la Bce indicava che in Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna l’inflazione non stava convergendo verso quella dei paesi “virtuosi”. I Pigs erano un club a parte, distinto dal club del marco (Germania, Francia, Belgio, ecc.), e questo sì che era un problema: gli economisti sanno da tempo che tassi di inflazione non uniformi in un’unione monetaria conducono a crisi di debito estero (prevalentemente privato).
Inflazione e debito estero.
Se in X i prezzi crescono più in fretta che nei suoi partner, X esporta sempre meno, e importa sempre più, andando in deficit di bilancia dei pagamenti. La valuta di X, necessaria per acquistare i beni di X, è meno richiesta e il suo prezzo scende, cioè X svaluta: in questo modo i suoi beni ridiventano convenienti, e lo squilibrio si allevia. Effetti uguali e contrari si producono nei paesi in surplus, la cui valuta diventa scarsa e si apprezza. Ma se X è legato ai suoi partner da un’unione monetaria, il prezzo della valuta non può ristabilire l’equilibrio esterno, e quindi le soluzioni sono due: o X deflaziona, o i suoi partner in surplus inflazionano. Nella visione keynesiana i due meccanismi sono complementari: ci si deve venire incontro, perché surplus e deficit sono due facce della stessa medaglia (non puoi essere in surplus se nessuno è in deficit). Ai tagli nel paese in deficit deve accompagnarsi un’espansione della domanda nei paesi in surplus. Ma la visione prevalente è asimmetrica: l’unica inflazione buona è quella nulla, i paesi in surplus sono “buoni”, e sono i “cattivi” in deficit a dover deflazionare, convergendo verso i buoni. E se, come i Pigs, non ci riescono? Le entrate da esportazioni diminuiscono e ci si deve indebitare con l’estero per finanziare le proprie importazioni. I paesi a inflazione più alta sono anche quelli che hanno accumulato più debito estero dal 1999 al 2007: Grecia (+78 punti di Pil), Portogallo (+67), Irlanda (+65) e Spagna (+62). Con il debito crescono gli interessi, e si entra nella spirale: ci si indebita con l’estero per pagare gli interessi all’estero, aumenta lo spread e scatta la crisi.
Lo spettro del 1992.
E l’Italia? Dice Rossanda: “il nostro indebitamento è soprattutto all’interno”. Non è più vero. Pensate veramente che ai mercati interessi con chi va a letto Berlusconi? Pensate che si preoccupino perché il debito pubblico è “alto”? Ma il nostro debito pubblico è sopra il 100% da 20 anni, e i nostri governi, anche se meno folcloristici, sono stati spesso più instabili. Non è questo che preoccupa i mercati: quello che li preoccupa è che oggi, come nel 1992, il nostro indebitamento con l’estero sta aumentando, e che questo aumento, come nel 1992, è guidato dall’aumento dei pagamenti di interessi sul debito estero, che è in massima parte debito privato, contratto da famiglie e imprese (il 65% delle passività sull’estero dell’Italia sono di origine privata).
Cui Prodest?
Calata nell’asimmetria ideologica mercantilista (i “buoni” non devono cooperare) e monetarista (inflazione zero) la scelta politica di privarsi dello strumento del cambio diventa strumento di lotta di classe. Se il cambio è fisso, il peso dell’aggiustamento si scarica sui prezzi dei beni, che possono diminuire o riducendo i costi (quello del lavoro, visto che quello delle materie prime non dipende da noi) o aumentando la produttività. Precarietà e riduzioni dei salari sono dietro l’angolo. La sinistra che vuole l’euro ma non vuole Marchionne mi fa un po’ pena. Chi non deflaziona accumula debito estero, fino alla crisi, in seguito alla quale lo Stato, per evitare il collasso delle banche, si accolla i debiti dovuti agli squilibri esterni, trasformandoli in debiti pubblici. Alla privatizzazione dei profitti segue la socializzazione delle perdite, con il vantaggio di poter incolpare a posteriori i bilanci pubblici. La scelta non è se deflazionare o meno, ma se farlo subito o meno. Una scelta ristretta, ma solo perché l’ottusità ideologica impone di concentrarsi sul sintomo (lo squilibrio pubblico, che può essere corretto solo tagliando), anziché sulla causa (lo squilibrio esterno, che potrebbe essere corretto cooperando). Alla domanda di Rossanda “non c’è stato qualche errore?” la risposta è quella che dà lei stessa: no, non c’è stato nessun errore. Lo scopo che si voleva raggiungere, cioè la “disciplina” dei lavoratori, è stato raggiunto: non sarà “di sinistra”, ma se volete continuare a chiamare “sinistra” dei governi “tecnici” a guida democristiana accomodatevi. Lo dice il manuale di Acocella: il “cambio forte” serve a disciplinare i sindacati.
Più Europa?
Secondo la teoria economica un’unione monetaria può reggere senza tensioni sui salari se i paesi sono fiscalmente integrati, poiché ciò facilita il trasferimento di risorse da quelli in espansione a quelli in recessione. Una “soluzione” che interviene a valle, cioè allevia i sintomi, senza curare la causa (gli squilibri esterni). È il famoso “più Europa”. Un esempio: festeggiamo quest’anno il 150° anniversario dell’unione monetaria, fiscale e politica del nostro paese. “Più Italia” l’abbiamo avuta, non vi pare? Ma 150 anni dopo la convergenza dei prezzi fra le varie regioni non è completa, e il Sud ha un indebitamento estero strutturale superiore al 15% del proprio Pil, cioè sopravvive importando capitali dal resto del mondo (ma in effetti dal resto d’Italia). Dopo cinquanta anni di integrazione fiscale nell’Italia (monetariamente) unita abbiamo le camicie verdi in Padania: basterebbero dieci anni di integrazione fiscale nell’area euro, magari a colpi di Eurobond, per riavere le camicie brune in Germania. L’integrazione fiscale non è politicamente sostenibile perché nessuno vuole pagare per gli altri, soprattutto quando i media, schiavi dell’asimmetria ideologica, bombardano con il messaggio che gli altri sono pigri, poco produttivi, che “è colpa loro”. Siano greci, turchi, o ebrei, sappiamo come va a finire quando la colpa è degli altri.
Deutschland über alles.
Le soluzioni “a valle” dello squilibrio esterno sono politicamente insostenibili, ma lo sono anche quelle “a monte”. La convivenza con l’euro richiederebbe l’uscita dall’asimmetria ideologica mercantilista. Bisognerebbe prevedere simmetrici incentivi al rientro per chi si scostasse in alto o in basso da un obiettivo di inflazione. Il coordinamento del quale Rossanda parla andrebbe costruito attorno a questo obiettivo. Ma il peso dei paesi “virtuosi” lo impedirà. Perché l’euro è l’esito di due processi storici. Rossanda vede il primo (il contrattacco del capitale per recuperare l’arretramento determinato dal new deal post-bellico), ma non il secondo: la lotta secolare della Germania per dotarsi di un mercato di sbocco. Ci si estasia (a destra e a sinistra) per il successo della Germania, la “locomotiva” d’Europa, che cresce intercettando la domanda dei paesi emergenti. Ma i dati che dicono? Dal 1999 al 2007 il surplus tedesco è aumentato di 239 miliardi di dollari, di cui 156 realizzati in Europa, mentre il saldo commerciale verso la Cina è peggiorato di 20 miliardi (da un deficit di -4 a uno di -24). I giornali dicono che la Germania esporta in Oriente e così facendo ci sostiene con la sua crescita. I dati dicono il contrario. La domanda dei paesi europei, drogata dal cambio fisso, sostiene la crescita tedesca. E la Germania non rinuncerà a un’asimmetria sulla quale si sta ingrassando. Ma perché i governi “periferici” si sono fatti abbindolare dalla Germania? Lo dice il manuale di Gandolfo: la moneta unica favorisce una “illusione della politica economica” che permette ai governi di perseguire obiettivi politicamente improponibili, cavandosela col dire che sono imposti da istanze sopraordinate (quante volte ci siamo sentiti dire “l’Europa ci chiede...”?). Il fine (della lotta di classe al contrario) giustificava il mezzo (l’ancoraggio alla Germania).
La svalutazione rende ciechi.
È un film già visto. Ricordate lo Sme “credibile”? Dal 1987 al 1991 i cambi europei rimasero fissi. In Italia l’inflazione salì dal 4.7% al 6.2%, con il prezzo del petrolio in calo (ma i cambi fissi non domavano l’inflazione?). La Germania viaggiava su una media del 2%. La competitività italiana diminuiva, l’indebitamento estero aumentava, e dopo la recessione Usa del 1991 l’Italia dovette svalutare. Svalutazione! Provate a dire questa parola a un intellettuale di sinistra. Arrossirà di sdegnato pudore virginale. Non è colpa sua. Da decenni lo bombardano con il messaggio che la svalutazione è una di quelle cosacce che provocano uno sterile sollievo temporaneo e orrendi danni di lungo periodo. Non è strano che un sistema a guida tedesca sia retto dal principio di Goebbels: basta ripetere abbastanza una bugia perché diventi una verità. Ma cosa accadde dopo il 1992? L’inflazione scese di mezzo punto nel ’93 e di un altro mezzo nel ’94. Il rapporto debito estero/Pil si dimezzò in cinque anni (da -12 a -6 punti di Pil). La bolletta energetica migliorò (da -1.1 a -1.0 punti). Dopo uno shock iniziale, l’Italia crebbe a una media del 2% dal 1994 al 2001. La lezioncina sui danni della svalutazione (genera inflazione, procura un sollievo solo temporaneo, non ce la possiamo permettere perché importiamo il petrolio) è falsa.
Irreversibile?
Si dice che la svalutazione non sarebbe risolutiva, e che le procedure di uscita non sono previste, quindi... Quindi cosa? Chi è così ingenuo da non vedere che la mancanza di procedure di uscita è solo un espediente retorico, il cui scopo è quello di radicare nel pubblico l’idea di una “naturale” o “tecnica” irreversibilità di quella che in fondo è una scelta umana e politica (e come tale reversibile)? Certo, la svalutazione renderebbe più oneroso il debito definito in valuta estera. Ma porterebbe da una situazione di indebitamento estero a una di accreditamento estero, producendo risorse sufficienti a ripagare i debiti, come nel 1992. Se non lo fossero, rimarrebbe la possibilità del default. Prodi vuol far sostenere una parte del conto ai “grossi investitori istituzionali”? Bene: il modo più diretto per farlo non è emettere Eurobond “socializzando” le perdite a beneficio della Germania (col rischio camicie brune), ma dichiarare, se sarà necessario, il default, come hanno già fatto tanti paesi che non sono stati cancellati dalla geografia economica per questo. È già successo e succederà. “I mercati ci puniranno, finiremo stritolati!”. Altra idiozia. Per decenni l’Italia è cresciuta senza ricorrere al risparmio estero. È l’euro che, stritolando i redditi e quindi i risparmi delle famiglie, ha costretto il paese a indebitarsi con l’estero. Il risparmio nazionale lordo, stabile attorno al 21% dal 1980 al 1999, è sceso costantemente da allora fino a toccare il 16% del reddito. Nello stesso periodo le passività finanziarie delle famiglie sono raddoppiate, dal 40% all’80%. Rimuoviamo l’euro, e l’Italia avrà meno bisogno dei mercati, mentre i mercati continueranno ad avere bisogno dei 60 milioni di consumatori italiani.
Non faccia la sinistra ciò che fa la destra.
Dall’euro usciremo, perché alla fine la Germania segherà il ramo su cui è seduta. Sta alla sinistra rendersene conto e gestire questo processo, anziché finire sbriciolata. Non sto parlando delle prossime elezioni. Berlusconi se ne andrà: dieci anni di euro hanno creato tensioni tali per cui la macelleria sociale deve ora lavorare a pieno regime. E gli schizzi di sangue stonano meno sul grembiule rosso. Sarà ancora una volta concesso alla sinistra della Realpolitik di gestire la situazione, perché esiste un’altra illusione della politica economica, quella che rende più accettabili politiche di destra se chi le attua dice di essere di sinistra. Ma gli elettori cominciano a intuire che la macelleria sociale si può chiudere uscendo dall’euro. Cara Rossanda, gli operai non sono “scombussolati”, come dice lei: stanno solo capendo. “Peccato e vergogna non restano nascosti”, dice lo spirito maligno a Gretchen. Così, dopo vent’anni di Realpolitik, ad annaspare dove non si tocca si ritrovano i politici di sinistra, stretti fra la necessità di ossequiare la finanza, e quella di giustificare al loro elettorato una scelta fascista non tanto per le sue conseguenze di classe, quanto per il paternalismo con il quale è stata imposta. Si espongono così alle incursioni delle varie Marine Le Pen che si stanno affacciando in paesi di democrazia più compiuta, e presto anche da noi. Perché le politiche di destra, nel lungo periodo, avvantaggiano solo la destra. Ma mi rendo conto che in un paese nel quale basta una legislatura per meritarsi una pensione d’oro, il lungo periodo possa non essere un problema dei politici di destra e di sinistra. Questo spiega tanta unanimità di vedute.
giovedì 18 agosto 2011
Le rivolte di Londra secondo Chris Knight
| ENRICO PIOVESANA
http://it.peacereporter.net/articolo/29926/Le+rivolte+di+Londra+secondo+Chris+Knight |
Intervista all'antropologo cacciato dalla East London University per aver partecipato alle proteste contro il G20, figura di spicco dell'anarchismo britannico
Abbiamo chiesto un parere sulle rivolte di Londra al professor Chris Knight, figura di riferimento della sinistra libertaria londinese, cacciato nel 2009 dalla East London University in cui insegnava antropologia per aver partecipato alle proteste contro il G20.
Il professor Knight è una delle figure di spicco di Network X, rete di movimenti anarchici, pacifisti, rivoluzionari, anticapitalisti, ambientalisti e femministi che riunisce sigle come Whitechapel Anarchists Group, Neo-Millennium Liberation Army, Democracy Village, Direct Action Group e Class War.
Il primo ministro britannico, David Cameron, ha definito le rivolte come "pura criminalità". E' d'accordo?
Bruciare case con la gente dentro, saccheggiare negozi, investire persone con l'intento di ucciderle: tutto questo è ovviamente criminalità. E il crimine va contrastato, tutti siamo d'accordo su questo. Ma perché il contrasto sia efficace deve essere fatto a tutti i livelli, partendo DALL'ALTO. Bisogna iniziare con gli avidi e irresponsabili banchieri che hanno scatenato la crisi finanziaria nel 2008 e con i politici criminali che in un modo o nell'altro sono al loro servizio. Per non parlare delle violazioni del diritto internazionale che questo regime ha commesso invadendo l'Iraq e continuando a fare uso della violenza in Afghanistan, Libia, ecc. Il recente scandalo della corruzione nella polizia metropolitana non fa che accrescere l'immagine dell'illegalità che regna agli alti livelli. I ricchi e i potenti sono responsabili di saccheggi e violenze su vastissima scala: arrestiamo e condanniamo i criminali d'alto bordo, poi occupiamoci di quelli minori.Secondo lei tutte queste rivolte sono completamente spontanee? Oppure c'è dietro lo zampino di forze politiche anti-sistema: anarchici, anticapitalisti, sinistra radicale...
Crede che queste rivolte razziali siano simili a quelle già viste in passato oppure sono rivolte sociali di tipo nuovo, legate in qualche modo alla crisi economica?
Qual è la condizione sociale nei ghetti di Londra? Recentemente nelle periferie di Londra sono emersi tassi di diffusione della tubercolosi peggiori di quelli di molti Paesi del terzo mondo...
C'è chi ha invocato l'intervento dell'esercito e l'imposizione della legge marziale: secondo lei è uno scenario realistico?
Per concessione di Peace Reporter
Fonte: http://it.peacereporter.net/articolo/29926/Le+rivolte+di+Londra+secondo+Chris+Knight
lunedì 15 agosto 2011
Abituarsi a vivere senza cibo
F. William Engdahl
Tradotto da Curzio Bettio
Fonte: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25483
Wall Street, BP, bio-etanolo e la morte di massa
Abituarsi a vivere senza cibo
Mio nonno, ora defunto, un uomo di robusta razza contadina norvegese-americana, che in seguito divenne direttore di giornale e attivista politico durante la Prima guerra mondiale, era solito dire: “Un uomo può abituarsi con il tempo a qualsiasi cosa, tranne morire…e anche a questo, con una certa pratica.”
Bene, com’è nel destino delle cose, sembra che noi, la stragrande maggioranza del genere umano, siamo in procinto di verificare questa massima per quanto riguarda la disponibilità del nostro stesso pane quotidiano.
Il cibo è una di quelle cose singolari per cui è difficile vivere senza. Tutti noi tendiamo a dare per scontato che il nostro supermercato locale continuerà a offrire tutto ciò che vogliamo, in abbondanza, a prezzi accessibili o quasi. Eppure vivere senza cibo sufficiente, è la prospettiva che sempre più centinaia di milioni, se non miliardi, di esseri umani dovranno affrontare nei prossimi anni.
In un certo senso, questo è veramente paradossale. Il nostro pianeta ha tutto quello che serve per procurare cibo nutriente naturale per sfamare tutta la popolazione mondiale, per più volte. Questo è un dato di fatto, nonostante le devastazioni prodotte dall’agricoltura industrializzata nel corso dell’ultimo mezzo secolo e oltre.
Allora, come può essere che il nostro mondo dovrà affrontare, secondo alcune previsioni, la prospettiva di un decennio o più di carestie su scala globale?
La risposta sta nelle forze e nei gruppi d’interesse che hanno deciso di provocare artificialmente la scarsità di cibo nutriente. Il problema ha diverse importanti dimensioni.
Eliminare le riserve di emergenza
Wall Street puzza di sangue
Agribusiness come strategia di lungo termine
La mazzata killer – la BP, il bioetanolo e il genocidio
“Più di metà dell’energia rinnovabile che gli Stati Membri dell’Unione Europea si aspettano di consumare ogni anno dal 2020 consisterà di bio-energia, prodotta da bio-masse, bio-liquidi e bio-carburanti. Questo viene evidenziato in una prima valutazione della dimensione proposta dell’impiego di bio-energia da parte degli Stati Membri dell’Unione Europea nel periodo al 2020, come previsione nei loro Piani Nazionali di Azione su Energie Rinnovabili (NREAPs)...Viene anticipato un significativo aumento nel consumo totale di bio-energia.Quindi, secondo i 23 piani esaminati, la bio-energia fornirà il principale contributo al settore delle energie rinnovabili. Complessivamente, si prevede che il contributo di bio-energia al consumo complessivo di energia diventerà più del doppio, passando dal 5,4% nel 2005 a quasi il 12% (124Mtoe, milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) nel 2020. La bio-energia avrà un ruolo quasi dominante nel settore delle energie rinnovabili dell’Unione Europea destinate al riscaldamento e al raffreddamento, e si prevede un suo contributo oltre l’80% all’obiettivo da raggiungere in questo settore. Nel settore elettrico, la quota di bio-energia sarà relativamente bassa, ma nel settore dei trasporti si prevede di raggiungere quasi il 90% del totale delle energie rinnovabili a partire dall’anno 2020.” [25]
Una nuova desertificazione globale?
Fonte: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25483
sabato 13 agosto 2011
Filosofia: "Che cosa è l'anarchia?" Con Helios in "Il Seminatore" (# 4, 1922)
Grupo de Estudios José Domingo Gómez Rojas es una agrupación de personas dedicadas al estudio de las experiencias libertarias a lo largo de la historia, esto es la investigación de acontecimientos relevantes para la historia del movimiento anarquista y el estudio filosófico del pensamiento ácrata.
Por Helios
tradutzioni de Sa Defenza
Terenzio (01), comico latino, mette in bocca di Cremes, un personaggio nella sua commedia "L'aguzzino di sè stesso", una frase, forse nota: "Homo sum. Nihil homini me alienum puto” , che tradotto sarebbe" sono un essere umano. Nulla di umano è estraneo a me ". Una frase dal quale costruire, ad esempio, la nostra idea di storia delle idee anarchiche nella Grecia antica, perché Elíseo Reclus (02) ci ricorda nel suo "ideali anarchici", quando ha detto che "l'anarchia non è una teoria nuova" come è sempre stato quando uomini e donne si sono opposti all'autorità. Ma cosa c'è dietro tutto questo? Max Nettlau (03) ci dice all'inizio di "Anarchia nel tempo", è logicamente così, come teoria e pratica della vita umana, l'anarchia porta con sé tutta la storia dell'umanità, senza dogmi e aperto all'apprendimento.
Il testo presentato oggi (e sono i file d'archivio in Filosofia ), cita questo da un grande quotidiano, attraverso una breve riflessione. Non c'è bisogno di essere eruditi per capire che gli uomini e le donne dovrebbero essere, soprattutto, ingestibili.
Helios, que escribió en varios periódicos de la prensa anarquista chilena de comienzos del siglo XX, era de Buenos Aires. Helios (04), che ha scritto in diversi giornali della stampa anarchica cilena del primo Novecento, è stato a Buenos Aires. E' lì che ci dimostra quanto abbiamo sviluppato di recente:
La vita dell'umanità è la nostra stessa vita.
A partire da lì, il principio di solidarietà e di sostegno reciproco abbraccia tutti i settori della vita, visto [e qui ci riferiamo, per esempio, Salvador Seguí (05) e Anselmo Lorenzo (06)] da una prospettiva individuale:
Cerchiamo di essere migliori di quel che siamo perché sappiamo che è la maniera migliore di altre situazioni.
Qualcosa che ha a che fare semplicemente con la morale anarchica, che secondo Piotr Kropotkin (per Kropotkin l'etica abbisogna di tre stadi: il mutuo soccorso, la giustizia. la morale.) (07) (anche se questo lo dice Lebedeff (08) rispetto a Piotr nella prefazione de "L'Etica", 1925) è semplicemente umano. E questo è stato anche il primo contenuto nella scheda della CNT. Ma Helios, qui, tratta di andare al di là di questa meraviglia della natura umana, gli anarchici hanno abbiamo bisogno di confronto:
Cosa c'è nel profondo della nostra natura che ci spinge a vivere, pensare, lottare e migliorare costantemente?
Quel qualcosa, dirà Helios è la preoccupazione. Una preoccupazione che muove lo spirito, che anima la ribellione, l'arte, le lotte della gente, l'amore negli occhi e sulle labbra / l'amore, la gentilezza, la ricerca, l'amore delle nostre madri. E 'la vitalità del corpo e del pensiero, che, soprattutto, deve funzionare in totale libertà, libertà assoluta, nell'uomo e nell'umanità.
Lasciamo che sia il testo, che è molto breve e consigliabile a parlare:
Che cosa è l'anarchia?
Ci sono parole che ci elevano e umanizzano con l'influsso del suo significato, come gli occhi di una donna amata, il bacio disinteressato e confortante di una madre o una stretta di mano e il sorriso di un amico sincero.
Questo costituisce la nostra vita, un motivo di avvicinamento tra gli uomini. Amiamo la vita per il bene dell'umanità. In fondo alla nostra natura vi è un sentimento che ci lega alla grande famiglia che ci è sorella.
Gli errori e le disgrazie, son prodotti della ignoranza, che a volte, son conseguenza degli effetti di certi offuscamenti mentali di altri ci riguardano e commuovono tutti noi.
La vita dell'umanità è la nostra stessa vita.
Cerchiamo di essere megliori di quello che siamo perché sappiamo che è il modo migliore per aiutare gli altri? Perché, il saggio investiga, l'artista dà forma e armonizza i suoni, i colori, e le parole? Per vanità?
Perché muore o si espone il medico per curare il paziente; perché l'uomo di idee, di lotta affronta la prigione l'esilio, se non la morte? Per vanità?
Perché siamo indignati e protestiamo contro l'ingiustizia; perché mettere a rischio la nostra vita per salvare quella di un tizio che forse non conosciamo nemmeno? Per vanità?
Perché gli uomini sono soggetti e si arrabattano per dare i frutti del loro lavoro ad altri uomini che non fanno nulla? Anche per vanità? Oh, no, non diciamo sciocchezze!
Cosa c'è nel profondo della nostra natura che ci spinge a vivere, pensare, lottare e migliorare costantemente? Fantasie, chimere, sogni?
No, c'è qualcosa di più grande di tutto questo, e questo qualcosa è irrequietezza, la febbre, il desiderio che mette l'artista nelle sue opere, i saggi nella loro ricerca, le persone nelle loro lotte per la libertà, il ribelle nel calore dei suoi discorsi, l'amato nelle sue labbra, l'amico, il compagno di gentilezza sincera e franca, la madre nel suo affetto; che cosa è l'azione che crea il pensiero, la luce dello spirito che anima e stimola la vita dell'uomo e dell'umanità.
Avete capito ora che cosa è l'anarchia?
E': Azione, Umanità, Libertà!
Allora per l'anarchia, lavoriamo , e lottiamo per raggiungerla!
HELIOS (B. Aires) [El Sembrador #4, año I, Sábado 16 de septiembre de 1922, Iquique, Chile]
HELIOS (B. Aires) [Il Seminatore # 4, Anno Uno, Sabato 16 Settembre 1922, Iquique, Cile]
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