martedì 9 aprile 2013

SPANIATURAS, CUNTIERRAS, incapa SCUTULLADURAS - Dischente, un corso professionale di sardo online


SPANIATURAS, CUNTIERRAS, incapa SCUTULLADURAS - Dischente, un corso professionale di sardo online

da Massimo Pistis 

Una realtà importante per la tutela della lingua sarda negli ultimi dieci anni è stato s’Ufitziu de sa limba sarda de sa Provìntzia de Aristanis, sportello aperto nel 2004 e portato avanti con competenza e creatività dai dott. Marinella Marras e Salvatore Cubeddu. 

Nel 2012 anch’esso ha risentito dei contraccolpi della crisi, che sfibra in primis i servizi culturali, pietre angolari di una società democratica che non abbiamo, evidentemente superflui per questo stato capitalista senza capitale. La matematica non è un’opinione, si suol dire: il capitalismo è riuscito a farla diventare tale, mescolandola con speculazione, illusionismo e destrezza.

Diverse le attività portate avanti in questi anni da s’Ufitziu con risorse relativamente scarse, ricordiamo su Postali de sa Limba Sarda (tour in corriera nelle scuole della provincia per far conoscere la storia della lingua e la legge che la tutela), i corsi territoriali di formazione per i dipendenti pubblici, ma aperti a tutti i cittadini, sas Dies de sa Limba Sarda (eventi culturali diffusi), pubblicazioni, conferenze, consulenza e interazione con is Ufitzius comunalis (ormai ben 83 su 88 paesi) e tanto altro.

Ma il fiore all’occhiello de s’Ufitziu provìntziali è il portale e-learning Dischente, ovvero un corso di formazione completo di e in lingua sarda online, rivolto in un primo momento al personale della pubblica amministrazione, ma ormai aperto a tutti, basta una semplice registrazione sul portale www.dischente.or.it, alla quale segue il rilascio di una password di accesso.

Il corso, predisposto nel 2007 e online dal 2010, è già stato utilizzato da decine di utenti. Recentemente è stata presentata la seconda edizione, già in rete, con un ampliamento dell’originale e due nuovi moduli, nel complesso tratta ben 505 argomenti.

Il primo modulo, ormai collaudato, riveduto e approfondito è composto da 42 lezioni vocali complessive con supporto grafico. Le prime 31 sono condotte da tre qualificati esperti: Antonello Garau, Gianfranca Piras e Michele Ladu, che, spiega un comunicato “pertocant custos argumentos: sa tutela de sas limbas de minoria, sa situatzione linguìstica de oe in die in Sardigna, sa fonètica, sas normas de base de sa Limba Sarda Comuna, s'ortografia, su repertòriu linguìsticu, s'interlinguìstica sardu italianu, sas partes de su discursu”. Il modulo è arricchito da 4 lezioni di Duilio Caocci sul sardo nella letteratura, la storia, i premi letterari, la poesia e da 7 lezioni di Filippo Sechi sulla LSC (limba sarda comuna) e il rapporto lingua sarda scritta e orale.

“A s'acabbu de onni letzione”, prosegue la nota de s’Ufitziu “onni dischente podet torrare a controllare cantu tempus at dedicadu a su cursu, cantos isbàllios at fatu e in cales esertzìtzios, podet torrare a fàghere sos esertzìtzios pro megiorare su puntègiu e sa pagella, podet controllare su resurtadu de onni letzione e de su cursu intreu”.

Il secondo modulo contiene 24 learning object di Antonio Garau "chi pertocant s'anàlisi lògica e grammaticale, sos cumplementos, sas prepositziones, chistiones de morfosintàtica"; altre 7 sui verbi di Simone Pisano; 3 di Maurizio Virdis "chi pertocant sa partzidura diatòpica de sa limba sarda".
Infine, il modulo 3 include nove lezioni di Antonio Garau sul sardo nella pubblica amministrazione e la pianificazione linguistica.

Oltre ai moduli il corso comprende degli approfondimenti "B'at ischedas subra sos ditzionàrios e vocabulàrios sardos, sas limbas de minoria in su web e sa fonètica de su sardu cun cartas subra sa metafonia e su vocalismu (maistros: Gianfranca Piras, Michele Ladu, Maria G. Cossu)"; inoltre si possono scaricare saggi sulla lingua sarda di diversi autori.

Si tratta di un corso serio e professionale, portato avanti con competenza, impegnativo e per questo efficacemente formativo, alla fine del quale con un esame da prenotare in Provincia, si può, superandolo, ricevere un attestato.
Il sito contiene anche una chat, che permette ai corsisti di interagire tra loro o di comunicare con lo sportello linguistico.

Per informazioni si può anche utilizzare la @mail ufitziu@dischente.or.it.
Riguardo al servizio la Provincia ha recentemente pubblicato anche un’opera in sei volumi, che riporta il corso con tutta una serie di approfondimenti tematici, saggi e informazioni.


(da Nuovo Cammino del 17.03.2013)

sabato 6 aprile 2013

VELENI DI QUIRRA, SARDIGNA NATZIONE SI COSTITUISCE PARTE CIVILE


 
SARDIGNA NATZIONE 
Email  sardignanatzione@tiscali.it - Situ   www.sardignanatzione.eu
Sedes --Via S. Giovanni 234 – 09100 Cagliari  - Coordinadore  Natzionale – Tel/fax  - 0784/415249 - 348/7815084 - 339/4232098
                  












VELENI DI QUIRRA

ARRIVA IL PRIMO AUTOTRENO DI SABBIA 
IN FASE DI UDIENZA PRELIMINARE

E’ iniziato l’insabiamento dell’uso indebito del poligono di Quirra che ha comportato accumulo sul territorio, e non solo, di imponenti quantitativi di rifiuti speciali di ogni tipo, l’accertata presenza di sostanze tossiche, di polveri generate dalle combustioni eseguite all’interno del Poligono, tali da ricondurre il fatto  all’ipotesi delittuosa del “disastro”. 

Una super perizia per bloccare un magistrato anomalo. Dando per scontata l’onesta del superperito Mario Mariani, ingegnere nucleare, di fatto tutto l’impianto accusatorio del pm D. Fiordalisi rischia di essere sommerso da un mare di carte sulla valutazione delle perizie precedenti e sui campionamenti e analisi di tracce che ormai sarà impossibile trovare. Il tutto servirà per nascondere che l’impianto accusatorio si basa principalmente sulla constatazione dei danni reali e devastanti causati dalla presenza del poligono su persone e territorio.

Vogliono cancellare il nesso tra causa ed effetto. Non potendo nascondere il “disastro”, perchè evidente e misurabile, vogliono arrivare al non luogo a procedere  costruendo l’incertezza del nesso tra il disastro e l’uso indebito del poligono.

Lo stato da dalla parte degli imputati di disastro e non dalla parte dei cittadini danneggiati. Siamo all’assurdo, lo stato non solo non si costituisce parte civile ma usa i soldi dei contribuenti danneggiati per pagare i migliori avocati in difesa di coloro che hanno causato il danno e costringe i danneggiati ad ulteriori spese processuali e peritali.

SAREMO PARTE CIVILE.  Se si andrà a processo, purtroppo ne abbiamo forti dubbi, i sardi di Sardigna Natzione Indipendentzia, che come prevede lo statuto, è da sempre impegnata nella difesa della gente e del territorio della Sardegna, non solo dall’uso coloniale che ne fa lo stato italiano ma anche da ogni tipo di aggressione che possa comprometterne la salute dell’ambiente de dei cittadini, in sede processuale, come ha già fatto  in udienza preliminare, contro i 20 indagati per i veleni di Quirra, tramite l’avvocato Chicco Paolini, si costituiranno parte civile. I sardi di SNI si costituiranno parte civile in quanto,  le polveri, contenenti anche uranio impoverito ed altri metalli pesanti,  generate dalle esplosioni di proiettili a frammentazione e sublimazione sono talmente sottili, nano particelle, che trasportate facilmente dal vento per molti chilometri e filtrate  negli alimenti prodotti nella zona e nelle acque, possono essere state respirate o ingerite da qualunque sardo.

SARDIGNA NATZIONE SI COSTITUIRA’ PARTE CIVILE 

Casteddu 06-04-2013  annu 151° D.I. SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA

sabato 30 marzo 2013

ZONA FRANCA PORTUALE ESTESA A TUTTA LA CITTA' A CAPODISTRIA IN SLOVENIA, PERCHE' NON IN SARDEGNA? Fiscalità di vantaggio e Zone franche

ZONA FRANCA PORTUALE ESTESA A TUTTA LA CITTA' A CAPODISTRIA IN SLOVENIA, PERCHE' NON IN SARDEGNA?

de Mario Carboni

La notizia d'agenzia riportata di seguito chiarisce che è possibile estendere le zone franche previste nei sei porti sardi alle intere città. E' proprio ciò che sta succedendo a Capodistria. Questa è la strada principale nell'immediato. Immaginatevi la Zona franca di Cagliari, estesa a tutta l'area industriale del CACIP e a tutta l'area vasta urbana Cagliari-Quartu. 

Analoga misura per fare une esempio a Portotorres-Sassari, Olbia-Golfo Aranci, Oristano e Arbatax e PortoVesme, non sarebbe già al 90% una zona franca integrale? Per il resto basterebbe un'altra norma d'attuazione dell'Art.12 dello Statuto per estenderla al 100% della Sardegna per le dogane, fiscalità diretta ed indiretta ed altre defiscalizzazioni compreso il consumo sopratutto di prodotti energetici.
Si tratta solo di una questione politica.

ZONA FRANCA A CAPODISTRIA ESTESA A TUTTA LA CITTA'
Una zona Franca a Capodistria, della quale il porto potrebbe però usufruire solo indirettamente, perché nello scalo sloveno esiste già un simile regime agevolato. La precisazione arriva dalla stessa Luka Koper, società di gestione del porto di Capodistria, dopo la visita di martedì da parte del neo ministro sloveno per l’Economia, Stanko Stepišnik, al sindaco del Comune rivierasco, Boris Popovi›. 

Il ministro Stepišnik ha annunciato che il nuovo governo avrà una politica molto diversa da quello precedente nei confronti del porto di Capodistria e dei progetti per il Litorale. Durante la visita è stato sottoscritto un accordo per l’accelerazione dei più importanti progetti infrastrutturali, tra i quali la trasformazione della città di Capodistria in una zona franca doganale. Nell’ambito dei colloqui, il Comune di Capodistria ha dichiarato che non si opporrà ai piani di sviluppo del porto e in particolare al prolungamento del Molo Primo e alla costruzione del terminal passeggeri.

La notizia in un primo momento aveva fatto pensare a interventi sul regime doganale dello scalo, con le conseguenti considerazioni in merito alla concorrenza che si sarebbe generata nei confronti dello scalo triestino. 

Ma una precisazione in tal senso arriva da Sebastian Sik, responsabile delle Relazioni esterne di Luka Koper: «In realtà per il porto non cambia nulla, anche perché – ha precisato Sik chiarendo quello che sembra essere stato un malinteso – per lo scalo la Zona Franca esiste già, ma ciò che si vuol fare è estenderla alla città». 
Se l’ipotesi dovesse concretizzarsi, dunque, il porto di Capodistria potrebbe eventualmente riceverne un beneficio indiretto, poiché ad oggi gli investimenti nella zona franca sono riservati a Luka Koper, società controllata dallo Stato sloveno che gestisce lo scalo. 
Dopo che la notizia è rimbalzata dai media sloveni a quelli italiani, ieri mattina era stata la stessa presidente dell’Autorità portuale di Trieste, Marina Monassi, a commentare quella che potrebbe essere una novità importante – in termini di concorrenza – anche per il porto di Trieste. «Lo vedo come uno stimolo, complimenti al gruppo dirigente di Luka Koper, se riescono ad ottenerlo sono stati bravi. Hanno capito – ha detto la presidente dell’Authority triestina – quanto è importante avere una Zona Franca. 
Ad ogni modo se loro attraggono clientela questo può essere un vantaggio anche per il porto di Trieste e per gli altri porti del Napa (Venezia e Fiume, oltre agli stessi Trieste e Capodistria, ndr). L’Alto Adriatico potrebbe così diventare un grande polo di attrazione per i traffici marittimi».

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Cagliari 29.03.2013 ore 12.00 - 

Ufficio delle Dogane di Cagliari

Stamani ci siamo recati all’appuntamento fissato presso l’Ufficio delle Dogane di Cagliari, per mettere in ordine alcuni dettagli con il Responsabile Dott. Marcello Demuro, in attesa del prossimo tavolo tecnico a cui parteciperà anche l’Assessore Alessandra Zedda.

Visto che sarà innanzitutto necessario attendere la data del giorno 07.04.13, per avere conferma che quanto inviato dalla Regione Sardegna alla CEE, ci si è comunque accordati per la data dell’8 o del 9 aprile per i lavori del tavolo tecnico a cui parteciperanno il Responsabile delle Dogane di Cagliari, il Responsabile delle Dogane di Sassari, l’Assessore Alessandra Zedda e Giuseppe Marini,patrioti sardi,rapresentante medio campidano marrubiu ,legale,oviamente il tavolo e aperto ai tecnici pro zona franca e cordinatore comitati .Nel frattempo (la settimana dopo Pasqua) il Dott. Marcello Demuro responsabile dell’Ufficio delle Dogane di Cagliari, salirà a Roma al Ministero per raccogliere tutti gli elementi necessari per poter avere un Tavolo Tecnico di lavoro chiaro e operativo, senza dubbi sulla corretta esecuzione delle procedure necessarie per la definizione della Sardegna in Regime di Zona Franca Integrale. 

E’ stato molto importante anche avere avuto oggi la conferma da parte del Presidente Cappellacci, di aver voluto accogliere la nostra richiesta (del 06.03.13) per la chiusura di EQUITALIA nella Regione Sardegna con contemporanea riapertura dell’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate della Sardegna, che oltre alla gestione dei debiti dovuti dai contribuenti sardi allo Stato, servirà anche per la gestione delle accise dovute sulla vendita e sull’acquisto dei carburanti. 

A breve contiamo di avere anche la firma dell’Assessore Alessandra Zedda per la convenzione Regione- CEE, per la messa in atto del Piano Jeremie, che consentirà di poter avere per le nostre imprese dei contributi dalla CEE a tasso zero da rendere in 30 anni.

Siamo soddisfatti del buon lavoro che si sta svolgendo in collaborazione con le Istituzioni e che porterà sicuramente ad avere a breve buoni risultati di vantaggio per le attività Sarde, che giorno dopo giorno stanno chiudendo o rischiano la chiusura.

Giuseppe Marini (Movimento Terra Libera)--

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Fiscalità di vantaggio e Zone franche

 di Salvatore Cherchi

L’Autore è presidente della provincia del Sulcis. Da La Nuova, 27/03/2013
Il regime di fiscalità di vantaggio, decretato dal Ministro Passera per le piccole imprese (sotto i cinquan­ta addetti) della Provincia dì Carbonia-Iglesias (ma anche di altre zone del Paese, a scala comunale) è fi­glio del Piano Sulcis preparato e portato dalla Pro­vincia e dai Comuni, all’Intesa con Regione e Governo, sottoscritta nel novembre scorso in un clima di inusitata tensione sociale. Ribadito che quell’Intesa è stata un atto di responsabilità, utile per il territorio e contro il tanto peg­gio tanto meglio, questo speciale regime fiscale merita qualche commento anche per le connessioni con il dibat­tito sulle zone franche.
Il punto di partenza è la grave crisi delle piccole e delle micro imprese che concentrano la gran parte dell’ occupa­zione. Fra i tanti indicatori negativi, richiamo la caduta de­gli investimenti in beni durevoli (fonte Società degli Studi di Settore). Nel triennio il Sulcis registra una contrazione del 72%; la Sardegna del 44%, l’Italia del 20%. Un chiaro segnale di sfiducia verso il futuro, fortissimo nel Sulcis, preoccupante nell’intera Sardegna.
Lo strumento fiscale, sebbene non sia una ricetta miracolosa ha effetti immediati sull’impresa.
La Provincia ha scelto uno strumento praticabile, per­ché compatibile con le regole europee e insieme utile, non chiudendosi in rivendicazioni massime ma lontane nel tempo se non proprio improbabili.

Lo strumento che non richiede autorizzazioni della Commissione UE è  quello della Zona Franca Urbana (ZFU) che permette l’agevolazione fiscale, anche al fun­zionamento e non solo all’investimento, nel limite della regola de minimis, cioè di un beneficio per l’impresa non superiore a 200mila euro nell’ arco del triennio. Le ZFU, ben note in Europa, proposte dal se­condo Governo Prodi e cancel­late da Berlusconi, sono di nor­ma limitate a un quartiere o a una Città. Nel caso Sulcis è stata introdotta, con legge e previo accordo con il Governo, una sperimentazione territoriale, UE compatibile. La praticabilità è stata inoltre assicurata, dall’ aver posto il costo per minori entrate dello Stato, a carico dei
fondi del Piano Sulcis, rinunciando ad altri possibili progetti.
Lo strumento è robusto. Per le piccole imprese, esistenti o nuove, determina la compensazione anche integrale di Irpef o Ires, Irap, Imu-stato e di una quota degli oneri sociali. Insomma per queste imprese è una vera e propria zona franca fiscale alla produzione. Lo strumento è utile anche per fare, entro certi limiti, politica per lo sviluppo. La durata temporale di applicazione (14 anni di cui cinque a beneficio pieno e poi a decrescere) è adeguata per pro­grammare obiettivi; la possibilità di introdurre riserve sui fondi disponibili a favore di nuove imprese o di determi­nati settori o di determinate aree (es. le zone per imprese) consente di fare scelte funzionali agli obiettivi.
Gli Enti locali, la Regione e il Governo, definiti strumen­to e copertura finanziaria, devono ora fare scelte coerenti con gli obiettivi del Piano Sulcis, basato su innovazione nell’industria e diversificazione nei settori in ritardo di svi­luppo. La sfida per il Sulcis è il cambio di passo e non solo, sfida per la verità, attuale in tante parti della Sardegna.
Penso infine che lo strumento delle ZFU debba essere rivalutato alla scala regionale e che dovrebbero essere spe­rimentati sul serio i cosiddetti punti franchi doganali (di li­mitata portata ma buoni per lavorazioni estero su estero) il cui decreto istitutivo risale al Governo D’Alema: un’era politica e trascorsa. Forse selve più impegno per usare ciò che già abbiamo.

venerdì 29 marzo 2013

Eliseo Spiga: sesso, felicità la ricetta arriva dai nuragici


Eliseo Spiga: sesso, felicità la ricetta arriva dai nuragici 
comunitarius

de sa defenza

Le confessioni d'un sardo nato in Val d'Aosta iniziano col passo lieve e un tantino malinconico, dell'autobiografia.
Ma si frantumano subito per diventare altro:saggio antropologico, manifesto politico, pamphlet eretico.

Nulla di nuovo sotto il sole: Eliseo Spiga è sempre stato un irregolare e neppure adesso che viaggia in età di saggezza e distacco riesce ad essere saggio e distaccato.
La Sardegna come utopia (Cuec editore, 332 pagine, 16 euro) è un grido che va ascoltato. Grido ideale che partendo dai nuragici, sogna e spera un'isola che ne coltivi l'eredità cogliendo dal passato il senso di una esistenza radicalmente da quella nevrotica-competitiva-invidiosa di oggi.

Da qui la proposta di una Costituente neo-nuragica che metta insiemeuomini e donne di buona volontà , cancelli le storture dell'imperialismo (che oggi si chiama globalizzazione), azzeri la politica del precariato , la logica dello sfruttamento e della svendita: di uomini, merci, paesaggio e forza lavoro.Fosse un prete, Spiga potrebbe fare questo discorso , riveduto e corretto, in un'omelia domenicale.

Pescando dall'inferno quotidiano senza salvare nessuno, propone la vita come sogno: di libertà e giustizia, rispetto e fratellanza. Quanto al passato, ci vuole poco a scoprire chi è il vero mandante delle cose che vanno male: Chi comanda realmente in sardegna, chi manomette è senz'altro l'oligarchia mondiale dominante.

Senza fisionomia definita. Sen'anima, sopratutto. Un Caligola moderno ma come l'antico, posseduto dall'incubo. Unica legge, il dominio. Unico dio, il denaro. Unica lingua l'Inglese. E' l'umanità con unica testa, offerta alla scure.

Spiga è intellettuale che viene da lontano. Il primo quarto d'ora di celebrità gliel'ha regalato, nel 1968, un libricino intitolato Sardegna, rivolta contro la colonizzazione. Il prezzo era politico: cinquanta lire, la copertina naturalmente rossa , l'autore mascherato dietro uno pseudonimo (Giuliano Cabitza), l'editore nume rivoluzionario d'allora: Giangiacomo Feltrinelli.

Da quell'incontro è nata un'amicizia col timer: in meno di due anni è passata da un rapporto stretto nella comune visione di una sardegna nuova (e posssibilmente felice) alla rottura. Clamorosa: Feltrinelli stava nascosto in Carinzia nel timore di essere assassinato e Spiga, che era andato a trovarlo, gli rammentava i doveri del buon militante: vivere sempre in mezzo alle masse. Devi stare in Piazza Duomo, in mezzo alla gente, ventiquattr'ore su ventiquattro.

Il libro ha un sottotitolo: note di un cospiratore. Che non vuol dire complottista e nemmeno frustrato da una politica fallimentare a tempo pieno. Il segreto sta nel superare la muraglia cinese delle ideologie e vedere con occhi finalmente limpidi la realtà.
Eliseo Spiga ci è arrivato dopo mille esperienze: i circoli Città campagna, il partito comunista, le frange di un progetto epico che cercava la via per dimostrare che un'altro mondo è possibile. Basta volerlo.

In questo cammino, laicamente quaresimalista, non mancano i grandi incontri e, di conseguenza, i ritratti di autentici protagonisti della storia sarda recente: da Mario Melis (fumantino presidente sardista della giunta regionale) a Francesco Masala (poeta arrabbiato con molto anticipo e altrettanto seguito rispetto alla angry generation).

Ora che sona avanti negli anni, Spiga e Francesco Masala continuano a condividere l'idea distruttiva della società consumistica e una curiosa passione per le donne. I loro occhi, le loro fattezze, il timbro della voce mi hanno sempre trasmesso, anche a distanza, sentimenti di tenerezza e affetto, di creatività e creazione.

Masala invece ha confessato in un'intervista di addormentarsi contando gli amori della sua vita. Tutto questo, anche se non sembra, fa il paio col popolo dei nuraghi e dunque col revival di una cultura che si vorrebbe risorta e riportata in Sardegna.

Che c'entra l'amore? Per trovare una giustificazione, un'alibi, al nuovo mondo possibile (una via di mezzo tra gli hippy e il socialismo) Spiga cita a mani piene Giovanni Lilliu.
Non è stato lui a raccontare che la civiltà nuragica viveva di una sessualità insistita, che a quei tempi le donne erano libere perchè non esisteva il matriarcato? Nei tempi successivi, si annota amaramente, l'amore ha cominciato ad essere malamente frainteso tanto che ai giorni nostri è diventato difficile comprendere cosa veramente sia.

C'è malinconia per quella primordiale stagione:... la felicità dei sardi poggiava su una umana e mondana moralità da cui fluiva una concezione della vita sostanzialmente laica, libertaria, egalitaria, edonistica.

I nostri antenati, a quanto pare, la vita se la godevano tutta . Come sottile piacere etico-culturale e come godimento corporale. Senza scialacquare e ssenza afflizioni metafisiche.

Su queste parole getta le fondamenta l'Utopia del terzo millennio, insomma la sardegna da far risorgere. I tempi sono stretti (tant'è che non manca un appello-ultimatum a Renato Soru) per abbandonare un modello di società che produce sardi tristi e sarditudine cupa oltrechè servile.

Per dare scheletro e forza al discorso, Spiga si lancia in un oceano di citazioni, non risparmia Bush e la Russia di Putin , svela impietosamente il fallimento degli imperi, sintetizza opinioni di economisti e filosofi, rovescia a valanga le teorie che hanno caratterizzato il secolo archiviato. Orizzonte felicemente visionario.

Con la consapevolezza di inseguire l'utopia e sapendo bene che questo zibaldone politico-letterario difficilmente sortirà effetti magici.

I Sardi continueranno in saecula saeculorum ad essere, a seconda dei casi, camerieri o fanti, banditi o carabinieri.

Con l'eccezione ogni tanto, rincuorante e liberatoria, di un martire gloriosu a 

che il paradiso c'è . Lontanissimo e per pochi.


 


giovedì 28 marzo 2013

Archeologia, dibattito sulla scrittura nuragica


Archeologia, dibattito sulla scrittura nuragica

Zucca: «Fino ad ora non c’è nessuna prova certa»
di Antonio Melonilanuovasardegna.
SASSARI. Che fossero guerrieri sembra certo, che praticassero agricoltura e pastorizia pure, forse studiavano perfino i movimenti celesti, ma sulla conoscenza della scrittura, per l’epoca nuragica, non esiste, allo stato attuale delle conoscenze, alcun riscontro oggettivo.
Farà discutere l’intervento dell’archeologo Raimondo Zucca pubblicato nell’ultimo numero del “Bollettino di studi sardi”, presentato nel dipartimento di Lettere dell’Università di Sassari. Nella lunga e dettagliata comunicazione, che apre l’ultima uscita della prestigiosa rivista, diretta da Giovanni Lupinu e Paolo Maninchedda, Momo Zucca, direttore della scuola di specializzazione in beni archeologici “Nesiotikà”, tirando le fila di un lungo e appassionato dibattito e incrociando i dati delle ricerche effettuate negli ultimi decenni, dice di essere convinto che i segni rilevati su alcuni manufatti, databili a cavallo tra il IX e VII secolo avanti Cristo, portati alla luce nell’isola, siano, in realtà, segni scrittori da attribuire a importazioni di origine cipriota.
«Ipotesi supportate da documentazione -spiega Zucca - in base alla quale ritengo più logico propendere per l’inesistenza della scrittura nuragica». Questione che, secondo l’archeologo, deve essere inquadrata nella seconda metà del II millennio avanti Cristo, periodo in cui si sviluppa la cosiddetta Cultura dei sardi. Epoca nella quale, anche in Sardegna, come in Italia, nella penisola iberica e a Cartagine, si rileva una ricca disseminazione di segni scrittori specialmente su vasi e brocchette a scogli. «Ma -tiene a precisare Momo Zucca - un conto è dire che si tratta di scrittura, altro è attribuirla con certezza ai nuragici». Naturalmente l’archeologo non esclude che «utilizzando alfabeti greci e fenici i sardi possano avere tramandato scritti, ma su questo versante non esiste, attualmente, alcuna evidenza, né possiamo escludere che in futuro se ne possano trovare». Posizioni che sembrano concludere una lunga stagione di polemiche fiorite, anche negli ultimi anni, su siti e blog specializzati, soprattutto dopo la pubblicazione della ricerca “Sardoa Grammata” dell’oristanese Gigi Sanna, per anni stimato insegnante di greco e latino al liceo classico. «A Sanna - prosegue Momo Zucca - va il merito di avere portato l’attenzione su alcuni reperti, ma credo di poter affermare che, in base ai riscontri, si tratti di segni di scrittura non sarda su oggetti d’importazione cipriota».
Il caso delle iscrizioni sulla tavoletta di Tzirocottu, manufatto in bronzo rinvenuto nell’Oristanese, di probabile origine bizantina, secondo la valutazione di Zucca, «potrebbe essere opera recente di abili falsari». Che i ciprioti fossero i più stretti partner commerciali dei sardi, nel 1200 avanti Cristo, è attestato anche dalle ricerche condotte dall’archeologa Fulvia Lo Schiavo sul finire degli anni Settanta del secolo scorso.
In quest’ottica emerge, dunque, per dirla con Attilio Mastino, rettore dell’Università Sassari, nonché esperto epigrafista, «il quadro di una Sardegna aperta al Mediterraneo, in particolare all’Iberia e all’Oriente, caratterizzata dalla presenza di reperti di cui, pur senza escludere niente, occorre chiarire contesto e circostanze di ritrovamento per avere ogni informazione utile alla ricostruzione di un’epoca rilevante per la storia dell’isola».

Sardinya: Quirra, richiesta di Fiordalisi: «Poligono sotto sequestro»

Il procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi ha chiesto il sequestro probatorio del poligono di Quirra. Il magistrato lo ritiene necessario per non pregiudicare i nuovi campionamenti sui terreni che ricadono nelle pertinenze dell'area militare.


esplosione nel poligono di Quirra

di Paolo Carta
www.unionesarda.it

Richiesta eclatante: è necessario il nuovo sequestro probatorio del poligono militare del Salto di Quirra. Lo ha sollecitato ieri mattina il Procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi al giudice per le udienze preliminari Nicola Clivio. Il motivo: «Occorre non pregiudicare i nuovi campionamenti di terreni, suoli e acque richiesti dal Tribunale di Lanusei al professore Mario Mariani del Politecnico di Milano». È il super perito chiamato dallo stesso gup a esprimere una valutazione sull'inquinamento dell'area militare durante l'udienza preliminare dell'11 marzo, ultimo atto del procedimento penale che vede venti indagati a vario titolo nel cosiddetto caso Quirra (generali, esperti, ex sindaci, medici). 

POLIGONO SPENTO 

L'effetto del nuovo sequestro sarebbe lo spegnimento totale del poligono, la cessazione di ogni attività (esercitazioni delle forze armate e test di armamenti). In più lo sgombero dei pastori che, nonostante divieti e impegni ufficiali, secondo il Procuratore Fiordalisi «hanno riportato i loro animali a pascolare nei terreni contaminati da metalli pesanti in base alle analisi dei ricercatori dell'Università di Siena e della Sgs, mai messe in discussione neppure dai difensori e certificate dall'Arpas».

IL TRIBUNALE 

Il gup di Lanusei Nicola Clivio ha immediatamente preso atto della richiesta depositata ieri dal Procuratore Fiordalisi e ha anticipato la prossima udienza del procedimento penale al 22 aprile (in precedenza l'appuntamento con pm, indagati, difensori, parti civili e il professor Mariani era fissato per il 17 luglio). Tra meno di un mese il Tribunale dovrà esprimersi sulla richiesta di Fiordalisi, motivata in otto pagine fitte che riprendono in diversi punti un'inchiesta unica al mondo, che vede per la prima volta sotto indagine a largo spettro un'attività militare sospettata di aver creato negli anni un disastro ambientale capace di costituire un pericolo per la salute di militari e pastori. 

LE NOVITÀ 

Il pm Fiordalisi parte da una constatazione fresca fresca (datata ieri e avant'ieri) del Corpo forestale di Lanusei e della Questura di Nuoro, che hanno seguito passo passo l'indagine fin dal gennaio del 2011. «Il poligono non è stato recintato né messo in sicurezza o bonificato. Le situazioni di pericolo per la salute persistono eppure all'interno dell'area militare sono rientrati (abusivamente) i pastori e il loro bestiame».
 
IL SUPER PERITO 

Per consentire al professor Mariani di effettuare i nuovi campionamenti, secondo Fiordalisi «è necessario mettere sotto sequestro di nuovo l'intero poligono». Procedimento analogo a quello del 12 maggio del 2012, rientrato cinque mesi dopo su richiesta dei vertici del Ministero della Difesa con l'impegno dei militari, a quanto pare disatteso secondo il Procuratore, «di mettere in sicurezza la zona, di avviare la bonifiche, di impedire l'accesso ai pastori e ai loro animali, di non svolgere quelle attività ritenute pericolose e nocive (brillamento di munizioni desuete, test di oleodotti, prove dei razzi)».

I DUBBI 

Il Procuratore Fiordalisi mette nero su bianco anche alcune considerazioni: in diversi punti della richiesta presentata ieri al gup Clivio il pm ritiene che sia difficile per il professor Mariani completare in pochi mesi indagini che l'Università di Siena e la Sgs hanno svolto in un periodo di tempo molto superiore (anni). A pregiudizio di un'indagine penale «con venti indagati e undici capi di imputazione». Altra osservazione: la Procura non aveva mai disposto altri campionamenti, ma si è basata sulle analisi già svolte dall'Ateneo di Siena (2002-2004) e dalla Sgs (2008-2010), contestando le conclusioni e alcuni presunti falsi. «Oggi - rileva Fiordalisi - i nuovi campionamenti e le nuove analisi sono già inquinati dalle esercitazioni militari e dai movimenti di terra di alcune zone del poligono successive alle indagini ambientali già effettuate».
Fiordalisi chiede anche di pianificare i campionamenti affidati al professor Mariani e controllarli passo passo nel corso di udienze mensili davanti al Tribunale di Lanusei: «Le nuove analisi del terreno potrebbero essere svolte solo se assolutamente ritenute necessarie al professor Mariani, dopo una sua valutazione delle consulenze degli esperti del pm».
Il rischio scritto tra le righe è che altrimenti per il caso Quirra si arrivi a una verità troppo tardi. O mai.



Tra i venti indagati anche ufficiali  ed ex sindaci
Sono 20 gli indagati nell'inchiesta su Quirra. Nell'elenco i comandanti del poligono Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci, accusati di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri insieme ai comandanti del distaccamento di Capo San Lorenzo, colonnelli Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon, al responsabile del servizio di Prevenzione e protezione del poligono, il tenente Walter Carta (ex sindaco di Perdasdefogu), agli esperti dell'Università di Siena, Francesco Riccobono, Giuseppe Protano, Fabio Baroni e Luigi Antonello Di Lella; i chimici Gilberto Nobile e Gabriella Fasciani sono accusati di falso nell'ambito dei controlli ambientali affidati dalla Nato alla società per cui lavorano, la Sgs; i generali Molteni, Cecchetti e Quattrociocchi sono accusati anche di omissione d'atti d'ufficio per ragioni di igiene e sanità; il medico competente, il professore Pierluigi Cocco, è sospettato di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri, omissione di atti d'ufficio e, insieme all'ex sindaco di Perdasdefogu, Walter Mura, di ostacolo aggravato alla difesa da un disastro e favoreggiamento aggravato.


lunedì 25 marzo 2013

Le strade per l’Indipendenza.


Le strade per l’Indipendenza. 
Antonio Bassu

La maggior parte degli Indipendentisti percorrono la strada della politica per raggiungere la agognata meta della Indipendenza della Sardegna.

Chi in maniera diretta , chi attraverso la legalita’ internazionale , e chi invece attraverso le proteste o ricerca di condivisioni su argomenti importantissimi.

Questo lavorio , e’ importantissimo , anzi fondamentale per realizzare quanto auspicato.

Ma da solo non ha la forza di riuscire a spingere a mare il malaffare e soprattutto la mentalita’ Italianista troppo presente e permeata nei nostri conterranei.

Anche coloro che crediamo siano piu’ vicini a noi in questo pensare, sono invece piu’ vicini alle logiche di un Bersani o di un Berlusconi qualsiasi , rispetto invece a quelle che secondo me sono giuste e legittime di un popolo che aspira ad avere la propria legittimita’ e la propria liberta’.

Prendiamone atto, e’ certo oramai che da sola la politica non riuscira’ mai a cacciare gli empi dal tempio.

Se non si parte da questa considerazione ogni sforzo e’ vano, un esempio lo abbiamo sotto gli occhi in questo periodo che si parla di zona franca , dove senza altri sostegni , neanche la volonta’ popolare riesce a smuovere i monoliti ne’ alla regione e ne’ altrove.

Se dovessimo capacitarci di questo ogni altra via deve essere discussa e percorsa , nel rispetto delle logiche non violente , ma nell’ambito di altri settori.

Quali sono quindi questi settori ?

Sono tantissimi , ma i due piu’ importanti per avere il consenso popolare sono:

l’Economia,

La Societa’ civica :

Cosa intendiamo per economia ?

Faremo quindi solo alcuni esempi per meglio far comprendere questo argomento.

Noi importiamo l’ 85 % dei prodotti alimentari , con una perdita di circa 120/150 milioni di euro annui.

Se noi avessimo anche solo una fetta di questo mercato , potremo imporre e ribadisco imporre la nostra volonta’ nei tavoli di trattative dove si consumano gli accordi sempre o quasi a sfavore della economia dei sardi , come ad esmpio :

il latte ed il suo prezzo,
le carni ovine di importazione dai paesi esteri .

sembra assurdo che con decine di milioni di pecore bisogni importare carni ovine nei mercati Sardi.

Cio avviene perche’ non c’e’ organizzazione e ne’ peso contrattuale .

Altro esempio il credito , o meglio l’accesso al credito.

Oggi questi e’ negato a molti e concesso a pochissimi privilegiati, come tutti ben sapete sempre ed esclusivamente sulle nostre spalle in quanto la moneta’ che circola e’ a debito , e quindi la abbiamo pagata in toto e continuiamo a pagarne gli interessi passivi ogni qualvolta se ne ha bisogno.

Che significa che ogni operazione commerciale e’ tassata oltre che dai balzelli che ci portano via tre quarti del nostro lavoro anche da questa invisibile tassazione della moneta che comunque pesa notevolmente .

E’ come che pur avendo un auto a disposizione le leggi vi impongano di prenderne una a noleggio.

L’esempio di come una banca virtuosa ed in attivo sia stata distrutta per non dare questo potere alla societa’ economica in particolare lo avete nella Banca di Cagliari, come ben descritto da Pietro Murru nel suo libretto “ Una faccenda oscura”.

Questi due sono solo esempi di come il potere reale sia negato ai Sardi.

Chiunque si metta in politica , sa’ bene che la forza sta’ nel consenso “ rubato “ dei fenomeni mass media ed anche in quello delle banche,.

Ed e’ per questo che ad esempio la lega si sia organizzata bene in merito e malgrado tutti i colpi presi sia ancora in auge ed abbastanza rappresentativa.

Parliamo di consensi , e dove si vanno a cercare i consensi ?

Nella politica Indipendentista non esiste nessun ulteriore consenso oltre quella ristretta cerchia dei ferventi credenti in questa opzione politica.

Ma il consenso si ottiene se al popolo offri tre cose , specie in quella percentuale di svantaggiati della nostra societa’ che supera abbondantemente il 50 % e che ogni giorno si ingrossa sempre piu’

Le tre cose che il popolo chiede sono:

un tetto dove dormire
un piatto dove mangiare
e abiti per vestirsi.

Se si vuole che i Sardi diventino popolo bisogna soddisfare queste esigenze negate , e solo con una forza economica e col giusto sostegno della politica , e’ possibile ottenerlo.

Bisogna che chi vuole il consenso si renda conto di questo altrimenti ogni movimento politico per quanto giusto, per quanto onesto, e condivisibile e’ destinato alla sconfitta .
Le strade per l’Indipendenza. 



La maggior parte degli Indipendentisti percorrono la strada della politica per raggiungere la agognata meta della Indipendenza della Sardegna.

Chi in maniera diretta , chi attraverso la legalita’ internazionale , e chi invece attraverso le proteste o ricerca di condivisioni su argomenti importantissimi.

Questo lavorio , e’ importantissimo , anzi fondamentale per realizzare quanto auspicato.

Ma da solo non ha la forza di riuscire a spingere a mare il malaffare e soprattutto la mentalita’ Italianista troppo presente e permeata nei nostri conterranei.

Anche coloro che crediamo siano piu’ vicini a noi in questo pensare, sono invece piu’ vicini alle logiche di un Bersani o di un Berlusconi qualsiasi , rispetto invece a quelle che secondo me sono giuste e legittime di un popolo che aspira ad avere la propria legittimita’ e la propria liberta’.

Prendiamone atto, e’ certo oramai che da sola la politica non riuscira’ mai a cacciare gli empi dal tempio.

Se non si parte da questa considerazione ogni sforzo e’ vano, un esempio lo abbiamo sotto gli occhi in questo periodo che si parla di zona franca , dove senza altri sostegni , neanche la volonta’ popolare riesce a smuovere i monoliti ne’ alla regione e ne’ altrove.

Se dovessimo capacitarci di questo ogni altra via deve essere discussa e percorsa , nel rispetto delle logiche non violente , ma nell’ambito di altri settori.

Quali sono quindi questi settori ?

Sono tantissimi , ma i due piu’ importanti per avere il consenso popolare sono:

l’Economia,

La Societa’ civica :

Cosa intendiamo per economia ? 

Faremo quindi solo alcuni esempi per meglio far comprendere questo argomento.

Noi importiamo l’ 85 % dei prodotti alimentari , con una perdita di circa 120/150 milioni di euro annui.

Se anoi avessimo anche solo una fetta di questo mercato , potremo imporre e ribadisco imporre la nostra volonta’ nei tavoli di trattative dove si consumano gli accordi sempre o quasi a sfavore della economia dei sardi , come ad esmpio :

il latte ed il suo prezzo,
le carni ovine di importazione dai paesi esteri .

sembra assurdo che con decine di milioni di pecore bisogni importare carni ovine nei mercati Sardi.

Cio avviene perche’ non c’e’ organizzazione e ne’ peso contrattuale .

Altro esempio il credito , o meglio l’accesso al credito.

Oggi questi e’ negato a molti e concesso a pochissimi privilegiati, come tutti ben sapete sempre ed esclusivamente sulle nostre spalle in quanto la moneta’ che circola e’ a debito , e quindi la abbiamo pagata in toto e continuiamo a pagarne gli interessi passivi ogni qualvolta se ne ha bisogno.

Che significa che ogni operazione commerciale e’ tassata oltre che dai balzelli che ci portano via tre quarti del nostro lavoro anche da questa invisibile tassazione della moneta che comunque pesa notevolmente .

E’ come che pur avendo un auto a disposizione le leggi vi impongano di prenderne una a noleggio.

L’esempio di come una banca virtuosa ed in attivo sia stata distrutta per non dare questo potere alla societa’ economica in particolare lo avete nella Banca di Cagliari, come ben descritto da Pietro Murru nel suo libretto “ Una faccenda oscura”.

Questi due sono solo esempi di come il potere reale sia negato ai Sardi.

Chiunque si metta in politica , sa’ bene che la forza sta’ nel consenso “ rubato “ dei fenomeni mass media ed anche in quello delle banche,.

Ed e’ per questo che ad esempio la lega si sia organizzata bene in merito e malgrado tutti i colpi presi sia ancora in auge ed abbastanza rappresentativa.

Parliamo di consensi , e dove si vanno a cercare i consensi ?

Nella politica Indipendentista non esiste nessun ulteriore consenso oltre quella ristretta cerchia dei ferventi credenti in questa opzione politica.

Ma il consenso si ottiene se al popolo offri tre cose , specie in quella percentuale di svantaggiati della nostra societa’ che supera abbondantemente il 50 % e che ogni giorno si ingrossa sempre piu’

Le tre cose che il popolo chiede sono:

un tetto dove dormire
un piatto dove mangiare
e abiti per vestirsi.

Se si vuole che i Sardi diventino popolo bisogna soddisfare queste esigenze negate , e solo con una forza economica e col giusto sostegno della politica , e’ possibile ottenerlo.

Bisogna che chi vuole il consenso si renda conto di questo altrimenti ogni movimento politico per quanto giusto, per quanto onesto, e condivisibile e’ destinato alla sconfitta .

Antonio Bassu


Il Movimento "TERRA LIBERA" aderisce e parteciperà compatto alla manifestazione organizzata dai “PATRIOTI SARDI”, in programma per lunedì 25 marzo p.v. alle ore 12.00, presso l'Ufficio delle Dogane di Cagliari (Ingresso Portuale dietro Stazione Ferroviaria). Non si mollerà il presidio fino all'ottenimento del nuovo prezzo dei carburanti (eliminazione delle accise, dei dazi doganali e dell'IVA). Rivolgiamo l'invito a partecipare a tutti i vari Movimenti, Associazioni e Comitati spontanei della Sardegna. La fiscalità di vantaggio in Regime di Zona Franca Integrale è un diritto di noi Sardi. E' una legge..... e come tale.... VA' APPLICATA…. SUBITO!!
Giuseppe Marini (Mov. TERRA LIBERA)
Il Movimento "TERRA LIBERA" aderisce e parteciperà compatto alla manifestazione organizzata dai “PATRIOTI SARDI”, in programma per lunedì 25 marzo p.v. alle ore 12.00, presso l'Ufficio delle Dogane di Cagliari (Ingresso Portuale dietro Stazione Ferroviaria). Non si mollerà il presidio fino all'ottenimento del nuovo prezzo dei carburanti (eliminazione delle accise, dei dazi doganali e dell'IVA). Rivolgiamo l'invito a partecipare a tutti i vari Movimenti, Associazioni e Comitati spontanei della Sardegna. La fiscalità di vantaggio in Regime di Zona Franca Integrale è un diritto di noi Sardi. E' una legge..... e come tale.... VA' APPLICATA…. SUBITO!!
Giuseppe Marini (Mov. TERRA LIBERA)

martedì 19 marzo 2013

Processo Quirra. Il gup Nicola Clivio riesce a schivare la patata bollente


Processo Quirra.

Il gup Nicola Clivio
 riesce a schivare la patata bollente  


 Il giudice Clivio nell’udienza 11/03/ 2013 è riuscito a scansare la patata bollente e a rimandare la scomoda decisione del rinvio a giudizio degli imputati eccellenti. Lo stratagemma è il solito: l’ennesima puntata della telenovela “Ricerca scientifica infinita” in auge dal lontano 2001. Ha scelto come protagonista Mario Mariani, docente del Politecnico di Milano, gli ha dato l’incarico di svolgere la solita indagine geochimica  al solito “ scopo di verificare se l’area del poligono sia o sia stata contaminata dalle sostanze chimiche tossiche e dalle sostanze radioattive (..)  e se eventuali valori superiori alla norma potevano essere conseguenza dello svolgimento delle attività militari”.  
Gli avvocati degli accusati esultano e inneggiano alla “significativa vittoria”. Rimarcano che “il gup ha evidentemente ritenuto di non condividere le conclusioni del pm Fiordalisi e dei suoi consulenti”, “ha ritenuto le carte dell’accusa insufficienti per i rinvii a giudizio”

La decisione del giudice Clivio comporta:
1    Il non accoglimento, non solo delle “perizie di parte” della Procura, ma anche dell’indagine super partes dell’Arpas che la contaminazione l’ha rilevata e misurata.

2  Dilazione all’infinito dei tempi . Il gup ha concesso al perito sei mesi e il perito, a ragione,  ha già ventilato la proroga, infatti, deve rifare le indagini svolte dall’Università di Siena e dalla SGS (messe sotto accusa) e l’indagine dell’Arpas. Ciascuna delle tre ha  richiesto un tempo tecnico di oltre due anni.
Se il perito individuerà la contaminazione la telenovela avrà un’ulteriore puntata centrata sull’aspetto sanitario. Il giudice nominerà un altro perito per accertare il nesso tra sostanze rintracciate - patologie - decessi ….e cosi via scientificamente indagando fino al secolo venturo.

3   Prescrizione più che probabile di vari reati e conseguente proscioglimento o alleggerimento dei capi d’accusa. Fin da ora, Codice alla mano, si possono fare sicuri pronostici su generali e imputati eccellenti che la faranno franca. 
4  Riproposizione di una metodologia di ricerca che si è rivelata da tempo poco adeguata, la stessa usata nel 2001 dall’UNEP (United Nations Environment Program) in Kosovo dove sono state sparate dieci tonnellate di uranio impoverito, stando alle documentazioni Nato corredate dalle mappe dei punti d’impatto. La “classica” analisi geochimica delle matrici ambientali (suolo, acqua, aria ecc. ) ha rilevato: “Non esiste alcuna contaminazione diffusa e misurabile”. L’UNEP, però, ha concluso con l’ ammissione di avere usato una metodologia non idonea e ha indicato metodologie più consone.
Le valutazioni che hanno portato Gettiamo le Basi a rigettare formalmente, come componente del Comitato Territoriale d’Indirizzo Politico istituito dal ministro della Difesa, sia il Capitolato Tecnico del Piano di Monitoraggio (marzo 2008), sia i risultati presentati a febbraio e luglio 2011, includono la valutazione di inadeguatezza, fondata anche sulle argomentazioni dell’UNEP, del lotto più nevralgico affidato dalla Nato alla SGS. A riprova: il consulente tecnico della Procura, prof. Lodi Rizzini, ha cercato le sostanze radioattive dove e come andavano cercate, nelle ossa degli uccisi ha trovato le “introvabili” sostanze radioattive, il torio, molto più pericoloso del più chiacchierato uranio.
Scienza a parte, basta un briciolo di buon senso per capire che le sostanze radioattive e tossiche, se sparate o fatte brillare, si frantumano in un aerosol di polveri sottili e sottilissime, si disperdono a grandi distanze, non restano strette strette appollaiate su un albero o una roccia nel punto  d’impatto, non resistono immobili per anni e anni alla forza dei venti, al dilavamento delle piogge, alla voracità di capre, api e pesci, in gran parte sono trasferite nel corpo di chi l’aerosol respirò, quel formaggio, quel miele, quel pesciolino mangiò e si ammalò.

5 Non considerazione del nesso specifico tra i sistemi d’arma usati nel Pisq e i contaminanti (certificati!) che rilasciano nell’ambiente (esempio: missile Tow-amianto; propellenti aerospaziali-coktail di veleni dai nomi seducenti o impronunciabili). Le ditte produttrici di ordigni bellici, per obbligo di legge, informano la cittadinanza che vive nei pressi dello stabilimento dei contaminanti utilizzati e della classe di rischio. Paradossalmente nessuna informazione è dovuta alla popolazione che vive dove le sostanze tossiche e/o nocive sono sparate nell’ambiente e si degradano in altre più pericolose. Il rischio è ben più alto di quello legato alla manipolazione controllata dei singoli componenti e reattivi. Se non si acquisisce l’informazione, pubblica e facilmente accessibile, sulle sostanze tossiche e/o nocive contenute nei vari ordigni la “presunta” contaminazione del Pisq è desinata a restare nel regno del mistero.  
L’indagine epidemiologica . La Magistratura e il perito nominato dal tribunale terranno conto dello studio epidemiologico promosso da Regione e Commissione del Senato. I risultati sono previsti per il prossimo giugno. L’attesa però è superflua, anche in questo caso è sufficiente esaminare la metodologia di ricerca adottata per conoscere  fin da ora le conclusioni: “Non si riscontrano eccedenze significative di patologie tumorali”. La strage, “l’epidemia” di tumori, leucemie, linfomi, alterazioni genetiche sarà “scientificamente” normalizzata e cancellata.

  Comitato sardo Gettiamo le Basi 
Tel 3467059885—070823498
 

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