lunedì 9 marzo 2009
Arrestati in Tibet 100 monaci. Fermati per 3 ore due reporter italiani
Piu' di 100 monaci del monastero di An Tuo sono stati arrestati dopo una
manifestazione per il Capodanno tibetano. Lo hanno affermato oggi alcuni monaci, parlando con il corrispondente dell'ANSA e quello di Sky Tg24, che subito dopo sono stati fermati dalla polizia per tre ore. Gli arresti sono stati 109.
Stanno bene e sono in costante contatto con l'ambasciata italiana di Pechino, i due giornalisti italiani fermati dalla polizia cinese e interrogati per circa 3 ore prima di essere rilasciati a Xining, capoluogo della provincia cinese di Qinghai, limitrofa al Tibet. Lo riferiscono fonti della Farnesina.
Il corrispondente dell'Ansa a Pechino, Beniamino Natale, e quello di SkyTg24 Gabriele Barbati erano andati in un monastero per alcune interviste quando, all'uscita, sono stati fermati dalle forze dell'ordine per essere interrogati. Le fonti del ministero degli Esteri fanno sapere che i reporter hanno gia' raggiu nto i loro alberghi e che "controlli di questo tipo stanno aumentando" alla vigilia del 50esimo anniversario della fallita rivolta dei tibetani contro Pechino.
Truppe aggiuntive sono state schierate alle frontiere, lungo le arterie principali, a Lhasa e nelle altre citta' piu' importanti del Tibet. A Dharamsala, la citta' indiana dove ha sede il governo tibetano in esilio, per domani e' in programma una manifestazione di 10mila attivisti pro-Tibet nonostante gli appelli alla moderazione del Dalai Lama che ha invitato a pregare e placare i toni.
In questo periodo ci sono altre due date che rivestono un'importanza particolare per i tibetani. Il 14 marzo e' il primo anniversario dei moti di Lhasa nel corso dei quali, per la prima volta, giovani tibetani attaccarono gli immigrati cinesi. Il 28 marzo e' invece il giorno in cui il governo di Pechino ha istituito una festa per celebrare la "liberazione (del Tibet) dalla schiavitu'", cioe' la formalizzazione dell'annessione della regione alla Repubblica Popolare.
mercoledì 4 febbraio 2009
I COBAS INVITANO A RESPINGERE L’ACCORDO SUL NUOVO MODELLO CONTRATTUALE
La crisi economica e monetaria si fa stringente, l'immobilità del Governo Italiano è assordante quanto il silenzio del deserto, non ci sono iniziative serie di rilancio dell'economia reale , ed al popolo si offrono social card di povertà con dentro il nulla, ma la demagogia pubblicizzata di sostegno ai ceti meno abienti è solo aria fritta. (SA DEFENZA SOTZIALI)
pubblichiamo il documento ricevuto:
In tale clima politico-sociale, arriva inesorabile, come una cambiale in scadenza, l’accordo a perdere del 22 gennaio sul nuovo modello contrattuale per il lavoro dipendente privato e pubblico, accordo peggiorativo rispetto a quello già famigerato del 23 luglio 1993, che inaugurò la stagione della concertazione.
.Cisl-Uil-Ugl si rivelano ancora una volta totalmente subordinati
alla “premiata” ricetta di Confindustria e governo: liquidazione del contratto collettivo nazionale e salari agganciati alla produttività
Altro che affrontare l’emergenza salariale! Il CCNL, il suo valore universalistico viene nettamente ridimensionato, gli unici scarsissimi aumenti si potranno avere con la contrattazione di secondo livello (cioè il 20% dei lavoratori), favorita con misure aggiuntive di decontribuzione (opera del passato governo Prodi) e di detassazione (opera del governo Berlusconi); per accedere a tali miserabili aumenti bisognerà raggiungere in azienda determinati parametri di “produttività, redditività, qualità, efficienza, efficacia”, agevolando così il supersfruttamento e la reintroduzione del cottimo.
In più i nuovi contratti nazionali non avranno durata biennale, ma triennale (a livello economico che normativo), erodendo un’altra quota dei nostri magri salari.
Si vantano che i risibili aumenti salariali nei futuri rinnovi contrattuali non saranno più legati all’inflazione programmata, ma ad un indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo (IPCA) …che però viene depurato dall’aumento dei prodotti energetici!
Lo hanno decantato come un accordo di svolta; le relazioni tra sindacati, padroni e governo sono state definite non più conflittuali, ma collaborative. Infatti…Cisl-Uil-Ugl hanno scelto da un pezzo la strada del collaborazionismo corporativo, pertanto naturalmente sottoscrivono senza pudore il loro aumentato peso negli enti bilaterali, che non solo subordinano gli interessi dei lavoratori a quelli dei padroni, ma, tramite tali strumenti, sindacati concertativi e padroni controllano il Collocamento e in parte divengono diretti erogatori degli ammortizzatori sociali (come l’indennità di disoccupazione).
La Cgil, con uno scatto di dignità, non ha firmato, ma come fidarsi del maggior sindacato concertativo, che, in maggio, insieme a Cisl e Uil, aveva elaborato il documento da cui è partita la trattativa per la controriforma della contrattazione? Non è un caso che Governo- Confindustria-Cisl-Uil, sottolineando che l’accordo è sperimentale e dura quattro anni, dichiarino che la porta per la Cgil è sempre aperta.
Intanto si ipotizzano altre regole vessatorie su rappresentanza e rappresentatività sindacale, si fissano nuove moratorie degli scioperi durante le trattative per i rinnovi contrattuali. Ed addirittura, punto 18 dell’accordo, si stabilisce di impedire l’esercizio del diritto di sciopero al sindacalismo di base nelle aziende del servizio pubblico locale.
Tutto ciò è intollerabile. Respingiamo al mittente questo frutto marcio della concertazione e del corporativismo sindacal-padronale.
pubblichiamo il documento ricevuto:
La crisi dilaga, cassintegrazione, centinaia di migliaia di licenziamenti dei precari sono in corso, salari e pensioni perdono sempre più potere d’acquisto, una finanziaria lacrime e sangue taglia nel triennio 8 miliardi di euro alla scuola e 7 alla sanità pubblica.
In tale clima politico-sociale, arriva inesorabile, come una cambiale in scadenza, l’accordo a perdere del 22 gennaio sul nuovo modello contrattuale per il lavoro dipendente privato e pubblico, accordo peggiorativo rispetto a quello già famigerato del 23 luglio 1993, che inaugurò la stagione della concertazione.
.Cisl-Uil-Ugl si rivelano ancora una volta totalmente subordinati
alla “premiata” ricetta di Confindustria e governo: liquidazione del contratto collettivo nazionale e salari agganciati alla produttività
Altro che affrontare l’emergenza salariale! Il CCNL, il suo valore universalistico viene nettamente ridimensionato, gli unici scarsissimi aumenti si potranno avere con la contrattazione di secondo livello (cioè il 20% dei lavoratori), favorita con misure aggiuntive di decontribuzione (opera del passato governo Prodi) e di detassazione (opera del governo Berlusconi); per accedere a tali miserabili aumenti bisognerà raggiungere in azienda determinati parametri di “produttività, redditività, qualità, efficienza, efficacia”, agevolando così il supersfruttamento e la reintroduzione del cottimo.
In più i nuovi contratti nazionali non avranno durata biennale, ma triennale (a livello economico che normativo), erodendo un’altra quota dei nostri magri salari.
Si vantano che i risibili aumenti salariali nei futuri rinnovi contrattuali non saranno più legati all’inflazione programmata, ma ad un indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo (IPCA) …che però viene depurato dall’aumento dei prodotti energetici!
Lo hanno decantato come un accordo di svolta; le relazioni tra sindacati, padroni e governo sono state definite non più conflittuali, ma collaborative. Infatti…Cisl-Uil-Ugl hanno scelto da un pezzo la strada del collaborazionismo corporativo, pertanto naturalmente sottoscrivono senza pudore il loro aumentato peso negli enti bilaterali, che non solo subordinano gli interessi dei lavoratori a quelli dei padroni, ma, tramite tali strumenti, sindacati concertativi e padroni controllano il Collocamento e in parte divengono diretti erogatori degli ammortizzatori sociali (come l’indennità di disoccupazione).
La Cgil, con uno scatto di dignità, non ha firmato, ma come fidarsi del maggior sindacato concertativo, che, in maggio, insieme a Cisl e Uil, aveva elaborato il documento da cui è partita la trattativa per la controriforma della contrattazione? Non è un caso che Governo- Confindustria-Cisl-Uil, sottolineando che l’accordo è sperimentale e dura quattro anni, dichiarino che la porta per la Cgil è sempre aperta.
Intanto si ipotizzano altre regole vessatorie su rappresentanza e rappresentatività sindacale, si fissano nuove moratorie degli scioperi durante le trattative per i rinnovi contrattuali. Ed addirittura, punto 18 dell’accordo, si stabilisce di impedire l’esercizio del diritto di sciopero al sindacalismo di base nelle aziende del servizio pubblico locale.
Tutto ciò è intollerabile. Respingiamo al mittente questo frutto marcio della concertazione e del corporativismo sindacal-padronale.
martedì 20 gennaio 2009
Soru: "Centrali nucleari? A casa di Scajola!"
imprentau dae: La Nuova Sardegna
iscritu dae:Pier Giorgio Pinna
In tremila a Nuoro per il leader del centrosinistra
Nuove accuse a Berlusconi NUORO. Soru vuole moderare la tirannia del barone Berlusconi. E non solo. A 24 ore dal comizio del premier all’Eliseo, saltato il secondo confronto a distanza dopo la partenza del presidente del consiglio, l’ex governatore accusa uno dei ministri: «Per Scajola la Sardegna va benissimo per una centrale nucleare? Se la faccia a casa sua», ha detto suscitando applausi quasi senza fine.
«Noi preferiamo le fonti rinnovabili», ha proseguito. Di fronte a lui più di tremila persone. Secondo osservatori neutrali, grosso modo un pubblico pari a quello che l’altra sera è venuto qui per sostenere Berlusconi, Cappellacci e la coalizione di centrodestra. «La Regione ha altri obiettivi - ha comunque incalzato Soru tornando sulle questioni energetiche - Vogliamo produrre autonomamente il 40% del nostro fabbisogno entro il 2013». E riguardo al gasdotto Algeria-Sardegna-Toscana, su cui è stato annunciato dal premier un intervento risolutore del governo, ha ricordato: l’accordo «è già stato fatto da Prodi, con tanto di firme dei contratti in un vertice internazionale ad Alghero: tra breve lavori per 400 milioni vedranno in campo decine d’imprese isolane nella realizzazione delle condotte tra il sud e il nord della nostra regione». «In realta, non vogliamo niente da lui: a noi basta che nell’isola non tocchi nulla e lasci le cose come stanno», ha puntualizzato.
A richiamare la necessità di contenere la tirannia dei barones era stata in un canto d’apertura la candidata-artista Elena Ledda, a lungo accompagnata da centinaia di persone che hanno scandito i passaggi più belli del brano battendo le mani a ritmo di musica. E su questo stesso concetto il candidato del centrosinistra è più volte ritornato indirettamente. Intanto avvertendo che occorre una partecipazione popolare, una grande discussione, in modo che la scelta dell’elettore sia fatta in modo maturo. Poi rilevando come quella in corso sia «una strana campagna elettorale». Dove il suo rivale Cappellacci, che continua a non nominare mai, appare messo in ombra dalla sovraesposizione mediatica del premier. «È davvero triste - ha aggiunto - che di questo candidato non si conoscano neanche i programmi». «Ho visto Berlusconi stanotte su Sky durante il suo intervento proprio qui all’Eliseo sabato: ha detto che collaborerà solo se vincerà il centrodestra, mentre io ho collaborato con qualsiasi sindaco», ha precisato. Dopo aver ribadito che per la Sardegna «non c’è bisogno del Piano Marshall», come già aveva fatto l’altro ieri a Tortolì», Soru ha rammentato: «Il governo chiude le scuole, invece noi diamo l’università a tutti». E ha infine confermato l’impegno su sanità e ambiente. «È indispensabile proteggere le coste e allo stesso tempo rivalutare i piccoli centri che stanno a pochi chilometri dal mare», ha chiarito.
Come sempre negli ultimi interventi pubblici, Soru si è voluto soffermare sui punti qulificanti del lavoro svolto alla Regione negli ultimi anni. Auto di servizio ridotte da 750 a 40. Enti, comunità montane e consorzi industriali da 73 a 34. Spese per consulenze contratte del 70%, per personale e gestione del 21%. Ha parlato, anche riferendosi al Nuorese e alle zone interne, del raddoppio degli investimenti in tecnologie e strutture mediche, dei nuovi ospedali, di un risanamento nel settore della sanità che ha evitato l’imposizione di nuove tasse, delle politiche sociali a sostegno delle famiglie, delle coppie in attesa di figli, dei giovani, dei disabili. Spesso interrotto da grida d’incitamento e da cori che ritmavano il suo cognome («Soru! Soru! Soru!»), ha in ultima analisi sottolineato come proprio per tutti questi motivi non si devono «consegnare le chiavi della Sardegna a Berlusconi».
«Come possiamo fidarci proprio noi di una persona che di fronte alla più grave crisi economica mondiale degli ultimi 80 anni non trova di meglio che dirci: sorridete e consumate, consumate e sorridete? - ha soggiunto - È come se il comandante del Titanic ai suoi passeggeri avesse suggerito: ballate, ballate, continuate pure a le danze, così la nave non affonderà». E prima di lasciare l’Eliseo, mentre una folla in festa lo ha osannato come una rockstar sino all’esterno del teatro e mentre Elena Ledda intonava «Nanneddu meu», Soru ha rammentato: «Noi ci battiamo per una società sarda della conoscenza più forte, più ricca, più competitiva: al momento del voto battiamoci tutti insieme per proseguire il rinnovamento della Sardegna».
iscritu dae:Pier Giorgio Pinna
In tremila a Nuoro per il leader del centrosinistra
Nuove accuse a Berlusconi NUORO. Soru vuole moderare la tirannia del barone Berlusconi. E non solo. A 24 ore dal comizio del premier all’Eliseo, saltato il secondo confronto a distanza dopo la partenza del presidente del consiglio, l’ex governatore accusa uno dei ministri: «Per Scajola la Sardegna va benissimo per una centrale nucleare? Se la faccia a casa sua», ha detto suscitando applausi quasi senza fine.
«Noi preferiamo le fonti rinnovabili», ha proseguito. Di fronte a lui più di tremila persone. Secondo osservatori neutrali, grosso modo un pubblico pari a quello che l’altra sera è venuto qui per sostenere Berlusconi, Cappellacci e la coalizione di centrodestra. «La Regione ha altri obiettivi - ha comunque incalzato Soru tornando sulle questioni energetiche - Vogliamo produrre autonomamente il 40% del nostro fabbisogno entro il 2013». E riguardo al gasdotto Algeria-Sardegna-Toscana, su cui è stato annunciato dal premier un intervento risolutore del governo, ha ricordato: l’accordo «è già stato fatto da Prodi, con tanto di firme dei contratti in un vertice internazionale ad Alghero: tra breve lavori per 400 milioni vedranno in campo decine d’imprese isolane nella realizzazione delle condotte tra il sud e il nord della nostra regione». «In realta, non vogliamo niente da lui: a noi basta che nell’isola non tocchi nulla e lasci le cose come stanno», ha puntualizzato.
A richiamare la necessità di contenere la tirannia dei barones era stata in un canto d’apertura la candidata-artista Elena Ledda, a lungo accompagnata da centinaia di persone che hanno scandito i passaggi più belli del brano battendo le mani a ritmo di musica. E su questo stesso concetto il candidato del centrosinistra è più volte ritornato indirettamente. Intanto avvertendo che occorre una partecipazione popolare, una grande discussione, in modo che la scelta dell’elettore sia fatta in modo maturo. Poi rilevando come quella in corso sia «una strana campagna elettorale». Dove il suo rivale Cappellacci, che continua a non nominare mai, appare messo in ombra dalla sovraesposizione mediatica del premier. «È davvero triste - ha aggiunto - che di questo candidato non si conoscano neanche i programmi». «Ho visto Berlusconi stanotte su Sky durante il suo intervento proprio qui all’Eliseo sabato: ha detto che collaborerà solo se vincerà il centrodestra, mentre io ho collaborato con qualsiasi sindaco», ha precisato. Dopo aver ribadito che per la Sardegna «non c’è bisogno del Piano Marshall», come già aveva fatto l’altro ieri a Tortolì», Soru ha rammentato: «Il governo chiude le scuole, invece noi diamo l’università a tutti». E ha infine confermato l’impegno su sanità e ambiente. «È indispensabile proteggere le coste e allo stesso tempo rivalutare i piccoli centri che stanno a pochi chilometri dal mare», ha chiarito.
Come sempre negli ultimi interventi pubblici, Soru si è voluto soffermare sui punti qulificanti del lavoro svolto alla Regione negli ultimi anni. Auto di servizio ridotte da 750 a 40. Enti, comunità montane e consorzi industriali da 73 a 34. Spese per consulenze contratte del 70%, per personale e gestione del 21%. Ha parlato, anche riferendosi al Nuorese e alle zone interne, del raddoppio degli investimenti in tecnologie e strutture mediche, dei nuovi ospedali, di un risanamento nel settore della sanità che ha evitato l’imposizione di nuove tasse, delle politiche sociali a sostegno delle famiglie, delle coppie in attesa di figli, dei giovani, dei disabili. Spesso interrotto da grida d’incitamento e da cori che ritmavano il suo cognome («Soru! Soru! Soru!»), ha in ultima analisi sottolineato come proprio per tutti questi motivi non si devono «consegnare le chiavi della Sardegna a Berlusconi».
«Come possiamo fidarci proprio noi di una persona che di fronte alla più grave crisi economica mondiale degli ultimi 80 anni non trova di meglio che dirci: sorridete e consumate, consumate e sorridete? - ha soggiunto - È come se il comandante del Titanic ai suoi passeggeri avesse suggerito: ballate, ballate, continuate pure a le danze, così la nave non affonderà». E prima di lasciare l’Eliseo, mentre una folla in festa lo ha osannato come una rockstar sino all’esterno del teatro e mentre Elena Ledda intonava «Nanneddu meu», Soru ha rammentato: «Noi ci battiamo per una società sarda della conoscenza più forte, più ricca, più competitiva: al momento del voto battiamoci tutti insieme per proseguire il rinnovamento della Sardegna».
domenica 11 gennaio 2009
INDIPENDENTISTI contro il Psd'Az per la svolta a destra. Sollai: "Hanno solo fame di poltrone."
“Appare molto particolare la strategia perseguita dall'attuale dirigenza del partito sardo d'azione per raggiungere l'indipendenza dell'isola: allearsi col centrodestra italiano; sostenere il candidato del partito del capo del governo italiano; appoggiare lo schieramento politico che qualche anno fa intendeva smaltire le scorie nucleari proprio in Sardigna”.
Il candidato alla presidenza della Regione per Unidade Indipendentista, Gianfranco Sollai, critica l'orientamento del Psd'Az in vista delle prossime elezioni regionali. “D'altronde la fame di poltrone della dirigenza sardista aveva già avuto un suo triste epilogo con la candidatura alle elezioni italiane dell'attuale presidente del partito, Giacomo Sanna, nelle liste della Lega Nord, noto partito che si batte per il riscatto nazionale e sociale del popolo sardo”.
“Ho accettato la candidatura a presidente dell'alleanza Unidade Indipendentista perchè credo che sia necessario lavorare in Sardigna per scavare un solco profondo che divida, agli occhi dei sardi, coloro che mediano gli interessi dello stato italiano in colonia, quella che nelle colonie viene definita classe politica compradora, da coloro che invece lavorano, militano e si impegnano quotidianamente per radicare nel nostro popolo la coscienza nazionale e la consapevolezza dei nostri diritti naturali di popolo e di nazione”, prosegue Sollai.
“Ho il timore che persistendo a seguire questa strategia il Psd'az si collocherà proprio all'interno del solco, ovvero in quello spazio vuoto, linea di confine tra i due fronti della barricata, dove sono destinati ad essere sepolte tutte le ambiguità che per decenni hanno di fatto solo gettato fumo negli occhi dei sardi”.
Il candidato alla presidenza della Regione per Unidade Indipendentista, Gianfranco Sollai, critica l'orientamento del Psd'Az in vista delle prossime elezioni regionali. “D'altronde la fame di poltrone della dirigenza sardista aveva già avuto un suo triste epilogo con la candidatura alle elezioni italiane dell'attuale presidente del partito, Giacomo Sanna, nelle liste della Lega Nord, noto partito che si batte per il riscatto nazionale e sociale del popolo sardo”.
“Ho accettato la candidatura a presidente dell'alleanza Unidade Indipendentista perchè credo che sia necessario lavorare in Sardigna per scavare un solco profondo che divida, agli occhi dei sardi, coloro che mediano gli interessi dello stato italiano in colonia, quella che nelle colonie viene definita classe politica compradora, da coloro che invece lavorano, militano e si impegnano quotidianamente per radicare nel nostro popolo la coscienza nazionale e la consapevolezza dei nostri diritti naturali di popolo e di nazione”, prosegue Sollai.
“Ho il timore che persistendo a seguire questa strategia il Psd'az si collocherà proprio all'interno del solco, ovvero in quello spazio vuoto, linea di confine tra i due fronti della barricata, dove sono destinati ad essere sepolte tutte le ambiguità che per decenni hanno di fatto solo gettato fumo negli occhi dei sardi”.
sabato 10 gennaio 2009
CAGLIARI: ISRAELE ASSASSINA BASTA STRAGI IN PALESTINA!
Il pomeriggio della Città Bianca, CAGLIARI, si popola di bella gente, scesa in piazza Garibaldi in solidarietà del popolo Paestinese: uomini donne ma sopratutto bambini, che muoiono massacrati dalle bombe del "Popolo di Dio" (?).
Si apre il corteo di circa tremila persone, con lo striscione dell'Associazione di Amicizia Sardo Palestina, con la scritta emblematica: ISRAELE ASSASSINA BASTA STRAGI IN PALESTINA!.
Il corteo si avvia lentamente su verso via Garibaldi, molta gioventù, bandiere colorate, partecipazione di molti partiti extra parlamentari: Rifondazione, PCL, Sinistra Critica; Movimenti di gente senza partiti, movimenti Indipendentisti: SNI, IRS, A Manca p Indip, MLN Sa Defenza, e tutta la galassia di sensibilità presenti in Città.
Mentre il "Colonizzatore" Berlusconi dalla platea della Fiera si sbellicava a sostenere il suo fantoccio, Cappellacci una marionetta nelle sue mani, uomo che le spara grosse: "centomila posti di lavoro" e i vassalli Sardi presenti in platea applaudono illusi dal Signore della menzogna, e pendono come poveri beoti dalle labbra dei colonizzatori Italioti.
Anche il simbolo del Cappellacci, (brutto cappellaccio per la Sardegna) mette in evidenza la colonizzazione italiota, infatti al centro del target vi è il nome di Berlusconi e non la Sardegna!
In contemporanea, il corteo si è svolge con molta responsabilità sfilando per le via, urlando la rabbia e la frustrazione per l'ingiustizia che i Sion(naz)isti Israeliani perpetrano su un popolo (il palestinese) cacciato dalla propria terra appena dopo la seconda gerra mondiale, per far posto al popolo che ha patito l'olocausto, mentre oggi son coloro (gli Israeliani) che usando i metodi nazisti , hanno ridotto i Palestinesi dentro un lager a cielo aperto con l'innalzamento del muro della vergogna edicato in questi anni da Israele.
Alla fine della manifestazione si è svolto un comizio. Il responsabile della comunità Palestinese a Cagliari ha preso la parola per ringraziare i partecipanti alla manifestazione di solidarietà, ed illustrare la drammaticità della situazione a Gaza, dove mancano i servizi sanitari, le medicine, i beni di prima necessità....
Le file si sciolgono e l'attenzione si catalizza sugli oratori.
Videolina nei TG non dice una parola della manifestazione pro Gaza: VERGOGNA SERVI DEI PADRONI!
Sempre proni ai dictat Sionisti!
ISRAELE ASSASSINA BASTA STRAGI IN PALESTINA!
Palestina libera
Si apre il corteo di circa tremila persone, con lo striscione dell'Associazione di Amicizia Sardo Palestina, con la scritta emblematica: ISRAELE ASSASSINA BASTA STRAGI IN PALESTINA!.
Il corteo si avvia lentamente su verso via Garibaldi, molta gioventù, bandiere colorate, partecipazione di molti partiti extra parlamentari: Rifondazione, PCL, Sinistra Critica; Movimenti di gente senza partiti, movimenti Indipendentisti: SNI, IRS, A Manca p Indip, MLN Sa Defenza, e tutta la galassia di sensibilità presenti in Città.
Mentre il "Colonizzatore" Berlusconi dalla platea della Fiera si sbellicava a sostenere il suo fantoccio, Cappellacci una marionetta nelle sue mani, uomo che le spara grosse: "centomila posti di lavoro" e i vassalli Sardi presenti in platea applaudono illusi dal Signore della menzogna, e pendono come poveri beoti dalle labbra dei colonizzatori Italioti.
Anche il simbolo del Cappellacci, (brutto cappellaccio per la Sardegna) mette in evidenza la colonizzazione italiota, infatti al centro del target vi è il nome di Berlusconi e non la Sardegna!
In contemporanea, il corteo si è svolge con molta responsabilità sfilando per le via, urlando la rabbia e la frustrazione per l'ingiustizia che i Sion(naz)isti Israeliani perpetrano su un popolo (il palestinese) cacciato dalla propria terra appena dopo la seconda gerra mondiale, per far posto al popolo che ha patito l'olocausto, mentre oggi son coloro (gli Israeliani) che usando i metodi nazisti , hanno ridotto i Palestinesi dentro un lager a cielo aperto con l'innalzamento del muro della vergogna edicato in questi anni da Israele.
Alla fine della manifestazione si è svolto un comizio. Il responsabile della comunità Palestinese a Cagliari ha preso la parola per ringraziare i partecipanti alla manifestazione di solidarietà, ed illustrare la drammaticità della situazione a Gaza, dove mancano i servizi sanitari, le medicine, i beni di prima necessità....
Le file si sciolgono e l'attenzione si catalizza sugli oratori.
Videolina nei TG non dice una parola della manifestazione pro Gaza: VERGOGNA SERVI DEI PADRONI!
Sempre proni ai dictat Sionisti!
ISRAELE ASSASSINA BASTA STRAGI IN PALESTINA!
Palestina libera
sabato 20 dicembre 2008
LEONARDO Ferro.. un semplice, .. uno di noi, semplicemente ... un UOMO!
Amici, Compagni, Fratelli.
Un attimo, sospeso nel nulla infinito del momento, un alito di vento si è sollevato, il momento si il momento infinito e tremendo del distacco impalpabile, luce d'eternità lo ha rapito in battito di ciglia .
Caro, caro, caro,
Leonardo
Amici, Compagni, Fratelli,
Vi informo, con il cuore rotto dal dolore, che è venuto a mancare all'affetto dei suoi cari Leonardo.
Un Uomo
Un Amico
Un Compagno
Un Affetto
Aveva coronato il suo sogno: tornare alla sua terra dopo anni di diaspora.
Un Uomo che ha lottato, amato, sudato, che ha dato l'anima per coloro che amava più di tutti: la cara moglie Angela e le sue perle di vita: le sue amate e adorate figlie.
Il fato lo ha strappato a questa vita di sacrifici, per volare nel tempo del inconosciuto, il luogo della dilatazione, l'oscurità profonda e nera, nel gelido abbraccio dell'espanso ignoto.
Lo voglio ricordare con il suo amabile sorriso, nella sua sensibilità eterea e disarmante, nell'amore per la Vita, nel sostegno del suo prossimo, nell'amore per la sua terra: la SICILIA.
Sia lode a Te uomo, sii lodato e innalzato nel più alto dei luoghi celesti,
Amici, Compagni, Fratelli,
Vi informo, con il cuore rotto dal dolore, che è venuto a mancare all'affetto dei suoi cari Leonardo.
Un Uomo
Un Amico
Un Compagno
Un Affetto
Aveva coronato il suo sogno: tornare alla sua terra dopo anni di diaspora.
Un Uomo che ha lottato, amato, sudato, che ha dato l'anima per coloro che amava più di tutti: la cara moglie Angela e le sue perle di vita: le sue amate e adorate figlie.
Il fato lo ha strappato a questa vita di sacrifici, per volare nel tempo del inconosciuto, il luogo della dilatazione, l'oscurità profonda e nera, nel gelido abbraccio dell'espanso ignoto.
Lo voglio ricordare con il suo amabile sorriso, nella sua sensibilità eterea e disarmante, nell'amore per la Vita, nel sostegno del suo prossimo, nell'amore per la sua terra: la SICILIA.
Sia lode a Te uomo, sii lodato e innalzato nel più alto dei luoghi celesti,
Leonardo.
Caro amico, compagno e tesoro di tutti NOI.
Con le lacrime agli occhi ti salutiamo caro amico, riposa in Pace nel profondo gelo dell'immenso eterno.
a volte al cmp di FI scherzando allegramente cantichiavamo "chiuri"
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