venerdì 9 agosto 2013

Come coglionare i sardi, la co2 sottoterra caramella per chiudere le miniere del Sulcis, derubarci ed avvelenarci.

....siamo sempre, purtroppo , a inseguire i danni di questi politicanti tecnologici, insani pensatori dell'idiozia, che in una società improntata al progressismo estremo presente, ipotizza per noi un futuro sempre più greve, questo pensiero malsano passa attraverso l'interpretazione dello sfruttamento del territorio con le loro "nuove tecnologie"; 

vogliono farci credere che bene è, l'aliga "monnezza CO2", il Fracking, visione pseudo-industriale medievale ammantata da idee fumose di nuovo lavoro(?) possibile;

questa, come molte altre, è idea che in certi settori sindacali e in certi partiti "padroni dei lavoratori", accecati dalla sete di potere, sono posti di lavoro (per il becchino forse) questi illuminati con stipendi da 20000,00 € al mese, ti calano dall'alto questo verbo come fosse manna dal cielo, e, con ordini irrevocabili degni dei migliori dittatori al servizio dei poteri forti,  te lo impongono senza possibilità di poter dire NO allo scempio voluto e cercato, (vedi MUOS-Crocetta o TAV_PD-PdL); 

e , nota bene, se non basta l'ordine perentorio a far genuflettere, allora si rivolgono al solito mantra-ricatto e  con le note della bala laika per attrarre masse operaie e col piffero  incantare i riottanti e mal disposti, così ti ipotizzano la perdita di posti di lavoro inesistenti, e giocano sulla fame delle famiglie di uomini e donne in cassa integrazione o disoccupati, e poco o nulla  gliene frega se la gente ivi residente morirà di cancro o peggio, (vedi ILVA); 

a motivo delle loro "scelte-azzardo" anti-scientifiche e disumane, induce al loro misero orgoglio accecato dalle mire di potere, a scellerate scelte; 

come spiega bene l'articolo che postiamo, non è nient'altro  che nuova sofferenza e un sicuro possibile danno alla nostra terra e per i suoi abitanti. 

Come si può sintetizzare se non dicendo che la madre degli stolti è sempre gravida.

sa defenza


Come coglionare i sardi, la co2 sottoterra caramella per chiudere le miniere del Sulcis, derubarci ed avvelenarci.


Mario Carboni


ARMIAMOCI DI BUONA VOLONTÀ CONTRO LE NUOVE COLONIZZAZIONI.

Il progetto carbone pulito nel Sulcis è in verità sporco e imbroglione. Non ha come riferimento il carbone Sulcis che come problema ha l'alto contenuto di zolfo, ma il carbone d'importazione che produce co2. 


Anche il carbone Sulcis bruciato produce co2 ma avendo percentuali altissime di zolfo non può essere utilizzato. Adesso si finanzia una sperimentazione farlocca, già bocciata dall'Europa e dal mondo scientifico, di una socieà regionale la Sotacarbo che andrebbe chiusa immediatamente. 

L'obiettivo vero e successivo , imbrogliando l'opinione pubblica con messaggi che sembrerebbero sostenere il carbone, la miniera e l'occupazione del Sulcis, è quello di costruire una gigantesca centrale elettrica nel Sulcis che utilizzerà esclusivamente carbone importato. 

Non il carbone Sulcis. Una centrale rifiutata per questioni ambientali in continente, che esporterà però in continente la ricchezza prodotta e lascerà in Sardegna inquinamento e corruzione. In cambio di pochissimi posti di lavoro. 
Pompare la co2 sottoterra, mai realizzato al mondo, proprio nel nostro sottosuolo è come sotterrare la mondezza nel giardino di casa e vicino al pozzo. 

I prodotti della combustione usciranno da sottoterra come fantasmi e dai camini nell'aria avvelenandoci. Le ceneri verranno gettate in discarica o nelle miniere dismesse, ancora nel nostro giardino. Montagne di carbone chissà polacco, australiano, cinese, de su corru mannu de sa furca ma non sardo formerà montagne nei porti e nei depositi . 

Le miniere di carbone Sulcis saranno chiuse e saranno distribuite gigantesche tangenti come è successo ogni volta che si è costruita una centrale a carbone. Partiti, sindacati, mediatori sono in attesa come lupi affamati. Per questo sono d'accordo con questa infamia contro ogni evidenza contraria. 

Questa è l'ultima invenzione del colonialismo e dei suoi intermediari sardi, la servitù energetica. L'unica possibilità per il carbone Sulcis è la gassificazione per produrre metano sintetico. 

Era il progetto di Mario Melis, cancellato dai servi sciocchi del colonialismo quando tutto era pronto per la partenza. Lo stesso metodo fu dirottato con un vero complotto per gasificare le peci velenose risultanti dalla raffinazione del petrolio Saras. 

Poi hanno bloccato il gasdotto dalla Toscana ed ancora ci hanno preso in giro col gasdotto dall'Algeria GALSI, oggi defunto. 

La Sardegna è ancora senza metano.Pensate che anche le Baleari sono collegate alla Spagna con un gasdotto. E l'energia costa in Sardegna più del 30% che in Italia. 

Ciononostante in Sardegna, sfigurata dall'eolico, con le centrali più inquinanti esistenti sul mercato e fuorilegge, si produce molta più energia elettrica di quanta se ne consumi. 

Inoltre si vuole produrre gas dal sottosuolo e poi dal mare con un metodo, il fracking, che distruggerebbe il nostro ecosistema. 

La Saras ha le concessioni per perforare mezza Sardegna e per, complice la legge mineraria da far west, succhiare ricchezza e sputare veleni impunemente. Solo pompando enormi quantità di acqua e polveri ad altissima pressione nel sottosuolo per spaccare le rocce si potrebbe estrarre petrolio e gas dal sottosuolo sardo. 

L'acqua e la melma risalirebbero in superficie con i veleni di ogni tipo. a vantaggio dei sardi? Noooo. distruggendo campagne, lagune, spiagge e avvelenando sorgenti, fiumi mare ? Siiiiiii. 

Come gettare acido sul viso dei nostri figli e figlie. Questa nuova colonizzazione è peggiore delle passate colonizzazioni minero-metallurgiche e chimiche, oggi defunte e che hanno lasciato solo inquinamento, veleni e disoccupazione. È la colonizzazione energetica. 

Con un potere corruttivo enorme nella nostra società che rischia ancora una volta di essere trattata come composta da indigeni infantili e con l'anello al naso e la sveglia al collo.


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per approfondire il disastro di questa "tecnologia" malsana potete leggere gli effetti avuti in Canada su blogeko.iljournal.it/lanidride-carbonica 

In Canada hanno pompato nel sottosuolo anidride carbonica, il gas dell’effetto serra, per contrastare il riscaldamento globale. Un progetto pilota internazionale da 85 milioni di dollari. Ma adesso in superficie l’acqua è diventata gasata e l’anidride carbonica sta uscendo da quella che doveva essere la sua tomba.

giovedì 8 agosto 2013

Cosa dovete pensare

Cosa dovete pensare

keinpfusch.net


Ho sempre letto i giornali italiani interpretandoli come si faceva ai tempi della prima Repubblica. A quei tempi avevate  RAI1 democristiana, RAI2 Socialista, RAI3 comunista, e osservandole tutte (e poi dividendo per il partito) ottenevate, qualche volta, i fatti. Allo stesso modo e' possibile procedere coi giornali online di oggi, a patto di conoscerne le proprietà. Come avrete notato, il Corriere ha cambiato proprietà diventando una proprietà FIAT, per cui occorre capire in che modo cambierà.

Prendiamo un esempio. Quando l' URSS invase l'Afghanistan, RAI1 disse che l' URSS aveva occupato un paese per ridurlo sotto la schiavitù comunista. Un atto di imperialismo guerrafondaio che meritava di boicottare le olimpiadi di Mosca. RAI2 disse che l' URSS era "intervenuta" in Afghanistan  per fermare la guerriglia, occupandolo, e che sotto il gioco sovietico c'erano repressione e violenza e che gli USA avevano deciso per questo di boicottare le olimpiadi. RAI3 disse che l' URSS era intervenuta su richiesta del governo afgano, per aiutare gli afgani contro i guerriglieri. E che gli americani , oltre a finanziare i guerriglieri, stavano boicottando le olimpiadi.


C'era un fondo di verita' in tutte le versioni, ma come potete vedere se eravate comunisti vedevate l' URSS correre in soccorso di un governo legittimo ed alleato, contro dei guerriglieri. Se eravate democristiani vedevate gli USA intenti a salvare gli afgani da una invasione imperialista. Poiche' ognuna delle tre fazioni aggiungeva parte di verita' alla notizia, ma solo una parte, occorreva guardare tutti e tre i tg per avere piu' fatti possibili, poi occorreva scremare il resto, facendo la media pesata.


Si trattava di fatto di una specie di campo vettoriale, nel senso che si sapeva bene che bisognava moltiplicare per mille le malefatte dei sovietici e dividere per mille quelle degli USA quando si guardava RAI3,  e il contrario quando si guardava RAI1. Rai2 aveva una posizione su questioni internazionali che dipendeva dalla visione di Craxi e De MIchelis, dunque gia' piu' difficile da decifrare.



Coi giornali attuali le cose si possono leggere altrettanto bene, a patto di poter ricostruire il campo vettoriale. Occorre un analogo di "bisognava moltiplicare per mille le malefatte dei sovietici e dividere per mille quelle degli USA quando si guardava RAI3" per ogni giornale.


Chi sono oggi i russi di allora, per la proprietà del Corriere. Com'e' la geografia della nuova proprietà?


Potete leggerla sulla Stampa: sono piemontesi. E quindi un pochino di provincialismo piemontese, con la sua ossessione verso la Francia , dovete averlo. Tipo cosi' : http://estory.corriere.it/2013/07/29/colbert-delocalizzazione-made-in-france/



Ma non e' solo la Francia il punto. Il problema della famiglia di fabbricanti di lamiera e' che il malvagio maligno della situazione si chiama Germania. Ma non, come credete voi, perche' la BCE blabla o perche' L' Euro BlaBla. 

Semplicemente per DUE motivi:
  • La prima e' che agli Elkann, per compensibili motivi, il passato della Germania non va giu'.
  • Il secondo e' che a Marchionne non va giu' che l'industria dell'auto tedesca lo sbeffeggi.
Insomma, dovete aspettarvi che il Corriere diventi sempre piu' antitedesco. Come lo e' gia' la Stampa, se per esempio  osservate gli articoli di Zatterin: i partigiani belgi di Bruxelles scrivevano molto piu' delicatamente dei tedeschi nel 1943.


Quindi, da ora in poi la Germania per il corriere e' quello che era l' URSS per RAI1. Il nemico di cui parlar male. D'altro canto Marchionne viene da dove viene, e quindi dovete aspettarvi un attimo che gli USA e il Canada siano sempre un pochino il paradiso. Apprendiamo oggi che si, solo in meta' degli USA, e si, solo in alcune citta', e si', solo in UN settore, gli usa si stanno rialzando e la crisi e' finita.



Ma lo stesso si potrebbe dire anche dell' Italia. Solo in una citta', e solo in UN settore , magari la crisi non si sente. Vero per qualsiasi nazione, dal burkina faso alla Svezia. Basta restringere abbastanza il numero di citta' e il numero di settori, e possiamo dire che "i ristoranti sono sempre pieni".  Silvio Docet.



Altra ossessione di Marchionne, che il Corriere sicuramente riprendera', e' la questione dei rapporti tra industria e sindacato. La famiglia Agnelli , e relativa discendenza, ha gli stessi ideali di qualsiasi industriale OTTOCENTESCO a riguardo dei rapporti coi lavoratori. Quando si vanta di aver trattato questo e quello coi sindacati americani - come se fossero buoni - dimentica che i sindacati americani di cui parla hanno la forza, finanziaria e di riflesso nel CDA, da creargli grossi , enormi problemi. Non e' che Marchionne abbia SCELTO di trattare coi sindacati americani: se non lo avesse fatto, gli avrebbero fatto il culo a strisce.



Su quanto sia stato spettacolare il "rilancio" di Crysler per i lavoratori, basta poi osservare il recente Default di Detroit, causato da un rapidissimo spopolamento che ha fatto calare le entrate fiscali, al punto che il comune non riesce piu' a tenere in assetto interi quartieri che si sono svuotati. Per essere un posto ove l'industria e' florida e i lavoratori sono felici, sembra quasi che la florida industria non paghi tante tasse al comune, e i lavoratori siano scappati.



Tuttavia, sul Corriere vedrete , da ora in poi, parlare della bellissima vittoria di lavoratori ed azienda a Detroit. Aha. Anzi, credo che la notizia del devastante fallimento della citta' e dei problemi che ne seguono, a breve non sentirete piu' parlare: se nell' Italia di Mussolini non potevate scrivere che un tizio si era suicidato perche' "col fascismo tutti erano felici", nel Corriere di Marchionne non potete scrivere che a Detroit e' un casino di servizi che non funzionano, che gli operai sono scappati da quell' inferno, e che nonostante le industrie si dicano "salvate", l'impatto sociale , cioe' il benessere di questi salvataggi, non si e' visto neanche di striscio.


Lo stesso atteggiamento ovviamente verra' seguito verso i sindacati. Va da se' che con una visione ottocentesca dei sindacati, il Corriere abbia festeggiato l'entrata di Marchionne nella proprieta' con un bell'articolo sulla Camusso contestata da un'operaia. Ora, chiunque abbia mai avuto un padre operaio - come me - sa che i sindacalisti che parlano ricevono bulloni (nell'industria. Anzi, no: per la precisione, ricevono DADI. Il bullone e' una cosa diversa dal dado), nell'edilizia devono scansare mattoni,e  quindi si tratta di fenomeni normalissimi. 

Non che la Camusso mi stia simpatica (e' ottocentesca quanto Marchionne, sa di Rosolio ed Abbecedario) , ma un filmato della Camusso contestata e' una specie di cameo, il rumore dello Champagne che stavano stappando a Torino.
In pratica, il nuovo "Corriere" da oggi cerchera' di convincervi di una cosa:
  1. Negli USA i sindacati sono bellissimi perche' non esistono, quando esistono e sono forti sono bellissimi perche' con loro si puo' parlare , anche perche' se non lo fai ti aprono come una cozza. Quando non esistono sono ancora meglio.
  2. La Crysler e' stata salvata e tutti sono felici. Il fatto che Detroit sia deserta perche' gli operai se ne sono andati e il rilancio non ne cambia il destino e' propaganda di Stalin. Il il Default della citta' spopolata e senza entrate non vuol dire che Crysler non abbia responsabilita' sociale o non contribuisca all'economia locale di una sega , e' il destino cinico e baro.
  3. La Germania, con le sue orrende case automobilistiche, e' il MALE. Non hanno voluto vendere Opel (per non trovarsi il nemico in casa. Che malvagi) e sul mercato stanno facendo Fiat a strisce. E hanno i sindacati,e  pagano bene gli operai. E funziona.  Miseria, terrore, morte!
  4. Il Sindacato Italiano e' il male perche' si. Opprime le industrie, alla fine dei conti anche alla Thyssen non si puo' certo pretendere che si spendessero soldi per la sicurezza. Se un Santo Industriale ha bruciato vive un pochino di persone, essendo l' Industriale infallibile come il Papa in materia di lavoro, allora quelle persone andavano bruciate. E' la competitivita' , baby.  
  5. In USA va tutto bene. E se non ci credete, sapranno indicarvi quei due chilometri quadri ove il settore degli impagliatori di oloturie sono in pieno boom industriale. E' l'innovazione, baby. Le oloturie sono il nuovo nero.
  6. I nostri cugini Francesi, che sono anche un poco cugini Canadesi dal punto di vista di Marchionne, quanto sono intelligenti. E quanto invidiamo di non essere un pochino francesi anche noi di Torino, che ci sentiamo cosi' inferiori a Carla'. Contessa di Sbrausmustenhaus, rosolio per tutti! Ah, la tauromachia! Umile Bepin!
E' impressionante vedere come sia IMMEDIATAMENTE cambiata la comunicazione del corriere sin dal giorno dopo: ormai il giornalista medio deve essere una specie di prostituta esperta di GFE (GirlFriendExperience), la famosa abilita' della prostituta di comportarsi come se foste fidanzati da dieci anni. Il giornalista del corriere evidentemente e' capace di cambiare padrone con la stessa facilita' di una prostituta.


Immediatamente dopo la presa del corriere, sappiamo con certezza che se cercate di emigrare nella Ex Germania dell' Est (oppure a Berlino, se non aprite mai una carta geografica per capire dove si trovi) sarete in concorrenza con milioni di persone che sono disposte a lavorare per meno e sara' duro inserirsi. 

E c'e' bisogno di fare ben due post per dire "e' inutile andare ALL'ESTERO, perche' a Berlino e' andata male a mio cugino". Ragazzi, RAI3 almeno la sapeva mettere giu' bene.


Anche in politica non bisogna aspettarsi di meglio dal nuovo corriere. Oltre ai vecchi strali di finanzieri preoccupati, M5S ha osato dire questo, http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/piemonte/2011/01/delocalizziamo-marchionne.html quindi sono dei comunisti distruttivi che non vanno da nessuna parte, e la FIAT non sta delocalizzando ma sta investendo nel mondo. Solo che vende meno auto, e ancora non annuncia nuovi modelli. Ma l'investimento di Marchionne è così: investi altrove per non fare un cazzo ovunque.



Di fatto quello che otterrete sara' una specie di Unita', solo che anziche' il malvagio occidente imperialista c'e' la Germania, e ovviamente gli USA sono il paradiso, ma in francia hanno un accento cosi' chic. E mi raccomando, Umile Bepin, non credere ai sindacalisti. 

Di per se' non c'e' nulla di male, nel senso che ai tempi di RAI3 tutti sapevano benissimo che quando si parlava di USA, URSS, Sindacati e Politica su Rai3 la verita' pendeva un pochino a sinistra: appena arrivava Bianca Berlinguer sullo schermo vi sentivate gia' un pochino piu' sovietici di prima, e gia' iniziavate a sentire un suono di Balalajka e di Matrioska. Quindi era ovvio che per arrivare dal TG3 ad un barlume di verita' dovevate sempre virare a destra di quasi 90 gradi.

Quindi non c'e' niente di strano se il Corriere decide di diventare la voce di Marchionne, col solo vincolo di saperlo. Voglio dire, nessuno vi arrestera' mai se girate coi soldi del Monopoli in tasca: quei soldi non pretendono di essere veri. Al contrario finireste in carcere girando con dei soldi falsi , perche' quelli pretendono di essere veri.

Allora, quello che bisogna fare e' semplicemente chiarire che cosa sia il corriere e dove mira ad arrivare. Perche' se leggete oggi l' Unita' sapete benissimo che cosa leggete, nonostante tutto, e quindi sapete che basta virare a destra le notizie e siete a posto. Al contrario, col Corriere non arriva nessuna mappa; la militanza non e' nota ai piu': insomma, soldi falsi che pretendono di essere veri, e non i buoni , sani, vecchi soldi del monopoli che tutti sanno essere falsi, e quindi tutti sanno come usare.

Se almeno qualcuno oggi scrivesse "Il Corriere , giornale di Marchionne" da qualche parte, almeno il dubbio verrebbe. 


Ah! La tauromachia! 


Uriel

mercoledì 7 agosto 2013

Il patto: Renzi a capo di un’Italia svenduta alla Germania

Il patto: Renzi a capo di un’Italia svenduta alla Germania

Stanno cercando di vendere l’Italia: Renzi e De Benedetti alla Germania, Prodi alla Cina. In cambio, dai futuri padroni puntano a ereditare il controllo su un paese che, grazie a loro, sarebbe ridotto a un semplice protettorato. Pur nei suoi aspetti sgradevoli e controversi, la battaglia che Napolitano ha affidato a Letta e Alfano mira a scongiurare la svendita rovinosa del paese, mantenendo un rapporto strategico con gli Usa proprio per evitare la capitolazione definitiva di fronte a Francia e Germania, interessate a “smontare” il loro competitore più scomodo: l’Italia è ancora la seconda potenza manifatturiera d’Europa. E’ la tesi del professor Giulio Sapelli, secondo cui persino il governo Monti fu un tentativo di limitare i danni. Sapelli denuncia un vero e proprio complotto contro l’Italia, organizzato da un establishment che include “Repubblica”, settori di Bankitalia e dirigenti di Confindustria che fanno capo a Luca Cordero di Montezemolo. L’uomo su cui punterebbero? E’ Matteo Renzi.
I renziani, che remano contro il governo Letta, «sono organici al gruppo di De Benedetti», dichiara Sapelli a Lorenzo Torrisi, in un’intervista pubblicata Giulio Sapellida “Il Sussidiario”. «Oltre a volere un capitalismo subalterno al sistema franco-tedesco, perseguono un altro scopo: dare una spallata definitiva alle componenti di sinistra, sia cattoliche che ex Pci, all’interno del Pd». Quando ha incontrato la Merkel a Berlino, Renzi non ha spiegato di cosa abbiano parlato. D’Alema, ricorda Sapelli, ha auspicato che Renzi avesse detto alla Merkel che la sua politica è sbagliata. Invece: «Il fatto che non abbia detto nulla mi fa venire il dubbio che abbia offerto il suo assenso alla politica della Cancelliera». Il punto centrale resta l’industria, ovvero la piccola e media impresa, cuore del sistema-Italia: «Dobbiamo chiederci come saremo dopo la crisi: saremo ancora la seconda potenza manifatturiera o no?».
Sapelli denuncia le manovre di «un piccolo establishment che si sta muovendo per ottenere un’integrazione subalterna dell’Italia al capitalismo franco-tedesco». Letta e Alfano? «Hanno avuto un atteggiamento fermo nei confronti dell’Europa, e a questi signori non piace: vogliono quindi che il governo cada». Da chi è formato questo establishment? «Sicuramente da quella parte di Confindustria che fa riferimento a Montezemolo, così come da De Benedetti: basti vedere il comportamento di “Repubblica” che arriva a chiedere apertamente le dimissioni di Alfano», dopo lo scandalo kazako. Secondo Sapelli, una parte di Confindustria «vuol vedere l’Italia subalterna a Francia e Germania perché ormai non ha più nessuna fiducia in uno sviluppo autonomo manifatturiero del nostro paese», e quindi «lavora e pensa a un’integrazione subalterna di ciò che rimane dell’industria italiana sotto Montezemolol’ombrello protettivo franco-tedesco: in sostanza crede che l’Italia non ce la possa fare, e cerca di venderla al prezzo migliore».
La grande stampa riflette la battaglia in corso dietro le quinte: se “Il Sole 24 Ore” «ha preso solo una sbandata», bocciando il governo Letta, il “Corriere della Sera” «ha una posizione oscillante», e se “La Stampa” preme sempre di più su via Solferino, al “Corriere” è in atto uno scontro che mette in evidenza le divergenze radicali all’interno del mondo bancario, co-azionista del quotidiano milanese: «La linea subalterna e rinunciataria si scontra con quella di Bazoli e Guzzetti. Questi ultimi sanno che verrebbe messo in discussione il ruolo delle banche, anche grazie all’appoggio di una parte di Bankitalia». Il ministro Saccomanni, che viene da Bankitalia, in un recente convegno sulle soluzioni al “credit crunch” «ha aperto le porte ai credit fund, cioè allo shadow banking». Di fatto, per Sapelli, si tratta di un attacco frontale a Bazoli e Intesa, banca che «cerca ancora di difendere un po’ di rapporto con l’industria italiana», come già fatto dallo stesso Passera. «Non a caso anche le banche popolari, che hanno rapporti con le imprese sul territorio, sono De Benedettistate prese a bastonate da Bankitalia».
A partire dal drammatico esperimento-Monti, secondo Sapelli, Napolitano ha perseguito «un obiettivo chiaro: un’integrazione non subalterna dell’Italia nel processo europeo, una non-distruzione della nostra industria a seguito del cambiamento che ci sarà dopo la crisi». Secondo l’economista, «a questi signori, a questo establishment, il fatto che siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa sembra dare fastidio». Via Monti, ecco Letta e Alfano. Ma la regia è sempre la stessa, quella di Napolitano: «Con questo esecutivo, si erano messi insieme gli unici due schieramenti contrari all’egemonia tedesca: il gruppo sociale raccolto intorno a Berlusconi e Prodiquello che finalmente, grazie alla crisi e grazie a Letta, ha capito che l’Italia non può essere subalterna».
Oltre a Francia e Germania, poi, ad avere interessi sull’Italia «c’è anche la Cina, che ha un “ambasciatore” in Prodi: in pratica si tratta di trovare le imprese da vendere a Pechino, che sta espandendo sempre di più la sua influenza in Europa». La Cina ultimamente però vacilla, è in crisi, «grazie proprio al sistema dello shadow banking che Saccomanni invoca per l’Italia». Di certo, aggiunge Sapelli, questo disegno agli americani non sta bene, «perché gli Usa non vogliono un’Italia “tedesca”: la Germania è una potenza anti-americana, quindi non vogliono che aumenti il suo peso nel nostro paese». E questo per Sapelli «è un bene, perché non credo che l’Italia – da sola, inEuropa, senza gli Stati Uniti – abbia un avvenire». Il professore pensa che l’avvenire italiano sia «organicamente legato al rapporto con gli Usa». Ultima annotazione, la Fiat: la banda Marchionne, secondo Sapelli, non fa parte del club che progetta la svendita del made in Italy. Per una sola ragione: per l’industria torinese, l’Italia non esiste già più. «La Fiat fa gli interessi degli Agnelli, che oggi vogliono diventare sempre meno italiani».

Fonte: www.libreidee.org
Link: http://www.libreidee.org/2013/08/il-patto-renzi-a-capo-di-unitalia-svenduta-alla-germania/

venerdì 2 agosto 2013

Gli afro-sardi, purissimi europei, DNA Sequencing Sardinians Reconstructs European Y Chromosome Phylogeny

La "Sardinya cromosomica è identitaria" ed anche "cosmogonica" con i suoi nuraghi che parlano di astronomia applicata, dalle parole del prof. Zacharia Sitchin possiamo evincere che forse siamo i diretti antenati degli antichi "Anunnaki" che  generarono attraverso la manipolazione genetica una nuova razza terrestre per poterla sfruttare come minatori nello "abtzu" minerario dell'africa sud occidentale ben 300.000 anni fa; 
la notizia del prof. Cucca è  li ad aprirci una rivelazione che noi sardi già conoscevamo ancor prima dello studio genetico pubblicato su "Science"  sui 120 connazionali; non ci vuole molto per comprendere che siamo un popolo a se,  basta guardare ascoltare ed osservare il popolo sardo per capire e riconoscere la sua specificità etnica, le sue traditzioni, la sua lingua , le sue particolari espressioni non conosciute ne comprese altrove, è per dirla con la giusta parola una  NATZIONE naturale.

Sa Defenza


Gli afro-sardi, purissimi europei
Uno studio sul cromosoma Y ci riporta all'Homo sapiens
Pubblicata negli States l'analisi di un'équipe isolana sul Dna di 1200 soggetti

Caterina Pinna
www.unionesarda.it


È vero che noi sardi non siamo alti, né biondi e l'occhio chiaro suscita in noi un'ammirata sorpresa: il tutto considerato nella media, ben inteso. Se però un marziano dovesse sbarcare sul pianeta blu e dire quali sono gli “europei” indicherebbe senza timore di smentita noi isolani. Un po' bronzetti nelle fattezze, olivastri di pelle e con troppi peli (sempre nella media) ma provenienti con certezza dal Vecchio Continente. 

Bisogna mettersi il cuore in pace, perché a dirlo sono i geni, il Dna, quell'infinita sequenza di triplette nelle quali è scritta la storia degli essere umani. Il primo nucleo che ha abitato l'Isola 7700 anni fa arrivava dall'Europa. Per storia e geografia poi, viviamo in una terra circondata dal mare, la popolazione sarda ha ereditato un altissimo numero di informazioni che ci rende unici e speciali dal punto di vista genetico. Ed è in questo immenso “registro” che è stata scoperta una nuova, preziosissima traccia che ci riporta indietro fino al paleolitico. Grazie a un'analisi dettagliata del cromosoma Y (che determina il sesso maschile) fatta su 1200 sardi, gli scienziati sono stati in grado di risalire al padre comune di noi tutti, all' homo sapiens vissuto 185 mila anni fa in Africa orientale.

I risultati di questa straordinaria ricerca, condotta da un'équipe coordinata dal professor Francesco Cucca, direttore dell'Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica, Cnr di Monserrato e professore di Genetica Medica dell'Università di Sassari, sarà pubblicata sul numero di oggi della prestigiosa rivista americana “Science” con il titolo “Low-Pass DNA Sequencing of 1200 Sardinians Reconstructs European Y Chromosome Phylogeny”. Un riconoscimento importante per il team di scienziati che ha scelto di dedicare il lavoro a Laura Morelli, una collega del gruppo sassarese scomparsa troppo presto.

«La scoperta più significativa della mappatura fatta sul cromosoma Y - spiega il professor Francesco Cucca - è che siamo riusciti a stabilire una data ben più antica di quanto non si fosse fatto finora e questo ci consente di mettere il codice maschile in linea con quello femminile». Si va indietro di oltre 50 mila anni rispetto a quanto indicato nella maggior parte degli studi precedentemente fatti su questo cromosoma.

Dal punto di vista genetico la Sardinya rappresenta uno straordinario laboratorio, perché i sardi assommano nel loro Dna un registro di informazioni ricchissimo. Dunque, all'interno del sequenziamento dell'intero genoma si inserisce «lo studio sul cromosoma Y di 1200 maschi, che rappresenta una popolazione ampia e adeguata a questo tipo di ricerca, e costituisce una fase più avanzata di indagine». Il cromosoma Y è particolarmente adatto per ricostruire ogni passaggio, perché viene trasmesso solo dai padri ai figli maschi, in una singola copia, quindi non si porta dietro le “ricombinazioni” tra contributi paterni e materni, tipici degli altri cromosomi. 

Ciò significa che la sua lettura è più lineare ma anche più ricca di informazioni, perché se nella replicazione del codice genetico ci sono state delle “mutazioni”, quando queste riguardano le cellule deputate alla riproduzione sessuata (spermatozoi e ovociti), si accumulano di generazione in generazione. In questo modo ci si porta dietro un'eredità che racconta tutte le “mutazioni” che si sono verificate nei progenitori.

«Lo studio - aggiunge il professor Cucca - conferma che i sardi hanno nel loro Dna una serie di caratteristiche peculiari e distintive - geni frequenti nell'Isola e rarissimi altrove - ma rivela anche che posseggono la maggior parte delle variabilità presente sul Dna del cromosoma Y degli altri popoli europei». 

Ecco perché per gli studi genetici ed evoluzionistici, i sardi rappresentano la singola popolazione che racchiude meglio le caratteristiche genetiche di tutti gli europei contemporanei. «La prima espansione demografica risale a 7700 anni fa, grazie a un nucleo fondante, un gruppo che si espande in modo omogeneo in tutta l'Isola, qualunque fosse l'origine. Si suppone però venissero dalla penisola iberica ma tracce di varianti genetiche sono state trovate anche nell'ovest europeo». 

Romani e vandali hanno poi portato in Sardinya varianti genetiche rintracciate in Africa. Ogni apporto esterno è stato registrato: per sapere di più su di noi non resta che leggere il sorprendente libro scritto tra le spirali del Dna.




L'indagine fatta da più istituti sardi è dedicata a Laura Morelli, studiosa scomparsa 
Un team guidato dal professor Cucca 
«Il mio compito è stato quello di legare insieme i fili dei vari gruppi di studiosi, avendo lavorato per anni a Cagliari e poi a Sassari e di nuovo a Cagliari». Il professor Francesco Cucca, allievo del professor Antonio Cao, preferisce distribuire equamente i meriti di una ricerca che ha un valore scientifico molto importante non solo per ciò che riguarda la storia della popolazione sarda ma perché contribuisce a ricostruire le vicende del primo popolamento in Europa. «L'idea - racconta - è nata due anni fa, durante una semplice conversazione tra amici. A un convegno di genetisti in America abbiamo poi capito che gli studi procedevano in questa direzione e questo ha rappresentato un'ulteriore spinta». Lo studio ha coinvolto in una intensa collaborazione numerosi ricercatori di differenti realtà scientifiche. In prima fila il professor Paolo Francalacci docente di Genetica presso il dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio dell'Università di Sassari che insieme al professor Cucca ha ideato e scritto il lavoro. «Del gruppo di lavoro sassarese faceva parte anche Laura Morelli, una collega e amica, recentemente scomparsa dopo una breve malattia, alla quale è dedicato lo studio». È stata la Morelli, insieme a Francalacci ad effettuare le complesse analisi filogenetiche per ricostruire le linee di discendenza del cromosoma Y e i rapporti evolutivi tra di esse. 
Gli altri protagonisti sono Carlo Sidore e Serena Sanna dell'Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB) del Consiglio Nazionale delle Ricerche che hanno avuto un ruolo prevalente insieme a Riccardo Berutti del CRS4 nelle analisi informatiche e statistiche sulle sequenze di Dna esaminate nello studio; 
Andrea Angius dell'IRGB-CNR/CRS4 che ha supervisionato il sequenziamento di molti dei campioni Dna considerati nello studio. La ricerca ha coinvolto anche ricercatori di altri gruppi nazionali ed europei (rispettivamente dell'Università di Pisa e di Bilbao) e americani (University of Michigan e National Institute on Aging di Baltimora).
«Saranno due gli studi pubblicati su Science, il nostro e quello di un'équipe americana che ha fatto uno studio analogo su altre popolazioni».
A iniziare a leggere, trenta anni fa, il grande libro genetico della Sardinya è stato il professor Antonio Cao, un pediatra che ha condotto importantissimi studi sulla talassemia, malattia ereditaria. «Noi abbiamo continuato quel lavoro di ricerca», aggiunge ancora il professor Cucca.  
  Le caratteristiche genetiche dei sardi hanno evidenziato i fattori di rischio di alcune malattie tipiche del bacino del Mediterraneo come il morbo di Cooley, responsabile di tanti morti.




Aggiungiamo l'articolo di Aba del blog monteprama apparso il 3 settembre per arricchire ulteriormente quanto già pubblicato antecedentemente.

sa defenza 


Uno studio sul cromosoma Y di 1204 Sardi. Ed il nostro bis-bis-bis...papà

di Atropa Belladonna
monteprama

Non è certo il merito principale di questo articolo, ma prima di dimenticarmene ringrazio sentitamente gli autori per avere fatto una  sintesi grafica dei siti archeologici sardi  dal mesolitico fino al neolitico tardo: non l' avevo mai vista prima (figura 1) (1). 

Figura1. Distribuzione spaziale di siti archeologici noti, in Sardegna, per l'epoca mesolitca e neolitica (modificato, dal supplementary material del rif. 1). La datazione dei siti di figura 1b, corrisponde alla prima grande espansione neolitica degli agricoltori-allevatori in Sardegna (data media 5700 a.C., 7700 anni  BP, before present). Nel lavoro di Francalacci et al. (1), tale espansione corrisponde alla "privatizzazione" sarda di alcune varianti del sotto-aplogruppo I2a1a, presente in ca. il 38% dei campioni analizzati, ma raro nel resto dell' Europa occidentale

Detto questo, l'elegante analisi del genetista Paolo Francalacci (Università di Sassari) e co-autori, pubblicata di recente sul prestigioso Science (1),  si distingue principalmente per i seguenti aspetti: 
a.  aver preso in considerazione un campione su larga scala (1204 persone), da una popolazione geneticamente informativa; di questo gruppo è stata analizzata la porzione MSY (maschio-specifica) del cromosoma sessuale Y, cromosoma che i maschi ereditano per via patrilineare (come il cognome, in pratica) (vd in coda al post il paragrafoDefinizioni). Tale porzione è particolarmente adatta ad analisi di genetica evolutiva perchè non presenta ricombinazione ed ha una bassa velocità di mutazione (1); 
b. avere usato dati archeologici per la calibrazione dell' albero evolutivo del cromosoma Y, anche se questo, come ben specificato dagli autori, è forse l'aspetto più critico (vide infra); 
c. aver individuato 11763 varianti minime degli aplogruppi studiati, denominate polimorfismi di singolo nucleotide (SNP, Single Nucleotide Polymorphism),  di cui ben 6751 nuovi: costituiranno una risorsa preziosa per futuri studi siadi evoluzione molecolare che di interesse medico;
d. l' aver individuato, nel modo più esaustivo possibile, i cosiddetti private clades (i rami specifici dell' albero evolutivo del cromosoma Y) della Sardegna, la loro posizione nell' albero e la loro segregazione dagli altri aplogruppi e sottoaplogruppi (Tabella 1 e albero): questo è fondamentale non certo per evocare i fantasmi nazionalistici, ma per poter stimare la velocità di mutazione spontanea (punto e.)
e.  aver contribuito a chiarificare un dilemma long-standing, cioè  l'apparente discrepanza tra l'età del nostro più recente antenato comune materno (posto tra 150000 e 240000 anni fa, dall' analisi del DNA mitocondriale, mtDNA) e quella  del più recente antenato comune paterno (finora posta a ca. 50000-115000 anni fa, attraverso l' analisi del cromosoma Y) (2). Come si sa, il mtDNA lo ereditiamo, tutti, per via materna dalla cellula uovo, mentre il cromosoma Y lo ereditano solo i maschi per via paterna. Entrambi sono soggetti ad una certa velocità di mutazione spontanea e le mutazioni si accumulano nel tempo: nei casi fortunati è possibile stimare la velocità di mutazione di un determinato gene o gruppo di geni, e risalire così al più recente progenitore comune.

Il lavoro di Francalacci et al. (1) ed uno concomitante di G. David Poznik et al. (2), riportano invece le tempistiche sullo stesso piano per maschi e femmine: in (1) si parla di 180000-200000 anni fa per il più recente antenato maschio comune; in (2) di un'epoca un pò più recente, 120000-156000 anni fa. Insomma in altre parole Adamo ed Eva sarebbero grosso modo, coetanei. In realtà, sempre quest'anno, è stato individuato per il cromosoma Y un aplotipodel superaplogruppo A (africano), denominato A00, che sarebbe ancora più antico: 338000 anni fa (3).  Non stupisca la variazione così ampia tra diversi studi e con diverse campionature: in assenza o scarsità di dati sperimentali di paleo- ed archeogenetica da campioni datati con sicurezza, e/o di campioni moderni sufficientemente larghi ed informativi, la calibrazione temporale degli alberi evolutivi è affetta da largo errore.

Tabella 1: la distribuzione, presentata in forma semplicata , dei 1204 genomi analizzati  tra i diversi aplogruppi, sotto-aplogruppi e le specifiche varianti sarde (private clades) della sezione MSY del cromosoma Y. Come si vede 851 (oltre il 70%) delle MSY cadono nei private clades (modificato da 1). Evidenziato in verde il gruppo legato al cromosoma Y di Ötzi, in giallo l'aplogruppo I, il sottoaplogruppo I2a1a ed il suo  private clade utilizzato per stimare la velocità di mutazione (1).

La strategia di analisi e di calcolo si può riassumere in questo modo:
i. dai dati raccolti si costruisce (sostanzialmente tramite comparazione delle sequenze nucleotidiche) un albero filogenetico; 
ii. l'albero ed i dati genetici consentono di individuare (se vi sono) le private clades di una determinata popolazione ed i punti di divergenza dai rami di un determinato aplogruppo;
iii. se una o più private clades sono sufficientemente segregate e numericamente ben rappresentate, sono utilizzabili per calcolare la velocità di mutazione  per quel determinato sottogruppo; in questo caso si è utilizzato il clade I2a1a-δ che include 430 individui su 1204, cioè il 36%, ed appare completamente segregato;
 iv. se, come in questo caso, l' accumulazione dei vari SNP appare costante nel tempo, la si può utilizzare come una sorta di orologio molecolare per datare le diramazioni dell' albero: ma per far questo c'è bisogno di un punto di calibrazione, momento  critico dell' intera analisi;
v. il punto di calibrazione scelto, in questo caso, è la prima grande espansione umana della Sardegna, che,  dai dati archeologici  disponibili, si colloca a ca. 7700 anni fa (fig. 1b);
vi: utilizzando il punto temporale di calbrazione e la variabilità degli SNP interna al private clade selezionato (I2a1a-δ in questo caso), si calcola una velocità di mutazione, che risulta qui essere di una nuova mutazione ogni 205 anni (+/- 50 anni); vii. da questa velocità si estrapola l' età del più recente progenitore comune maschio, che risulta essere, in questo caso, di ca. 200000 anni.

E' chiaro che vi sono diverse criticità: prima fra tutte la calibrazione dell' albero basata su dati archeologici la cui datazione è molto incerta e variabile; sarebbe molto meglio disporre anche di dati genetici da resti umani "d'epoca" datati con ragionevole sicurezza. Inoltre la storia evolutiva viene ricostruita sulla base di una fotografia genetica attuale e di ricostruzioni archeologiche relativamente recenti: l'espansione sarda di ca. 7700 anni fa segue, secondo l' albero evolutivo ricostruito, la differenziazione dei clades europei principali del cromosoma Y, avvenuta ca. 14000-24000 anni fa (1); ma questa analisi non può dirci nulla del destino genetico, ad esempio, dei fautori della enorme industria litica di Ottana che risale a 100000-700000 anni fa: che fine hanno fatto? c'è ancora qualche traccia di questi antichissimi abitanti, o si sono tutti estinti durante il Pleistocene, nel wipe out del periodo glaciale? Ed ancora: il piccolo manipolo di 13 persone, del campione moderno analizzato,  che mostrano aplogruppi prevalentemente africani (A1b1b2b e E1a1, vd. Tabella 1), li hanno ereditati in tempi recenti da invasori Romani e Vandali  (come suggeriscono gli studiosi) o sono giunti sull' isola in tempi più antichi?

L' analisi di sequenze geniche moderne consente quindi di ottenere un albero filogenetico che riflette i rapporti consequenziali tra di essi. Con  sofisticate interpolazioni matematiche, è possibile ricostruire la storia evolutiva di tali sequenze geniche, compiendo una sorta di cammino a ritroso. In casi fortunati si dispone di dati sperimentali provenienti dal passato per verificare se si inseriscano in modo corretto nel quadro (vd. ad esempio il caso di Ötzi, figura 2), ma di certo non si dispone di dati paleogenetici su larga scala: le vere e proprie stratigrafie di aplotipi che vengono ricostruite con questi potenti metodi di sequenziazione e calcolo, rimangono prevalentemente virtuali. Inoltre non possono tenere conto di linee estinte o che hanno avuto un successo trascurabile nel tempo, rendendo ancora oggi largamente incerto il link tra storia delle migrazioni umane e genetica evolutiva. Per fare un esempio, l' aplotipo Y di Ötzi appartiene al sotto gruppo G2a (come quello di altri due uomini neolitici euroepei) (4), tanto da fare pensare che all' epoca i G2a fossero molto più diffusi di oggi in Europa, dove attualmente sono rari (1-10%) tranne che in alcune zone del Caucaso, Corsica ed Sardegna (15-30%). Gli aplogruppi dominanti in Europa, oggi, appartegono ai superraggruppamenti I-J ed R . 
Ma a  proposito di Ötzi, dove si piazza? Il suo aplogruppo è del tipo G2 (4), precisamente del sottogruppo G2a2b che viene rappresentato da 131 sardi nello studio di Francalacci et al. (1, e tabella 1). La specifica variante polimorfica di Ötzi non è rappresentata nel campione preso in esame, ma si posiziona in modo ben delineato nell' albero filogenetico, evidenziando l' esistenza  di un antenato comune fra Ötzi  e gli attuali private clades sardo-corsi del tipo G2a2b. Del resto, che l' intero genoma della mummia del Similaun avesse come parenti più vicini quello dei Sardi e Corsi moderni, lo avevamo già appreso (4). 

Figura 2. Albero filogenetico  per il DNA di “Ötzi” (3300-3100 a.C.) (uno zooming dell' albero completo, che potete osservare in questo sito) (1). Le linee tratteggiate indicano la ramificazione in punti dove la lunghezza dei rami stessi non viene supportata da osservazioni sperimentali sul campione antico.  1) SNPs ancestrali a tutti i sottogruppi osservati;  1-2) 
SNPs il cui stato ancestrale in Ötzi è sconosciuto; 2) SNPs non condivisi da Ötzi; 3) SNPs condivisi dai campioni sardo-corsi;  Sardo-Corsican samples; 4) inizio degli SNPs per ora unicamente sardi (private); 5) Private  SNPs di Ötzi (1, supplementary material).

Conclusioni
Oltre alla nuova datazione del nostro bis-bis-bis....papà, i dati hanno anche implicazioni per le antiche vicende sarde. Nel cromosoma Y dei sardi attuali, sono presenti tutti i più comuni aplogruppi europei, tranne quello N del nord degli Urali. Il grado di intervariabilità è alto, così come la percentuale di campioni che segregano in private clades dell'isola (ca. il 71%). Sono presenti, in percentuali non trascurabili,  sotto-aplogruppi rari nel resto d'Europacome l' R2a1 ed alcuni del gruppo F e G. Secondo gli autori i dati suggeriscono uno scenario piuttosto intricato per la storia relativamente recente della Sardegna. Nello specifico, la notevole "privatizzazione" in rami specifici sardi degli aplogruppi E, R, e G, è consistente con una ulteriore espansione demografica (oltre quella del neolitico antico, fig. 1b, marcata dalla privatizzazione del ramo I2a1a), durante il tardo neolitico (4000-3500 a.C.). Altre variazioni giunsero probabilmente con l' arrivo di gruppi umani recanti sottogruppi del tipo I (diverse da I2a1), J e T. I dati genetici concordano con i dati archeologici indicanti che la Sardegna raggiunse un notevole livello abitativo in tempi preistorici. 
Ricordiamo che l' aplogruppo I2a1 del cromosoma Y è  identificato dalla mutazione M26, caratteristica della Sardegna (dal 34%-51%, secondo le zone), ma assente/a bassa frequenza nel resto d’Italia, così come nell' isolato genetico di Carloforte (2%) (5)

Considerazioni finali
Si attendono ovviamente, risultati di archeogenetica sul cromosoma Y da inserire nel quadro e, possibilmente, nell' albero filogenetico. Per ora gli studi su resti umani recuperati dagli archeologi  si sono focalizzati sul DNA mitocondriale e su un numero di campioni limitato

Come ha fatto notare Rebecca Cann commentando gli articoli (1) e (2), vi sono reticenze e perplessità, per così dire sociali, riguardo questo tipo di studi:  "For most biologists, the analysis of  SNPs simply provides evidence of population subdivision in the branching patterns  of our long-dead ancestors, and this can  offer an overwhelming sense of our geographical roots that some will find appealing. However, for social scientists pondering  the social consequences of such disclosures surrounding biological diversity in humans,  there can be instant recoil at past misguided  efforts to use genetics to justify racism".(6) Queste motivazioni (o meglio in molti casi, pseudomotivazioni), purtroppo, inducono anche a presentare questo tipo di studi, da parte dei media  o peggio dai soliti divulgatori, in modo parziale e in gran parte con titoli fuorvianti ed eclatanti. Viceversa, alcuni tendono ad sovraintepretare i risultati di tali indagini in modo favorevole a qualche teoria, dando a questi studi una sorta di potere soprannaturale sull' interpretazione della storia. In altre parole questi studi bisogna prendersi la briga di leggerli, con santa pazienza, per capirne la portata e potenzialità. 

In una bella intervista  sul numero estivo 2013 di Focus Storia Collection, il bravissimo Paolo Francalacci  risponde ad alcune domande e, tra le altre cose, spiega: "La genetica è più democratica della storia, perchè ci fa vedere gli spostamenti delle masse, non dei singoli re e dei loro eserciti. Gli uomini hanno tutti una origine comune: una piccola tribù africana di circa 150000-200000 anni fa. [..] 27000 anni prima prima di Cristo la base genetica dell' Italia moderna ha iniziato a definirsi: gruppi di uomini provenienti dal Medioriente e dall' Europa (prima dal nord, più tardi da occidente) cominciarono a susseguirsi sul territorio italiano fino al XII secolo a.C. [..] La cosa più sorprendente è che il paesaggio genetico italiano è rimasto fermo a età preromana[..] Gli antichi romani, che tanta importanza hanno avuto da un punto di vista culturale e politico non hanno influito molto sui geni degli italiani: erano infatti sì una élite dominante, ma costituivano un gruppo troppo piccolo per lasciare una eredità genetica".
Questo concetto è, a mio avviso, anche esso molto importante negli studi stessi di genetica evolutiva e nella loro correlazione a dati di archeologia e di storia-spesso dominati proprio dai lasciti delle élites. 

(1) Paolo Francalacci et al., Low-Pass DNA Sequencing of 1200 Sardinians Reconstructs European Y-Chromosome Phylogeny, Science, 2013, 341, 565-569 , with free access supplementary material 
(2) G. David Poznik, Brenna M. Henn, Muh-Ching Yee, Elzbieta Sliwerska, Ghia M. Euskirchen, Alice A. Lin, Michael Snyder, Lluis Quintana-Murci, Jeffrey M. Kidd, Peter A. Underhill, and Carlos D. Bustamante, Sequencing Y Chromosomes Resolves Discrepancy in Time to Common Ancestor of Males Versus Females, Science  2013: 341 (6145), 562-565
(4)  Keller, A. et al. (2012). "New insights into the Tyrolean Iceman's origin and phenotype as inferred by whole-genome sequencing". Nature Commun. 3 (2): 698
(5) Calò, C.M., Corrias, L., Bachis, V., Vona, G., Brandas, A., Scudiero, C.M., Di Fede, C., Mameli, A., Robledo, R., 2013. Analisi di due isolati della Sardegna (Italia) attraverso lo studio dei polimorfismi del cromosoma Y. Antropo, 29, 1-7. 
(6) Rebecca L. Cann, Y Weigh In Again on Modern Humans, Science 341, 465 (2013);

Definizioni
Aplotipo: combinazione di varianti alleliche lungo un cromosoma o segmento cromosomico contenente geni strettamente associati tra di loro, che in genere vengono ereditati in blocco
Aplogruppo:  un insieme di aplotipi differenti,  originati dallo stesso aplotipo ancestrale. Gli   aplotipi di un aplogruppo presentano polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) in forma ancestrale, più ulteriori polimorfismi che li rendono specifici e differenti tra di loro.
MSY: porzione maschio-specifica del cromosoma determinante il sesso maschile Y. Contiene 78 geni sugli 86 totali del cromosoma (il cromosoma X ne contiene circa 1500). In ogni cellula del corpo (diploide) i maschi recano una coppia XY, le femmine una coppia XX. Gli spermatozoi, le cellule sessuali maschili (che contengono uno solo dei due cromosomi, sono quindi aploidi),  recano per il 50% il cromosoma Y e per il 50% quello X. Le cellule sessuali femminili (cellule uovo), recano ciascuna un cromosoma X. L' unione delle cellule sessuali ripristina un corredo cromosomico diploide e la progenie sarà quindi maschio (XY) o femmina (XX). I maschi ereditano quindi il cromosoma Y per via patrilineare. Maschi e femmine ereditano invece il DNA mitocondriale dalle cellule uovo della madre, essendo il mitocondrio un organello cellulare con DNA proprio, distinto dal nucleo, che contiene invece cromosomi. Durante la riproduzione, gli spermatozoi forniscono alla cellula uovo solo il nucleo e nessun altro organello cellulare. Il sistema XY per la determinazione sessuale si è evoluto circa 166 milioni di anni fa. In molti vertebrati eterotermi il sesso non viene determinato geneticamente, ma da condizioni ambientali (ad esempio negli alligatori). 

Appendice.
Mappe distributive, in area mediterranea  di  aplogruppi di cui si è parlato nel post, da questo sito




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