Come movimenti indipendentisti sardi, pensiamo che si abbisogni di chiarezza al nostro interno in quanto al concepire la nazione, il nazionalismo ecc. e come relazionarci per giungere a buon fine; poiché ci pare di vedere, che a volte sfumature e incomprensioni sul significato delle tesi e delle azioni atte, siano determinate da interpretazioni discutibili sull'essere nazione, e comunità.
Perciò bando alle ideologie , che aggiungono a quanto pare il di più e non convengono sul suo significato intrinseco e puro della semantica nazionale, proponiamo l'articolo di Gianni, perché sia materiale di dibattito e confronto costruttivo tra tutti i movimenti, tante sono le domande che ci possono venire a mente e per esempio ci chiediamo: quale sia la giusta misura attorno alla nostra rivendicazione indipendentista, quali valori essa esprime e che società si ha intenzione costruire; ma prima dobbiamo lottare contro la bestia immonda della globalizzazione e l'impero del male liberista.
Partiamo dalla realtà , dalla storia attuale, dagli eventi d'oggi che ci paiono e mostrano ci sommergono se 'osserviamo bene con il giusto distacco "i suoi saperi di sistema" e se siamo capaci possiamo insabbiare i suoi ingranaggi facendo bloccare la mortifera globalizzazione; l'analisi della fase politica mondiale e della globalizzazione ci fa scoprire l'importanza di mantenere vive le democrazie il potere del popolo che può avvenire solo attraverso la sovranità della "nazione", abbiamo dato pure noi di sa defenza un contributo mesi fa, chi non l'avesse letto lo rimandiamo al link per conoscenza, vi incoraggiamo a leggere l'articolo sottostante per trarne i vantaggi che esso ci dà aprendo schemi di ragionamenti magari lontani dal nostro modo di vedere ma sicuramente interessante per tutti coloro che volonterosamente vogliono dibatterne fra tutti.
Sa defenza
Sovranità nazionale : fare chiarezza per fare fronte comune.
GIANNI DESSÌ
Il recupero e la difesa della sovranità nazionale è oggi condizione necessaria, anche se non sufficiente, per l’affermarsi di un qualunque differente sistema domani. Un momento di lotta unitaria “transeunte”.
Uno stato di necessità, in grado di rimettere in condizione i popoli assoggettati di riappropriarsi delle proprie prerogative sovrane, per poi potersi anche solo confrontare su quale direzione dare al cambiamento.
E’ mera finzione, e grande inganno del sistema, continuare a confrontarsi sulla scelta del seminato, senza prendere pienamente coscienza di non essere più proprietari del terreno.
Chi non affronta e non persegue prioritariamente la riconquista della Sovranità, ci inganna e ci parla del niente.
Perché non disponiamo più di nessun mezzo per attuare politiche che non ci siano imposte da altri.
Anche questa è un'arma di distrazione di massa.
Discutere rimedi ai sintomi del male, dividendoci su questi in mille rivoli, senza mai affrontare la causa, ha la stessa valenza del curare il cancro con gli antidolorifici, lasciando che vada in metastasi ancor più velocemente.
L’élite dominante del finanz-capitalismo lo sa bene fin dall’inizio, mentre tra i popoli comincia pericolosamente (per loro), e faticosamente (per noi), a farsi strada la coscienza che solo da li si possa ripartire.
Ma cosa dobbiamo intendere per Sovranità Nazionale e su quale visione Sovranista costruire una solida alternativa?
Data la confusione imperante sui significati politici di sovranismo e nazionalismo - in parte voluta strategicamente dai media e in parte lascito velenoso di una certa cultura sinistroide post bellica - e le sterili polemiche sulla sua collocazione destrosinistra, è bene dare conto di ciò che vogliamo intendere con questo termine.
Fare chiarezza e sgombrare il campo da facili equivoci, come ben osserva De Benoist1 è sempre fondamentale, perché “o si concorda sul significato delle parole o non si discute più: è un dialogo tra sordi. (…) le parole sono anche armi. Anche l’improprietà semantica lo è. Mira innanzitutto a screditare o delegittimare. Usate sistematicamente come peggiorativi, certe parole diventano insulti.”
Riporterò una definizione semplice e immediata, senza invadere il campo della semantica e della filosofia.
Il Sovranismo “non è una teoria, bensì un’istanza di riconquista della sovranità da parte di stati e popoli”2 che per svariate ragioni storiche, politiche ed economiche (che indagheremo altrove), l’hanno persa o ceduta tramite artifici e raggiri, generando una situazione di assoluto deficit di rappresentanza e decisionalità su tutte le questioni che li riguardano.
Questa istanza, che può e dovrebbe essere comune a qualsivoglia collocazione politica, si contrappone direttamente alla visione mondialista ed all’azione globalizzatrice in atto, che tende progressivamente ad escludere ogni partecipazione dei popoli alle decisioni che li riguardano, dissolvendo le istituzioni intorno alle quali questi si sono fin’ora organizzati e che sono meglio in grado di tutelarne le prerogative e i diritti.
In particolar modo, la distruzione degli stati nazionali, costituisce il primo fondamentale obiettivo per l’attuazione di questo criminale disegno.
“Distruggere le Nazioni per costruire il sogno malsano del villaggio globale, l’utopia di un mondo egualitario, ma badate bene un mondo dove ci sarebbero persone più uguali delle altre (...) dove ci sarebbe qualcuno che avrebbe il diritto di mantenere la propria integrità, nel momento in cui invece altri sarebbero vivamente incoraggiati a perderla, senza differenze di sesso, nè di religione, né certamente di opinione, tutto sarebbe compreso e sottoposto alla legge sotto la minaccia di sanzioni penali (…) si tratta di sottomettersi al pensiero unico. Si vogliono distruggere le nostre tradizioni locali, culturali, culinarie, il nostro modo di vivere, al fine di renderci identici in ogni punto del globo e soddisfarci con degli standard di consumo forniti dal nuovo ordine mondiale.”3
Alcune istituzioni sovranazionali, come l’attuale Unione Europea, organizzazioni economiche come la World Trade Organizzation (WTO), organizzazioni finanziarie come Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale, la Bank for International Settlements (BIS), ne sono i principali strumenti. Mentre il suo braccio armato, politico e geopolitico, è costituito dalla potenza imperiale USA e dalle organizzazioni militari da esso direttamente controllate o assoggettate, come la NATO.
Qualcuno, come Fréderic Lordon ha cercato di distinguere “ciò che chiama un “sovranismo di destra” da un “sovranismo di sinistra”, contrapponendo i concetti di “Nazione” e “Popolo”.
Una contrapposizione artificiosa, ben argomentata e smontata dallo stesso J. Sapir4, che conclude affermando che “c'è il sovranismo, condizione necessaria dell'esistenza di un pensiero democratico, e ci sono le ideologie che rifiutano la sovranità e quindi, alla fine, la democrazia".
Premesso che oggi non ha alcun senso (se non quello di celare l’entità univoca dominante) continuare a parlare ancora di destra e sinistra, né politica né concettuale, mi limito a sottolineare che nazione e popolo possano perfettamente, e naturalmente, coincidere costituendosi liberamente in Stato-Nazione - vista non come strumento capitalistico per nuovi sciovinismi5, ma piuttosto come “collettività ritenuta depositaria di valori tipici e consolidati del patrimonio culturale e spirituale di un popolo/etnìa, essendo tale patrimonio la risultante di uno specifico percorso storico - e organizzandosi in forme statuali, tali da rappresentare e tutelare gli interessi stessi del popolo .
Artificiosa, potrebbe essere anche la contrapposizione tra Nazionalismo - “quell'insieme di idee, dottrine e movimenti che sostengono l'importanza del concetto di identità nazionale e di Nazione” - e Internazionalismo - cioè fra (inter) nazioni distinte (nationes) - se inteso come esigenza di superamento del quadro nazionale, finalizzato ad agevolare la “solidarietà tra più nazioni per raggiungere scopi sociali, politici, economici”. In quest’ottica, secondo il mio punto di vista, corretta e scevra da ideologismi, la prima è addirittura “conditio sine qua non” per l’avverarsi della seconda.
Alla stessa maniera, la globalizzazione, basata su una visione “mercatista” e “americanocentrica”, ben si sposa con l’imperialismo, inteso come supremazia di uno Stato “tesa a creare una situazione di predominio, diretto o indiretto, su altre nazioni, mediante conquista militare, annessione territoriale, sfruttamento economico o egemonia politica”. Fin troppo facile, riconoscerne i caratteri tipici dell’attuale politica Statunitense.
Infatti, l’attuale impero americano “è ideocratico, nel senso che la sua pretesa di potere mondiale (Kratos) si fonda ideologicamente su una certa idea del mondo: un mondo senza confini (borders) chiusi, e un mondo in cui le cosiddette frontiere (frontiers) non sono limiti alla propria espansione, ma solo linee simboliche di oltrepassamento consentito, in nome, ovviamente dei propri valori nazionali eretti a valori universali da esportare”.6
All’interno di questo quadro, è sempre necessario discernere attentamente, secondo una severa concezione schmittiana di “amico” e “nemico”7, tra le diverse concezioni di nazionalismo, senza mai mettere sullo stesso piano il nazionalismo dei popoli oppressi e quello dei popoli oppressori, così come quello in favore dei primi da quello a servizio dei secondi.
Se il quadro in cui ci si può riconoscere è questo, si deve necessariamente agire, con forza e presto, mettendo da parte nocivi leaderismi e secondarie divisioni, sui tre principali terreni di lotta, che vanno interpretati come inseparabili parti di un tutto.
In primis, il recupero della sovranità popolare in Patria, riportando il “potere al popolo”.
I partiti avvicendatisi alla guida del paese hanno dimostrato la loro supina accettazione di questo sistema, partecipando alla sua gestione, ci hanno fatto perdere la sovranità nazionale e popolare; hanno saccheggiato le casse pubbliche selezionando una feroce cleptocrazia; hanno stretto rapporti economici ed elettorali con la malavita organizzata; con la falsa ideologia del “libero mercato” hanno consegnato al potere finanziario la struttura produttiva, l'informazione, l'istruzione, il territorio, l'ambiente, la salute ed i servizi.
Le istituzioni che avrebbero dovuto essere i templi della democrazia (potere del popolo), sono state trasformate in mercato di favori, spartizione e saccheggio delle residue risorse pubbliche8.
Il recupero immediato e con ogni mezzo della Sovranità della Nazione in tutti i suoi aspetti (politico, economico, finanziario), sia dal giogo dell’Unione Europea - di questa Unione Europea, non “tout court” dell’Idea di Europa dei popoli, unita e indipendente - che da quello del vero padrone USA.
La nostra politica estera e le nostre forze armate sono dirette dagli Stati Uniti d'America, che occupano l'Italia, e l’Europa, con le loro basi militari e gestiscono la NATO9.
Sostenere senza riserve la lotta sovranista e identitaria in tutto il globo, perché la battaglia è globale e si può vincere solo “agendo locale e pensando globale”.
È imperativo sostenere senza esitazione le nazioni che si oppongono al dilagare dell’impero ed ai suoi disegni di egemonia mondiale; le nazioni occupate, destabilizzate, scaraventate in sanguinose lotte intestine per conto terzi; i movimenti di resistenza e di lotta, in Europa e nel mondo.
Su questo, si può e si deve cercare l’unità d’azione. Coscienti, come non mai, che o si lotta insieme o si muore divisi. Citando il compianto C. Preve, non v’è dubbio che il “movimento anti globalizzazione” (inteso come generico contenitore di elementi coscienti che vi si oppongono) sia attualmente solo “un’alleanza” (ancora solo potenziale) “quasi sempre instabile tra chi difende la comunità, chi difende lo stato nazionale – inteso come somma di sovranità monetaria e di sistemi di welfare – e infine chi difende gli interessi del demos inteso come aggregato degli economicamente svantaggiati. Queste tre componenti parlano tre lingue diverse, mentre il partito unico della globalizzazione ne parla una sola: l’inglese operazionale dei mercati finanziari. C’è dunque bisogno di un “servizio di interpretariato”, per far parlare e decidere insieme queste tre componenti distinte.”
Senza tornarne pienamente proprietari della nostra Sovranita' di Nazione, al netto di cessioni e usucapioni compiutesi nel tempo, nessuna azione in nessun altro campo, sarà mai veramente possibile. Questa è la madre di tutte le battaglie.
NOTE
1Alain de Benoist, in Boulevard Voltaire – la libertè guide nos pas, http://www.bvoltaire.fr/
2S. D’Andrea, sovranismo, in www.appelloalpopolo.it del 15/10/2013
3 Jean-Marie Le Pen, discorso sul mondialismo, Arras 2009 su www.youtube.com/watch?v=gYX3l_Z62tw
4 Jacques Sapir, À propos d’un article de Frédéric Lordon, et en attendant le 14 juillet, inhttp://russeurope.hypotheses.org/1441#footnote_1_1441
5 sciovinismo s. m. [dal fr. chauvinisme, dal nome di Nicolas Chauvin, soldato francese dell’impero napoleonico il cui nome fu utilizzato in vaudevilles e commedie per rappresentare il tipo del patriota fanatico]. – Nazionalismo esclusivo ed esaltato, che si esprime in un’aprioristica negazione dei valori e dei diritti degli altri popoli e nazioni: il proverbiale sc. dei francesi; per estens., campanilismo, spirito di parte gretto e intransigente.
6 Costanzo Preve, Il popolo al potere, Arianna Editrice
7 Schmitt “mette bene in chiaro che l’antica distinzione fra amico e nemico, basata sul concetto di concorrenza, è da considerarsi ormai del tutto superata. Amico e nemico sono ormai determinati, l’uno rispetto all’altro, dalla categoria di una radicale alterità, ossia di una impossibilità di comporre indefinitamente i contrasti sul piano concreto, esistenziale, e quindi dalla necessità di ricorrere al conflitto mediante una decisione”.
9 cit