venerdì 3 giugno 2016

Ucciso il Marito del Pubblico Ministero che indaga, sugli abusi sessuali su minori di, Bill Clinton.

Ucciso il Marito del Pubblico Ministero che indaga, sugli abusi sessuali su minori di, Bill Clinton. 

By: Sorcha Faal



Una scioccante nuova relazione del Foreign Intelligence Service ( SVR ) circola al Cremlino di oggi relativo al fatto che una squadra d'élite di assassini della Central Intelligence Agency ( CIA ) controllata dal Presidente Obama hanno sparato al marito di un procuratore degli Stati Uniti che si apprestava a indagare l'ex presidente William (Bill) Clinton per i  crimini relativi al suo abuso sessuale con una ragazza minorenne mantenuta come schiava per il sesso  dal suo amico miliardario Jeffery Epstein .

Secondo questo rapporto, SVR monitora regolarmente i luoghi e le attività di queste " squadre per colpire " della CIA  , e nel 2013 sono stati descritti dal giornalista che ha vinto il premio Pulitzer  per il New York Times, Mark Mazzetti (nel suo libro intitolato The Way of the Knife: La CIA, un esercito segreto, per una guerra ai confini del mondo ), come "esercito personale del presidente Obama " sono autorizzati al " assassinio senza restrizioni " .

Il 31 maggio, continua la relazione, SVR  nella sorveglianza " elettronica / telefonica / satellitare " che a una di queste "squadre" della CIA  è stato rilevato il loro movimento  e [ Cancellato местоположение ] nella regione di Atlanta , in Georgia, dove hanno " gestito / missione di lavoro " fino alle prime ore del mattino del 1 ° giugno per poi ripartire. [ Nota: Alcune parole che compaiono tra virgolette in questo rapporto sono approssimazioni in lingua inglese di parole russe / frasi che non hanno una esatta controparte.]

Nella " esatta / analoga vicinanza " del luogo questo " Squadra d'élite " della CIA   era all'opera, nota la relazione, e poco dopo la loro partenza dalla regione di Atlanta, gli agenti di polizia locale sono stati chiamati per aver scoperto il corpo di Shahriar Zolfaghari  marito del procuratore dello stato della Georgia, che indaga sul traffico di esseri umani, Camila Wright -e la polizia di Atlanta nella persona del Maggiore Adam Lee III ha riferito che era stato sparato con due colpi al petto da distanza ravvicinata , e ha detto: " è un mistero il motivo per cui lo abbiano colpito a morte ".



Shahriar Zolfaghari (a sinistra) con la moglie Camila Wright (a destra) E' il pubblico ministero che nello stato della Georgia indaga per traffico di esseri umani. 

Questo rapporto del SVR, tuttavia, afferma che la " presunta/ possibile " ragione dell'assassinio di Zolfaghari è un " messaggio di intimidazione " per la moglie Camila, per impedirle di indagare sull'ex presidente Clinton sui crimini sessuali contro bambini e per fermare la sua indagine sull'illegale traffico sessuale.

Per quanto riguarda il procedimento penale esatto del Procuratore Wright contro il presidente Clinton, spiega il rapporto, si tratta del " contraente / di un giro d'affari " con un numero di ragazze minorenni che vivono nella regione di Atlanta della società bene di New York e British,  Ghislaine Maxwell , Sarah Kellen e Nada Marcinkova -Tutte e tre le quali sono state incaricate dal pedofilo miliardario, già condannato,  Jeffery Epstein di procurarsi schiave del sesso minorenni per il suo complesso nella isola caraibica privata conosciuta come " Pedophile Island ", che approvvigiona i ricchi e famosi, del mondo tra cui il presidente Clinton e il principe Andrea .



Ghislaine Maxwell, che è stata etichettata come " Mamma protetrice di Epstein ", continua il rapporto, è stata la principale " dealmaker / contractor " di minorenni ad Atlanta, schiave del sesso femminili, preferite dal suo caro amico Presidente Clinton durante le sue visite a " Pedophile Island i cui rapporti del registro di volo scoperti di recente hanno dimostrato numerose visite, di cui molte senza la sua particolare scorta Servizio Segreto .



Ghislaine Maxwell è una buona amica del presidente Bill Clinton la si può vedere sulla destra al matrimonio la figlia il suo Chelsea nel luglio 2010


Se il Procuratore Wright cede all'intimidazione del " messaggio di morte " del regime Obama e lascia le sue accuse sui crimini sessuali in previste contro il presidente Clinton (e, per estensione, per molte altre élite americane che erano anche " asservite " da ragazze minorenni schiave del sesso di Epstein) la relazione non ci specula sopra -ma non può altro che notare,  in passato, in particolare quando, si tratta dei Clinton,  se non basta un omicidio, presto ne seguiranno molti altri.



2 giugno, 2016 © UE e USA Tutti i diritti riservati. Il permesso di utilizzare questo rapporto nella sua interezza è concesso a condizione sia citata la fonte originale WhatDoesItMean.Com. Contenuti freebase sotto licenza CC-BY e GFDL .

giovedì 2 giugno 2016

LE BANCHE ITALIANE ROVINATE MOSTRANO I PERICOLI CHE SI NASCONDONO DIETRO L’EURO

LE BANCHE ITALIANE ROVINATE MOSTRANO I PERICOLI CHE SI NASCONDONO DIETRO L’EURO

vocidallestero 




In un bell’articolo sul Telegraph, Hallagan sottolinea il legame tra le miserie economiche italiane e l’appartenenza all’euro. Non c’è dubbio che le attuali condizioni disastrose del nostro sistema bancario siano legate a doppio filo all’appartenenza all’UE e all’eurozona E la situazione è tale da rendere un’esplosione dell’eurozona probabile e dannosa per tutti i membri dell’UE. I cittadini britannici dovrebbero tenere conto di questi rischi quando decideranno se rimanere nell’Unione.


Di Liam Halligan,

La scorsa settimana ero a Milano per parlare di Brexit, quando si è saputo che la maggiore banca italiana aveva perso il suo CEO.

L’UniCredit è a un passo dalla crisi, le sue azioni sono crollate del 40% durante il 2016. L’intero sistema bancario italiano sembra estremamente fragile, infatti, con i valori delle azioni delle banche in calo in media di un terzo da inizio anno.

Abbiamo sentito nelle scorse settimane un sacco di discorsi terrorizzanti riguardo i “pericoli del Brexit” provenire dal Tesoro e dalla Banca d’Inghilterra, istituzioni vitali che, sfortunatamente, sembrano ormai interamente politicizzate. Ma sentiamo molto meno di frequente le istituzioni che parlano dei gravi rischi di rimanere all’interno dell’UE.

Naturalmente un grosso pericolo ben presente nelle coscienze del pubblico inglese è l’immigrazione, di ben 333.000 persone lo scorso anno, comprese un numero record pari a 184.000 dalla UE. Non sono contrario all’immigrazione – nemmeno per scherzo – ma penso sul serio che le grosse differenze salariali all’interno della UE, unite al movimento di massa generalizzato da Africa e Medio Oriente verso l’Europa, significa che la “libertà di movimento” non è solo da ingenui, ma sempre più pericolosa.

La migrazione all’interno della UE sta mettendo a dura prova il tessuto sociale, radicalizzando la politica europea a un ritmo allarmante. Chiunque non si accorga di questo e non pensi alle sue implicazioni, mostra un’incredibile mancanza di consapevolezza.

Assistiamo alla continua ascesa di partiti come i Social Democratici svedesi, i Veri Finlandesi, Alternativa per la Germania, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo in Italia, e ovviamente l’Ukip, che sono partiti relativamente moderati, tutti sostenitori di controlli all’immigrazione e tutti accumunati da un forte consenso del pubblico.

Se questi partiti non dovessero ottenere i loro obiettivi, allora organizzazioni più dure e radicali prenderanno il sopravvento, chiedendo misure più estreme e mostrando pochissima tolleranza.

Ecco una ragione per cui il Regno Unito deve lasciare la UE: per poter passare a un sistema di immigrazione controllata e selezionata – come in altra nazioni avanzate come gli USA e l’Australia – capace di preservare la nostra tradizione di accogliere i veri rifugiati.

Se la Gran Bretagna lo facesse, sospetto che ci sarebbe un’enorme pressione politica nel continente per modificare l’accordo di Schengen, che alcune nazioni hanno già sospeso. “Impossibile” sento dire ai sostenitori della UE. “I trattati lo impediscono”.

Be’, gli stessi trattati avrebbero dovuto imporre il Patto di Stabilità e Crescita – ve lo ricordat? – che doveva limitare i debiti pubblici europei al 60% del PIL. I trattati impediscono i “salvataggi”. I trattati insistono sul fatto che nessun paese potrà mai lasciare l’eurozona.

Tutte queste regole apparentemente non negoziabili, queste verità immutabili, si sono mostrate adattabili se non delle pure follie, passando dalla teoria alla pratica politica. La stessa cosa vale per Schengen, qualunque cosa dicano “i trattati”. In Francia, il movimento di estrema destra del Front National arriverà probabilmente al ballottaggio alle prossime elezioni presidenziali.

Abbiamo appena visto il partito della libertà anti immigrati arrivare a un pelo dall’aggiudicarsi la presidenza austriaca.. I ben pensanti e la classe politica possono ignorare questi sviluppi, dando degli “stupidi” agli elettori, ma questa si chiama democrazia.

Se le politiche non danno risposte, prendendosi cura di un crescente numero di persone poco pagate ed economicamente vulnerabili, la politica europea peggiorerà ancora di più.

Ma lasciamo perdere questo argomento. Perché il pericolo legato a Rimanere nell’UE che vogli sottolineare questa settimana riguarda l’Italia e, in particolare, le performance economiche del Paese all’interno della moneta unica e le possibilità di una crisi bancaria nella quarta maggior economia dell’eurozona.

Non parliamo di un “Progetto Paura”, ma di un “Progetto guarda ai fatti, anche se scomodi. L’economia italiana è andata malissimo nel periodo dell’euro, facendo meglio della sola Grecia. L’Italia è cresciuta a una media dello 0,2% all’anno dal lancio dell’euro nel 1999.

Costretta nella camicia di forza della monetona, ha perso il 30% in termini di competitività da costo del lavoro rispetto alla Germania, una perdita che sarebbe stata compensata in larga parte da un deprezzamento graduale della lira.

Il tasso di disoccupazione ufficiale in Italia è dell’11,4%, che sebbene alto (nel Regno Unito è del 5,1%) viene in genere ignorato e sottostimato. In Campania il valore è del 53%. In Calabria del 65%. La disoccupazione giovanile, che era la 23% nel primo decennio di euro, è ora a un livello da infarto del 37%

Questa è una delle ragioni per cui i sondaggi mostrano come circa il 50% degli italiani vogliono lasciare la UE, mentre molti partiti tradizionali discutono apertamente la prospettiva dell’abbandono dell’euro. La perdurante mancanza di crescita in Italia ha aggravato pesantemente la crisi debitoria, il debito pubblico vale ora 2.170 miliardi di euro, ossia il 134% del PIL.

L’unica ragione per cui i titoli di stato non hanno rendimenti altissimi è che la BCE sta pompando 80 miliardi di euro al mese di QE. Tuttavia il problema più immediato, che pone il vero pericolo reale di collasso del sistema, sono le banche italiane. La montagna pari a 80 miliardi di euro di crediti in sofferenza di Unicredit è solo una parte della montagna di 360 miliardi di crediti a sofferenza complessivi.

Le banche italiane hanno crediti deteriorati nei loro bilanci per un controvalore di circa il 18% di tutti i prestiti in scadenza, e questo numero è in crescita – mentre in Germania questo valore è del 3% e in Francia del 4%. Mentre le azioni delle banche sono scese in tutta la UE quest’anno, in Italia sono scese più di una volta e mezza rispetto alla media.

Tardivamente – molto tardivamente, e sotto un’immensa pressione diplomatica – l’Italia sta cercando di ripulire il proprio settore bancario. Non c’è molta fiducia a riguardo. Lo scorso anno, il salvataggio di 4 piccole banche è andato storto, e alcuni clienti hanno perso tutti i loro risparmi, scatenando suicidi e indignazione nazionale.

Mentre lo Stato rischia l’insolvenza, le banche stanno cercando di imporre uno schema guidato dal settore privato secondo il quale, anziché tagliare il valore nominale dei crediti deteriorati e imporre di conseguenza perdite ai detentori di azioni e obbligazioni, come dovrebbe accadere, le banche grandi in difficoltà si appoggiano alle piccole banche in difficoltà.

Si tratta essenzialmente di un tentativo di salvare la faccia che potrebbe facilmente andare storto – se non altro perché la perdurante assenza di crescita in Italia all’interno dell’eurozona causerà a far aumentare i crediti deteriorati e il debito pubblico in percentuale al PIL. Sono rimasto scioccato dalla mancanza di un serio dibattito economico nel corso della campagna per il referendum (sul Brexit NdVdE).

Per esempio, chiunque interviene nel dibattito dà per assodato che la sterlina “crollerà” se ci dovesse vincere il Brexit, dato che lo dice la Banca Centrale di Inghilterra. Davvero? Allora perché nelle scorse settimane, mentre i sondaggi dicevano che l’esito del referendum è oggi imprevedibile, la sterlina si è apprezzata significativamente rispetto all’euro, registrando il massimo degli ultimi 4 mesi?

Analogamente, parlando della moneta unica, ormai quasi tutti accettano quello che gente come me dice da 25 anni, ossia che essa potrà sopravvivere solo se si creasse una significativa mutualizzazione di una grossa parte del budget dei governi nonché un’unione bancaria. Ma niente di tutto ciò accadrà a breve.

Si tratta infatti di tabù politici, non di soluzioni politiche realizzabili. Quindi, prima che si realizzi questa enorme diluizione della sovranità nazionale – e io umilmente sostengo che non si realizzerà mai – uno o più paesi finiranno fuori dall’euro, provocando una confusione enorme, il cui conto da pagare dovrà essere saldato dalle economie più forti della UE.

La moneta unica è una polveriera pronta a esplodere. Rappresenta probabilmente il più grande rischio sistemico per i mercati finanziari globali. E, a prescindere da quale dovesse essere la miccia che la farà esplodere, che sia il collasso del sistema bancario italiano o i disordini continui in Grecia, il Regno Unito, in quanto membro della UE, verrà esposto alle relative conseguenze se l’euro dovesse implodere. Tenetelo in considerazione quando valutate l’opportunità di rimanere nella UE.

mercoledì 1 giugno 2016

Putin ordina il rilascio mondiale della maggior parte delle pericolose email

Putin ordina il rilascio mondiale della maggior parte delle pericolose  email  

By: Sorcha Faal


Un rapporto sbalorditivo pubblicato oggi dal Consiglio di Sicurezza ( SC ) circola al Cremlino e dice che poco più di 12 ore fa, il Presidente Putin ha ordinato il rilascio di una singola email di Hillary Clinton, che fa parte, delle decine di migliaia in possesso del Foreign intelligence Service ( SVR ).

Secondo questo rapporto, l'azione del Presidente Putin nell'ordinare il rilascio di questa e-mail è stata pensata per risolvere il contenzioso tra il direttore del Servizio di Sicurezza Federale ( FSB ) Alexander Bortnikov e presidente del Consiglio della Federazione ( COF ) Valentina Matviyenko sulla questione del rilascio ai media occidentali di queste e-mail segrete e classificate top secret ottenute dal SVR dai, computer del server (di posta elettronica) , non garantite come appartenenti alla ex Segretario di Stato americano, e attuale candidato presidenziale americano, Hillary Clinton.

A Seguito del nostro report del 6 Maggio , Cremlino: Scoppio d'ira Durante il rilascio delle email Top Secret di Hillary Clinton  , su questo conflitto interno in materia di e-mail di Hillary Clinton scoppiate nelle più alte sfere del governo Russo, i media degli Stati Uniti hanno sostanzialmente mantenuto il silenzio, con la eccezione del blog politico a larga diffusione Gatewaypundit.com che ha scritto su loro nel articolo REPORT: Messaggi di posta elettronica di Hillary Hackerati dalla Russia - il Cremlino decide di rilasciare 20.000 Messaggi di posta elettronica rubati e la Fox News Channel , una di quelle reti principali dello spettacolo, il File Kelly , ha discusso in abbondanza di questa crisi .


Anche se questo rapporto non ha specificamente indicato,  al quale il Presidente Putin ha ordinato, come la singola email rilasciata di Hillary Clinton, non sembra sia poi così difficile da capire come un'ora più tardi , l'organizzazione giornalistica internazionle Wikileaks , senza scopo di lucro ,  pubblica le informazioni segrete, le notizie classificate rilasciate ai media da fonti anonime, ha inviato un messaggio su Twitter contenente questa e-mail con il titolo È questa email, mostrata dalla FBI, una  stella contro Hillary Clinton ( "H")? ( vedi e-mail qui sotto)



Le gravi implicazioni per Hillary Clinton con riferimento a questa e-mail, dice la relazione , è che fornisce la prova conclusiva che ha personalmente ordinato fossero top secret, e altre  e-mail inviate al suo server privato del computer, classificate  per  essere poi rivelate, e dallo stesso non protette,  in violazione della legge degli Stati Uniti, contraddice quello che dice sul suo sito web nella campagna presidenziale: " Clinton ha usato solo il suo account per la posta elettronica non classificata. Nessuna informazione nelle e-mail di Clinton è stata segnalata come classificata al momento del invio o della ricezione . "

La relazione rileva inoltre che un'altra dichiarazione di Hillary Clinton, sul ​​suo sito web durante la campagna, afferma: " Era permesso? Sì. Le leggi, i regolamenti, e la politica del Dipartimento di Stato in essere durante il suo mandato ha permesso di utilizzare una e-mail non governativa per il suo lavoro ", allo stesso tempo e modo, sono stati esposti come essere falsi l'Ispettore Generale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti , la scorsa settimana , ha detto, con dettagli a cui non è stato dato il permesso, Jonathan Scott Gration, l'ex ambasciatore americano in Kenya, che avendo ignorato le istruzioni del luglio 2011 di non usare la posta elettronica commerciale per le imprese del governo, ed è stato costretto a dimettersi, a metà del 2012, quando l'allora Segretario di stato Clinton è stato avviata ad un'azione disciplinare , mentre allo stesso tempo, stava facendo esattamente la stessa cosa, ma ne manteneva il segreto.

Anche se questo rapporto non cita le leggi americane Hillary Clinton ha interrotto con le sue azioni, e molti siti di notizie dei media americani sono  tutti in accordo tra loro sul fatto che le serie leggi degli Stati Uniti violate sono: l'Executive Order 13526-Classified National Security Information e il 18 USC sec. 793 (f) -Gathering, nella trasmissione o perdita di informazioni della Difesa del Codice Federale che rendono illegale inviare o archiviare informazioni classificate sulla e-mail personale.

Il Presidente Putin ha ora ordinato il rilascio di queste email dannose, di Hillary Clinton, dimostrando una volta per tutte che, in effetti, che ha infranto le leggi americane, conclude la relazione, nel prossimo evento può accadere di vedere quanto il regime di Obama impone contro lei -e come avevamo precedentemente riportato il 13 Maggio nel report  intitolato Putin avverte comandanti militari: "Se si tratta di Hillary Clinton, è guerra" , questo è un problema che ha gravi implicazioni non solo per la corsa presidenziale degli Stati Uniti, ma per il mondo intero.



Giugno 1, 2016 © UE e USA Tutti i diritti riservati. Il permesso di utilizzare questo rapporto nella sua interezza è concesso a condizione sia citata la fonte originale a WhatDoesItMean.Com. Contenuti freebase sotto licenza CC-BY e GFDL .


martedì 31 maggio 2016

Nois no ischiamus, nosu no isciemus, no sapìami – NOI NON SAPEVAMO, di Bachisio Bandinu

Nois no ischiamus, nosu no isciemus, no sapìami – NOI NON SAPEVAMO, di Bachisio Bandinu

Fondazione Sardinia

de sa LIMBA – TURISMU – INDUSTRIA – BASIS MILITARIS – AMBIENTE. Lezidebos in s’urtimu liberu noi de Bachis Bandinu, ediz. Il Maestrale, Nu, 2016.

Paret una malasorte nostra cussa de nos abbitzare a pustis de tottu su chi nos sutzedit, pro carculare solu sos ùrtimos sessant’annos de s’istòria sarda.

Su tempus nos rughet a supra e non semus capatzes de , ortare a cumbènia nostra sas occasiones de importu. Proitte non semus mai prontos a isfruttare sas possibi­litates a profettu nostru?

Nos est semper mancata sa virtute de ischire pesare sos fattos e de nde iscuntrobbare sos effettos e sos resurtatos.

Zente anzena at ischitu carculare su tempus justu pro si facher mere de sos benes nostros a benefitziu pròpriu.

A dolu mannu nostru, cando deviamus rispondere a sas dimandas chi nos poniat su tempus, in s’ora nois no ischiamus.

Com ente si fachet e tènnere a notu sas cosas chi nos pertocan pro avvalorare sos benes nostros in manera chi torren a profettu de sa economia e de sa cultura sarda?

S’isfida manna pro sa Sardigna, oje, est sa connoschen­tzia e s’intelligentzia de sos sèperos, sa capatzitate de iscun­trobbare sas cumbènias de su locu e de su tempus nostru a cuffrontu de su gheretzu de su mundu.

“Investire in cultura” est unu modu de nàrrere in bue­ca de donzi pulìticu, com ente chi sian paràulas de vantu chi pacu costan, chene carculare chi pro “investire in cultura” bi cheret istudiu, programmas, impreu de ‘inari e de intelligentzia.

A produire cultura est una pràtica de manos e de mente chi rechedit appentu e travagliu, cun su còmpitu de istrui­re sa zente e de inventare fainas novas.‘

” E duncas bisonzat de mezorare su gradu de imparu de s iscola e de sa formatzione professionale: sa natzione sar­da devet andare a iscola, pro poter fàchere iscola. …
Il ritardo è il carattere distintivo della nostra storia, per limitarci soltanto agli ultimi sessant’anni. Sempre in ritar­do rispetto alle urgenze del tempo e alle nostre necessità. 
Perché sempre impreparati a cogliere le opportunità e sfruttarle a nostro vantaggio? 
È mancato un sapere dell’ accadere delle cose e dei loro effetti. Altri hanno saputo giocare d’anticipo e sfruttare le nostre risorse a loro profitto. 
Pesa una dolorosa constatazione: davanti agli eventi decisivi, noi sardi non sapevamo. 
Non sapevamo che nel turismo il vero capitale non è tanto l’investimento finanziario quanto la qualità del bene ambientale.
Noi non sapevamo quale lascito di inquinamento, ma­lattie e disoccupazione avrebbe portato l’industrializza­zione petrolchimica,
Noi non sapevamo quali danni terribili per la salute e per l’ambiente avrebbero portato le basi militari. 
Oggi, c’è un sapere capace di realizzare un modello di sviluppo da orientare continuamente a seconda delle esi­genze di un tempo in continua trasformazione? 
Come si costruisce un sapere per valorizzare le nostre risorse materiali e umane e fare investimenti economici e culturali a nostro vantaggio?
La sfida decisiva per la Sardegna oggi è la conoscenza, l’intelligenza delle scelte, la capacità di leggere la cifra del proprio tempo nel confronto con la globalità.
“Investire in cultura” è diventato un detto abusato, persino gratificante, quasi fosse una affermazione libera­toria, senza valutarne il peso gravoso di progettualità, di programmazione, d’investimento finanziario e umano. 
La cultura è produzione materiale e produzione di sen­so. Formazione e innovazione. 
È fondamentale innalzare i livelli dell’apprendimento­ insegnamento scolastico e della formazione professionale: è tutta la società sarda che deve” andare a scuola” per po­ter fare scuola.
A sa bandha de su 1960 nois no l’ischiaimus chi s’indu­stria petrolchimica nos batiat disocupatzione, derruimen­tu de su logu e maladias.

Amus crétidu chi nos daiat deretu postos de traballu e istipéndhios, chi nos faghiat istare menzus, in sa bundhàn­tzia.

Amus crétidu chi fit bénnidu su tempus de sa moderni­dade. De custa zenia de modernidade semus paghendhe e amus a sighire a pagare sos gastos e guastos orrorosos.
Noi non sapevamo, negli anni ’60-’70, che l’industria petrolchimica avrebbe portato disoccupazione, inquina­mento e malattie. 
Abbiamo creduto nell’immediato vantaggio dell’occupazione, degli stipendi e dell’aumento dei consumi. 
Abbiamo creduto che era giunta la modernità: di que­sto tipo di modernità paghiamo e pagheremo ancora i teribili costi….

Nois no l’iscbiaimus ite fit s’industria petrolchimica, ne it’ efetu faghiat e cantu duraiat. Cun resone creiaimus chi s’industria abberiat a sa modemidade, comintzaiat su ca­minu de s’irvilupu e de sa créschida. 

Ma no s’industria pe­trolchimica chi in Itàlia no cheriant prus ca teniat unu beni­dore pagu seguru. Sa chimica de base no la cheriant prus ca incuinat e no teniat possibbilidade de durare tempus me­da. 

Nois no ischiaimus chi batiat un’incuinamentu grave, unu veru e prépriu disastru ecolégicu, No li amus dadu im­portu chi fit un’industria chi no batiat perun’àtera ativida­de e no faghiat nàschere àtera industria e mancu amus fatu contu de s’isàsinu de dinari chi bi cheriat pro fàghere unu solu postu de traballu. 

E su pagu chi ischiaimus teniat pagu pesu in su piatu nostru de sa bilància ca s’àteru fit prenu de illusiones, de promissas e de tot’àteras isperàntzias. Sa no­stra fit s’ abbaidada de chie bidet a unu prammu dae su bicu de su nasu e bidet su torracontighedhu de oe, su disizu de sa novidade, su muntone de sos finantziamentos.


Noi non sapevamo che cosa fosse davvero l’industria petrolchimica, i suoi effetti e il suo tempo di durata. A ra­gione credevamo che l’industria fosse l’apertura verso la modernità e avviasse il cammino dello sviluppo e della cre­scita.  
Ma non l’industria petrolchimica che nessuno in Ita­lia voleva per il suo futuro incerto. La chimica di base era rifiutata perché inquinante e senza grandi prospettive per i tempi medi e lunghi. 
Non sapevamo che avrebbe portato un inquinamento di estrema gravità, una vera e propria ca­tastrofe ecologica. Non abbiamo dato peso al fatto che si trattava di un’industria che non procurava indotto e che non sollecitava altre attività industriali e neppure abbiamo calcolato l’enorme spesa pro capite per ogni operaio as­sunto.  
Quelle poche cose che sapevamo non pesavano sul piatto della bilancia perché l’altro piatto delle illusioni, delle promesse e delle speranze era ben più pesante. Il no­stro era lo sguardo di chi ha un orizzonte corto e scorge il vantaggio immediato, l’effervescenza della novità, la con­sistenza dell’investimento.

Nois no l’ischiaimus chi s’industrializatzione fìt totu pro sos industriales italianos e internatzionales mannos. A contos fatos, nois no ischiaimus chi cussa rinascita fit co­mintzendhe a iscriere s’istéria de una morte: disocupat­zione, avelenamentu de sa terra, de s’ària e de s’abba, po­niat in perigulu mannu sa salude, fit una pérdida sighida de dinaris pro muntènnere biu unu moribbundhu, unu malàidu iscutinendhe e morindhe a biculu biculu.

S’isteria de sa SIR est unu romanzu chi podiat èssere ambientadu solu in Sardigna…..

De totu cust’ist6ria a nois at abbarradu petzi disocu­patzione, incuinamentu e maladias.

Ite motivos pro fàghere sa petrolchimica in Sardigna?

No b’aiat àteru? ….

Noi non sapevamo che l’industrializzazione era a van­taggio dei forti gruppi industriali italiani e internazionali. In definitiva non sapevamo che quella rinascita avrebbe iniziato a scrivere la storia di un’agonia: disoccupazione, avvelenamento della terra, dell’ aria e dell’ acqua, compro­missione della salute, emorragia finanziaria continua per tenere in vita un agonizzante, un malato terminale che mo­riva a brandelli. 
La storia della SIR è un romanzo che poteva essere am­bientato solo in Sardegna…. 
Che cosa è rimasto di questa incredibile storia: disoccupazione, inquinamento, malattie. 
Quali i motivi di una scelta petrolchimica? Non c’era un’ alternativa? ….



In sa discussione a propositu de ite irvilupu seberare, Giulio Sapelli naraiat chi «menzus de donzi zenia de iscérriu tra sa pessone e sa zente sua e donzi assistentzialismu chi 1′avilit» si podiat chircare una créschita fundhada in sa valorizatzione de sos benes locales, sas risorsas de su logu, una créscida chi naschiat inoghe, ma no isolada, umana e animosa, e no una modernizatzione chi distruet sa comu­nidade”.

No b’ aiat peruna identidade tra s’economia chi nos ant barriadu e sos Sardos. Amus tentu politicos chi no ant ischi­du ghiare e detzidere s’irvilupu, fossis ca s’irvilupu no fit in podere de sa autonomia speciale chi antzis lu detzidiant cudhos chi zughiant sas ‘craes’ de sa mundhializatzione de s’ecoonomia.

Como est in debbadas a chircare de cumprèndhere cale trasformatzione deabberu produtiva si podiat fàghere cun s’investimentu de sos chimbighentos milliardos de su pri­mu Piano di rinascita. Nos podimus, menzus, dimandhare ite connoschéntzia depimus tènnere, cale est s’identidade nostra pro pessare a una créschida de sa Sardigna in d-unu mundhu fatu a bidha e un’ economia mundhializada.

Oe donzi atividade est industria, investimentu intelle­tuale e finantziàriu chi rechedit isnidiu e unu ischire sem­pre prus cumpridu. Sa chistione est sempre culturale e s’i­scommissa est cosa de imbentare.

Nel dibattito sulle scelte di sviluppo, Sandro Ruju scri­ve: «Ragionando di recente sulle alternative possibili circa lo sviluppo della Sardegna nel secondo dopoguerra, Giu­lio Sapelli ha sostenuto che, “al di là di ogni forma di dis­gregante rottura tra l’uomo e la sua comunità e di ogni umiliante assistenzialismo” sarebbe stato possibile seguire una linea di crescita incentrata sulla valorizzazione delle risorse locali: 
“Perché – si è chiesto – questa linea di ‘cre­scita autoctona’ (ma non isolata) così ragionevole, così possibile, così ‘umana’ ed entusiasmante non si realizzò? Perché al posto della rottura morbida vi fu la modernizza­zione disgregante? “ 
Nessuna identità tra scelte economiche e tessuto socia­le. Così non si è formata una cultura dello sviluppo, non si è elaborata una coscienza identitaria della classe impren­ditoriale sarda, non è stata sollecitata una crescita auto propulsiva. 
Oggi, inutilmente potremmo chiederci quale trasfor­mazione veramente produttiva avrebbe potuto realizzare l’investimento di cinquecento miliardi su risorse sarde a partire dal 1960. Potremmo però chiederci quali strumenti di sapere e quale coscienza identitaria dobbiamo elabora­re per prospettare una crescita della Sardegna alla luce di conoscenze adeguate alle esigenze dello sviluppo globale. 
Oggi, qualunque attività è industria, cioè investimento in­tellettivo e finanziario che presuppone ricerca e saperi sempre aggiornati.
La questione è sempre culturale. La scommessa ha a che fare con la conoscenza delle cose occorrenti, con la ri­cerca e lo studio. Ha a che fare con l’invenzione.

THE GUARDIAN: IL TTIP E GLI ALTRI TRATTATI PER IL “LIBERO COMMERCIO” (GIÀ FIRMATI)

THE GUARDIAN: IL TTIP E GLI ALTRI TRATTATI PER IL “LIBERO COMMERCIO” (GIÀ FIRMATI)

vocidallestero


Sul Guardian, Nick Dearden ci fa notare che, anche se il TTIP è certamente il più importante e più devastante dei nuovi trattati per il “libero commercio” che stanno investendo i paesi occidentali, non è l’unico. Altri, come il CETA o il NAFTA, sono già in fase avanzata o in vigore (per lo meno conosciamo i loro contenuti). È evidente che questi trattati esprimono tutti una stessa volontà: quella di ridurre gli Stati al livello delle aziende, per cancellare la sovranità democratica dei popoli e sostituirla con la sovranità del grande capitale (e in questo non c’è nulla di particolarmente nuovo).


di Nick Dearden, 30 maggio 2016

Mentre i potenti si riunivano in Giappone per il vertice del G7 la scorsa settimana, una serie di importanti trattati commerciali era sotto attacco da tutti i lati. Da Donald Trump a Jeremy Corbyn, inizia a esserci un’ammissione che il “commercio” è diventato poco più di un sinonimo per indicare la crescente presa del potere delle grandi aziende sulla società.

Il trattato USA-UE chiamato TTIP (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) è il più famoso di una serie di trattati commerciali cosiddetti “di nuova generazione”, e ha suscitato movimenti [di protesta]. Oltre 3 milioni di europei hanno firmato la più grande petizione in Europa per opporsi al TTIP, e 250.000 tedeschi sono scesi per le strade di Berlino, lo scorso autunno, per cercare di far annullare il trattato. I recenti sondaggi dicono che solo il 18 percento degli americani e il 17 percento dei tedeschi è a favore del TTIP, in discesa rispetto a due anni fa, quando a favore erano il 53 percento degli americani e il 55 percento dei tedeschi.

Ma il TTIP non è l’unico trattato. Esiste un suo “fratello minore”, un trattato tra Unione Europea e Canada, chiamato CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement). Il CETA è tanto pericoloso quanto il TTIP. Si tratta in realtà di un’avanguardia tra i trattati “stile TTIP”, ed è già stato firmato dalla Commissione Europea e dal governo canadese. Aspetta solo di essere ratificato entro i prossimi 12 mesi.

L’unica cosa positiva del CETA è che, essendo già stato firmato, lo possiamo vedere e leggere. Le sue 1500 pagine ci dimostrano che non è una minaccia solamente per i nostri standard alimentari, ma anche per la battaglia contro il cambiamento climatico, per la nostra possibilità di regolamentare le grandi banche e dunque di impedire future crisi finanziari, e per la possibilità di rinazionalizzare le industrie.

Come per il TTIP, anche il CETA prevede un nuovo sistema legale aperto solo alle aziende e agli investitori esteri. Se il governo britannico dovesse decidere, per esempio, di bandire certe sostanze chimiche, di migliorare gli standard sulla sicurezza alimentare o di imporre pacchetti senza pubblicità e marchi per le sigarette, un’azienda canadese può fare causa al governo britannico. E la ragione del contendere sarebbe semplicemente che a questa azienda viene impedito di fare profitti come avrebbe voluto. Il “processo” si terrebbe di fronte a un tribunale speciale, con la supervisione di avvocati di quell’azienda.

La Commissione Europea ha già apportato dei cambiamenti a questo sistema del “tribunale aziendale”, in un modo che dovrebbe renderlo più equo. I ricercatori però ritengono che queste modifiche non avrebbero comportato alcun cambiamento per le decine di casi giudiziari di questo tipo già portati avanti, di recente, contro gli Stati. Lo stesso Canada ha già combattuto e perso una serie di casi contro grandi aziende statunitensi all’interno del North American Free Trade Agreement (NAFTA) – casi che includevano la proibizione di certe sostanze chimiche cancerogene nella benzina, il reinvestimento nelle comunità locali o l’interruzione della devastazione ambientale nelle cave minerarie. Con il CETA, casi come questi sono in arrivo anche in Europa.

Lo scopo fondamentale del CETA è quello di ridurre la regolamentazione sulle aziende, con l’idea che questo renderebbe più facile le esportazioni. Ma farà più di questo. Attraverso la “cooperazione normativa” (che suona una cosa così bella), gli standard verranno ridotti in tutti gli ambiti sulla base del fatto che rappresentano “ostacoli al commercio”. Ciò potrebbe coinvolgere gli standard sulla sicurezza alimentare, sui diritti dei lavoratori e sulle regolamentazioni ambientali.

Considerate la regolamentazione finanziaria. La possibilità dei governi di controllare le banche e i mercati finanziari verrà ulteriormente ridotta. Il tentativo di limitare la crescita delle banche che sono “troppo grandi per fallire” potrebbe portare un governo davanti a un tribunale segreto.

L’assalto è appena iniziato. L’estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose è uno dei procedimenti che causa la maggiore distruzione ambientale al mondo, e molto di questo petrolio viene estratto nell’Alberta, in Canada. Attualmente si fa poco uso di petrolio da sabbie bituminose in UE, ma questa situazione è destinata a cambiare. Quando la UE propose dei nuovi regolamenti per fermare l’importazione di questo petrolio da sabbie bituminose, il Canada usò il CETA come merce di scambio per bloccare la proposta. Se il CETA viene ratificato, quei regolamenti saranno cancellati – e sarà un disastro per i cambiamenti climatici.

Infine, attraverso una cosa chiamata “clausola del lucchetto”, gli attuali livelli di privatizzazioni saranno bloccati [nel senso di garantiti] su tutti i servizi che non saranno esplicitamente esenti. Se il governo canadese o un governo dell’Unione Europea volesse riportare certi servizi sotto il controllo pubblico, dovrebbe dunque infrangere i termini dell’accordo.

Ma perché così poche persone hanno sentito parlare del CETA? In larga parte perché canadesi ed europei pensano di essere molto simili. Non temono che venga preso il controllo della propria economia nello stesso modo in cui lo temono quando firmano un accordo con gli Stati Uniti. Ma questo è un grosso errore, perché questi trattati commerciali non sono dei trattati che mettono i cittadini europei contro i cittadini americani o quelli canadesi. Questi trattati mettono invece le grandi aziende contro i cittandini.

Se volete una prova che questi attuali trattati commerciali non sono altro che una scusa delle grandi aziende per prendere il potere a nostro scapito, vi basti guardare il CETA. Non sorprende che siano in crescita le proteste pubbliche e che l’opposizione al TTIP stia diventando anche opposizione contro il trattato con il Canada.

Quando alla fine di giugno il CETA passerà al Consiglio Europeo (il Consiglio di tutti i governi dell’UE) per la ratifica,la Romania – che attualmente sta avendo una controversia col Canada per delle questioni legate ai visti – potrà minacciare il veto. Il parlamento vallone ha votato una mozione critica su questo accordo che potrebbe legare le mani al governo belga e costringerlo all’astensione. Il parlamento olandese ha anch’esso approvato una mozione che impedisce l’applicazione temporanea del trattato, in modo da impedire che venga implementato prima che il parlamento possa esprimere un voto su di esso.

David Cameron ha la posizione più aggressiva rispetto al CETA, ed è completamente a favore. Sta anche spingendo affinché entri in vigore da subito a titolo provvisorio nel Regno Unito. Di conseguenza, il CETA potrebbe già essere in vigore in Gran Bretagna all’inizio del prossimo anno, senza nemmeno la necessità di un voto del parlamento di Westminster. In realtà, anche se il parlamento britannico votasse contro il CETA, il sistema del tribunale aziendale sarebbe comunque in vigore per tre anni. I ribelli della Brexit non lo apprezzano molto.

I problemi del G7 mostrano che molti di noi hanno capito che i trattati commerciali hanno trasformato il mondo in un parco giochi per i super-ricchi, che sono parte delle enormi disuguaglianze economiche. Ma il G7 non può pensare ad altro che agli interessi delle élite dominanti del mondo. Dobbiamo essere noi come cittadini a rivendicare la democrazia, e i movimenti contro il TTIP e il CETA sono le attuali linee del fronte.


lunedì 30 maggio 2016

BENJAMIN FULFORD 30/05/16: La filiale di New York, della Mafia khazariana, ostacola la definitiva pace nel mondo

BENJAMIN FULFORD 30/05/16: La filiale di New York, della Mafia khazariana,  ostacola la definitiva pace nel mondo

30 maggio 2016



Quando un barone Jacob Nathaniel Rothschild, si nasconde nell'abitazione di Mark Rich sulla collina di Zugo, in Svizzera , identificato come capo della mafia Khazariana, Rothschild è pervenuto alla White Dragon Society  tramite un nipote per negoziare un accordo di pace che coinvolge lo scambio di oro per denaro e la creazione di una futura agenzia di pianificazione. Questo è ora in attesa perché la filiale di New York della mafia Khazariana, facente capo alla famiglia criminale Cohen, ha bloccato [il negoziato], dicono fonti della famiglia Rothschild.

La mafia Khazariana, messa alle strette dai piani del WDS, ha delle uscite disinformative presentando gli stessi piani per l'economia mondiale come socialisti o stalinisti. Essi sperano di utilizzare sia il vice presidente Joe Biden, il promettente democratico Bernie Sanders o candidato presidenziale repubblicano degli Stati Uniti Donald Trump, come persone che riformerà il sistema esistente sufficientemente affinché  possano evitare il riavvio del sistema tutti insieme, come propone la WDS. Ciò che queste persone hanno bisogno di capire è che il 2 Maggio 2016 STATI UNITI D'AMERICA CORPORATION è fallita quando la sua controllata Porto Rico è andata in default per un pagamento  di 422 milioni di dollari. Legalmente il governo societario degli Stati Uniti è ora sotto il controllo delle Nazioni Unite Corporation guidato dal barone Rothschild. Tuttavia, lo stato delle Nazioni Unite Corporation è dubbia, perché non hanno né l'oro né la morale per mantenere l'attuale sistema caotico e stanno distruggendo il pianeta che dicono di sorvegliare.

Rothschild e il controllo mafioso Khazariano è stato ridotto, in sostanza, al gruppo delle nazioni del G7 in fallimento. Date un'occhiata a questa foto scattata in occasione della riunione del G7 la scorsa settimana in Giappone.

http://www.zerohedge.com/news/2016-05-26/caption-contest-spot-odd-g-7-leader-out

Si noti che, mentre tutti gli altri leader salutano nella foto di gruppo il cancelliere tedesco Angela Merkel sta facendo il segno di Horus con le mani, utilizzando il bottone sulla sua giacca come un occhio. Dal momento che la Merkel è l'unico leader presente, che è della linea di sangue Saxe Gotha Rothschild che esegue il G7 e l'occhio di Horus rappresenta la leadership suprema, lei sta inviando il messaggio , che gli altri leader nella foto sono solo servi.

Ciò che è importante sapere è che il WDS ed i suoi alleati hanno identificato i nomi e le località di tutti i principali membri dirigenti di questa linea di sangue e hanno i mezzi e la tecnica necessaria per eliminarli da questo mondo. Ma, questa azione sarebbe l'ultima opzione che il WDS prenderebbe, e, solo nel caso che si renda necessario per prevenire il genocidio.

Il punto tuttavia è che le famiglie che attualmente controllano il G7 e la società delle Nazioni Unite non sono più nella posizione di imporre dictat al mondo. Il loro sistema finanziario, la fonte del loro potere, è ora basata quasi interamente sulla frode. I Rothschild una volta famosi bancarottieri della Banca d'Inghilterra, stampavano soldi di carta e chiedevano il pagamento in oro. Il WDS e i suoi alleati sono ora in grado di fare lo stesso per le famiglie della linea di sangue europee e statunitensi . I mercati di trading dell'oro di Londra e degli Stati Uniti, sono scambiati con 600 volte più dei titoli con l'oro di quello che in realtà hanno per sostenerlo. Quasi tutto il vero oro nel mondo è ora nelle mani degli alleati del WDS.


Ciò significa è il WDS non è in grado di offrire al commercio l'oro per tutti gli Euro e dollari in essere tracciabili per le attività commerciali legittime. Dopo, una doppia visualizzazione mese, i dollari ed euro non sarebbero più accettati per i pagamenti internazionali. In base a tale proposta i militari e le agenzie degli Stati Uniti continuerebbero ad essere finanziati con la nuova moneta. Questo eliminerebbe in sostanza, le vestigia finali del potere mafioso Khazariano.

In tal caso il WDS propone che tutte le attività commerciali legittime continuino come sempre. Il commercio illegale di droga e altre attività della zona grigia sarebbe dato lo status giuridico appropriato e trasferito nel nuovo sistema.
La futura agenzia di pianificazione proposta dal WDS inizierebbe con l'assunzione, dei progettisti iniziali per la creazione dell'agenzia, circa 7 a 9 persone. Ad esempio, potrebbero essere il Presidente cinese Xi Jinping o vicePresidente Li Keqiang in rappresentanza della Cina, Donald Trump o chiunque sia eletto come Presidente per rappresentare gli Stati Uniti, il Presidente russo Vladimir Putin o il ministro degli Esteri Sergei Lavrov per rappresentare l'Eurasia, il Primo Ministro Narendra Modi di rappresentare India, qualcuno per rappresentare il mondo islamico, forse presidente indonesiano Joko Widodo, qualcuno per rappresentare l'Africa, possibilmente José Eduardo Dos Santos dell'Angola e Angela Merkel della Germania o qualche sostituto adatto a rappresentare le vecchie famiglie della linea di sangue in Europa.
Questa lista è proprio quello che i giapponesi chiamano "tatakidai" o una proposta intesa a stimolare il dibattito su un particolare argomento.
I membri di questa agenzia continueranno nei loro posti di lavoro attuali e contribuiranno alla futura agenzia di pianificazione attraverso consultazioni part-time. Il principale lavoro iniziale dell'agenzia sarebbe quello di fermare la distruzione in corso del pianeta. Questo significa fermare la distruzione ambientale, porre fine alla povertà, ponendo fine alla guerra, eliminando le malattie e ripristinando in caso contrario il pianeta nella piena salute. Dopo questo, i cinesi potrebbero lavorare sui loro piani per un mondo ad alta tecnologia che copre le comunicazioni e la rete energetica. Gli americani potrebbero lavorare su  nella trasformazione del Complesso Militare Industriale   da spade in vomeri e concentrarsi sulla tecnologia del futuro ed per esplorare l'Universo, i russi e i Rothschild possono lavorare sull'integrazione economica e sociale russo / europeo. Gli africani sarebbero all'opera per la modernizzazione dell'Africa in sintonia con la cultura tradizionale e Modi potrebbe continuare il suo buon lavoro sul sub-continente indiano. Il rappresentante islamico dovrebbe lavorare per porre fine alla spaccatura sunniti / sciiti e portare piena pace e prosperità nel mondo islamico. Il complesso militare industriale degli Stati Uniti dovrebbe contribuire a porre fine alle difficoltà e all'allarmante guerra Khazariana nella regione.

La maggior parte dei progetti futuri dell'agenzia di pianificazione verrebbero messe in gare d'appalto e gestite dal settore privato, è per questo che non diventerà mai una pianificazione  monolite di tipo centralista  stalinista.

Quanto sopra è destinata ad essere un punto di partenza per un serio dibattito su come migliorare il funzionamento del pianeta. Come accennato in precedenza il sistema attuale, sotto la Corporation ONU gestito dai Rothschild, è in bancarotta e in gran parte disfunzionale. Vi è quindi un urgente bisogno di iniziare a lavorare per riavviare il sistema in un modo che sia più vantaggioso per gli esseri umani e le altre forme di vita su questo pianeta.

Il WDS ritiene che abbiamo bisogno di iniziare una campagna, simile in dimensioni e ambizioni come quella per una guerra mondiale, solo che questa volta il nemico sarà la povertà, la distruzione ambientale, le malattie e qualsiasi altra cosa che affligge questo bello ma fragile pianeta che tutti condividiamo. Un giubileo, o una scrittura per tempo per l'uscita dal debito e la ridistribuzione dei beni sarebbe un ottimo modo per iniziarci a una traccia di crescita esponenziale nel futuro.

Gli alleati asiatici hanno già offerto una prima tranche di 20.000 tonnellate di oro da vendere con uno sconto del 13% al fine di sostenere questi piani del WDS. Gli acquirenti di questo oro potrebbero quindi utilizzarlo per eseguire i loro progetti, mentre i venditori di oro potrebbe utilizzare il denaro che ricevono per fare lo stesso.  L'agenzia di pianificazione dovrebbe usare le sue azioni, secondo le migliori pratiche conosciute, per assumere alcune delle persone più intelligenti del pianeta per elaborare visioni del futuro che desiderano trasformare in realtà.

In ogni caso, le trattative sono in corso e quanto sopra rappresenta la posizione contrattuale iniziale del WDS e dei suoi alleati.

Se nessuna proposta viene presa in considerazione o ricevuta entro una settimana, il WDS e i suoi alleati potranno ufficialmente passare all'offensiva in maniera che saranno, "prevedibili entrambe [le opzioni considerate], peggio di quanto potrebbero immaginare. 

Per ora, l'attacco alla mafia Khazariana sta procedendo come segue, secondo l'agenzia del WDS e gli alleati del Pentagono. Le loro concessioni petrolifere in Medio Oriente sono "sotto assedio con assalti a ISIS a Mosul, Falluja e Raqqa," dicono le fonti. 
Sul confine di Israele la Russia ha armato le milizie Hezbollah fino ai denti ed hanno reso un carro armato israeliano, distrutto nella invasione del 1982 del Libano, come un avvertimento per gli Israeliani, dicono le fonti.

Sul fronte finanziario della BRI, la Banca Mondiale, il New York Stock Exchange e il Federal Reserve Board sono stati tutti attaccati, dicono fonti di agenzia. 

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, ora è libero dal controllo Khazariano, ed emette una nuova fattura da $ 20 che sarà sostenuta da oro asiatico e sarà una nuova moneta nazionale degli Stati Uniti, a seconda di come vanno le trattative finanziarie, dicono.

Alleati asiatici del WDS hanno attaccato il sistema SWIFT Khazariano per il controllo dei pagamenti internazionali in Bangladesh, Vietnam, Filippine, Ecuador e altrove. La nuova moneta internazionale per sostituire l'Euro e dollaro americano utilizzerà il sistema CIPS lo Swift non può trattare con lo Yuan cinese, continuano le fonti.

Al Presidente degli Stati Uniti Obama è stato ordinato, di incontrarsi con le vittime della bomba atomica di Hiroshima la settimana scorsa, e dichiarare un mondo senza armi nucleari in un criptico avvertimento Statunitense / Russo a Israele, che dovrà smantellare l'arsenale nucleare, affermano fonti del Pentagono.

A dispetto delle mosse per influenzare le prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti saranno tutte bloccate, dicono le fonti. Come risultato di questo, il candidato presidenziale Khazariano Hillary Clinton ha dato segni di instabilità mentale, da quando i pubblici ministeri si interessano a lei mentre si impone a Obama di interrompere il tentativo di proteggerla.

Per concludere, se i Rothschild e i loro compagni gangster khazariani n
on riescono a fare presto nel negoziare un accordo con il WDS, non avranno merce di scambio e saranno lasciati, costretti da se stessi a mendicare per le strade di New York e altrove, perché non avranno più possibilità di poter cambiare nulla ne a New York ne altrove, se fortunati. 

Un nipote di Jacob Rothschild dovrebbe contattare il WDS questa settimana, ci auguriamo, per il bene di quella famiglia allargata, che lo faccia. 

La pace mondiale è ora una reale possibilità.


Brevi riflessioni d’attualità sull’Occidente terminale

Brevi riflessioni d’attualità sull’Occidente terminale 

Luigi Copertino
maurizioblondet.it 





Brevi riflessioni d’attualità sull’Occidente terminale


Molti osservatori hanno evidenziato che, nella questione dei flussi migratori, dietro il buonismo occidentale si celano in realtà le pressioni delle varie Confindustrie e delle banche che nella marea di migranti diretti in Europa vedono un “provvidenziale esercito industriale di riserva” per mezzo del quale tenere ulteriormente bassi i salari europei e ricattare tanto gli autoctoni quanto i già integrati con la minaccia della sostituzione occupazionale con i nuovi arrivati. Dietro le ragioni umanitarie mostrate dall’Occidente vi sono, dunque, ben altre e utilitaristiche questioni.

L’Occidente è responsabile delle peggiori forme di colonialismo storico ma è anche il luogo di nascita ed esaltazione, spesso retorica, dell’umanitarismo. Il concetto di “altro da sé” nasce, insieme all’antropologia culturale, proprio in Occidente ma al tempo stesso questa apertura verso l’altro, e le sue ragioni, è sempre stata accompagnata da uno spirito faustiano, una übris prometeica, una volontà di potenza inusuali.

Questa contraddizione di fondo la ritroviamo anche oggi. Alla Misericordia Divina – che non è affatto una invenzione o una novità introdotta da Papa Bergoglio come i media spingono le masse a ritenere – l’Occidente post-anti-cristiano risponde con un ipocrita umanitarismo che maschera ben più concreti obiettivi di mercato. L’Unione Europea, ad esempio, dimostratasi feroce con i greci che pure sono europei a pieno titolo storico, appare invece “buona” con i migranti. In particolare con quelli siriani. E perché mai proprio i siriani e non anche i nigeriani? La Siria è ancora parzialmente agricola ma la sua agricoltura non è più quella arcaica bensì quella che usa le moderne tecnologie perché il regime “nazional-socialista” di Assad ha garantito la scolarizzazione e quindi la formazione di un ceto di tecnici molto preparati. L’accoglienza selettiva sostenuta dall’Unione Europea, o meglio dalla Germania, si spiega soprattutto tenendo conto di questi fatti.

Coloro che praticano con solerzia il disincanto verso il “complottismo antioccidentale” sono proprio coloro che, poi, si mostrano maggiormente disposti a bere, senza critiche, la bufala del buonismo occidentale. Per comprendere la selettività “antropologica” con la quale le nazioni nordeuropee guardano all’ondata migratoria – i muri servono anche a questo, a selezionare, sulla base della loro utilità per il capitale, chi può passare e chi no – basta chiedersi cosa succede in un mercato quando sopraggiunge un ingegnere straniero con ottime competenze tecniche ma disposto a lavorare per la metà di un suo collega indigeno.

Non si tratta affatto di rispolverare una categoria veteromarxista – quella, appunto, dell’”esercito industriale di riserva” – ma molto più semplicemente di aderire alla realtà delle cose dal momento che proprio la globalizzazione sta riportando alla luce tutta la protervia del capitale che le condizioni storiche nell’Occidente del XX secolo erano riuscite a calmierare imponendo ad esso regole e limiti territoriali. E’ irrealistico non riconoscere che a partire dalla caduta del muro di Berlino molte cose sono accadute e che si è registrato un forte arretramento delle conquiste sociali. Almeno per il momento, la vittoria sembra aver arriso al peggior capitalismo. «C’è stata una guerra di classe negli ultimi vent’anni e la mia classe ha vinto»: sono parole, che risalgono al novembre 2011, del finanziere e miliardario americano Warren Buffett.

La globalizzazione non è stata affatto una dinamica spontanea, come molti credono e tra costoro coloro che pensano così, ossia ricorrendo alla presunta spontaneità del dinamismo storico, come se la Provvidenza e la volontà dell’uomo nulla contassero, di disincantare il presunto “complottismo” dei critici del globalismo. Per realizzare la globalizzazione sono stati firmati precisi trattati, quindi in base ad una chiara volontà decisionale. Nulla, dunque, di effettivamente spontaneo, perché nella storia neanche il mercato, nella sua forma pura e “spontaneistica” alla quale credono i liberisti, è mai esistito. Affinché divenisse quel che è oggi, ossia il mercato moderno, è stato necessaria la compresenza di un altro soggetto, che non a caso nasce nel suo stesso contesto storico, ossia lo Stato il quale, con i suoi ordinamenti legislativi, ha sciolto gli antichi vincolismi comunitari. Chi ha voluto la globalizzazione ha usato lo stesso tipo di solvente culturale rivolgendolo, però, contro i nuovi vincolismi ossia quelli statuali e nazionali.

Sia chiaro: qui non si sta asserendo che la globalizzazione sarebbe stata dettagliatamente elaborata e pianificata, punto per punto, secondo un programma irresistibile, nelle segrete logge massoniche o nelle riservate adunanze della Trilaterale o del Bilderberg. La storia è imprevedibile per gli stessi grembiulini e per gli stessi tecnocrati e spesso i loro programmi hanno trovato impreviste difficoltà di realizzazione. Cosa che dimostra l’esistenza della Provvidenza e del libero arbitrio umano. Quel che nelle logge e nei circoli riservati viene distillato sono piuttosto i paradigmi culturali, gli etat d’ésprit, che poi i media si incaricano, per conformismo, di diffondere ampiamente nell’opinione pubblica – si sa che non c’è cosa di più prefabbricato che la mitica “opinione pubblica” – sostenuti da ingenti risorse finanziarie messe all’opera per lo scopo.

Non i complotti universali, dunque, ma la forza delle strategie culturali è determinante. Al crocevia tra il decennio ’70 ed il decennio ’80 del secolo scorso, ad esempio, c’è stata la cosiddetta svolta “montpelerina” che ha cambiato il mondo in senso neoliberista. La Mont Pélerin Society è un potente think tank neoliberale fondato da Friedrich August von Hayek nell’immediato dopoguerra, nel 1947, per unire le forze di tutti coloro che nella cultura, nella politica, nell’economia si opponevano al paradigma keynesiano, allora dominante, e per propagandare le virtù dell’”Open Society” (tra i 76 consiglieri di Ronald Reagan 22 erano membri di detta associazione, della quale sono o sono stati membri anche Ludwig von Mises, Milton Friedman, Luigi Einaudi, Sergio Ricossa, Antonio Martino ed altri noti nomi della cultura liberale).

Strategie culturali quindi, che certo possono anche diventare, sotto certi profili, “complotti” ma non nel senso becero – del tipo “rettiliano” – che ormai ha dilagato mediante la nuova comunicazione interattiva: esso stesso segno, questo tipo di “complottismo”, dell’ambiguità del globalismo e della sua capacità di creare deliranti stati d’animo anche ricorrendo alla medesima materia culturale o pseudo-culturale di cui si nutre tanto antiglobalismo da strapazzo. Se quel che contano sono dunque le strategie culturali, ad esse si risponde con strategie culturali di altro segno, non con i deliri del complottismo plebeo ed a buon mercato cui abboccano, credendo di essere originali, i più tra i lettori ed i frequentatori di tanti siti e circoli dalle strane ed ambigue origini e finalità.

La globalizzazione, che è soprattutto finanziaria, è d’altro canto una occidentalizzazione del mondo. Questo, però, non significa affatto il trionfo di quanto di buono l’Occidente ha dato al mondo ma lo spargimento globale dei liquami ideologici e decadenziali che esso ha partorito nel suo passaggio storico, che è stato innanzitutto trasformazione, anzi inversione e rovesciamento totale, dalla Cristianità medioevale al Mercato-Mondo. Parafrasando una ben più alta, immacolata ed autorevole Fonte, potremmo ben dire che, avendo gli uomini voltato le spalle a Dio, l’Occidente ha sparso i suoi errori per il mondo intero.

Da ultimo, per restare alla nostra cronaca quotidiana, questo spargimento di errori è avvenuto con le cosiddette “primavere arabe” veri e propri “inverni vicino-orientali”. I regimi nazionali arabi come quello di Assad o di Gheddafi usavano la loro forza ideologica per vincolare psicologicamente coloro che comunque ad essi dovevano un miglioramento delle proprie condizioni di vita rispetto alle generazioni precedenti e non lasciavano certo i propri cittadini liberi di andare dove volessero. Quei regime, come del resto il fascismo italiano, il peronismo argentino, il nasserismo egiziano, ma lo stesso putinismo russo, avevano mille difetti ed a nessuno, tanto meno all’autore di queste riflessioni, piace vivere nella mancanza, per dirne una, della libertà di espressione. Ma non per questo si può disconoscere la socialità di quei regimi, il loro sforzo di miglioramento delle condizioni delle proprie popolazioni. Disconoscere tale socialità, tale sforzo, sarebbe solo una faziosa falsità storica congiunta ad ipocrisia.

D’altro canto non è possibile constatare che l’Occidente usa dei suoi “valori” – la persona, la libertà, la democrazia – in modo strumentale tradendoli ogni giorno. Quando esso dimostrerà di essere conseguente con quei valori allora diventerà davvero difendibile. Ma fino a quando “umanitariamente” continuerà a praticare il più becero machiavellismo, la volontà di potenza per le sue strategie geopolitiche, bisogna usare verso di esso ogni possibile mezzo di disincanto, sottoporre la sua ideologia ufficiale alla più ferma e serrata critica, per mettere a nudo il re che è nudo. La retorica umanitaria dell’Occidente globalizzato, sotto questo profilo, è più insopportabile dell’autoritarismo di Assad. Quest’ultimo almeno non si fa scudo dei valori umani per poi bombardare popolazioni inermi. Se bombarda lo fa e basta, senza retoriche missionarie. L’Occidente è il sistema orwelliano della menzogna organizzata. Il più compiuto tra quelli che hanno finora calcato la scena storica. Esso pretende di “moralizzare” il conflitto in nome dei suoi valori umanitari trasformandolo, però, in una guerra totale contro il “Nemico Assoluto”, senza possibilità alcuna di tregua o di accordo diplomatico. Nemico Assoluto di volta in volta identificato con chiunque si opponga ai suoi interessi. Lo osservava, con l’acume che gli era proprio, Carl Schmitt ne “Il Nomos della terra”.

Essere liberali è cosa difficile che rasenta l’utopia. Anche l’autore di queste riflessioni si sente, intimamente, molto più “liberale” di tanti presunti liberali, nel senso etimologico della parola che significa “generosità”, “gratuità”, appunto “liberalità” e non in quello ideologico, mascherato di presunta tolleranza, che la parola ha assunto nell’Occidente post ed anti-cristiano. Ma, proprio in nome di questo suo etimologico “liberalismo”, egli sfida i liberali, i quali vogliono porre i principi di tolleranza e libertà alla base della civiltà, ad essere coerenti sul concreto terreno della storia – l’unico terreno che, come insegnava Benedetto Croce, essi, i liberali, nella dichiarata disconoscenza di qualsiasi dipendenza oltremondana (il “liberalismo religioso” è solo un flatus vocis del tutto inconsistente), hanno a loro disposizione – ed a realizzare, se ne sono capaci, una società tollerante e libera nell’esclusivo orizzonte storico-mondano. Se il liberalismo fallisce, ed ha già ampiamente fallito, in questa pretesa, siamo autorizzati a desumere che esso è soltanto una sceneggiata per giustificare la volontà di egemonia dell’Occidente post-anti-cristiano. Ed è per questo, oltre che per le giuste ragioni le quali consigliano sempre l’equilibrio nel giudizio storico, che diventa inevitabile, se si è onesti intellettualmente, ammettere che i “nemici” dell’Occidente, i quali non sono affatto stinchi di santo, almeno ci risparmiano l’ipocrisia umanitaria.

L’esodo biblico della migrazione in atto verso l’Europa è l’effetto, appunto, dell’intervento “umanitario” dell’Occidente che, per riorganizzare il Vicino Oriente e la sponda mediterranea dell’Africa secondo il disegno imperiale dei neocons americani – e non stiamo facendo complottismo perché quel disegno a suo tempo fu pubblicamente annunciato dai suoi estensori –, congiunto alle mire di grandezza di Sarkozy (ora Hollade) e di Cameron, ha provocato lo sfacelo al quale assistiamo aprendo la strada ai criminali dell’Isis. L’Occidente si sta dimostrando incapace persino di mantenere l’ordine nei territori conquistati o “liberati”. L’esportazione universale della democrazia era solo propaganda dal momento che la democrazia non è cosa che si adatta a tutte le culture ed in poco tempo.

Sul piano del diritto internazionale, Assad fino a prova contraria presiede il legittimo governo della Siria. Sicché ogni equiparazione tra il suo governo e le bande islamiste, foraggiate dall’Occidente per abbattere un regime sgradito ad Israele ed alleato della Russia putiniana, non ha alcun fondamento gius-internazionalistico. Si può fare questa equiparazione solo se si ritiene sussistente un diritto umanitario, in nome del quale intervenire all’interno della spazio di sovranità altrui. Questo diritto umanitario globale è esattamente quello mediante il quale l’Occidente si è globalizzato. Dietro le giustificazioni umanitarie, però, si nascondo sempre ferrei e disinibiti rapporti di forza che del romanticismo pacifista si fanno beffe.

Ecco perché la sconfitta di Assad non sarebbe la vittoria dell’Umanità ammesso e non concesso che questa deità laicista sia meritevole di devozione. Putin lo ha perfettamente capito. Per questo è intervenuto in Siria. A tutela senza dubbio anche degli interessi geopolitici russi ma soprattutto perché egli ha compreso che, per quanto la cosa possa sembrare paradossale a chi, inseguimento i suoi sogni costruttivistici di segno liberale, non tiene conto della realtà, le ragioni della civiltà, nella situazione siriana e vicino-orientale, sono dalla parte del socialismo nazionale di Assad e non da quelle del fondamentalismo fanatico, ed anti-islamico, di Al Baghdadi e del suo preteso califfato. A differenza di Putin, l’Occidente americanomorfo, in preda alle sue ossessioni e convulsioni da “strategia del caos” per timore del mondo non più unipolare ma multipolare che avanza, un mondo nel quale la Russia nazionale e cristiana attuale avrebbe il suo giusto riconoscimento di soggetto responsabile nella cooperazione globale tra i popoli, non riesce ha vedere chiaro quali sono il ruolo e la posizione dei contendenti nello scenario vicino-orientale.

La popolazione siriana, prima dell’intervento di Putin, è fuggita dalla terra natia. Per il media-sistem occidentale naturalmente si è trattato di fuga dal regime terroristico di Assad. L’avanzare dei tagliagole salafiti e l’arretrare dell’esercito nazionale, non più in grado di difenderli, per i nostri media non avrebbero alcun peso nella fuga dei siriani. Va comunque segnalato che tra coloro che hanno deciso di rimanere a combattere con l’esercito nazionale ci sono molti siriani cristiani, grati per la laicità del regime di Assad che li ha protetti dal fondamentalismo islamico. Sembra che li addestri, orrore orrore!, Hamas. L’Occidente ha sconvolto lo scenario internazionale ma per i media sembra esistere un solo criminale ossia Assad mentre i crimini occidentali passano in secondo piano. Il mondo unipolare che si tenta di costruire non può ammettere incertezze nella distribuzione delle colpe e delle responsabilità: tutti i buoni sono da una parte, quella occidentale, e tutti reprobi dall’altra parte.

Il sistema occidentale della menzogna organizzata si serve di una potente arma mediatica, l’antirazzismo. In particolare nella versione della lotta all’antisemitismo. Ogni volta che si intende inchiodare mediaticamente questo o quell’oppositore dell’Occidente entra in scena l’accusa di razzismo spesso con l’aggravante dell’antisemitismo. Ma anche questa è una pura costruzione ideologica. Infatti si può essere razzisti odiando, ad esempio, i negri ma non aver nulla contro gli ebrei. Il primo ministro ungherese Orban, ad esempio, una delle “bestie nere” dell’Unione Europea che a malapena lo sopporta, ha preso misure contro rom e sinti, non contro gli ebrei. Non a caso Jobbik, il partito neonazista ungherese, lo accusa di essere troppo “liberale”. Orban è soltanto un conservatore, un nazional-conservatore. In altre situazioni storiche, forse, avrebbe potuto essere un fiancheggiatore della marea nazista ma non un nazista.

Si può essere favorevoli, e l’autore di queste riflessioni lo è, alla sua politica di difesa della sovranità monetaria – ha tentato di abolire l’indipendenza della Banca Centrale ungherese – ritenendola una cosa buona e legittima di fronte alle pretese della tecnostruttura europoide. Ma non per questo si deve poi per forza aderire anche alla sua politica verso le minoranze etniche, benché, per ragioni di realismo politico, non sempre si può biasimarlo, in assoluto, se tenta di evitare il caos alle frontiere. Senza negare le forti ombre della sua politica, è solo sfacciata ipocrisia quella dei nostri media che ne fanno un nemico del genere umano, un cripto hitleriano. In verità, Orban da fastidio all’eurocrazia da quando ha modificato la costituzione ungherese abrogando le norme che dichiaravano l’indipendenza della Banca Centrale e la legalizzazione dell’aborto.

I professionisti del pensiero unico vogliono far credere che i “poteri finanziar-capitalisti” sarebbero le povere vittime di una ingrata ed ingenerosa diffamazione che non esiterebbe a fare di loro i “nuovi savi di Sion” e siccome i savi sionisti non esistono anche i poteri finanziari apolidi sarebbero incolpevoli. Se i savi anziani non esistono, la finanza apolide, però, esiste eccome e tutti noi ne sperimentiamo ogni giorno sulla nostra pelle il cinismo.

I nostri media si indignano per il muro confinario di Orban e di altri governanti europei ma poi tacciono completamente sul muro israeliano. Ma come non provare la stessa indignazione per l’uno e per l’altro muro e come non far sconti neanche ad Israele solo perché così impone la vulgata corrente? Dicono che Israele si difende e che ne ha il diritto. Ma perché mai tale diritto dovrebbe essere negato all’Ungheria o all’Austria? I profughi non si fanno saltare in aria ed i terroristi sono di seconda generazione, verissimo. Ma può essere rivendicato o no il diritto a difendere il lavoro nazionale da possibili effetti distorsivi della concorrenza al ribasso sui salari? O esiste solo il pericolo del terrorismo?

Un bambino palestinese ucciso equivale o meno al povero Aylan? Non ci sono, non ci possono essere, distinzioni. Ma i nostri media ci hanno mostrato quella povera creatura annegata nel viaggio nell’Egeo, oltretutto manipolando la scena del ritrovamento del suo corpicino per fare più colpo e sensazione (quando si afferma che l’Occidente è la menzogna organizzata si vuol intendere anche cose come questa), mentre ci hanno nascosto una scena simile, poi circolata sul web, che mostra un povero bimbo palestinese riverso, esattamente come Aylan, fulminato dal fuoco “amico” (amico dell’Occidente) di Israele che, però!, si stava difendendo. Ecco: questa è l’ipocrisia occidentale che indigna.

Lo Stato di Israele mira all’occupazione, con la forza militare e quella dei coloni fanatici, della spianata del Tempio, luogo sacro dell’Islam. Certo, lì sorgeva il Tempio di Salomone, sono pronti a dire i giustificazionisti. Ed infatti è per quello che i coloni forzano la situazione. Se Benjamin Netanyahu fosse libero di permetterlo, senza ripercussioni globali, quei coloni distruggerebbero Al Aqsa per ricostruire il Tempio di Salomone. Dietro questa assurda aspirazione c’è una ben precisa e folle teologia politica messianica che se realizzata, con la distruzione della Cupola della Roccia, porterebbe ad una deflagrazione globale. Perché mai i nostri media non accusano di razzismo anche Netanyahu che è un nazional-conservatore come Orban e pratica, contro i palestinesi, politiche discriminatorie molto simili a quelle che il capo di governo ungherese pratica verso i rom? C’è poco da minimizzare su chi invoca per sé ogni considerazione per le persecuzioni storicamente subite e poi a sua volta non conosce misericordia verso il prossimo. Anche qui siamo di fronte all’ipocrisia.

La condizione dei giovani oggi non è affatto facile e molte colpe ricadono sui padri. Una soprattutto ossia quella di aver creduto, secondo i canoni di un facile ottimismo anni sessanta, che il miglioramento della vita intervenuta nel secolo scorso fosse irreversibile e che i loro figli non avrebbero avuto problemi. Con questa illusione c’entra anche l’umanitarismo occidentale con la sua prospettiva di una realizzazione mondana delle promesse escatologiche. A questa colpa si deve aggiungere che, mentre cantavano le lodi delle “magnifiche sorti e progressive”, essi, i padri dei giovani di oggi, non si sono accorti del nuovo paradigma culturale, quello “montpelerino”, che intanto avanzava.

Se anche si dimostrasse che non sono stati i poteri finanziari a pianificare l’esodo migratorio in corso essi ne sarebbero egualmente corresponsabili avendo destabilizzato, mediante la globalizzazione, il mondo. Destabilizzazione di cui le guerre democratiche dell’Occidente sono state un elemento integrante. E’ innegabile che i poteri finanziari, anche se si dimostrasse che non hanno programmato alcun esodo biblico, approfittano, se possono, della manodopera che riesce ad arrivare in Occidente, quella che comunque si ritrovano in casa indipendentemente da qualsiasi loro pianificazione dell’immigrazione. Forse, dopo la delocalizzazione delle imprese occidentali in Asia, è arrivata la risposta della delocalizzazione della manodopera asiatica ed africana in Occidente.

I poteri finanziari non hanno un progetto organico, non esiste il Grande Cospiratore (se non quello di natura angelica ma questo è un altro discorso). Essi puntano senza dubbio al Mercato Globale e lavorano in tal senso ma da questo ad immaginare, perché questa è l’accusa che toglie il diritto di cittadinanza nella pubblica discussione, la cospirazione dei Savi ce ne passa. Questa è la strategia di chi un discorso, pubblico o meno, neanche vuole affrontarlo: più facile inchiodare chiunque sia critico della menzogna occidentale al solito refrain del complottismo.

Sugli immigrati la Merkel ha cambiato idea solo perché si è resa conto che nel caos nessuna integrazione sarebbe possibile e perché ha capito che il suo elettorato conservatore e perbenista non gradisce alcuna apertura. Ma questo non significa che, invece, il capitale non guardi positivamente alla migrazione magari organizzata al fine di mettere in concorrenza lavoratori auctotoni e gli stranieri. In Puglia, dicono i sindacalisti locali, i nostri concittadini, se vogliono lavorare, devono accontentarsi di un salario da fame perché quello è il salario accettato dai nigeriani e mediorientali, a loro volta povere vittime dello stesso caporalato. Qui siamo alla guerra tra poveri, la più odiosa.

L’umanitarismo altro non è che un cristianesimo senza Cristo, una pretesa tautologica di fondare la fratellanza tra gli uomini senza un Padre comune, senza l’Amore trascendente che si piega kenoticamente sulle nostre miserie. Il fallimento dell’umanitarismo, che possiamo constatare anche nella questione dei migranti, sta tutto nella sua pretesa che ciascuno dovrebbe amare il prossimo solo perché uomo come lui. Sartre, da ateo, diceva che il prossimo è l’inferno ed Hobbes, da deista, affermava “homo homini lupus”. Sia Sartre che Hobbes, in un certo senso, non hanno neanche tutti i torti e avrebbero ragione se nella storia umana non si fosse rivelata una Luce, quella dell’Amore Infinito, senza della quale l’umanità non potrebbe coltivare alcuna speranza in ordine alla propria salvezza, anche temporale. L’umanità non è capace di salvarsi da sola ed in questo, oltre che nella sua natura parodistica, che sta il fallimento dell’umanitarismo dietro il quale – l’Occidente ne è la prova storica più eclatante – si nascondono solo orgoglio e volontà di potenza. Che, poi, sono la radice spiritale dell’ipocrisia di chi bombarda in nome dell’umanità e si permette di giudicare, nelle tante Norimberga, anche quelle mediatiche, chi, come Assad padre, nel 1982 ha fatto bombardare i suoi cittadini. Ma, come detto, il dittatore siriano, se non altro, non invocava affatto ragioni umanitarie o democratiche e quindi era cinicamente sincero.

Ora se si spegnesse quella Luce, come molti vorrebbero soprattutto in Occidente, l’umanità resterebbe al buio, alle prese con le sue deficienze ontologiche, e l’intera storia umana altro non sarebbe che quel che in fondo è, se non ci fosse alcuna speranza oltremondana, ossia una serie concatenata di guerre, violenze, misfatti, sopraffazioni, dominazioni, sottomissioni, umiliazioni, vendette e via dicendo. Invece quella Luce, quell’Amore Infinito, al quale i cristiani, come l’autore di queste riflessioni, pur nelle loro indegnità e debolezza, credono e si affidano, è entrata nella storia, fino a farsi crocifiggere per salvarci ed evitarci – presuntuosi illusi di poter realizzare da soli la Pace – il fallimento completo. Quella Luce, quell’Amore Infinito – attenzione! – ha un veicolo di trasmissione, che Essa stessa ha voluto e fondato, ossia la Chiesa, nonostante già conoscesse tutti i potenziali errori, misfatti e peccati dei quali molti cristiani, compresi molti uomini di Chiesa, si sarebbero macchiati. Anzi quella Luce rifulge ancor di più in una Chiesa santa ma composta di peccatori. Rifulge in quelle figure, nient’affatto rare come si tende a pensare, che accogliendola sul serio hanno ad Essa permesso di manifestarsi, lungo i secoli, tra gli uomini.

Nessun riduzionismo storico – sul tipo di quella storiografia per la quale il ricco giovane di Assisi sarebbe stato l’espressione della lotta di classe dei suoi tempi o perlomeno del desiderio di autonomia del laicato, spesso ereticale, dall’egemonia dispotica del clero teocratico, che reagendo avrebbe poi “normalizzato” il movimento francescano – può efficacemente convincere che, senza il cuore ripieno di quell’Amore Infinito, sia possibile abbandonare ogni agio e ricchezza e vincere il naturale ribrezzo per abbracciare le carni macilente di un lebbroso. Ne si tratta di cose del tempo medioevale che fu. Madre Teresa di Calcutta è l’esempio contemporaneo che quel possibile impossibile Amore c’è, opera, si fa presente nella vicenda umana. Tanto presente ed operante da aver persino toccato nell’intimo un vecchio rivoluzionario fascio-comunista come Fidel Castro, il quale colse l’occasione della visita papale a Cuba per domandare a Benedetto XVI come ha fatto una donnetta albanese, del tutto insignificante agli occhi del mondo, a dare concretezza alla dignità umana che lui, come rivoluzionario, ha politicamente inseguito una vita intera senza essere riuscito a realizzarla. Così come non ci riesce l’Occidente liberale, democratico, umanitario.

Lo Stato etico, come è noto, è uno dei frutti dell’umanitarismo, come sopra descritto, ossia quale pretesa dell’uomo di costruire da solo la storia e le regole della convivenza. Quanta realpolitiker, quanta eticità immanente, c’è nella strategia geopolitica dell’Occidente, il quale nascondendosi dietro l’esportazione della Libertà e della Democrazia, pretende di imporre il pensiero unico e l’unilateralismo al mondo intero mentre si diletta in policy bombing un po’ dappertutto al di fuori di casa (ed anzi in Ucraina forse avrebbe il coraggio di farlo anche sull’uscio di casa)? Solo l’Occidente è legittimato ai processi di Norimberga ed a giudicare i crimini altrui? A Norimberga, ad ergersi a giudici dei criminali nazisti, sono stati gli americani, ancora con le mani lorde del sangue radioattivo delle centinaia di migliaia di cittadini di Hiroshima e Nagasaki (nel caso di questa ultima città si trattava oltretutto, in maggioranza, di giapponesi cattolici), ed i sovietici, i cui gulag funzionavano in quel momento a pieno regime. Chi è senza peccato scagli la prima pietra!

Ogni ordine umano, politico o economico, è sempre in qualche modo la ratifica di concreti rapporti di forza, interni o internazionali, e questo vale anche per l’Occidente con l’aggravante della sua mediatica ipocrisia umanitaria più volte ricordata. Per i cristiani apostolici la sfera del Politico è naturalmente legittima né essa è, come affermato dai protestanti, satanica per sua essenza. Non è però possibile negare che tale sfera, in quanto costituisce di uno degli spazi o ambiti dell’esistenza umana, è ontologicamente ferita dal peccato che solo quell’Amore Infinito può redimere. Ed ecco perché, come cristiani, non possiamo affatto essere tentati dalle escatologie politiche, rivoluzionarie o conservatrici che siano, pur non rinunciando, nei limiti realistici del possibile, ad operare anche politicamente per migliorare il mondo. Senza mai dimenticare, con Agostino, che rimossa la Giustizia gli Stati diventano briganti. Come troppo spesso la storia e la cronaca, anche quella degli Stati occidentali, testimoniano.

La misura della fase ormai terminale dell’Occidente post-cristiano è data dalla malthusiana denatalità che lo ha colpito. Se non facciamo figli la colpa è nostra e di questa colpa non possiamo colpevolizzare gli altri, neanche gli immigrati. Il nesso tra secolarizzazione, modernizzazione e denatalità è evidente. Un presunto diritto come l’aborto e la persecuzione occidentale contro il matrimonio e la famiglia sono innegabilmente alla radice della nostra denatalità, con evidenti riflessi persino sullo sbilanciamento dei conti della pubblica previdenza sociale a causa della mancanza di ricambio generazionale nel flusso dei contributi necessari a pagare le pensioni. Con la conseguenza che ora il sistema pensionistico è in via di privatizzazione. Sono queste le contraddizioni della sinistra occidentale che, senza rendersi conto dell’individualismo sotteso alla rivendicazione dei “diritti civili” comprese le nozze gay ed il divorzio facile, vorrebbe difendere il Welfare su basi contrattualistiche e non comunitarie.

Ai migranti del resto non sfugge che in diversi Paesi dell’Occidente, compresa l’Italia, è in atto un processo di pauperizzazione e non a caso essi vogliono tutti raggiungere la Germania o comunque il nord Europa. Solo che – ed ecco di nuovo evidenziarsi il fallimento dei buoni sentimenti umanitari – le risorse anche lì rischierebbero di ridursi e non essere sufficienti per tutti, migranti compresi. La Merkel e Schaüble, purtroppo per loro, non sono capaci di ripetere il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Da qui, forse, l’accoglienza selettiva che la Germania cerca di imporre: ci teniamo quelli utili alla nostra economia e rimandiamo indietro, nei Paesi euro-meridionali, gli altri.

I liberisti hanno criticato il keynesismo accusandolo di voler fare politiche assistenzialiste. In realtà Keynes auspica che, in tempi di crisi, si stimoli l’economia mediante la spesa pubblica produttiva, di investimento, come ad esempio un buon programma di lavori pubblici qualificati per assorbire manodopera, aumentare il reddito e rimettere in moto il mercato deflazionato. Egli non ha mai chiesto assistenza senza lavoro. La famosa espressione, attribuitagli, per la quale bisogna mettere i disoccupati a scavare buche per poi riempirle non è mai stata da lui affermata nei termini nei quali la si racconta ossia nei termini di una proposta politica. Fu usata, provocatoriamente, in un dibattito per dire che piuttosto che non fare nulla, di fronte alla disoccupazione di massa conseguita al 1929, allora sarebbe stato preferibile anche quello. Null’altro dunque che una provocazione alla pari dell’“helicopter money” del suo più accanito avversario, Milton Friedman.

Ora, se per far fronte all’immigrazione si volesse fare una politica per davvero keynesiana si dovrebbero occupare i migranti in lavori di pubblica utilità, salariandoli adeguatamente, quei lavori troppo spesso rifiutati dai nostri disoccupati, invece di lasciarli oziosi tutto il giorno e per di più pagati per non fare nulla. In tal modo, forse si potrebbe anche innescare un circolo virtuoso che potrebbe anche coinvolgere anche i nostri disoccupati e far tornare lo Stato ad una delle sue funzioni principali, quella di “datore di lavoro di ultima istanza” nei tempi di crisi allo scopo di rimettere in moto il mercato. Non solo, potrebbe essere l’occasione per dimostrare concretamente che l’austerità liberista non è un dogma e che si può efficacemente superarla. Forse si potrebbe persino iniziare a far breccia nell’universo chiuso dei nostri media e dei nostri ceti politici facendo concretamente intendere che esistono soluzioni alla crisi alternative all’austerità. Potrebbe essere l’inizio del cambiamento del paradigma, dell’etat d’sprit, attualmente dominante.

Luigi Copertino

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