E' ovvio che le considerazioni quì riportate sono di parte e non diretta testimonianza del popolo sardo!
sa defenza
dal rapporto del console W.J.Craig a Sir James Hudson del 21 agosto 1860 - da: "Le relazioni diplomatiche fra la Gran Bretagna e il Regno di Sardegna" a cura di G. Giarrizzo, Roma, 1962 - ripreso in: D. Mack Smith"Il Risorgimento italiano" Edizioni Laterza, Bari, 1973
Il desiderio che la Sardegna venga annessa a una grande potenza non è, tra i sardi, di nascita recente. Posso testimoniare della sua esistenza durante gli ultimi quarantadue anni. Quando per la prima volta presi a viaggiare nell'isola, le lagnanze del ceto mercantile erano unanimi e generali; ci si imbatteva ovunque negli stessi commenti: "Il nostro governo, per debolezza o per parzialità, limita le sue cure paterne agli Stati continentali, si nutre del nostro grasso e si veste della nostra lana, ma trascura il suo gregge.
Gli stessi doni che la provvidenza ci ha concesso in grande abbondanza, hanno per noi l'effetto di una maledizione; infatti, poiché l'isola viene tenuta solo per sopportazione, la politica vuole che le sue risorse siano tenute nascoste. Dovremmo essere annessi a nazioni potenti come l'Inghilterra o la Francia, che avrebbero il potere di tenere l'isola con la volontà e con i mezzi necessari per promuoverne la prosperità e per svilupparne le risorse". Era dunque la politica del clero e della nobiltà nativa a soffocare questa idea, essendo lo status quo tutto ciò che essi potevano desiderare; ma i loro sforzi furono inutili, e se questa idea poteva esistere quando la superstizione e il dominio della nobiltà cercavano entrambi di sopprimerla, si può immaginare quanta più forza essa abbia ora che sia l'una che l'altro hanno il quotidiano effetto dl farle mettere radici più profonde. Ora che il clero e la nobiltà sono privati dei loro privilegi e sono costretti a una posizione di uguaglianza politica con coloro che erano abituati a considerare gonzi ignoranti o zotici abbrutiti, si può facilmente capire, sia per lo spirito delle caste in questione, sia per la caratteristica indole vendicativa dei sardi, quale tipo di sentimenti queste due classi ora nutrano nei confronti della perpetrazione di questi atti per loro sacrileghi. ……. In un paese dove la superstizione e l'ignoranza prevalgono, la volontà del popolo è sempre dominata dai preti, e per dimostrare che questo è in particolare il caso della Sardegna, basta solo accennare al fatto che il censimento del 1848 dava i seguenti risultati:
| Maschi | Femmine | Totale |
Non sanno leggere | 246.916 | 265.265 | 512.181 |
Sanno solo leggere | 3.928 | 3.082 | 7.010 |
Sanno leggere e scrivere | 23.483 | 4.238 | 27.721 |
| 274.327 | 272.585 | 546.912 |
La percentuale di ecclesiastici è di 1 per ogni 208 abitanti. Parlando dell'annessione dell'isola alla Francia i commenti sono ovunque gli stessi: "Non possiamo stare peggio di come stiamo e non abbiamo quindi nulla da perdere da un cambiamento. Noi gemiamo sotto il peso di una pesante tassazione che è in continuo aumento e non abbiamo la consolazione di una speranza di sollievo. Il nostro governo non fa nulla per aiutarci o incoraggiarci, ma ci lascia dibattere nelle difficoltà senza aiutarci. Ci si dice che abbiamo chiesto di nostra spontanea volontà una parità di trattamento e che l'abbiamo ottenuta: sì, nella forma, ma non nella sostanza; ci è stata concessa una eguaglianza scrupolosa ma non proporzionata alla natura e alle condizioni dell'isola. Siamo ad uno stadio infantile, schiacciati dal peso che i maturi e consolidati Stati continentali possono reggere con relativa facilità. Se fossimo annessi a una grande nazione saremmo in parte alleviati da tale peso; essa promuoverebbe l'industria locale, introdurrebbe capitalisti e capitali, valorizzerebbe per il meglio le possibilità dell'isola e ci aiuterebbe a tal punto che, alla fine, potrebbe renderci autosufficienti e non più a suo carico".