Mariella Careddu
QUIRRA. Il futuro della base e il risanamento davanti alla commissione d'inchiesta del Senato
L'ufficiale indispettisce la commissione. Maurizio Lodovisi, generale dell'Aeronautica e responsabile del capitolo bonifica al Poligono di Perdasdefogu, ai senatori ha raccontato di strade e acquedotti costruiti grazie ai militari, di aiuti ai civili arrivati da terra e da mare e dei soldi che volerebbero via dall'Isola se il Poligono chiudesse.
BOTTA E RISPOSTA La risposta del senatore Pd, Gian Piero Scanu, unico sardo a far parte della commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, arriva un istante dopo. «Di certo non è per brandire l'arma della fame in una Regione che è già abbastanza affamata, che il generale ha voluto farci sapere quello che i sardi perderebbero se loro andassero via. Ma possibile che non abbia avuto una parola per ammettere che a Quirra ci siano state delle vergogne? Possibile che non ci sia stata una parola per ammettere che lo Stato debba chiedere scusa?».
IL RAPPORTO No, nella relazione dell'ufficiale non c'è nemmeno un parola sui veleni denunciati sette giorni prima dal procuratore capo della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi.
Maurizio Lodovisi, prima ha spiegato cosa si fa nell'area militare, sottolineando che «tutte le attività sono note al Ministero», una chiara replica alla «bugia di Stato», di cui aveva parlato il pm. Il generale ha proseguito con una dissertazione sull'ottimo rapporto che lega i militari al territorio con «16 interventi di elitrasporto, 1.800 soccorsi a terra e a mare e 67 operazioni a sostegno dell'antincendio». Per concludere con le ripercussioni che la chiusura del Poligono avrebbe sull'economia dell'Isola. «La stima di massima è di 150 milioni di euro». Pochi riferimenti alla bonifica per la quale assicura «è impossibile azzardare ipotesi sugli oneri per la messa in sicurezza. La caratterizzazione darà tempi e costi». Nessun preventivo, dunque, sul denaro che servirà a strappare via dalle terre di Escalaplano, Perdasdefogu e Quirra, il cadmio, il torio, l'amianto e tutti gli altri veleni disseminati, secondo la Procura di Lanusei, dalle guerre simulate, dai brillamenti e dalle esercitazioni militari.
LA CHIUSURA Il colloquio con l'ufficiale sembra non aver convinto neppure il presidente della commissione, Giorgio Costa, che con mille cortesie ha reso tutto più semplice, mettendo a fuoco il punto chiave della questione. «Servono ancora dei poligoni così grandi o bastano anche delle aree più piccine?». Lo spettro della chiusura del Poligono, insomma, non abbandona i lavori della commissione che ieri si è riunita ancora una volta. I senatori hanno discusso degli ultimi dati acquisiti e il presidente ha conferito ufficialmente l'incarico a Gian Piero Scanu di redigere una relazione intermedia che verrà esaminata durante gli incontri previsti per martedì e mercoledì prossimo.
IL FUTURO Già chiari gli aspetti sui quali si baserà la tesi del senatore del Pd. «Si partirà dall'interruzione di qualsiasi attività che possa recare un danno alle persone o all'ambiente. Verranno attivate immediatamente le procedure per una bonifica effettiva, radicale e completa e, solo quando l'area sarà del tutto sterilizzata e il territorio sarà tornato alla normalità, inizierà la riconversione del Poligono». Insomma, un piano che potrebbe cambiare il volto di quel quadrato da dodici mila ettari che per lunghissimi anni ha ospitato pastori e greggi. Pecore e vacche pascolavano lungo le sorgenti infestate di sostanze tossiche, nei formaggi prodotti con il loro latte, i periti della Procura hanno trovato i veleni di Quirra. Il futuro, però, sembra promettere tutt'altro. «La riconversione dell'area porterà allo sviluppo di attività di ricerca scientifica, di approfondimenti tecnologici e della strumentazione della protezione civile».
La relazione sembra a buon punto, martedì prossimo i senatori si riuniranno di nuovo per il verdetto finale. Sul tavolo le due verità, quella del pm e quella del generale. In mezzo c'è il destino di un Poligono avvelenato nel quale lavorano centinaia di persone.
«Mi pare che in merito alla distrazione nell'emanazione della procedura delle bonifiche, ci sia un procedimento disciplinare in corso a carico del responsabile».
Il presidente della commissione di senatori Giorgio Costa, pronuncia quelle parole al microfono, capisce che sarebbe stato meglio tacere e aggiusta il tiro. «Questo è quello che si dice, potrebbe non essere vero». Sarebbe la terza inchiesta, stavolta interna, che va ad affiancarsi a quelle della Procura di Lanusei sui veleni di Quirra. La prima, si è appena conclusa e ipotizza i reati di disastro ambientale, omissione e falso in atto pubblico. Venti indagati a giugno saranno davanti al gup. La seconda parla di omicidio volontario ancorché con dolo: diciotto cadaveri riesumati, ma ancora non c'è la parola fine
L'ufficiale indispettisce la commissione. Maurizio Lodovisi, generale dell'Aeronautica e responsabile del capitolo bonifica al Poligono di Perdasdefogu, ai senatori ha raccontato di strade e acquedotti costruiti grazie ai militari, di aiuti ai civili arrivati da terra e da mare e dei soldi che volerebbero via dall'Isola se il Poligono chiudesse.
BOTTA E RISPOSTA La risposta del senatore Pd, Gian Piero Scanu, unico sardo a far parte della commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, arriva un istante dopo. «Di certo non è per brandire l'arma della fame in una Regione che è già abbastanza affamata, che il generale ha voluto farci sapere quello che i sardi perderebbero se loro andassero via. Ma possibile che non abbia avuto una parola per ammettere che a Quirra ci siano state delle vergogne? Possibile che non ci sia stata una parola per ammettere che lo Stato debba chiedere scusa?».
IL RAPPORTO No, nella relazione dell'ufficiale non c'è nemmeno un parola sui veleni denunciati sette giorni prima dal procuratore capo della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi.
Maurizio Lodovisi, prima ha spiegato cosa si fa nell'area militare, sottolineando che «tutte le attività sono note al Ministero», una chiara replica alla «bugia di Stato», di cui aveva parlato il pm. Il generale ha proseguito con una dissertazione sull'ottimo rapporto che lega i militari al territorio con «16 interventi di elitrasporto, 1.800 soccorsi a terra e a mare e 67 operazioni a sostegno dell'antincendio». Per concludere con le ripercussioni che la chiusura del Poligono avrebbe sull'economia dell'Isola. «La stima di massima è di 150 milioni di euro». Pochi riferimenti alla bonifica per la quale assicura «è impossibile azzardare ipotesi sugli oneri per la messa in sicurezza. La caratterizzazione darà tempi e costi». Nessun preventivo, dunque, sul denaro che servirà a strappare via dalle terre di Escalaplano, Perdasdefogu e Quirra, il cadmio, il torio, l'amianto e tutti gli altri veleni disseminati, secondo la Procura di Lanusei, dalle guerre simulate, dai brillamenti e dalle esercitazioni militari.
LA CHIUSURA Il colloquio con l'ufficiale sembra non aver convinto neppure il presidente della commissione, Giorgio Costa, che con mille cortesie ha reso tutto più semplice, mettendo a fuoco il punto chiave della questione. «Servono ancora dei poligoni così grandi o bastano anche delle aree più piccine?». Lo spettro della chiusura del Poligono, insomma, non abbandona i lavori della commissione che ieri si è riunita ancora una volta. I senatori hanno discusso degli ultimi dati acquisiti e il presidente ha conferito ufficialmente l'incarico a Gian Piero Scanu di redigere una relazione intermedia che verrà esaminata durante gli incontri previsti per martedì e mercoledì prossimo.
IL FUTURO Già chiari gli aspetti sui quali si baserà la tesi del senatore del Pd. «Si partirà dall'interruzione di qualsiasi attività che possa recare un danno alle persone o all'ambiente. Verranno attivate immediatamente le procedure per una bonifica effettiva, radicale e completa e, solo quando l'area sarà del tutto sterilizzata e il territorio sarà tornato alla normalità, inizierà la riconversione del Poligono». Insomma, un piano che potrebbe cambiare il volto di quel quadrato da dodici mila ettari che per lunghissimi anni ha ospitato pastori e greggi. Pecore e vacche pascolavano lungo le sorgenti infestate di sostanze tossiche, nei formaggi prodotti con il loro latte, i periti della Procura hanno trovato i veleni di Quirra. Il futuro, però, sembra promettere tutt'altro. «La riconversione dell'area porterà allo sviluppo di attività di ricerca scientifica, di approfondimenti tecnologici e della strumentazione della protezione civile».
La relazione sembra a buon punto, martedì prossimo i senatori si riuniranno di nuovo per il verdetto finale. Sul tavolo le due verità, quella del pm e quella del generale. In mezzo c'è il destino di un Poligono avvelenato nel quale lavorano centinaia di persone.
«Mi pare che in merito alla distrazione nell'emanazione della procedura delle bonifiche, ci sia un procedimento disciplinare in corso a carico del responsabile».
Il presidente della commissione di senatori Giorgio Costa, pronuncia quelle parole al microfono, capisce che sarebbe stato meglio tacere e aggiusta il tiro. «Questo è quello che si dice, potrebbe non essere vero». Sarebbe la terza inchiesta, stavolta interna, che va ad affiancarsi a quelle della Procura di Lanusei sui veleni di Quirra. La prima, si è appena conclusa e ipotizza i reati di disastro ambientale, omissione e falso in atto pubblico. Venti indagati a giugno saranno davanti al gup. La seconda parla di omicidio volontario ancorché con dolo: diciotto cadaveri riesumati, ma ancora non c'è la parola fine
Il presidente della commissione di senatori Giorgio Costa, pronuncia quelle parole al microfono, capisce che sarebbe stato meglio tacere e aggiusta il tiro. «Questo è quello che si dice, potrebbe non essere vero». Sarebbe la terza inchiesta, stavolta interna, che va ad affiancarsi a quelle della Procura di Lanusei sui veleni di Quirra. La prima, si è appena conclusa e ipotizza i reati di disastro ambientale, omissione e falso in atto pubblico. Venti indagati a giugno saranno davanti al gup. La seconda parla di omicidio volontario ancorché con dolo: diciotto cadaveri riesumati, ma ancora non c'è la parola fine