Anche a me non piace il neologismo”sovranismo”, a cui non corrisponde il significato semantico della parola “sovranità” che nel dizionario enciclopedico De Agostini–Ed. 1981 Vol. I a pag. 1119 viene definita “diritto e potere del sovrano”; ”sovranità popolare” è “il potere del popolo nelle democrazie”; il suo significato figurativo è “superiorità” se si riferisce all’ingegno, mentre se riferita allo stile viene intesa come “elevatezza, sublimità”.
Ho letto sul blog “Ventinovesettembre” una definizione del sovranismo che mi è piaciuta e che richiamo brevemente: “Mi si chiede, scrive C.S.Lewis , cosa è la sovranità. Incredibile dictu et auditu,non mi sono mai posto la domanda. Ho studiato malamente Schmitt e Hobbes, ancora più malamente Kelsen, e sarebbe ora che studiassi forse anche Bodin e Rousseau. Ma al momento mi sono fatto questa idea. Il sovranista è colui che crede che un problema comune richieda un decisore comune di ultima istanza. Lo stato hobbesiano che fa finire il bellum omnium contra omnes con il suo potere assoluto e indiscutibile, e il sovrano totale schmittiano che decide nello stato di eccezione sono esempi di sovranità.
L’alternativa al sovranismo è un insieme di regole comuni, efficaci in quanto comunemente accettate. Il sovranista non può spiegare perché esistono degli stati, e perché esiste il diritto internazionale. Ma una volta accettato che esista il diritto internazionale, la necessità di avere un decisione comune si perde anche nel diritto domestico. Da cui l’inadeguatezza del giuspositivismo, una teoria del diritto che è sociologicamente rilevante solo nei casi in cui esista un sovrano hobbesiano, onnipotente e illimitato nella sua volontà. Ovunque lo stato non abbia un pieno controllo sociale o sia in concorrenza con altri stati vengono fuori delle norme giuridiche che sono estranee al sistema giuspositivista.
Mi scuso per questa digressione forse troppo intellettuale che trova giustificazione nei miei studi accademici di Filosofia all’Università di Cagliari, ma che aiutano ad inquadrare meglio l’argomento, anche se preferisco entrare concretamente nel merito della discussione interessante che si è aperta in questo blog.
La sovranità del popolo sardo è solo annunciata e quasi mai è stata esercitata dalla classe politica del Governo Regionale né purtroppo l’attuale Giunta e Consiglio Regionale trovano il tempo per avviare la riforma dello Statuto Sardo,approvato con Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n° 3,ed ormai palesemente inadeguato e superato.
Il perché di questo ritardo da parte delle Istituzioni Isolane e delle forze politico-sociali presenti sul territorio è in gran parte inspiegabile, se non richiamandoci ai secoli di sudditanza al padrone di turno e alle dominazioni straniere che si sono succedute in Sardegna.
Ma ai giorni nostri è assurdo che la Sardegna non parli di sovranità, quando ormai sono evidenti tutti i parametri in base ai quali nazioni meno estese come territorio e meno popolate come Malta sono assurte al rango di Stati Europei.
Da tempo, quando mi viene data l’occasione in qualche convegno o assemblea pubblica, mi piace citare una frase che l’eminente dirigente sardista Antonio Simon Mossa pronunciò il 16 ottobre 1946: ”Le finzioni sono finite. I miti non possono nascondere la verità. Uno stato sardo sovrano e indipendente è diventata l’unica strada che ai giorni nostri può portare ad una cooperazione fruttuosa non solo tra la Sardegna e l’Italia, ma tra il Popolo Sardo, l’Europa e il resto del Mondo”. Ed ancora in un discorso del 10 gennaio 1944: ”Alcuni uomini, che non sono dei politici, ritengono sia giunto il momento di assumersi questo rischio, di contare su questo fattore (indipendenza) per suscitare, da un capo all’altro della nostra Isola, una valida coscienza nazionale”.
Evidentemente dobbiamo prendere atto che a tutto oggi manca questa diffusa coscienza nazionale. Proviamo a declinare questo concetto di sovranità, che fa il paio col concetto di popolo sardo e Nazione sarda, in termini moderni e scopriremo una piattaforma e progetto che, se attuato, darebbe la possibilità di migliaia di posti di lavorio veri e produttivi e farebbe entrare da subito la Sardegna tra gli altri Stati Europei senza la fastidiosa e pesante intermediazione dello Stato Italiano.
Ecco una possibile piattaforma da Stato sovrano:
1.Sovranità energetica. La Sardegna oggi produce energia elettrica in quantità tre volte superiore al suo fabbisogno reale. Eppure i sardi pagano il 40 % in più la bolletta dell’Enel che come Ente pubblico preferisce acquistare la corrente sul mercato internazionale piuttosto che comprarla a metà prezzo da Ottana/Energia,costringendola al fallimento.
La Sardegna ha già ora la capacità di produrre in loco l’energia ,utilizzando e sviluppando tutte le fonti energetiche alternative:sole,acqua,vento,sabbie silicee per i pannelli fotovoltaici. Non c’è necessità di produrre energia dalle biomasse. Il progetto della Chimica Verde di Portotorres è un grande imbroglio. E’ un megainceneritore di 40 MGW,destinato a consumare 30 milioni di ettari coltivato a cardi. A fronte di 1500 licenziamenti e/o cassa integrazione degli operai applicati ai vecchi impianti della Chimica di Base,l’offerta è di 550 posti di lavoro in sei anni. Anche il Progetto Galsi – rivelatosi una grande operazione coloniale- decade per il ritiro degli Algerini, principali fornitori del GAS che hanno annunciato la loro indisponibilità.
Le nostre imprese di pannelli fotovoltaici soccombono perché le imprese del continente riescono ad avere mutui a tassi nettamente inferiori dalle Banche per cui riescono ad offrire alla loro clientela i contratti a prezzi più convenienti. Cosa fa la Regione? Propone incentivi ad esaurimento rispetto alle domande pervenute, ma non riesce a scalfire minimamente la posizione delle Banche sarde che non abbassano i tassi.
2.Sovranità alimentare. Sostegno ed investimenti nell’Agricoltura e nell’Allevamento, settori che necessitano di ammodernamento e che vanno collegati con le industrie di trasformazione e conservazione dei prodotti alimentari. Puntare sui prodotti sardi con filiere a Km zero. Sarà un caso, ma proprio in questi giorni, il Governo Monti sta opponendo i ricorsi alla Corte Costituzionale contro le leggi della Regione Calabria che favorivano l’agricoltura a Km. Zero.
3.Sovranità fiscale. Cacciare Equitalia dalla Sardegna, restituendo ai Comuni l’organizzazione di questo servizio. Costringere lo Stato Italiano, anche con ricorsi all’Alta Corte Europea, alla restituzione dei 10 miliardi di euro dovuti alla Sardegna. Istituzione della Zona Franca e Nuova Portualità.
4. Sovranità di Mobilità. Con la svendita della Tirrenia i sardi sono rimasti fregati ed isolati ulteriormente. Il trasporto marittimo ed aereo sono da terzo mondo ed umiliano ulteriormente la Sardegna,
5.Sovranità ambientale. Guerra alle fabbriche decotte,energivore ed inquinanti come l’Alcoa, l’Euroallumina, la Portovesme Srl, la stessa Carbosulcis. Quegli investimenti miliardari siano fatti nel territorio a favore di tutti i ceti produttivi. Basta ai progetti faraonici con soldi pubblici e senza controllo.
Sostenere e rilanciare il Parco geominerario che assicura da subito 500 posti di lavoro a giovani diplomati e laureati. Rifinanziare il settore manufatturiero e tessile di Isili e Ottana. Apertura immediata dei cantieri per le bonifiche di tutto il territorio. Chiusura dei Poligoni di morte di Perdadefogu, Capo Frasca e Teulada, bonificando il territorio per restituirlo alle attività dell’allevamento e della agricoltura.
La sovranità non e’ un sogno, ma è volontà politica concreta.
*Segretario Nazionale della Confederazione Sindacale Sarda