Nelle città di Palenque, Altamirano, Las Margaritas, Ocosingo e San Cristòbal de Las Casas, li abbiamo osservati e ci siamo osservati tra di noi in silenzio.
Non è il nostro un messaggio di rassegnazione.
Non è di guerra, né di morte e distruzione.
Il nostro messaggio è di lotta e resistenza.
Dopo il colpo di stato mediatico organizzato all’interno e dal potere esecutivo federale che ne ha svelato tutta la mal celata ignoranza e l’ha dissimulata in maniera peggiore, ci siamo presentati per farvi sapere che se loro non se ne sono mai andati, noi tanto meno. Sei anni fa, una parte della classe politica e intellettuale cominciò a cercare un responsabile della sua propria sconfitta. A quel tempo noi stavamo lottando, nelle città e nelle comunità, per chiedere Giustizia rispetto alla strage di Atenco, che non andava molto di moda.
In quei giorni, prima ci calunniarono e poi volevano zittirci.
Così incapaci e disonesti da non vedere che in essi stessi risiedeva e risiede la causa della loro rovina, pretendevano di farci sparire con la menzogna e il silenzio complice.
Sei anni dopo, due cose sono chiare:
Loro non hanno bisogno di noi per fallire.
Noi non abbiamo bisogno di loro per sopravvivere.
Noi non siamo mai morti, anche se loro si sono impegnati a far credere ai media di ogni tipo che lo eravamo, noi siamo risorti come Indigeni Zapatisti che sempre siamo stati e sempre saremo.
In questi anni abbiamo potenziato e migliorato in maniera significativa le nostre condizioni di vita. Il nostro livello di vita è superiore a quello delle comunità indigene affini al governo di turno, le quali ricevono solo l’elemosina e sperperano quei soldi in alcool e articoli inutili .Le nostre abitazioni migliorano senza per questo intaccare la natura ed imponendole, quindi, un percorso che le è sconosciuto.
Nei nostri villaggi, la terra che prima era utile solo a ingrassare il bestiame degli allevatori e dei proprietari terrieri, ora produce mais, fagioli e verdure che splendono sulle nostre tavole. Il nostro lavoro ci dona la doppia soddisfazione di provvedere al necessario per farci vivere onestamente e di contribuire alla crescita collettiva delle nostre comunità. I nostri figli e le nostre figlie vanno ad una scuola che le insegna la oro propria storia, quella della loro patria e del mondo, come insegna le scienze e le tecniche necessarie per accrescere il proprio sapere senza smettere di essere indigeni.
Le donne indigene zapatiste non sono vendute come mercanzia. Gli Indigeni affiliate al PRI vanno nei nostri ospedali, cliniche e laboratori perché quelli del governo non hanno medicine né strumentazioni né dottori né personale qualificato.
La nostra cultura prospera, non per l’isolamento ma per l’arricchimento dovuto al contatto con le culture degli altri popoli del Messico e del mondo.
Governiamo e ci governiamo autonomamente, cercando sempre il confronto prima dello scontro.
Tutto questo è stato raggiunto non solo senza il governo, la classe politica e i media che li appoggiavano, ma anche resistendo ai loro attacchi di ogni tipo.
Abbiamo dimostrato ancora una volta che siamo ciò che siamo.
Con il nostro silenzio abbiamo affermato la nostra presenza.
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Juan Kalvellido |
Ora con la nostra parola annunciamo che:
PRIMO: Riaffermeremo e consolideremo la nostra appartenenza al Congresso Nazionale Indigeno, spazio d’incontro con i popoli originari del nostro paese.
SECONDO: Riprenderemo il contatto con i nostri compagni e compagne, nel Messico e nel mondo, che aderiscono a la “Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona”.
TERZO: Proveremo a stabilire i collegamenti necessari con i movimenti sociali che sono nati e nasceranno , non certo per dirigerli e soppiantarli, ma più che altro per imparare da loro, dalla loro storia, dal loro cammino e dalle loro mete.
Per questo abbiamo raggiunto l’appoggio di individui e gruppi da differenti parti del Messico, che si sono costituiti come squadre di sostegno delle commissioni Sesta e Internazionale del EZLN, in modo che operino come cinghie di trasmissione tra le Basi di appoggio zapatista e gli individui, gruppo e collettivi aderenti alla Sesta Dichiarazione, in Messico e nel mondo, che ancora conservano viva la loro convinzione e il loro impegno per la costruzione di una alternativa di sinistra dal basso.
QUARTO: Continuerà la nostra distanza critica rispetto alla classe politica messicana che, nella sua totalità, che non ha fatto altro che arricchirsi sfruttando le necessità e le speranze della gente umile e povera.
QUINTO: Nei confronti dei malgoverni federali, statali e municipali, esecutivi e giudiziari, e dei media che li assecondano, affermiamo quanto segue:
I malgoverni di qualsiasi appartenenza politica, senza nessuna eccezione, hanno fatto il possibile per distruggerci, comprarci, farci arrendere. PRI, PAN, PRD, PVEM, PT, CC e il futuro partito del RN, ci hanno attaccato militarmente, politicamente, socialmente e ideologicamente.
I grandi mezzi di comunicazione hanno cercato di farci sparire, prima con la calunnia servile e opportunista, poi con il subdolo e complice silenzio.
Hanno servito e si sono nutriti dei soldi di coloro che ormai non sono più al potere. E chi ora li ha sostituiti non durerà più dei sui predecessori.
Come è risultato evidente il 21 di Dicembre del 2012: tutti questi hanno fallito.
Resta quindi al governo federale, esecutivo, legislativo e giudiziario, il compito di decidere se insistere con la politica contrainsurgente che non ha ottenuto altro che una debole simulazione goffamente supportata dal controllo dei media, oppure potrebbe riconoscere e portare a termine il suo impegno elevando al rango costituzionale i diritti e la cultura degli indigeni, come stabiliscono gli “Accordi di San Andrés”, firmati dal governo federale nel 1996, che vedeva a capo lo stesso partito (PRI) ora al governo.
Al governo statale del Chiapas non resta che decidere se continuare con la disonesta e rovinosa strategia del governo precedente, che oltre ad essere corrotto e menzognero, si appropriò del denaro del popolo del Chiapas per arricchire se stesso e i suoi complici, e si dedicò alla vergognosa “compra” delle voci e delle penne dei mezzi di comunicazione, mentre abbandonava il popolo del Chiapas nella miseria, e al tempo stesso faceva uso della polizia e dei paramilitari per cercare di frenare l’avanzamento organizzativo delle comunità zapatiste; o, invece, con verità e giustizia, accetti e rispetti la nostra esistenza e si convinca dell’idea che sta prosperando una nuova forma di vita sociale nel territorio zapatista, Chiapas, Messico. Successo che attrae l’attenzione di persone oneste in tutto il pianeta.
Ai governi municipali non spetta che decidere se continuare a credere alle menzogne delle organizzazioni antizapatiste o pretedendosi “zapatiste” che in questo modo vi estorcono moneta allo scopo di aggredire le nostre comunità, o invece, usare quei soldi per migliorare le condizioni di vita dei cittadini.
Al popolo del Messico che si organizza in forme di lotta elettorale e resiste, non resta che decidere se continuare a vederci come nemici o rivali sui quali scaricare la sua frustrazione per gli inganni e le aggressioni che, alla fine, tutti soffriamo, e nella sua lotta per il potere continuare ad allearsi con i nostri persecutori, o invece, riconoscere finalmente in noi un’altra forma di fare politica.
SESTO: Nei prossimi giorni l’EZLN, attraverso le sue commissioni Sesta e Internazionale, porterà alla conoscenza una serie di iniziative, di carattere civile e pacifico, con lo scopo di continuare a camminare insieme agli altri popoli originari del Messico e di tutto il continente, e nello stesso tempo, insieme a tutti coloro che, nel Messico e nel mondo intero, resistono e lottano dal basso e a sinistra.
Fratelli e sorelle:
Compagni e Compagne:
In passato abbiamo avuto la fortuna di una attenzione nobile ed onesta di diversi mezzi di comunicazione. Li ringraziamo quindi. Ma tutti questo fu annullato dalla loro attitudine successiva.
Coloro che avevano scommesso sul fatto che noi esistevamo solo mediaticamente e che, circondati dal silenzio e dalle menzogne, saremmo scomparsi, si sbagliavano.
Quando non c’erano videocamere, microfoni, penne, orecchie e sguardi, noi esistevamo.
Quando ci calunniavano, noi esistevamo.
Quando ci zittirono, noi esistevamo.
E qui stiamo, vivendo.
Il nostro cammino, come si può ben vedere, non dipende dall’impatto mediatico, ma piuttosto dalla comprensione del mondo e delle parti che lo compongono, dalla saggezza indigena che guida i nostri passi, dalla incrollabile scelta donataci dalla dignità di stare in basso e a sinistra.
A partire da oggi, la nostra parola sarà selettiva rispetto al destinatario e, salvo rare occasioni, potrà essere compresa solo da chi cammina e ha camminato con noi, senza arrendersi alle mode mediatiche e congiunturali.
Qui, con non pochi errori e molte difficoltà, un altro modo di fare politica è già realtà.
Pochi, molto pochi, avranno il privilegio di conoscerla e di apprendere direttamente da questa realtà.
19 anni fa li sorprendemmo prendendoci con i fuoco e il sangue le loro città. Oggi lo abbiamo fatto di nuovo, ma senza armi, senza morte, senza distruzione..
Ci differenziamo così da coloro i quali, durante i loro governi, hanno distribuito e distribuiscono la morte al loro popolo.
Siamo gli stessi di 500 anni fa, di 44 anni fa, di 30 anni fa, di 20 anni fa, di solo qualche giorno fa.
Siamo gli zapatisti, i più piccoli, quelli che vivono, lottano e muoiono nell’ultimo angolo della patria, quelli che non esitano, quelli che non si vendono, quelli che non si arrendono.
Fratelli e sorelle:
Compagni e Compagne
Siamo L@S ZAPATISTAS, a voi il nostro abbraccio.
DEMOCRAZIA!
LIBERTÀ !
GIUSTIZIA!
Dalle montagne del Sudest messicano,
Il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale,
Sottocomandante insorto Marcos,
Messico, Dicembre 2012 – Gennaio 2013