venerdì 4 gennaio 2013

SARDINYA: L’INDIPENDENZA? UNA NECESSITA’

L’INDIPENDENZA? UNA NECESSITA’ - 
 UNIONE SARDA 02-01-2013 PAG 13

pubblicata da Bustianu Cumpostu



IN RISPOSTA A COMMENTO DI FRANCO MELONI CON TITOLO “L’INDIPENDENZA? AI SARDI NON CONVIENE

Le scelte non sono primigenie ma sono frutto di emozioni che germogliano su soprastrutture culturali che non sono mai svincolate e libere ma piuttosto organiche al pensiero di sistema. 

Mentre il sig. Franco Meloni si emoziona per un trafficante di schiavi e fucilatore di briganti-patrioti come Garibaldi e per un piccolo e oscuro re ed il suo ministro Cavour che voleva fare cassa vendendo la Sardegna non sua, io provo emozione per quei ragazzi sardi del 99, che non ancora maggiorenni, imbottiti di cognac, furono sacrificati sull’altare di una patria imposta e perirono quasi tutti tra il fuoco nemico degli austriaci  e quello amico dei carabinieri che sparavano a chi rifiutava l’attacco.  

Come non provo nessuna emozione per una costituzione che prima cancella i soggetti  con la gabbia della indivisibilità e poi riconosce loro un serie di diritti, bellissimi ma inutili parchè soggetti privati del diritto di esistere.

In quanto poi ai motivi economici che Meloni avanza per dimostrare che la Sardegna da sola non ce la farebbe sono poco convincenti ed esaustivi ; primo perchè riducono il diritto di autodeterminazione di un popolo ad una questione sindacale facendo capire che un individuo o un popolo sia giusto che rinunci alla libertà per aggiungere un boccone in più alla pancia; secondo perchè quello sbilancio di 4,7 mld di euro sono generati da un’economia compressa ed impedita dalle leggi, dai partiti, dai sindacati, dalle scuole  e da un consiglio regionale per il 80% è nominato da un sistema in concorrenza piuttosto che in organicità con le potenzialità della nazione sarda. 

Per fare un primo esempio di compressione economica cito il Meloni stesso che nella Proposta di Legge Nazionale n. 5 del 01.09.1999 a firma di Meloni, Vargiu, Cossa ed altri afferma,  parlando della giusta compartecipazione sull’imposta prevista dal nuovo art. 8 dello statuto, ”... appare chiaro che la scorretta interpretazione dello statuto genera un danno gravissimo per i sardi che restano debitori verso lo stato di 5 miliardi mentre potrebbero, a buona ragione, vedere trasformato buona parte di questo debito in una loro legittima entrata.”  


In un’altro passo Meloni e amici ci dicono, parlando delle accise relative alle produzioni SARAS ,  che basterebbe abolire la legge dello stato 22 dicembre 1980, n. 91, che consente il pagamento differito dell’imposta di fabbricazione e di fatto la fregatura dei depositi fiscali, per impedire allo stato di rubare ai sardi circa 3 miliardi di euro; i 4,7 mld di passività si ridurrebbero a 1,7mld, riducibili totalmente a zero con l’abbattimento dei costi energetici che si otterrebbe togliendo il monopolio energetico a Terna-Eon e  e con l’istituzione  dell’Antitrust Regionale per energia e trasporti. 

Tutto ciò con la Sardegna ancora in regime di cattività, con a carico tutta la sanità, i trasporti interni, la continuità territoriale e l’accanimento terapeutico verso un modello economico nato morto e tenuto in vita solo per i voti e le tessere. 

In quanto alle pensioni sono solo dei crediti dovuti che lo stato deve pagare ai sardi che hanno lavorato in Italia ne più e ne meno come quelli che gli stati esteri devono pagare ai nostri emigrati. 

Non ho citato i crediti pregressi, alcuni esigibili altri a perdonare, ma solo alcuni di quelli in conto corrente. Se ci sono conti da presentare sarà la Sardegna a  presentarli all’Italia e non viceversa, molto salati e pesanti ( almeno 500 miliardi di euro), per chiedere i risarcimento dei danni causati dalla dominazione italiana con i veleni delle sue industrie e delle sue servitù militari. 

Cosa è cambiato sig. Meloni?, leggendo quella sua proposta di legge mi ero illuso che anche per lei l’idea di indipendenza dei sardi fosse una necessità per salvarsi dal disastro italiano.

BUSTIANU CUMPOSTU – Coordinatore Natzionale di Sardigna  Natzione Indipendentzia


BUSTIANU CUMPOSTU 

 L'ARTICOLO CONTESTATO DA BUSTIANU CUPOSTU

Motivi storici ma soprattutto economici

L'indipendenza? Ai sardi non conviene

UNIONESARDA

  30/12/2012 

Franco Meloni *

Pochi giorni fa il Consiglio Regionale ha discusso la mozione sull'indipendenza presentata dai sardisti cui I Riformatori sardi erano, e sono, contrari per svariati motivi, soprattutto politici e storici ma anche per ragioni più strettamente economiche.Io sono stato educato nel culto dello Stato e quando frequentavo le scuole medie si parlava ancora di patria, il risorgimento era un fatto positivo e Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele II erano i padri della patria. Amante della storia, confesso che, ancora adesso, quando sento le parole Solferino e San Martino mi emoziono un poco.

Ma voglio lasciar perdere tutto questo e parlare di soldi, argomento forse volgare ma che mi pare un po' trascurato. Sul sito del Ministero dell'Economia c'è una rubrica contrassegnata da una sigla un poco misteriosa, CPT, che sta per Conti Pubblici Territoriali, che riportano la raccolta fiscale e previdenziale e la spesa della pubblica amministrazione, regione per regione. Cioè, c'è scritto quanti soldi si raccolgono in Sardegna ogni anno, tramite tasse, accise e contributi, e quanti e come se ne spendono.

La spesa totale della Pubblica amministrazione in Sardegna era pari, nel 2010, a 20.8 miliardi mentre gli incassi "sardi" erano pari a 16.1, e per essere chiari, questo significa che ogni anno 4,7 miliardi di tasse pagati dai lombardi, dagli emiliani e dai piemontesi viene cortesemente girato dallo Stato alla nostra regione.

Una analisi molto accurata di questo fenomeno l'ha fatta Luca Ricolfi nel suo libro «Il sacco del Nord» che consiglio a tutti di leggere: la sostanza è che il trasferimento di risorse da alcune (poche) regioni alle altre c'è ed è difficilmente confutabile.

Se diventassimo indipendenti dovremmo trovare il modo per sostituire queste risorse oppure dovremmo ridurre la spesa di un valore equivalente. Non potendo aumentare ancora le tasse dovremmo ridurre le spese, cosa che mi pare difficile a meno che il futuro Stato sardo si dimostri più efficiente dell'Italia: finora le prove vanno nel senso contrario ma la speranza è sempre l'ultima a morire. Poi ci sarebbero da pagare le pensioni anche se secondo alcuni la previdenza è il frutto delle leggi che vigevano fino a pochi anni fa per cui ci sarebbe un patto che lo Stato deve rispettare continuando a pagare le pensioni anche dopo l'indipendenza. Però tutti sappiamo bene che con il sistema retributivo ci siamo mangiati - tutti quanti, sardi compresi - i contributi versati nel passato e le pensioni di oggi vengono pagate parte con i contributi di oggi e parte con la fiscalità generale.

I contributi che vengono riscossi in Sardegna ammontano a poco più di 4 miliardi e a me pare davvero improbabile che lo Stato Italiano accetti di pagare la differenza, cioè 3,5 miliardi, con le tasse del nord. Inoltre anche una quota tra il 2 e il 3 per cento del debito pubblico sarebbe a nostro carico, vale a dire una cinquantina di miliardi che il neonato Stato sardo dovrebbe accollarsi.

Insomma ogni mese la Repubblica Sarda, un'economia da 32 miliardi di Pil, (75 % di spesa pubblica), dovrebbe emettere 1,5 miliardi di titoli di Stato: vi lascio immaginare il costo.
Va bene che Berlusconi dice che dello spread ce ne dobbiamo fregare, ma insomma a me pare che il solo parlare di indipendenza della Sardegna richieda una certa dose di spensieratezza, diciamo così, e anzi suggerirei ai promotori della mozione di essere prudenti perché lo Stato potrebbe anche accettare subito la richiesta. E presentarci i conti.

* Consigliere regionale dei Riformatori sardi
ABBIAMO VISTO SUL WEB LA RISPOSTA A QUESTO STESSO ARTICOLO LA RISPOSTA DI DODDORE MELONI LEADER DI MERIS CHE AGGIUNGIAMO E PUBBLICHIAMO PER PARI OPPURTUNITA' , SIAMO APERTI A TUTTI GLI AMICI INDIPENDENTISTI SARDI, POICHE' è NOSTRO INTENTO ESSERI FINALMENTE LIBERI DALLA SERVITU' IMPOSTACI DALL'ITALIA.
DODDORE MELONI


Stamane, alla lettura del commento del Consigliere Regionale del partito dei Riformatori, Franco Meloni, mi è stato chiaro il motivo, per cui in Sardegna stia montando sempre piu' il fastidio (per non dire altro), nei confronti della cosiddetta “casta politica”, che ha portato la società sarda in questo stato di malessere sociale ed economico.


Questo nostro rappresentante in un commento intitolato “ Indipendenza? Ai sardi non conviene “ pubblicato dall'Unione Sarda a pagina 13 in data odierna,si lancia in un'ardita tesi, partendo dagli studi storici sull'Italia e sulla Sardegna, appresi in terza media! (eh si , perche', alla lettura delle sue tesi, mi sono accorto, che la sua conoscenza della storia sarda e italiana, si era fermata a quei testi scolastici !!!!!). Pertanto, capisco il motivo per cui ignora totalmente i millenni della storia sarda.

Questo signore parla di Garibaldi, di Vittorio Emanuele II e del Conte Camillo Benso di Cavour; confessa, che ancora oggi , quando sente le parole Solferino e San Martino si EMOZIONA (non parla dell'Ospedale S. Martino, beninteso); così dimostrando la sua totale ignoranza dei fatti da lui esposti.
Infatti, il nostro baldo Franco Meloni, parlando di Cavour, ignora totalmente le verità storiche delle intenzioni del conte nei confronti della Sardegna, come l'intenzione nell'anno in cui in teoria si faceva l'Unità d'Italia,1861, il Conte Camillo Benso conte di Cavour, stava trattando la cessione della nostra terra, all'imperatore Napoleone III, in cambio della restituzione del Nizzardo e dell'Alta Savoia (gia' appartenuti allo stato sabaudo, ma annesse dall'Imperatore Napoleone alla Francia). Tale accordo, ebbe fine con il decesso del Cavour, nel giugno del 1861; pertanto vado a spiegare al signor Franco Meloni che se questi eventi avessero potuto aver luogo, oggigiorno, lui ci avrebbe risposto in francese, avrebbe cantato la Marsigliese il 14 luglio di ogni anno e avrebbe pianto per gli eroi della Rivoluzione Francese!

Detto questo, lo stato intellettuale del nostro ceto politico si evince nel momento in cui il soggetto di cui parlo, si cimenta in campo socio-finanziario, dove ci spiega , con delle cifre, sulle spese e sulle entrate, dove definisce tali ragionamenti con questa chicca: ”non potendo aumentare le tasse dovremmo ridurre le spese, cosa che mi pare difficile a meno che il futuro Stato sardo si dimostri più efficiente dell'Italia: finora le prove vanno nel senso contrario ma la speranza è sempre l'ultima a morire”. Letto questo, mi sono reso conto che il Franco Meloni neanche rilegge i suoi scritti! Non si è accorto che uno stato che non esiste non puo' dare delle prove al contrario!!

Ma la piu' affascinante delle sue tesi e' quando il nostro economista alle bottarighe, raggiunge il top della non conoscenza dei meccanismi finanziari, al punto dove esprime il concetto: “ogni mese la Repubblica sarda, un'economia da 32 miliardi di Pil, ( 75% di spesa pubblica), dovrebbe emettere 1,5 miliardi di titoli di stato: vi lascio immaginare il costo”.

Giuseppe, non so se sia un refuso di stampa il fatto che ogni mese lo stato sardo avrebbe dovuto emettere 1,5 miliardi di euro in titoli, non essendo logico perche' se cosi' fosse, lo stato sardo avrebbe dovuto emettere diciotto miliardi di titoli all'anno! sarebbe come dire che tutti i sardi avrebbero vissuto di rendita a carico pubblico.

A questo punto, vogliamo suggerire al nostro esperto, che in base al debito primario dell'Italia ammontante a duemila miliardi di euro, la somma spettante alla popolazione sarda in percentuale raggiunge la modica cifra di cinquantaquattro miliardi di euro, della quale ci spetta da pagare soltanto per gli interessi passivi all'anno, la cifra di un miliardo e trecentotrenta milioni di euro.

Pertanto, se la Sardegna, con i concetti espressi da Franco Meloni, di dover emettere tutti gli anni 1,5 miliardi di titoli di stato, per ripianare il bilancio, basterebbe soltanto la cifra degli interessi da non pagare sugli interessi del debito italiano che coprirebbe le emissioni dei titoli di stato sardo, ma con un particolare: che non pagando piu' per l'Italia una quota del debito primario piu' gli interessi, la Repubblica Sarda sarebbe in attivo!!

Proseguendo nella lettura del commento, si evince la sua totale mancanza della conoscenza del diritto individuale e collettivo, espresso dalle leggi internazionali e ratificate dall'Italia, negli articoli 10,80 e 116 della sua Costituzione in seguito codificata con le leggi 848 del 17 agosto 1957, la legge n.881 del 25 ottobre 1977. Questa mancanza veniva sancita quando espresse il suo No al diritto dei sardi di pronunciarsi in base alla legge n.20 del 17 maggio 1957 della Regione a Statuto Speciale della Sardegna sul Referendum consultivo alla domanda: “ sei d'accordo, in base al diritto internazionale delle Nazioni Unite, al raggiungimento della libertà del popolo sardo, con l'indipendenza?”

Tale negazione del diritto universale qualifica senza nessun dubbio , in quali soggetti e' oggi riposta l'esistenza della nostra terra e certifica il motivo per cui siamo in questa situazione di disastro totale.
Meno male che nel 2014, ci saranno le elezioni Regionali!!

Il Presidente
Doddore Meloni


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