mercoledì 7 novembre 2018

BIELORUSSIA: SIAMO CON LA RUSSIA E RISPONDEREMO MILITARLMENTE SE LA POLONIA OSPITA BASE DEGLI STATI UNITI

BIELORUSSIA: SIAMO CON LA RUSSIA E RISPONDEREMO MILITARLMENTE SE LA POLONIA OSPITA BASE DEGLI STATI UNITI

Paul Antonopoulos
Sa Defenza 





Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha consigliato al ministro degli esteri polacco di non creare basi militari "non necessarie", altrimenti la Russia e la Bielorussia risponderanno.

Il presidente bielorusso ha sottolineato che il suo paese non sta cercando alcun conflitto militare e conduce una politica estera esclusivamente pacifica.

"Ho detto al ministro degli esteri [polacco] - con cui ho parlato qui a Minsk: non abbiamo intenzione di combattere con voi. Pertanto, non è necessario creare basi non necessarie. Altrimenti, noi insieme ai russi dovremo rispondere. Significa che dovremo schierare qualcosa per contrastarti ", ha detto Lukashenko, come citato dall'agenzia di stampa Belta.

Il 26 ottobre, il ministro degli Esteri polacco Jacek Czaputowicz ha affermato che la Polonia rafforzerebbe la cooperazione militare con gli Stati Uniti, sottolineando che Varsavia pensava alla presenza permanente di personale militare statunitense nel paese.

In precedenza, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato dopo un incontro con il presidente polacco Andrzej Duda che la sua amministrazione sta pensando di creare una base militare permanente sul territorio polacco e che Varsavia è disposta a pagare "miliardi di dollari" per la sua installazione.

In Polonia, una brigata di carri armati degli Stati Uniti con circa 3.500 uomini viene attualmente allestita a rotazione. Nel territorio del paese è stato posizionato anche un battaglione multinazionale della NATO con mille o più soldati.

Mentre un attacco alle forze statunitensi in Polonia stabilisce un'enorme responsabilità in termini di potenziale perdita e qualsiasi aspettativa di risposta degli Stati Uniti sarebbe giustificata su tali basi, tuttavia l'attuale governo polacco ha ritenuto opportuno istituire il paese come ammortizzatore e zona d'impatto per qualsiasi risposta russa.

Il diplomatico russo Aleksandr Grushko ha detto a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di giorni fa che la Russia e la Bielorussia hanno il potenziale tecnico-militare per rispondere in modo appropriato alle minacce del possibile dispiegamento di una base americana permanente in Polonia.

"La Russia e la Bielorussia hanno un intero spettro di misure tecnico-militari che consentono loro di farlo in modo efficace e senza costi elevati", ha detto Gruskko, rispondendo a una domanda sulla creazione della base. Secondo lui, i due paesi hanno un potenziale sufficiente "in ogni scenario per garantire in modo sicuro gli interessi delle capacità difensive e della sicurezza", ha dichiarato il viceministro degli esteri russo Alexandr Grushko.

Secondo il diplomatico, le domande più concrete dovrebbero essere rivolte ai militari. Ha sottolineato ancora una volta che i due paesi hanno tutta una serie di possibilità tecnico-militari per reagire in modo efficace e senza molti costi.

"Sarà una dimostrazione convincente che i paesi che oggi chiamano truppe straniere nel loro territorio non solo non migliorano la loro sicurezza, ma si espongono ad un pericolo maggiore", ha detto Grushko.

Presi insieme, sembrerebbe che gli Stati Uniti abbiano spinto nuovamente la Polonia a usare i fondi limitati e gli accordi di prestito con il FMI per acquistare ulteriormente le armi americane, una futile manovra in un quadro bizzarro in cui la Polonia potrebbe essere un efficace  strumento  contro l'aggressione russa .

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martedì 6 novembre 2018

BENCHE' NON ATTACCATA DOPO L'ACQUISIZIONE SIRIANA DEGLI S-300, ISRAELE SI MOSTRA CODARDA E AVVENTATA

BENCHE' NON ATTACCATA DOPO L'ACQUISIZIONE SIRIANA DEGLI S-300, ISRAELE SI MOSTRA CODARDA E AVVENTATA


È stato confermato che Israele nutre serie preoccupazioni per la capacità della propria forza aerea di riuscire a sottrarsi al nuovo sistema S-300 della Siria. Tuttavia, gli attacchi israeliani contro la Siria non risolveranno i problemi di Tel Aviv. Contribuiranno solo ad aumentare le tensioni nella regione, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
"Le operazioni militari non possono risolvere le preoccupazioni di sicurezza israeliane, ma aiutano solo ad aumentare le tensioni regionali", ha detto il ministro degli Esteri russo al quotidiano spagnolo El País.
Secondo il diplomatico, Israele non adempie sempre i suoi obblighi internazionali, e questo è evidente quando il paese ignora gli avvertimenti dei militari russi contro le sue operazioni in territorio siriano.
"In alcuni casi, questo ha messo in pericolo la vita e la salute dei nostri soldati in Siria, ad esempio quando aerei israeliani hanno bombardato obiettivi vicino a Palmyra nel marzo 2017", ha detto il capo della diplomazia della Federazione Russa.
L'aviazione israeliana non ha attaccato la Siria dopo che la Russia ha consegnato all'esercito della Repubblica Araba i sistemi antiaerei  S-300 , ha riferito lunedì Al-Masdar, citando una fonte militare a Damasco.

Secondo Al-Masdar News, l'aviazione israeliana continua a effettuare voli lungo i confini siriani nel Libano orientale. Tuttavia, dall'inizio del mese di ottobre non sono stati segnalati casi di violazioni dello spazio aereo della Siria dalla consegna dei sistemi S-300 al paese.

Inoltre, Al-Masdar News ha smentito i rapporti precedentemente pubblicati da Reuters secondo cui l'aviazione israeliana avrebbe attaccato obiettivi in ​​Siria dopo l'incidente con il velivolo da ricognizione russo Il-20, che nelle prime ore del 18 settembre è stato abbattuto vicino alla costa di il Mar Mediterraneo.


L'interlocutore dell'agenzia ha anche aggiunto che, al momento, l'esercito russo continua a formare specialisti siriani per far funzionare i sistemi S-300 nelle province di Latakia e Hama.
La Russia ha completato la consegna degli S-300 alla Siria all'inizio di ottobre. I sistemi forniti hanno un'autonomia fino a 250 chilometri e sono anche in grado di distruggere sia velivoli da guerra elettronica che aerei AWACS (Air Alert and Control System).

La decisione sulla consegna delle armi russe è stata presa in seguito a un incidente avvenuto il 17 settembre, quando un missile S-200 del sistema di difesa aerea siriana ha erroneamente abbattuto un aereo russo Il-20, che stava tornando alla base di Hmeymim, secondo la versione ufficiale . La tragedia ha ucciso 15 soldati russi.

Il ministero della Difesa russo ha accusato l'incidente sull'aviazione israeliana, sostenendo che un caccia israeliano ha usato l'aereo russo come scudo contro i sistemi antiaerei siriani.

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GLI ABETI DISTRUTTI DAL MALTEMPO, I VIOLINI STRADIVARI E L’ANIMA DELL'IDENTITA' ITALIANA

GLI ABETI DISTRUTTI DAL MALTEMPO, I VIOLINI STRADIVARI E L’ANIMA DELL'IDENTITA' ITALIANA

Antonio Socci 
Sa Defenza 



Stavolta il maltempo non solo ha fatto molte vittime (e ovviamente è questa la tragedia più grave), ma ha anche devastato immensi e bellissimi boschi, come quello – in alto Friuli – dei preziosi abeti rossi da cui si ricavano i violini Stradivari, o una foresta in Trentino. In Veneto si ha uno scenario apocalittico: 100 mila ettari di bosco distrutti. Con una miriade di frane.

Purtroppo – con buona pace degli ambientalisti che incolpano sempre l’uomo – la natura è la prima grande devastatrice di se stessa, come sapeva Giacomo Leopardi quando, nella “Ginestra”, ricordava la distruzione prodotta dai vulcani (il “formidabil monte/ Sterminator Vesevo”).

Nel disastro ambientale di questi giorni, anzi, l’opera dell’uomo è chiamata a “riparare” i danni della natura e anche a prevenirli e scongiurarli. A ben vedere poi, soprattutto in Italia, ciò che chiamiamo natura e che appare così puro, bello e affascinante, è in una certa parte opera dell’uomo stesso.

Mi spiego. L’Italia – oltre ad essere uno scrigno unico al mondo di tesori artistici, monumentali e architettonici – è un caso straordinario anche come ricchezze naturalistiche.

Siamo fra i paesi europei con la più grande biodiversità: abbiamo cioè un numero altissimo di specie vegetali e animali. Un patrimonio straordinario da cui deriva pure il nostro primato nel mondo in fatto di prodotti alimentari tradizionali: ben 4.886, censiti nelle diverse regioni. Tutto concorre a fare dell’Italia una meta da sogno.

Ma a cosa si deve quella ricca biodiversità? Ovviamente alla gran varietà di climi e ambienti di cui il buon Dio ha dotato la penisola, che ha veramente tutto (coste e mare, laghi e fiumi, monti, pianure e colline) e che si estende nel Mediterraneo dalle calde latitudini nordafricane fino al fresco centro Europa.


Ma quella ricca varietà di specie di cui parlavo si deve anzitutto all’operosità degli agricoltori romani che ha scritto Elio Cadelo introdussero e acclimatarono la gran parte delle piante coltivate che ancor oggi troviamo nel nostro territorio che trasformarono radicalmente la flora di questo Paese grazie a decine e decine di ‘specie aliene’ che furono trasportate da altri Paesi, il più delle volte molto lontani”.

monaci del Medioevo poi portarono a compimento l’opera. Cosicché le campagne italiane e i nostri paesaggi sono un mirabile intreccio di natura e cultura.

Già dall’antichità la bellezza era il connotato principale del paesaggio italiano. La più antica delle laudes Italiae che conosciamo, quella di Marco Terenzio Varrone nel De re rustica, dell’anno 37 a.C., celebra l’Italia come il giardino del mondo: “Voi che avete peregrinato per molte e diverse terre, ne avete vista una più coltivata dell’Italia? Io, per conto mio, non credo che ce ne sia”. Anche Virgilio nelle Georgiche canta l’Italia per la sua bellezza rigogliosa.

La bellezza diventa il tratto dell’identità italiana nei secoli. Anche in Dante l’Italia è il “bel paese là dove ‘l sì suona” (Inf. XXXIII, 80), è “ l giardin de lo ‘mperio” (Purg. VI, 105). In un’enciclopedia medievale era descritta come la “terra pulcherrima, soli fertilitate pabulique ubertati gratissima” (la bellissima terra, piacevole per la fertilità del suolo e l’ubertosità dei suoi pascoli”).

Probabilmente è proprio qui, in Italia, che gli artisti hanno inventato il concetto di paesaggio. Di sicuro è qui che i costituenti hanno voluto una Costituzione repubblicana che contiene, fra i suoi principali articoli, quello geniale che tutela il paesaggio insieme ai tesori artistici e alla scienza: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (art. 9).

Credo sia un caso unico. Ma bisogna capire bene cosa significa “patrimonio”. Piero Calamandrei – uno dei padri costituenti – definiva “inadeguata e goffa” l’espressione  patrimonio artistico (e potremmo dire la stessa cosa del patrimonio naturale e paesaggistico).


Perché – argomentava Calamandrei – “patrimonio nel linguaggio dei giuristi è espressione che si riferisce alle cose, ai beni materiali, alla ricchezza (…), riguarda l’avere, non l’essenza… Ma invece le opere d’arte riguardano l’Essere, la civiltà, lo spirito di un popolo. Sono vita, sono parte della nostra vita, del nostro spirito, non si possono perdere senza sentirsi mutilati, menomati nello spirito”.

La stessa identica riflessione vale per il patrimonio paesaggistico. Le foreste e le rocce delle Dolomiti, le vigne delle colline toscane e la costa ligure, la scogliera amalfitana e il Po, sono luoghi dello spirito, dell’anima italiana, come la Cappella Sistina, come Venezia, come la Valle dei Templi di Agrigento, come la Divina Commedia, come gli anfiteatri romani, come i capolavori di Vivaldi e di Verdi.

In sostanza, la prima grande opera d’arte che abbiamo è l’Italia stessaUn capolavoro realizzato insieme dal Creatore e da generazioni e generazioni di italiani. Ci sono voluti millenni. L’Italia è la più straordinaria opera d’arte del mondo. Non c’è nulla di paragonabile.

La bellezza – che è fatta di natura, cultura, lavoro, sofferenza, amore e genio – è il cuore dell’identità italiana. E’ l’anima dell’Italia, il nostro vero, grande tesoro. E va amata, custodita, protetta, tutelata con tutto il cuore e tutti i mezzi.

Antonio Socci
Da “Libero”, 5 novembre 2018

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https://sadefenza.blogspot.com/2018/11/gli-abeti-distrutti-dal-maltempo-i.html




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lunedì 5 novembre 2018

BENJAMIN FULFORD: L'Arabia Saudita sarà smantellata; Israele deve scegliere tra Netanyahu e Tel Aviv

BENJAMIN FULFORD: L'Arabia Saudita sarà smantellata; Israele deve scegliere tra Netanyahu e Tel Aviv

Benjamin Fulford
Sa Defenza 


Mohammed bin Salman, soprannominato “Mohammed Bone Sawman” 




Lo smantellamento della rete di controllo della mafia Khazariana continua con l'arresto in corso della leadership dell'Arabia Saudita, affermano il Pentagono, la CIA e altre fonti. In particolare, sono in corso negoziati tra la Russia e gli Stati Uniti per dividere l'Arabia Saudita in una zona sunnita controllata dall'Iran e una zona sciita controllata dalla Turchia, secondo fonti della CIA e del FSB.

Ecco cosa ha detto il Pentagono su questo: "Il Karma ti presenta il conto, poiché l'Arabia Saudita potrebbe essere smembrata per quello che ha fatto a Jamal Khashoggi, e Mohammed Bone Sawman (MBS) potrebbe essere costretto a porre fine alla guerra nello Yemen e levare il blocco del Qatar , mentre gli Stati Uniti potrebbero trovare nuovi partner in Turchia e in Iran dopo il Global Currency Reset. "

L'altra cosa che sta succedendo è che gli arresti tanto attesi dei cabalisti negli Stati Uniti sono già iniziati, dicono le fonti. Il più alto profilo di questi sono alti banchieri di Goldman Sachs arrestati insieme all'ex primo ministro malese Najib Razak per aver saccheggiato denaro al suo paese. Uno degli usi del denaro rubato era finanziare il film glorificante dei Rothschild : "The Wolf of Wall Street".


Https://www.npr.org/2018/11/01/663197943/2-goldman-sachs-bankers- carica-in-malese-finanziaria-scandalo

Più di 61.000 accuse sigillate saranno chiuse dopo le elezioni di medio termine degli Stati Uniti, inoltre  "Gitmo Air è pronto a partire ", dicono le fonti del Pentagono.

Un altro aspetto visibile di quanto accade è la bancarotta della fazione  della General Electric Corporation (GE) (fazione dei Rockefeller) , dicono le fonti. Mio bisnonno George Taylor Fulford fu il maggiore azionista di GE prima di morire in un misterioso incidente d'auto nel 1905. Tutti gli archivi di giornali relativi a questo incidente sono svaniti, ma le sue quote di GE sono andate alla famiglia Rockefeller attraverso una corruzione del fondo, secondo mia nonna. Quindi per me, questa è giustizia poetica, un secolo, dopo i fatti. È anche importante ricordare che la GE è stata coinvolta nell'attacco negli omicidi di massa in Giappone e nel marzo dello stesso anno, in Giappone, per il fatto che erano i loro reattori nucleari a essere al centro di questo crimine.

In ogni caso, il continuo crollo al rallentatore del mercato azionario continuerà a rivendicare le vittime delle corporate mentre il nuovo sistema finanziario quantico entra in funzione, dicono le fonti del Pentagono.

Le fonti dicono anche: "La carovana dei migranti [in Messico] potrebbe essere neutralizzata con 15.000 soldati statunitensi al confine, mentre l'ISIS [Daesh], MS13 e altri elementi criminali sono stati arrestati dalle forze speciali, nel mentre il Messico ha indotto molti a chiedere asilo. " In altre parole, i tentativi di usare questa carovana per interrompere le elezioni di medio termine negli Stati Uniti sono stati neutralizzati.

Ci sono anche intrighi di alto livello in corso in Asia orientale con il dirottamento telecomandato e lo schianto dell'aereo della Lion Air Flight indonesiano JT610, dicono fonti della CIA. Questo incidente aereo faceva parte di una battaglia per il controllo del sistema finanziario di Singapore, dicono le fonti.

Ecco il report della CIA sullo schianto:
"La caduta di Lion Air JT610 è stato intenzionale. Non è rimasta alcuna fusoliera. La maggior parte dei passeggeri non verrà identificata, poiché non è rimasto nulla da analizzare. Attualmente sono stati identificati quattro passeggeri: uno da un'impronta presa da un dito, uno da un tatuaggio trovato su un pezzo di tessuto cutaneo, uno da una scarpa da tennis che è stata vista in una foto indossata da un passeggero prima del volo, e uno da un vestito che indossa è stato visto un passeggero da un'immagine con  la sua famiglia prima del volo. I corpi, insieme all'aereo, sono stati polverizzati.
 https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-11-03/lion-air-jet-s-final-plunge-may-have-reached-600-miles-per-hour
"Il registratore della cabina di pilotaggio, se trovato, non verrà rivelato al pubblico. Se viene trovato, la traccia sarà danneggiata irreparabilmente. Contiene gli ultimi minuti di conversazione del pilota e del copilota. Molto probabilmente si sono resi conto che il controllo dell'aereo è stati assunto dal remoto. Questa informazione non può essere rivelata al pubblico.
 https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-11-05/crashed-jet-s-elusive-audio-may-hold-key-to-indonesian-tragedy
"Ieri mi è stato detto che i 28 impiegati governativi nelle loro varie specialità facevano parte di una squadra di white hat che stavano negoziando un accordo con i rappresentanti della cabala sionista per il rilascio di uno dei bunker d'oro che si trova sull'isola di Bangka. Questo doveva essere usato per scopi umanitari, a cominciare dal popolo indonesiano. (Questo mi è stato detto da una persona di cui mi fido e che è a conoscenza di questi argomenti). Sembra che la cabala sionista abbia dato la sua risposta ai negoziati tirando giù l'aereo ".
 Inoltre, altre fonti della CIA affermano che l'oro in questione è stato a lungo controllato dalla famiglia del Primo Ministro del Singapore a lungo termine Lee Kuan Yew (img a Sx m.22.03.15) (LKY). LKY è stata una delle poche persone autorizzate a incassare le obbligazioni emesse dalla cabala bancaria sostenute da oro rubato all'Asia, affermano le fonti. Il denaro è stato riciclato nel sistema finanziario globale attraverso l'industria mineraria, dicono. Questo è uno dei segreti della prosperità dello stato insulare, dicono.

Personalmente sono in possesso di una di queste obbligazioni, con un valore totale comprensivo di interessi di $ 1,16 miliardi. Questa obbligazione era  posseduta della figlia di Pu Yi, l'ultimo imperatore della Cina. Vive in Giappone con una nuova identità e me l'ha consegnata  tramite un tempio buddista, con la clausola che sia usata per finanziare la creazione di un'agenzia di pianificazione meritocratica. Il bond fa parte di una serie supportata da 70.000 tonnellate di oro Manchu per un valore totale di 4,5 trilioni di dollari (non 40 trilioni di dollari come erroneamente riportato in precedenza) e saranno monetizzati in modo responsabile,  quando i progetti per salvare il pianeta saranno approvati da esperti e il lavoro messo a disposizione del settore privato, dicono le fonti della White Dragon Society (WDS).

L'obbligazione è stata giudicata essere autentica e la cabala ora sotto pressione perché deve mantenere le promesse di monetizzazione. Gli Gnostici Illuminati hanno detto al WDS che hanno messo a disposizione quattro armi nucleari. WDS ha informato la cabala sionista che distruggerà Tel Aviv e Basilea, in Svizzera, se i titoli non verranno monetizzati. In seguito,  saranno distrutte : New York e Londra, Washington DC e Roma .

Se questo vi sembra radicale, ricordate che l'umanità ha spazzato via il 60% degli animali selvatici  dal 1970. Ciò significa che stiamo affrontando un evento al livello di estinzione planetaria.


https://www.theguardian.com/environment/2018/oct/30/humanity-wiped-out-animals-since-1970-major-report-finds

I fondi devono essere utilizzati per finanziare una massiccia campagna per fermare la distruzione ambientale, porre fine alla povertà e consentire l'espansione umana nell'universo. I tentativi di impedire l'avvio di questa campagna saranno trattati con la forza necessaria, comprese le misure estreme come quelle citate sopra, affermano fonti WDS. Ricorda inoltre che stiamo chiedendo ai criminali di alto livello di restituire l'oro rubato e questi criminali sono già stati educatamente invitati a restituire i beni rubati.

In ogni caso, è improbabile che queste armi vengano mai utilizzate, perché i white hat (cappelli bianchi) militari statunitensi e dell'agenzia sono già sul caso. Fonti del Pentagono dicono: "Gli arresti della cabala si intensificheranno dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà il presidente russo Vladimir Putin a Parigi l'11/11, ricordatevi  che è il giorno dei veterani".

È anche interessante il fatto che, a un piccolo livello, molto è accaduto, anche a me, da quando una obbligazione è stata consegnata al WDS.

Per prima cosa, il tecnico responsabile di un popolare programma della Web-TV giapponese dove appaio da ospite (mi è stato riferito che ha più di  600.000 visualizzazioni settimanali) è stato investito da un'auto la notte di Halloween, causando la cancellazione dello show per 5 mesi, giusto il tempo per farlo riprendere. In seguito i gangster giapponesi mi hanno chiamato rivendicando l'incidente. Tuttavia, mi hanno spiegato che l'incidente era dovuto alla rivalità tra bande e che nulla aveva a che fare con la mia apparizione allo show televisivo. Non siamo riusciti a identificarli perché nella loro telefonata non appariva l'ID chiamante.

Di grande interesse, una donna vittima di MKUltra  presa di mira con armi a microonde è volata via dalla Spagna per chiedere la protezione al WDS. Pare che lavori per i gesuiti, che,  non sono necessariamente nemici del WDS.

Ciò che intendiamo con questo è che mentre Peter Hans Kolvenbach, (nella foto dxm.26.11.16) l'ex capo dei gesuiti, è stato registrato dalla NSA mentre si era vantato al telefono di essere Satana , responsabile dell'attacco di Fukushima del 3/1, il nuovo capo dei gesuiti e cattolici si sta preparando per una massiccia campagna per aiutare a salvare il pianeta, dicono fonti della P2. Finché si è d'accordo sulla necessità di salvare il pianeta, e molti sforzi paralleli verso questo obiettivo comune possono coesistere, allora possiamo affermare che le rivalità passate possono essere dimenticate.

Ci viene anche detto dai gangster giapponesi che i gesuiti stanno ordinando al cugino di Barbara Bush, Richard L. Armitage, e al gestore giapponese Joseph Nye di esercitare pressione sul primo ministro schiavo giapponese Shinzo Abe per eseguire i loro ordini. Entrambi sono sorvegliati 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e per il bene della terra, gli raccomandiamo vivamente di coordinare le loro attività con il WDS.

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4 NOVEMBRE 1918-2018 – L’ITALIA DI OGGI E’ A PEZZI COME SE, NEGLI ULTIMI 20 ANNI, AVESSE PERDUTO UNA GUERRA, STAVOLTA ECONOMICA. COSA E’ SUCCESSO CON L’EURO E LA UE?

4 NOVEMBRE 1918-2018 – L’ITALIA DI OGGI E’ A PEZZI COME SE, NEGLI ULTIMI 20 ANNI, AVESSE PERDUTO UNA GUERRA, STAVOLTA ECONOMICA. COSA E’ SUCCESSO CON L’EURO E LA UE?

Antonio Socci
Sa Defenza 

Il nostro calendario è n memoriale delle tragedie del Novecento. Oggi ricordiamo la Prima guerra mondiale. In altre date il secondo conflitto. C’è però una terza “guerra di cui non abbiamo avuto consapevolezza perché non si è combattuta con i bombardieri, ma è stata una guerra economica e politica.

Ci prospettarono un gioioso approdo ai lidi dell’Europa unita: nuova terra promessa dove scorre latte e miele. L’Italia consegnò a questa mitica entità, “l'Europa” (in pratica a Paesi stranieri che perseguono con decisione i loro interessi nazionali), le chiavi di casa: la sovranità monetaria, gran parte della sovranità politica ed economica. In sintesi la nostra indipendenza.

Così è stato fatto senza che gli italiani (e gran parte dei politici) si rendessero ben conto di cosa significava. Per anni siamo stati anestetizzati da una retorica, ancora dominante, che celebra “le magnifiche sorti e progressive” della UE.

Ma oggi, dopo 20 anni, ci ritroviamo a pezzi come dopo una guerra perduta e il conto da pagare è salato. Da quarta potenza industriale del mondo siamo passati ad essere il lumicino di coda dell’Europa. Oggi siamo un paese smarrito, depauperato, a sovranità dimezzata e pure in pieno crollo demografico.

La novità degli ultimi tempi è la rabbia e l’indignazione dovute al peggioramento delle nostre condizioni di vita, da cui peraltro è scaturito il voto del 4 marzo.

Ma è spesso una rabbia che non sa risalire alle cause vere del nostro disastro. Un pò come scriveva nel suo “1984” George Orwell: “Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento, questo scontento non aveva sbocchi perché privi com'erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi”.

E’ uno dei limiti della cultura politica del M5S, quella che – per esempio – ritiene che il problema sia rappresentato dai vitalizi dei politici o dalle auto blu o dalle cosiddette “pensioni d'oro”.
Ma c’è una parte di loro che a volte si avvicina a un'altra narrazione che sta affermandosi e che offre un quadro d’insieme di ciò che è accaduto all'Italia negli ultimi trent'anni.

La si potrebbe identificare in sostanza con l’elaborazione del professor Alberto Bagnai e di molti altri economisti, giuristi, intellettuali oggi definiti sbrigativamente sovranisti.

Questa scuola di pensiero (che è molto forte nella Lega e in FdI) spiega per esempio che l’esplosione del nostro debito pubblico – a causa del quale si chiedono da anni continui sacrifici – non è dovuta all'escalation improvvisa della spesa pubblica improduttiva (come vuole la narrazione dominante, secondo cui viviamo al di sopra dei nostri mezzi), ma è dovuta proprio ai primi passi della moneta unica europea, ovvero l’adesione allo Sme e il divorzio fra Banca d’Italia e Tesoro del 1981.
Da quel momento sono stati i “mercati a decidere a quali condizioni il governo della Repubblica italiana (…) dovesse finanziarsi” (Bagnai). Tutto si fece più costoso.

In effetti nel 1980 il rapporto debito/Pil dell’Italia era al 56,8 per cento (quindi supervirtuoso) ed eravamo da decenni ai primi posti per crescita economica nel mondo, mentre dopo il 1981 di colpo il debito è esploso e, in quattordici anni, nel 1994, era già al 121,8 per cento del Pil. Con l’euro siamo andati ancora peggio.

Si potrà contestare questa scuola di pensiero, ma non trasformando l’UE e la moneta unica in un dogma religioso indiscutibile. Occorrono argomenti.

Egualmente quando la scuola “sovranista” indica gli effetti devastanti dei Trattati di Maastricht con le connesse privatizzazioni e le politiche “lacrime e sangue che, invece di risanarlo, hanno messo in ginocchio il Paese facendo aumentare pure il debito.

Secondo il pensiero dominante l'Ue è una grande opportunità che abbiamo sprecato e dovremmo chiedere addirittura “più Europa”.

Invece secondo gli altri (cito parole di qualche tempo fa di Luciano Barra Caracciolo, giurista, diventato poi sottosegretario) l’Europa ci porta alla morte. Abbiamo perso un terzo del manifatturiero e oltre il 25 per cento della produzione industriale. Bisogna uscire dall'eurozona. Altrimenti diventeremo un Paese deindustrializzato e del Terzo mondo come Romania e Bulgaria. È una lotta contro il tempo.

Servirebbe un confronto vero fra chi ritiene (ancora) che la Ue e l’euro siano una grande occasione e chi afferma che sono costati all'Italia quanto una guerra perduta. Una cosa però è certa: il disastro di questi 30 anni.


Antonio Socci
Da “Libero”, 4 novembre 2018

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https://sadefenza.blogspot.com/2018/11/4-novembre-1918-2018-litalia-di-oggi-e.html


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domenica 4 novembre 2018

LETTERA APERTA AL MINISTRO MATTEO SALVINI DALLA RAPPRESENTANTE DEL MOVIMENTO SARDEGNA ZONA FRANCA

LETTERA APERTA AL MINISTRO MATTEO SALVINI DALLA RAPPRESENTANTE DEL MOVIMENTO SARDEGNA ZONA FRANCA 

Dr.sa Maria Rosaria Randaccio 
Sa Defenza



Dr.sa Maria Rosaria Randaccio


Riceviamo, dalla Dr.sa Maria Rosaria Randaccio questa lettera aperta indirizzata a Salvini che contiene tutti i riferimenti di legge necessari a far rinviare le elezioni di un anno ... che dovrebbe servire al Commissario ad acta per articolare le nuove aliquote fiscali che competono alla Sardegna ai sensi del decreto legislativo n. 114/2016.



Lettera aperta a Matteo Salvini 

Caro Matteo,

in campagna elettorale hai promesso di dare alla Sardegna e ai Sardi  le Zone Franche, e noi ti abbiamo votato, e ora vorremo che mantenessi fede al Tuo impegno.  Ma devi stare attento perché in giro ci sono dei falsi profeti che vogliono nuovamente ingannare il popolo sardo,  e sostengono  che assieme al regime fiscale che compete ai territori svantaggiati come le isole ultraperiferiche e spopolate, possa coesistere un altro regime fiscale di cui  al   DL  91/2017 ai sensi del quale sarebbe possibile realizzare in  Sardegna  27 chilometri quadrati   ZES ( Zone Economiche Speciali)  da attivare in aree portuali e retro portuali  ed ove,  le imprese ivi insediate, potranno usufruire  di vantaggi Fiscali consistenti in Crediti di Imposta.

Operazione fortemente spregiudicata  parte  del legislatore italiano, che probabilmente parte dal presupposto che gli abitanti dell’Isola siano degli  sprovveduti cittadini,  a cui  lasciar credere che sia possibile far coesistere  due  regimi fiscali  diversi nello stesso territorio e che i benefici riduttivi delle   ZES   possano essere concesse in aggiunta a quelli  che competono  veramente ai residenti nell’isola,  in  palese violazione del “ Principio di Razionalità “ che vincola il Legislatore nella formulazione e stesura  della norma di legge. 

Sappiamo invece come  la Zona Franca,  che compete veramente alla Sardegna,  e’ quella di cui al dlgs 75/ 1998, concessa  al Popolo Sardo nel rispetto del  Principio sulla Libera Concorrenza” ai sensi del quale sono nati i Trattati Europei.

Trattati  dove si prevede che “ Non sono considerati aiuti di Stato gli aiuti dati ai territori svantaggiati “  i cui  svantaggi  sono stati  individuati dall’art. 92 del Trattato di Roma ratificato con la legge 1203/57 e dall’art. 174 n. 33 del Trattato di Lisbona ratificato dalla legge 130/2008, e che i suddetti  aiuti siano “ per sempre “ anziché   a termine “ come  invece previsto per le ZES, sono legati al fatto che la stessa  Isola  sia stata identificata come  Isola Lontana o Ultraperiferica e che il suddetto  fattore geografico sia considerato insuperabile, per cui la mancata concessione e attivazione delle zone franche previste all’art. 12 dello Statuto Sardo,  ne ha provocato anche lo SPOPOLAMENTO, riservando cosi alla Sardegna un primato negativo unico al mondo, che vede un numero di Sardi Emigrati superiore a quello dei  Sardi Residenti.

Situazione  demografica negativa  che poteva  essere evitata  se nel rispetto del  suddetto principio della  libera concorrenza  si  fossero rispettate le norme comunitarie cogenti  previste dal  Regolamento CEE n. 2504/1988 sulla gestione delle  Zone Franche e dei Depositi Franchi, Regolamento Comunitario che si applica  Direttamente  e uniformemente su tutte le zone franche della Comunità Economica Europea ( attuale U.E.),  ai sensi del  Principio di  Armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri  in tema di Zone Franche.

Principio di Armonizzazione  disciplinato dalla Direttiva n. 69/75/CEE  confluita  nel succitato Regolamento  n. 2504/88 (art. 24 )   e  recepita  dall’Italia ai sensi dell’art. 2 della legge n. 29/1968,  nell’art. 170 del Codice Doganale Italiano approvato con dpr n. 43/1973, dove si prevede che le zone franche dell’Italia devono essere disciplinate secondo le Direttive Comunitarie  n. 69/74/CEE e n. 69/75/CEE-Codice Doganale Italiano n. 43/73,  in vigore al momento della emanazione del  dlgs n. 75/1998,  della  legge Regionale n. 10/2008,  della legge Regionale n. 20/2013, delle Delibere di Giunta n. 8/2 del 7 febbraio 2013, la n. 9/7 del 12 febbraio2013 e la n. 39/30 del 26.09.2013,  ai sensi delle quali  tutta la Sardegna e stata dichiarata e attivata come zona franca nei 6 porti e nelle sue 240 zone industriali collegate o collegabili ai porti nonché nelle sue isole minori, e nelle acque del mare che la circonda e nell’area che la sovrasta. 

Caro Matteo  con questa lettera vogliamo dirti che Tu potresti  risolvere  facilmente  e facilmente questa guerra economica condotta contro  il Popolo Sardo,  vittima  di soprusi di chi  considera la Sardegna  semplicemente una Colonia,  senza capire che la rinascita economica  di tutta l’Italia potrebbe ripartire da questa terra.

E sarebbe semplice,  perché  basterebbe   dare applicazione  alla legge Regionale n. 20/2013  e chiedere ( ordinare)  al Prefetto di Cagliari  ( da parte Tua come Ministro degli Interni) di nominare un “ Commissario ad Acta “  che  nel rispetto della suddetta legge Regionale n. 20/2013 possa dare   attuazione a quanto previsto dal  dlgs 114/2016 ( art. 14) e dal nuovo art. 10 dello Statuto Sardo approvato con legge Costituzionale n. 3/1948, dal momento che con l’ art. 14 del  suddetto decreto legislativo  114/2016  l’Italia ha trasferito alla Regione Sardegna,  la propria Sovranità Fiscale .

Ricordarti che la  Sardegna e allo stremo delle proprie forze, i migliori  giovani sono partiti in cerca di lavoro, mentre le imprese chiudono perché impossibilitate a sostenere una Tassazione Fiscale Esagerata rispetto alle proprie potenzialità  contributive calcolate in base al reddito,  cosi come previsto dalla Costituzione.

 Senza la compensazione della Zona Franca  sono fallite e falliranno sempre e per sempre tutte le imprese che vorranno insediarsi in Sardegna e falliranno sopra tutto quelle che vorranno usufruire del  “Regime Fiscale” delle  ZES di cui  al  Regolamento 651/2013 , infatti i suddetti benefici fiscali   concessi sotto forma di  CREDITO DI IMPOSTA  se concessi in Sardegna saranno certamente  considerati  dalla  Comunità Europea,  come Aiuti di Stato incompatibili con il mercato  e come tali  recuperati maggiorati di sanzioni e  di interessi,   cosi come  e’  già accaduto in passato e in altre occasioni similari,  per esempio ai sensi dell’art. 24 del decreto legge 185/2008 convertito nella legge n. 2/ 2009 con il quale si e data attuazione alla  Decisione  2003/193/Ce le cui procedure di recupero degli “ AIUTI DI STATO DICHIARATI  ILLEGITTIMI  “ sono state impartite con  l’art. 27 della legge 62/ 2005, legge che attua quanto previsto dal Regolamento n. 794/2004 e dal Regolamento n. 659/1999 del Consiglio  con il quale sono state recepite le modalità di applicazione dell’art. 93 del Trattato. 

Il rischio che le ZES in  Sardegna possano essere individuate  dalla Commissione Europea come aiuti di stato illegittimi  lo  si corre  anche  ai sensi del  Regolamento 651/2013  dove si individuano  per esclusione i territori dove NON E POSSIBILE  APPLICARE LE  ZES, precisamente   all’art. 1 comma 3   dove  si  prevede   che le ZES non si  possano istituire nei  territori di cui all’art. 13,  ossia : “nei territori che hanno diritto agli aiuti  sotto forma di Regimi Fiscali, regimi fiscali che servono a compensare i costi del trasporto delle merci prodotte nelle Regioni Ultraperiferiche e Spopolate “. 

Ma ciò che e’ più grave viene  segnalato  dal Consiglio di Stato con la Sentenza n. 2848  del 10 giugno 2015  dove si precisa che non possono trovare accoglimento davanti al giudice nazionale, deduzioni ed eccezioni  quando la questione sia stata accertata davanti agli organi di  giustizia della Unione Europea, per cui gli imprenditori Sardi  che volessero usufruire delle ZES potrebbero restare truffati senza possibilità di difendersi come già accaduto in Sardegna quando con decisione  della Commissione n. 2008/854/CE del 2.07.2008 vennero recuperati gli aiuti concessi  con legge regionale 9/1998. 

Che al popolo sardo competano le “ Franchigie Fiscali “ riservate agli atri  territori dichiarati e attivati come zona franca  nella UE   lo  precisa anche l’art. 2 comma 1 lett. h)  della legge (comunitaria 2004) n. 62/2005 dove si prevede chele leggi italiane devono garantire una effettiva parita di trattamento dei cittadini italiani rispetto a quelli degli altri Stati membri  dell’Unione Europea facendo in modo di assicurare il massimo livello di “Armonizzazione” possibile tra le legislazioni interne dei vari Stati membri ed evitando l’insorgere di situazioni discriminatorie a danno dei cittadini italiani nel momento in cui gli stessi sono tenuti a rispettare, con particolare riferimento ai requisiti richiesti per l’esercizio di attività commerciali e professionali, una disciplina piu’ restrittiva di quella applicata ai cittadini degli altri Stati membri” 

Dott.ssa Maria Rosaria Randaccio
( Presidente Movimento Sardegna Zona Franca)






Segue PDF  GU. N. L 225 / 8 Comunità Europee 15.8.88

N. L 225 / 8 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee 15 . 8 . 88

REGOLAMENTO (CEE) N. 2504 / 88 DEL CONSIGLIO del 25 luglio 1988 relativo alle zone franche e ai depositi franchi

IL CONSIGLIO DELLE COMUNITÀ EUROPEE, visto il trattato che istituisce la Comunità economica europea , in particolare l'articolo 113 , vista la proposta della Commissione 0 ), visto il parere del Parlamento europeo ( 2 ), visto il parere del Comitato economico e sociale ( 3 ), considerando che le zone franche e i depositi franchi sono rispettivamente parti del territorio doganale della Comunità e dei locali, separati dal resto di tale territorio, ove generalmente vi è una concentrazione di attività concernenti il commercio estero; che tali zone e depositi assicurano , grazie alle agevolazioni doganali ivi previste , la promozione delle suddette attività ed in particolare la redistribuzione di merci all'interno ed all'esterno della Comunità; che pertanto le disposizioni relative alle zone franche ed ai depositi franchi costituiscono uno strumento essenziale della politica commerciale della Comunità ; come se le merci non si trovassero nel territorio doganale della Comunità ; considerando che occorre tener conto che delle merci comunitarie poste in zona franca o in deposito franco beneficiano di alcune disposizioni previste , in linea di massima , per la loro esportazione; che occorre anche disciplinare le conseguenze del collocamento in zona franca o deposito franco di merci comunitarie che negli scambi intracomunitari sono soggette a imposizioni risultanti dall'applicazione della politica agricola comune per tutto il tempo in cui tali imposizioni si applicano ; che altre merci comunitarie devono poter esser poste in zona franca o deposito franco ; che qualora esse fossero soggette ad imposizioni nazionali, spetta agli Stati membri disciplinare le condizioni e le conseguenze del loro collocamento in zona franca o in deposito franco , fatte salve le disposizioni fiscali comunitarie; considerando che occorre fissare alcune norme di tassazione nel caso in cui sorga un'obbligazione doganale per le merci poste in zona franca o deposito franco; che occorre in particolare disporre che , a determinate condizioni, il plus valore aggiunto nell'ambito del territorio doganale della Comunità non deve essere compreso nel valore in dogana di tali merci; considerando che occorre garantire l'applicazione uniforme del presente regolamento e predisporre a tal fine una procedura comunitaria che permetta di fissarne le modalità di applicazione ; che è opportuno organizzare in questo settore una stretta ed efficiente collaborazione fra gli Stati membri e la Commissione nell'ambito del comitato dei depositi doganali e delle zone franche, istituito dal regolamento (CEE) n . 2503 / 88 del Consiglio , del 25 luglio 1988 , relativo ai depositi doganali ( 5 ), considerando che la direttiva 69 / 75 /CEE ( 4 ), modificata da ultimo dall'atto di adesione della Spagna e del Portogallo , ha fissato le norme che gli Stati membri devono adottare in materia di zone franche ; che l'importanza di tali zone nell'ambito dell'unione doganale rende necessaria un'applicazione uniforme nella Comunità delle disposizioni ad esse relative ; che occorre pertanto completare e chiarire le norme attualmente in vigore e prevedere un atto direttamente applicabile negli Stati membri, che offra in tal modo una maggiore sicurezza giuridica ai singoli;

HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
TITOLO I
Generalità considerando che non è opportuno dare alle zone franche e ai depositi franchi vantaggi concorrenziali per quanto riguarda l'applicazione dei dazi all'importazione; che è , invece , opportuno prevedere per tali zone e depositi delle formalità doganali semplificate rispetto a quelle applicabili nelle altre parti del territorio doganale della Comunità , data la situazione particolare di tali zone e depositi; considerando che le merci non comunitarie introdotte in tali zone o depositi devono potervi permanere senza limiti di scadenza , né essere oggetto di pagamento di dazi all'importazione o d'applicazione di misure di politica commerciale ; che la permanenza delle merci in queste zone o depositi è da considerare , agli effetti dell'applicazione di tali dazi o misure , Articolo 1 1 . Il presente regolamento stabilisce le norme applicabili alle zone franche ed ai depositi franchi. 2. * In una zona franca o in un deposito franco: a ) le merci non comunitarie non sono soggette ai dazi all'importazione e , salvo disposizioni contrarie, alle misure di politica commerciale ; (>) GU n . C 283 del 6 . 11 . 1985 , pag. 9 . ( 2 ) GU n. C 120 del 20 . 5 . 1986 , pag. 16 . ( 3 ) GU n. C 283 del 20 . 10 . 1986 , pag. 6 . ( 4 ) GU n . L 58 dell'8 . 3 . 1969 , pag. 11 . ( 5 ) Vedi pagina 1 della presente Gazzetta ufficiale. 15 . 8 . 88 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee N. L 225 / 9 e ) dazi all'importazione: sia i dazi doganali e le tasse di effetto equivalente , sia i prelievi agricoli ed altre imposizioni all'importazione previsti nel quadro della politica agricola comune o dei regimi specifici applicabili a talune merci risultanti dalla trasformazione di prodotti agricoli; f) dazi all'esportazione: i prelievi agricoli e le altre imposizioni all'esportazione previsti nell'ambito della politica agricola comune o nel quadro di regimi specifici applicabili a talune merci risultanti dalla trasformazione di prodotti agricoli; g) autorità doganale: qualsiasi autorità competente per l'applicazione della normativa doganale, anche se detta autorità non fa parte dell'amministrazione delle dogane ; h ) persona: — una persona fisica ; — o una persona giuridica ; — o anche , se la normativa in vigore prevede questa possibilità , un'associazione di persone cui è riconosciuta la capacità di compiere atti giuridici, indipendentemente dallo status di persona giuridica . b) le merci comunitarie per le quali una normativa comunitaria specifica lo prevede beneficiano, per via del loro collocamento in zona franca , delle misure che , in genere , sono connesse con l'esportazione delle merci; c) le formalità doganali e le misure di controllo connesse con l'entrata e la permanenza delle merci nonché con l'uscita di tali merci, sono applicabili solo se previste dal presente regolamento. 3 . Fintantoché le merci comunitarie sono soggette negli scambi intracomunitari ad imposizioni all'importazione risultanti dall'applicazione della politica agricola comune , tali imposizioni non sono applicabili in una zona franca o in un deposito franco . 4. Ai sensi del presente regolamento si intende per: a) zona franca: parti del territorio doganale della Comunità separate dal resto di detto territorio in cui le merci non comunitarie introdotte sono considerate , per l'applicazione dei dazi all'importazione e delle misure di politica commerciale all'importazione, come merci non situate nel territorio doganale della Comunità, purché non siano immesse in libera pratica o assoggettate ad un altro regime doganale alle condizioni fissate dal presente regolamento; b) deposito franco: locali situati nel territorio doganale della Comunità in cui le merci non comunitarie introdotte sono considerate , per l'applicazione dei dazi all'importazione e delle misure di politica commerciale all'importazione, come merci non situate nel territorio doganale della Comunità , purché non siano immesse in libera pratica o assoggettate ad un altro regime doganale alle condizioni fissate dal presente regolamento ; c) merci comunitarie: le merci: — interamente ottenute nel territorio doganale della Comunità, senza l'apporto di merci provenienti da paesi terzi o da territori che non fanno parte del territorio doganale della Comunità; — provenienti da paesi o territori che non fanno parte del territorio doganale della Comunità e che sono in libera pratica in uno Stato membro; — ottenute nel territorio doganale della Comunità , esclusivamente dalle merci di cui al secondo trattino oppure dalle merci di cui al primo ed al secondo trattino; d) merci non comunitarie: le merci diverse da quelle di cui alla lettera c). Fatti salvi gli accordi conclusi con paesi terzi per l'applicazione del regime di transito comunitario , sono altresì considerate non comunitarie le merci che , benché soddisfino le condizioni di cui alla lettera c), sono reintrodotte nel territorio doganale della Comunità dopo essere state esportate fuori da tale territorio; Articolo 2 1 . Gli Stati membri possono costituire in zone franche alcune parti del territorio doganale della Comunità, oppure autorizzare la creazione di depositi franchi. 2 . Gli Stati membri stabiliscono il limite geografico di ciascuna zona . I locali destinati a costituire un deposito franco devono essere approvati dagli Stati membri. 3 . Gli Stati membri si accertano che le zone franche siano recintate e stabiliscono i punti di accesso e di uscita dalla zona franca o dal deposito franco . 4 . Qualsiasi costruzione di immobili in una zona franca è subordinata ad autorizzazione preventiva dell'autorità doganale. Articolo 3 1 . I limiti e i punti di accesso e di uscita dalla zona franca e dai depositi franchi sono soggetti alla sorveglianza del servizio delle dogane . 2. Le persone , nonché i mezzi di trasporto, che entrano in una zona franca o in un deposito franco o ne escono possono essere sottoposti a controllo doganale. 3 . L'accesso ad una zona franca o deposito franco può essere vietato alle persone che non offrano la piena garanzia di osservanza delle disposizioni del presente regolamento . 4 . L'autorità doganale può controllare le merci che entrano in una zona franca o in un deposito franco, che vi N. L 225 / 10 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee 15 . 8 . 88 4 . Su richiesta dell'interessato , l'autorità doganale rilascia un attestato concernente la posizione comunitaria o non comunitaria delle merci poste in zona franca o in deposito franco . permangono o che ne escono . Ai fini di tale controllo, una copia del documento di trasporto, che deve accompagnare le merci all'entrata e all'uscita , deve essere rimessa all'autorità doganale o tenuta a sua disposizione presso le persone a tale scopo designate da detta autorità . Quando tale controllo è richiesto, le merci devono essere poste a disposizione dell'autorità doganale .

TITOLO III
Funzionamento delle zone franche e dei depositi franchi Articolo 6 1 . La permanenza delle merci nelle zone franche o nei depositi franchi non è soggetta ad alcuna limitazione di tempo. 2 . Nei confronti di talune merci si applicano dei termini specifici fissati conformemente all'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento ( CEE ) n. 2503 / 88 . Articolo 7 1 . Fatti salvi gli articoli 8 e 9 , in zona franca o in deposito franco è autorizzata qualsiasi attività di natura industriale o commerciale oppure di prestazione di servizi, alle condizioni del presente regolamento . 2 . L'autorità doganale può , tuttavia, disporre taluni divieti o limitazioni di tali attività in considerazione della natura delle merci sulle quali vertono tali attività oppure delle esigenze di sorveglianza doganale . 3 . L'autorità doganale può vietare l'esercizio di un'attività in zona franca o in deposito franco alle persone che non offrono le garanzie necessarie alla corretta applicazione del presente regolamento .

TITOLO II
Entrata delle merci nelle zone franche o nei depositi franchi Articolo 4 1 . Qualsiasi merce può essere posta in una zona franca o in un deposito franco , indipendentemente dalla sua natura , quantità , origine , provenienza o destinazione . 2 . Il paragrafo 1 non osta : a ) all'applicazione dei divieti o delle restrizioni giustificati da motivi di morale pubblica , d'ordine pubblico , di pubblica sicurezza , di tutela della salute e della vita delle persone e degli animali o di preservazione dei vegetali, di protezione del patrimonio artistico , storico o archeologico nazionale , o di tutela della proprietà industriale e commerciale ; b) alla possibilità per l'autorità doganale di esigere che le merci che presentano un pericolo o che potrebbero alterare altre merci o che richiedono , per altre ragioni, installazioni particolari, siano collocate in luoghi appositamente attrezzati per riceverle . Articolo 5 1 . Fatto salvo l'articolo 3 , paragrafo 4 , l'entrata di merci in zona franca o in deposito franco non comporta né la loro presentazione all'autorità doganale né il deposito di una dichiarazione in dogana. 2 . Devono essere presentate all'autorità doganale unicamente le merci che: a) sono assoggettate ad un regime doganale e la cui entrata in zona franca o deposito franco comporta la liquidazione di detto regime ; tuttavia , tale presentazione non è necessaria qualora una dispensa dall'obbligo di presentare tali merci sia ammessa nell'ambito del regime doganale in oggetto; b) sono state oggetto di una decisione di concessione di un rimborso o di uno sgravio dei dazi all'importazione, che autorizza il collocamento di tali merci in zona franca o deposito franco ; c) sono state oggetto di una richiesta in vista di un pagamento anticipato delle restituzioni all'esportazione nel quadro della politica agricola comune . 3 . L'autorità doganale può esigere che le merci soggette a dazi all'esportazione o ad altre disposizioni che disciplinano l'esportazione siano segnalate al servizio delle dogane . Articolo 8 Qualora le attività di cui all'articolo 7 consistano nel far subire delle manipolazioni a merci non comunitarie, si applicano le seguenti disposizioni: a ) fatto salvo l'articolo 13 , paragrafo 2 , le manipolazioni usuali di cui all'articolo 1 8 , paragrafo 1 del regolamento (CEE) n. 2503 / 88 possono essere effettuate senza autorizzazione ; b ) le operazioni di perfezionamento diverse dalle manipolazioni usuali si effettuano conformemente al regolamento (CEE) n. 1999 / 85 del Consiglio, del 16 luglio 1985 , relativo al regime di perfezionamento attivo (*). Gli Stati membri possono , tuttavia , per quanto necessario , adattare le modalità di controllo previste in materia in modo da tener conto delle condizioni di funzionamento e di sorveglianza doganale delle zone franche o dei depositi franchi. Le formalità che possono essere soppresse in una H GU n . L 188 del 20 . 7 . 1985 , pag. 1 . 15 . 8 . 88 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee N. L 225 / 11 zona franca o in un deposito franco saranno determinate secondo la procedura prevista all'articolo 3 1 del regolamento (CEE) n. 1999 /85 . In deroga al primo comma , le operazioni di perfezionamento nel territorio del vecchio porto franco di Amburgo non sono soggette a condizioni di ordine economico . Tuttavia, se in un determinato settore di attività economica , le condizioni di concorrenza nella Comunità sono pregiudicate per via di tale deroga , il Consiglio , deliberando a maggioranza qualificata su proposta della Commissione, decide di applicare all'attività economica corrispondente stabilita nel territorio del vecchio porto franco di Amburgo le condizioni di ordine economico previste a livello comunitario in materia di perfezionamento attivo; c) le operazioni di trasformazione sotto controllo doganale si effettuano conformemente al regolamento (CEE) n. 2763 / 83 del Consiglio, del 26 settembre 1983 , relativo al regime che consente la trasformazione sotto controllo doganale di merci prima della loro immissione in libera pratica (*), modificato da ultimo dal regolamento (CEE) n. 4151 / 87 ( 2 ). Gli Stati membri possono , tuttavia , per quanto necessario adattare le modalità di controllo previste in materia in modo da tener conto delle condizioni di funzionamento e di sorveglianza doganale delle zone franche e dei depositi franchi. Le formalità che possono essere soppresse in una zona franca o in un deposito franco saranno determinate secondo la procedura prevista all'articolo 31 del regolamento (CEE ) n . 1999 / 85 . — immesse in libera pratica; — sottoposte al regime dell'ammissione temporanea ; — abbandonate all'Erario , qualora la normativa nazionale preveda tale possibilità ; — oppure distrutte, purché l'interessato fornisca all'autorità doganale qualsiasi informazione che essa consideri necessaria , mentre agli scarti e ai rottami stessi risultanti da tale distruzione può essere data una delle destinazioni contemplate in uno dei trattini precedenti o all'articolo 8 . L'abbandono o la distruzione non deve comportare alcuna spesa per l'Erario . 2 . Se non si applica il paragrafo 1 , le merci non comunitarie e le merci comunitarie di cui all'articolo 1 , paragrafo 2 , lettera b ) e paragrafo 3 non possono essere consumate o usate nelle zone franche o nei depositi franchi. 3 . Fatte salve le disposizioni applicabili ai prodotti di rifornimento , nella misura iji cui il regime in causa lo consenta , il paragrafo 2 non osta all'uso o al consumo di merci che , in caso di immissione in libera pratica o di ammissione temporanea , non sarebbero soggette all'applicazione di dazi all'importazione o a misure di politica agricola comune o di politica commerciale , oppure ad imposizioni di cui all'articolo 1 , paragrafo 3 . In tal caso non è necessaria una dichiarazione di immissione in libera pratica o di ammissione temporanea . E tuttavia necessaria una dichiarazione qualora dette merci rientrino in un contingente o in un massimale . Articolo 9 Qualora le attività di cui all'articolo 7 consistano nel far subire manipolazioni alle merci comunitarie , si applicano le seguenti disposizioni: a ) le merci comunitarie di cui all'articolo 1 , paragrafo 2 , lettera b ) che rientrano nella politica agricola comune possono essere oggetto unicamente delle manipolazioni espressamente contemplate per tali merci nell'articolo 1 8 , paragrafo 2 del regolamento (CEE ) n . 2503 / 88 . Tali manipolazioni possono essere effettuate senza autorizzazione ; b ) le merci comunitarie di cui all'articolo 1 , paragrafo 3 possono essere oggetto delle manipolazioni usuali di cui all'articolo 18 , paragrafo 1 del regolamento (CEE) n. 2503 / 88 senza autorizzazione oppure essere distrutte conformemente all'articolo 10 , paragrafo 1 , quarto trattino. Articolo 11 1 . Qualsiasi persona che eserciti un'attività sia di magazzinaggio, lavorazione o trasformazione, sia di vendita o di acquisto di merci in una zona franca o in un deposito franco deve tenere una contabilità-materie nella forma approvata dall'autorità doganale. Non appena introdotte nei locali della summenzionata persona le merci devono essere prese a carico in detta contabilità-materie . La contabilità-materie deve consentire all'autorità doganale d'identificare le merci e indicarne gli spostamenti. La contabilità-materie deve essere tenuta a disposizione dell'autorità doganale per permetterle qualsiasi controllo che essa ritenga necessario . 2 . In caso di trasbordo di merci all'interno di una zona franca , i documenti ad esse relativi devono essere tenuti a disposizione dell'autorità doganale. Il magazzinaggio di breve durata di merci, inerente a tale trasbordo, è considerato come facente parte del trasbordo stesso . Articolo 10 1 . Fatto salvo l'articolo 8 , le merci non comunitarie collocate in zona franca o in deposito franco durante tale permanenza possono essere : (M GU n . L 272 del 5 . 10 . 1983 , pag. 1 . ( 2 ) GU n . L 391 del 31 . 12. 1987 , pag. 1 . N. L 225 / 12 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee 15 . 8. 88

TITOLO IV
Uscite delle merci dalle zone franche e dai depositi franchi del termine fissato in applicazione dell'articolo 6 , paragrafo 2 , esse non siano state oggetto di una richiesta per ricevere una delle destinazioni di cui al paragrafo 1 , le autorità doganali prendono i provvedimenti contemplati dalla rispettiva normativa specifica relativa al caso di mancato rispetto della destinazione prevista. Articolo 15 Le merci comunitarie poste in zona franca o in deposito franco e contemplate dall'articolo 1 , paragrafo 3 possono ricevere una qualsiasi delle destinazioni ammesse per tali merci. Articolo 12 Fatte salve le disposizioni particolari adottate nell'ambito di normative doganali specifiche , le merci non comunitarie che escono da una zona franca o da un deposito franco possono essere : — esportate fuori dal territorio doganale della Comunità ; o — introdotte, conformemente alle vigenti disposizioni comunitarie , in altre parti del territorio doganale della Comunità . Articolo 16 1 . In caso di reintroduzione delle merci in altre parti del territorio doganale della Comunità o del loro collocamento in un regime doganale , l'attestato di cui all'articolo 5 , paragrafo 4 può essere usato per provare sia la posizione comunitaria sia quella non comunitaria di tali merci. 2 . Qualora da tale attestato o per altri mezzi non risulti che le merci hanno la- posizione di merci comunitarie o non comunitarie, esse sono considerate: — per quanto riguarda l'applicazione dei dazi all'esportazione e dei certificati d'esportazione nonché per le misure previste per l'esportazione nell'ambito della politica commerciale , come merci comunitarie; — negli altri casi, come merci non comunitarie . Articolo 17 L'autorità doganale accerta che siano rispettate le disposizioni in materia di esportazione o di spedizione applicabili alle merci provenienti da Stati membri quando le merci sono esportate o spedite da una zona franca o da un deposito franco. Articolo 13 1 . Qualora per una merce non comunitaria sorga un'obbligazione doganale, il valore in dogana di tale merce è determinato conformemente al regolamento (CEE) n. 1224 / 80 del Consiglio ( 1 ), modificato da ultimo dall'atto di adesione della Spagna e del Portogallo . Qualora tale valore si basi su un prezzo effettivamente pagato o da pagare comprendente le spese di magazzinaggio e di conservazione delle merci durante la loro permanenza in zona franca o in deposito franco , tali spese non devono essere comprese nel valore in dogana a condizione che esse siano distinte dal prezzo effettivamente pagato o da pagare per la merce . 2. Qualora la suddetta merce abbia subito in zona franca o in deposito franco le manipolazioni usuali conformemente all'articolo 18 , paragrafo 1 del regolamento (CEE) n. 2503 / 88 , la natura , il valore in dogana e la quantità da prendere in considerazione per la determinazione dell'importo dei dazi all'importazione sono , su richiesta del dichiarante e a condizione che le suddette manipolazioni siano state oggetto di una autorizzazione rilasciata conformemente al paragrafo 3 di detto articolo , quelli che sarebbero stati presi in considerazione qualora la merce in questione non avesse subito le suddette manipolazioni. Possono tuttavia essere stabilite deroghe a questa disposizione conformemente alla procedura prevista all'articolo 28 del regolamento (CEE) n. 2503 / 88 .

TITOLO V
Disposizioni finali Articolo 18 Il comitato dei depositi doganali e delle zone franche , istituito dall'articolo 26 del regolamento (CEE) n . 2503 / 88 , può esaminare tutti i problemi inerenti all'applicazione del presente regolamento sollevati dal presidente, sia su propria iniziativa sia su richiesta del rappresentante di uno Stato membro. Articolo 14 1 . Le merci comunitarie rientranti nella politica agricola comune poste in zona franca o in deposito franco e contemplate dall'articolo 1 , paragrafo 2 , lettera b), devono ricevere una delle destinazioni previste dalla normativa che concede loro , per il fatto che sono poste in zona franca , il beneficio di misure che si ricollegano , in generale , alla loro esportazione . 2 . Qualora tali merci siano reintrodotte in altre parti del territorio doganale della Comunità o qualora , alla scadenza Articolo 19 Le disposizioni necessarie per l'applicazione del presente regolamento sono adottate secondo la procedura prevista all'articolo 28 del regolamento (CEE) n. 2503 / 88 . (!) GU n . L 134 del 31 . 5 . 1980 , pag. 1 . 15 . 8 . 88 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee N. L 225 / 13 1979 , che stabilisce le condizioni di taglio e di vinificazione nelle zone franche nel territorio geografico della Comunità per i prodotti del settore vinicolo originari dei paesi terzi ( 3 ). Articolo 20 Il presente regolamento non pregiudica l'adozione di disposizioni particolari in materia di politica agricola comune , che restano disciplinate dalle norme relative all'attuazione di detta politica . Articolo 21 Qualora in una normativa comunitaria specifica vi sia un riferimento a zone franche , tale riferimento è valido anche per i depositi franchi. Articolo 22 Il presente regolamento si applica fatto salvo il regolamento (CEE) n. 1736 / 75 del Consiglio , del 24 giugno 1975 , relativo alle statistiche del commercio estero della Comunità e del commercio tra Stati membri (*), modificato da ultimo dal regolamento (CEE) n. 1629 / 88 ( 2 ). Articolo 23 Il presente regolamento non pregiudica le disposizioni del regolamento (CEE) n. 353 / 79 del Consiglio, del 5 febbraio Articolo 24 1 . Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee. Esso si applica un anno dopo l'entrata in vigore delle disposizioni di applicazione adottate secondo la procedura prevista all'articolo 19 . 2 . La direttiva 69 / 75 /CEE e le disposizioni della direttiva 71 / 235 /CEE ( 4 ) prese per la sua applicazione sono abrogate alla data di applicazione del presente regolamento. I riferimenti a tali direttive devono intendersi fatti al presente regolamento . Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri. Fatto a Bruxelles, addì 25 luglio 1988 Per il Consiglio Il Presidente Th .
PANGALOS

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Appello Dr.sa Maria Rosaria Randaccio a Matteo Salvini , Luigi Di Maio, Christian Solinas ZFI

Sa Defenza TM
Trasmesso dal vivo in streaming il 14 ott 2018

La D.rsa Maria Rosaria Randaccio lancia un appello a Matteo Salvini , Luigi Di Maio, Christian Solinas, sulla Zona Franca Integrale, dopo aver letto l'emendamento del DEF un po dubbio sulla insularità che di fatto estranierebbe la Sardegna dalla legge sulla Zona Franca chiede di non usare altre vie che non siano quelle costituzionali e presenti sullo statuto autonomo sardo sulla Zona Franca Integrale....

https://sadefenza.blogspot.com/2018/11/lettera-aperta-al-ministro-matteo.html


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