Sa Defenza DOPO MESI DI POLEMICHE IL PD RIBALTA LE SUE POSIZIONI SU MES E DEBITO, DANDO RAGIONE A LEGA E FdI. NE AVETE SENTITO PARLARE? In queste ore il Pd ha disinvoltamente rovesciato la sua posizione sul Mes e sulla cancellazione del debito, facendo sue le posizioni che da sempre sono sostenute dall’odiata Lega in Parlamento, sui media e nelle piazze. La prova? Stava sulla prima pagina di “Repubblica” di ieri: “Sassoli: ‘L’Ue cancelli i debiti per il Covid e riformi il Mes’”. Ed Enrico Letta, sempre ieri, ha dato un’intervista alla “Stampa” il cui titolo dice tutto: “Gli Stati non si fidano, il Mes va superato, trasferiamo i fondi alla Commissione”. Sassoli e Letta non sono due passanti. Sono due dei principali “pontieri” fra Pd e burocrazia Ue. Infatti subito la viceministro degli Esteri Marina Sereni ha dichiarato: “E’ venuto forse il momento di modificare il meccanismo che regola il Fondo Salva Stati. Non a caso oggi sia David Sassoli che Enrico Letta suggeriscono di trasferirlo dagli Stati alla Commissione”. E’ una giravolta clamorosa. Eppure nessuno la rinfaccerà al Pd. Ai ribaltoni della Sinistra (senza spiegazioni e senza mea culpa) siamo abituati e anche stavolta la cosa passerà in cavalleria. Anzi, diranno – come già ieri “Repubblica” – che sono “tutti d’accordo con Sassoli”. Come se fosse un’”ideona” sua. Così quello che fino a ieri veniva condannato come fosse un attentato alla salute degli italiani o alla stabilità finanziaria (perché era sostenuto dai “cattivi” Salvini, Meloni, Bagnai e Borghi), diventa d’improvviso virtuoso, lungimirante e lodevole, in quanto targato Pd. Eppure l’ossessivo ritornello sul Mes è andato in onda per mesi. In ogni talk show tutti concordavano con il Dem (o l’opinionista) che ripeteva la solfa sui 37 miliardi del Mes che erano tanto preziosi e addirittura ci potevano salvare dall’emergenza Covid. Puntualmente Lega e Fratelli d’Italia finivano sotto accusa perché rei di opporsi alla provvidenziale manna (che il governo peraltro poteva benissimo prendere). Le ragioni di Lega e FdI erano queste: anzitutto il Mes è un prestito e non un regalo; inoltre ha delle clausole molto pericolose per il nostro Paese; infine i soldi che servono si possono oggi reperire con titoli del debito pubblico agli stessi interessi del Mes (non a caso tutti i paesi europei stavano ben alla larga dal Mes). Il Pd faceva orecchie da mercante e accusava gli oppositori come irresponsabili e antieuropeisti. Ora, d’improvviso, la svolta a U. Il Dipartimento Economia della Lega ha buon gioco nel cantar vittoria: “Quattro giorni fa il Centro Delors, un think tank di Berlino, aveva suonato la campana a morto per il MES. Oggi il Pd, si accoda smentendo se stesso con una acrobatica piroetta e confermando quindi la validità della linea che la Lega sostiene fin da marzo: smantellare il MES e monetizzare il debito Covid”. Ma i parlamentari leghisti sottolineano un’altra cosa importante: “L’azione del Governo è stata ritardata dall’insistenza del Pd nel difendere un’istituzione datata come il MES, rifiutata da tutti gli altri Stati membri. I ritardi, che hanno inciso sulla carne viva di autonomi, imprenditori, professionisti, vanno messi in conto al provincialismo dei cosiddetti europeisti. Un minimo sindacale di competenza macroeconomica e di frequentazione delle istituzioni europee chiarisce che non c’è altra strada per evitare di stroncare la ripresa con una crisi da sovra indebitamento. Il nemico della pacifica convivenza fra popoli europei è chi, come il Pd, difende posizioni insensate e di retroguardia, non chi le critica in modo documentato e costruttivo”. Lo stesso ribaltone viene fatto dal Pd sulla monetizzazione del debito per Covid che – quando veniva prospettato dalla Lega – suscitava scandalo. Che oggi prevalga in tutti il buon senso è cosa ottima. Ma sarebbe leale e serio riconoscere i meriti politici di chi si è dimostrato più competente ed è stato ingiustamente attaccato per mesi.
Antonio Socci
Da “Libero”, 16 novembre 2020 Sa Defenza non ha alcuna responsabilità rispetto alle citazioni, informazioni pubblicate, i dati, le singole opinioni contenute in questo articolo. |
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mercoledì 18 novembre 2020
DOPO MESI DI POLEMICHE IL PD RIBALTA LE SUE POSIZIONI SU MES E DEBITO
giovedì 22 agosto 2019
ECCO COME CONTE STA PORTANDO IL M5S NELLE MANI DELL’ESTABLISMENT FRANCO-TEDESCO
ECCO COME CONTE STA PORTANDO IL M5S NELLE MANI DELL’ESTABLISMENT FRANCO-TEDESCO, PER FAR FUORI SALVINI ED EVITARE IL VOTO DEGLI ITALIANI.
IL PARADOSSO DI MARTEDÌ 20 AGOSTO: È IL M5S A VOLERE LA CRISI
Antonio Socci
Antonio Socci
Il vero braccio di ferro in corso – in questo ferragosto rovente per il Governo – è fra il “partito straniero” e il partito della sovranità degli italiani.
E’ lo scontro di sempre che continua finché non sarà ridata la parola agli italiani e saranno loro a risolverlo. Ma è appunto per impedire che decidano gli italiani che il “partito straniero” si è mosso in forze (ricordo che, secondo quanto ha scritto Roberto D’Alimonte sul “Sole 24 ore”, il 72 per cento degli italiani vorrebbe il voto anticipato).
Giulio Sapelli, uno dei più lucidi analisti, coltissimo e di vaste conoscenze internazionali, ha fornito in queste ore gli spunti più interessanti per capire cosa sta accadendo.
Sapelli sostiene che “la via maestra sono le urne”. Così sarebbe scongiurato un governo fra Pd e M5S, cioè fra chi ha perso le elezioni politiche (il Pd, al minimo storico nel 2018) e chi ha perso le elezioni europee (il M5s, dimezzato nel 2019) i quali vogliono solo impedire di governare a chi rappresenta la grande maggioranza degli italiani.
Il papocchio Pd/M5S promette disastri perché sarebbe – spiega Sapelli – “un governo ‘clintoniano’, sponsorizzato dai grandi big dell’industria finanziaria mondiale. Porterebbe avanti una politica di sottomissione piena dell’Italia all’austerity europea. Uno scenario che farebbe il gioco della Francia (…) Sarebbe in un modo o nell’altro la vittoria di Attali. Se questo governo prende forma,l’Italia tra vent’anni non esisterà più come paese industriale”.
Così vedremmo la fine dell’economia italiana già avviata, peraltro, dai cinque anni di governo del PD e dai precedenti anni di sottomissione all’eurocrazia tedesca. Presumibilmente l’Italia tornerebbe anche ad essere il campo profughi d’Europa.
Del resto che la UE franco-tedesca sia nella partita lo si evince pure dal fatto che chi teorizza l’alleanza rosso-gialla lo fa esplicitamente nel nome della nuova leadership della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen.
Basti, per tutti, Romano Prodi che – ovviamente – spinge per il papocchio dei perdenti perché gli consentirebbe di aspirare al Quirinale nel 2022: “Prodi propone un governo con ‘maggioranza Ursula’” (questo il titolo di “Repubblica”).
Infatti è proprio dall’elezione di Ursula che è emerso il partito trasversale che – con l’appoggio eurotedesco – intendeva isolare Salvini, impedendogli di ottenere, in elezioni politiche, l’enorme consenso avuto dagli italiani nelle elezioni europee.
E’ da quell’episodio che Salvini ha capito che nel M5S stava prevalendo Conte, il quale, con i suoi rapporti internazionali, stava portando i grillini dalla parte dell’establishment (e soprattutto dell’establishment anti-italiano): quando il M5S accusa Salvini di “tradimento” – dicono i leghisti – dovrebbe ricordare che il tradimento vero non è mai nei rapporti fra partiti, ma è sempre e solo nei confronti degli elettori, che sono i sovrani della democrazia.
I leghisti ritengono che sia stato il M5S a tradire il voto degli italiani appoggiando l’establishment eurotedesco: è stato tradito il mandato degli elettori che era quello di difendere gli interessi nazionali.
E’ proprio in questa prospettiva di trasformazione del M5S che – molto prima che Salvini manifestasse i mal di pancia per la paralisi del governo – Conte si era attivato per l’elezione della Van der Leyen.
Oggi appaiono anche molto significativi i suoi contatti con la Merkel (c’è un video che dice tutto) in funzione anti Salvini.
Il progetto era quello di mettere alle strette la Lega, in autunno, su una Finanziaria dettata dalla Commissione europea, per far capitolare Salvini davanti alle condizioni tedesche oppure indicarlo al pubblico ludibrio come estremista sfasciaconti, per poterlo estromettere.
A quel punto – con l’emergenza cronologica della legge di bilancio – potevano varare un “governo di responsabilità nazionale” che – come al solito – frugasse nelle tasche degli italiani e varasse il nuovo “governo Ursula”.
L’imprevista mossa estiva di Salvini li ha presi in contropiede, ma grazie alla sponda offerta pubblicamente da Matteo Renzi, che è il vero campione dell’establishment macroniano e clintoniano, subito Conte e M5S hanno pensato di cavalcare loro, proprio loro, l’idea della crisi di questo governo. Dandone la responsabilità a Salvini.
Così ritengono di avere la botte piena e la moglie ubriaca: cioè possono accusare Salvini di irresponsabilità, tradimento, e realizzare in anticipo quella crisi che avevano programmato loro per novembre.
Di fatto Salvini, anticipandoli, ha scoperto i loro giochi. Ecco spiegato il paradosso di martedì quando sarà proprio Conte (con il M5s) a spingere per avere la crisi di governo e invece Salvini a frenare cercando di scongiurarla per impedire che si realizzi il “governo Ursula”.
Conte da tempo punta a trasformare il M5S da partito populista anti-sistema in braccio operativo dell’establishment nazionale e internazionale: se Grillo e Casaleggio accettano definitivamente (come pare) questa sottomissione, archiviando l’era Di Maio e tradendo l’anima originaria del movimento, avremo la scelta di campo finale dei grillini come appendice del PD di Renzi, nelle cui mani, di fatto sarebbe quell’esecutivo.
Ma Sapelli ha lanciato anche un altro spunto di riflessione: le “forti ingerenze” vaticane di queste ore nella politica italiana.
E’ noto che Conte è vicino, da tanti anni, al card. Parolin, Segretario di stato di Bergoglio. Il quale Bergoglio ha energicamente inviato Parolin a fare tutte le pressioni possibili per far saltare l’alleanza con la Lega ed estromettere Salvini dal governo.
Bergoglio – che ai tempi delle leggi sulle materie etiche, che vedevano i cattolici all’opposizione col Family day – si chiamò fuori dicendo che non si occupava di politica, oggi non fa altro che occuparsi della politica italiana.
Bergoglio, peraltro di carattere astioso e vendicativo, non perdona a Salvini di aver rifiutato di sottomettersi alla sua forsennata campagna migrazionista e di averlo battuto nelle urne, dove il partito bergogliano ha subito un’umiliante disfatta, anche nel voto dei cattolici.
Con le “forti ingerenze” di Bergoglio (a favore di un papocchio rosso-giallo) nella vicende interne dell’Italia abbiamo uno Stato straniero, una teocrazia gestita con pugno comunista-sudamericano, che pretende di determinare il governo dell’Italia al posto degli italiani.
Una cosa è evidente: tutti gli Stati e i governi che vogliono un’Italia sottomessa vedono, come loro “bestia nera”, Matteo Salvini. Questo fa capire tutto e spiega perché così tanti italiani invece puntano proprio su di lui.
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Antonio Socci
Da “Libero”, 19 agosto 2019
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mercoledì 27 marzo 2019
Il vero limite dei 5 Stelle e del Governo giallo-verde: l'acquisizione dei Servizi Segreti
Chris Barlati
Sa Defenza
La vera sfida dei 5 stelle non riguarda affatto il Tav, gli F 35 o la Via della Seta. Discussioni come queste non rappresentano altro che propaganda, o meglio strategie di realizzazione. E' dall'insediamento in Parlamento del governo giallo-verde che i pentastellati ed i leghisti si alternano in un ben organizzano balletto atto ad illudere mercati ed opposizioni che esista anche una sola possibilità di frizione tra due blocchi tanto discordi, tra due leader tanto lontani: il provincialotto di Pomigliano D'arco Luigi Di Maio, furbo, malizioso, ma irrimediabilmente carente di cultura e preparazione, e Matteo Salvini, il nordista goffo e cialtrone, stereotipo perfetto della politica più del dire che del fare.
Sa Defenza
La vera sfida dei 5 stelle non riguarda affatto il Tav, gli F 35 o la Via della Seta. Discussioni come queste non rappresentano altro che propaganda, o meglio strategie di realizzazione. E' dall'insediamento in Parlamento del governo giallo-verde che i pentastellati ed i leghisti si alternano in un ben organizzano balletto atto ad illudere mercati ed opposizioni che esista anche una sola possibilità di frizione tra due blocchi tanto discordi, tra due leader tanto lontani: il provincialotto di Pomigliano D'arco Luigi Di Maio, furbo, malizioso, ma irrimediabilmente carente di cultura e preparazione, e Matteo Salvini, il nordista goffo e cialtrone, stereotipo perfetto della politica più del dire che del fare.
Ma partiamo subito con il mettere in chiaro le cose, sia per quanto riguarda il Tav, la Via della Seta, che il vero ostacolo che si frappone tra il governo giallo verde e la realizzazione di quelle promesse del patto di governo che sembrano tardare a realizzarsi.
Nostro scopo in questa sede sarà quello di definire l'incognita che spaventa gli oppositori dei cinque Stelle, tanto da spingerli in ridicole campagne mediatiche che, negli effetti, non fanno altro che regalare voti ai grillini. Definiremo in aggiunta anche l'ostacolo che si frappone tra le promesse del patto di governo e la sua reale attuazione; ostacolo che espliciteremo nelle seguenti righe, ma che sarà d'uopo approfondire attraverso una specifica trattazione. Iniziamo allora con l'introdurre l'argomento della trattazione: la conquista che i pentastellati si sono prefissi dei Servizi Segreti.
Il Tav
Per quanto riguarda il Tav, sono anni che le espressioni partitiche di destra(Forza Italia e Lega) tentano oltre ogni modo di imporre una inutile linea ferroviaria quale quella del Tav.
Al tempo, e parliamo del non troppo distante settembre 2015, già si verificarono numerosi scontri, con tanto di utilizzo di armi vietate dalle innumerevoli formali convenzioni sui diritti dei manifestanti[1].
Oggi, non molto è cambiato. L'utilizzo da parte delle forze dell'ordine, o meglio da non ben noti agenti di polizia addestrati alle percosse dei manifestanti, di condotte dure e repressive sono in genere una prassi regolare adottata da chi vuole lanciare un chiaro messaggio. Quest'ultimo, parafrasato quanto più possibile, sarebbe il seguente: ''Manifestate? Va bene. Vi arrestiamo appena vi identifichiamo. Manifestate a volto coperto? Vi sfasciamo di botte. Continuate e ci sabotate? Allora domani vedrete che lanceremo lacrimogeni e sostanze nocive per la vostra salute. E non ci faranno assolutamente nulla, poiché siamo potretti non solo da apparati statale, ma privati e paragovernativi.'' Il copione Macron potrebbe benissimo ripetersi in Italia qualora iniziassero i progetti per il Tav, poiché la linea ferroviaria ad alta velocità non è altro che un accordo tra partiti corrotti per spartirsi un'immensa tangente, ricambiando naturalmente il favore. La violenza gratuita a cui sono sottoposti i manifesanti, e la mancanza di ogni tutela, è un esempio lampante di tutto ciò.
L'alta velocità. Ma per chi?[2]
Chi vuole, in sintesi, l'inutile Tav? Il governo Francese? Certo, visto che siamo noi ad addebitarci gli oneri maggiori. Le industrie del Nord? Anche, ma in forma minore, poiché il Tav trasporterebbe solo passeggeri. Chi, allora, è interessato in termini di utili all'opera? Le mafie. Quelle ''mafie'' che hanno permesso a Renzi di vincere le elezioni in cambio della sua promessa di provvedere, quanto prima, alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina [3].
Quelle mafie che avevano appoggiato in primis Berlusconi e che sono ritornate alla ribalta con la storia assurda della flat tax. Quelle mafie che, in qualche modo, oggi stanno corteggiando il governo giallo verde con strani messaggi, che vanno dall'arresto di Matteo Messina Denaro, alla costituzione, impossibile, di una nuova cupola a Palermo, sventata (ma che fortuna!)dall'operato dei carabinieri[4].
Il Grillo e il Dragone
Il secondo punto riguarda i rapporti con la Cina. Normalmente, si tende a sezionare in buoni e cattivi le italiche forze politiche in gioco. Bisognerebbe, invece, concepire il tutto in termini di ''do ut des'', di ''io novello leader, cedo qualche cosa per avere altro in cambio''. Essendo in questo caso l'Italia l'ultima ruota del carro in termini di rivendicazioni e prerogative in Europa, il nostro cedere si configura, senza condizioni, in un 2 in cambio di 1.
Ignoro se il lettore ricordi i tempi del buon Matteo Renzi, o meglio dell' ''energico Matteo'' [5],
quando il piddino n'1 imitava Tsipras, girando in camicia tra un comizio digitale e l'altro(i tempi di quando ancora non aveva il complesso di Napoleone). Ebbene, per lodare incredibilmente l'ex sindaco fiorentino, Renzi era riuscito a stipulare molti vantaggiosi trattati con la Cina, senza suscitare l'ira del padroncino di colore Obama. Il prezzo è stato salato, ma non esageratamente alto. Ricordate la cessione del Mar di Sardegna alla Francia? Avvenuta in tutto segreto? Per quali ragioni secondo voi è avvenuta una cosa del genere e senza nessun guadagno da parte dell'Italia? Ufficiosamente, si è dato il via a ricerche di gas in quella porzione di mare a compagnie private, ma permane il mistero dei soldati francesi armati che, con tanto di blitz, hanno obbligato molti pescherecci sardi a ritornare a casa per aver invaso un territorio protetto.
I 5 Stelle e i Servizi
Pochi vedono un legame in questo groviglio di propagande, affermazioni, promesse e arresti di boss mafiosi. Ma se ci alienassimo per un momento da questo contesto, noteremmo un ordine logico e concreto, un vero ecosistema.
La crescita proporzionale dei nazionalismi di sinistra e destra, la sconfitta dell'europeismo economico, ma non di quello sociale e politico, isterisce le grandi finanze, oramai infiltratesi capillarmente in Italia dall'avvento di Berlusconi, ed in Europa dagli anni 2000(dalla Mani Pulite Internazionale).
I grandi gruppi finanziari italiani filo massonici, quelli vicini a De Benedetti, come i marchi Espresso e Repubblica, stampano quotidianamente indecifrabili articoli sulle presunte e prossime cadute del Governo, sugli scandali che dovranno far deflagrare i 5 stelle, sui legami tra 'Ndrangheta e Lega, e sul dovere di comprendere ed accettare il tentativo di omicidio di bambini ad opera di stranieri pedofili che sequestrano bus[7], ma mai una parola riguardo l'egemonia dei Servizi nell'interazione tra Stato ed Imprenditoria finanziaria; di quei Servizi che, attualmente, sembrano ignorare positivamente i 5 Stelle.
Di Maio sulle orme di Silvio
Non è la prima volta che accade una cosa del genere. Di solito ci si illude che gli apparati di intelligence, almeno quelli italiani, servano gli interessi di Stato o di uomini ad essi collegati. Ma non è affatto così. E' dall'omicidio della Prima Repubblica e dei giudici Falcone e Borsellino che i Servizi Italia si configurano più come una S.p.a., servendo agenzie, compagnie straniere, nazionali e filoatlantiche.
Dal punto di vista governativo, il tutto ebbe inizio con la parabola Berlusconi, ma occorre precisare un paio di cose per correttazza d'analisi. Il vecchio Silvio cercò di limitare l'operato della struttura della ''falange armata'', tutt'oggi attiva ma in forme diverse, posizionando uomini fidati ai vertici dei Servizi. Il Cav. non potè trarre i benefici sperati a causa del suo scarso talento poltico. Ma, caduto Berlusconi, la palla passò alle sinistre che ebbero carta bianca e libero accesso a finanziamenti e posizionamenti di uomini fidati(governo Prodi).
Con il tempo, lo smantellamento di quei pochi apparati filo nazionali d'intelligenc divenne effettivo, in nome di una sostituzione che si realizzò in toto con l'avvento della presidenza del Consiglio di Matteo Renzi, e di un'infiltrazione senza precedenti di uomini vicini ad Israele[8].
Tutto ciò potrebbe apparire come una deriva complottista. E invece no. Guardate qui il primo discorso da leader che fece Luigi di Maio, all'epoca non ancora osannato dai cori ''Giggino premier'', ma considerato comunque dai più come un esponente di spicco del Movimento. Nonostante la furia distruttiva e super critica del M5S di quegli anni, nei riguardi di tutto ciò che poteva puzzare di occulto, segreto e pericoloso, il pomiglianese Di Maio si lascia andare ad un elogio senza precedenti dei sistemi e degli apparati di sicurezza italiani: un chiaro messaggio di distensione e di collaborazione dei pentastellati in vista della certa vittoria che avrebbero collezionato da lì a poco tempo.
Il tutto, naturalmente, è avvenuto sotto l'occhio critico delle grandi lobby che attentamente hanno studiato e ascoltato il Movimento, accettandone le politiche ma esclusivamente in chiave moderata, come dichiarato dallo stesso Di Maio in più di una occasione[9].
Un servizio a 5 Stelle
All'epoca, quando ancora Aldo Giannuli era parte integranti dell'intellinghenzia del Movimento, suonò alquanto strano la scivolata pro finanza e moderata di Di Maio, specialmente se dovessimo ripensare alle sfuriate di Di Battista, altro pilastro al tempo del Movimento, nei vari studi televisivi(mitica quella da Santoro) sul collegamento tra traffico di armi, Servizi Italiani e Paesi Mediorientali; traffico che costò la vita alla giovane giornalista Ilaria Alpi. Caso vuole che solo un anno e mezzo dopo Di Battista abbandonerà il partito per dedicarsi alle missioni umanitarie ed alla famiglia, con Di Maio che si trasformerà dal provincialotto sbaglia congiuntivi al successore di Grillo(un clone di Tremonti, per dirla alla spicciola).
Intelligenza collettiva
Il discorso/convegno di Giggino è interessante, e somiglia per certi aspetti a quelli della buonanima(si fa per dire) di Minniti o ai vecchi comizi di Berlusconi, quando parlava di occupazione e di necessità di privatizzazioni. Moderati, ricchi di dati, misurati in ogni parola, ma fin troppo smielati per un 5 Stelle, per un anti sistema, specialmente se concesso nei confronti di un'istituzione che da sempre ha tramato per la distruzione del Paese, e che ha curato, negli ultimi 50 anni, gli interessi personali di finanze straniere, compagnie petrolifere e politiche espansionistiche atlantiche.
L'azione dei 5 Stelle – Lega Nord, dunque, quali interessi va ad intaccare e per quali ragioni? E, costituiscono davvero un pericolo? O sono solo dei bluff, come dimostra il normalissimo livello di spread di questi giorni? Elenchiamo le varie opzioni:
- L'immigrazione. Il problema dell'afflusso massimo di migranti non riguarda esclusivamente l'aumento della criminalità in Italia, o il tema della sicurezza. Il problema dell'immigrazione è l'esistenza stessa della criminalità. Come espresso dal seguente ed interessante articolo[10], e da alcune ricerche fatte sul campo dall'autore del testo, l'immigrazione, oltre ad essere stata empiricamente dimostrata come un fenomeno forzato, è ben voluta sia per motivi economici, che politici. E a beneficiarne non sono solo le grandi industrie finanziarie, ma quel complesso criminale che, dall'America Latina alle coste mediterranee, importa droga in Europa, gestendone distribuzione e prezzo: la 'Ndrangheta, nella sua più completa definizione di super struttura criminale, fagocitante massoneria ed imprenditoria, con picchi che vanno dalla magistratura alle forze partitiche.
Anche la 'Ndrangheta, come tutti i gruppi di potere definiti e specializzati, ha bisogno di una deregolamentazione del mercato per poter trarre maggiori benefici. Grillo ha affermato, sarcasticamente, negli ultimi giorni, che bisognerebbe quotare la 'Ndrangheta in borsa esattamente come la Yakuza giapponese, ma dimentica che ciò è già stato fatto. Ed anzi, nello specifico, la quotazione in borsa di una lobby spuria ed onnipresente come la 'Ndrangheta aumenterebbe le entrate statali, ovvio, ma limiterebbe gli spazi d'agire dell'organizzazione stessa e svelerebbe addirittura le trame oscure, gli omicidi dei servizi segreti degli ultimi 15 anni, le relazioni che essa ha avuto ed ha con i referenti politici, con la Nato, con le imprese statali(tipo la Fiat) e la magistratura. Dunque, una ''regolamentazione'' di tale ''sistema'', della 'Ndrangheta, non sarebbe affatto conveniente, a meno che non si decidesse di eliminare fisicamente un qualche centinaio di persone a conoscenza degli inconfessabili segreti, per sostituirli con ''personale specializzato'' proveniente, ed appartenente, anche inconsapevolmente, al sistema della 'Ndranghesta stessa. L'immigrazione, al riguardo, rappresenta un respiro, un passo necessario, che permette una velocizzazione dei procedimenti di spaccio e distribuzione, servendosi di nigeriani, senegalesi, e delle diverse etnie che, abbracciando il credo tribale ed esoterico, si prestano come gli ex miliziani di Cosa Nostra perfettamente compatibili per guidare il continente nero all'acquisizione di questa fetta di mercato, senza dimenticare l'immunità legislativa di cui dispongono i finti rifugiati.
- La Cina. L'avvicinamento tra Italia e Cina non costituisce un problema politico, tanto meno economico. Paesi come la Francia o la Germania, o come gli stessi Stati Uniti, commerciano in termini di cifre molto più dell'Italia, eppure nessuno si preoccupa di una deriva ''Maoista'' dello scenario europeo o degli stessi States. Il pericolo Cinese non si pone in nessun caso, poiché è solo uno stupido tentativo dei media di attaccare il Governo giallo-verde. Al più, il fastidio che potrebbere procurare la Via della Seta sarebbe quello di aprire un'alternativa al predominio tedesco, sogno della politica anti neocon trumpiana, che sì desidera un'Europa asservita agli Usa, ma sensibile ai mutamenti geopolitici multipolare. Ancora una volta le forze in campo discutono del nulla, essendo il commercio con la Cina niente più che un'altra strumentalizzazione mediatica. La sceneggiata di Salvini che rifiuta di partecipare all'incontro con il Leader Cinese è una prevedibile mossa elaborata per accaparrarsi l'elettorato di estrema destra, e nulla più: un modo per illudere sostenitori ed oppositori della presenza di un'inesistente frizione all'interno della maggioranza. Tant'è che nessuno ha mai avanzato concretamente l'ipotesi di sanzioni contro la Cina, ma solo critiche e lamentele nei riguardi di singoli esponenti di Governo(chi sarebbe tanto stupido da attaccare il Dragone e rovinare i propri commerci?).
- Il Tav.
Il progetto Tav non si farà. La magistratura ed i relativi connessi conservano gelosamente molti documenti inerenti le infiltrazioni della 'Ndrangheta nell'avallo del progetto. Guardacaso, solo recentemente sono state mosse querele nei confronti di Di Battista da parte dell'Unione Industriale Torino, AMMA, ANCE Piemonte, Confagricoltura Piemonte e Confindustria Piemonte[11]. Un simile atto di intimidazione simbolica può solo significare l'esistenza di una guerra interna la magistratura, che da un lato pende per la realizzazione di una tale grande opera, mentre dall'altro tenta di resistere a questo ulteriore stravolgimento dell'organo giudiziale.
Epilogo
Cos'è allora che disturba davvero dei 5 stelle? Il tentativo di avvicinare a loro una classe dirigente d'intelligence ad immagine e somiglianza pentastellata, probabilmente multipolarista e divincolata dai vecchi schemi dell'economia. Ciò cosa comporterebbe? A destra:
in politica, la dissoluzione delle strutture berlusconiane filo putiniane;
in economia, l'inutilità dell'ingegnosa macchina mediatica e finanziaria ultra neocon ed atlantica, ideata dal cavaliere per compiacere gli alleati(l'impero Media/Finvest).
Dal versante della sinistra:
- In politica, la castrazione di ogni tentativo di imporre le basi di quella finanza mondiale che avrebbe dovuto collegare gli stati occidentali, fagocitando le ultime resistenze di politica sovrana.
- In economia, l'isolamento, sempre più crescente, delle classi massonico finanziarie di ''sinistra'', spaventate non dall'avanzata economica della Cina, ma dall'impossibilità di far coincidere in un apparato statale biopolitico potere economico e politico. Un piano da lungo bramato e che è stato ostacolato da Russia, Cina e Iran.
I 5 Stelle hanno catturato una nuova classe intellettuale che sembra prevalere nel mondo dell'informazione, della politica, e che è stata accettata dalla finanza internazionale. In buona sostanza, tale ''elite'' si manifesta migliore in termini di preparazione a quella dei leghisti, sicuramente migliore rispetto a quella del Pd e di Forza Italia.
La corruzione dei vecchi partiti li ha disintegrati dalle fondamenta, ma permangono la struttura mediatica formale(tv-radio) e i servizi di intelligence in mano al duo Pd-Berlusconi, come dimostrano le ultime folli trovate pubblicate da quotidiani ed esponenti del mondo della televisione, inerenti la tentata strage dei bimbi del bus e del rischio dell'inesistente razzismo alle prossime elezioni europee.
Con la loro politica estera i 5 stelle stanno tentando di convincere quella sovrastruttura dei Servizi legata alle comunicazioni Telecom ed alla gestione di tutto il bacino di utenze del Medioriente di essere qualificati e pronti per un cambiamento di paradigma che potrebbe apportare notevoli miglioramenti all'intero apparato militare, politico, economico e sociale.
Fonti:
[1] http://www.crudiezine.it/no-tav-in-val-di-susa-rischio-gas-e-accuse-di-terrorismo-parla-lattivista-cedolin/
[2] http://ilcorrosivo.blogspot.com/2018/09/quante-bugie-sul-tav.html
[3] https://www.huffingtonpost.it/2016/09/27/ponte-stretto-renzi-_n_12212584.html
[4] https://palermo.gds.it/video/cronaca/2018/12/04/il-blitz-cupola-2-0-de-raho-dopo-larresto-di-riina-il-vertice-di-cosa-nostra-e-tornato-a-palermo-ca8b0a2c-ce4b-48f1-a684-ea53c3c55a79/
[5]https://www.repubblica.it/esteri/2014/03/27/news/faccia_a_faccia_renzi-obama-82063918/
https://www.rischiocalcolato.it/2016/05/la-strategia-renzi-ttip-mes-alla-cina.html
http://www.conflittiestrategie.it/mr-renzi-e-il-drago-con-gli-stivali-di-chris-barlati
[6] Berlusconi servizi segreti
https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/17/mafia-pentito-alfano-portato-nostra-berlusconi-pedina-dellutri/1600276/
[7] http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/07/06/news/legami-di-ndrangheta-1.324616
[8]https://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/la-scalata-ai-servizi-segreti-di-matteo-renzi/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2017/03/18/io-renzi-il-mossad-e-quando-fondai-un-club-forza-italia/3459349/
https://www.nextquotidiano.it/fermiamo-renzi-e-un-uomo-del-mossad/
https://www.dettiescritti.com/tag/renzi-e-israele/
[9] https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-02-01/lost-translation-giallo-londra-e-strategia-di-maio-post-voto-123945.shtml?uuid=AEbQYjsD&refresh_ce=1
[10] https://comedonchisciotte.org/black-axe-lorrore-che-ignoriamo-2/
[11] http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/07/01/news/in-val-di-susa-una-ndragheta-ad-alta-velocita-1.171673?refresh_ce
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https://sadefenza.blogspot.com/2019/03/il-vero-limite-dei-5-stelle-e-del.html
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domenica 3 febbraio 2019
L'ex Senatore 5 Stelle Bartolomeo Pepe denuncia la legge sul reddito di cittadinanza è un abuso perpetrato sui presunti beneficiari
L'ex Senatore 5 Stelle Bartolomeo Pepe denuncia la legge sul reddito di cittadinanza è un abuso perpetrato sui presunti beneficiari
Bartolomeo Pepe
Sa Defenza
In tempi non sospetti vi dissi che il reddito di cittadinanza sarebbe stato usato per attuare il piano di vaccinazioni
Sono stato attaccato da più parti
Neanche chiedono scusa chi facendo parte del mondo associativo N.O.VAX ha dato indicazioni di voto a favore del movimento e lega
Leggete qua
Non vaccini i tuoi figli? Niente reddito di cittadinanza
Condizioni per avere il reddito di cittadinanza M5S (ovvero ricatti).
Punto 9 del reddito di cittadinanza: SE NON CI SI VACCINA NON SI HA IL REDDITO DI CITTADINANZA.
Non hanno usato la parola "vaccini" per l'ipocrisia che hanno, ma hanno usato "le cure". Sono abilissimi. "Impegni di prevenzione e cura volti alla prevenzione della salute".. cioè VACCINI.
Bartolomeo Pepe
Sa Defenza
In tempi non sospetti vi dissi che il reddito di cittadinanza sarebbe stato usato per attuare il piano di vaccinazioni
Sono stato attaccato da più parti
Neanche chiedono scusa chi facendo parte del mondo associativo N.O.VAX ha dato indicazioni di voto a favore del movimento e lega
Leggete qua
Non vaccini i tuoi figli? Niente reddito di cittadinanza
Condizioni per avere il reddito di cittadinanza M5S (ovvero ricatti).
Punto 9 del reddito di cittadinanza: SE NON CI SI VACCINA NON SI HA IL REDDITO DI CITTADINANZA.
Non hanno usato la parola "vaccini" per l'ipocrisia che hanno, ma hanno usato "le cure". Sono abilissimi. "Impegni di prevenzione e cura volti alla prevenzione della salute".. cioè VACCINI.
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mercoledì 16 gennaio 2019
DOVE ARRIVERA’ ZIO PEPPUCCIO, IL RENZIANO-PRODIANO CHE GUIDA IL GOVERNO GIALLOVERDE
DOVE ARRIVERA’ ZIO PEPPUCCIO, IL RENZIANO-PRODIANO CHE GUIDA IL GOVERNO GIALLOVERDE
Antonio Socci
Sa Defenza
Antonio Socci
Sa Defenza
La porta di Palazzo Chigi si aprì e non entrò nessuno: era Giuseppe Conte. Così – parafrasando Fortebraccio – si potrebbe sintetizzare la narrazione dei media sull’arrivo alla presidenza del Consiglio dell’attuale premier.
È letteralmente balzato fuori dall’anonimato, da un giorno all’altro, come un coniglio dal cilindro del mago, senza aver fatto nulla che potesse caratterizzarlo in qualche modo (come docente universitario era poco conosciuto perfino a Firenze dove insegnava).
Essendo stato scelto proprio per una neutra mediazione fra M5S e Lega, sembrava un uomo senza passato, senza idee e senza identità. Ma non senza qualità. Perché – bisogna riconoscerlo – nessuno aveva capito il personaggio e quello che avrebbe fatto. Era stato del tutto sottovalutato.
Per alcuni mesi infatti è stato rappresentato (e pure spernacchiato) come il vaso di coccio fra i due vasi di ferro (Salvini e Di Maio), come l’incolore riempitivo dell’ esecutivo gialloverde. Come lo zero che – nella previsione del deficit del DEF, quella approvata dalla UE – si è frapposto fra il 2 e il 4. Una specie di lubrificante, destinato solo a diminuire gli attriti.
CONTE ZIO
Era il perfetto “Conte Zio”dei “Promessi sposi”, come aveva acutamente intuito Marcello Veneziani. E infatti si adattava perfettamente alla sua attività di premier, la descrizione manzoniana di quel personaggio: “Sopire, troncare, troncare, sopire” perché “quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagatella, e vanno avanti, vanno avanti…”.
A confronto delle dichiarazioni dirompenti dei due vicepremier, il Conte Zio praticava – per riprendere il Manzoni – “un parlare ambiguo, un tacere significativo, un restare a mezzo, uno stringer d’occhi che esprimeva: non posso parlare”.
Nella compagine governativa gialloverde, dava l’impressione di essere – ricorro ancora ai Promessi sposi – “come quelle scatole che si vedono ancora in qualche bottega di speziale, con su certe parole arabe, e dentro non c’è nulla; ma servono a mantenere il credito alla bottega”.
ZIO PEPPINO
Si era autodefinito “Avvocato del popolo”, ma questa bellicosa espressione di sapore rivoluzionario era immediatamente neutralizzata dalla sua antropologia forlaniana.
In effetti la sua bonomia democristiana, la mitezza, l’eleganza, la gentilezza dei modi sono parsi molto rassicuranti e lo hanno fatto crescere sempre più negli indici di popolarità.
Quello che doveva essere l’Avvocato del popolo è diventato lo Zio degli italiani. Zio Peppino, l’affabile zio avvocato che fa sempre comodo in famiglia.
Tuttavia, pian piano, si è creato uno spazio politico rilevantissimo perché il momento storico vede la contrapposizione fra il governo e le élite (l’establishment).
Così la mediazione da metodo è diventata Conte-nuto ed è emersa la cifra democristiana del premier. O meglio (ribadisco): forlaniana. Il coniglio uscito dal cilindro è diventato un “coniglio mannaro”.
Fu appunto Arnaldo Forlani, valente leader dc, a vedersi affibbiata per primo, da Gianfranco Piazzesi, questa definizione bacchelliana – tratta dal “Mulino del Po” – che allude all’astuzia politica e alle capacità che possono celarsi dentro un carattere mite.
LA SVOLTA
La trasformazione di Conte, da Peppiniello nostro a statista forlaniano, si è appalesata nella drammatica trattativa con la Commissione europea sul DEF che ha condotto in prima persona e che al tempo stesso gli ha permesso di conseguire un successo storico(dal momento che tutti prospettavano uno scontro dirompente fra Roma e Bruxelles) e di accreditarsi – presso la nomenklatura della Ue– come l’unico vero interlocutore del governo italiano.
L’operazione gli ha permesso anche di guadagnarsi definitivamente la fiducia del presidente Mattarella.
Conte – che si è costruita una sua tela di rapporti personali a livello internazionale, in particolare con Trump e la Merkel– si è fatto ricevere in udienza privata pure da Papa Francesco, il 15 dicembre, probabilmente esibendo non solo la sua fede cattolica (cosa che a Bergoglio interessa molto relativamente), ma soprattutto la sua provenienza giovanile da quella “Villa Nazareth”che è stata il punto d’incontro della potente corrente cattoprogressista vaticana e anche di “cattolici democratici” come Prodi, Scalfaro, Scoppola, Leopoldo Elia e lo stesso Mattarella (da lì viene anche l’attuale Segretario di Stato vaticano, Parolin).
L’ANTI SALVINI
Cosa si siano detti Conte e Bergoglio in quel colloquio non è dato sapere. Fatto sta che a pochi giorni di distanza, il presidente del Consiglio – sul caso dei 49 migranti, che tanto interessava al papa – ha preso la clamorosa posizione che sappiamo, pubblicamente contrapposta a Matteo Salvini: “se non li faremo sbarcare li vado a prendere io con l’aereo”.
Poi si è addirittura intestato la “soluzione” di questo caso (la ripartizione dei migranti), ancora una volta in accordo con la UE.
D’improvviso si è materializzato un Conte imprevisto, un vero “anti Salvini”, capace di batterlo sul terreno dove il vicepremier da sempre trionfa (quello dell’emigrazione).
Era inevitabile che in questa veste Conte raccogliesse simpatie a Sinistra.
Di sicuro ha catalizzato l’interesse degli ambienti catto-vaticani in cerca di rappresentanza nella crociata migrazionista anti-Salvini.
A questo punto d’improvviso tutti si sono accorti che Conte da comparsa era diventato un protagonista. Con quali prospettive? Il suo passato sembrava incolore. Ma lo era davvero?
PRODIANO/RENZIANO
L’antica collaborazione col suo famoso maestro Guido Alpa non lo caratterizzava politicamente. Gli erano state attribuite, per il passato prossimo, vaghe simpatie renziane e un’amicizia con la Boschi, ma anche questo non sembrava una cosa significativa.
Poi lui stesso ha rivelato di aver “votato per l’Ulivo di Prodi e Pd fino al 2013”.
E Renzi ha sarcasticamente fatto sapere: “Conte me lo ricordo, quando ci mandava i messaggini tutto contento e entusiasta delle riforme che facevamo, della Buona Scuola, del referendum…”.
In sostanza, quel Conte che sembrava senza identità, si rivela invece il classico moderato, catto-progressista, di area PD, che probabilmente non era proprio del tutto sconosciuto – anche al Quirinale – quando Mattarella gli ha dato l’incarico di formare il nuovo governo.
Certo, il fatto che per la guida del loro primo governo i “rivoluzionari” grillini abbiano scelto un democristiano, di area Pd, strappa più di un sorriso. Ma la cosa non va letta con ironia. E’ un fatto emblematico che spiega molte cose.
Renzi, dopo aver ricordato quei precedenti di Conte, lo ha polemicamente pizzicato aggiungendo: “A suo tempo, nel 2015, aveva tutta un’altra posizione sullo sforzo riformatore del Governo Renzi. È legittimo cambiare idea, specie se ti offrono incarichi importanti. Io penso che le idee valgano più delle poltrone”.
Ma siamo proprio sicuri che il Conte prodian-renziano abbia avuto un’improvvisa folgorazione grillina sulla via (non di Damasco, ma) di Palazzo Chigi?
E se – diversamente da quanto pensa Renzi – Conte in realtà rappresentasse proprio una soluzione “istituzionale”per disinnescare e, alla fine, “normalizzazione” il M5S?
Fabio Martini, sulla “Stampa”, ha scritto che Mattarella “probabilmente avrebbe gradito che il Pd entrasse a far parte di una maggioranza incardinata sui Cinque Stelle con Conte premier”.
A quel tempo fu proprio Renzi a mettersi di traverso. Ma se con i nuovi assetti del Pd, ridimensionato Renzi, per una crisi dell’attuale governo si ripresentasse questo scenario, non sarebbe proprio Conte il più adatto ad assumere la guida di un nuovo esecutivo M5S-PD, benedetto da Mattarella, da Bergoglio e dalla UE?
Non è detto che ciò accada. Ma le prospettive politiche che si aprono davanti a Conte sono anche altre. E lo potrebbero “consacrare” definitivamente come il vero anti-Salvini.
Come il Prodi del XXI secolo. I conti in Italia non tornano mai, ma Conte sì, tornerà.
Antonio Socci
Da “Libero”, 13 gennaio 2019
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lunedì 5 novembre 2018
4 NOVEMBRE 1918-2018 – L’ITALIA DI OGGI E’ A PEZZI COME SE, NEGLI ULTIMI 20 ANNI, AVESSE PERDUTO UNA GUERRA, STAVOLTA ECONOMICA. COSA E’ SUCCESSO CON L’EURO E LA UE?
4 NOVEMBRE 1918-2018 – L’ITALIA DI OGGI E’ A PEZZI COME SE, NEGLI ULTIMI 20 ANNI, AVESSE PERDUTO UNA GUERRA, STAVOLTA ECONOMICA. COSA E’ SUCCESSO CON L’EURO E LA UE?
Antonio Socci
Sa Defenza
Il nostro calendario è n memoriale delle tragedie del Novecento. Oggi ricordiamo la Prima guerra mondiale. In altre date il secondo conflitto. C’è però una terza “guerra” di cui non abbiamo avuto consapevolezza perché non si è combattuta con i bombardieri, ma è stata una guerra economica e politica.
Antonio Socci
Sa Defenza
Il nostro calendario è n memoriale delle tragedie del Novecento. Oggi ricordiamo la Prima guerra mondiale. In altre date il secondo conflitto. C’è però una terza “guerra” di cui non abbiamo avuto consapevolezza perché non si è combattuta con i bombardieri, ma è stata una guerra economica e politica.
Così è stato fatto senza che gli italiani (e gran parte dei politici) si rendessero ben conto di cosa significava. Per anni siamo stati anestetizzati da una retorica, ancora dominante, che celebra “le magnifiche sorti e progressive” della UE.
Ma oggi, dopo 20 anni, ci ritroviamo a pezzi come dopo una guerra perduta e il conto da pagare è salato. Da quarta potenza industriale del mondo siamo passati ad essere il lumicino di coda dell’Europa. Oggi siamo un paese smarrito, depauperato, a sovranità dimezzata e pure in pieno crollo demografico.
La novità degli ultimi tempi è la rabbia e l’indignazione dovute al peggioramento delle nostre condizioni di vita, da cui peraltro è scaturito il voto del 4 marzo.
Ma è spesso una rabbia che non sa risalire alle cause vere del nostro disastro. Un pò come scriveva nel suo “1984” George Orwell: “Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento, questo scontento non aveva sbocchi perché privi com'erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi”.
E’ uno dei limiti della cultura politica del M5S, quella che – per esempio – ritiene che il problema sia rappresentato dai vitalizi dei politici o dalle auto blu o dalle cosiddette “pensioni d'oro”.
Ma c’è una parte di loro che a volte si avvicina a un'altra narrazione che sta affermandosi e che offre un quadro d’insieme di ciò che è accaduto all'Italia negli ultimi trent'anni.
La si potrebbe identificare in sostanza con l’elaborazione del professor Alberto Bagnai e di molti altri economisti, giuristi, intellettuali oggi definiti sbrigativamente “sovranisti”.
Questa scuola di pensiero (che è molto forte nella Lega e in FdI) spiega per esempio che l’esplosione del nostro debito pubblico – a causa del quale si chiedono da anni continui sacrifici – non è dovuta all'escalation improvvisa della spesa pubblica improduttiva (come vuole la narrazione dominante, secondo cui viviamo al di sopra dei nostri mezzi), ma è dovuta proprio ai primi passi della moneta unica europea, ovvero l’adesione allo Sme e il divorzio fra Banca d’Italia e Tesoro del 1981.
Da quel momento sono stati i “mercati a decidere a quali condizioni il governo della Repubblica italiana (…) dovesse finanziarsi” (Bagnai). Tutto si fece più costoso.
In effetti nel 1980 il rapporto debito/Pil dell’Italia era al 56,8 per cento (quindi supervirtuoso) ed eravamo da decenni ai primi posti per crescita economica nel mondo, mentre dopo il 1981 di colpo il debito è esploso e, in quattordici anni, nel 1994, era già al 121,8 per cento del Pil. Con l’euro siamo andati ancora peggio.
Si potrà contestare questa scuola di pensiero, ma non trasformando l’UE e la moneta unica in un dogma religioso indiscutibile. Occorrono argomenti.
Egualmente quando la scuola “sovranista” indica gli effetti devastanti dei Trattati di Maastricht con le connesse privatizzazioni e le politiche “lacrime e sangue” che, invece di risanarlo, hanno messo in ginocchio il Paese facendo aumentare pure il debito.
Secondo il pensiero dominante l'Ue è una grande opportunità che abbiamo sprecato e dovremmo chiedere addirittura “più Europa”.
Invece secondo gli altri (cito parole di qualche tempo fa di Luciano Barra Caracciolo, giurista, diventato poi sottosegretario) “l’Europa ci porta alla morte. Abbiamo perso un terzo del manifatturiero e oltre il 25 per cento della produzione industriale. Bisogna uscire dall'eurozona. Altrimenti diventeremo un Paese deindustrializzato e del Terzo mondo come Romania e Bulgaria. È una lotta contro il tempo”.
Servirebbe un confronto vero fra chi ritiene (ancora) che la Ue e l’euro siano una grande occasione e chi afferma che sono costati all'Italia quanto una guerra perduta. Una cosa però è certa: il disastro di questi 30 anni.
–
Antonio Socci
Da “Libero”, 4 novembre 2018
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