Venti
di crisi soffiano sull'economia europea, alla luce della crisi in corso
in Ucraina e dell'aumento vertiginoso dell'inflazione. Il processo di
emancipazione dalle fonti di energia di provenienza russa comporterà una
radicalizzazione della crisi di sistema dell'economia dell'Unione,
riferiscono gli economisti.
Gli
economisti lanciano un grido di allarme: la crisi in corso in Ucraina e
le conseguenti sanzioni economiche imposte alla Russia porteranno a molti cambiamenti in campo economico, "più grandi per i mercati europei rispetto a precedenti crisi come la pandemia di coronavirus".
Gli
stessi hanno sottolineato come i leader europei sono stati costretti ad
accelerare rapidamente i piani europei per la riduzione della
dipendenza strutturale dei Paesi dell'unione nei confronti dell'apporto
di energia dalla Russia.
Intanto
giovedì il Parlamento europeo ha chiesto un embargo immediato e totale
su carbone, petrolio, combustibili nucleari e gas russi.
Il risultato di questa totale e repentina "emancipazione" sta avendo a quanto pare un prezzo molto alto per l'Unione, con l'inflazione, già elevata di per sé, che ha raggiunto livelli record, con rischi in svariati settori, alla luce della già pesante crisi strutturale in uscita da 2 anni di pandemia.
In una nota dello scorso giovedì, BNP Paribas ha
previsto che la maggiore spesa pubblica e il debito elevato, in
correlazione con una spinta più rapida alla decarbonizzazione, la fine
presunta della globalizzazione come la conosciamo e sempre crescenti
pressioni inflazionistiche saranno un tema "duraturo" sul panorama
europeo.
Carsten Brzeski, a capo del Global Macro Research di ING, ha osservato la scorsa settimana che l'Europa è a forte rischio di perdere competitività internazionale a causa del protrarsi della situazione internazionale.
“Per il continente, la crisi in corso è molto più rivoluzionaria di
quanto non lo sia mai stata la pandemia. Non parlo solo in termini di
politiche di sicurezza e difesa, ma in particolare dell'intera
economia", ha affermato Brzeski.
L'economista ha rimarcato come l'Europa stia soffrendo sempre più le profonde problematiche strutturali dei propri modelli economici di riferimento, con una inflazione galoppante, una forte produzione orientata alle esportazioni e allo stesso tempo una pressoché totale dipendenza energetica estera.
Lo
stesso ha sottolineato come la tanto auspicata transizione alle forme
di approvvigionamento energetico "verdi", non è attuabile in tempi
immediati.
Ma
i problemi riguardano anche il comparto alimentare, riportando un dato
molto interessante, vale a dire che la crisi in corso occupa una area
che tradizionalmente è il "granaio d'Europa":
“L'Europa sta affrontando una crisi umanitaria e una significativa
transizione economica. La crisi colpisce il "granaio" d'Europa, un'area
di produzione chiave per grano e mais. I prezzi del cibo saliranno a
livelli senza precedenti. L'inflazione più alta nelle economie
sviluppate potrebbe essere una questione di vita o di morte nelle
economie in via di sviluppo".
Gli economisti riconoscono nel processo in corso un cambiamento
radicale, che avrà pesanti ripercussioni sulla vita dei cittadini nei
prossimi anni a venire, con pressioni notevoli sulle Banche centrali,
sul debito, con i governi "stretti nella morsa" dell'inflazione e della
sostenibilità in campo fiscale.
https://it.sputniknews.com/20220412/ue-nessun-ritorno-alla-normalita-per-economia-con-il-prolungarsi-della-crisi-in-corso-in-ucraina-15888270.html
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