Po chini bolit ajnas de debata apitzus de is eletziones chi ant a benni s'annu chi 'enit nc'est meda de naj e cust'articulu de Laboratoriu Gadhura est in linea po totus nosus interessaus a sa unitat de is indipendentistas
atra ajna sempri de Moreno cambiare-lo-statuto-per-prepararci.html poneus su link.pdf de su statudu de sa RAS
Sa Defenza
facebook.t=photo_tag
Intervento di Moreno Contini per conto del Laboratorio Gallura alla scuola estiva dell'A.L.E.:
Saluti e ringraziamenti …
Il tema di oggi è la ragion stessa dell’esistenza di Laboratorio Gallura.
Noi nasciamo con l’unico intento di mettere in atto un percorso che porti all’indipendenza della Sardegna. Un percorso a tappe, la prima delle quali è quella di creare un fronte identitario da contrapporre al sistema politico, culturale e burocratico italiano.
Nasciamo dall’incontro di donne e uomini che hanno nel cuore il senso Nazionale della Sardegna. I componenti di Laboratorio Gallura sono la testimonianza concreta di come diverse anime dell’universo identitario, non solo possano convivere, ma possono lavorare ad un progetto comune.
E’ proprio questo che persone che militano nei diversi partiti e indipendentisti liberi pensatori hanno fatto, fanno e continueranno a fare: lavorare insieme!!!
Da noi ci sono persone del PSD’Az, di Sardinia Libera, di Sardinia Natzione, di Forza Paris, di Irs, di Fiocco Verde, ma anche tanti indipendentisti liberi pensatori.
Non solo.
Ci seguono e collaborano con noi un gran numero di gruppi di lavoro, associazioni identitarie e singoli individui che condividono e sostengono questo progetto.
Il nostro sistema di lavoro funziona perché consideriamo il Laboratorio come una piattaforma dove tutti apportano il loro contributo di idee, progetti, iniziative, ecc.
Tutti mettiamo del nostro in questo contenitore e poi insieme, senza pensare da chi e da dove arriva l’idea, la valutiamo e la sosteniamo con la massima condivisione e convinzione.
Il nostro collante è l’amore per la nostra Patria. E’ questo che ci fa superare eventuali differenze ideologiche, è questo che ci fa concentrare sul percorso e sulla meta da raggiungere.
Non c’è più tempo.
Questo fronte identitario deve nascere subito.
Ma, come ho detto, questa è solo la prima tappa. Ci sono tutta una serie di azioni che questo fronte dovrà poi compiere una volta che si sarà consolidato. Tanto per cominciare il fronte dovrà essere inclusivo e trasversale, dovrà garantire l’identità ad ogni forza che lo compone, dovrà darsi regole di convivenza, dovrà curare in modo particolare la comunicazione, dovrà darsi delle strategie condivise e metterle in atto.
Questo si può fare e si può fare subito, organizzandosi anche in vista della competizione elettorale del 2014.
La competizione elettorale del 2014 è l’occasione per dare il via al percorso verso l’indipendenza che per poter essere pacifico deve necessariamente passare per le Istituzioni.
Dobbiamo conquistarle, farle nostre e utilizzarle al meglio.
Dobbiamo utilizzarle per dotarci di quegli strumenti legislativi necessari a preparare il terreno ad una indipendenza concreta, pratica, reale, non solo ideologica.
Dobbiamo fare i conti con l’emancipazione del popolo.
Non possiamo trascurare questo importante particolare che è determinante per il raggiungimento dell’indipendenza.
Sappiamo bene che non può essere una classe politica a decretare l’indipendenza, ma deve essere il popolo ad acclamarla.
Il popolo è maturo? È realmente emancipato? È convinto dell’utilità dell’indipendenza?
La risposta al momento è sotto gli occhi di tutti: no!
La Sardegna ha tutto ciò che serve per essere indipendente: ha le caratteristiche geografiche, una posizione strategica al centro del mediterraneo, ha una sua lingua, una cultura specifica, una sua storia, ha le risorse naturali, ha capitale umano, ma non ha maturato ancora la consapevolezza di sé come Nazione.
Si può porre rimedio a questo?
Con forza e convinzione noi di laboratorio Gallura diciamo SI.
Diciamo si e sappiamo anche come diffondere maggiore consapevolezza di sé tra i sardi.
Abbiamo constatato che le parole non bastano. Le persone vogliono risultati concreti da confrontare con i fallimenti del sistema tradizionale oggi in vigore.
Come possiamo mettere a confronto un sistema alternativo tutto sardo a quello italiano?
Semplice, attuandolo!
Per poterlo attuare bisogna conquistare le istituzioni.
Per conquistare le istituzioni bisogna essere uniti, avere un programma elettorale preciso, fattibile, convincente e in linea con gli scopi del fronte identitario.
Per convincere i sardi a sostenere il fronte identitario non bisogna presentare un indipendentismo ideologico, ma un “sistema Sardegna” diverso da quello attuale, migliore, adatto alle nostre specificità.
E dobbiamo anche spiegare come riusciremo a creare questo nuovo sistema. Ricordiamoci sempre che se per ora non tutti i sardi ambiscono all’indipendenza è pur vero che tutti vorrebbero una Sardegna che funzioni meglio.
È su questo aspetto che il fronte identitario dovrà concentrarsi e rivolgere tutte le sue energie. Ma non puoi convincere gli altri se non sei convinto tu per primo.
E se riusciamo a convincere i sardi e conquistiamo quindi le Istituzioni, come procediamo nel percorso verso l’indipendenza?
Immaginiamo che la Sardegna sia un grande cantiere nel quale vogliamo edificare “la nostra struttura”. Cosa serve per avviare il cantiere?
Tre cose: i materiali, la manodopera, gli strumenti di lavoro.
Noi oggi possediamo due su tre di quanto necessario: i materiali e la manodopera. I materiali rappresentano le risorse che la nostra terra offre.
La manodopera rappresenta il capitale umano che popola la Sardegna, cioè un milione e seicento mila sardi dove troviamo menti pensanti, donne e uomini di cultura, professionisti, imprenditori e una immensa forza lavoro.
Quello che non abbiamo sono gli “strumenti di lavoro” che rappresentano l’impianto legislativo ed istituzionale sul quale fare leva per modificare le condizioni del nostro popolo.
Infatti, tali strumenti in realtà sono nelle mani dello Stato italiano al quale siamo subordinati.
A noi resta uno Statuto Autonomo insufficiente e mal utilizzato.
Per dar seguito alla creazione di un “sistema Sardegna” dobbiamo modificare lo Statuto, dobbiamo plasmarlo per renderlo adatto alle nostre esigenze, per dotarci di quegli strumenti legislativi necessari a creare le condizioni ottimali nelle quali i sardi possano fare impresa, avere servizi accessibili, essere attrattivi sia per il turismo che per gli investitori, tutelare l’ambiente per conservare le caratteristiche uniche della Sardegna.
Quando tutto questo sarà fatto, e ribadisco quando e non se, il popolo avrà tutte le ragioni per fare un confronto basato su dati concreti ed oggettivi per maturare quella consapevolezza di sé che ci permetterà di avviare un percorso democratico che conduca il popolo a dichiarare L’INDIPENDENZA.
Custa est s’ora!
Grazie.
Laboratorio Gallura.
atra ajna sempri de Moreno cambiare-lo-statuto-per-prepararci.html poneus su link.pdf de su statudu de sa RAS
Sa Defenza
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Intervento di Moreno Contini per conto del Laboratorio Gallura alla scuola estiva dell'A.L.E.:
Saluti e ringraziamenti …
Il tema di oggi è la ragion stessa dell’esistenza di Laboratorio Gallura.
Noi nasciamo con l’unico intento di mettere in atto un percorso che porti all’indipendenza della Sardegna. Un percorso a tappe, la prima delle quali è quella di creare un fronte identitario da contrapporre al sistema politico, culturale e burocratico italiano.
Nasciamo dall’incontro di donne e uomini che hanno nel cuore il senso Nazionale della Sardegna. I componenti di Laboratorio Gallura sono la testimonianza concreta di come diverse anime dell’universo identitario, non solo possano convivere, ma possono lavorare ad un progetto comune.
E’ proprio questo che persone che militano nei diversi partiti e indipendentisti liberi pensatori hanno fatto, fanno e continueranno a fare: lavorare insieme!!!
Da noi ci sono persone del PSD’Az, di Sardinia Libera, di Sardinia Natzione, di Forza Paris, di Irs, di Fiocco Verde, ma anche tanti indipendentisti liberi pensatori.
Non solo.
Ci seguono e collaborano con noi un gran numero di gruppi di lavoro, associazioni identitarie e singoli individui che condividono e sostengono questo progetto.
Il nostro sistema di lavoro funziona perché consideriamo il Laboratorio come una piattaforma dove tutti apportano il loro contributo di idee, progetti, iniziative, ecc.
Tutti mettiamo del nostro in questo contenitore e poi insieme, senza pensare da chi e da dove arriva l’idea, la valutiamo e la sosteniamo con la massima condivisione e convinzione.
Il nostro collante è l’amore per la nostra Patria. E’ questo che ci fa superare eventuali differenze ideologiche, è questo che ci fa concentrare sul percorso e sulla meta da raggiungere.
Non c’è più tempo.
Questo fronte identitario deve nascere subito.
Ma, come ho detto, questa è solo la prima tappa. Ci sono tutta una serie di azioni che questo fronte dovrà poi compiere una volta che si sarà consolidato. Tanto per cominciare il fronte dovrà essere inclusivo e trasversale, dovrà garantire l’identità ad ogni forza che lo compone, dovrà darsi regole di convivenza, dovrà curare in modo particolare la comunicazione, dovrà darsi delle strategie condivise e metterle in atto.
Questo si può fare e si può fare subito, organizzandosi anche in vista della competizione elettorale del 2014.
La competizione elettorale del 2014 è l’occasione per dare il via al percorso verso l’indipendenza che per poter essere pacifico deve necessariamente passare per le Istituzioni.
Dobbiamo conquistarle, farle nostre e utilizzarle al meglio.
Dobbiamo utilizzarle per dotarci di quegli strumenti legislativi necessari a preparare il terreno ad una indipendenza concreta, pratica, reale, non solo ideologica.
Dobbiamo fare i conti con l’emancipazione del popolo.
Non possiamo trascurare questo importante particolare che è determinante per il raggiungimento dell’indipendenza.
Sappiamo bene che non può essere una classe politica a decretare l’indipendenza, ma deve essere il popolo ad acclamarla.
Il popolo è maturo? È realmente emancipato? È convinto dell’utilità dell’indipendenza?
La risposta al momento è sotto gli occhi di tutti: no!
La Sardegna ha tutto ciò che serve per essere indipendente: ha le caratteristiche geografiche, una posizione strategica al centro del mediterraneo, ha una sua lingua, una cultura specifica, una sua storia, ha le risorse naturali, ha capitale umano, ma non ha maturato ancora la consapevolezza di sé come Nazione.
Si può porre rimedio a questo?
Con forza e convinzione noi di laboratorio Gallura diciamo SI.
Diciamo si e sappiamo anche come diffondere maggiore consapevolezza di sé tra i sardi.
Abbiamo constatato che le parole non bastano. Le persone vogliono risultati concreti da confrontare con i fallimenti del sistema tradizionale oggi in vigore.
Come possiamo mettere a confronto un sistema alternativo tutto sardo a quello italiano?
Semplice, attuandolo!
Per poterlo attuare bisogna conquistare le istituzioni.
Per conquistare le istituzioni bisogna essere uniti, avere un programma elettorale preciso, fattibile, convincente e in linea con gli scopi del fronte identitario.
Per convincere i sardi a sostenere il fronte identitario non bisogna presentare un indipendentismo ideologico, ma un “sistema Sardegna” diverso da quello attuale, migliore, adatto alle nostre specificità.
E dobbiamo anche spiegare come riusciremo a creare questo nuovo sistema. Ricordiamoci sempre che se per ora non tutti i sardi ambiscono all’indipendenza è pur vero che tutti vorrebbero una Sardegna che funzioni meglio.
È su questo aspetto che il fronte identitario dovrà concentrarsi e rivolgere tutte le sue energie. Ma non puoi convincere gli altri se non sei convinto tu per primo.
E se riusciamo a convincere i sardi e conquistiamo quindi le Istituzioni, come procediamo nel percorso verso l’indipendenza?
Immaginiamo che la Sardegna sia un grande cantiere nel quale vogliamo edificare “la nostra struttura”. Cosa serve per avviare il cantiere?
Tre cose: i materiali, la manodopera, gli strumenti di lavoro.
Noi oggi possediamo due su tre di quanto necessario: i materiali e la manodopera. I materiali rappresentano le risorse che la nostra terra offre.
La manodopera rappresenta il capitale umano che popola la Sardegna, cioè un milione e seicento mila sardi dove troviamo menti pensanti, donne e uomini di cultura, professionisti, imprenditori e una immensa forza lavoro.
Quello che non abbiamo sono gli “strumenti di lavoro” che rappresentano l’impianto legislativo ed istituzionale sul quale fare leva per modificare le condizioni del nostro popolo.
Infatti, tali strumenti in realtà sono nelle mani dello Stato italiano al quale siamo subordinati.
A noi resta uno Statuto Autonomo insufficiente e mal utilizzato.
Per dar seguito alla creazione di un “sistema Sardegna” dobbiamo modificare lo Statuto, dobbiamo plasmarlo per renderlo adatto alle nostre esigenze, per dotarci di quegli strumenti legislativi necessari a creare le condizioni ottimali nelle quali i sardi possano fare impresa, avere servizi accessibili, essere attrattivi sia per il turismo che per gli investitori, tutelare l’ambiente per conservare le caratteristiche uniche della Sardegna.
Quando tutto questo sarà fatto, e ribadisco quando e non se, il popolo avrà tutte le ragioni per fare un confronto basato su dati concreti ed oggettivi per maturare quella consapevolezza di sé che ci permetterà di avviare un percorso democratico che conduca il popolo a dichiarare L’INDIPENDENZA.
Custa est s’ora!
Grazie.
Laboratorio Gallura.
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