Così l’Agenzia europea imbosca i dati sul vaccino anti-papilloma
Immaginiamo di andare dal medico perchè stiamo male. Ci sentiamo stanchissimi. Ci gira la testa dalle due alle tre volte al giorno. E se non ci sdraiamo immediatamente cadiamo a terra svenuti. Non riusciamo più a studiare nè a lavorare. Il dottore ci ascolta prendendo nota, poi esterna le sue ipotesi, ci prescrive esami e farmaci.
Immaginiamo che, nella nostra situazione e con gli stessi sintomi, vi siano centinaia di altre persone, in tutto il Paese.
Immaginiamo anche che vi sia una circostanza che accomuna noi e gli altri malati: prima di stare male ci siamo vaccinati contro il papilloma virus (HPV).
I dottori sarebbero d’accordo nell’affermare che “non si può sapere se i vostri disturbi siano stati provocati dal vaccino: per stabilire un nesso di causa effetto occorrono studi scientifici. In sintesi, si osservano nel tempo due gruppi, i vaccinati e i non vaccinati, si registrano tutti gli eventi capitati dopo la data del vaccino, tenendo presente che per escludere le responsabilità di un vaccino, nel gruppo dei vaccinati, si devono riscontrare circa la metà di eventi considerati avversi rispetto a quelli che compaiono nel gruppo dei non vaccinati: è il modo migliore per cercare di escludere la casualità e per rispondere alla fatidica domanda: il tal evento avverso, poniamo il diabete, mi sarebbe capitato comunque o mi è venuto a causa del vaccino? (Fonte: Paul Fine, epidemiologo)
I medici a cui sono segnalati disturbi sopraggiunti dopo un vaccino comunicano il dato alle autorità (Aifa per l’Italia, Ema per gli altri Paesi europei, Fda, Food and Drug Administration, per gli Stati americani)
Qualsiasi lavoro scientifico su un vaccino non può prescindere da ogni tipo di segnalazione.
Ebbene, nel caso del vaccino contro il papilloma virus, in Danimarca non è andata così. I medici hanno denunciato centinaia di presunti effetti collaterali. Ma l’Ema li ha respinti!
È successo nei mesi scorsi ma la notizia non è arrivata ai giornali.
A maggio, la Nordic Cochrane Foundation – l’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro formata da 37mila ricercatori di 130 Paesi – proprio sul caso danese ha espresso giudizi severi contro l’Agenzia del farmaco europea.
Sentite cosa è emerso. Leggete qui.
Secondo i ricercatori Cochrane, Ema avrebbe: manipolato gli studi sulla sicurezza del vaccino anti-papilloma; divulgato alcuni dati marginali in una relazione di 40 pagine e omesso di riportare una serie di presunti effetti collaterali importanti.
Dalla stanchezza cronica ai continui capogiri all’impossibilità di stare a lungo in piedi, pena ripetuti svenimenti (sindrome ortostatica). Dai disturbi neurologici ai dolori articolari e muscolari (fibromialgia). Questi sintomi sono da considerarsi gravi perchè a soffrirne sono ragazze giovanissime, sane fino al momento della prima vaccinazione.
Quando i medici danesi hanno presentato le relazioni cliniche all’Agenzia europea, si sono sentite dire che “nessun altro Paese ha riportato così tante segnalazioni”. (Dichiarazione giudicata “poco professionale” dalla Cochrane).
Per Cochrane “il non tener conto dell’evidenza è anti-scientifico”.
In sostanza Ema ha scelto (come si fa con le ciliegie) solo le dichiarazioni belle e buone, quelle che non parlano di effetti collaterali gravi come conseguenza del vaccino anti papilloma.
Cochrane continua: “Piuttosto che lodare la diligenza dei danesi, Ema ha gettato dubbi sulla loro ricerca. Si tratta di un atteggiamento inadeguato alla sicurezza per un’agenzia di farmacovigilanza”. Ancora: “Ema fa credere che i medici danesi abbiano presentato ricerche scadenti ma è l’Agenzia che utilizza metodi scadenti, omettendo intenzionalmente alcuni importanti danni da vaccino”.
Per Cochrane è inaccettabile che nella sua relazione ufficiale di 40 pagine Ema non chiarisca che ha permesso alle compagnie farmaceutiche di essere “giudici di se stesse” nella valutazione di sicurezza del vaccino, specialmente perché c’è una quantità enorme di denaro in gioco: ad oggi la spesa globale dei vaccini contro l’HPV viaggia sui 25 miliardi euro”. (E pensare che in televisione raccontano che non c’è business, giusto quei quattro euro…)
Non è tutto. I documenti di Ema sono privati, nessuno può accedervi. Per Cochrane è gravissimo che Ema lavori “a porte chiuse” e che non vi sia trasparenza sulle questioni di salute. (Abbiamo capito bene: Ema approva farmaci e vaccini, decide i prezzi, detta le regole scientifiche e le carte sono inaccessibili, roba che neanche alla Cia…).
Leggiamo qui le conseguenze. Il comportamento disonesto dell’Agenzia europea ha fatto crollare a picco le vaccinazioni contro il papilloma virus in Danimarca. Sull’isola di Funen l’adesione è passata in pochi mesi dal 71% al 34%. (Ci si stupisce?)
Peccato che l’eco di questo scandalo non sia arrivato a noi. Come spiegare alle trasmissioni televisive (ma prima in Parlamento) che non esistono solo medici favorevoli ai vaccini? Che c’è anche qualche serio professionista – che studia e pratica le vaccinazioni – che si chiede perchè debba decidere sempre e solo l’Industria?
Già, l’Industria. Alias Ema. L’Agenzia europea che invece di tutelare i malati imbosca i dati scomodi.
Teniamo presente questo fatto importante quando si parla di vaccini e di farmaci e ci viene richiesto un atteggiamento scientifico, senza pregiudizi: Ema non è un’agenzia indipendente. A Ema non interessa occuparsi dei malati. Perchè le teste pensanti di Ema hanno spesso un braccio nell’industria, talvolta tutti e due.
L’Agenzia registra e autorizza i farmaci, decidendone pure i prezzi. E i vertici dell’Agenzia prestano volentieri anche consulenze per fondazioni e industrie che producono quei farmaci.
Per capire come funzionano le cose leggete le due denunce di Silvio Garattini sul conflitto di interessi di Ema. Su Il Sole24ore nel 2014 e, quest’anno, sul British Medical Journal.
“La giurisdizione dell’industria sull’Ema è uno dei più grandi conflitti di interessi che si possano immaginare. In questo modo, l’industria regola l’autorizzazione dei suoi stessi prodotti…(!)”.
Ema è finanziata all’83% dall’industria (!); l’Industria è Ema.
Indisturbata, la Grande Agenzia, riesce pure a manovrare le leggi a proprio vantaggio.
Abbiamo cercato di raccogliere commenti su questo colossale conflitto di interessi (oltre che sulla condotta anti scientifica di Ema), al ministero, ad Aifa, all’Istituto superiore di Sanità, a Walter Ricciardi, presidente ISS, a Paolo Bonanni, professore di Igiene all’Università di Firenze. E abbiamo ottenuto zero-risposte-zero. Soltanto la dirigente del ministero Maria Grazia Pompa ci ha risposto di non avere più incarichi alla Prevenzione sanitaria e di essere stata trasferita all’ufficio rapporti con l’Unione europea. Dopodichè zero commenti.
Gli scheletri vanno sigillati nell’armadio e dimenticati. L’importante è raccontare che l’anti papilloma è sicurissimo e noi siamo stolti a non farlo.
L’unico esperto che ha risposto è il fisico-epidemiologo Michele Grandolfo che all’Istitituto Superiore di Sanità ha lavorato 30 anni, ha gestito la campagna vaccinale contro il morbillo, è in linea con le posizioni di Vittorio Demicheli sulla necessità di scegliere le vaccinazioni e di non accogliere tutto quello che passa la Grande Agenzia. Sentite cosa dice Grandolfo.
“Sul vaccino anti papilloma, l’effetto collaterale non è la cosa più importante. Gli effetti collaterali vanno considerati in relazione all’efficacia della strategia: anche se non ci fossero effetti collaterali una strategia sbagliata non diventa corretta…”
Sta ricordando che questo vaccino è inutile?
“Sto dicendo che l’anti-papilloma è una vaccinazione che non ha basi scientifiche di ragionevolezza. Al contrario il vaccino contro il vaiolo – applicato con una valida strategia -, che pure aveva pesanti effetti collaterali, aveva un senso e un’utilità. Vanno messi sul piatto i due rischi: la procedura ha effetti collaterali ma in cambio mi protegge dal vaiolo. Nel caso dell’antipapilloma, anche se non ci fossero effetti collaterali, non è garantita l’efficacia”.
Ci spiega perchè l’antipapilloma non ha basi scientifiche?
“È una vaccinazione che riduce il rischio di displasie, che non sono forme tumorali ma cellule che stanno cambiando. In età giovane l’80% delle displasie regredisce. Chi fa il vaccino deve comunque continuare a fare il pap test che individua benissimo displasie e tumori. Purtroppo, a causa della scorretta informazione, in Australia alcune donne vaccinate hanno smesso di fare il pap test. E questo può diventare un serio problema”.
Altri motivi?
“Non sappiamo quanto duri l’immunità da vaccino. Teniamo presente che il tumore al collo dell’utero è raro, si sviluppa in un tempo lunghissimo e che il pap test lo individua sul nascere. Poi, questa vaccinazione, come molte altre distribuite senza una strategia, darà luogo al ‘rimpiazzo dei tipi’. Oggi vacciniamo le adolescenti femmine, tra poco i maschi e tra qualche anno aumenterà la velocità di circolazione di nuovi sottotipi del virus papilloma che potrebbero colpire vaccinati e non, di ogni età. Il fenomeno è ben conosciuto”.
Dunque, una spesa inutile.
“Dico che è aberrante non considerare che quando si toglie di mezzo un ceppo, l’altro prende il sopravvento. È un fenomeno da mettere in conto se si vogliono pianificare le vaccinazioni. C’è qualcuno che si è domandato quali sono le conseguenze di queste scelte?
Se si volessero fare le cose seriamente si dovrebbero costruire dei modelli matematici per conoscere come avverrà la sostituzione dei sottotipi del virus”.
Se si volessero fare le cose seriamente si dovrebbero costruire dei modelli matematici per conoscere come avverrà la sostituzione dei sottotipi del virus”.
Due parole sul conflitto di interessi di Ema.
“È una situazione gravissima. Abbiamo delegato tutta la ricerca alle industrie e non controlliamo i conflitti di interesse. È questo il vero problema della comunità scientifica”.
Di chi ci dobbiamo fidare?
“Di nessuno. Soltanto della qualità del metodo di ricerca scientifica impiegato per ottenere i risultati delle ricerche, per questo Cochrane è importante, perchè controlla la qualità della metodologia. Consideriamo poi che la ricerca scientifica non produce certezze, permette di fare affermazioni la cui probabilità di essere sbagliata è calcolata”.
Per concludere vi segnalo uno studio condotto dai pediatri americani che hanno riscontrato insufficienza ovarica in alcune adolescenti vaccinate. E, in attesa di chiarezza, chiedono che i dati siano di dominio pubblico. Cliccate qui.
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