Abito medico della peste, disegno del 1656 di Paul Fuerst |
Da: Cronache di Ginevra, di François Bonivard (Tome II -Livre Quatriesme - pag. 395/402)
Sulla peste a Ginevra
«La Storia è maestra, ma non ha scolari». Questa affermazione di Gramsci assume oggi più che mai il suo pieno significato dato che, a dirla ancora con le parole del pensatore, « Chi non conosce la storia e' condannato a ripeterla».
È bastato far leva sulla più atavica delle paure "la morte", per cancellare dalla coscienza collettiva ogni traccia, ogni consapevolezza di quanto il connubio malattia/morte abbia, da sempre, costituito il binomio più fruttuoso per chi della paura e del dolore legati alla malattia ha fatto business economico.
Dai medici corrotti del XIV sec. alle case farmaceutiche dell'età contemporanea nulla sembra essere cambiato; se non, appunto, la coscienza collettiva annichilita da una mefitica modernità nella cui neolingua la vita è negazione della morte e la salute assenza della vita stessa.
Ripercorrendo il passato prendono forma ai nostri occhi modelli esplicativi della spietatezza umana, episodi intrisi di crudeltà al di là di ogni possibile scrupolo, esempi così accomunabili al presente, moniti indiscussi di una pratica speculativa che non ha limiti di tempo e, contrariamente a quanto alcuni in una fideistica ingenuità potrebbero ritenere, per nulla rara e tanto meno casuale.
E nulla può mutare l'azione depistatrice di coloro i quali, in particolare in questi ultimi anni, si sono auto titolati detentori di un'unica verità, la loro, che ben poco tollera un qualsivoglia spiraglio di consapevolezza.
Dunque nessuna fake news; dell'opera "Chroniques de Genève" di François Bonivard sulla peste di Ginevra del 1530 è presente l'originale tra le Pubblicazioni speciali della Bibliothèque Nationale de France e nel secondo tomo dell'opera (Tome II - Livre Quatriesme), da pag. 395 a pag. 402, il brano in questione.
"Chroniques de Genève" di François Bonivard |
«Quando la peste bubbonica colpi Ginevra nel 1530, tutto era già pronto. Fu persino aperto un intero ospedale per gli appestati. Con medici, paramedici e infermieri. I commercianti contribuivano, il magistrato dava sovvenzioni ogni mese. | pazienti davano sempre soldi, e se uno di loro moriva da solo, tutti I beni andavano all’ospedale.Ma poi è successo un disastro: la peste andava spegnendosi, mentre le sovvenzioni dipendevano dal numero di pazienti.
Non esisteva questione di giusto e di sbagliato per il personale dell’ospedale di Ginevra nel 1530. Se la peste produce soldi, allora la peste è buona. E poi i medici si sono organizzati. All’inizio si limitavano ad avvelenare i pazienti per alzare le statistiche sulla mortalità, ma si sono presto resi conto che le statistiche non dovevano essere solo sulla mortalità, ma sulla mortalità da peste.
Così cominciarono a tagliare i foruncoli dai corpi dei morti, asciugarli, macinarli in un mortaio e darli agli altri pazienti come medicina. Poi iniziarono a spargere la polvere sugli indumenti, fazzoletti e giarrettiere. Ma in qualche modo la peste continuava a diminuire. A quanto pare, i bubboni essiccati non funzionavano bene.
I medici andarono in città e di notte spargevano la polvere bubbonica sulle maniglie delle porte, selezionando quelle case dove potevano poi trarre profitto. Come scrisse un testimone oculare di questi eventi, “questo rimase nascosto per qualche tempo, ma il diavolo è più preoccupato di aumentare il numero dei peccati che di nasconderli.”In breve, uno dei medici divenne così impudente e pigro che decise di non vagare per la città di notte, ma semplicemente gettò un fascio di polvere nella folla durante il giorno. Il fetore saliva al cielo e una delle ragazze, che per un caso fortunato era uscita da poco da quell’ospedale, scoprì cosa fosse quell’odore.
Il medico fu legato e messo nelle buone mani degli ‘artigiani’ competenti. Hanno cercato di ottenere più informazioni possibili da lui. Comunque, l’esecuzione è durata diversi giorni. Gli ingegnosi ippocrati venivano legati a dei pali su dei carri e portati in giro per la città.
Ad ogni incrocio i carnefici usavano pinze arroventate per strappare loro pezzi di carne. Venivano poi portati sulla pubblica piazza, decapitati e squartati e I pezzi venivano portati in tutti I quartieri di Ginevra.
L’unica eccezione fu il figlio del direttore dell’ospedale, che non prese parte al processo ma spifferò che sapeva come fare le pozioni e come preparare la polvere senza paura di contaminazione. Fu semplicemente decapitato “ per impedire la diffusione del male ”.
L’unica eccezione fu il figlio del direttore dell’ospedale, che non prese parte al processo ma spifferò che sapeva come fare le pozioni e come preparare la polvere senza paura di contaminazione. Fu semplicemente decapitato “ per impedire la diffusione del male ”.
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