La posizione dell'Arca di Noè viene rivelata mentre gli scienziati decifrano la mappa più antica del mondo su una tavoletta babilonese di 3.000 anni fa
Gli scienziati hanno decifrato la mappa più antica del mondo, incisa su una tavoletta di argilla risalente a circa 3.000 anni fa, scoprendo che tra i disegni figura anche l'ubicazione dell'Arca di Noè.
Il manufatto babilonese, noto come Imago Mundi, mostra un diagramma circolare con un sistema di scrittura che utilizzava simboli a forma di cuneo per descrivere la prima creazione del mondo.
I ricercatori del British Museum, dove è custodita la tavoletta, hanno rivelato ciò che avevano decifrato il mese scorso, ma un'analisi più approfondita del loro lavoro ha portato alla luce il riferimento biblico all'interno dell'antica lingua.
Il retro della tavoletta funge da chiave, descrivendo cosa vedrà il viaggiatore durante il suo viaggio, con una parte in cui si afferma che dovrà attraversare "sette leghe... [per] vedere qualcosa di spesso come un vaso parsiktu".
Di Vicky Verma La dichiarazione di Ross Coulthart su un presunto enorme UFO sepolto fuori dagli Stati Uniti ha scatenato una tempesta nella comunità UFO. Afferma di conoscere la posizione esatta di questo velivolo. Ora, gli appassionati di UFO stanno dando la caccia al presunto sito in cui potrebbe trovarsi questa gigantesca imbarcazione immobile. Non c'è alcuna conferma da parte di Coulthart sulla natura di questo velivolo se è stato recuperato. Tuttavia, alcuni hanno ipotizzato che questo potrebbe essere uno scavo archeologico. Questa particolare imbarcazione potrebbe potenzialmente essere un residuo di una civiltà passata?
Gli scienziati hanno esplorato la possibilità di rilevare antiche civiltà nella documentazione geologica della Terra. Un recente documento intitolato "The Silurian Hypothesis" discute come si possano trovare tracce di civiltà industriali. Mentre è improbabile che fossili e manufatti sopravvivano per milioni di anni, i cambiamenti anomali nelle composizioni chimiche potrebbero servire come indizi. Studiando le anomalie geologiche e applicando modelli ad altri pianeti, gli scienziati sperano di capire se le civiltà esistessero in un lontano passato.
Il tambureggiante protocollo di marca mainstream associa Biru'e Concas al sito Stonehenge, il che non è del tutto scorretto, quello che è scorretto e che Biru'e Concas viene descritta come la Stonehenge italiana.
Dal momento che il sito sardo è grandemente più antico, si deve parlare del sito inglese come la Biru'e Concas inglese.
Riguardo alla dicitura "sito italiano" stendiamo un pietoso tendone da circo, questi pagliacci che screditano qualunque cosa sia sarda e incensano quello che sarebbe italiano sono da indicare come dei pessimi disinformatori seriali.
I resti archeologici di civiltà passate, compresi quelli del complesso preistorico di tumuli del tempio di Cahokia nell'Illinois, ricordano il nostro destino.
Sono in cima a un tumulo di un tempio alto 100 piedi, il più grande terrapieno conosciuto nelle Americhe costruito dai popoli preistorici. Le temperature, negli anni '80, insieme all'umidità opprimente, hanno svuotato il parco di tutti tranne una manciata di visitatori. La mia maglietta è arruffata di sudore.
Guardo fuori dalla struttura, nota comeMonks Mound , verso le pianure sottostanti, con tumuli più piccoli che punteggiano la distanza. Questi tumuli di terra, costruiti alla confluenza dei fiumi Illinois, Mississippi e Missouri, sono tutto ciò che resta di uno dei più grandi insediamenti precolombiani a nord del Messico, occupato dall'800 al 1.400 d.C. circa da forse fino a 20.000 persone.
Gli antropologi possono dire molto dai resti scheletrici umani. Anche quando le caratteristiche che potrebbero indicare la costituzione biologica di una persona sono scomparse da tempo, coloro che hanno anni di istruzione ed esperienza possono dipingere un'immagine relativamente vivida del defunto.
I ricercatori hanno scoperto una tela rocciosa lunga 8 miglia ricoperta di dipinti di bestie dell'era glaciale ormai estinte.
Stimano che questi dipinti di animali abbiano circa 12.600 anni. ( 1 ) Animali dell'era glaciale scoperti dipinti su una "tela" di roccia lunga 8 miglia
Nel profondo della foresta amazzonica si trova un capolavoro artistico disegnato con il pigmento rosso ocra. Il dipinto, situato a Serranía La Lindosa, all'estremità settentrionale dell'Amazzonia colombiana, è quasi come una tela o un'antica forma di arte dei graffiti. Si estende per 8 miglia e raffigura tutti i tipi di animali, molti dei quali si sono estinti durante l'ultima era glaciale. (1)
PERCHE' E' NECESSARIO UN CONVEGNO INTERNAZIONALE SULLA SCRITTURA NURAGICA.
L'incontro conviviale del 24 di Luglio all'Hotel Villa Belfiori nella località turistica Torre dei Corsari (Arbus) lo avevamo preso in considerazione soprattutto sotto l'aspetto, diciamo così, 'umano'.
Migliaia di persone che si conoscono da anni e anni e che hanno vissuto la medesima esperienza culturale fondata sulla esistenza e la conoscenza dell'antica scrittura di Sardegna era giusto che non si 'conoscessero' solo perchè frequentatori e collaboratori.
Era giusto invece che si incontrassero di persona per uno scambio di opinioni magari dietro lo stimolo argomentativo di alcuni amici 'studiosi' ed esperti in varie discipline.
L'intento di qualche mese fa però oggi è stato corroborato da un dato che, come si suol dire, 'ha tagliato la testa al toro'.
Mi riferisco allo straordinario ritrovamento del documento palestinese del Monte Ebal (il piombetto delle maledizioni di Yhw) che ha sancito, in modo definitivo, la bontà dei nostri studi circa la presenza in Sardegna dell'alfabeto sacro in mix con segni (in particolare) di origine protosinaitico - protocananaica.
Detti amici e studiosi il 24 di Luglio hanno pensato di trattare praticamente di un solo argomento ovvero quello della scrittura nuragica alla luce della scoperta palestinese.
Con le relazioni di Corrias, di Angei, di Masia e di Caterini ci sarà materia per riflettere circa lo 'stato delle cose' e per pensare di organizzare un grande Convegno per annunciare al mondo quello su cui l'accademia sarda (e non), per una serie infinita di motivi (anche politici) è orientata a non rendere pubblico.
Già gli interventi del duo Corrias - Biglino stanno scuotendo l'opinione pubblica e facendo riflettere gli appassionati e gli studiosi sullo 'strano' contegno dell'ufficialità scientifica assurdamente silenziosa su di un tema che per importanza fa il paio con il rinvenimento delle statue di Monte 'e Prama di Cabras.
Tanto più che alcuni dei documenti si sono rivelati essere i sigilli di 'identità' infissi e saldati con il piombo una volta in alcune delle statue regali degli inumati nella collina del Sinis.
(in all. alcuni dei calchi (foto in alto) del laboratorio da odontotecnico dell'oristanese Ninni Blumenthal nel tentativo di riprodurre, in modo del tutto fedele, gli originali. Si tenga presente che ben tre dei calchi effettuati contengono il nome del dio Yhw scritto nella stessa identica maniera del piombetto delle maledizioni rinvenuto nel Monte Ebal. Cosa questa che dimostra che i Giganti erano i figli prediletti di YHW).
Da monte Ebal La maledizione di yhw difende Tzricotu, perché, si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Fig. 1
di Sandro Angei col contributo ispiratore di Gigi Sanna
Sommario
Tempo fa ebbi un colloquio col Prof. Gigi Sanna circa le caratteristiche e le potenziali implicazioni di carattere epigrafico e storico che il piombetto di monte Ebal in Palestina possono innescare circa la genuinità dei sigilli di Tzricotu. Tanto da spingermi a riflettere lungamente e scrivere di conseguenza questo articolo.
Nell'articolo esamineremo i due reperti puntando l'attenzione su caratteristiche comuni che li vedrebbero discendere da una stessa cultura di origine.
Il piombetto di monte Ebal è stato descritto in maniera parziale durante una conferenza stampa tenutasi a Houston alla Lanier Theological library. Per tanto non conosciamo tutte le caratteristiche che contraddistinguono l'amuleto, ma alla luce delle affermazioni dei ricercatori che lo hanno descritto possiamo tentare di delineare quelle caratteristiche che, secondo noi, si possono estrapolare da quel reperto a prescindere dalle lacune di carattere epigrafico rimarcate nella conferenza.
Lo faremo usando un metodo empirico che sembrerà del tutto fuorviante nell'ambiente scientifico ma, secondo noi, è l'unico al momento che possiamo adottare a meno di non voler aspettare la pubblicazione dello studio paritario promesso nella conferenza. Ma noi non vogliamo aspettare la pubblicazione di quello studio per un motivo fondamentale: saggiare la fondatezza della scrittura di età nuragica. Vogliamo eseguire, per verificare una delle caratteristiche, il metodo scientifico definito "esperimento in cieco o in doppio cieco" che per definizione e un esperimento durante il quale viene impedito ad alcune delle persone coinvolte di conoscere informazioni che potrebbero portare a effetti di aspettativa consci o inconsci, così da invalidarne i risultati.
Per tanto cercheremo di attuare una strategia che ci consenta di valutare la grandezza dei grafemi incisi nel piombo utilizzando solo i pochi dati a nostra disposizione.
Una avvertenza
Nello svolgimento dell'articolo non faremo riferimento immediatamente alle affermazioni rilasciate nella conferenza stampa, ma inizialmente baseremo le nostre considerazioni solo su quello che le testate giornalistiche hanno riportato della conferenza.
Abbiamo adottato questo metodo per far comprendere ai nostri lettori quanto aleatoria sia la notizia di seconda o di terza mano. Per quanto possibile è necessario studiare sulle fonti dirette. Nello specifico useremo appunto le fonti dirette (misure e grafemi espliciti mostrati) e fonti di seconda mano (ciò che affermano i ricercatori); quelle di terza mano è meglio evitarle.
Un pensiero a Tzricotu
Il mio saggio sul confezionamento dei sigilli di Tzricotu mediante uno “specimen” (la tavoletta A1), ha delineato un metodo di confezionamento dei sigilli A3, A4 A5 mediante l’uso dell’osso di seppia. L'osso di seppia consentiva di ottenere un calco in positivo che di fatto diveniva una valva per accogliere una colata di piombo.
L'oggetto in piombo rendeva una copia esatta dello “specimen”. Copia in piombo che, abbiamo capito, serviva per aggiungere quei caratteri descrittivi del sovrano defunto: in sostanza un sigillo “ad personam”, ossia i sigilli A3, A4, A5 e chissà quanti altri.
Quella copia in piombo di fatto era il supporto scrittorio del sigillo. Impensabile incidere il bronzo, tanto meno ricavare segni in rilievo nell’osso di seppia.
Il piombo invece era, ed è, il materiale più adatto alla scrittura che debba rimanere inalterata nel tempo, se si hanno a disposizione solo mezzi primitivi. Inoltre è possibile incidere la superficie del piombo ma anche rimediare a possibili errori riducendo l'incisione e rilivellando la superficie sfruttando la sua malleabilità (caratteristica non di poco conto che evitava lo spreco).
Quella scrittura estremamente piccola… microscopica direi, era possibile solo sul piombo, un metallo piuttosto diffuso e probabilmente “a buon mercato”, fusibile a basse temperature, tenero, denso, duttile e malleabile.
Il piombo per tanto era importantissimo nel ciclo produttivo del sigillo perché, appunto consentiva la “scrittura” perfetta e microscopica con l'uso di una punta acuminata, magari uno stilo di duro bronzo.
Lo stesso tipo di stilo che forse fu adoperato per incidere i segni microscopici della placchetta di piombo recante una maledizione ritrovato in Palestina nel sito archeologico di Monte Ebal (Fig.2) [1].
Fig. 2
E proprio su questo piccolo oggetto vogliamo concentrare la nostra attenzione.
Certo non possiamo fare un accostamento né formale né funzionale del reperto di Monte Ebal con i sigilli di Tzricotu, però possiamo dire con tutta sicurezza che quel reperto, composto da una lastrina di piombo piegata in due, quasi due valve chiuse come un’ostrica, ha una caratteristica in comune con i nostri sigilli: è scritto nel piombo, come furono scritti nel piombo i sigilli di Tzricotu.
Ma non è questa l'unica caratteristica comune ai due manufatti.
Quanto sono grandi i caratteri della maledizione?
All’interno del reperto di Monte Ebal vi è scritta una “maledizione” in caratteri miniaturistici.
E che quei caratteri siano molto piccoli lo rivela la quantità di parole che sembra vi siano scritte nell'oggetto.
A tal proposito però vi sono delle incongruenze che di certo possono infondere confusione nel lettore circa il numero di grafemi di cui è composta la scritta.
Infatti la testata giornalistica The Jerusalem Post del 25/03/2022 scrive: "The scans revealed an ancient proto-alphabetic Hebrew inscription consisting of 40 letters that is centuries older than any known Hebrew inscription from ancient Israel." facendo intendere che la scritta sia composta da 40 caratteri. E scrive ancora: "The word “cursed” (aroor) appeared 10 times. And, the tetragrammaton, the four-letter ineffable name of God usually written in English as YHWH, appeared twice: Cursed, cursed, cursed - cursed by the God YHWH.You will die cursed.Cursed you will surely die.Cursed by YHWH – cursed, cursed, cursed."
Per tanto i conti non tornano visto che la parola "maledetto" in ebraico si traduce e si traslittera אָרוּר (arur), composta da 4 lettere e che ripetuta per 10 volte conta da sola 40 caratteri.
Lo stesso The Jerusalem Post il 26/03/2022 scrive "In the 23-word English translation of the inscription, the word “curse” appears 10 times and the word “YHWH...” e segue proponendo nuovamente la traduzione del testo della maledizione. “Cursed, cursed, cursed – cursed by the God YHW. You will die cursed. Cursed you will surely die. Cursed by YHW – cursed, cursed, cursed.” tradotta in italiano. "Maledetto, maledetto, maledetto. Maledetto da yhw. Morirai maledetto, maledetto morirai sicuramente. Maledetto da yhw. Maledetto, maledetto, maledetto."
Per tanto si potrebbe pensare che la scritta autentica sia di 23 parole, invece "23" sono le parole della traduzione inglese del testo (in italiano sono solo 17). Più avanti, nello stesso articolo, si ribadisce che l'iscrizione, "secondo i ricercatori", è composta da 40 caratteri.
A questo punto è necessario fare un po' di conti.
La parola "maledetto" compare per ben dieci volte nella tavoletta e la parola "yhw" per due volte, e dato che "maledetto" in ebraico si traduce אָרוּר (arur). I conti non tornano, perché la somma delle sole due voci ripetute è di 46 caratteri.
Volendo esser precisi ai 46 caratteri che compongono il ripetersi di arur e yhw, dovremmo aggiungere probabilmente la particella "da", quale complemento di causa che in ebraico, nella locuzione ... dayhw, si scrive מיהו e per tanto, senza ancora considerare le altre tre parole, contiamo già 48 lettere.
La maledizione però include altre due parole:" morirai" per due volte e "sicuramente" per una volta.
Senza dover entrare nel dettaglio della lingua ebraica, perché evidentemente non siamo all'altezza per inadeguata conoscenza di questa lingua da parte nostra e perché, in fin dei conti, in questo contesto non è necessario conoscere la reale caratura del testo, avendo noi il solo obiettivo di valutare la grandezza dei grafemi incisi nel piombo; ci basta conoscere come si scrive in ebraico il verbo "morire" all'infinito e l'avverbio "sicuramente".
In ebraico "morire" si traduce למוּת e "sicuro" si traduce בטוח. Ciò comporta un incremento di caratteri scritti di almeno altri 12 elementi, per tanto le lettere incise all'interno del dell'oggetto dovrebbero essere almeno 60.
L'iniziale contraddizione della testata giornalistica menzionata viene però chiarita dalla notizia comparsa in The Times of Israel del 24 marzo 2022 nel quale vi è scritto che l'amuleto contiene 40 lettere proto-alfabetiche, 11 delle quali sono aleph.
La testata giornalistica riporta: “We recovered 40 letters, 40 on the inside and outside of the tablet. And they were all in this proto-alphabetic script which dates to the Late Bronze Age,” said Stripling."
Per tanto le lettere non sono 40, ma 40 sono quelle recuperate (lette all'interno della lastra); e continua scrivendo: "Galil told The Times of Israel that the text is largely written in an archaic proto-Canaanite script, with some letters coming from hieroglyphs. The latest date of the epigraphic analysis would put it circa the 12th century, while some elements are dated to even earlier."
Secondo The Times of Israel lo studioso asserisce che la scritta è in proto-cananeo; ma questo non risulta vero dato che Stripling la definisce scrittura "proto-alfabetica" [2]. E dichiara ancora che alcune lettere provengono dal geroglifico.
Proseguendo leggiamo: "The majority Hebrew-language text, he posited, was written by Israelites as an internal legal document, a form of social contract, warning the person under contract what would happen if he did not fulfill his obligations."
Per tanto il testo recherebbe anche "parole" non ebraiche. Questa notizia è piuttosto interessante perché potrebbe darsi che quelle parole "non ebraiche" siano ritenute tali per via di alcune lettere sconosciute ai ricercatori, come potrebbe essere, ad esempio, lo he a tratto orizzontale, che in Sardegna ha numerosissime attestazioni, mentre in area mediorientale sembra attestato in numero limitato di reperti e comunque è sconosciuto il suo valore grafico e fonetico. [3]
Per tanto il nostro computo delle lettere totali formanti la maledizione risulta almeno verosimile.
Metodo di dimensionamento dei caratteri. Una ipotesi
Il reperto ha le misure medie esterne di 22.3 mm di base per 26.4 mm di altezza (ricavate dalla scala di rapporto presente nell'immagine) . Per tanto, sapendo che la lastrina, una volta scritta, fu piegata in due, ho disegnato un rettangolo di 44.6 mm (2x22,3 mm) di base e 26.4 mm di altezza e al suo interno ho tracciato una cornice distante 1 mm dal perimetro esterno, ritenendo che questo sia il limite minimo entro il quale circoscrivere la scritta.
Ammettiamo ora di voler dividere il rettangolo composto dai due lembi piegati del piombetto con righe orizzontali sulle quali inserire i grafemi.
Vi sono varie possibilità di divisione del rettangolo con delle righe equidistanti:
6 righe distanti 4.1 mm l'una dall'altra
5 righe distanti 4.9 mm
4 righe distanti 6.1 mm
3 righe distanti 8.1 mm
Ci mettiamo nella situazione più gravosa rispetto al nostro obiettivo di voler dimostrare la piccolezza dei grafemi, e per tanto cercheremo di distribuire in modo uniforme 60 caratteri su sole 3 righe; benché abbiamo il sospetto che la maledizione sia scritta su quattro righe, così come viene esibita nella traduzione in inglese dai ricercatori. Ma non importa questo, dato che la divisione dello spazio scrittorio in quattro righe darebbe la possibilità di scrivere grafemi necessariamente più piccoli di quanto noi non possiamo fare su sole tre righe.
Del reperto, per nostra fortuna, abbiamo un esempio di forma scrittoria data dal nome di yhw scritto con caratteri diseguali (vedi Fig. 3 - la yod è piccola rispetto allo he, e il wav è una via di mezzo). Per tanto prendiamo quale "campione scrittorio" proprio il nome di yhw, e lo inseriamo all'interno del rettangolo disegnato in scala, in modo tale che ci stiano al suo interno tanti "yhw" quanti necessitano la composizione di 60 caratteri alfabetici di opportuna grandezza. [4]
Fig. 3
Naturalmente, come avveniva nella scritte antiche, non lasceremo spazi tra una parola e l'altra e dove lo spazio a fine riga sia esiguo, andremo a capo troncando la parola (un esempio è la famosa stele di Nora). Nel contempo cercheremo di esaurire lo spazio di tutte e tre le righe, accorgimento questo che tende ad aumentare la grandezza dei caratteri e per tanto va a discapito del nostro obiettivo di voler dimostrare la natura miniaturistica di quei grafemi.
Nella immagine di Fig. 4 osserviamo che il completo riempimento delle tre righe col nostro "campione scrittorio" comporta l'inserimento di 19 campioni (di colore rosso) più 2 campioni con ritorno a capo (con la parte di campione tronca colorata di blu). In sostanza abbiamo inserito 20 lettere in ogni riga.
Fig. 4
Questa distribuzione la otteniamo con caratteri la cui altezza massima totale è di 5.9 mm per lo he, con tratti che vanno da un minimo di 1.2 mm (quella del braccio destro) ad un massimo di 4.2 mm (tronco della figurina gambe escluse); mentre lo yod ha le dimensioni che vanno da un minimo di 1.1 mm per il tratto più breve e 1.8 mm per il tratto più lungo. Il wav invece mostra tratti che vanno da un minimo di 0.7 mm per l'occhiello e un massimo di 3.3 mm per la linea. Per quanto riguarda lo spazio risparmiato tra una linea a l'altra, questo è di 2.1 mm. Per tanto tutto lo spazio scrittorio è ben occupato al limite della leggibilità tra una riga e l'altra.
Nel suo complesso possiamo pensare che i tratti che formano i singoli grafemi siano veramente microscopici, lì dove l'occhiello del wav è composto da un quadrato di 0.7 mm di lato nonostante l'utilizzo della situazione più critica.
Per tanto i grafemi della placchetta di Monte Ebal competono per dimensione con quelli del sigillo A1 di Tzricotu. Infatti i segni del sigillo sardo di età nuragica hanno dimensioni che variano da un minimo di 0.6 mm, per quelli puntiformi, a una lunghezza media di 2.0 mm per braccia, gambe e fallo degli antropomorfi, e 3.3 mm per la testa tripartita degli stessi antropomorfi, mentre quella della divinità raggiunge i 4,5 mm (Fig. 5).
Fig. 5
Quale valenza può avere la caratteristica di una scrittura miniaturistica?
Scrive il Prof. Sanna (vedi nota 4 del link): "La miniatura dei numerosi oggetti nuragici, soprattutto in bronzo, a noi fa pensare alla stessa ‘microscrittura’ epigrafica, che ha valenza religiosa. Gli scribi operano su due piani della visibilità comunicativa del sacro, sul grande e sul piccolo perché entrambi sono espressione ‘naturale’ della divinità: nuraghe/ nuraghetto; statua/statuina; faretra/faretrina; grande fallo/piccolo fallo; grande cerchio/ piccolo cerchio; grande toro/ piccolo toro, grande bipenne/piccola bipenne, ecc. Non credo ad una motivazione che prenda le mosse solo dal ‘gusto’ o ‘dall’arte’. Pertanto mai un oggetto piccolo o piccolissimo può essere inteso come ‘decorativo’. E’ davvero un errore grossolano l’interpretare, ad esempio, le minuscole accette nuragiche in bronzo come oggetti per pesare e ritenere quindi ‘ponderali’ i segni che su di esse sono incisi. Si scambia così davvero il sacro con il profano!"
La scrittura miniaturistica ha valore religioso; e probabilmente è tesa a celare il più possibile il messaggio. Solo una vista acuta, occhi attenti e la conoscenza del codice scrittorio potevano svelare il valore logografico della scritta. Una sorta di criptografia su più livelli sempre più difficili da superare. Il primo livello è quello fisico, perché è necessario un occhio giovane capace di leggere benissimo i caratteri molto piccoli; ma non basta perché è necessario riconoscere quei segni quali possibili messaggeri logografici (secondo livello); per tanto è necessaria un'assuefazione a riconoscere una scrittura. Ma non basta ancora, perché per leggere quel messaggio è necessario conoscere il codice scrittorio (terzo livello di difficoltà). Ma non sono solo queste le difficoltà, dato che nel caso del sigillo A1 di Tzricotu alcuni "studiosi" non hanno riconosciuto neanche la natura dell'oggetto, mentre nel caso della placchetta di piombo di monte Ebal, il reperto è sfuggito all'attenzione degli archeologi che negli anni 80 del secolo scorso scavarono il sito. Reperto che invece non è sfuggito all'attenzione di occhi più esperti: Stripling et alii.
Quel che emerge dal nome yhw
Nella conferenza stampa tenutasi a Houston la scritta è stata definita appartenente genericamente ad una scrittura di tipo "proto-alfabetica", forse per evitare di usare il termine "proto-ebraico", che con tutta evidenza è "spudoratamente" di parte, ma per evitare anche il termine "proto-sinaitico" e tanto meno "proto-cananeo" (vedi nota 2). Fatto sta che osservando i grafemi che compongono il nome yhw (Fig.6) notiamo con tutta evidenza che lo yod è di tipo proto-cananeo (Fig.7c) ma lo he è di tipo proto-sinaitico Fig.8a).
Fig. 6
Fig.7 a b c yod proto-sinaitico a sinistra e due yod del proto-cananeo a destra
Fig.8 a b c
due he del protosinaitico a sinistra he protocananeo a destra
La caratteristica pone la scritta yhw del piccolo piombo di Ebal tra quelle in mix, peculiari della scrittura sarda di età nuragica. Quella scrittura che contemplava anche l'uso di grafemi di alfabeti diversi, un reperto per tutti: il coccio di "Serra 'e sa fruca di Mogoro" che reca caratteri ugaritici e proto-cananei (Fi. 9).
Fig. 9
Un'ultima considerazione
A Monte Ebal è stata trovata una maledizione scritta con caratteri dell'alfabeto proto-cananeo, proto sinaitico e, a detta di Stripling, di caratteri geroglifici. Alfabeti che in qualche modo (anche i geroglifici [5]) sono arrivati in Sardegna assieme a quello ugaritico (esempio è il già accennato coccio di "Serra 'e sa fruca di Mogoro" che reca caratteri ugaritici e proto-cananei).
Ciò ci induce a pensare che in un certo momento della storia (XIV-XIII secolo a.C. e forse anche prima) genti di Canaan, recando il loro alfabeto, ebbero contatti con genti ebraiche e con genti venute da occidente; e forse proprio nel momento "storico" nel quale si inquadra la realizzazione del reperto di monte Ebal la scrittura proto-cananea prese due strade ben distinte: da una parte fu accolta e usata per i loro riti cerimoniali dagli Ebrei, dall'altra, la tribù di Dan, di quel Dan che "vive straniera sulle navi" (Cantico di Deborah), tornando alla sua terra d'origine portò con se quell'alfabeto del quale numerosissime tracce son rimaste in Sardegna. Ed è probabile che con quel modo di scrivere portarono riti e altro ancora.[6]
Conclusioni
Osservando le caratteristiche del reperto di monte Ebal confrontate con quelle dei sigilli di Tzricotu, alcune delle quali sono comuni a tutto il "Corpus Inscriptiorum" sardo di età nuragica, si possono osservare le peculiarità comuni che andiamo qui ad elencare:
- stesso nome della divinità: yhw per Ebal, yhw-h, h-yhw, yhw, yh, yhh, y in Sardegna
- scrittura su piombo per Ebal e Tzricotu
- scrittura miniaturistica per Ebal e Tzricotu
- scrittura in mix per Ebal e Tzricotu e per la gran parte delle epigrafi sarde
- scrittura religiosa e non laica per Ebal, così come è solamente di ambito religioso l'intero corpus epigrafico sardo di età nuragica. E proprio il ritrovamento del piccolo piombo di Ebal ribadisce, con tutta evidenza, quanto traspare dalla monotematica quanto monotona scrittura sarda di età nuragica. Per tanto risulta del tutto falso il "dogma" che vuole la scrittura nascere in ambito palaziale e commerciale, come affermato da alcuni studiosi.
- stessa tipologia di caratteri: in Ebal troviamo sicuramente il proto-cananeo e il proto-sinaitico, stessi caratteri usati, assieme ad altri, nella scrittura sarda di età nuragica.
- stesso periodo di manifattura dei reperti XIII - XII secolo a.C. per Ebal e XII -XI secolo a.C. per Tzricotu
Per altre caratteristiche, quali i segni in legatura e/o agglutinati, oppure la scrittura di medesime lettere in vario modo, come sospetta il Prof. Gigi Sanna; ad esempio lo he a "bambolina" e lo he a linea orizzontale, dovremmo aspettare la pubblicazione dello studio completo.
note
1 Nella conferenza il Dr Stripling rispondendo ad una domanda dice che è possibile che la lastrina sia stato incisa con uno stilo di ferro (XIV sec. a.C.?). Secondo noi è ben più probabile che lo stilo fosse di bronzo.
2 Il ricercatore, nel video che compare su You Tube tiene a puntualizzare che la scrittura e di tipo proto-alfabetica (18:00 del video) e precisa che sono chiamate proto-sinaitiche e talvolta proto-cananee le scritte che provengono dal Sinai.
3 Benjamin Sass, Yosef Garfinkel, Michael G. Hasel, and Martin G. Klingbeil The Lachish Jar Sherd: An Early Alphabetic Inscription Discovered in 2014, 2015 American Schools of Oriental Research. BASOR 374 (2015): 233 -45.
4 Avremmo potuto cimentarci nella composizione in caratteri protocananei almeno della parola arur; ma sarebbe stato troppo aleatorio l'inserimento, nel rettangolo scrittorio di Fig.4, di questa parola senza conoscere la mutua posizione dello aleph rispetto al resh e di questo rispetto al wav e di quest'ultimo rispetto all'altro resh. Parola che potrebbe avere, ad esempio, una di queste forme tra le molteplici possibili, tenendo conto della sola direzione qui utilizzata da sinistra verso destra della singola parola e della sequenza di parole. N.B.: la sequenza di parole qui pubblicate sono del tutto ipotetiche e non trovano riscontro alcuno nella tavoletta di Ebal,.. almeno per il momento.
Direzione che potrebbe essere anche da destra verso sinistra o, come dice il Dr. Stripling nella conferenza, anche in senso bustrofedico e per tanto, ipotizzando una scritta su quattro righe, così come esposta nella traduzione in inglese (vedi filmato), la prima e la terza riga andrebbero da sinistra verso destra e la seconda e la quarta da destra verso sinistra o viceversa, ottenendo in tal modo la scritta di →arur o rura← e →yhw o why← nella stessa formula scrittoria. Ma non è tutto, visto che le singole parole potrebbero essere pur scritte, si badi bene, in sequenza dall'alto verso il basso o dal basso verso l'alto, secondo una scrittura non ancora codificata; motivo anche questo, pensiamo, per il quale il Dr. Stripling usa il termine di "scrittura proto-alfabetica".
6 E ora una noticina ardita di "filologia". Mi rendo conto di entrare con questa nota in un campo piuttosto labile, per nulla scientifico ma, al contrario, alquanto aleatorio se non supportato da prove concrete di "prima mano". Penso però che non guasti (dal momento che si resta pur sempre in argomento) dare una sbirciatina a qualche elemento toponomastico presente nei dintorni di "Monte 'e prama" e del "nuraghe Tzricotu". Si è detto che il piombetto scritto proviene dal Monte Ebal. Con un immediato mezzo sorriso mi viene in mente che nel Sinnis di Riola Sardo, nelle vicinanze del nuraghe Tzricotu e quindi anche di monte 'e prama, vi è un rilievo chiamato "monte palla" che la memoria popolare vuole attinente all'antica mansione di trebbiatura del grano, visto che li vicino vi è anche una collinetta (artificiale?) chiamata "Monte trigu" ('monte palla' dista da Tzricotu 2500 m, mentre da Monte 'e prama dista 1800 m); il mezzo sorriso è dettato dall'assonanza tra "Monte Ebal" in terra di Israele e il sardo "monte 'e palla" (con la p pronunciata come una b, non esplosiva ma fricativa), che rende i due nomi del tutto omofoni. L'ipotesi naturalmente tenta di puntellarsi sul fatto che non pochi toponimi e idronimi sardi (si pensi per questi ultimi allo stesso fiume Cedrino) sembrano avere derivazione orientale siro-palestinese.
Scoperto a Boncuklu Tarla sito più antico di 1.000 anni di quelle di Gobeklitepe Gli archeologi in Turchia hanno portato alla luce un sito antico che potrebbe essere fino a 1.000 anni più antico di Göbeklitepe, il tempio più antico del mondo. Gli scavi a Boncuklu Tarla, che si trova nel sud-est della Turchia, Mardin, sono iniziati nel 2012.
Riceviamo questo articolo via mail dall'Albania che pubblichiamo, una storia quella dei Pelasgi che viene attribuita totalmente ai greci, ma da quanto si evince dall'articolo in realtà si tratta di storia albanese , è un po come quel che accade qui in Sardinya tutto quello che trovano negli scavi o dentro i nuraghi (oltre ottomila torri) per gli archeologi è di origine punica o filistea, ma mai che dicano la verità , ovvero che quanto troviamo sia di epigrafo (stele di nora) che i vari cocci trovati che sono veri e propri documenti epigrafi e quant'altro scritto sulle pietre dei nuraghi si continua a negare che sia lingua antica di origine sarda...Sa Defenza
La storia albanese inizia molto presto nella preistoria, 10-15 mila anni prima di tutti gli altri popoli. I nostri antenati, i Pelasgi, hanno innalzato i "campi" e le "prime" fattorie della storia umana, segnando l'inizio dell'attività agricola dei Balcani. Questo alla fine rimuove l'uomo dal vecchio modo di "cacciatore-raccoglitore", che ha viaggiato giorno e notte per rifornirsi di cibo. Uomini costruirono i campi e gli insediamenti permanenti, piantarono semi delle piante (dalla parola "i semi" della lingua pelasgica), le case, loro filano il filo e usano le pezzature del tessere per le loro vesti con il merletto da loro inventato. Fustanella pelasgico / albanese è uno dei primi capi creati dall'uomo.
Queste persone di talento prima hanno innalzato un sistema pagano religioso con molti dei, guidati da Zeus-Signore pelasgi e altri dei dell'Olimpo. Scavato miniere per fondere poi il metallo che ha aperto nuove grandi strade all'umanità.
la grande invenzione dei Pelasgi erano le lettere e il primo alfabeto, con il quale ha scritto la loro lingua, dove le parole "acqua" e "DORA" scritte su stoviglie risalenti a 6 mila anni prima di Cristo, conservata oggi con la lingua albanese, che stabilisce il rapporto pelasgico-albanese. Tutti questi miracoli si trovano nella Cultura Pelasgi del Vinka-Turdas (Balcani centrali), che costituisce la prima rivoluzione agricola, tecnologica e culturale dell'antichità. Usa la scrittura e inizia la storia umana.
I Pelasgi hanno dato gli scrittori all'umanità e i primi studiosi: Omero ha scritto Iliade e l'Odissea, Esiodo Teogonia dei pelasgi, prima che le opere di letteratura europea, filosofi della razza pelasgia Anaksimandri, Ksenofani, Pitagora, ecc, guida l'umanità verso la conoscenza e la prosperità.
I pelasgi dei Balcani si trovano in Anatolia, nel Medio Oriente, nel Nord Africa, nel Mediterraneo Etruria, Sardegna e oltre. Ovunque hanno lasciato la loro lingua scritta. Pertanto, le antiche lingue dei Balcani, l'Anatolia e del Mediterraneo hanno un grande vicinanza con l'altro e con la lingua albanese, perché sono tutti derivati dall'antica lingua Pelasgi (L.Peza & Lpez: Lingue Antiche dei Balcani e l'Anatolia ..., TR 2018 ).
I Pelasgi hanno lasciato il ricco patrimonio con molti altri oggetti, come templi antichi, Dodona, costruito in onore dei loro dei Zeus, Hera, Acropoli di Atene, Apollonia ecc, Castelli con mura spesse di grosse pietre, posizionati uno sull'altro senza malta, "Pelasgie o mura ciclopiche", le prime Olimpiadi, ecc. Questi muri sono ovunque, dove vivevano pelasgi in città, il loro paese: Scutari, Lezha, Kruja, Dyrach, Berat, Apolloni, Ohrid, Pogradec, Vlore, Orik, Himara, Borsh, Xara, Butrint, Creta, Micene , Sparta, Troia, Siberia e oltre.
Molte guerre sono state fatte in queste antiche fortezze e molte storie e artefatti di combattimento sono conservati nel loro seno. L'aquila nera bicipite della bandiera albanese è l'antico simbolo dei pelasgi, simbolo di Zeus, perché l'aquila era una parabola di Zeus e di uccelli pelasgi, che lo accompagna e protegge in tutto il mondo. L'aquila è conservata in nero sulla bandiera albanese mentre veniva disegnata nell'originale ceramica di fusione su pietra nera. Il nome Albania deriva anche dai tempi più antichi dell'albanese e Zeus Pelasgi.
All'inizio del millennio scorso lo sviluppo della società pelasgica nata dai giovani: macedoni, Illiria, Epiro, Dardania, Tracia, Peonia, Dacia, erano i primi regni in Europa, parlavano e scrivevano in diversi dialetti, molto vicini tra di loro e Lingua albanese, Filippo II di Macedonia e Alessandro Magno, due tra i più gloriosi della storia albanese, ha portato l'impero macedone in India, dove ha sviluppato il linguaggio e la cultura pelasgi / Macedone / albanese.
Durante la sua permanenza nei Balcani sono cresciuti i regni Illirico, Macedone, Epiro, Tracia, Dacia ecc, nel Centro e Nord Europa e il mondo intorno al Mediterraneo erano ancora all'età della pietra le tribù disorganizzate e semibradi: galli, celti, germanii, Slavi, siberiani, mongoli, tibetani, arabi, berberi, ecc. (Fig.1). Questo dimostra la grande abilità dei popoli pelasgi.
Dopo la morte di Alessandro il Macedone dell'impero fu diviso tra i suoi generali e Cassandro divenne re di Macedonia, che si estende a nord di Pela, Tessaglia, Livadia, Attica, AKEJ, Peloponneso Morea, e le isole a sud. confine Macedonia con Illiria, Epiro, Dardania, Dakine, Paeoninë e la Tracia, il reddito parlando da dialetti della lingua pellazge.
Dopo feroci guerre con gli Illirici, macedoni, Epiroti in 167-146 aC, l'Impero romano conquistò i Balcani, che ha riorganizzato in tre province: italica, illirica, che include i Balcani e l'Oriente, che include l'Anatolia in India (figura 2 ). Poi si formò l'impero bizantino, con le ultime due province. Tutti i popoli dell'impero parlavano diversi dialetti molto vicini alla lingua albanese, perché tutti discendono dagli antichi Pelasgi (confermati nel nostro recente libro, lingue antiche dei Balcani e l'Anatolia ..).
Durante l'invasione romana nei Balcani, la prima tribù conosciuta e culturalmente sconosciuta fu menzionata per la prima volta dai Romani come "Greci". Le origini della tribù greca sono sconosciute, poiché nel paese di origine non hanno lasciato alcun documento culturale e nessuno di loro l'ha portato quando sono venuti nel nuovo paese. I greci non hanno avuto alcun ruolo nella storia balcanica e non hanno avuto alcun territorio. Nel 1832, dopo la ribellione degli Arvanitas del 1831, il regno greco, con un territorio molto piccolo, fu costruito per la prima volta nei Balcani. Tra il VI e il VI secolo gli slavi meridionali si trovavano nei Balcani.
Con il crollo di Costantinopoli nel 453, i turchi iniziarono a diffondersi nei Balcani. I popoli balcanici hanno fatto lunghe guerre per la libertà, ma le guerre albanesi sono famose, sotto la direzione di Skanderbeg. Lui con i combattenti albanesi ha difeso le terre albanesi e la civiltà occidentale, l'Europa non l'ha mai aiutato. Giustamente il 2018 è stato dichiarato anno di Skanderbeg con l'organizzazione di un convegno internazionale sul tema "Skanderbeg, il ruolo e l'epoca in cui ha vissuto e combattuto", ma gli storici non l'hanno imposto al ministero della cultura.
Nessun'altra persona al mondo ha una storia così lunga, gloriosa e affascinante e un così grande contributo al progresso dell'umanità come albanesi.
LA STORIA E LA MAGGIORANZA CULTURALE ALBANESE?
Nel corso del XIX secolo apparvero i primi dati sul patrimonio culturale albanese, che suscitarono grande interesse tra gli specialisti. Nel 1924 iniziarono gli scavi archeologici ad Apollonia, guidati da L. Rey, che pubblicò diversi volumi sulla grande civiltà illirica di Apollonia. Nel 1926 ha lavorato per Ugolini in Finiq e Butrint. I materiali archeologici epiroto / albanesi dei 4-5 secoli aC furono pubblicati in tre volumi.
Dopo la seconda guerra mondiale, gli scavi archeologici furono ampliati dagli archeologi locali. Lo stato ha aperto le rispettive istituzioni: il Museo archeologico-etnografico (1948, Tirana), il settore scientifico della ricerca archeologica, nel 1976 il Centro di studi archeologici e nel 1991 l'Istituto di Archeologia. I centri archeologici furono costruiti a Durazzo, Apollonia, Butrinto, Korça, ecc. Dopo il 1990, vari progetti sono stati intrapresi in collaborazione con archeologi stranieri: il progetto greco-albanese a Butrint, il progetto albanese-americano nella grotta di Konispol, Apolloni-Bylis, Korçë, il progetto albanese-francese ad Apollonia e Sovinj (Korça) , Progetto albanese-inglese a Butrint, ecc. La cosa brutta di questi progetti è che gli stranieri correvano e l'interpretazione dei materiali archeologici è stata fatta secondo il loro punto di vista, poiché non conoscono la storia degli albanesi, i membri albanesi hanno prestato servizio in ruoli non decisionali, più come braccia da lavoro che da studiosi.
Dopo gli anni '90, furono creati altri centri per assistere all'archeologia. Come affermato da S. Shpuza (Numero 21 marzo 2015) le istituzioni sono state sollecitate ad assistere l'archeologia con il Consiglio nazionale per l'archeologia (ASC), l'ASHA (Agenzia per i servizi archeologici), il DRKK (Dipartimento regionale della cultura nazionale), il dipartimento di archeologia dell'Università di Tirana ecc. Ma sfortunatamente la maggior parte del personale di questi centri non erano archeologi, ma partigiani, amici e militanti del partito politico. Da queste decisioni o conclusioni sull'archeologia, sono stati forniti dai militanti, senza basi scientifiche.
Mentre gli scavi archeologici in Albania si sviluppavano rapidamente, l'interpretazione del materiale archeologico rimase molto indietro, e spesso, avendo poca conoscenza, fu falsificata. Si nota che gli archeologi albanesi non conoscono la storia del paese, ma senza conoscere la storia il materiale archeologico rimane muto. Fornisce esempi per l'illustrazione. Nella pagina di archeologia albanese leggiamo:
"Durante l'era neolitica (7000-3000 aC), il territorio del nostro paese era molto abitato, come testimoniano dozzine di insediamenti scoperti che sono stati trovati in campi fertili, argini e grotte. Le loro abitazioni erano semplici capanne di fango. A Dunavec e Maliq sono state scoperte abitazioni su hunj (palafite) .... La vita degli abitanti del Neolitico, l'attività principale era l'agricoltura e l'allevamento, così come la preparazione e la produzione di terrecotte ". Di particolare valore, oggi, sono alcuni contenitori dipinti trovati a Dunavec, Cakran e Maliq I, che vengono importati dalle culture di Dimin in Tessaglia (Grecia). Sono la prima prova di scambio tra i territori del nostro paese con le civiltà più avanzate dell'Europa sud-orientale del Neolitico. "
La storia fornisce prove complete del fatto che nella Tessaglia la guarnigione neolitica è stata abitata dai Pelasgi, menzionano i loro insediamenti Sesklo e Dimini. Erodoto menziona anche che questi Pelasgi della Tessaglia furono i primi ad abitare l'Acropoli di Atene.
Inaccurati, ma importanti, dati scientifici sono negati alle interpretazioni dei nostri archeologi. I reperti archeologici di Dunavec e Maliq mostrano che durante il Neolitico queste regioni sono state abitate da Pelasgi, come in Tessaglia, con cui hanno avuto legami molto stretti sia nel commercio che in altre aree. L'interpretazione distorta del materiale archeologico dall'ignoranza dell'istologia porta la deliberata distorsione delle prove scientifiche dei Pelasgi, gli antenati degli Albanesi.
Di seguito nel Wikipedia albanese osserviamo altri falsi:
"Il fattore principale sono le prime relazioni con il mondo greco e in particolare il processo di urbanizzazione accelerato con l'istituzione di colonie greche sulle rive dell'Illiria. Così i coloni provenienti da Korkyra il 627a.c fondato Dyrrah, 588 a.c. fondato Apolonia e intorno alla prima metà del XIII secolo. VI è stabilito e Orikumi ".
Questo è ciò che scrive l'archeologo albanese, che non conosce la storia del suo popolo e ignora l'indignazione, e quindi la storia degli albanesi del perdono per gli altri. Non sorprende, abbiamo notato che la tribù greca senza nome e non greca arrivò nei Balcani durante l'invasione romana, ma , sono definiti con il nome di "greci". Ma oltre a questo, i Romani, quando giunsero nei Balcani, fondarono i regni Illirico, Macedone, Rumeno, Dacia, Dardano, con i quali combatterono lunghe guerre. Non è possibile per un popolo che non era nei Balcani come greci durante il diciannovesimo secolo. 7-2 aC abbiano fondato città in Illiria e nell'Epiro. D'altra parte, i Corinzi erano Pelasgi, come evidenziato dall'iscrizione corinzia, che è in lingua pelasgica (vedi L.Peza Korinthasit Pashtriku org.). Anche i nomi delle città Dyrah o Epidamn, Apolloni, Sarand, Orik ecc. sono esplicati solo in lingua albanese. Pertanto, coloro che scrivono sopra da archeologhi-storico albanesi, dimostrano che non ha conoscenza della storia e la loro arretratezza, la storia degli albanesi la regalano agli altri.
Abbiamo visitato i forti di Scutari, Lezha, Durazzo, Berat, Apollonia, Borshi, Butrinto e ovunque le spie affermano che si tratta della fortezza illirica del "periodo ellenistico". Questa spiegazione non è in linea con la storia. Quasi tutti i nostri forti sono stati costruiti durante l'età del bronzo, poiché si è notato che nelle loro fondamenta ci sono grandi pietre rettangolari ben arrotondate, note come Pelasgico o Ciclope. Tali grandi pietre poste l'una sull'altra senza malta sono di bronzo e caratteristici della costruzione del bacino. I pesci pelagici furono poi fatti rivivere dagli illirici, ma le pareti illiriche furono lapidate, simili a stucchi. Queste fortezze mezzo demolite, durante il Medioevo, furono rianimate da Skanderbeg e utilizzate per la guerra contro i Turchi. Anche in questo caso la spiegazione distorta deriva dalla scarsa conoscenza della storia da parte di archeologi e storici albanesi e dalla loro intenzione di alienare questi monumenti come greci. Nessun segno di alcun "periodo ellenistico" è notato nella nostra storia.L'archeologo noto a molte pubblicazioni scientifiche Halil Shabani (foto sopra) del direttore culturale di Saranda, Panagiot Gunari, minoranza di origine greca , è richiesto sui siti archeologici greco / greco di siti archeologici illirici / epiroti. Quando non ha eseguito l'ordine di falsificare le carte, è stato licenziato, e al suo posto come esperto di archeologia hanno messo un economista della minoranza greca.
"Il motivo del mio licenziamento è il mio rifiuto di inserire schede e passaporti culturali non professionali e di entrare in conflitto con la ricerca scientifica", afferma l'archeologo Shabani. Secondo lui le carte, della direzione dei monumenti, secondo i suoi studi e altri specialisti è segnata ovunque l'affiliazione illiro-epirota. Ecco uno sguardo sull'impiego sbagliato di una minoranza greca nella municipalità di Saranda, anziché preservare la cultura albanese.
Questo è uno scandalo in tutto il paese, perché non è l'unico caso. Questo è stato fatto anche in altri luoghi a Durazzo, Butrinto, Orik, ecc., Fortificando l'idea che oggetti culturali illirici o epirotici siano manufatti greci. Questo ha portato alla conclusione errata che gli oggetti appartengono al "periodo ellenistico (greco)".
Questi falsi sono diretti dal Centro Albanese di Tirana, dove antiche iscrizioni illiriche e epirote e altri oggetti sono falsificate come fossero di origine greca.
Nel 2016 siamo stati invitati e ha prendere parte alla conferenza scientifica dell'Istituto di Linguistica di Tirana, dove abbiamo presentato la lezione "Continuiamo con i Pelasgi e la lingua illirica in lingua albanese", con molte interpretazioni delle iscrizioni pelasgiche e illiriche, legate alla lingua albanese. Senza alcuna revisione scientifica, la nostra relazione non è stata accettata ne pubblicata insieme ad altri documenti della conferenza, perché le iscrizioni pelasgiche e illiriche che avevamo analizzato secondo i linguisti dell'istituto sono in greco, anche se non vi è alcuna parola greca in esse, ma solo parole di lingua albanese. In questo centro le iscrizioni illiriche di Durazzo, Apollonia e dell'Epiro a Butrinto sono forgiate come se fossero in greco, sebbene ci siano solo parole di lingua albanese. Questo centro è stato istituito dall'accademia e la sua opera anti-albanese con iscrizioni, altri oggetti archeologici e la storia è divenuta in realtà Accademia ellenistica anti-albanese.
L'Accademia delle Scienze albanese in questo senso non è in ritardo. Il grande libro "La storia del popolo albanese" in 4 volumi, è considerato il capolavoro dell'Accademia delle scienze, ma non costituisce un'opera scientifica e distorce la storia degli albanesi. Gli autori del libro hanno ricevuto molte informazioni da altri autori ma non li citano nel testo. Questo costituisce un furto di copyright.
a storia albanese in questo libro, rivolto solo all'interno del territorio ridotto, gli albanesi che ha lasciato le grandi potenze dopo 1913. Il resto dei Balcani, come la Macedonia, Tracia, Dacia, Tessaglia, Peloponneso Morea ecc, abitati da albanesi e in arvanitas l'antichità non è trattata. In questo libro molto debole, pieno di falsi e furti, il calendario in pietra e bronzo della Civiltà Pelasgi, il più antico del mondo e ancestrale degli albanesi, è descritto molto brevemente e male. La parte pelasgica della storia degli albanesi è stata volutamente non trattata, dagli autori, le uniche persone rimaste senza origine.
Il libro parla anche della costruzione di colonie greche nel territorio illirico e nel nostro epiro e città
Butrinto, Apollonia, Oriku, Durazzo, ecc. trattate come edificate dai greci. Questa è una brutta falsificazione della storia, perché queste città potrebbero essere costruite solo da Illiri e Epifite, che nei secoli si sono succeduti. erano popoli organizzati e costituivano i loro regni, mentre i greci non erano ancora arrivati nei Balcani. Sebbene durante l'impero bizantino i Balcani fossero sotto il dominio illirico (fig.2), nel libro non si dice nulla.
Persino il "Dizionario delle enciclopedie albanesi" in tre volumi, redatto da questa accademia, è un grave difetto e una falsificazione della nostra storia. In molte voci in questo dizionario, vari autori sono stati censurati e rimosso il trattamento delle parti pelasgiche della nostra cultura, le divinità pelasgiche, la prossimità della lingua albanese con la lingua pelasgica. Nei trattati di De Rada. Krispit ecc. nessuna parola è scritta sul loro grande contributo al riconoscimento della civiltà pelasgica e all'autenticazione della lingua albanese, che deriva dalla lingua pelagica. Anche le voci sull'archeologia del paese, nella maggior parte dei casi, sono state deformate, in contraddizione con la storia. Gli autori che trattano la civiltà pelasgica non sono coinvolti nel dizionario, causando gravi danni alla nostra cultura e scienza.
Due libri voluminosi sono stati pubblicati dall'Accademia di Atene sotto la direzione del capo musicista M.V. Sakellariou: "Epiro-4000 anni di storia e civiltà greca" e "Macedonia - 4000 anni di storia e civiltà greca" pieno di falsi, che sono alienati come regioni greche nel corso della storia. In questi libri è falsificata la storia di Epiro e Macedonia, due stati di lingua albanese nei tempi arcaici, come se fossero parte della Grecia, che in questo momento non esisteva. Solo il prof. Kristo Frasheri (foto a sx) ha compreso queste contraffazioni anti albanesi e si è opposto con forza alla stampa. Dove sono gli accademici, gli storici e gli archeologi albanesi? Dovrebbero tutti scrivere una recensione su questi libri, dove falsificano scientificamente la storia degli albanesi e pubblicarli in un libro speciale. Questo è il percorso scientifico che corrisponde ai nostri interessi nazionali. Il silenzio su queste falsificazioni indica un basso livello di conoscenza degli archeologi e degli storici albanesi, che beneficiano della Grecia.
Nel VI Colloquio Internazionale al Centro di Albanologia di Tirana il 20-23 maggio 2015, si riferiva l'archeologia e la storia del territorio albanese, che chiaramente distorto la storia del nostro popolo. Nella conferenza "L'Illyrie meridian et dans l'Epiro antiquité-VI", preparato dagli autori: Bjorn Forsen, Brikena Scutari Street, Kalle Kerhonen Edward Square, Rudenc Ruka e Esko Tikkala, apertamente falsificato la storia del popolo albanese. Questi autori lavorano al progetto internazionale congiunto "Durrachium hinterland Projekt", si sono dati il compito di falsificare la storia degli albanesi. Prove archeologiche tra Kavaja e la Roccia di Kavaja e quelle della valle di Erzeni, delle V e poi, gli autori includono nel "Periodo ellenistico (greco)" e il romano. Così gli Illiri sono negati, che in questo periodo avevano il loro regno e la loro cultura, mentre i Greci non erano nemmeno conosciuti nella storia in quel momento. Anche i romani sono venuti dopo.
Nello scrivere "nell'entroterra di Apollonia", gli autori JLDavis, M.Korkuti, L.Bejko, MLGalatri, S.Muçaj e SR Stocker (Illiria, n. 1-2, 2003-2004) ha riportato molti falsi sulla città maestosa illirica di Apollonia. Gli autori scrivono che il sistema di fortificazione "è stato sviluppato sotto l'influenza di influenza greca" e che "questi sono aiutati dalle trasformazioni sociali drammatiche, politiche ed economiche, che si verificano nel periodo compreso tra la colonizzazione greca e l'annessione romana dell'Illiria."
In un altro articolo "Lo scavo ellenico in un Agriturismo nella vicinanze di Apollonia" (autori Golody, S.Muçaj, S.Stocker, M.Thompson, J.Davidson e M.Korkuti), presentato al simposio Grenoble a Illiria e Epiro del 2002, in modo che la storia antica di Apollonia falsificati e realizzazione di parchi in questa città inclusi nel periodo ellenistico, che non è mai esistito nella storia e la contraffazione reato.
Molti secoli prima della conquista romana (167 aC), nei Balcani sono esistevano regni di Illiria, Epiro, Macedonia, Tracia, Dacia, tutto ha avuto origine con i Pelasgi, che ha parlavano diversi dialetti, molto vicini alla lingua albanese. Non esisteva alcun regno greco. Non c'è "spirito ellenistico" nella storia, è solo il lavoro fatto da falsari l'attribuire la storia degli albanesi ai greci. È mettere le mani sulla testa per la poca conoscenza della storia albanese da parte degli archeologi albanesi, che la forgiano con zelo. Nel "periodo ellenistico", i contraffattori contavano il tempo di Alessandro Magno, 336 p.e. fino alla conquista dell'Egitto da parte dei Romani, c. II del nostro vento. Tutti gli oggetti, la cultura e la lingua di questo tempo sono attribuiti ai greci, quando i greci non sono menzionati nella storia in questo periodo e Alessandro Magno non li ha mai conosciuti. Alexander le macedoni e Illiri, che gestiva, ha raccolto più di 100 città nel impero macedone, tra i quali Alessandria d'Egitto, dove ha costruito i più grandi biblioteche del periodo antico, che è stato bruciato in seguito dai Romani, la città Antiochia Siria, città di Pergamo in Asia Minore, ecc., Che sono state costruite sulla base dell'antica architettura pelagica, che sono attribuite inconsapevolmente ai greci. Questa è una grande falsificazione della storia, perché Alessandro Magno conquistava territori balcanici meridionali, che poi abitate da arvanitas, Illiri, macedoni, Epiroti, quando i Greci né conosciuto nella storia.
Nell'impero macedone e regni illirici sono stati sviluppati Epirote cultura macedone, illirica e Epiro e loro dialetti, nei pressi della lingua albanese. Intorno territori balcanici allungato tribù non organizzati e semibrado: gallico, celtica, germanica, slava, bene, sibriane, mongolo-turco, tibetano, sono tribù arabe del sud, berberi, ecc (Figura 1). Questi mostrano che la cultura e la lingua balcanica di origine pelasgica avevano raggiunto la più alta cultura del tempo.
Dopo la morte di Alessandro, l'impero macedone si divise tra i suoi generali, e Cassandra divenne re di Macedonia, tra cui Tessaglia, Livadia, Atika, Peloponneso, Morea. Il Regno di Macedonia in Occidente è delimitato dai regni di Illiria ed Epiro, mentre ad est con il regno di Tracia. In tutti questi regni hanno parlato il proprio dialetto, molto vicini l'uno all'altro e con loro originato dalla più antica lingua pelasgica. Nessun regno greco esisteva durante questo periodo.
Durante il Medioevo e l'occupazione ottomana è stata sollevata diverse vilayet (province) e gli albanesi sono stati concentrati in cinque di essi: Vilayet di Janina, Scutari, il Kosovo, Monastir e Salonicco. I greci si chiamavano ed erano conosciuti come Momaioi (romano, romanzo). Nessuno stato greco menziona la storia prima e durante questo periodo. Nel 1831 si verificò la rivolta di Arvanitas e nel 1932 fu dichiarato il regno di Grecia. Chameria e Macedonia entrarono a far parte della Grecia dopo il 1913 come dono delle grandi potenze.
Dichiarazione dell'autonomia Albanese 1914
L'ellenismo è contraffatto, falso, che non si basa su prove storiche, in base alle quali i greci con storie antiche cercano di presentare la storia degli albanesi. Anche il nome "infernale" per i greci è in contrasto con i fatti storici, perché questo è un nome preso dal mitologo pelvi Esiodo e non ha alcuna relazione con i greci. Il racconto per questo è il seguente:
Nella Teosofia di Esiodo, Deucalione e sua moglie Pirha furono incaricati da Zeus di navigare insieme al loro bestiame durante la grande alluvione di 9000 anni per salvare l'umanità. Le altre persone sono tutte annegate. Salparono verso il monte Argos nel Peloponneso e fuggirono dalla grande alluvione. Da Deucalione e Pirha nacque Helen, che a sua volta ebbe tre figli: Dorin, Ksuthin ed Eolin. Avevano, secondo la mitologia, alcuni ragazzi, tra cui Akain, Jonin, Macedon e altri.
Secondo la mitologia, questi furono seguiti da tribù pelasgiche, Dori, Eoli, Achei, Ioni, Macedoni ecc. Così, i greci, definendosi "inferno", rivendicano di essere il popolo europeo più antico e che appartengono a tutto il patrimonio culturale lasciato dai pelasgi. Ma tutto questo è stato copiato dall'antica mitologia pelasgica e non vi è alcuna nascita storica con i greci. D'ora in poi, i falsificatori compiono sforzi per negare la civiltà di Pelasgi e le origini pelasgiche della lingua albanese e di lasciare la gente greca libera di acquisire l'antica cultura pelagica / albanese.
Per questo motivo, tutti gli autori antichi di vari traduttori sono stati falsificati. Nelle opere di autori antichi, i Greci non sono mai menzionati, perché non sono stati presenti nel loro tempo, ma i falsificatori hanno falsificato i nomi in queste opere di grande valore storico. Dove è scritto "hellen", "akaj" ecc. i contraffattori hanno tradotto con "greco" e "Ellada" è stato falsificato con "Grecia". Quindi non fidarti delle traduzioni, stai guardando gli originali di autori antichi.
Misha Glenny, che conosce i problemi dell'Europa sudorientale, è delineata nel suo libro The Balkans, Nationalism, War and the Great Power (1999, p.26):
"Anni fa il concetto di stato greco (che era il prodotto della politica delle grandi potenze) non esisteva, i greci non sapevano chi fossero. Anche l'antropologo Roger Just, molti dei greci del 19° secolo che avevano appena acquisito l'indipendenza dalla Turchia, non solo non si definivano Hellenici, non parlavano nemmeno il greco, ma parlavano albanese, Vlach e slavo. "
Falsificatori della storia degli albanesi sono stati catturati dal nostro Centro AccademicoAlbanese, la maggior parte sono membri dormienti, con laurea, che non li giustifica. Anche quelli che si definiscono professionisti, piangono in TV e stampano contro la Civiltà Pelasgica e i suoi studiosi, ma non possono fare alcuna analisi / revisione scientifica. Incoraggiano studiosi appassionati, perché sostengono le origini pelasgiane di albanesi , ma falsificano il materiale illirico, epirotico e archeologico, alienandoli al greco. Le lingue illiriche, macedone, epirotica, non sono mai state studiate dai linguisti albanesi, sebbene siano pagati per lo studio della lingua albanese. Tutto ciò viene fatto per aiutare l'ellenismo a impadronirsi della storia e della cultura albanese e quindi dei loro territori.
Questi lavori anti albanesi sono condotti con studenti di storia e linguistica e con giovani dottori di ricerca che li preparano a servire l'ellenizzazione della storia albanese. Ho visto i dottorati, che non meritano di essere definiti tali, sull'influenza di greco, serbo, italiano ecc. per la formazione della lingua albanese e della lingua pelasgica / albanese, la più antica scritta al mondo, dicono derivi dalla loro.
Questi dipendente statale frequentemente picchiato stampa del seno nel televisore, cercando di ottenere l'origine pelasgi albanese, essendo çjerrur, gli Illiri erano analfabeti, e vengono cancellati dalla pertinenza macedone albanese, di Tracia e Daci, ecc. Specialisti sani in questi centri devono essere scossi, messi al servizio della scienza e degli albanesi, per non rischiare di chiudersi in un centro ellenistico che lascia gli albanesi senza patria.
Questa è storia e non c'è nazionalismo o odio etnico. Con i greci siamo vicini e amici, ci rispettiamo, abbiamo amici e buoni amici. Si tratta di una storia antica, in cui ciascuno studia e sviluppa la storia della propria gente.
Con questi falsari archeologi, che cercano di ottenere del nostro popolo e nazione lo storico trono krenatinë , ne è piena l'Accademia delle Scienze, il Centro Albanologico e la Facoltà di Storia e Filologia, che è tornato ad essere un ramo della Accademia di Atene. Portano alla rovina l'archeologia Albanese, che li ha portati ai più alti titoli scientifici, senza averne alcun merito, se non si conosce la storia del proprio paese e si copiano quei regimi esteri, contraffatti, che minano alle fondamenta della nostra storia e non si oppongono alla contraffazione della storia degli albanesi. Il nostro popolo paga archeologi e storici per studiare e sviluppare la storia della nostra gente, ma sono pagati da organizzazioni dubbie per alienare i nostri oggetti culturali greci e falsificare la storia della nostra gente?
I giovani studiosi di queste aree devono studiare a fondo la storia della nostra gente prima di pubblicare i loro studi e non far parte dei contraffattori. Le mappe dei parchi archeologici dovrebbero essere controllate le affiliazioni illiriche ed Epiro devono essere rimossi, il termine "periodo ellenistico" deve essere rimosso e gli autori devono essere ritenuti responsabili. Questo scandalo nell'archeologia albanese dovrebbe essere seguito anche dall'accusa albanese come crimine contro il popolo e la responsabilità di stare davanti alla legge.
Oggi, per lo studio della storia della nostra gente e della sua lingua, lavorano molti studiosi, che con il loro lavoro sono diventati esperti professionisti con profondi studi scientifici. I falsificatori con diplomi non qualificati parlavano in modo oltraggioso, ma non potevano contraddirli, con la loro conoscenza personale. Questi, Krispi, De Rada erano sacerdoti, Adamid era un medico, ma nelle loro opere hanno dimostrato che gli albanesi e la lingua albanese sono di origine pelasgica. Questa è la prima pietra nella nostra storia e lingua. Shlimani era un commerciante, Thomas Edison non era nel campo elettrico, ma ha lavorato con passione e per primo ha scoperto il Troy of Omar, il secondo a inventare la lampadina elettrica. W. John era un avvocato inglese che lavorava a Calcutta (India) e alla fine del XVIII secolo, vedendo la vicinanza tra il sanscrito e la lingua europea giunse alla conclusione della famiglia linguistica indoeuropea. Prof. Benesh era un dottore, ma la sua passione portò alla paleontologia e all'Università Charles di Praga era il capo del dipartimento di paleontologia quando ero studente in questa facoltà. Questi fatti servono a tutti per un equo apprezzamento degli scienziati e non delle barbe e dei diplomi che possiedono.
RISCHIO PER L'ALBANESE
Il pericolo che gli albanesi minacciano dai falsi della loro storia è troppo grande. È molto più grande delle invasioni straniere romane, turche e fasciste, che non potevano annullare il popolo albanese. Ma ora, il nemico invisibile, che riceve due o più salari, ha ovunque in mezzo a noi in archeologia, accademia, albanologia, ministero, governo, assemblea, comune, ecc. Tutti i produttori di fax mirano a lasciare gli albanesi senza storia, senza un eroe, nessun dio, per trasformarli in un popolo errante, che è venuto alla storia e se ne è andato senza lasciare traccia. Gli esempi che abbiamo sono vivi. Traci, Dori, Etruschi, Hitò, connessioni, ecc., Popoli che hanno fatto grandi storie ma sono rimasti come espressioni storiche.
Gli Arvaniti, gli zingari, gli ebrei, un tempo importanti popoli e territori, hanno perso la loro storia oggi, la loro lingua che non sanno scrivere, hanno perso la loro coscienza nazionale. Gli Arvaniti, che fecero la rivolta del 1821 con il finanziamento di Ali Pash Tepelena, dimenticarono la loro storia e i loro eroi. Con l'aiuto dei governi occidentali fu fondato nel 1832, il Regno di Grecia invece dell'Arvanite.
La generazione che dimentica la storia danneggia gravemente il presente e distrugge il futuro della sua gente! In modo che non soffriamo il peggio, i perpetratori e i venditori non li lascino rubare e falsificare la storia della nostra gente. Per questo motivo, l'Accademia delle Scienze, l'Albanologia e alcuni altri centri che sono stati trasformati in forgiati centri ellenistici, archeologia, le antiche iscrizioni e la storia degli Albanesi devono essere temporaneamente chiusi e domani perdono anche la loro terra. Questa strada anti-albanese funge da divisione tra albanesi.
Il governo dovrebbe istituire il più presto possibile presso la Facoltà di Storia - Filologia di UT, il Centro di studi di lingue antiche e storia dei Balcani, dell'Anatolia e del Mediterraneo, dove studiare tutte le lingue antiche vicine alla lingua albanese e la storia degli albanesi. Quindi la nostra scienza servirà la cultura della sua gente e contribuirà al progresso della linguistica e dell'istologia mondiale.
ENCICLOPEDIA BRITANICA: (XI Edizione, 1910-1911, vol.26, p.65) "Il nome Pelasgi, menzionato dagli scrittori greci, mostra un popolo preistorico le cui tracce si ritiene esistano nelle province greche. La loro città (i Pelasgi) si chiama Larissa, è stata ricca, e loro (Pelasgi) sono famosi albanesi. "
G. SERGI (Le origini e la diffusione del tronco mediterraneo, Roma, 1896 - traduzione inglese 1901): "Infine, il carattere del vecchio muro dell'Acropoli di Atene (che è lavoro dei pelasgi) è lo stesso di quello di tutte le opere costruite dall'Asia Minore e in Spagna (pagina 65) ".
Ecco anche un video della professoressa Efthimiou che parla sulla presenza albanese nel paese oggi chiamata Grecia.
Norbert Jokl: "La lingua albanese funge da fibra che mantiene vivo il tronco e unisce i rami con le radici. Discendendo lungo questa fibra verso le meraviglie della storia, i fili possono essere seguiti! C'è uno strumento attraverso il quale il ricercatore è in grado di illuminare il crepuscolo degli inizi del popolo albanese ed entrare nel tempo che si estende oltre l'evidenza storica. Questo strumento è fornito dalla lingua albanese. "
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