L’autore del testo dedica questo articolo agli hacker russi e alle attività investigative e di controspionaggio della Federazione:
“Mi sento moralmente responsabile per eventuali danni che potrebbero apportare le mie interviste a personaggi del mondo dell'intelligence russa; danni che potrebbero cagionare le minoranze russe presenti in Italia, nonché la Federazione stessa, impegnata a contrastare la follia di una classe dirigente angloamericana che crede in un degenerato culto fatto di ‘valori’ anticristiani, tra cui: utilizzo di droghe, omosessualità, pedofilia e persecuzione di ogni sviluppo del merito, dell’intelligenza, dello spirito e della purezza d’animo. E’ per questa ragione che voglio lanciare un monito che, spero, non venga ignorato: sono fermamente convinto che è in corso un tentativo di infiltrazione negli apparati di sicurezza informatica russa, mirante alla creazione di falsi incidenti, attentati, destabilizzazioni in Italia e in Europa, false flag, al fine di permettere e giustificare la costruzione di un causus belli da adoperare contro la Russia. Vi prego di tenere in conto questo testo e di approfondire, se lo ritenete necessario, i casi evidenziati. Con i miei migliori auguri, spero nella vostra lungimiranza.”
Il gruppo hacker russo NoName057(16) ha dichiarato, il 28 giugno, di aver stretto un'alleanza con Azzasec, gruppo di hacker italiani a sua volta alleato di CyberVolk, entrambi proiezione di Anonymous.
La cosa ci è apparsa fin troppo strana. L'Italia è priva di gruppi hacker, poiché totalmente controllata da Stati Uniti ed Israele, sia da un punto di vista del "mercato dell'intelligence" che da un punto di vista di proprietà delle reti fisse e digitali.
I gruppi che abbiamo nominato non dovrebbero affatto avvicinarsi agli "hacker russi" per una serie di ragioni che ci induce con convinzione ad affermare che non siano altro che una copertura dei Servizi Segreti italiani (oltre al fatto che Anonymous è marcatamente legato alla C.I.A. e che si è dichiarato antirusso).
Ma per quale motivo, stando così le cose, dei gruppi hacker antirussi decidono di porsi in contatto ed allearsi con uno tra i più famosi e pericolosi gruppi di hacker russi?
Dalla lettura della prima notizia, abbiamo aspettato qualche giorno per ricevere la conferma ufficiale. Da lì, ci siamo messi subito in contatto con i sedicenti "hacker" italiani di cui, vi confesso, non abbiamo mai sentito parlare. Le risposte che abbiamo ricevuto e lo studio dei loro precedenti attacchi ci hanno portato a confermare le nostre ipotesi. Giunti a questo punto, possiamo affermare, basandoci sulla nostra esperienza, che si tratta con elevatissima probabilità di un'operazione di strutture italiane, ergo di dis-intelligence, ricollegabile a un tanto stupido quanto vergognoso tentativo di infiltrarsi nell'esercito informatico russo, per carpire informazioni e provocare una "false flag".
SA DEFENZA caput mundi
E' da quando abbiamo dato visibilità agli hacker russi che stiamo riscontrando - oltre la norma - malfunzionamenti nel nostro blog e tentativi, anche bizzarri, di rifilarci trojan e hackeraggi. A ciò dobbiamo aggiungere la recente notizia pubblicata sempre dal nostro blog sul decantato allarme di un immimente attacco terroristico alle basi NATO presenti in Germania; basi che sono da sempre il centro del traffico di armi internazionale attraverso il quale si riforniscono le associazioni criminali europee (ed anche qualche Servizio).
Sommando tutti questi elementi, è lecito ipotizzare che si stiano impiegando questi gruppi hacker italiani per creare un causus belli. Da tempo circolano molte voci su di imminenti attacchi hacker ai pochi risparmi delle famiglie europee, miranti al finanziamento dell'esercito ucraino. Malfunzionamenti di grandi banche sono già avvenuti, e, ovviamente, nell'eventualità si darà la colpa ai russi. Ma se si stesse preparando qualcosa di più pericoloso e letale? Noi di Sa Defenza abbiamo elementi concreti per affermare che sono presenti eserciti GLADIO ucraini pronti ad attivarsi in attentati, e molti analisti ed esperti militari ce lo hanno confermato.
Il lettore non deve dimenticare, tra le altre cose, che in Russia, pochi giorni fa, è stato organizzato il sequestro di un imprenditore italiano operante nell'industria del gas per mano di non ben definite organizzazioni che si sono fatte passare per la polizia russa. La vera polizia russa, fortunatamente, è riuscita ad intervenire e a liberarlo, ma ciò comprova la presenza e partecipazione di forze che vanno al di là dell'ufficiale.
Ma perché mai è stata scelta l'Italia per procedere a questa strategia informatica - e non solo - "kamizake"? E quali sono le prove, o nel peggiore dei casi, le argomentazioni a sostegno delle nostre tesi?
Esistono davvero gli hackers?
Gli hacker, per come li intende la maggioranza, non esistono. O almeno non esistono hacker in Europa e in Italia. Esistono, invece, gli agenti "segreti" che lavorano per i corpi di sicurezza e informazione, o al massimo esperti del settore dell'informatica a cui vengono perdonati certi "peccati" in cambio del loro aiuto o delle loro competenze. La storia dei “nerd” con gli occhiali dai vetri spessi come fondi di bottiglia, e che passano la vita davanti ai videogiochi all’insegna dell’onanismo, sono solo mere fantasie per il popolino.
I "mercenari informatici" sono al pari delle organizzazioni criminali e vengono impiegati dai loro paesi per coprire determinate operazioni poco pulite. In questo modo, possono realizzarsi spionaggi, filtrazioni di dati sensibili e vendita al mercato nero di programmi illegali senza alcuna responsabilità diretta e ufficiale.
Hacker russi: tra mito e realtà, Gianluca Zanella,Inside Over. Fonte: https://it.insideover.com/criminalita/hacker-russi-tra-mito-e-realta.html |
Coloro che decidono di intraprendere un percorso poco virtuoso, oppure “alternativo”, nell’utilizzo di internet - volendo raggiungere certi livelli di dimestichezza - devono soddisfare tre requisiti:
1.Avere una conoscenza completa dei sistemi informatici che utilizzano e vogliono utilizzare per il loro lavoro. Ci riferiamo ai software, la componente immateriale del dispositivo, ed anche agli hardware, la componente materiale. L’ignoranza della più piccola parte delle componenti materiali o immateriali potrebbe essere letale per l’operatore, ed esporlo a inutili rischi.
2.Possedere un computer, un cellulare, o più in generale un dispositivo che sia in grado di difendersi dai sistemi di controllo e rintracciamento; in altre parole, è necessario possedere un computer molto potente, modificato per l’occorrenza (sia nell’hardware che nel software) e che possa garantire - se non competere poiché impossibile - almeno di far fronte ai calcoli e alle analisi di rintracciamento costanti dei sistemi di monitoraggio, che utilizzano sempre più spesso anche i computer quantici (i cosiddetti super computer).
3.La consapevolezza che non è possibile nascondersi, ma sì confondersi nella moltitudine, poiché le autorità governative e i sofisticati programmi di spionaggio sono in grado di rintracciare un individuo in poco più di qualche secondo, basandosi solo sulla voce, sul riconoscimento facciale e sul riconoscimento del suo modo di camminare. E, all'occorrenza, anche di "immettere" o "infiltrare" informazioni nel suo dispositivo per incastrarlo.
Credete che io stia scherzando? Che sia tutta una esagerazione? Ebbene, non è affatto così. Vi consiglio la lettura di un nostro approfondimento per farvi una idea basica e generica di cosa voglia dire vivere in un totalitarismo digitale.
L’Italia non è un paese per informatici (onesti)
L’Italia, da un punto di vista accademico, è un paese che non vuole informatici. Non si investe in tecnologie informatiche, e i pochi studiosi che vogliono specializzarsi “scappano” all’estero. La strategia ha senso: qualora si voglia tenere un paese perennemente in soggezione, bisogna impedirgli di svilupparsi, rubando, all’occorrenza, la manodopera specializzata affinché lavori negli Stati Uniti e favorisca il padrone, mai il proprio paese (le colonie rimangono colonie in virtù della loro inferiorità). Non vi sono università italiane tra le eccellenze dell’informatica, e le analisi nazionali e le classifiche internazionali lo dimostrano chiaro e tondo. Non siamo un paese per informatici, special modo per l’esistenza di eventuali hacker autonomi, etici o semplicemente "amatoriali".
«L’Unione Europea richiede che Apple permetta agli sviluppatori di terze parti di accedere e utilizzare la funzione di condivisione dello schermo dell’iPhone per controllarlo da altri dispositivi. Questa richiesta mira a garantire che non ci siano vantaggi esclusivi per le app di Apple rispetto a quelle di altri sviluppatori, promuovendo la concorrenza equa. Tuttavia, ciò implicherebbe per Apple l'apertura delle proprie librerie e sistemi ad altri, esponendosi a potenziali rischi di sicurezza e mettendo a disposizione il proprio know-how tecnologico. (…) Pur non essendo infallibile, il sistema chiuso di Apple ha finora limitato l'ingresso di malware rispetto a piattaforme più aperte. Questo controllo stretto rappresenta un punto di forza significativo nella protezione degli utenti. Aprire i dispositivi Apple ad app store di terze parti e al sideloading (installazione di app al di fuori dell'App Store ufficiale) introduce un livello di rischio completamente nuovo. Questi canali non supervisionati potrebbero diventare una porta d'ingresso per applicazioni dannose, bypassando i controlli di sicurezza di Apple».
Il caso italiano. L’Italia ha davvero degli hackers filorussi?
L’Italia ha sempre avuto una corrente filorussa molto forte sia dal punto di vista politico che economico-finanziario. Tale relazione di amicizia è durata fino a quando Silvio Berlusconi ha giocato un ruolo di rilievo nella politica nazionale ed internazionale, tanto da aver convertito la bellissima isola di Sardegna nel rifugio dei magnati russi, malgrado la presenza nel paesino di Teulada della più grande base NATO d'Europa. La volontà di voler trasformare la Sardegna nella casa dei più ricchi e potenti uomini russi costituiva un messaggio inequivocabile procedente dalla volontà di Silvio Berlusconi, amico intimo di Vladimir Putin; messaggio indirizzato ai vertici europei e all'impero angloamericano: “Russi e italiani sono amici. Basi NATO o no, questo è il nostro paradiso”.
Il progenitore di Echelon. La "mente raffinatissima" italiana
“Se non hai nulla da nascondere, perché hai bisogno della privacy? (...) In questo nuovo mondo dobbiamo abbracciare l’apertura, direi l’apertura completa. Tutto sarà completamente visibile e dovrai abituarti e dovrai comportarti di conseguenza. Diventa, come dire, integrato nella tua personalità. Ma se non hai nulla da nascondere, non devi aver paura".
Klaus Schwab
I nostri amici russi probabilmente non sanno che in Italia negli anni ‘90 vi è stato un colpo di Stato dei nostri Servizi Segreti a danno della Prima Repubblica. Nell’89, infatti, crolla il muro di Berlino, e sulla fine del ‘91, inizio ‘92, abbiamo l’implosione dell’Unione Sovietica. Sia prima che dopo, l’Italia ha sempre avuto e mantenuto buoni rapporti con la Russia, tanto che Silvio Berlusconi fu il primo imprenditore ad entrare in affari con la Federazione e con molti paesi dell’ex impero sovietico.
Di tutta risposta, la classe dirigente italiana tentò di reagire e, nella figura di Giulio Andreotti, si cercò di fare pulizia nel Paese. Andreotti si attivò per eliminare la Mafia e le "stay behind" come GLADIO, rivelandone l'esistenza nel 1990, ed elaborando, con i socialisti e con il giudice Giovanni Falcone, le famose leggi antimafia che verranno, poi, adottate in tutto il mondo da quei paesi che volevano eliminare le organizzazioni malavitose.
La mafia siciliana, i Servizi Segreti italiani e le varie stay behind avevano trafficato armi per conto degli americani, ma anche per rifornire, contro il volere degli U.S.A., gli "Stati Canaglia" di equipaggiamenti e tecnologie così da permettergli, all'occorrenza, di difendersi facendo saltare i loro piani di invasione. Era questa la politica di ipocrisia italiana: "Noi facciamo il lavoro sporco, ci occupiamo di trafficare armi, ma riforniamo anche di tecnologie ed equipaggiamenti più del dovuto quei paesi che gli americani vogliono occupare e che vogliono non si sviluppino. Così ritardiamo i piani di invasione e ci guadagniamo anche qualcosa. E se ci scoprono? Diamo la colpa alla Mafia".
La Mafia, non a caso, godeva di contatti diretti con la politica, con gli esponenti di primo livello del mondo Mediorientale, ed anche con la C.I.A.; e le storie che ci hanno raccontato certi collaboratori di giustizia sono ai limiti dell'immaginabile. Questo doppiogioco aveva sempre irritato gli U.S.A. tanto che decisero di utilizzare la mafia siciliana, Cosa Nostra, come paravento per le bombe e le stragi che furono rivendicate a nome della Falange Armata; organizzazione manovrata dai nostri Servizi Segreti con la quale procedettero al colpo di Stato definitivo contro la Prima Repubblica. Il resto, come si suol dire, è storia.
Hackers di Stato. Dei precedenti degni di menzione
Fonte: https://www.corriere.it/cronache/08_luglio_22/ferrarella_ef15b30a-57ac-11dd-8295-00144f02aabc.shtml |
I fratelli Occhionero, Giulio e Francesca Maria Occhionero, sono dei professionisti di primissimo livello, che contano con contatti diretti negli Stati Uniti. Gli Occhionero sono stati accusati di aver creato un virus, Eye Pyramid ("Occhio della Piramide") e di aver spiato con questo virus tutti i più alti livelli della politica, dell'economia, della finanza e dell'intelligence italiana. Come possiamo leggere sul quotidiano berlusconiano "il Giornale":
«Che quella degli Occhionero sia una vicenda degna di un romanzo di John Le Carré lo dice la stessa Francesca Maria, ma a spiegare il perché ci pensa Giulio. Sin dalle prima pagine della sua memoria, senza mezze misure parla di “una chiara fabbricazione della notizia di reato”, ovvero quella mail con un allegato malevolo arrivata ad Enav – e più precisamente a Francesco Di Maio, addetto alla sicurezza dell’Ente nazionale per il volo – che ha innescato la vicenda culminata con l’arresto dei fratelli Occhionero. Secondo Giulio Occhionero, l’inchiesta a carico suo e di sua sorella sarebbe “prefabbricata”. Il tutto nella piena consapevolezza degli investigatori e di “esponenti di primo piano della magistratura”. La domanda viene spontanea: per quale motivo sarebbe stata prefabbricata un’inchiesta a danno di due all’epoca perfetti signor nessuno? La risposta lascia perplessi: i fratelli Occhionero sarebbero finiti al centro di un complotto teso a incastrare nientemeno che l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump. In pratica, Giulio e Francesca Maria sarebbero finiti al centro del filone italiano del Russiagate. E su questo, l’ingegnere non ha dubbi. I motivi sarebbero da ricercare nella vicinanza degli Occhionero [ricordiamo che Francesca Maria è anche cittadina americana, ndr] ad ambienti repubblicani d’oltreoceano. “Le date del nostro procedimento, incluse le date di accesso ai server su territorio americano” afferma Giulio Occhionero in un’intervista ad Aracne.tv, “combaciano perfettamente con la sequenza degli eventi dell’inchiesta Russia Gate negli Stati Uniti”».
Ed ecco fare la sua comparsa l' "intelligence" italiana. Sempre nello stesso articolo:
«Giulio rincara la dose: “C’è un chiarissimo coinvolgimento dell’intelligence italiana in questa vicenda... e [...] la cosa [...] più grave, [...] è il fatto che Giulio e Francesca Occhionero sono chiaramente stati scelti anche in funzione delle loro amicizie negli Stati Uniti, delle loro amicizie nel partito repubblicano, basta andare su internet per vedere le foto con il precedente ambasciatore repubblicano a Roma, e quindi era certamente un’indagine che aveva una connotazione politica. Ci ha lasciato molto perplessi il fatto che il Gip non abbia notato questo sin dall’inizio. [...]”. A causa di questi rapporti, i due sarebbero finiti nel mirino della macchina del fango democratica e a questo gioco perverso si sarebbero prestati membri dell’ambasciata americana a Roma, un agente dell’Fbi, due giornalisti americani di area democratica e, ovviamente, gli inquirenti italiani. La ragione di tutto? Non solo incastrare Trump, ma anche – se non soprattutto - creare una situazione di emergenza e gettare le basi per una seria discussione, in Italia, sull’opportunità di creare un’agenzia nazionale sulla cybersecurity e, conseguentemente, spartirsi ricche poltrone. Oggi, in effetti, abbiamo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale».
Per un approfondimento del caso, consigliamo di leggere i seguenti articoli:
- La storia (mai raccontata) della più grande operazione di spionaggio d'Italia, Manuele Avilloni, Gianluca Zanella, 17 Luglio 2023.
- L'occhio della piramide: la versione dei fratelli Occhionero, Gianluca Zanella, Manuele Avilloni, 8 Agosto 2023.
- I dossier ordinati dalla Cia. Ecco la rete Usa degli spioni, Chiara Giannini, 12 Gennaio 2017.
Dunque, ancora una volta, notiamo l'esistenza di un conflitto internazionale sempre, però, dentro di un marco dichiaratamente atlantico (uno scontro tra "repubblicani" e "democratici"); a riprova che nulla sfugge al controllo della C.I.A. in una colonia americana, e che ogni conflitto che sale a galla non rappresenta altro che una lotta tra correnti della Casa Bianca.
La situazione attuale
L’Italia con il governo del Movimento 5 Stelle aveva aderito alla nuova “via della Seta” cinese, cercando di implementare il 5G cinese in Italia. Agli Stati Uniti ciò non piaceva, poiché temevano una ingerenza spionistica cinese nel paese. E fu così che Giorgia Meloni, per compiacere il padrone atlantico, ha proceduto alla rinuncia dell’Italia dalla via della Seta, provocando una perdita di miliardi di euro di investimenti e guadagni certi. In aggiunga, la Meloni ha avallato, poco tempo dopo, anche la cessione totale della nostra sovranità digitale ed informatica a favore di Stati Uniti e di Israele, permettendo che tutti i dati di natura informatica passino per il filtro dei giganti tecnologici made in U.S.A. Come leggiamo da “Borsa italiana”:
«Accordo tra il ministero della Difesa e il Polo strategico nazionale per la migrazione delle infrastrutture tecnologiche e dei servizi del ministero al cloud della societa' partecipata da Tim, Leonardo, Cdp e Sogei. (…) Il contratto, firmato il 30 aprile scorso, avra' durata 10 anni e formalizza il passaggio del Comando per le operazioni in rete dell'Esercito Italiano, della Marina Militare, dell'Aeronautica Militare e del Segretariato Generale della Difesa al cloud di Polo Strategico Nazionale. L'accordo prevede la migrazione dei portali, la piattaforma di e-learning, i Sistemi Sanitari ed i Sistemi documentali, comprensivi dei servizi di Business Continuity e Disaster Recovery, sull'infrastruttura Cloud di Polo Strategico Nazionale».
Ma ciò che non viene ufficialmente menzionato, e che bisogna scavare a fondo per trovare, è riportato da “L' Antidiplomatico”:
«“Questi servizi, attualmente realizzati in partnership con Oracle, Google, Microsoft Azure, in futuro potranno essere erogati anche con altri Cloud Service Provider”. Google, Microsoft e Oracle, che, leggiamo a gennaio ha annunciato la costruzione di un secondo "centro dati" in Israele. Comunicheranno con il polo italiano visto che sono gestiti dallo stesso "provider"? E chi avrà il controllo definitivo? (…) E quando leggiamo che il "cloud nazionale" sarà in collaborazione con Google, Microsoft, Oracle e forse Amazon mi chiedo come sia possibile che la difesa italiana possa adottare soluzioni condivise con gruppi esteri, che, inevitabilmente, avrebbero accesso ai nostri dati, (tutti, anche quelli sanitari e fiscali)».
Traendo le somme, possiamo affermare con scienza e coscienza che di “nazionale” non vi è assolutamente nulla, essendo l'intera realtà digitale italiana diventata prerogativa esclusiva dei “big tech” statunitensi ed israeliani.
A ciò dobbiamo aggiungere una serie di fattori oggettivi consultabili pubblicamente:
1. In Italia – apparentemente – vi sono il maggior numero di aerei spia con programmi di spionaggio israeliani in grado di rintracciare un sospettato dal suono della sua voce e di "seguirlo" grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Considerando le intromissioni illecite e quotidiane nella privacy dei cittadini di cellulari, computer e dispositivi che registrano voce, foto e video senza il permesso dell’usuario, ci rendiamo perfettamente conto della completezza e totalità dello spionaggio, e del perché molti esponenti filorussi e giornalisti indipendenti finiscano impiccati e "suicidati" senza apparente spiegazione.
Fonte: https://it.insideover.com/difesa/la-flotta-di-spie-e-lasse-con-washington-cosa-fa-litalia.html |
2. I Servizi Segreti sono diventati un potere onnipotente e onnipresenta da tempo, ma possono ancora diventare più potenti grazie a una nuova legge in cantiere che porta la firma di Giorgia Meloni.
4. La Meloni ha cercato di abolire la libertà di parola e di stampa con un tentativo di aumentare la pena per il reato di “diffamazione” oltre i 4 anni. Il governo della Meloni ha fatto marcia indietro, ma una legge sulle limitazioni delle libertà di parola è ancora in cantiere. La Meloni attualmente abusa delle “querele temerarie”, denunce a scapito di giornalisti e autori che osano criticare il governo con il fine di spaventarli e di fargli spendere soldi e tempo in avvocati e cause. Ricordiamo, tra le altre cose, che qualora qualcuno venga denunciato o accusato di essere una "spia russa", di aver violentato qualcuno o di essere un terrorista, si può procedere a un mandato di cattura europeo in tempi fulminei e al suo arresto; e che, una volta messo in carcere, quel qualcuno potrebbe benissimo essere "suicidato". La mafia di Stato italiana agisce in questo modo. Si inventano reati inesistenti, e appena in carcere ti "suicidi" per "depressione". E con il governo Meloni, il fenomeno dei suicidi inspiegabili è più attivo che mai. I punti più estremisti della legge sulla libertà di parola non sono passati - per il momento - , ma si sono comunque impiantati dei precedenti e delle basi che minano potenzialmente la libertà di parola.
La Meloni ha esplicitamente dichiarato guerra, su ordine della massoneria conservatrice, alla libertà di informazione, tanto che ha sporto denuncia addirittura per dei video porno palesemente "fake" in cui è stata sostituita la faccia della porno attrice con quella della Presidente, mentre, sempre nel video, si celebrano orge ed attività sessuali. Un pericoloso precedente, questo, che mira anche ad abolire il diritto di satira.
Nemmeno l'ironia viene tollerata dalla Meloni che deve impedire in tutti i modi agli italiani di denunciare le violazioni dei diritti umani che subiscono quotidianamente.
Un vecchio proverbio diceva che solo gli idioti non capiscono l'ironia; e Falcone sosteneva, riprendendo le parole di Frank Coppola, che ovunque ci siano gli idioti lì c'è la Mafia.
5. La magistratura è un corpo corrotto nella sua totalità (rimandiamo allo studio del caso Palamara), manipolato dai Servizi Segreti statunitensi, in particolare dalla corrente che fa capo ai "dem". Infatti, nelle procure sono in uso programmi di natura statunitense ed israeliana, che sono venduti o gestiti da società opache, molte spesso legate ad illeciti e a scandali internazionali. Queste società hanno sede in paradisi fiscali o in buchi neri della finanza internazionale; e nel caso che appartengano a società italiane, ancora peggio! Spyware e intercettazioni abusive che in confronto PEGASUS è un qualche cosa di banale.
Fonte: https://irpimedia.irpi.eu/sorveglianze-spyware-italiani-mercato-internazionale/ |
Come può un organo fondamentale di uno Stato, che si dovrebbe occupare della giustizia, collaborare con organizzazioni illegali ed opache, la dice lunga su quanto sia corrotto il "Bel Paese".
Il famoso Echelon parte dagli uffici della C.I.A., viene affidato in "gestione" ai Servizi Segreti delle colonie americane, e in ultimo impiegato - con la supervisione sempre dei Servizi Segreti - dalle procure per manipolare a piacimento i processi con intercettazioni e spionaggi (anche) illegali.
Le informazioni intercettate a loro volta vengono inviate a ben specifici quotidiani, che rilasciano appositamente articoli disinformativi per distorcere la verità. In questo modo, un omicidio diventa un suicidio; il giornalista che stava indagando su di un traffico di armi della NATO diventa una spia russa; e gli scandali delle società israeliane o dell'NSA, che spiavano illegalmente i loro stessi 'alleati', vengono poco a poco fatto dimenticare, o non vengono affatto menzionati. Ecco a voi l'impero euroatlantico: il regno della menzogna e dell'imbecillità.
Non abbiamo proprio speranza?
Assolutamente, no. Recentemente, la TIM ha venduto “l’intera rete delle linee telefoniche e dei cavi di fibra ottica per la trasmissione dati del nostro Paese” ad una megacompagnia statunitense, sugellando la svendita dell’Italia ad un passo dalla guerra totale. La "Kkr" è una azienda proiezione della C.I.A. dato che il suo presidente è il generale David H. Petraeus, ex comandante in capo delle forze armate degli Stati Uniti d’America in Iraq e della coalizione ISAF in Afghanistan, nonché ex direttore della C.I.A.
Con questa prima parte del nostro approfondimento abbiamo mostrato il contesto storico, politico e digitale da cui partire per non fidarsi di sedicenti "hackers" provenienti dal nostro Paese. In ragione di quanto riportato e documentato, è impossibile che possano esistere "hackers" che non siano parte del sistema o proiezione dei Servizi Segreti italiani.
Nel prossimo articolo riporteremo l'intervista al gruppo Azzasec (sperando di non subire sabotaggi), ed evidenzieremo le loro contraddizioni anche in relazione al "mercato di intelligence" italiano: il più sviluppato d'Europa, ma solo per ciò che attiene alla corrente ultra-atlantica e d'intelligence.
A presto con la seconda parte!
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