Antonio Socci
APOCALITTICI INTEGRATI
Non c’è solo un certo sgangherato millenarismo dei Novax. C’è anche quello ecologista, che è molto mainstream e annuncia continuamente l’apocalisse per il riscaldamento globale che – a sentire la narrazione dominante – sarebbe dovuto alle attività umane.
Una ventina di anni fa Bjørn Lomborg pubblicò un grosso volume per contestare – punto per punto – l’allarmismo verde: “The Skeptical Environmentalist” (“L’ambientalista scettico. Non è vero che la terra è in pericolo”, Mondadori), un best seller che sollevò molte discussioni. Un libro da rileggere.
Nei giorni scorsi Lomborg, sul settimanale “Tempi” (5/12), ha scritto della recente conferenza Onu sul clima di Glasgow ironizzando su questo simposio che si è presentato come “la nostra ‘ultima chance’ per contrastare la ‘catastrofe climatica’ e ‘salvare l’umanità’”.
Pure “l’inviato degli Stati Uniti per il clima John Kerry” si è accodato a questa geremiade avvertendo “che abbiamo soltanto nove anni ancora per evitare gran parte del ‘catastrofico’ riscaldamento globale”.
Da decenni si avverte che non c’è più tempo, ma la catastrofe viene, di volta in volta, rimandata.
Lomborg fa un’illuminante rassegna di questi annunci. Eccone alcuni:
“Nel 1989, il capo del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite dichiarò che avevamo soltanto tre anni per ‘vincere – o perdere – la lotta per il clima’. Nel 1982, l’Onu andava presagendo una ‘devastazione’ planetaria ‘completa e irreversibile quanto qualunque olocausto nucleare’ entro l’anno 2000. Durante il primo vertice Onu sull’ambiente nel 1972 a Stoccolma, l’organizzatore e successivamente primo direttore del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite avvertì che il mondo aveva solo 10 anni per evitare la catastrofe… Nel 2004, uno dei più importanti giornali britannici ci informò che senza un’iniziativa drastica il cambiamento climatico avrebbe distrutto la civiltà entro il 2020. Sosteneva che le principali città europee sarebbero affondate nelle acque dei mari, che la Gran Bretagna sarebbe precipitata in un clima ‘siberiano’ e che mega inondazioni e carestie avrebbero causato rivolte diffuse e la guerra nucleare”.
Il problema, che andrebbe affrontato distinguendo fra riscaldamento globale e inquinamento, è materia per specialisti, non per comizi.
Cosa hanno prodotto i continui annunci di catastrofe? Lomborg segnala uno studio accademico su giovani di tutto il mondo che soffrono in buona parte di “eco-ansia”.
NOCCIOLINE
Già cento anni fa, a quanto pare, si facevano ipotesi (bislacche) in campo energetico. Nei suoi “Quaderni”, sotto il titolo “Le noccioline americane e il petrolio”, Antonio Gramsci riporta, con un certo sarcasmo, “la proposta di un colonnello di coltivare ad arachidi 50.000 kmq per avere il fabbisogno italiano in olii combustibili”.
Si trattava addirittura di una comunicazione a un congresso scientifico. È appena il caso di ricordare che la superficie complessiva dell’Italia è di 302.000 kmq, e vi sono comprese le aree urbane, le foreste, i laghi e le montagne.
In pratica l’idea era di riempire di noccioline gran parte della campagna italiana. Gramsci ironizzava. Chissà che direbbe oggi dei progetti in corso per riempire certe aree di pannelli solari o di “parchi eolici”.
PALE
In Francia è uscito un nuovo libro di Alain Finkielkraut, uno degli intellettuali europei più acuti e originali: “L’après littérature” (Stock). Un libro tutto da leggere, come sempre. Da segnalare le pagine sulle pale eoliche che deturpano il paesaggio.