giovedì 5 luglio 2012

Sardinya Quirra: Poligoni, Monti taglia i fondi per la bonifica e i risarcimenti

www.unionesarda.it

Poligoni, Monti taglia i fondi per la bonifica e i risarcimentiIL POLIGONO DI QUIRRA

Capo Frasca: testimoni al Senato

Morti sospette, bonifiche mai attuate, nemmeno un controllo sugli effetti nell'ambiente delle guerre simulate. Ieri il caso del poligono di Capo Frasca è stato affrontato dalla commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, in Senato, a Roma. Sono stati sentiti come testimoni alcuni militari che hanno lavorato nella zona militare, alcuni dei quali si sono ammalati di tumore e non hanno ottenuto i risarcimenti dallo Stato.

Intanto monta la polemica sui presunti tagli annunciati da una bozza del Governo Monti sui fondi destinati alle bonifiche dei poligoni sardi, sollecitate proprio dalla commissione parlamentare d'inchiesta, e sui risarcimenti ai soldati e a chi abita vicino ai poligoni sardi che si sono ammalati di tumore.

«È una proposta ignobile quella di tagliare i fondi per le vittime da uranio impoverito e delle nano particelle di metalli pesanti prodotte delle nostre stesse armi», ha dichiarato il presidente Anavafaf, Falco Accame, sul dimezzamento dei fondi 2012 (da 21 a 11 mln di euro) previsto nella bozza del Decreto legge sulla spending review).

Il poligono di Capo Frasca ha ospitato fin dagli anni Settanta i lanci di bombe sganciate dagli aerei militari partiti dall'aeroporto di Decimomannu. Ordigni per lo più inerti ma non solo: velivoli della Nato anche sparato contro i bersagli. Le bonifiche poi erano affidate ai militari, spesso di leva, in servizio ad Arbus. Interventi all'acqua di rosa: tantissimo materiale risulta ancor oggi abbandonato a Capo frasca. Dove non è mai stato fatto alcun controllo ambientale.

Tra le forbici del premier Mario Monti sono finiti di fatto anche i fondi che dovevano essere destinati alla bonifica dei poligoni sardi di Quirra, Teulada e Capo Frasca.


Attraverso un comma della bozza delle revisione dei costi della spesa (spending rewiew) che lascia spazi a pochi fraintendimenti: «Spetta al Governo, con apposito decreto, stabilire se e quanto le aree siano inquinate». 


E pazienza se a Quirra sono stati spesi due milioni di euro per le analisi ambientali, se un'inchiesta della Procura di Lanusei ha individuato tracce fuorilegge di sostanze radioattive nei territorio utilizzati dal 1950 a oggi per i test di armi. 


E se addirittura la Penisola di Capo Teulada è stata bollata come "interdetta", recuperabile solo attraverso bonifiche «lunghe e costose» dal Cnr di Ancona. 
E non è tutto: la bozza del Governo Monti prevede anche il taglio da 21 a 11 milioni dei fondi destinati al risarcimento di chi è ammalato di tumori dopo una missione all'Estero, il servizio nei poligoni sardi e per aver abitato o lavorato nei pressi delle basi militari.



martedì 3 luglio 2012

SPAINATURAS, CUNTIERRAS, incapa SCUTULLADURAS - Uomini e donne di Sardegna. Le controstorie


    

SPAINATURAS, CUNTIERRAS, incapa 


SCUTULLADURAS - Uomini e donne di Sardegna.


 Le controstorie




 Costretti nella nostra condizione di isolani e isolati, al centro del Mediterraneo occidentale, in balia dei venti e storicamente di tutta una serie di popoli invasori; conosciuti per luoghi comuni fastidiosi o banalizzanti, noi sardi tardiamo ad acquisire consapevolezza di massa della nostra importanza, specialità, identità culturale e non solo folcloristica di terz’ordine.  
  
     Così abbiamo faticato e dobbiamo faticare a difendere la nostra letteratura, poesia, lingua, perfino la nostra storia e soffriamo ancora oggi, benché qualche passo avanti sia stato fatto, di una sorta di complesso reverenziale nei confronti di altre culture, verso le quali è giusta l’accoglienza nello spirito del confronto e dello scambio, non del subire passivo.  
       
     Molto efficace, anche nell’ottica di contrastare quanto premesso, è il libro “Uomini e donne di Sardegna - Le controstorie” di Francesco Casula, che raccoglie quindici monografie di sardi di valore. La stessa opera è stata precedentemente pubblicata in sardo con il titolo di “Omines e feminas de gabbale” (in quindici volumetti) per la Alfa Editrice.  
  
     Si tratta di personaggi illustri, non tutti molto noti, che è importante rivelare al grande pubblico e soprattutto ai giovani, dunque nelle scuole, perché come afferma l’editora Maria Marongiu, “I giovani non si appassionano, solo perché non sanno”.

     Ecco i quindici:    

Amsicora, sardo pellita, resistette ai romani con l’appoggio del popolo dell’entroterra.     

Eleonora d’Arborea, regina, giudicessa, unificò la Sardegna sotto il vessillo degli Arborea. Fine legislatrice, tutelò le donne in un’epoca buia. E’ stata accostata a Caterina la grande.    

Sigismondo Arquer, riformatore ecclesiastico, di spessore pari a un Giordano Bruno, dopo otto anni di galera e torture, fu arso vivo a Toledo.     

Giommaria Angioi, il più grande rivoluzionario sardo che si ricordi, tradito dai compagni e morto esule in Francia. Non ancora apprezzato come meriterebbe.    

Simon Mossa, architetto, il suo moderno indipendentismo era fatto di ponti e non di separazioni. Fu rivalutato dal neosardismo. Rifiutò i denari dell'Aga Kan per la cementificazione delle coste.    

La biografia di Antonio Gramsci polemizza con i gramsciani. Dall’ipocrisia del PCI che non fece nulla per farlo liberare, allo stravolgimento della sua figura di militante di base, non politicante. 
   
Emilio Lussu, partigiano, sardista, scrittore; non ha bisogno di tante presentazioni.  
  
Giovanni Lilliu, accademico dei lincei, archeologo e storico, teorico della costante resistenziale sarda (CRS). Scomparso recentemente, aveva molti nemici perché non era ossequioso. 
   
Eliseo Spiga, fondatore del sindacato etnico, fautore di tante iniziative editoriali in lingua sarda e per uno sviluppo a misura d’uomo, contrario all’industria del regresso.   

Grazia Deledda, accostata a Dostoevskij, premio Nobel, meriterebbe ampia rivalutazione. 
    
Marianna Bussolai di Orani, autodidatta, sardista ante litteram, sindacalista, femminista, scrittrice, poetessa. Amica di Lussu, e di Sebastiano Satta. Distribuiva i suoi scritti in foglietti.   
    
Grazia Dore, poetessa della cultura dei pastori e contadini, radicale di inizio secolo, il padre deputato, un fratello amico di Gramsci, un altro di Paolo VI. Pasolini ne esaltò la figura.  
  
Montanaru (Antioco Casula), per Pasolini il più grande poeta in limba sarda. Antifascista e indipendentista.     

 Giuseppe Dessì, uno dei maggiori scrittori sardi, antimilitarista, compagno di studi di Capitini a Pisa. 
   
Francesco Masala, grande poeta, scrittore, drammaturgo e resistente. Paladino della lotta per il bilinguismo.
     
     Non si tratta delle solite biografie, queste di Casula hanno un taglio attuale e rientrano nel disegno di recupero della statualità dei sardi, attraverso un federalismo vero, culturale e politico, prima che economico, come, in una forma snaturata, ci viene presentato oggi. 
   
     Con la forza delle armi allenas la civiltà sarda è stata affossata ed è rimasta sommersa. Il libro di Francesco Casula equivale ad un’operazione di scavo, la scoperta di questi quindici personaggi del popolo raccontati da un sardo per i sardi, ma anche per gli altri, come biglietto da visita e attestazione di sovranità, come per il tempio di Mont’‘e prama, hanno come elemento comune la difesa dell’identità sarda.

(da Nuovo Cammino del 17.6.2012)

venerdì 29 giugno 2012

Sardinya I veleni di Quirra: appalti pilotati per truccare l'esito delle analisi

Mariella Careddu
appalti pilotati per truccare l'esito delle analisi Altri quattro indagati, l'accusa è turbativa d'asta mediante collusione


Veleni di Quirra: un nuovo fascicolo per l'inchiesta tris. Quattro nomi sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Lanusei, l'ipotesi di reato del nuovo filone d'inchiesta è quella di turbativa d'asta mediante collusione allo scopo di favorire un contraente, (tra quelli che hanno partecipato alla gara pubblica), con il fine di tacitare le associazioni ambientaliste e i cittadini che nella primavera del 2008 si preoccupavano di un eventuale disastro ambientale. 

INDAGINE TRIS 

L'inchiesta, aperta all'inizio di questa settimana, ha già avviato le prime indagini sul campo. Ieri mattina sono scattate le perquisizioni in tutta Italia: Cagliari, Milano, Varese e Padova. Gli agenti della squadra mobile di Nuoro sono andati in trasferta nel capoluogo di Regione, mentre i loro colleghi di Veneto e Lombardia, su indicazione del procuratore capo della Repubblica, Domenico Fiordalisi, hanno chiesto di poter acquisire dei documenti, negli uffici di una società che ha la sede centrale a Torino. 

ACCORDI VIRTUALI 

Sotto la lente degli investigatori sono finiti computer e pennine usb che potrebbero dare informazioni in merito a uno scambio di comunicazioni telematiche dalle quali emergerebbero gli accordi irregolari che avrebbero determinato l'assegnazione degli incarichi. Nel mirino del magistrato sono finiti i lotti 3 e 4 dell'appalto per il monitoraggio ambientale. 

IL MONITORAGGIO

 Nell'aprile del 2008 l'agenzia Nato - Namsa per conto del Ministero della Difesa aveva avviato un'indagine ambientale ad ampio raggio costata due milioni e mezzo di euro, per capire se ci fossero degli effetti (e quale fosse la loro entità) legati alle guerre simulate che avvenivano nel quadrato militare d'Ogliastra.
 
L'APPALTO 

Cinque i lotti che componevano l'appalto. Il primo era riferito al materiale aerodisperso, il secondo all'elettromagnetismo prodotto dai radar, il terzo ai controlli sul terreno, il quarto alla certificazione ambientale e il quinto all'informatizzazione e alla comunicazione. A destare i sospetti del procuratore capo della Repubblica di Lanusei sono stati dei documenti messi sotto sequestro in seguito alle perquisizioni eseguite durante la prima inchiesta sui veleni di Quirra, quella per il disastro ambientale che si è conclusa con venti indagati, che lo scorso 20 giugno è arrivata in aula per la prima udienza preliminare davanti al giudice Nicola Clivio. Alcuni documenti finiti nei faldoni dell'inchiesta madre hanno portato all'apertura del nuovo filone investigativo che ora dovrà accertare se l'assegnazione degli incarichi sia avvenuta in maniera regolare oppure no.

NUOVI INDAGATI 

L'iscrizione nel registro degli indagati delle quattro persone ritenute responsabili della turbativa d'asta è arrivata all'inizio di questa settimana. Alla Procura di Lanusei sono serviti quattro giorni di tempo per firmare i primi provvedimenti che hanno dato il via libera agli agenti della squadra mobile e alle loro visite a sorpresa iniziate ieri mattina. Il passo successivo sarà la nomina dei periti che dovranno analizzare computer e penne usb alla ricerca di prove che sostengano la tesi del pm.

mercoledì 27 giugno 2012

SARDINYA: Un carico RADIOATTIVO di Fumi d'acciaieria contaminati da Cesio 137

A. PANI
www.unionesarda.it
Un carico radioattivo di Fumi d'acciaieria contaminati da Cesio 137


LO STABILIMENTO DELLA PORTOVESME SRL 



Cesio 137 in alcuni dei sacconi di fumi di acciaieria arrivati via mare e scatta l'allarme radioattività nello stabilimento della Portovesme srl (gruppo Glencore).
E' scattato l'allarme radioattività nello stabilimento della Portovesme srl (gruppo Glencore), in provincia di Carbonia-Iglesias, per la presenza di Cesio 137 nei sacchi di fumi di acciaieria arrivati via mare dalla Grecia. Il portale radiometrico che scansiona tutti i carichi di fumi in arrivo ieri ha trillato tre volte. Le analisi effettuate dall'Istituto di Fisica dell'Università di Cagliari hanno confermato la contaminazione da Cesio 137.

L'allarme è scattato quando i sacchi pieni di fumi di acciaieria hanno cercato di superare il portale radiometrico della Portovesme srl. Intorno alla fabbrica e a tutta l'area è stato predisposto il piano di massima allerta. Per motivi di sicurezza il carico è stato trasferito nella zona riservata e monitorato costantemente dai tecnici dell'azienda per evitare il rischio di incidenti.

A Portovesme sono arrivati anche i carabinieri del Noe di Cagliari e i tecnici dell'Arpas dipartimento Sulcis Iglesiente per fornire un supporto tecnico. I fumi di acciaieria contaminati avevano superato i controlli in Grecia, ma alla fine del loro viaggio il carico contaminato della motonave "Eilsum", battente bandiera ellenica, destinato alla Portovesme srl è stato fermato all'ingresso dello stabilimento che avrebbe dovuto trattare il pericoloso materiale nel processo di lavorazione. Ora tutto il materiale contaminato dovrà essere rispedito in Grecia con modalità di massima sicurezza che dovranno essere assunte dal prefetto di Cagliari. Anche il personale del cargo è stato evacuato e allontanato dal porto industriale.

IL VERTICE - Vertice a Portovesme per affrontare il caso dei fumi di acciaieria al cesio 137 bloccati all'ingresso dell'industria metallurgica Portovesme srl il 25 giugno scorso. Alla riunione sono presenti i rappresentanti dell'azienda greca, della Provincia e del Comune di Portoscuso, della Capitaneria di porto, dell'Arpas e della Asl 7 e i vigili del fuoco dell'unità speciale Nbcr di Cagliari (il nucleo biologico, chimico radioattivo). Dal vertice dovranno emergere le indicazioni sulle sorti del carico risultato radioattivo: i sacchi contenenti i fumi di acciaieria positivi alle verifiche radiometriche, sono attualmente sistemati nelle cosiddette aree di confinamento.

Un'altro incontro, a quanto si apprende, sarebbe in corso alla Portovesme srl tra i tecnici e dirigenti della fabbrica del Sulcis e i rappresentanti dell'azienda greca che ha spedito il materiale via mare. Questa mattina, nel frattempo, riunione straordinaria della commissione provinciale Ambiente. "Ci sono tre punti su cui chiediamo un intervento forte della Provincia - spiega il presidente della commissione Angelo Cremone - ossia controlli prima che i mercantili attracchino, verifiche all'ingresso delle fabbriche e a bocca di camino". Per venerdì mattina la commissione ha convocato in audizione l'assessore all'Ambiente Carla Cicilloni.

martedì 26 giugno 2012

SARDINYA: «I Giganti per ora restino a Sassari»


Mario Torelli: «I Giganti per ora restino a Sassari»

L’antichista interviene sul futuro delle statue: «Prima del museo pensiamo alla ricerca»

di Fabio Canessalanuovasardegna
SASSARI. «Non si smembrano i contesti archeologici». La questione riguardante la collocazione dei giganti di Mont'e Prama fa parlare anche fuori dalla Sardegna. Il punto di vista di Mario Torelli, romano, antichista di fama mondiale, è chiaro: «Lo smembramento va contro una delle leggi dell'archeologia, una regola che dovrebbe valere come un comandamento».
Allievo di Bianchi Bandinelli, accademico dei Lincei, considerato il più grande etruscologo vivente, Torelli è uno dei firmatari dell'appello contro la divisione delle statue rinvenute a Mont'e Prama e attualmente ospitate nel Centro regionale restauri di Li Punti a Sassari. Un appello divulgato via internet e ripreso anche dalla "Nuova Sardegna" qualche giorno fa in cui gli studiosi promotori prendono posizione contro l'idea di separare il gruppo in più nuclei. I firmatari si appellano ai cittadini e alle istituzioni - si legge nella petizione - «affinché il complesso di Monte Prama non venga diviso; il complesso di Monti Prama risieda nel territorio di Cabras, in una sede museale dedicata e adeguata a natura e importanza del ritrovamento; tale allocazione sia da interfaccia alla ripresa delle ricerche nel sito, peraltro prevista; in attesa che tali condizioni si realizzino, venga mantenuta l'unitarietà del gruppo».
«Questo non vuol dire - spiega Torelli - che un pezzo non si possa spostare per una mostra, ma la divisione no. E c'è un altro punto molto importante da considerare, un problema di conoscenza. Il museo non è una boutique dove si espone la merce, è il risultato finale di una ricerca scientifica. Prima di pensare al museo è quindi necessario il completamento della ricerca sul terreno, scavi, una comprensione migliore. La questione museo viene dopo. Le statue di Mont'e Prama sono dei monumenti straordinari, un fatto unico in tutta la Sardegna. Una delle leggi dell'archeologia dice che il mondo dell'antichità si basa sulla serialità; il fatto è che qua ci troviamo di fronte a una cosa unica e la dobbiamo capire».
Molto legato alla Sardegna, Torelli all'inizio degli anni Settanta ha anche insegnato all'università di Cagliari: « Anni indimenticabili - ricorda - tra i più belli della mia vita». L'archeologo però non vede quella del capoluogo come una soluzione, almeno non nell'immediato: «Cagliari al momento è impensabile - sottolinea Torelli - a meno che non si costruisca un nuovo museo. Ma ripeto, prima pubblichiamo, finiamo gli scavi per poter aprire un vero dibattito. Queste sono fughe in avanti».
Cosa fare intanto dei Giganti? «Al centro restauri di Li Punti - evidenzia l'antichista - è vero che sono sacrificati. Statue di quelle dimensioni richiedono spazi immensi per una giusta visibilità e valorizzazione. Ma sono comunque esposti in maniera accettabile. Per il momento va bene. Mi sembra che sul risultato finale ci sia un'ansia di fare del soprintendente Minoja. Per ora lasciamoli lì».
In risposta all'appello - diffuso sul sito www.petizionionline.it - Marco Minoja, soprintendente per i Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano, chiarisce alcuni punti del progetto riguardante un sistema museale per Mont'e Prama e fa sapere, tramite un comunicato, «che il progetto non intende mettere alcune statue di qua, alcune statue di là, come è stato raccontato; ma intende realizzare un nuovo soggetto museale, unitario nella progettazione, plurale nelle sedi espositive»
E di questo progetto Minoja parlerà oggi, dalle 10, al centro di conservazione e restauro di Li Punti, nel corso di un convegno al quale parteciperanno anche il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, l’assessore alla cultura Maria Dolores Lai, il direttore regionale per i beni culturali e paesaggisti Maria Assunta Lorrai e la responsabile del progetto, Paola Loi.

► Potrebbe interessare anche: