domenica 15 dicembre 2013

L'INDIPENDENZA DELLA SARDEGNA , PER CAMBIARE E GOVERNARE IL PRESENTE..

L'INDIPENDENZA DELLA SARDEGNA , PER CAMBIARE E GOVERNARE IL PRESENTE


Vàturu Erriu Onnis Sayli 

Intendiamo dare voce non solo all'evento , ma essere anche coscienza critica d'esso;

Franciscu Sedda  nella sua enfatica esposizione ci ha raccontato di quanto gli stava più a cuore in questo progetto elettorale; una disquisizione che toccava tutti i punti salienti esposti nel libro, come Lui dice dei "professori" impegnati , che danno vita e forza ad un partito che si propone di raggiungere un traguardo di benessere economico e sociale, oltre che ad un governo di proposta e autodeterminazione; partito sardo che si prepara a passare  attraverso la "purificazione" delle elezioni regionali dell'anno che viene. 

La questione che mi turba e non mi fa dormire sonni tranquilli , sta nel fatto che mi è parso di capire, (spero di sbagliarmi) forse, in modo velato che l'unità di azione la si voglia fare con il PD(?), PD, un partito di vocazione e disposizione tutta continentale, che non pensa agli interessi dei sardi ma etero-diretto dai fori imperiali romani. 

Ancora più allarmante l'intervento dell'ospite Gesuino Muledda, che dopo essersi autoelogiato per tutta la "ventennale" carriera politica nelle istituzioni locali e regionali,  si è sbellicato nel tessere elogi, e porre anche veti, sull'importanza di essere europeisti (sembrava il megafono di LETTA nella sua dissertazione alla camera prima della fiducia);

un'Europa che vediamo e conosciamo nei suoi aspetti più abietti e antisociali, che se ne fotte dei bisogni dei più deboli, con verve antisolidale , tutta pronta e  prona a fare gli interessi delle banche e delle multinazionali e delle élite private.. che ci vogliono far del bene come fosse il nostro bene comune... mi viene da dirgli: ma per favore exonorevole la smetta di fare demagogia ...

Ci auguriamo che non si prenda come esempio politico da seguire, uno o più dei vecchi politici navigati da prima repubblica che abbiamo in patria, ma che si pensi a percorrere una via  per il futuro di liberazione della nostra Nazione, che sia al contempo  liberazione anche da oligarchi e caste di vario genere e di tempo .

Franciscu Sedda , Nicola Scano, Paolo Manninchedda
Venerdì 13 alle 17,30 nella Hall del teatro Massimo di Cagliari è iniziata la chiacchierata politica dei due estensori del libro omonimo che da nome a questo post.

Il giornalista Nicola Scano, introduce la serata che si intuisce piena di contenuti;
la serata è per presentare il libro scritto a quattro mani da Paolo Manninchedda e Franciscu Sedda.

Il libro è scritto per rappresentare i valori e le idee che si vogliono portare alle prossime elezioni regionali sarde da parte del Partito dei Sardi,.

Per cambiare e governare il presente, sotto-titola il punto notevole dell'idea "L'indipendenza della Sardegna", si parla di sovranità del futuro stato sardo, si soprassiede sulla evoluzione della storia sarda, poiché si vuole essere vettori di superamento delle divisioni politiche nell'ambito dell'indipendentismo.

La premessa sull'autonomia è che l'autonomia è fallita perché l'autonomia è nata morta; 

Il libro contiene una dura critica alla classe politica sarda, che si è avvicendata al potere in tutti questi lunghi anni dal dopoguerra ad oggi.


Nei cinquanta punti che vengono trattati , si parte dalla enunciazione dal primo dei sei sottotitoli, iniziano con:
i Princìpi;  é determinante che si ponga l'uomo, la persona al centro del fattore dominante,  come "individualità portatrice di complessità irriducibile. .. ove, la singolarità di ciascuno non si può esaurire né nei rigidi confini di una struttura amministrativa né attraverso il riferimento a un'unica forma dell'appartenenza collettiva."

Il rifiuto , di "ogni totalitarismo ideologico, di qualunque integralismo religioso, di qualsiasi fondamentalismo etnico, di ogni genere di assolutismo, sia ..di mercato,  o dello Stato, italiano  o sardo che sia. Le istituzioni della Sardegna devono essere al servizio della persona  e della sua libertà." 

 La politica, la storia  e la Nazione; seguono subito dopo.
..si afferma che : ".. va .. detto che la volontà dei sardi di essere liberi , solidali e organizzati in uno Stato giusto trova fondamento nell'attualità come fatto civile e politico..." si dice anche che: ".. I sardi devono poter riconoscere nella loro storia quelle emergenze che sono in sintonia con l'attuale maturazione della loro coscienza, con la maturità di responsabilità e di volontà rispetto  all'esercizio di tutto il potere legittimamente necessario a un popolo di vuol farsi nazione e Stato..."

La fine dell'autonomia; 'il lungo autunno dell'autonomia, come lo ha definito uno dei padri nobili dell'autonomismo isolano , è giunto al termine. L'autonomia è morta e moribondo è iil sistema di rapporti politici, sociali ed economici  a cui si è nutrita. Il grande quesito è. "Cosa viene dopo?". "...Chi determinerà l'avvenire incerto della Sardegna?".. "Verso quale direzione? Come?" ..

Interessante , leggere e vedere i fatti storici ed eventi, enunciati che sanno di vera e propria denuncia dei fatti accaduti negli ultimi anni,  le contraddizioni che hanno portato a rapporti sempre più sfavorevoli della economia dei sardi attuata dalla strafottenza dello Stato italiano, esacerbando  la relazione politica ed economica con la  Regione sarda e i suoi abitanti.

Alle radici de discorso indipendentista; si ragiona e si disquisisce degli ultimi quindici anni dell'indipendentismo sardo , delle tendenze insite nei movimenti, dall'esorcismo dell'indipendentismo armato, che turbava gli animi dei militanti degli anni ottanta,  alle lotte ideologiche e culturali, del folklorismo e del patrittiosmo civile, alla rivendicazione de saper progettare ed alla capacità di governo.

La ricchezza della Sardegna; .."il tema della sovranità .. della indipendenza morale e materiale di ciascuno attraverso il proprio lavoro, è il tema principale di un nuovo programma di governo."

"La ricchezza della Nazione intesa come creazione di valore e dunque ancora una volta , come innesco concreto di autostima, e autodeterminazione che porta alla creazione di sé, al coraggio e alla capacità di divenire Stato indipendente."

La critica si affina , sull'inefficienza sanitaria e del welfare (stato sociale), sulle complicanze dovute alla burocrazia, al costo dell'energia, alle imposizioni degli oligopoli, alle inefficienze  dei trasporti della scuola e università... "fattori che non solo limitano la produzione di valore  ma sopratutto intaccano la ricchezza esistente."

Per giungere al clou del climax espositivo a cui si pone il concreto della situazione della domanda di governo che è logicamente il tema finale del libro.

I temi di un programma di governo; al primo punto si rivendica : "Democrazia, libertà, indipendenza." Si guarda aldilà dei confini ad altri stati fratelli in via di formazione, la Catalunya... Si guarda alle realtà politiche ed al loro agire come all'esempio del "Tripartit" un aglomerato di movimenti e partiti indipendentisti,  federalisti , e della sinistra catalana..

Si fantastica su come potrebbe essere bello un governo in mano agli indipendentisti e sovranisti assieme..  " uno schema ... interamente votato all'interesse nazionale dei sardi e a far rispettare il programma che sta alla base di un patto di governo."

... "Il fatto che fra gli indipendentisti ci siano coloro che rifiutano di stringere accordi con chi è solamente sovranista e viceversa , la dice lunga sulla difficoltà di una tale operazione. Per non parlare delle convetio ad excludendum -o se si preferisce dei veti incrociati- interne allo stesso mondo indipendentista, che molto spesso nascondono per una inadeguatezza o addirittura una paura dell'assumersi  l'onere di governare e uscire dunque dalle purezze tanto comode quanto sterili."...

... "la legge elettorale sarda, con il suo sistema maggioritario, prevede accordi prima e poi ci si conti.... Per questo la definizione dell'ipotesi di un accordo programmatico alla base dell'ipotesi di  alleanza diventa così centrale."

.."la legge elettorale presidenzialista attualmente vigente in Sardegna... forza il sistema democratico rispetto alla perfetta corrispondenza  tra consensi e rappresentanza, premiando  invece, in nome della governabilità, la maggioranza assoluta (che passerebbe dal 51% dei consensi al 60% dei seggi), qualora si esprima,  o comunque  quella relativa (che passerebbe come minimo dal 31% al 55% o dal 40 % al 60%)."

l'aspetto che riteniamo il punto focale che determina le alleanze è riassunto in questo punto:.. "La definizione di nodi tematici attorno a cui confrontarsi per definire un programma di riforme nazionali per la Sardegna  va dunque  nella direzione di un governo di cambiamento e sovranità, inclusivo e democratico, capace di dare massima risposta alle esigenze concrete dei sardi tanto quanto al loro crescente desiderio di autodeterminazione."

Vi lasciamo il piacere di leggervi il libro da VOI.
Sa Defenza




IL FINTO FRONTE ANTI-EURO

IL FINTO FRONTE ANTI-EURO

Sul suo blog su "Il Fatto Quotidiano" il giornalista Furio Colombo ha recentemente prestato la sua attenzione critica al variegato fronte anti-euro che sembra affacciarsi sulla politica italiana, non soltanto paventando i pericoli che tale fronte rappresenta, ma anche sciogliendosi in accorate rimembranze sulle nobili origini dell'europeismo. 

Furio Colombo
Furio Colombo è un noto commentatore di parte sionista; anzi, contor-Sionista, poiché mescola le sue professioni di granitica fedeltà allo Stato di Israele con una ridda di suggestive enunciazioni progressiste ed umanitarie, che ne fanno una delle penne più prestigiose ed influenti di quella "sinistra" con alone di purezza ideale.
In realtà, analizzate in tutte le loro componenti, le posizioni anti-euro oggi all'attenzione dei media segnalano molto poco da prendere sul serio. 

Le osservazioni di buon senso dell'economista Alberto Bagnai non sono inquadrate in alcun contesto che consenta di individuare e combattere i potentati internazionali che stanno dietro la moneta unica europea, e quindi sono posizioni prive di effetti sul piano strettamente politico. L'area di Forza Italia appare di tale inconsistenza, che assolutamente nulla di ciò che dice può essere ritenuto come espressione di effettive intenzioni. 

Sulle ambiguità ed i voltafaccia di Beppe Grillo, si potrebbe poi già scrivere un ricco florilegio di dichiarazioni e contro-dichiarazioni, perciò si tratta soltanto di aspettare la prossima ritrattazione. Rimarrebbe quella che oggi sembrerebbe la "punta di diamante" del presunto schieramento anti-euro ed anti-UE, e cioè il neo-segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. 


Matteo Salvini neo-segretario  Lega Nord
Ma Salvini ha pensato bene di screditarsi immediatamente da solo, adottando una propaganda che riecheggia i consueti toni dell'anticomunismo, arrivando a definire la UE come "Unione Sovietica Europea", e come un "gulag"


Salvini si rivolge a quella parte di opinione pubblica sempre pronta a scaricare tutte le colpe sulla "sinistra", come se il Trattato di Maastricht non proclamasse la "concorrenza" come principio fondante dell'Unione Europea, imponendo così la privatizzazione dell'economia. 

Un Trattato internazionale ha stabilito un potere assoluto, che subordina i governi ed i loro programmi a direttive precostituite e rende vano ogni tentativo di controllo parlamentare. Anzi, i parlamenti sono stati costretti ad accogliere nelle Costituzioni nazionali norme come l'obbligo del pareggio di bilancio, che nessuno Stato liberale aveva in precedenza ritenuto compatibili con una Carta Costituzionale. 

Che un nuovo totalitarismo abbia potuto insediarsi sulla base di un mito apparentemente innocuo come la "concorrenza", costituisce un dato che spiazza completamente il "liberalismo" contemporaneo, il quale non lo percepisce neppure, convinto com'è che il sedicente "realismo borghese" costituisca una garanzia contro le utopie totalizzanti. Ma quando si abbandona Montesquieu per un agit-prop come Popper, non c'è da sorprendersi che si prendano cantonate del genere. 


Assumere la concorrenza come principio fondante non significa affatto ammettere l'esistenza di più competitori, ma semplicemente proclamare la legge del più forte, cioè quel razzismo della superiorità occidentale che usa i diritti umani come pretesto per aggredire chiunque venga ritenuto un ostacolo. Suscita un po' di sarcasmo la prospettiva di un Salvini che impugni la bandiera dell'antirazzismo contro la UE. 


Certo, se paragonati alle fiabe disneyane dell'altro Matteo, i discorsi di Salvini possono sembrare Pulp Fiction. Mentre Renzi cerca ancora di farci baloccare con questioni futili come il numero dei parlamentari o i rimborsi elettorali, Salvini sembrerebbe talvolta persino affrontare i nodi del declino economico italiano dell'ultimo ventennio.

Ma il dare la colpa dell'euro a Prodi, ai comunisti, o magari ai soliti meridionali, o al massimo alla Merkel, non consentirà certo di identificare il vero nemico; tanto più che serve a poco proporre l'uscita dalla UE senza sottrarsi al controllo dei suoi veri "protettori" e sponsor, e cioè il Fondo Monetario Internazionale e la NATO. 


Salvini arriva a prendersela per i cinquanta milioni che l'Italia ha dovuto sborsare per le banche spagnole, tedesche e francesi; ma non vede i centoventicinque miliardi (sic!) che l'Italia sta versando al Meccanismo Europeo di Stabilità. 

L'ESM è una creatura del Fondo Monetario Internazionale già perfettamente operante, mentre Salvini si ricorda ogni tanto del FMI solo per commentare ipotesi e annunci come quello dei prelievi sui conti correnti. 

Le posizioni anti-UE di Salvini denotano un respiro cortissimo, con un orizzonte che non va oltre una polemica elettorale "di bassa Lega" con quella "sinistra" che si ostina a rimanere in difesa dell'indifendibile, poiché, evidentemente, non ha ancora ricevuto direttive diverse. 


In questo senso gli struggimenti europeistici di Furio Colombo risultano del tutto funzionali ad alimentare il gioco delle parti tra una destra pseudo-antagonistica ed una "sinistra" invariabilmente timorosa di distaccarsi dalla retorica dell'establishment. Senza un Furio Colombo a fargli da spalla ed a porgergli la battuta in un finto contraddittorio, Salvini si troverebbe ben presto a corto di slogan.

Del resto si tratta di reggere questo talk-show per poco più di un annetto, dato che dal 2015 lo scenario cambierà completamente, con l'avvento del mercato unico euro-americano, il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). 



La grande truffa della Nato economica, il Ttip 

L'euro infatti è stato un semplice Giovanni Battista, mandato avanti per annunciare il vero Messia, il mercato transatlantico, con l'ovvio addentellato dell'aggancio della valuta europea al dollaro statunitense. Nel 2015 gli USA arriveranno nuovamente a salvare l'Europa dalle orde del Crucco lurco e invasore; ciò, ovviamente, secondo la propaganda ufficiale a cui tutti si inchineranno, dato che invece i negoziati per l'instaurazione del TTIP procedono a Washington avendo come principale partner proprio la Germania. 

La demagogia mistificatoria di Salvini trova un illustre precedente nel suo mentore, Roberto Maroni. Nel 2011 Maroni guidò addirittura la corrente di opinione contraria all'aggressione alla Libia, cosa che però non impedì assolutamente alla Lega Nord di continuare a stare nel governo che collaborava attivamente a quella aggressione. 


Un Maroni più "muscolare" che mai, all'epoca spinse i suoi finti atteggiamenti di dissenso al punto da "imporre" al governo di cui faceva parte una serie di "ultimatum" e "penultimatum", fino ad accordarsi per una data limite alla partecipazione italiana alla missione NATO contro la Libia. 

La data indicata fu quella del settembre 2011. Evidentemente Maroni aveva origliato da qualche riunione della NATO che quella era proprio la data in cui la stessa NATO avrebbe avviato le sue operazioni militari di terra per infliggere la spallata decisiva al regime di Gheddafi.

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