martedì 2 agosto 2016

La Russia è in piena economia di guerra, e offre alla NATO "Ultima chance" per la Pace

La Russia è in piena economia di guerra, e offre alla NATO "Ultima chance" per la Pace
Sorcha Faal

La Russia vuole la guerra guardate com'è vicina ai paesi con le nostre basi militari


Il Ministero delle Finanze ( MoF ) riporta che Consiglio di Sicurezza ( SC )  ha dato la  direttiva di spostare la posizione della Federazione su una " piena economia di guerra ", con l'Occidente che protrae e intraprende il più grande movimento di truppe alleate estere in Polonia dalla seconda guerra mondiale , e per la prima volta dal 1939, i carri armati tedeschi hanno attraversato il confine con la Polonia . [ Nota: . Alcune parole e / o frasi che compaiono tra virgolette sono approssimazioni lingua inglese di parole  / frasi russe che non hanno esatta controparte]

Secondo il rapporto, sprone dell'ordine eccezionale del Consiglio di Sicurezza è dovuta alle informazioni fornite dalle migliaia di documenti recuperati nella  perquisizione la scorsa settimana dell'ufficio del colosso americano di servizi finanziari globali PricewaterhouseCoopers  ( PWC ) con sede a Mosca, dimostra che la criminalità internazionale degli Stati Uniti ha candidato a presidente Hillary Clinton e la sua associazione ad una congiura di alto livello chiamata " Breedlove Network "  ha posto le basi in Occidente per una guerra totale contro la Russia . [ Vedete le nostre precedenti relazioni per avere un maggiore visione contestuale sui documenti : Mosca: il raid alla PricewaterhouseCoopers  dimostra il complotto di Hillary Clinton per rovinare la Boeing, che, perde 80.000 posti di lavoro in USA trasferiti all'estero e Hillary Clinton guadagna milioni di $ dalla trama con l'alto Generale statunitense nel traffico d'armi per far guerra alla Russia ]




Per le prime effettive misure di " economia di guerra " in corso di attuazione da parte del Ministero delle Finanze, il rapporto continua, vi è il disinvestire (vendita) di tutte le azioni e le obbligazioni occidentali a base del Fondo di Benessere Nazionale ( NFW ),  mossa che è stata notata come cosa interessante, gli ha fatto eco il potente finanziere americano Jeffrey Gundlach , fondatore e amministratore delegato di DoubleLine Capital , che ha, allo stesso modo, messo in guardia tutti i suoi clienti sul " vendere tutto ".

Come Gundlach, ha consigliato a tutti i suoi clienti di fare, dice il rapporto, il Ministero delle Finanze convertirà tutti questi assests occidentali in oro, questo lo scorso anno ha significato per la Russia divenire la più grande acquirente mondiale di aver accumulato un incredibile valore di $ 386.900.000.000 immagazzinato e mantenuti  nel segreto Complesso di Yamantau Mountain .

Esperti del MoF che contribuiscono a questo rapporto affermano inoltre che la Federazione è in grado di pagare il suo debito nazionale complessivo di $ 148.000.000.000 da questa ricchezza di oro massiccio (per non parlare dei miliardi del NFW vale la pena), mentre i debiti di Stati Uniti più di $ 19.000.000.000.000 sono  divenute praticamente impagabili.





La Russia, inoltre, essendo il paese più ricco del mondo di risorse naturali, per un valore di oltre $ 75.000.000.000.000 , continua il rapporto , è, anche, nella condizione  di poter ricostruire più velocemente rispetto a Stati Uniti e Unione europea dopo una guerra, ma  , curiosamente, gli Stati Uniti non saranno in grado di fare altrettanto con i suoi 45.000.000.000.000 $ di valore in risorse naturali, appieno di 30 miliardi di dollari di valore con il carbone degli Stati Uniti , che il regime di Obama-Clinton hanno distrutto.

Lo stato attuale della Federazione si avvia ad una "economia di guerra", spiega il rapporto, gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti per imporre un piano di sanzioni contro la Russia sono ampiamente fallite  l'economia ormai torna a crescere ed è impostata a  risollevarsi notevolmente nel 2017 -ma il Vice Primo Ministro delle Finanze Tatyana Nesterenko avverte che l'economia esce " dall'occhio del ciclone ", ma anche se il peggio è passato, il " forte vento contrario non si è ancora placato ".

In concomitanza con l'ordine del Consiglio di Sicurezza che stabilisce una " piena economia di guerra ", conclude la relazione, ha ulteriormente autorizzato Vice Ministro della Difesa Anatoly Antonov a dare un "ultima possibilità " di apertura per pace con l'Occidente, invitando i leader  della NATO a Mosca e il suo affermando: " la Russia è pronta alla cooperazione per evitare incidenti per mare e aria, sulla base di accordi bilaterali e consultazioni con i ministeri della difesa della Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Svezia e Finlandia per affrontare le preoccupazioni comuni nel coinvolgere le attività militari nelle zone di confine . "

Quanto risponderà il regime di Obama-Clinton la relazione non ci specula sopra, ma in base alle ai loro trascorsi passati con  l'invasione di molti paesi, si può ben pensare che vogliono continuare  sullo stesso trend, non ci vuole un genio per capire la loro risposta.

mi permetta di essere perfettamente chiaro, non abbiamo  soldi per i veterani, i bambini, gli anziani, i poveri, i ponti, o le scuole. ma abbiamo miliardi di dollari per l'Ucraina e molti più miliardi  per un'altra guerra


Agosto 1, 2016 © UE e USA Tutti i diritti riservati. Il permesso di utilizzare questo rapporto nella sua interezza è concesso a condizione sia citata la fonte originale WhatDoesItMean.Com. Contenuti freebase sotto licenza CC-BY e GFDL .


I TEORICI DELL’ECONOMIA: “SOMMI SACERDOTI” DEL CAPITALISMO

I TEORICI DELL’ECONOMIA: “SOMMI SACERDOTI” DEL CAPITALISMO

Richard D.Wolff



Gli economisti mainstream, in particolare se occupano posizioni di prestigio e potere, altro non sono – da sempre – che i “sommi sacerdoti” del sistema sociale in cui sono incardinati, incaricati di formulare le teorie adatte a giustificarne l’ineguaglianza nella distribuzione della ricchezza e le altre storture. Così era ai tempi dello schiavismo e del feudalesimo, e così è oggi, ai tempi del capitalismo. Le teorie economiche alternative vengono marginalizzate e messe a tacere, a dispetto dei vuoti proclami sul “libero mercato delle idee”.
Richard D. Wolff traccia su Truthout un quadro dell’economia e del dibattito economico profondamente diverso da quello offerto dal pensiero attualmente dominante.


La gente ha sempre scelto tra le diverse teorie economiche coesistenti per capire il mondo e per agire al suo interno. Chi sceglie una o l’altra teoria, consapevolmente o meno, dà una forma alla storia del mondo.

Le visioni discordanti sulla Brexit sono dovute in parte anche ai diversi modi di interpretare l’economia britannica e il suo rapporto con l’Europa. Il supporto a Donald Trump almeno in parte dipende da teorie economiche diverse da quelle utilizzate dai sostenitori di Hillary Clinton o di Bernie Sanders. La politica globale del secolo scorso ruotava intorno a teorie molto diverse sulla differenza tra capitalismo e socialismo.

Le lotte politiche spesso riflettono teorie economiche contrastanti e le strategie politiche spesso includono la creazione di una teoria dominante e marginalizzare o mettere a tacere le altre.

Per valutare la scelta tra teorie economiche che si presenta al mondo capitalista e alla politica globale di oggi, aiuta osservare come scelte parallele hanno dato forma alle economie precapitalistiche.

Ad esempio, dove era esistente il sistema economico dello schiavismo (da solo o insieme ad altri), si costruivano teorie sul motivo per cui il sistema schiavistico esisteva, su come funzionava e via dicendo. Lo stesso vale per tutti gli altri sistemi economici (feudale, capitalistico e via dicendo). Ogni sistema ha sempre avuto al suo interno chi lo ha apprezzato e stimato e chi lo ha odiato e contrastato, così come chi sceglieva di stare a metà tra le due posizioni. 

Il giudizio dato al sistema da ciascuno era generalmente coerente con le sue spiegazioni teoriche. La gente sceglieva tra le teorie che lodavano le virtù del sistema e quelle che criticavano i suoi difetti ed errori, o si posizionava in un punto tra i due estremi. Per farla breve, la linea di demarcazione tra giudizio e spiegazione teorica è sempre stata – ed è oggi – confusa e permeabile. Chi insiste sul fatto che il suo giudizio e le sue spiegazioni teoriche non si influenzano a vicenda di solito è proprio chi confonde maggiormente le due cose.


I teorici dell’economia che occupano posizioni di spicco di solito valutano il sistema prevalente nelle loro società in modo molto positivo e costruiscono teorie che lo celebrano. Sono i sommi sacerdoti di ogni sistema: sovrani, membri del clero, accademici, politici e/o persone che hanno spazio sui media, a seconda delle istituzioni particolari di ciascun sistema
Di solito insistono sul fatto che la loro teoria è “la verità rivelata” o “è scientificamente provata” o risponde a qualche altro criterio di validità assoluta. Quando pure questi sommi sacerdoti si degnano di prendere atto dell’esistenza di teorie economiche alternative, di solito le liquidano come semplicistiche, fondate sull’ignoranza e/o prova di secondi fini perversi.


I sommi sacerdoti della schiavitù definirono efficacemente il loro sistema economico come produzione e distribuzione di beni e servizi attraverso la “collaborazione” tra schiavi e padroni. I sommi sacerdoti credevano di vedere schiavi che apportavano al processo del lavoro energia, muscoli e sforzo fisico, ma che erano “incapaci” di concepire e organizzare la complessità della produzione. In quella funzione chiave, i sommi sacerdoti vedevano i proprietari come persone “intrinsecamente superiori”, che apportavano la “competenza padronale” che “creava il lavoro” per gli schiavi.

Da queste osservazioni, i sommi sacerdoti concludevano che la distribuzione dei guadagni dovesse favorire i padroni. Le loro rendite spropositate sostenevano gli stili di vita che perpetuavano la “competenza” dei padroni: ovvero la loro capacità di organizzare e gestire il sistema di produzione e la società schiavista in generale. Il contributo di gran lunga inferiore, “subordinato” degli schiavi esigeva e giustificava corrispondentemente una minore porzione dei guadagni.
In realtà, generazioni di esclusione quasi completa degli schiavi da qualsiasi funzione di progettazione, inizio, direzione e gestione della produzione (e perfino dall’alfabetizzazione di base) rinforzavano le osservazioni dei sommi sacerdoti.
Ma la questione dell’esclusione a lungo termine era trascurata a favore della comoda deduzione da quanto si poteva osservare: che solo i proprietari possedevano la competenza necessaria per svolgere queste funzioni.
Molti schiavi facevano osservazioni simili e ne traevano conclusioni simili, mentre altri erano in disaccordo, ma tacevano, o si ribellavano al sistema. 
I sommi sacerdoti sostenevano un sistema che, a sua volta, sosteneva le loro osservazioni, la teoria economica che avevano scelto e il loro giudizio sul sistema.


Allo stesso modo nel feudalesimo i signori erano convinti, e i loro sommi sacerdoti osservavano e insegnavano, che il contributo dei signori alla produzione – l’esercizio della signoria – fosse enorme, unico e fondamentale, mentre che quello della massa di servi fosse minimo. Il sistema feudale distribuiva ricchezza e povertà, potere e accesso all’istruzione e alla cultura di conseguenza.

In entrambi i sistemi, schiavitù e feudalesimo, nelle generazioni di sommi sacerdoti che si sono susseguite sono apparsi anche coloro che ragionavano in senso opposto. Questi notavano i redditi enormemente alti e la ricchezza accumulata da padroni e signori e ne deducevano convenientemente la maggiore importanza e il maggior contributo produttivo alle ricchezze prodotte, rispettivamente, dall’economia schiavistica e feudale. 

Visto che registravano che i guadagni di schiavi e servi erano così enormemente inferiori a quelli dei padroni e dei signori, i sommi sacerdoti ne deducevano un contributo corrispondente alla produzione di ricchezza. Ragionando in un senso o nell’altro, i sommi sacerdoti hanno ripetuto all’infinito che i differenti contributi produttivi delle due categorie spiegavano e giustificavano le disuguaglianze nella distribuzione delle rendite.


Le rivoluzioni e i movimenti capitalisti che hanno rovesciato il sistema schiavistico e feudale normalmente si sono scagliati contro l’ingiusta distribuzione di ricchezza e potere di questi sistemi. 

Hanno cercato di “emancipare” la gente rispetto a queste disuguaglianze. Tra gli esempi, il proclama di Lincoln per porre fine alla schiavitù, lo slogan della Rivoluzione francese “Liberté, egalité, fraternité”, e la costante invocazione della “democrazia” come obiettivo, scopo e più profondo impegno del capitalismo contemporaneo.

Eppure, dove il capitalismo ha prevalso, è ben presto diventato chiaro che le ineguaglianze nella distribuzione di reddito e ricchezza sono caratteristiche che il capitalismo condivide con la schiavitù e il feudalesimo. E il capitalismo imita anche i loro sommi sacerdoti.


I sommi sacerdoti del capitalismo sono generalmente più laici rispetto ai loro predecessori. Invece di chiese e religioni, a costituire il loro quadro istituzionale sono college e università. I sommi sacerdoti del capitalismo spesso sono professori, tra cui in particolare “economisti mainstream”. Essi giustificano e danno una spiegazione razionale alla grande disuguaglianza nella distribuzione di ricchezza e di reddito (e anche di potere e accesso alla cultura) tipica del capitalismo. I professori di economia mainstream hanno per lo più imitato gli sforzi dei sommi sacerdoti dello schiavismo e del feudalesimo che li hanno preceduti. 

Così la “competenza del padrone di schiavi” e la “signoria” del feudatario riappaiono nella “capacità imprenditoriale” che gli economisti mainstream credono di osservare come contributo alla produzione apportato esclusivamente dai capitalisti. L’esclusione dei lavoratori da quasi tutte le funzioni di progettazione, di lancio, di regia e di gestione all’interno della produzione capitalistica (e dalla possibilità di impararle o di accreditarsi rispetto ad esse) continua a sostenere queste osservazioni.

I professori utilizzano l’imprenditorialità per spiegare e giustificare l’enorme differenza di ricchezza e di reddito dei capitalisti rispetto ai loro dipendenti. L’imprenditorialità è “più produttiva” rispetto al mero lavoro dei dipendenti. Nel corso del tempo, gli economisti mainstream, i giornalisti, i politici e il grande pubblico che questi influenzano hanno preso a ragionare anche in senso inverso: cioè, deducono l’imprenditorialità e la sua produttività dall’osservazione delle enormi porzioni dei guadagni che vanno ai capitalisti.

In entrambi i casi, gli economisti mainstream riaffermano il collegamento che si vuole ottenere: i redditi e la ricchezza dei capitalisti sono determinati dal loro contributo alla produzione del tutto particolare, unico e di qualità superiore. Nella teoria economica mainstream i capitalisti non stanno semplicemente rapinando i loro dipendenti.


O forse sì? Chi ha seguito teorie diverse sulla schiavitù, sul feudalesimo e sul capitalismo – ovvero gli studiosi normalmente esclusi dall’appartenenza al mondo dei sommi sacerdoti – hanno spesso osservato la produzione e la distribuzione in modo molto diverso. Le particolari teorie economiche che hanno formulato riflettono una valutazione negativa di tutti e tre i sistemi. Un aspetto chiave, spesso il punto focale condiviso, formulato nel modo più chiaro ed esplicito da Karl Marx per il capitalismo, è il concetto di surplus. 
In ogni sistema, sostiene chi si oppone, la massa dei lavoratori produce un guadagno totale maggiore di ciò che è 1) restituito loro per il loro consumo e riproduzione e 2) utilizzato per sostituire i mezzi di produzione logorati. La differenza tra il ricavo totale e la somma di 1 + 2 è definita come il surplus. Le persone diverse dai lavoratori, vale a dire i proprietari di schiavi, i signori e i capitalisti, si appropriano di questa eccedenza. La prendono come propria.

Leggi mirate, la forza dei governi, la cultura e l’ideologia (tra cui le teorie economiche) servono in ogni sistema per garantire questa eccedenza: che la maggioranza la produca e che la minoranza se ne appropri. Per garantire la riproduzione dei sistemi capitalistici, è però importante non teorizzare che i capitalisti si approprino di un surplus prodotto da altri. È importante invece teorizzare che i capitalisti collaborano grazie a una imprenditorialità adeguatamente ricompensata.

Mira allo stesso scopo la teoria secondo cui la ricompensa dei capitalisti deriva dal loro avere “contribuito” con il capitale. I critici hanno dato una risposta tagliente: questo capitale altro non è che surplus accumulato in precedenza. I critici possono allo stesso modo deridere la “imprenditorialità” come un’invenzione sospettosamente comoda, il terzo grande mistero della teoria economica (insieme alla “competenza dei padroni” e alla “signoria”), che ha mascherato e giustificato l’appropriazione del surplus da parte delle minoranze dominanti, rispettivamente: nel capitalismo, nella schiavitù e nel feudalesimo.

Nella teoria incentrata sul concetto di surplus economico, la schiavitù, il feudalesimo e il capitalismo sono profondamente simili nella divisione sociale di base. Una classe produce il surplus e un’altra se ne appropria e lo distribuisce (soprattutto a se stessa).


Insomma: cosa è “realmente” il capitalismo? Ogni risposta a questa domanda dipende dalla teoria o dalle teorie seguite dall’individuo o dal gruppo che risponde. Sommi sacerdoti e dissidenti osservano e teorizzano in modi diversi, che riflettono le loro diversissime posizioni, esperienze e giudizi su ogni sistema. Non c’è una sola risposta alla domanda di quello che è ogni sistema; non c’è mai stata una sola risposta.

Tutti i sistemi danno forma a molteplici teorie contrastanti, che emergono dalle contraddizioni e dagli effetti di ciascun sistema. Quando i sommi sacerdoti, in qualsiasi sistema economico, presentano la loro teoria di scelta come una verità assoluta, è solo un altro tentativo di mettere a tacere i sostenitori di teorie alternative. Questi tentativi sollevano giustamente domande difficili e profondi sospetti sulla verità che sostengono di servire.

In gran parte del mondo di oggi, i sommi sacerdoti della teoria economica del capitalismo operano sistematicamente per escludere i teorici alternativi da posizioni di influenza nel mondo accademico, sui mass media e nella politica. L’adesione a parole agli astratti valori del dibattito aperto tra punti di vista alternativi, a un libero mercato delle idee e via dicendo viene smentita dalla marginalizzazione sociale della teoria e dei teorici del surplus. I sommi sacerdoti mettono a tacere i teorici alternativi, come parte del loro ossequio tradizionale al sistema economico dominante.

Mentre il capitalismo globale genera sempre maggiori disuguaglianze, instabilità e problemi, sia il sistema in sé sia i suoi sommi sacerdoti si trovano di fronte a una crescente opposizione e sospetto, accanto a un crescente interesse e a richieste di teorie economiche critiche del capitalismo. Incalzare i sommi sacerdoti del capitalismo è il destino che la storia alla fine ha imposto alla schiavitù, al feudalesimo e ai loro sommi sacerdoti.



Richard D. Wolff è professore emerito di economia alla University of Massachusetts, Amherst, dove ha insegnato economia dal 1973 al 2008. Attualmente è visiting professor al corso di laurea in Relazioni Internazionali della New School University, New York. Insegna anche regolarmente al Forum Brecht a Manhattan. In precedenza ha insegnato economia alla Yale University (1967-1969) e al City College della City University di New York (1969-1973). Nel 1994 è stato visiting professor di economia presso l’Università di Parigi I (Sorbonne). Suoi lavori sono disponibili su rdwolff.com e democracyatwork.info.

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