mercoledì 12 agosto 2020

La Verità: Farmacie a secco di antinfluenzale. Si rischia un altro caso mascherine

La Verità: Farmacie a secco di antinfluenzale. Si rischia un altro caso mascherine

Maddalena Guiotto
La Verità
Sa Defenza 


Federfarma conferma l'allarme: con il piano di profilassi straordinario del ministero, le Regioni hanno fatto incetta di dosi. A ottobre i privati potrebbero non trovarle al banco. Verso un'altra figuraccia in stile Arcuri...

Con i vaccini antinfluenzali potrebbe ripresentarsi un caso simile a quello delle mascherine a marzo: grandi proclami sulla disponibilità in farmacia, ma introvabili per settimane.

L'allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dagli stessi farmacisti. Proprio quest'anno, nel quale a causa dell'epidemia, il governo ha ampliato la fascia di popolazione da trattare, per ridurre i casi di influenza che potrebbero essere scambiati per Covid-19, si rischia di non trovare il vaccino. 

A denunciare una nuova possibile figuraccia del governo sul tema approvvigionamenti, dopo quella di mister mascherina Domenico Arcuri, è il dottor Gaetano Martelletto, titolare di una farmacia della provincia di Verona, che ci ha segnalato l'impossibilità di prenotare il farmaco. Raggiunto al telefono dalla Verità, spiega che di solito, a giugno, fa la prenotazione con l'agente di zona delle aziende produttrici per 300-500 dosi che servono per la vaccinazione dei dipendenti di alcune aziende del posto. «Mi è stato risposto dall'agente, ma anche dai distributori da cui mi rifornisco, che non c'è la possibilità di prenotarlo», dice il farmacista. «Pare che la protezione civile e il ministero della Salute si siano accaparrati la fornitura per garantire la vaccinazione al personale sanitario. A ottobre, quando i miei clienti richiederanno il vaccino per l'influenza, dovrò rispondere picche, come per le mascherine in marzo». La situazione è stata confermata anche da altri farmacisti. 

La Protezione civile si è detta estranea alla questione, mentre il ministero della Salute, non ha ancora risposto. 

Qualche chiarimento è arrivato da Marco Cossolo, presidente di Federfarma, il sindacato dei titolari di farmacia. «Di solito una quota di vaccino antinfluenzale è acquistato dalle Regioni per la somministrazione gratuita in chi è raccomandata: soggetti con più di 65 anni o con patologie croniche e personale sanitario», spiega Cossolo. «Un'altra parte è destinata alla libera vendita in farmacia, per chi desidera fare questa profilassi». 

Il problema è che una circolare del ministero della Salute di inizio giugno raccomanda la profilassi antinfluenzale anche nei bambini dai sei mesi ai sei anni e negli adulti con più di 60 anni. «Le Regioni hanno aumentato la richiesta del vaccino, la cui produzione è programmata, ecco spiegata la carenza per i privati», continua Cossolo. Complessivamente il ministero prevede, per le Regioni, 13-14 milioni di dosi di vaccino, circa il doppio di quanto acquistato ogni anno. Di fatto, se le cose non cambiano, a ottobre potrebbero non esserci vaccini per le farmacie e per i clienti che li chiedessero. 

«L'anno scorso sono state 800.000 le persone che si sono vaccinate autonomamente», osserva il presidente di Federfarma, «ma quest'anno le richieste potrebbero superare il milione». Attualmente hanno programmato la fornitura di vaccini antinfluenzali per la stagione 2020/2021 le Province autonome di Trento e Bolzano e 17 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Val d'Aosta, Friuli-Venezia-Giulia, P.A. di Bolzano, Lazio, Abruzzo, Molise, Umbria, Basilicata, Calabria, Puglia, Campania e Sardegna), secondo l'Instant Report Covid-19 dell'Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems). Tutte sono andate al rialzo in un mercato praticamente fisso. 

Il Piemonte si è aggiudicato 1,1 milioni di dosi rispetto alle 750.000 del 2019 e ha intenzione di anticipare la campagna antinfluenzale già nei mesi di agosto-settembre. In Lombardia sono attesi 2,4 milioni di vaccini, rispetto all'1,2 milioni del 2019. A metà giugno il Veneto ha chiuso la gara per 1,3 milioni di dosi, con possibilità di arrivare a 1,5. L'Emilia-Romagna sarà pronta a partire a inizio ottobre con 1,2 milioni di dosi, il 20% in più del 2019. Arriva a 1,4 milioni l'approvvigionamento della Toscana, mentre la Puglia ha prenotato 2,1 milioni di dosi: praticamente per la metà della popolazione. 

Tra le Regioni ci sono anche quelle che impongono l'obbligo, non previsto dal ministero che raccomanda la profilassi. La Campania, con 1,5 milioni di dosi, punta a vaccinare il 100% di bambini e anziani contro l'influenza e introduce l'obbligatorietà per medici, infermieri e operatori sanitari. Più intransigenti sono Lazio e Calabria, che hanno reso obbligatoria la vaccinazione antinfluenzale non solo per gli operatori sanitari, ma anche per gli over 65. La giunta guidata dal segretario Pd Nicola Zingaretti, che ha ordinato 2,4 milioni di dosi, dal 15 settembre, in concomitanza con l'inizio della campagna di vaccinazione regionale prevede per il personale sanitario non vaccinato l'inidoneità temporanea allo svolgimento della mansione lavorativa e per gli ultra sessantacinquenni l'impossibilità di accedere a centri anziani o altri luoghi di aggregazione. 

A nulla è valso impugnare l'illegittimità della misura. Proprio lunedì sera il Tar del Lazio ha riconosciuto legittimo l'obbligo della vaccinazione al personale sanitario, perché sostanzialmente coerente con l'avviso espresso dal Comitato tecnico scientifico ministero della Salute. Però, un altro gruppo di consulenti dello stesso dicastero in materia di vaccini, il Nitag, ha bocciato la circolare che allarga la platea degli aventi diritto al vaccino, anche per una questione di fattibilità: il mercato dei vaccini si chiude a luglio

Il caos regna sovrano. Tutti i governatori deliberano su ordini e dosi che chissà se effettivamente saranno consegnate. In farmacia potrebbero non arrivare mai. «Abbiamo scritto al ministero e speriamo che venga garantita una quota di vaccini per la libera vendita», conclude Cossolo di Federfarma. Sembra un film già visto a marzo, ma allora il ruolo da protagonista era delle mascherine, oggi dei vaccini.

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L’ESTATE DELLE STELLE CADENTI

L’ESTATE DELLE STELLE CADENTI



Ci sarebbero tutti gli ingredienti della solita estate italiana: gli amorazzi da rotocalco, il tragico giallo dell’estate, il caldo e ora le stelle cadenti di S. Lorenzo. Solo che l’estate 2020 è diversa, è vuota di turisti stranieri e piena di problemi e di ansie. 

Le stelle cadenti non sono solo quelle di san Lorenzo. Nel mondo, come in Italia, è una vera pioggia di stelle, preannuncio di un autunno catastrofico. 

Sembrano cadenti perfino le stelle della bandiera americana nella campagna presidenziale più drammatica della storia recente, fra i danni umani ed economici del Covid e la piazza sobillata da chi vuole alimentare l’incendio; con il presidente Trump che si scambia con gli avversari addirittura l’accusa di voler mettere in discussione il sistema democratico. 

Stella cadente è pure quella della bandiera della Cina comunista, isolata dal Covid, dallo scontro commerciale e politico con gli Stati Uniti e per la sua “occupazione” illiberale di Hong Kong. Ma isolata anche dalla cintura di sicurezza marittima che India, Australia e Giappone le stanno stringendo attorno con l’aiuto degli Usa. 

Stelle cadenti poi sono quelle della bandiera Ue che ha perso una stella di primissima grandezza (economica e politica) come il Regno Unito e che ha rattoppato provvisoriamente il crollo economico dovuto al Covid, ma non usando la Bce, bensì con il bilancio dell’Unione per tenere sotto tiro l’Italia e impedirle di andarsene. Cosicché ora è stata innescata la bomba a orologeria dei debiti pubblici e, non avendo tolto di mezzo il “Fiscal compact”, a breve si riproporranno tragici scenari greci: anzitutto per l’Italia. 

La stella per noi più importante, quella che viene rappresentata nel simbolo ufficiale della Repubblica italiana, è anche la più cadente. Già ultima nella graduatoria delle economie europee in questi vent’anni di euro, che ci ha stremato, l’Italia ha pagato e paga anche la crisi del Covid più pesantemente degli altri, sia in vite umane, sia in costi economici. 

Sebbene Giuseppe Conte si sia molto affidato allo “stellone” portafortuna (e, in effetti, come premier appare più fortunato che capace) il suo governo e la sua leadership sono in caduta libera su tutti i fronti

Il presidente del Consiglio è alle prese con la grana dei verbali del Cts, che rimettono in discussione la sua controversa gestione dell’emergenza; è alle prese con la pessima gestione dei migranti che s’intreccia con i rischi del Covid; è alle prese con i mal di pancia del Pd (che vanno dal desiderato rimpasto ministeriale, con ridimensionamento del premier, al problema del referendum sul taglio dei parlamentari); è alle prese con il problema del Mes e con le divisioni dei Cinquestelle, che sono le stelle più cadenti di tutte, unite solo dalla ferrea volontà di tenersi stretto il mandato parlamentare. 

Infine Conte ha sulla testa la spada di Damocle delle elezioni regionali che, con un ennesimo successo del centrodestra, potrebbero decretare la fine del suo esecutivo. In effetti, in tutta questa nebbiosa incertezza, la sola cosa salutare, capace di purificare l’aria dai miasmi e ridare una guida vigorosa al Paese, sarebbe il voto. Ma faranno di tutto per evitarlo perché professano la religione del potere e della poltrona

Allora resta il voto parziale delle regionali che sarà anche un referendum per dare all’Italia un governo davvero rappresentativo del Paese, un governo più efficace e capace di visione. 

Ce n’è un bisogno estremo per risollevarsi dal baratro in cui siamo precipitati prima con l’euro e poi con il Covid. Anche perché proprio il Covid ha avviato la deglobalizzazione che contiene una chance : il ritorno a casa delle imprese prima delocalizzate

Un gruppo di economisti ha valutato che negli ultimi tempi sono già 175 le decisioni di “reshoring” relative all’Italia (sono 163 in Francia, 120 nel Regno Unito, 93 in Germania e 58 in Spagna). 

Ma cosa trovano qua le aziende che tornano? Se resta l’Italia della Sinistra, con la pressione fiscale soffocante, la burocrazia paralizzante, le infrastrutture fatiscenti e l’inefficienza giudiziaria sarà una catastrofe. Andiamo definitivamente dalle stelle alle stalle. 

Non può essere questo governo a preparare il terreno per un nuovo “miracolo economico”. 

Antonio Socci
Da “Libero”, 10 agosto 2020 

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