imprentau dae: La Nuova Sardegna
iscritu dae:Pier Giorgio Pinna
In tremila a Nuoro per il leader del centrosinistra
Nuove accuse a Berlusconi NUORO. Soru vuole moderare la tirannia del barone Berlusconi. E non solo. A 24 ore dal comizio del premier all’Eliseo, saltato il secondo confronto a distanza dopo la partenza del presidente del consiglio, l’ex governatore accusa uno dei ministri: «Per Scajola la Sardegna va benissimo per una centrale nucleare? Se la faccia a casa sua», ha detto suscitando applausi quasi senza fine.
«Noi preferiamo le fonti rinnovabili», ha proseguito. Di fronte a lui più di tremila persone. Secondo osservatori neutrali, grosso modo un pubblico pari a quello che l’altra sera è venuto qui per sostenere Berlusconi, Cappellacci e la coalizione di centrodestra. «La Regione ha altri obiettivi - ha comunque incalzato Soru tornando sulle questioni energetiche - Vogliamo produrre autonomamente il 40% del nostro fabbisogno entro il 2013». E riguardo al gasdotto Algeria-Sardegna-Toscana, su cui è stato annunciato dal premier un intervento risolutore del governo, ha ricordato: l’accordo «è già stato fatto da Prodi, con tanto di firme dei contratti in un vertice internazionale ad Alghero: tra breve lavori per 400 milioni vedranno in campo decine d’imprese isolane nella realizzazione delle condotte tra il sud e il nord della nostra regione». «In realta, non vogliamo niente da lui: a noi basta che nell’isola non tocchi nulla e lasci le cose come stanno», ha puntualizzato.
A richiamare la necessità di contenere la tirannia dei barones era stata in un canto d’apertura la candidata-artista Elena Ledda, a lungo accompagnata da centinaia di persone che hanno scandito i passaggi più belli del brano battendo le mani a ritmo di musica. E su questo stesso concetto il candidato del centrosinistra è più volte ritornato indirettamente. Intanto avvertendo che occorre una partecipazione popolare, una grande discussione, in modo che la scelta dell’elettore sia fatta in modo maturo. Poi rilevando come quella in corso sia «una strana campagna elettorale». Dove il suo rivale Cappellacci, che continua a non nominare mai, appare messo in ombra dalla sovraesposizione mediatica del premier. «È davvero triste - ha aggiunto - che di questo candidato non si conoscano neanche i programmi». «Ho visto Berlusconi stanotte su Sky durante il suo intervento proprio qui all’Eliseo sabato: ha detto che collaborerà solo se vincerà il centrodestra, mentre io ho collaborato con qualsiasi sindaco», ha precisato. Dopo aver ribadito che per la Sardegna «non c’è bisogno del Piano Marshall», come già aveva fatto l’altro ieri a Tortolì», Soru ha rammentato: «Il governo chiude le scuole, invece noi diamo l’università a tutti». E ha infine confermato l’impegno su sanità e ambiente. «È indispensabile proteggere le coste e allo stesso tempo rivalutare i piccoli centri che stanno a pochi chilometri dal mare», ha chiarito.
Come sempre negli ultimi interventi pubblici, Soru si è voluto soffermare sui punti qulificanti del lavoro svolto alla Regione negli ultimi anni. Auto di servizio ridotte da 750 a 40. Enti, comunità montane e consorzi industriali da 73 a 34. Spese per consulenze contratte del 70%, per personale e gestione del 21%. Ha parlato, anche riferendosi al Nuorese e alle zone interne, del raddoppio degli investimenti in tecnologie e strutture mediche, dei nuovi ospedali, di un risanamento nel settore della sanità che ha evitato l’imposizione di nuove tasse, delle politiche sociali a sostegno delle famiglie, delle coppie in attesa di figli, dei giovani, dei disabili. Spesso interrotto da grida d’incitamento e da cori che ritmavano il suo cognome («Soru! Soru! Soru!»), ha in ultima analisi sottolineato come proprio per tutti questi motivi non si devono «consegnare le chiavi della Sardegna a Berlusconi».
«Come possiamo fidarci proprio noi di una persona che di fronte alla più grave crisi economica mondiale degli ultimi 80 anni non trova di meglio che dirci: sorridete e consumate, consumate e sorridete? - ha soggiunto - È come se il comandante del Titanic ai suoi passeggeri avesse suggerito: ballate, ballate, continuate pure a le danze, così la nave non affonderà». E prima di lasciare l’Eliseo, mentre una folla in festa lo ha osannato come una rockstar sino all’esterno del teatro e mentre Elena Ledda intonava «Nanneddu meu», Soru ha rammentato: «Noi ci battiamo per una società sarda della conoscenza più forte, più ricca, più competitiva: al momento del voto battiamoci tutti insieme per proseguire il rinnovamento della Sardegna».
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