La Corte suprema accoglie il ricorso del governo di Dheli e decide di inasprire le accuse contro i dirigenti dell'impianto che causò il più grave disastro industriale della storia
di Clara Gibellini
ilfattoquotidiano.it
Un omicidio di massa e non una tragica fatalità. Si riaccende la speranza delle vittime di Bhopal affinché sia fatta giustizia. La recente decisione della Corte Suprema indiana ha infatti deciso di accogliere il ricorso del governo per inasprire i capi di imputazione contro i responsabili del più grande disastro chimico della storia.
A tre mesi dalla sentenza choc che, il sette giugno scorso, ha dichiarato colpevoli di “criminale negligenza umana” sette ex dirigenti della Union Carbide, condannandoli a due anni di detenzione e al pagamento di un’irrisoria multa di 100mila rupie (appena 1.700 euro). Oggi i rappresentanti della multinazionale, potrebbero essere nuovamente incriminati per omicidio colposo.
La Union Carbide, oggi assorbita dalla Dow Chemical, era la proprietaria della fabbrica di pesticidi nella città di Bhopal, dove, nella notte fra il 2 e il 3 dicembre 1984, una fuoriuscita di gas venefici causò la morte per avvelenamento di oltre 3000 persone e, nel corso dei decenni, l’agonia di almeno altre 20mila vittime contaminate dai veleni fuoriusciti dalla fabbrica.
La riapertura della causa innalza fino a dieci anni di carcere la pena prevista per i responsabili di quel disastro. Una buona notizia per le associazioni di sostegno ai sopravvissuti, che dopo decenni di proteste per ottenere risarcimenti adeguati alle dimensioni della catastrofe, vedono ora la possibilità di riscrivere almeno l’epilogo giudiziario dell’evento che ha sconvolto la loro esistenza. «Questa decisione è un grande passo per riparare ai numerosi torti causati negli anni dalla Corte suprema. Siamo molto soddisfatti perché ciò rende più concreta la possibilità che i responsabili scontino la loro pena” – ha affermato Satinath Sarangi del Bhopal Group for Information and Action.
Per ottenere giustizia, la vera conquista sarebbe però quella di riuscire a riportare in India Warren Anderson, presidente della Union Carbide al momento della tragedia, e considerato il vero responsabile della mancanza di manutenzione, controlli e sicurezza che hanno provocato la fuoriuscita del gas dalla fabbrica costruita in uno dei sobborghi più popolosi della città. Arrestato pochi giorni dopo il disastro e rilasciato su cauzione, Anderson, oggi novantenne, si è poi rifugiato negli Stati Uniti, dove grazie alla complicità del governo e alle tardive richieste di estradizione da parte della giustizia indiana, vive da venticinque anni una lussuosa vita da latitante.
Dopo la sentenza “farsa” di giugno, il governo di Nuova Delhi ha dichiarato di voler acquisire nuove prove contro l’intoccabile ex presidente e a Bhopal molti sperano che la questione della sua estradizione rientri nell’agenda della prossima visita, a novembre, di Barack Obama in India.
Iscriviti a:
Post (Atom)
► Potrebbe interessare anche:
-
Questo sarà un articolo che darà molto fastidio, specialmente alla corruzione del Partito Socialista e alla sua massoneria. Il ...
-
Che il partito socialista spagnolo sia un’associazione per delinquere di bassissimo livello lo si era capito ormai da anni. Non solo per ave...
-
In questo articolo spiegheremo – e dimostreremo – perché Giorgia Meloni è in pericolo di vita, e non per opporsi ai folli piani della masson...
-
" Non esistono i Servizi segreti deviati, ma le deviazioni dei Servizi segreti ." Quanto stanca avere ragione? *articolo i...
-
Di Benjamin Fulford La mafia satanica dei Khazari( MK) ha svelato le sue carte. Hanno creato un finto Donald Trump a Mar a Largo e hanno s...
-
E’ giunto il momento di chiudere in bellezza la nostra trilogia, dopo aver permesso al lettore di “scoprire” chi era Alfredo ...
-
In questo “secondo atto” del nostro articolo provvederemo a fornire ai nostri lettori - che ci leggono con affanno e batticuore – le prove (...