Marina Forti
ilmanifesto.it
L'umanità è un minuto più lontana dalla catastrofe atomica. Il Doomsday Clock, o «Orologio del Giudizio universale», ora segna sei minuti alla mezzanotte - fino a due giorni fa ne segnava cinque. Creato nel 1947 da un noto gruppo di scienziati nucleari, il Doomsday Clock è una sorta di barometro del rischio: quanto siamo vicini a una guerra nucleare. Che ora si è leggermente allontanato, ha dichiarato giovedì il Bullettin of Atomic Scientists annunciando la decisione di riportare indietro, seppure solo di un minuto, le lancette del virtuale orologio. «C'è qualche motivo di ottimismo nello stato degli affari mondiali», argomentano in un comunicato: «Per la prima volta da quando le prime bombe atomiche sono state sganciate nel 1945, i governanti degli stati possessori di armi nucleari stanno cooperando per ridurre i loro arsenali e controllare il materiale che serve a fabbricarle. E per la prima volta in assoluto, i paesi industrializzati e in via di sviluppo dichiarano la volontà di limitare le emissioni di gas di serra responsabili del cambiamento del clima che può rendere il nostro pianeta pressoché inabitabile. Questi passi senza precedenti sono segnali di una crescente volontà politica di affrontare le due più gravi minacce alla civiltà umana: il terrore delle armi atomiche e un cambiamento del clima galoppante».
Un raro segnale di fiducia, dunque, da parte di persone che pure guardano con iperrealismo al rischio nucleare. Il Bullettin of Atomic Scientists è stato fondato nel 1945 da un gruppo di scienziati della University of Chicago che avevano partecipato al Manhattan project - il programma di ricerca che ha creato le prime armi atomiche (che gli Stati Uniti hanno usato, appunto nel '45, sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki). Proprio perché avevano contribuito a creare «il mostro» erano terribilmente consapevoli del suo potenziale distruttivo, e hanno deciso di dedicarsi a diffondere la pubblica consapevolezza che usare l'arma atomica può solo significare catastrofe. Si allarmavano anche della segretezza intrinseca nella ricerca militare, e del pericolo che i governanti possano trascinare i loro paesi in una guerra atomica senza la consapevolezza né il consenso dei loro cittadini. Così, attraverso il Bollettino (www.thebullettin.org) cercano di «colmare il gap di conoscenza tra gli esperti del settore e il pubblico più generale». E questo continuano a fare, generazioni di scienziati e esperti di sicurezza di tutto il mondo.
Si noti che in 62 anni le lancette virtuali erano state ritoccate solo 18 volte. Nel 1945 stavano a 7 minuti dalla «mezzanotte» e avevano raggiunto i 2 minuti nel 1953, quando Usa e Urss hanno condotto test nucleari paralleli. Poi sono arrivati i primi trattati sul controllo degli armamenti... Neppure la fine della guerra fredda però ha portato al disarmo nucleare. E nel 2007 le lancvette erano tornate a 5 minuti: il Bullettin segnalava che nel mondo restano 27mila testate nucleari, di cui circa 2.000 pronte a essere lanciate nel giro di pochi minuti, e che una nuova minaccia si era sommata: il rischio di distruzione degli habitat umani a causa del cambiamento globale del clima.
Ora dunque, guardando sia alla non proliferazione atomica sia al clima, il Bullettin of Atomic Scientists vede segni di ottimismo. Riconoscono «la collaborazione tra Usa, Russia, Unione europea, India, Cina, Brasile e altri sulla sicurezza nucleare e la stabilizzazione del clima», dicono. Certo, abbiamo guadagnato solo un minuto, e l'orologio continua a ticchettare.
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