domenica 20 marzo 2011

La sinistra deve rompere il tabù: l’opzione indipendentista ha un serio fondamento politico

lanuovasardegna

Perché non potremmo fare come la Groenlandia, cui la Danimarca ha riconosciuto il diritto all’autodeterminazione?

di Massimo Dadea *

Sono trascorsi oltre tre mesi dall’approvazione dell’ordine del giorno unitario in materia di riforme istituzionali che impegna la prima commissione del Consiglio regionale ad elaborare, entro novanta giorni, un percorso costituente: riscrittura dello Statuto, legge Statutaria, legge elettorale, normativa sulla incompatibilità ed ineleggibilità, riforma dell’organizzazione regionale. E tutto tace. E allora, in attesa dell’Assemblea costituente e prima ancora che la prima commissione si decida a dedicare un po’ del proprio prezioso tempo a queste tematiche, potrebbe essere utile iniziare ad entrare nel merito delle questioni.

Incominciamo a prendere atto che l’Autonomia speciale è finita. Dobbiamo con coraggio inoltrarci in territori finora sconosciuti, battere strade nuove, sfatare, specie per la sinistra, tabù ritenuti intoccabili, come ad esempio l’opzione indipendentista. Un moderno concetto d’indipendenza è qualcosa di molto lontano da quello ottocentesco e risorgimentale. In un mondo globalizzato, indipendenza non vuol dire né «separatismo» né «separatezza».

Indipendenza vuol dire costruire, consensualmente, un rapporto paritario, tra eguali, senza vincoli gerarchici, con lo Stato italiano. Un rapporto paritario tra eguali che hanno condiviso oltre 60 anni di democrazia repubblicana, che hanno convissuto con lealtà sotto la stessa Carta costituzionale.

Queste tematiche diventano ancora più rilevanti alla luce dei sommovimenti che stanno agitando i Paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo. Ma nella ricerca di una via originale verso l’autodeterminazione, può essere di un qualche aiuto anche l’e sperienza della Groenlandia. Un’isola «distante», come la Sardegna, dal territorio metropolitano danese, con una propria identità culturale e linguistica.

Un’isola che, dopo un lungo iter preparatorio gestito consensualmente dalle autorità danesi e da quelle groenlandesi, confortato da un referendum consultivo, ha approvato, nel giugno del 2009, il nuovo Statuto autonomico. L’aspetto interessante è che nel nuovo Statuto sono contenute apposite procedure istituzionali per la scelta della definitiva indipendenza della Groenlandia.

Nel preambolo si afferma che «il popolo groenlandese è un popolo ai sensi del diritto internazionale, con il conseguente diritto all’a utodeterminazione» e che lo Statuto è frutto dell’accordo del governo danese con quello groenlandese in qualità di parti equivalenti. All’articolo 1 si prevede che le autorità groenlandesi hanno la facoltà di istituire Corti di giustizia, alle quali è affidato l’esercizio del potere giudiziario, così come di acquisire sotto il loro controllo le forze di polizia e della guardia costiera, mentre la lingua groenlandese diventa la lingua ufficiale in sostituzione del danese.

I proventi dell’estrazione del petrolio verranno invece divisi in modo progressivo tra Groenlandia e Danimarca. In sostanza, il vero principio costituzionale regolatore del processo autonomico groenlandese risiede nel consenso, nella condivisione, nel reciproco rispetto, nella pari dignità. L’indipendenza sarà il frutto di un accordo tra le autorità locali e quelle centrali, nel pieno rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli.

Ecco quindi, mentre il mondo cambia vorticosamente, in Sardegna tutto tace, niente si muove, tutto ristagna. Ancora una volta l’a ssemblea regionale si trova difronte ad un bivio: dare inizio ad un’esaltante fase costituente oppure sancire il definitivo fallimento di una classe politica rivelatasi non all’altezza delle aspettative della Sardegna.

* ex assessore regionale al Bilancio PD regione Sardegna

DONNA SARDA IN ABITO TRADIZIONALE
















MANIFESTAZIONE CONTRO IL NUCLEARE

MANIFESTAZIONE ANTINUCLEARE!!
- Sabato 26 Marzo 2011 ore 15:00 corteo. Partenza da P.zza M. Polo e concerto P.zza del Carmine, Cagliari
A sostegno del referendum consultivo regionale del 15 maggio e di quello abrogativo del 12 giugno.

IL COMITATO.SI.NONUCLE, preso atto che la grave situazione che si è creata in Giappone a causa delle centrali nucleari, non minaccia solo le popolazioni locali ma anche una buona parte della popo
lazione mondiale, nella seduta del 17/03/2011 ad Oristano ha ritenuto che i sardi, non solo, debbano dare una chiaro segno di solidarietà verso la popolazione Giapponese, che rischia gravi contaminazioni nucleari, ma debbano anche rendere evidente la loro contrarietà al Nucleare in Sardegna e nel Mondo.

Per cui IL COMITATO indice una MANIFESTAZIONE CORTEO CON CONCERTO FINALE da svolgersi a Cagliari sabato 26/03/2011 con partenza alle ore 15 da Piazzale Marco Polo, pressi fiera, e conclusione con comizi nel Largo Carlo Felice e concerto finale in Piazza Carmine.

Modalità, organizzazione e documento da diffondere, verranno decise dalla condivisione via internet di tutti gli iscritti al COMITATO.

Il COMITATO.SI.NONUCLE costituitosi a S. Giusta il 04/07/2010 per informare il popolo sardo sul referendum consultivo contro il nucleare che verrà votato il 15 maggio del 2011 e sensibilizzarlo sulla necessità di votare SI al quesito “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti ?”.

Al comitato aderiscono più di 200 organizzazioni (comuni, artisti, deputati, senatori, partiti, sindacati, organizzazioni culturali … ) e più di 5000 cittadini, di tutte le fedi politiche, culturali o religiose.

Il comitato ha gia organizzato SA DIE DE SA VARDIANIA a Cirras, frazione di S. Giusta, a Teulada possibili sedi di centrali nucleari ed a Quirra contro le guerre simulate che uccidono.

Oristano 17/03/2011

Bustianu Cumpostu
Coordinatore dell'iniziativa

Per comunicazioni:

Coordinatore dell’organizzazione Bustianu Cumpostu
Tel./fax 0784.415249 0348.7815084


www.comitatosinonucle.net


IL SARDEGNA - Politica: Al Senato la proposta nucleare: tutte nell'Isola le quattro centrali 05.03.2009

regione sardegna


Marco Mostallino marco.mostallino@epolis.sm ■ E alla fine la candidatura è arrivata. Da fonte scientifica autorevole, per di più con un ruolo istituzionale: la Sardegna è il posto migliore per le centrali nucleari promesse dal governo Berlusconi. E non per una delle quattro che dovrebbero sorgere in Italia, bensì per l'intero pacchetto. « La Sardegna è l’area italiana migliore per la costruzione di centrali nucleari, perché è la più stabile dal punto di vista sismico», ha riferito ieri E n z o B o s c h i , p r e s i d e n t e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) durante una audizione davanti alla commissione Territorio e ambiente del Senato. L'audizione è un momento nel quale il Parlamento comincia a farsi delle idee precise su un problema, ascoltando i tecnici di settore prima di esaminare disegni di legge del Governo o proposte di deputati e senatori. E ieri, a Palazzo Madama, è toccato al numero uno della sismologia italiana parlare del ventilato ritorno all'energia figlia dell'atomo. Il responsabile dell'istituto statale è stato chiaro: «La regione Sardegna è una zona con una storia geologica completamente diversa dal resto dell’Italia. Si potrebbero fare tutte e quattro le centrali nucleari che il governo intende costruire lì, anche se poi bisognerebbe risolvere il problema del trasferimento dell’energia - ha aggiunto Boschi - Bisogna evitare che il problema venga affrontato con le informazioni sbagliate», ha proseguito il sismologo: «Ho visto sui giornali che un sito proposto era quello di Augusta, in Sicilia: non potrebbe esserci un’area più sbagliata, perché si trova su una faglia sismica». La Sardegna invece è terra antica, stabile, dove le scosse di terremoto sono rare e leggere. Ecco che un sistema delicato e potenzialmente devastante come una centrale nucleare nell'isola, secondo Boschi, sarebbe sistemato bene, al riparo da eventi sismici catastrofici. Così non una ma quattro centrali potrebbero trovare spazio nella regione. Decidere, comunque, non è in capo a Boschi. Il governo non ha ancora avviato le procedure per i criteri tecnici di scelta dei siti: dopo questi, sulla base di rapporti scientifici, l'esecutivo dovrà stilare una lista di zone candidate e poi procedere alla individuazione delle quattro aree che saranno oggetto di quella che viene chiamata nelle carte ministeriali «servitù nucleare». Nei giorni scorsi, il neo presidente della Regione Ugo Cappellacci aveva assicurato che «nessuna centrale nucleare verrà costruita nell'Isola: se vorranno farlo, dovranno passare sul mio corpo», ha concluso il governatore. Ma la sua resistenza potrebbe non bastare: nel disegno di legge sull'energia (che ancora non è stato votato) il governo è autorizzato a superare il no delle Regioni.



L’incidente nucleare ora è di livello 5. Cosa significa? La tabella






Oggi l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima è passato da livello 4 a livello 5. Ma cosa significa? I livelli di rischio nucleare sono sette e fanno parte di una scala detta Ines (International Nuclear and radiological Event Scale), sviluppata dall’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) a partire dal 1989. Si tratta di una scala logaritmica, e quindi il passaggio da un livello all’altro rappresenta un aumento di danni di circa dieci volte. Lo scopo della scala è classificare gli incidenti nucleari e radiologici e rendere immediatamente percepibile al pubblico, in maniera corretta, la loro gravità senza fare riferimento a dati tecnici di difficile comprensione.


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