martedì 15 febbraio 2011

SARDEGNA SUD ORIENTALE QUIRRA

BASE MILITARE PISQ CAPO SAN LORENZO

Vincenzo Pillai

Ore 9
Davanti a noi i cancelli d’ingresso di una delle più importanti basi militari d’Europa.
Un grande trapezio che si estende dalle colline della Barbagia fino al mare e sul Tirreno disegna un altro trapezio di interdizione attivato, a piacere, dai comandi militari.
Siamo la regione-nazione più militarizzata e devastata d’Italia.
Davanti ai nostri occhi un modesto gruppo di carabinieri e, tutt’intorno, le verdi colline di Sardegna e guglie di granito, potrebbero essere un paradiso, sono disseminate di schegge di proiettili di cui è anche difficile sapere il nome perché questa non è una base come le altre, come quella di Teulada dove scorazzano carri armati e marines si allenano a lasciare i mezzi anfibi per guadagnare la battigia; qui si fa altro.
Qui gli eserciti della Nato sperimentano nuove armi e, principalmente, nuovi sistemi d’ arma.
Qui i venditori di morte di tutto il mondo trattano i loro affari dopo aver dimostrato l’efficienza di loro prodotti.
Qui si è un passo avanti rispetto a tutte le esercitazioni che calpestano il suolo sardo.
E qui si uccide , non solo e non tanto per una manovra sbagliata o un proiettile vagante;
qui si uccide accumulando sul terreno visibili e invisibili fattori di morte futura ma sicura.
Ore 10
Sono arrivati a gruppi di auto da tutta la Sardegna:sono militanti dei partiti della sinistra anticapitalista , dei movimenti indipendentisti dei collettivi che mettono insieme esperienze e pratiche di anni lontani e recenti e che sono ancora troppo pochi per costruire una rete a maglie larghe e nodi forti, in grado di liberare tutti da pratiche scorrette, facendo vincere le buone pratiche del fare oggi guardando agli effetti sul domani.
Il cancello sbarra il passo ; la base mette in mostra tutta la sua potenza con la rete di tre metri di ferro che la protegge dal mondo. Viene da gridare : chi uccide a Quirra ? e vorremmo appendere alla rete i nostri striscioni, e vorremmo che il vento li gonfiasse fino a sradicare tutto quel ferro che ferisce la nostra terra.
Ore 12
Il piccolo uomo di bronzo è ora a cinquanta metri dal cancello e dai carabinieri che lo difendono e vicino a lui un altro bronzetto, la madre dell’ucciso con il suo fardello di dolore; due bronzetti arrivati dalla notte dei tempi fin qui, davanti a questo forziere che custodisce la morte del futuro. Qui, per fare VARDIANIA, che non è semplice guardia e neppure semplice presa di possesso di un territorio devastato; è riprendere per accudire amorevolmente, è impossessarsi per liberare dal possesso innaturale dell’homo economicus, è una carezza sul sottile manto di terra che copre la dura roccia per restituirgli la salute che i milites hanno violentato, è SALVAGUARDIA, gestita collettivamente e pacificamente dal popolo, da un pericolo incombente per noi e i nostri figli.
La manifestazione è quindi pacifica e i portavoce del comitato contro il nucleare e il sindaco di La coni illustrano ai giornalisti la volontà e i pensieri che stanno nella testa e nel cuore dei manifestanti ; adesso sono mille con le bandiere di tutte le organizzazioni della sinistra anticapitalista e indipendentista; mancano quelle del Pd.
Ore 13
La giornata della VARDIANIA vuole essere affermazione di un valore fondamentale in un clima di festa popolare; così ci trasferiamo tutti con un lungo corteo di auto e pullman nella grande piazza di Villaputzu per prendere un aperitivo preparato dal comitato locale che da anni raccoglie dati sui problemi sanitari che la presenza della base provoca alla popolazione. La carovana si trasferisce poi a San Vito ( altro paese che si domanda quale prezzo stiano pagando gli abitanti di oggi e di domani per i pochi posti di lavoro che la base fornisce) In piazza è allestito il pranzo sociale : su un tavolo di cinquanta metri sono posate le carni preparate dal comitato e torte e dolci che molti gruppi di partecipanti hanno portato per condividerle con tutti. Ceste di carciofi e di arance prodotte in questa bella valle con un microclima eccezionale in cui si potrebbero ottenere anche frutti tropicali. In piedi nella piazza, sotto uno splendido sole primaverile, si mangia e si balla.
Ore 17
Nella sala del centro culturale, stracolma di gente che resterà anche in piedi fino alla fine, si svolge il dibattito con la partecipazione di esperti di una commissione ufficiale incaricata di ricercare i dati utili a chiarire ulteriormente quello di cui tutti i partecipanti sono ormai pienamente convinti : le esercitazioni che si svolgono nella base sono causa di gravi malattie per uomini e animali del territorio. Sebbene tutto questo sia per noi chiaro, gli esperti sono ascoltati con attenzione , non abbiamo timore delle loro ricerche e dell’incontro che ,nei prossimi giorni devono fare con la commissione senatoriale che ha il compito di definire ulteriormente l’ambito della ricerche. Però in molti interventi si sottolinea come davanti a quanto è già accaduto ( malformazioni di animali, aumento spropositato delle leucemie ) si dovrebbe prima di tutto fermare l’attività della base, altrimenti le commissioni governative di indagine possono divenire un alibi per andare avanti comunque.
Nei 19 interventi dei rappresentanti di partiti e comitati viene messa in luce la relazione fra la lotta per la chiusura della base e la lotta per impedire la costruzione di una centrale nucleare in Sardegna dove sole ,vento e acqua possono darci tutta l’energia che ci occorre per un nuovo modello di sviluppo basato sulla valorizzazione delle risorse locali. La Sardegna non è una terra povera ; sono poveri molti sardi perché vittime di uno sviluppo capitalistico che ha fatto e fa dello sfruttamento coloniale il suo strumento di dominio. Non è certo con i miseri salari forniti dalle basi militari che si favorisce lo sviluppo dei paesi che le ospitano; viene quindi sottolineata l’assenza dalla manifestazione dei sindaci dei territori in cui si estende la base e come sia miope la loro politica di buon vicinato quando è a rischio la salute dei loro stessi figli.
Ore 20
Salutando con un applauso la riuscita della manifestazione delle donne nelle città , i partecipanti si danno appuntamento alle prossime scadenze del Comitato, già fissate in molti paesi della Sardegna: ciascuno diventi soggetto promotore di nuove iniziative perché a maggio si voterà in Sardegna il referendum consultivo sul nucleare e siamo tutti consapevoli che la vittoria contro il nucleare in Sardegna tirerà la volata al referendum di giugno contro il nucleare in tutt’Italia.









intervista a Carlo Roggero, amministratore unico di Ets, spa specializzata nelle energie ecostenibili, con il teleriscaldamento

Da quanti anni siete nel settore delle energie rinnovabili e come mai questa scelta? La società Ecotermica, oggi Ecotermica Servizi spa, è nata nel 1994 . Ero di ritorno dal Venezuela dove ho avuto un'esperienza nella costruzione di una segheria industriale. Per poter esportare il legname in Europa bisognava essiccarlo e la centrale che alimentava l'essicatoio era alimentata dagli scarti della segheria. Mi son detto, ma se funziona a fini industriali può funzionare anche a fini civili. Di qui l'idea (che nel frattempo iniziava ad essere realizzata in Alto Adige) di produrre energia termica per i comuni, con caldaie che bruciassero scarti di segherie situate nelle vicinanze del progetto. Dapprima piccole caldaie a legna e poi, nel 2000, il primo progetto di teleriscaldamento alimentato a biomasse a Verzuolo. Affinché le cose funzionino è necessario garantire un bilancio ambientale positivo. Il combustibile biomassa ha un basso potere calorifico e quindi va reperito nelle vicinanze della centrale.. Dopo la realizzazione di 3 impianti di teleriscaldamento a biomasse (Verzuolo,Castellamonte e Leinì) siamo passati alla cogenerazione a gas (efficienza energetica) anche causa la carenza di biomasse reperibili localmente. Le centrali cogenerative a gas che abbiamo progettato e poi o costruito direttamente o cedute a terzi e che oggi alimentano impianti di teleriscaldamento sono state : Saluzzo, Savigliano, Chieri, Costigliole Saluzzo , Banchette ed Ivrea. Tutte in Piemonte per un’ investimento di circa 100 M di euro quasi totalmente realizzate da imprese locali.

Potrebbe spiegarmi meglio cos'è il teleriscaldamento? E’ vero che è stato il primo in Italia?

Verzuolo è stato il primo in Piemonte , ma in Italia credo che il primo impianto sia stato il teleriscaldamento di Dobbiaco (Alto Adige). Il teleriscaldamento è come un acquedotto che trasporta acqua calda. La centrale viene costruita in un’area comunale ritenuta idonea naturalmente in accordo con l'Amministrazione Comunale . Affinché il progetto abbia una valenza sotto il profilo del bilancio ambientale , la potenza della centrale a biomassa DEVE ESSERE la somma della potenza delle caldaie (dei vari condomini) che potranno essere allacciate e quindi sostituite . Teleriscaldamento vuol dire portare nei tubi (l'acquedotto caldo) l'energia termica prodotta a distanza dalla centrale. I tubi entrano nel condominio, baypassano la caldaia esistente, che viene mantenuta inattiva e non viene smantellata al fine di una eventuale emergenza. Da quel momento il condominio si scalda con l'energia termica (acqua calda) prodotta dalla centrale a biomassa.

Come ovviate ai problemi di dispersione termica e a quanta distanza può arrivare un impianto di teleriscaldamento?

Bella domanda, la dispersione energetica è il punto debole del teleriscaldamento. Ci sarà sempre una dispersione termica ; non è possibile evitala completamente, ma può essere contenuta utilizzando speciali tubazioni preisolate ed interrando le tubazioni a circa 1.5 metri. In questo caso perdiamo circa 1-2 gradi su una distanza di 10 KM. Attenzione anche se è vero che 1-2 gradi sembrano pochi, moltiplicati per i litri di acqua che trasportiamo, alla fine, su base annua, si disperde mediamente circa il 10% dell'energia prodotta. Tecnicamente quindi non ci sono problemi dovuti alla distanza ma ne esistono molti sotto l’aspetto di poter realizzare un progetto energeticamente migliorativo. Non tutti i progetti possono essere realizzati con successo. Dipende dalla cittadina ospite, dai gradi giorno della zona, da quanti e che tipo di utenze si possono allacciare, dalla distanza che le tubazioni percorrono, dalla tecnologia adottata etc .La generazione a distanza deve essere il più possibile distribuita localmente. Smarcate le variabili di cui ho accennato prima, personalmente, propendo per la realizzazione di piccole centrali che alimentano piccole cittadine o quartieri di grandi città. Il piccolo teleriscaldamento ha innumerevoli vantaggi ambientali : se fatta con tutti i crismi, una centrale di piccole dimensioni inquina meno di un insieme di caldaie condominiali. Le caldaie che il teleriscaldamento sostituisce molto spesso risultano essere mal mantenute, vecchie ed insicure. Vi sono vantaggi economici dovuti all’economia di scala. Dal punto di vista ambientale, una centrale di teleriscaldamento deve essere autorizzata dai competenti enti provinciali e i valori di emissioni autorizzati sono bassissimi. Sempre grazie all'economia di scala la centrale può permettersi apparecchiature per catturare sia il particolato i che gli inquinanti emessi con i fumi. Inoltre un impianto di questo tipo può essere dall’A.R.P.A. (l’Agenzia Regionale per l’Ambiente) monitorato in continuo da punto remoto, tipo internet e in qualsiasi momento, quindi ,verificare che i dati di emissione rispettino le prescrizioni autorizzative . Tutte cose che una caldaia condominiale non può permettersi. infine se fatto nel rispetto di tutti i parametri , energetici ed economici, il teleriscaldamento è in grado di garantire sia l’allacciamento gratuito che una diminuzione dei costi in bolletta all’utente garantendo quindi vantaggi economici sia alla società che lo realizza che per i cittadini che si allacciano. Per farti un esempio, i nostri progetti sono stati tutti interamente finanziati dalla nostra società o dalle società che le hanno realizzate e dalle banche e, sino ad oggi, abbiamo sempre allacciato gratuitamente tutte le utenze che in più, hanno avuto una riduzione del costo in bolletta di circa il 10/15 %.Molte di queste utenze sono oggi riscaldate con un combustibile rinnovabile, prodotto localmente che ha totalmente sostituito un combustibile di origine fossile importato.

Cosa ne pensa dell’utilizzo dell’energia nucleare e del suo utilizzo in Italia come energia alternativa, lo può essere?

Penso che sia un controsenso perché non è una soluzione ne’ sotto il profilo energetico ne’ sotto l'aspetto economico...naturalmente poi è anche potenzialmente molto pericolosa … ma andiamo per ordine.

Va bene spiegami più nel dettaglio e per ordine.

L’energia nucleare non risolve il nostro problema energetico. In Italia, il problema energetico è di dipendenza estera per l’approvvigionamento del combustibile fossile , non abbiamo ne petrolio ne gas e dobbiamo importarlo. L’energia nucleare viene prodotta utilizzando l’uranio come combustibile. In italia l’uranio non esiste quindi, l’energia nucleare non solo non ci svincola da una dipendenza estera , ma addirittura la appesantisce in quanto, l’uranio, deve anche essere arricchito e non abbiamo la tecnologia per farlo. Oggi dipendiamo da gas e petrolio. Domani dovremmo dipendere da uranio e da chi sa arricchirlo. Inoltre, il prezzo dell'uranio sul mercato mondiale ha subìto una forte impennata, passando dai 7 $/lb del 2001 al picco di 135 $/lb del 2007. Nel 2001 il prezzo del dell'uranio incideva per circa il 5-7% sul totale dei costi riguardanti la generazione energetica da fonte nucleare. Secondo dati della WNA, a gennaio 2010, con uranio a 115$/kg, incide già per circa il 40% . Non è più conveniente. Viene anche detto che il nucleare serve all’Italia in quanto è necessario aumentare la capacità di produzione di energia elettrica. Non è vero, i consumi stanno scendendo causa la crisi e fortunatamente anche grazie a politiche mirate all’efficienza e al risparmio energetico. Dal punto di vista della capacità produttiva l’Italia è autonoma anche rispetto alle previsioni che il Gestore del Mercato Elettrico ha fatto in proiezione per l’anno 2020. Se proprio si vuole intervenire sulla capacità produttiva allora è più conveniente aumentare le fonti energetiche alternative e rinnovabili e proseguire sulla conversione delle grandi centrali in impianti a gas e con tecnologie che, a ciclo combinato, oggi possono raggiungere un’efficienza di circa il 60 %. Le soluzioni per il problema energetico ? Utilizzo di combustibili fossili meno inquinanti, riqualificazione delle centrali energetiche esistenti per aumentarne l’efficienza (oggi l’efficienza media del parco termoelettrico è pari a circa 40%) , promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili ma soprattutto, promuovere lo sviluppo di tecnologie mirate al risparmio energetico. Ad esempio la tecnologia con lampade a led consuma circa 1/10 delle vecchie lampade ad incandescenza. Queste a mio parere sono le soluzioni e non, dover realizzare centrali nucleari che oltretutto non si possono spegnere e che necessiteranno per contro di aumentare i consumi elettrici come ad esempio fa la Francia che di giorno non soddisfa il proprio fabbisogno energetico e di notte non sa che farne.

Ma si dice che l’energia Nucleare è più economica ed aiuterà le imprese ad avere energia ad un costo più basso, è vero ?

Non è vero. L’energia nucleare non conviene neanche dal punto di vista economico. L’energia prodotta da fonte nucleare già oggi costa di più di una altro sistema con cui possiamo produrre energia, Non a caso gli USA, lo hanno abbandonato. L'uranio a basso costo non esiste più e il piano economico non sta in piedi. Nessuna compagnia privata oggi investe sul nucleare. Non conviene a meno che i maggiori costi siano pagati dallo Stato. Ma allora, per assurdo, lo Stato farebbe meglio a destinare le risorse del nucleare ad abbassare il valore delle tasse energetiche che costituiscono in gran parte la tariffa che va a pagare l’utente finale. In parole povere, è già oggi più costosa e lo sarà ancor di più in futuro. Il costo del kWh prodotto con fonte nucleare è oggi già più caro del costo necessario a produrre energia con le fonti alternative . Naturalmente nel costo dell’energia devono essere considerati in modo corretto tutti i costi : quelli di capitale, interessi passivi, esercizio, manutenzione, combustibile, trattamento rifiuti e il futuro decommissioning della centrale. Una centrale nucleare ha una vita media di circa 50/60 anni. Per costruirla si impiegano circa 10 anni , lavorerà circa 50 anni e poi si impiegheranno circa 150 anni per smantellarla e “metterla in sicurezza “ non le pare un controsenso ? Ho virgolettato il metterla in sicurezza perché è un recente studio del M.I.T. a dirlo : ad oggi nessuno sa ancora come poterlo fare. Le scorie ad alta radioattività durano sino a 500.000 anni ! ovunque saranno stoccate prima o poi il cemento si sgretolerà, l’acciaio si corroderà e le montagne potranno franare. In conclusione , 50 anni di energia nucleare ad un costo maggiore e 500.000 anni di problemi alle generazioni attuali e a quelle future, ecco perché è un controsenso.A conferma di quanto dico il 25 maggio 2010, J. Wayne Leonard, amministratore delegato di Entergy Corp. la seconda compagnia americana di impianti atomici, ha affermato: “Nonostante le licenze per costruire 2 nuovi reattori abbiamo per il momento abbandonato i progetti, i numeri non tornano . Se diamo un costo appropriato ai rischi siamo semplicemente fuori mercato (“When we price the risk appropriately … the numbers just don’t work”) perlomeno finché il costo dell’energia che vendiamo da una parte e del carbone dall’altra non raddoppieranno. (While a few U.S. companies are moving ahead to develop new reactors, Leonard said that to make the economics of nuclear work for Energy, he would need to see "double-digit natural gas prices and carbon blow-out prices" starting at $25 per ton and escalating toward $50.)

Quindi pare dicano delle vere e proprie menzogne, inoltre bisogna aggiungere il fatto che l’Italia sia un paese ad alta densità di popolazione e che sia in gran parte sismica, e questi due fattori aumentano considerevolmente i rischi. In sintesi possiamo dire non è detto che una tecnologia se innovativa sia utile, se è così rischiosa e costosa, qualche volta tornare indietro è la cosa più intelligente da fare?A volte si , sempre che indietro non significhi dire ritornare al nucleare che peraltro ricordo essere stato oggetto di una chiara espressione referendaria da parte dei cittadini. Nessuno può garantirci che le centrali siano sicure al 100%, difatti ,nessuna compagnia assicurativa al mondo, stipula polizze per le centrali nucleari. Gli Stati sono obbligati a creare ingenti fondi a riserva per eventuali disastri ambientali , per la messa in sicurezza ed il futuro decommisioning delle centrali,che durano sino a 3 volte la vita utile dell'impianto! La comunità Europea ha di recente aumentato le richieste di garanzia e da quanto mi risulta, molti paesi tra cui l’Italia, non hanno destinato fondi sufficienti.

Potrebbe farmi un esempio più chiaro, perché viene richiesto di aumentare i fondi a garanzia della salute pubblica ? Un recente studio epidemiologico fatto a Vercelli (in zona è presente l’impianto nucleare di Trino) richiede approfondimenti e l´istituzione di un registro per capire la reale portata delle anomalie riscontrate. Tra le donne l´insorgenza di leucemie è due volte rispetto al resto del Piemonte. Raddoppiata la mortalità per il cancro al sistema nervoso . Il disastro di Chernobyl continuerà a produrre effetti in futuro anche se non conosceremo mai la portata complessiva dei danni arrecati alle persone e all'ambiente l’ A.R.P.A Piemonte lo evidenzia in uno studio del 2003. La Comunità Europea sta rivedendo al rialzo le garanzie da richiedere agli stati che intendono dotarsi di nucleare, proprio perché è in linea con le tendenze delle macroeconomie attuali. A vent'anni dall'esplosione del reattore nucleare n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl, l'opinione pubblica è ancora sorprendentemente ignara delle drammatiche conseguenze del disastro: l'Organizzazione mondiale della sanità, (OMS)m ha calcolato che Chernobyl ha prodotto un livello di radioattività 200 volte superiore a quello dell'effetto combinato delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki; circa 350.000 persone sono state evacuate dalle zone più contaminate; tuttavia, nelle aree in cui è stato decretato l'obbligo di evacuazione continuano a vivere 9.500 cittadini; circa 7 milioni di persone hanno diritto a speciali indennità , pensioni e prestazioni sanitarie poiché rientrano nella categoria degli individui colpiti dal disastro di Chernobyl. Si stima che il danno economico complessivo subito dalla sola Ucraina supererà i 165 miliardi di euro entro il 2015, e fino al 2005 sono stati diagnosticati circa 4.000 casi di carcinoma alla tiroide in Bielorussia, Ucraina, e Russia tra coloro che all'epoca dell'incidente avevano meno di 18 anni; le stime ufficiali prevedono che vi saranno 9.000 casi di tumori incurabili; secondo i calcoli di scienziati indipendenti, il cancro causato dal disastro di Chernobyl causerà fra 30.000 e 60.000 vittime. Il numero di persone colpite da invalidità permanente a seguito dell'incidente nucleare, figli compresi, è passato da 200 nel 1991 a 64.500 nel 1997 e ha superato la soglia delle 91.000 unità nel 2001. Nel Regno Unito, ad oltre 2 500 km di distanza dal luogo del disastro, 374 allevamenti ovini con 200.000 pecore sono ancora soggetti a restrizioni a causa della contaminazione prodotta dall'incidente nel reattore ucraino; i campi contaminati nel Regno Unito si estendono su una superficie di oltre 750 km.; in alcune regioni di Germania, Austria, Italia, Svezia, Finlandia, Lituania e Polonia si registra ancora un livello di contaminazione da cesio 137 pari a diverse migliaia di becquerel per chilogrammo nella selvaggina,compresi cinghiali e cervi, nei funghi selvatici, nelle bacche e nei pesci ittiofagi di lago. La Commissione Europea non prevede un miglioramento della situazione nel prossimo futuro ed afferma pertanto che le restrizioni su determinati alimenti provenienti da taluni Stati membri dovranno essere mantenute ancora per molti anni.Oggi la tecnologia che produce energia da fonte nucleare è INUTILE e POTENZIALMENTE MOLTO PERICOLOSA.

Giulia Salfi

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