martedì 6 novembre 2018

BENCHE' NON ATTACCATA DOPO L'ACQUISIZIONE SIRIANA DEGLI S-300, ISRAELE SI MOSTRA CODARDA E AVVENTATA

BENCHE' NON ATTACCATA DOPO L'ACQUISIZIONE SIRIANA DEGLI S-300, ISRAELE SI MOSTRA CODARDA E AVVENTATA


È stato confermato che Israele nutre serie preoccupazioni per la capacità della propria forza aerea di riuscire a sottrarsi al nuovo sistema S-300 della Siria. Tuttavia, gli attacchi israeliani contro la Siria non risolveranno i problemi di Tel Aviv. Contribuiranno solo ad aumentare le tensioni nella regione, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
"Le operazioni militari non possono risolvere le preoccupazioni di sicurezza israeliane, ma aiutano solo ad aumentare le tensioni regionali", ha detto il ministro degli Esteri russo al quotidiano spagnolo El País.
Secondo il diplomatico, Israele non adempie sempre i suoi obblighi internazionali, e questo è evidente quando il paese ignora gli avvertimenti dei militari russi contro le sue operazioni in territorio siriano.
"In alcuni casi, questo ha messo in pericolo la vita e la salute dei nostri soldati in Siria, ad esempio quando aerei israeliani hanno bombardato obiettivi vicino a Palmyra nel marzo 2017", ha detto il capo della diplomazia della Federazione Russa.
L'aviazione israeliana non ha attaccato la Siria dopo che la Russia ha consegnato all'esercito della Repubblica Araba i sistemi antiaerei  S-300 , ha riferito lunedì Al-Masdar, citando una fonte militare a Damasco.

Secondo Al-Masdar News, l'aviazione israeliana continua a effettuare voli lungo i confini siriani nel Libano orientale. Tuttavia, dall'inizio del mese di ottobre non sono stati segnalati casi di violazioni dello spazio aereo della Siria dalla consegna dei sistemi S-300 al paese.

Inoltre, Al-Masdar News ha smentito i rapporti precedentemente pubblicati da Reuters secondo cui l'aviazione israeliana avrebbe attaccato obiettivi in ​​Siria dopo l'incidente con il velivolo da ricognizione russo Il-20, che nelle prime ore del 18 settembre è stato abbattuto vicino alla costa di il Mar Mediterraneo.


L'interlocutore dell'agenzia ha anche aggiunto che, al momento, l'esercito russo continua a formare specialisti siriani per far funzionare i sistemi S-300 nelle province di Latakia e Hama.
La Russia ha completato la consegna degli S-300 alla Siria all'inizio di ottobre. I sistemi forniti hanno un'autonomia fino a 250 chilometri e sono anche in grado di distruggere sia velivoli da guerra elettronica che aerei AWACS (Air Alert and Control System).

La decisione sulla consegna delle armi russe è stata presa in seguito a un incidente avvenuto il 17 settembre, quando un missile S-200 del sistema di difesa aerea siriana ha erroneamente abbattuto un aereo russo Il-20, che stava tornando alla base di Hmeymim, secondo la versione ufficiale . La tragedia ha ucciso 15 soldati russi.

Il ministero della Difesa russo ha accusato l'incidente sull'aviazione israeliana, sostenendo che un caccia israeliano ha usato l'aereo russo come scudo contro i sistemi antiaerei siriani.

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GLI ABETI DISTRUTTI DAL MALTEMPO, I VIOLINI STRADIVARI E L’ANIMA DELL'IDENTITA' ITALIANA

GLI ABETI DISTRUTTI DAL MALTEMPO, I VIOLINI STRADIVARI E L’ANIMA DELL'IDENTITA' ITALIANA

Antonio Socci 
Sa Defenza 



Stavolta il maltempo non solo ha fatto molte vittime (e ovviamente è questa la tragedia più grave), ma ha anche devastato immensi e bellissimi boschi, come quello – in alto Friuli – dei preziosi abeti rossi da cui si ricavano i violini Stradivari, o una foresta in Trentino. In Veneto si ha uno scenario apocalittico: 100 mila ettari di bosco distrutti. Con una miriade di frane.

Purtroppo – con buona pace degli ambientalisti che incolpano sempre l’uomo – la natura è la prima grande devastatrice di se stessa, come sapeva Giacomo Leopardi quando, nella “Ginestra”, ricordava la distruzione prodotta dai vulcani (il “formidabil monte/ Sterminator Vesevo”).

Nel disastro ambientale di questi giorni, anzi, l’opera dell’uomo è chiamata a “riparare” i danni della natura e anche a prevenirli e scongiurarli. A ben vedere poi, soprattutto in Italia, ciò che chiamiamo natura e che appare così puro, bello e affascinante, è in una certa parte opera dell’uomo stesso.

Mi spiego. L’Italia – oltre ad essere uno scrigno unico al mondo di tesori artistici, monumentali e architettonici – è un caso straordinario anche come ricchezze naturalistiche.

Siamo fra i paesi europei con la più grande biodiversità: abbiamo cioè un numero altissimo di specie vegetali e animali. Un patrimonio straordinario da cui deriva pure il nostro primato nel mondo in fatto di prodotti alimentari tradizionali: ben 4.886, censiti nelle diverse regioni. Tutto concorre a fare dell’Italia una meta da sogno.

Ma a cosa si deve quella ricca biodiversità? Ovviamente alla gran varietà di climi e ambienti di cui il buon Dio ha dotato la penisola, che ha veramente tutto (coste e mare, laghi e fiumi, monti, pianure e colline) e che si estende nel Mediterraneo dalle calde latitudini nordafricane fino al fresco centro Europa.


Ma quella ricca varietà di specie di cui parlavo si deve anzitutto all’operosità degli agricoltori romani che ha scritto Elio Cadelo introdussero e acclimatarono la gran parte delle piante coltivate che ancor oggi troviamo nel nostro territorio che trasformarono radicalmente la flora di questo Paese grazie a decine e decine di ‘specie aliene’ che furono trasportate da altri Paesi, il più delle volte molto lontani”.

monaci del Medioevo poi portarono a compimento l’opera. Cosicché le campagne italiane e i nostri paesaggi sono un mirabile intreccio di natura e cultura.

Già dall’antichità la bellezza era il connotato principale del paesaggio italiano. La più antica delle laudes Italiae che conosciamo, quella di Marco Terenzio Varrone nel De re rustica, dell’anno 37 a.C., celebra l’Italia come il giardino del mondo: “Voi che avete peregrinato per molte e diverse terre, ne avete vista una più coltivata dell’Italia? Io, per conto mio, non credo che ce ne sia”. Anche Virgilio nelle Georgiche canta l’Italia per la sua bellezza rigogliosa.

La bellezza diventa il tratto dell’identità italiana nei secoli. Anche in Dante l’Italia è il “bel paese là dove ‘l sì suona” (Inf. XXXIII, 80), è “ l giardin de lo ‘mperio” (Purg. VI, 105). In un’enciclopedia medievale era descritta come la “terra pulcherrima, soli fertilitate pabulique ubertati gratissima” (la bellissima terra, piacevole per la fertilità del suolo e l’ubertosità dei suoi pascoli”).

Probabilmente è proprio qui, in Italia, che gli artisti hanno inventato il concetto di paesaggio. Di sicuro è qui che i costituenti hanno voluto una Costituzione repubblicana che contiene, fra i suoi principali articoli, quello geniale che tutela il paesaggio insieme ai tesori artistici e alla scienza: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (art. 9).

Credo sia un caso unico. Ma bisogna capire bene cosa significa “patrimonio”. Piero Calamandrei – uno dei padri costituenti – definiva “inadeguata e goffa” l’espressione  patrimonio artistico (e potremmo dire la stessa cosa del patrimonio naturale e paesaggistico).


Perché – argomentava Calamandrei – “patrimonio nel linguaggio dei giuristi è espressione che si riferisce alle cose, ai beni materiali, alla ricchezza (…), riguarda l’avere, non l’essenza… Ma invece le opere d’arte riguardano l’Essere, la civiltà, lo spirito di un popolo. Sono vita, sono parte della nostra vita, del nostro spirito, non si possono perdere senza sentirsi mutilati, menomati nello spirito”.

La stessa identica riflessione vale per il patrimonio paesaggistico. Le foreste e le rocce delle Dolomiti, le vigne delle colline toscane e la costa ligure, la scogliera amalfitana e il Po, sono luoghi dello spirito, dell’anima italiana, come la Cappella Sistina, come Venezia, come la Valle dei Templi di Agrigento, come la Divina Commedia, come gli anfiteatri romani, come i capolavori di Vivaldi e di Verdi.

In sostanza, la prima grande opera d’arte che abbiamo è l’Italia stessaUn capolavoro realizzato insieme dal Creatore e da generazioni e generazioni di italiani. Ci sono voluti millenni. L’Italia è la più straordinaria opera d’arte del mondo. Non c’è nulla di paragonabile.

La bellezza – che è fatta di natura, cultura, lavoro, sofferenza, amore e genio – è il cuore dell’identità italiana. E’ l’anima dell’Italia, il nostro vero, grande tesoro. E va amata, custodita, protetta, tutelata con tutto il cuore e tutti i mezzi.

Antonio Socci
Da “Libero”, 5 novembre 2018

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https://sadefenza.blogspot.com/2018/11/gli-abeti-distrutti-dal-maltempo-i.html




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