sabato 15 settembre 2012

Tramatza: Sa Consulta Revolutzionaria de Sardinya

Antonio Masala
www.unionesarda.it
Tramatza assembela de Sa Consulta Revolutzionaria

Battezzato ieri a Tramatza un movimento che unisce, tra gli altri, Irs, Sni, La base e pastori

In campo i nuovi rivoluzionari
Sale: «La vecchia politica farà i conti con noi, valiamo il 15%»

«Fuori tutti» che per i «rivoluzionari» sta all'urlo «disposti a tutto» dei lavoratori Alcoa. Stessa rabbia, stessa voglia di spaccare il mondo e prima di tutto, per i «rivoluzionari» senza armi, mandare a casa i politici di oggi insieme alla politica di sempre. 
A Tramatza si sono ritrovati in quattrocento, pastori, sindacalisti sparsi, politici borderline della politica, commercianti, artigiani, quelli di Sardigna Natzione e Irs con in testa Bustianu Cumpostu e Gavino Sale, movimenti indipendentisti vari, associazioni di non allineati, gli attendati fissi di viale Trento. Osservatori attenti, gli avvocati Elias Vacca e Patrizio Rovelli. Celebrano il battesimo della nuova creatura movimentista: la “Consulta rivoluzionaria” che punta a far fuori senza botte di testa ma a colpi di protesta e di voti chi «ha distrutto la Sardegna» come ripetono in coro pastori e artigiani neri di rabbia e rossi di finanze. Rivoluzione democratica sotto l'arcobaleno dell'autonomia e dell'indipendentismo. Di sardismo dal sapore antico.

http://www.youtube.com/watch?v=yUR_0cBDRHI&list=UU5Hyfett8HG7Z6YsAcO5okA&index=2&feature=plpp_video
GRANDE COALIZIONE 

Per qualcuno un sogno che diventa realtà. Ciascuno col suo passato e la sua storia ma tutti disposti a fare un passo indietro per farne tre avanti come hanno sottolineato con forza Gavino Sale, Bustianu Cumpostu, Stefano Arbau e Felice Floris per Sardigna Natzione, Irs, La base e Movimento pastori anche se con qualche sottolineatura. Tracciare il passaggio dalla «protesta alla proposta», che chiuda con il tempo delle sortite sulla Carlo Felice per far posto a quello della grande coalizione capace di spalancare le porte della Regione. Che allontani una classe politica e ne chiami una nuova: quella «rivoluzionaria», compattata attorno a un blocco sociale che, a detta di Gavino Sale «vale il 15 per cento dell'elettorato». «Con questa nuova forza non politica ma movimentista», dice Sale, «la vecchia politica dovrà fare i conti. Adesso i sardi devono decidere di decidere, il tempo è scaduto per tutti».


LA RIVOLUZIONE 

 Bustianu Cumpostu l'aggettivo «rivoluzionaria» non garba granché, «forse va cambiato ma di sicuro vanno cambiati tutti i politici perché non è possibile che esistano partiti che non vogliono la prosperità della Sardegna». 
Ma cambiare come? La risposta è pressoché unanime, da Cumpostu e Sale, da Floris e Arbau passando per Ivan Garau, presidente del Movimento artigiani sardi. Intanto mobilitando la gente, girando paese per paese per spiegare, presentare proposte e progetti. Gavino Sale ne ha anticipato tre tutte imperniati sulla sovranità, passaggio di qualità dall'autonomia ormai morta e sepolta: sovranità fiscale, energetica e agroalimentare.

http://www.youtube.com/watch?v=5R_6WZiJEp4&list=UU5Hyfett8HG7Z6YsAcO5okA&index=4&feature=plcp

PASSAGGIO STORICO
 Per Felice Floris la consulta rappresenta qualcosa di storico, senza precedenti per portata e idee. «È l'aggregazione di tutti quelli che amano la Sardegna, lavorano e producono. Di chi rispedisce al mittente la vecchia politica e scrive una pagina nuova». Alla prima uscita, entro il 15 ottobre a Cagliari, annunciano che saranno in cinquantamila per assediare il Consiglio regionale. Sarà «una sollevazione popolare democratica» al grido «tutti a casa». Piovono gli applausi, gli stessi che rinforzano la rabbia di Andrea Impera quando pretende la zona franca vista bene da Angela Merkel ma non dalla Regione e quella non meno nascosta di Ivan Garau quando ricorda che oltre Alcoa, Carbosulcis, «esistono anche i poveracci delle partite Iva braccati da Equitalia». Per Efisio Arbau «i politici di oggi sono fuori. La consulta invece avanza, si fa squadra e sarà presto pronta a dare vita a una battaglia durissima».


ZUNCHEDDU CONTESTATA

Claudia Zuncheddu, unica consigliere regionale presente, parla di «una Sardegna isolata, che ha di fronte non tante singole vertenze ma la sua vertenza, unica e drammatica». In sala c'è chi la contesta e Felice Floris allora ricorda che «il problema è stare in questo consiglio regionale .Chi ci sta o c'è stato non può essere all'interno della consulta perché resta comunque macchiato da una certa politica». Quella iniziata a Tramatza è un'altra storia.


INTERVENTOS DE SOS FUNDADORES DE SA CONSULTA REVOLUTZIONARIA -

http://www.youtube.com/watch?v=yUR_0cBDRHI
http://www.youtube.com/watch?v=NDIvsH6gMpc
 http://www.youtube.com/watch?v=5R_6WZiJEp4
TRAMATZA assemblea de sa Consulta revolutzionaria de Sardinya


domenica 9 settembre 2012

BERSANI PENSA SOLO COL PERMESSO DEL FMI

BERSANI PENSA SOLO COL PERMESSO DEL FMI
Di comidad 
Pierluigi Bersani segretario PD conclude la festa del 2012

Pierluigi Bersani manifesta apparentemente una visione chiara del nemico da battere. Tutto ciò che lo contraria viene fatto rientrare nel contenitore del "populismo", un'etichetta che gli consente di accomunare fenomeni come Grillo, Di Pietro, Ingroia o il Buffone di Arcore.

Nel Bersani-Pensiero, "populismo" è quindi tutto ciò contro cui è lecito, anzi doveroso, battersi. Angela Merkel sembra essere venuta in suo soccorso, poiché poche settimane fa anche la cancelliera tedesca aveva dato fiato ai timori di una possibile vittoria elettorale dei populismi in Europa. Questo però prima di convertirsi anche lei al "tremontismo", cioè all'espediente retorico di rifarsi una verginità grazie alla denuncia generica dei mali del dominio della finanza, salvo poi continuare ad obbedire, punto per punto, ai dettami del Fondo Monetario Internazionale.

Potrebbe darsi infatti che Bersani e la Merkel, in fatto di esecrazione del populismo, abbiano avuto un ideologo in comune, in questo caso proprio il FMI. La categoria "populismo" è infatti quella che dagli anni '80 serve ad individuare e screditare tutte le opposizioni alla politica del FMI in America Latina. 

Il populismo ha come termini contrari "pragmatismo" o "modernità". L'opposizione proposta in questi termini non è affatto simmetrica, dato che non si capisce perché non possa esistere anche un populismo moderno e pragmatico; ma il senso propagandistico di questa opposizione di termini è invece evidente; vuole cioè suggerire che una politica economica seria non può che basarsi su provvedimenti impopolari. Almeno questo è ciò che ci assicurano gli ideologi del FMI sul sito della stessa organizzazione. [1]

Si comprende perciò il motivo per il quale Bersani ritiene lecito e doveroso opporsi al populismo, visto che la condanna viene da tanta autorità. E, visto che però una "opposizione" di bandiera al berlusconismo bisognava comunque fingerla, allora, per poterselo consentire, occorreva collocare pretestuosamente nel calderone del "populismo" anche un'esperienza di governo che si è distinta invece per assoluta obbedienza ai dettami del FMI. 

Del resto, sebbene oggi l'Europa sia trattata esattamente come l'America Latina degli anni '80 e '90, di importanti tentativi di opposizione politica al FMI non ve ne sono stati; tranne il fuoco di paglia di Orban in Ungheria, che però non ha trovato in Putin la sponda che sperava, dato che il leader russo se ne è andato, anche lui, a cercare il proprio spazio alla corte del FMI e del WTO. Intanto, in Europa ed in Italia c'è chi crede veramente che il problema sia il rigore deflazionistico della Germania, e magari aspetta e spera soccorso da Obama o dallo stesso FMI.

Quando Bersani è diventato segretario del Partito Democratico in molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Che al posto di un ideologo fumoso e sradicato come Veltroni si insediasse un uomo legato agli affari delle Coop rosse, delle Municipalizzate del Nord-Italia o della Compagnia delle Opere, fu considerato persino un elemento rassicurante, poiché finalmente si aveva a che fare con qualcuno legato a interessi, magari loschi, ma comunque connessi al territorio italiano. 

Questa speranza che l'affarismo locale potesse costituire un contrappeso allo strapotere dell'affarismo delle multinazionali si basava sul vecchio schema delle "borghesie nazionali"; uno schema che però non tiene conto del fatto che il colonialismo determina un vero e proprio "sequestro di coscienza" nei confronti dei gruppi dirigenti locali.

Mettiamoci nei panni del giovane Bersani nell'Italia degli anni '70, iscritto al PCI mentre questo partito attuava la sua riconciliazione con l'Occidente e con la NATO. Rampollo di un'umile famiglia di lavoratori, Bersani si iscriveva alla Facoltà di Filosofia, e non perché sia quella dove si studia meno, ma proprio per soddisfare la sua insaziabile sete di verità. Gli eventi storici però cospiravano per offrire luminosamente al giovane Bersani quella Verità che i suoi studi universitari gli rendevano invece sfuggente.

Nel 1976 il governo italiano contraeva il suo primo debito col FMI. Con una "lettera d'intenti" dell'allora ministro del Tesoro, Stammati, l'Italia chiedeva un prestito di durata determinata al FMI, ovviamente offrendo le consuete "garanzie comportamentali", cioè tagli alla spesa sociale ed ai salari. Il prestito aveva un'entità di poco più di cinquecento milioni di dollari, cioè una cifra non molto rilevante per il bilancio di uno Stato come l'Italia. [2]

Ma quel debito dell'Italia nei confronti del FMI assumeva un enorme significato politico nel momento in cui il PCI reggeva il governo in parlamento attraverso la propria astensione. In pratica si richiedeva al PCI di aderire non solo alla NATO, ma anche alle dottrine del braccio finanziario della stessa NATO, cioè il FMI.

A riprova di questa "conversione" del PCI, sta di fatto che non soltanto i media ufficiali, ma anche la stampa di sinistra - comprese alcune riviste rivoluzionarie - cominciarono ad attribuire la causa della crisi economica agli aumenti salariali e alla crescita della spesa sociale (definita allora anche come "salario sociale"). 

Immaginiamoci dunque il giovane Bersani immerso nell'avida lettura de "l'Unità", de "La Repubblica" (un quotidiano allora appena fondato) o de "l'Espresso". Immaginiamocelo anche seguire disciplinatamente i corsi alla scuola-quadri del PCI, e nutrirsi avidamente di quelle nuove e ispirate verità. Per Bersani fu una rivelazione, un nuovo Vangelo: "Beati i poveri perché sarà sempre colpa loro".

Bersani era anche allora un coerente uomo di sinistra, sempre dalla parte dei più deboli e, grazie a quelle geniali dottrine, scoprì che l'unico modo di stare veramente dalla parte dei più deboli è quello di mettersi sempre contro di loro. Infatti gli ideologi del FMI ci spiegano che i poveri vorrebbero più salario e più tutele, ma questo è populismo, che crea inflazione e calo della produttività, quindi più povertà. 

Per combattere la povertà bisogna invece combattere i poveri e tutelare i ricchi, cioè costringere i poveri a fare l'elemosina ai ricchi. Qualsiasi mediazione sociale e territoriale viene quindi liquidata come obsoleta, ed ogni questione viene letta esclusivamente nell'ottica di un classismo feroce.

Bersani apprese egregiamente quella lezione, la fece sua. Capì che bisogna avere la spregiudicatezza e il coraggio di sfidare il principio di non-contraddizione, che è roba da populisti. 

Tra le sue varie esperienze di governo, Bersani è stato anche ministro dei Trasporti, cosa che gli ha consentito di affrontare con particolare competenza la questione TAV. Bersani ci ha spiegato che non conta nulla che la Tratta ad Alta Velocità Torino-Lione si basi su un traffico sempre più inconsistente, che lascia semi-inutilizzate le linee già esistenti, poiché saranno le nuove linee ferroviarie a creare il traffico, e non viceversa. 

Ma i soldi per l'Alta Velocità bisognava trovarli da qualche parte, perciò occorreva tagliare laddove il traffico invece c'era, come nelle linee regionali o nei vagoni-letto. Le conseguenze di questa minore mobilità di persone e di merci sono stati un calo delle attività produttive ed anche un crollo dei valori immobiliari. Hai creato tanta nuova povertà, quindi ricchezza sicura. 

Pensa infatti a quante attività produttive e quanti immobili possono essere rilevati dalle compagnie multinazionali a prezzi di svendita. Ormai non sono più solo i lavoratori a impoverirsi, ma anche i ceti medi. Anche in Val di Susa il grande buco nella montagna sta determinando un crollo dei valori immobiliari, perciò i "tagli" o le cosiddette "grandi opere" convergono nell'obiettivo di aggredire e saccheggiare i territori.

Un aspetto curioso della propaganda del FMI riguarda il tentativo di porre tutta la propria politica sotto l'icona dell'economista neoliberista Milton Friedman, come a voler lanciare un'esca ai keynesiani, sfidandoli a singolar tenzone in una di quelle infinite discussioni sulle teorie economiche. In realtà nessuna dottrina economica è in grado di giustificare i precetti del FMI, che sono invece spiegabilissimi in base al codice penale. 

Si tratta infatti di banali pratiche di sabotaggio e di aggiotaggio per svalutare i territori, i beni pubblici e i piccoli patrimoni privati per consentirne più facilmente il saccheggio da parte delle multinazionali. 

Che il fenomeno FMI debba essere analizzato non in base a criteri economici, bensì strettamente criminologici, è un elemento che ormai fa parte del bagaglio dell'opinione pubblica latino-americana; al contrario, in Europa l'esistenza del FMI è appena percepita e, per di più, come un'entità indistinta e neutra. Se non fosse stato per le disavventure sessuali di Strauss-Kahn, molti in Europa non saprebbero neppure che il FMI esiste.


[1]http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.imf.org/external/np/speeches/2006/113006.htm&prev=/search%3Fq%3Dimf%2Bpopulism%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26biw%3D960%26bih%3D513%26prmd%3Dimvns&sa=X&ei=BqdEUIPIJeHj4QSL54HIAg&ved=0CCwQ7gEwATgK
[2]http://www.mps.it/NR/rdonlyres/41611F53-B7C6-4787-81AA-1B4D57C26961/34278/07Verde.pdf

sabato 8 settembre 2012

IL PRESIDENTE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA



Mario Draghi, per grazia di Dio
di Pedro Luìs Angosto
da: rebelion.org
24/8/2012
ciptagarelli.jimdo.com

Devo riconoscere di avere una appassionata ammirazione per Mario Draghi. Può sembrare scioccante per chi abbia letto altri miei articoli ma è così.
Il fatto è che ho un figlio che studia Scienze Economiche e io, per mio figlio, voglio il meglio; per questo, ogni volta che parliamo di futuro e di economia – cose evidentemente in contraddizione, attualmente – gli leggo la biografia di Draghi e gli dico che dev’essere come lui, che così come va il mondo è necessario saper scegliere.
 Tu – lo avverto – hai due strade; una, studiare bene la tua materia, essere un maledetto rosso come tuo padre e non combinare niente di buono, oppure essere come Mario Draghi o San Escrivà de Balaguer (1) – le capacità le hai, non ci vuole molto, anche se non bisogna avere scrupoli, non è difficile! – persone che hanno avuto un’infanzia difficile (non come te, figlio mio, che sei cresciuto tra lenzuola di seta e succhi di frutta esotici) ma che non sono riusciti a superare le avversità, le pietre che Nostro Signore Onnipotente gli poneva sul cammino fino ad arrivare in Terra a godere dei beni e delle prebende che generalmente il divino riserva ai mortali in quel luogo in cui – dicono – si arriva senza soldi e che, per questo stesso fatto, nessuna commissione internazionale delle molte inviate ha potuto verificare non solo la sua ubicazione ma neppure la sua esistenza.
Non ti preoccupare dell’etica né della tua coerenza ideologica; nessun cattolico potente, nessun banchiere, nessun appartenente al Partido Popular o nessun Papa del mondo crede in Dio; anzi, sanno benissimo che non esiste e questo è il vantaggio che hanno rispetto ai poveri che ci credono.
Puoi continuare ad essere rosso, anche comunista, di quelli che - non lo metto in discussione, sai già che sono una persona democratica ma questo tienilo per te - parlano sì coi compagni ma mai dove c’è gente di un certo livello, perché tutto si viene a sapere e le cose brutte si sanno ancor più velocemente, per stringere legami, se ancora serve questo metodo e puoi tenere la tua ideologia per te, clandestina, ma per quello che riguarda il tuo domani bisogna essere pratici e comportarsi come un buon gesuita, proprio come dimostra la traiettoria di vita di Mario Draghi.

Non preoccuparti mai dei danni diretti e collaterali che la ricerca del tuo interesse personale possono causare a seconde o terze persone: la maggioranza non le conosci, e se ne conosci qualcuna perché è un tuo subordinato o perché il suo lavoro dipende da te, mantieni le distanze, non permettere che ti contaminino con i loro piccoli problemi tipo non arrivo alla fine del mese, non ho da dar da mangiare ai miei figli, non c’è la scuola o l’ospedale… queste sono piccolezze.

Se segui la strada tracciata da San Ignazio di Loyola (2) e continuata da San Escrivà – immensi apporti della Spagna alla civiltà - come ha fatto Draghi, sarà il segno che Dio ti guarda; il resto, o gli altri, non importano. Il tuo dovere è di seguire sempre la Strada perché domani, quando la miseria sia divisa tra tutti i miserabili, tu possa vivere come Dio comanda.
So già che quello che ti chiedo è difficile, molto difficile, però ti ho già detto che Dio mette alla prova gli eletti, e tu sei fra loro. Mettere da parte le tue idee – che mi sembrano giuste e che condivido – rispetto al tuo itinerario studentesco e lavorativo sarà la garanzia assoluta del tuo trionfo e, alla fine, della mia soddisfazione e orgoglio perché saprò che sarai tra coloro che comandano e godono, tra coloro che schiacciano e ridono e non tra i comandati schiacciati e sofferenti. Non si crescono i figli per questo.

Mio figlio comincia a stufarsi della predica, ma soprattutto ha non capisce il discorso che gli sto facendo. Mi domanda: ma se tu mi hai dato da leggere il primo libro di Gramsci, mi parlavi di Rosa Luxemburg, sei anticlericale, ti emozionavi evocando la rivoluzione russa e quella francese, maledici sempre il capitalismo, come puoi dirmi queste cose? E soprattutto, come ti aspetti che io segua i tuoi consigli?

Figlio mio, sembra che tu non abbia capito; io continuo ad essere quello di sempre e a pensare esattamente come prima, ma succede che viviamo in un mondo convulso dove tutto cambia alla velocità della luce; quello che io metto davanti ai tuoi occhi e alla tua intelligenza è la necessità che tu scelga tra lo stare con chi è sopra e gode il miele del successo o il vivere in ginocchio tra il fango e l’indolenza di coloro che sono aggrediti e non sono neppure capaci di difendersi, e men che meno di passare all’attacco.

Guarda, figlio mio, Mario Draghi ha perso il papà quando era piccolo. Credeva che la sua vita non valesse più niente, ma quando tutto sembrava perduto i figli di Sant’Ignazio de Loyola, per ordine di Dio, gli diedero un’opportunità e lo accolsero nel loro seno. Là silenzioso, obbediente, disciplinato, imparò le massime ignaziane come pochi lo avevano fatto prima. Data la sua nascita avrebbe potuto essere un proletario rivoluzionario, ma questo era molto triste, e lui seppe scegliere, passando sopra chiunque e obbedendo a chi doveva obbedire.
Prima l’ipocrisia della povertà, “che la mia mano destra non sappia mai che cosa fa la sinistra” e, soprattutto, al mondo non c’è nessuno più importante di me e dei miei padroni.
Non ha mai pensato agli altri né si è mai preoccupato delle sofferenze di milioni di persone; per questo, seguendo la Strada che Dio gli aveva tracciato - e i gesuiti spiegato - se n’è andato al Massachusetts Institute of Technology, dove ha imparato chi muove la mano invisibile “dei mercati”, e ha mangiato spesso con alcuni dei padroni di quelle mani, costruendo grandi amicizie con Goldman e soci.
E’ ritornato alla sua Italia natale – un signor nessuno – e per anni ha dato lezioni nelle migliori università. Ma questo non gli era sufficiente e lui, come un Titano, è sfinito alla Banca Mondiale, di cui è stato Direttore Esecutivo, è diventato persona della massima fiducia di Goldman Sachs e si è incaricato di privatizzare tutto quello che il popolo italiano aveva costruito con il suo lavoro per il bene comune.

Non gli hanno tremato i polsi, non ha dubitato un attimo, come fanno i figli di Sant’Ignazio di Loyola, di San Escrivà e di Milton Friedman (3); ha continuato ostinatamente la sua missione; i cadaveri si contavano a milioni attorno a lui e ad ogni nuovo scalino che saliva, Stati interi soccombevano a maggior gloria del capitalismo. Infine, quando grazie alla sua costanza, perizia ed abilità, cominciava a credere che non gli rimanesse niente da conquistare – era stato anche amico di Silvio Berlusconi – Goldman e Angela Merkel gli hanno offerto la presidenza della Banca Centrale Europea: non si poteva arrivare più lontano!
Le istruzioni erano chiare e severe: ti devi occupare di due cose. Succeda quel che succeda, che l’inflazione non si alzi per non danneggiare l’economia tedesca anche se le altre andranno in rovina e con esse migliaia di cittadini, e di strangolare i paesi della periferia in modo che tutto il flusso economico dell’Europa vada verso il Centro. E’ vero che estenderemo la miseria fino ad estremi mai visti per la maggioranza degli abitanti del vecchio continente, ma questa è la tua missione. Draghi sorrideva mentre un filo di bava gli colava dal lato destra della bocca. Non disse niente, assentì e si mise all’opera.

Quindi lui stesso…figlio mio, figlio, dove sei? Giulio, Giulio…?!!

Sono tre mesi che non vedo mio figlio. Dicono che se n’è andato in uno sbuffo di fumo, a uccidere le canaglie col suo fucile della vendetta. Vi assicuro che glielo detto, tutto quanto sopra, per il suo bene. Se qualcuno sa dove si trova – è alto, bello e molto simpatico – per favore, vi prego di farmelo sapere.

(*) Storico, scrittore e giornalista spagnolo
1) Fondatore dell’Opus Dei, canonizzato da Giovanni Paolo II;
2) Fondatore della Compagnia di Gesù;
3) Economista statunitense, premio Nobel per l’economia, padre del neoliberismo.

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” Via Magenta 88 Sesto San Giovanni )

giovedì 6 settembre 2012

Banca Mondiale: nel 2010 crescita record per Venezuela, ALBA, UNASUR, CELAC e BRICS; perdono potere Europa ed USA



Banca Mondiale: nel 2010 crescita record per Venezuela, ALBA, UNASUR, CELAC e BRICS; perdono potere Europa ed USA

Attilio Folliero Аттилио Фолльеро
Cecilia Laya
Tito Pulsinelli 

selvasorg



Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla Banca Mondiale, gli otto paesi che conformano l’ALBA (1) sono quelli che maggiormente sono cresciuti fra il 2009 ed il 2010: il PIL dei paesi dell’ALBA è cresciuto del 33,43%, seguto dai 5 Paesi che conformano l’area geografica dell’ AfricaMeridionale (2), cresciuti del 28,81%, dai 12 paesi dell’ UNASUR (3) al 27,07%, dai 33 paesi dell’America Latina che conformano la CELAC (4) al 25,41%, dai 5 paesi dell’ ASEAN (5) al24.39%, dai 5 del BRICS (6) al 22,37% e dai 6 paesi dell'OCS (7) in crescita del 19.36%.

I paesi del cosiddetto blocco occidentale, che ben rispondono alla definizione di Paesi Industrializzati Altamente Indebitati (PIAI), sono al di sotto della crescita media mondiale;infatti, mentre l’economia mondiale è cresciuta complessivamente dell’8,92%, l’ Oceania (Australia e Nuova Zelanda) è cresciuta del 7,68%; i paesi del Nord America del 5,06%; iPaesi dell’ OCSE (8) hanno fatto registrare una crescita del 4,74%; quelli del G7 (9) solamentedel 3,76%; l’Europa nel suo complesso è cresciuta dell’1,42%. I 27 paesi che conformano l’Unione Europea (10) ed i 17 dell’ Area Euro (11) sono in decrescita, rispettivamente dello0,49% e del 2,14%.
I sedici paesi che conformano geograficamente l’Europa Meridionale e che ben può definirsi Europa Latina (12), hanno sperimentato una decrescita del 3,45% ed è l’area del mondo cheha perso maggior potere fra il 2009 ed il 2010.
Per quanto riguarda i singoli paesi, la Mongolia é in assoluto il paese con la più alta crescita: fra il 2009 ed il 2010 è aumentato del 35,27%; tra i paesi importanti, a più forte crescitatroviamo l’ Indonesia (31,00%), il Brasile(30,94%), l’India (25,40%), la Russia (21,10%), il Venezuela (20,15%), l’ Argentina (20,04%), la Cina (18,74%). Dei sette Grandi, il Canada è l’unico ad avere sperimentato una forte crescita (17,90%); il Giappone è cresciuto dell’8,46%,il Regno Unito del 4,16% e gli USA del 3,83%; la Germania, che occupa il posto 150 nellalista dei paesi in base alla crescita, è in decrescita dello 0,55%, la Francia al posto 167retrocede del 2,83% e l’Italia al posto 169 decresce del 2,83%.
In attesa che la Banca Mondiale pubblichi i dati del 2011, prevedibilmente nel prossimo mese di luglio, possiamo anticipare che i paesi dell’ALBA, trainati dalla crescita del Venezuela,continueranno ad essere protagonisti anche per l’anno 2011 e seguenti.
Da quando il Venezuela è governato dal presidente Hugo Chávez, secondo i dati della Banca Mondiale, lo sviluppo è stato enorme, trascinando nella crescita anche i paesi dell’ALBA.Chávez arriva al governo nel 1999, peró nei primi 4 anni, oltre ad occuparsi delle grandiriforme istituzionali, deve fronteggiare un colpo di stato, nell’aprile del 2002 ed una serratapatronale di due mesi, dal dicembre 2002 al febbraio 2003, che letteralmente azzera laproduzione petrolifera, principale attività economica del paese. Dal 2003, quando il PIL delVenezuela ascendeva a 83 miliardi di dollari USA, lo 0,22% del PIL mondiale, è passato adoltre 391 miliardi nel 2010, con una incidenza dello 0,62% sul PIL mondiale; da quintaeconomia dell’America Latina (dietro a Messico, Brasile, Argentina e Colombia) e 44°economia del mondo, che era nel 2003, è passata ad essere la terza economía dell’AmericaLatina, dopo Brasile e Messico, superando Argentina e Colombia e 25° economia del mondonel 2010.
Tra il 2003 ed il 2010 la crescita venezuelana è stata del 368,59%; solamente 4 paesi hannoavuto una crescita superiore: Azerbaijan (611,60%), Angola (508,59%), Kazakistan (383,43%) e Guinea Equatoriale (374,41%). Nello stesso periodo, il Brasile è cresciuto del277,92%, la Cina del 261,17%, la Russia del 243,87%, l’ India del 188,11%. I paesi del G7hanno avuto crescite modeste: Canada 82,13%, Francia 42,84%, Italia 36,08%, Germania 35,35%, USA 31,54%, Giappone 29,08%, Regno Unito 21,58%. Nello stesso periodo, fra il 2003 ed il 2010, per quanto riguarda i blocchi economici, quelli chesono cresciuti di più sono: OCS (259,43%), Unasur  (246,72%), Brics (241,60%), Alba (233,23%) e Celac (159,63%); al polo opposto, i blocchi cresciuti di meno sono: Area Euro (42,45%), Unione Europea (42,24%), Paesi OCSE (41,31%) e G7 (33,69%).
In sostanza possiamo dire che il baricentro del mondo, si sta spostando sempre più verso America Latina ed Asia; in particolare i paesi del BRICS, dell’ALBA e dell’OCS avranno unruolo sempre maggiore ed il BRICS è destinato a superare a breve il G7.Confrontando l’evoluzione negli ultimi 20 anni, tra aeree e blocchi geopolitici, risulta evidenteche il polo incentrato sugli Stati Uniti e l’Europa (G7, Unione Europea e paesi dell’area Euro) – identificabili come PIAI o vassalli della NATO - sono in fase calante. In ascesa i blocchi deipaesi asiatici e dell’America Latina (BRICS, OCS, UNASUR, ALBA e CELAC).I paesi del G7, che nel 1993 producevano il67,45% del PIL mondiale, nel 2010producevano solo il 50,25% e sicuramente nelcorso del 2011 sono scesi al di sotto del 50%; ipaesi del BRICS invece, che nel 1992rappresentavano il 6,72% del PIL mondialesono triplicati, arrivando al 18,31% nel 2010;cosi pure i paesi della Cooperazione diShangai (OCS) sono passati dal 3,67% al del1993 al 12,02% nel 2010.
Vanno su quelli che hanno tralasciato o abbandonato l’ortodossia neoliberista e i diktat delFMI e delle elites finanziarie. Per il futuro a breve e medio termine, possiamo senz’altro direche i paesi dell’America Latina e dell’Asia continueranno a crescere, mentre si accentuerá ildeclino progressivo dei PIAI, che fanno capo agli USA ed all’Europa occidentale.Riguardo il Venezuela, tutto indica che non si fermerá la forte crescita, visto che laproduzione di petrolio é programmata per elevarsi dai 2,99 milioni di barili al giorno del 2011,ad oltre 5,81 per il 2018 (13), grazie a circa 100 miliardi di dollari di investimenti, versati sia dalVenezuela che da compagnie petrolifere di numerosi paesi, tra le quali vi è la partecipazionedell’ENI, con oltre 7 miliardi; il settore delle costruzioni contribuirà enormeente alla crescitadel paese, considerato che è prevista, per i prossimi 5 o 6 anni, la costruzione di circa 3milioni di appartamenti, settore che ovviamente trascinerà nella crescita anche l’indotto (cemento, ferro, ceramica, infissi, …); inoltre, contribuirà alla crescita del paese, ilpotenziamento delle infrastrutture e delle comunicazioni, con la costruzione di migliaia dichilometri della rete ferroviaria, di decine di chilometri in nuove linee metropolitane nelleprincipali città, il terzo ponte sull’Orinoco (con una lunghezza totale superiore ad 11 chilometried equivalente a quasi tre volte il fantomatico e mai realizzato Ponte di Messina, in Italia) enumerose imprese stategiche, tra cui quella dedicata alla progettazione e realizazione disatelliti per telecomunicazioni. Non è affatto azzardato prevedere che il nostro amatoVenezuela nel prossimo quinquenio entri a far parte del ristretto gruppo di paesi che hannoun PIL dell’ordine del migliaio di miliardi di dollari.
Il Venezuela, inoltre è destinato ad entrare presto nel gruppo dei paesi a reddito alto; secondo la Banca Mondiale, per l’anno 2010, si considerano a reddito alto i paesi che hanno un redditoprocapite superiore a 12.276 dollari annui; per il 2010, il reddito procapite del Venezuela eradi 11.590 dollari ed era inserito tra i paesi a reddito medio alto; grazie alla crescita in attoentrerà presto a far parte dei paesi a reddito alto e successivamente ad avvicinarsi semprepiù al reddito di quelli che fino ad oggi possiamo considerare i paesi più ricchi del mondo,sempre che continui la attuale politica portata avanti dal governo di Hugo Chávez.
Ricerca a cura di: Attilio Folliero, Cecilia Laya e Tito Pulsinelli (14)

Notas
1) Gli 8 paesi che formano l’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nostra America – Trattato sulCommercio dei Popoli (ALBA-TCP) sono: Antigua e Barbuda, Bolivia, Cuba, Dominica,Ecuador, Nicaragua, San Vicente y las Granadinas, Venezuela;
2) I 5 paesi che formano geograficamente l’Africa meridionale son: Botswana, Lesotho, Namibia,Sudafrica e Swaziland;
3) I 12 paesi che conformano la Unione di Stati Sudamericani (UNASUR) sono: Argentina,Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perú, Surinam, Uruguay eVenezuela;
4) I 33 paesi che fanno parte della Comunità di Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) sono: Antigua e Barbuda, Argentina, Bahamas, Barbados, Belice, Bolivia, Brasil, Cile, Colombia,Costa Rica, Cuba, Dominica, Ecuador, El Salvador, Granada, Guatemala, Guyana, Haití,Honduras, Giamaica, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perú, Repubblica Dominicana,Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Surinam, Trinidad e Tobago,Uruguay e Venezuela;
5) La Associazione di Stati del Sud-est Asiatico (ASEAN) è formata da 10 paesi (BruneiDarussalam, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia eVietnam); in questa nostra ricerca prendiamo in considerazione solamente i 5 paesi più grandiper i quali esistono dati certi per il periodo analizzato: Indonesia, Malesia, Filippine, Tailandiae Vietnam;
6) I 5 paesi del BRICS sono: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica;
7) I 6 paesi membri della “Organizzazione della Cooperazione di Shanghái” (OCS) sono: Cina,Russia, Kazakistan, Kirgikistan, Tagikistan e Uzbekistan; attualmente sono entrati comeosservatori altri 4 paesi (India, Iran, Pakistan e Mongolia), che in futuro potrebbero entrare apieno titolo nella OCS; inoltre, sono in corso trattative con altri due paesi (Bielorussia e SriLanka); infine, in Serbia ci sono partiti e movimenti che invece dell’ingresso nella UnioneEuropea stanno facendo pressione per avvicinarsi alla OCS, organizzazione che quindi in unfuturo non tanto lontano potrebbe assumere un ruolo rilevante a livello mondiale;
8) L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo económico (OCSE), conosciuta come“club dei paesi ricchi” fino al 2010 aveva 33 paesi membri: Canada, USA, Regno Unito,Danimarca, Islanda, Norvegia, Turchia, Spagna, Portogallo, Francia, Irlanda, Belgio,Germania, Grecia, Svezia, Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Lussemburgo, Italia, Giappone,Finlandia, Australia, Nuova Zelanda, Messico, Repubblica Ceca, Ungheria Polonia, Corea delSud, Slovacchia, Cile, Slovenia e Israele; alla fine del 2010 è entrata anche l’Estonia epertanto i paesi membri attualmente sono 34;
9) Il Gruppo dei sette o dei sette grandi (G7) è costituito da: USA, Giappone, Germania, Francia,Regno Unito, Italia e Canada;
10) I 27 paesi che attualmente formano l’Unione Europea sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro,Repubblica Ceca, Danimarca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia,Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, PaesiBassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania e Svezia;
11) I 17 paesi dell’Unione Europea che hanno adottato l’Euro (Eurozona) sono: Germania, Austria, Belgio, Cipro, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia,Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi e Portogallo; ricordiamo che l’Euro è statoadottato anche da altri 6 paesi (Monaco, San Marino, Vaticano, Andorra, Montenegro eKossovo) e dai territori britannici in Cipro (Akrotiri e Dhekelia) e per le sue emissioni filatelicheanche dal Sovrano Militare Ordine di Malta, stato senza territorio riconosciuto dall’ONU;
12) I 16 paesi che formano geograficamente l’Europa del Sud e che Félix Martin RodríguezMelo ha giustamente denominado “Europa Latina”, sono: Albania, Andorra, Bosnia edHerzegovina, Croazia, Slovenia, Spagna, Gibilterra, Grecia, Italia, Kosovo, Macedonia, Malta,Montenegro, Portogallo San Marino e Serbia;
13) Secondo l’annuale rendiconto del 2011 di PDVSA, Urlwww.pdvsa.com
14) Attilio Folliero è un italiano residente in Venezuela, laureato in Scienze Politiche all’Università“La Sapienza” di Roma; attualmente professore contrattato della Facoltà di Scienze delleComunicazioni (Escuela de Comunicación Social) dell’Università Centrale di Caracas (UCV);Cecilia Laya è una economista venezuelana, con cittadinanza italiana, laureata in Economiapresso la UCV, attualmente funzionario della Università “Simon Bolivar” di Caracas (USB);Tito Pulsinelli è un sociologo italiano dell’Università di Trento, analista ed osservatoregeopolítico; i tre furono tra i fondatori del sito web lapatriagrande.net e sono membri delFREVEMUN (Fronte dei venezuelani del mondo) e di COVENPRI (Associazione venezuelanadi professionisti delle relazioni internazionali e difensori della solidarietà mondiale)



Per concessione di Attilio Folliero
Fonte: http://selvasorg.blogspot.it/2012/05/banco-mundial-en-2010-crecimiento.html
Data dell'articolo originale: 10/05/2012
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=7301

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