domenica 22 dicembre 2013

Telegraph: Il Presidente Italiano teme un'insurrezione violenta nel 2014, ma non propone nessun rimedio

Telegraph: Il Presidente Italiano teme un'insurrezione violenta nel 2014, ma non propone nessun rimedio.


Ambrose Evans Pritchard dal Telegraph commenta gli allarmi di Napolitano sui "Forconi" e le minacce non tanto velate di Draghi, che non offrono risposte alle tensioni sociali, ma solo imperativi impossibili. Non si può rimanere in recessione e disoccupazione di massa quando le soluzioni esistono e sono a portata di mano: la protesta sta diventando un movimento anti-Euro.


In Italia gli eventi stanno volgendo al peggio. Il presidente Giorgio Napolitano ha lanciato l'allarme su possibili "tensioni sociali e disordini diffusi" nel 2014, mentre la lunga recessione si trascina.
Coloro che vivono ai margini vengono coinvolti in "atti di protesta indiscriminata e violenta, verso una forma di opposizione totale".

Il suo ultimo discorso è una vera e propria Geremiade. Migliaia di aziende sono "sull'orlo del collasso". Grandi masse di persone prendono il sussidio di disoccupazione o rischiano di perdere il posto di lavoro. L'altissimo tasso di disoccupazione giovanile (41%)  sta portando verso un pericoloso stato di alienazione.



"La recessione sta ancora mordendo duro, e c'è la sensazione diffusa che sarà difficile sfuggirle, e trovare il modo per tornare alla crescita" ha detto.

Ma ora, quale potrebbe essere la causa di tutto questo? Potrebbe avere qualcosa a che fare con il fatto centrale e prioritario che l'Italia ha una moneta sopravvalutata del 20% o più, all'interno dell'Unione Monetaria Europea: che è intrappolata in un sistema di cambi fissi stile anni '30, gestito da una banca centrale anni '30, che sta lì a guardare (per motivi politici) mentre l'aggregato monetario M3 ristagna, il credito si contrae e la deflazione incombe?

Napolitano non offre alcuna risposta. Ex stalinista, che ha applaudito all'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956 (un peccato giovanile), Napolitano da tempo ha manifestato il suo fervore ideologico a favore del progetto UE. Egli è per natura incapace di mettere in discussione le premesse dell'unione monetaria, quindi non aspettatevi nessuno spunto utile dal Quirinale su come uscire da questa impasse.

Egli ammette che la crisi della zona euro "ha messo a dura prova la coesione sociale", ma lascia la questione in sospeso, e la sua argomentazione incompiuta, più sul descrittivo che sull'analitico.

Senza arrivare al punto di lanciare l'allarme sul rischio che corre lo Stato italiano stesso, ha detto che la crescente minaccia delle forze insurrezionali deve essere affrontata. La legge deve essere rigorosamente rispettata. Il paese deve andare avanti con disciplina. "L'Europa ci sta guardando", ha detto.

Napolitano è allarmato, e ha ragione di esserlo. La rivolta dei "Forconi" ha preso una svolta inquietante per le élite dell'Italia. Durante l'ultima manifestazione di massa a Torino la polizia si è tolta i caschi, come manifestazione di simpatia.

Questo sta diventando un movimento anti-UE. Uno dei leader dei Forconi è appena stato arrestato per essere salito agli uffici dell'Unione europea a Roma e aver strappato giù la bandiera blu e oro dell'Europa.

Dove porti tutto questo nessuno lo sa. Secondo Citigroup nel 2014 l'Italia resterà bloccata in depressione con una crescita dello 0.1%, di nuovo a zero nel 2015, e allo 0.2% nel 2016. Se è così, ben otto anni dopo la crisi, la produzione in Italia sarà ancora del 10% sotto l'ultimo picco, una performance di gran lunga peggiore di quella avuta durante la Grande Depressione.

Anche se la zona euro incontrasse una ripresa nel corso dei prossimi tre anni o giù di lì, il meglio che l'Italia possa sperare è la stabilizzazione su livelli di disoccupazione di massa – al 20% se si considera l'altissimo livello di lavoratori Italiani scoraggiati (numero tre volte superiore alla media UE) che sono usciti fuori dalle statistiche. La domanda è quanto tempo la società potrà tollerare tutto questo. Nessuno di noi sa la risposta.

Per ora l'Italia ha evitato un ritorno agli "anni di piombo", il terrorismo tra gli anni '70 e i primi anni '80, quando la stazione ferroviaria di Bologna fu fatta saltare dai fascisti e l'ex premier Aldo Moro fu sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse. Ma questo tipo di violenza non è poi così lontano come la gente pensa. Nel 2011 il capo dell'agenzia fiscale Equitalia è stato quasi accecato da una lettera bomba di matrice anarchica. Da allora ci sono stati ripetuti casi di attacchi dinamitardi.


La mia ipotesi è che ad un certo punto ci sarà un incidente - un po' come lo scontro tra le truppe francesi e i portuali a Brest nel 1935, quando un lavoratore fu colpito a morte con il calcio di un fucile, mettendo in moto degli eventi che infine costrinsero Laval alle dimissioni e fecero uscire la Francia dal Gold Standard.

A coloro che continuano a insistere che l'Italia deve stringere la cinghia e recuperare competitività tagliando i salari, vorrei obiettare che questo è matematicamente impossibile, in un clima di ampia deflazione o quasi deflazione in tutta l'UEM.

La ragione dovrebbe essere evidente a tutti, ormai. Non è possibile permettere allo stock di debito nominale di salire su una base nominale in contrazione. Una politica del genere fa sì che la traiettoria del debito aumenti in maniera esponenziale. Negli ultimi tre anni il debito Italiano è già aumentato dal 119% al 133% del PIL, in gran parte a causa delle politiche di austerità fiscale.

Sotto le attuali politiche UEM questo rapporto presto sfonderà il 140%, nonostante l'avanzo primario del bilancio Italiano - un livello oltre il punto di non ritorno per un paese senza moneta sovrana o senza una propria banca centrale. Tale è il potere dell'effetto denominatore.

Giusto per essere chiari. Non credo che l'Italia debba lasciare l'euro come prima opzione. Ci sono altre misure che dovrebbero essere prese prima, se non altro per costruire un contesto politico e morale favorevole.

L'Italia può cambiare la sua strategia diplomatica, spingendo per un cartello degli stati debitori del Club Med a leadership francese che prenda il controllo della BCE e della macchina politica dell'UEM. Hanno i voti, e la piena autorità legale basata sui trattati, per forzare una strategia di reflazione che potrebbe cambiato tutto, se solo osassero.

Questo è più o meno il nuovo piano di Romano Prodi, ex premier Italiano e "Mr. Euro", che ora sta sollecitando l'Italia, la Spagna e la Francia a unirsi, piuttosto che illudersi di poter fare da soli, e "sbattere i pugni sul tavolo".

L'economista premio Nobel Joe Stiglitz riprende il tema su Project Syndicate , dicendo: "Se la Germania e gli altri non sono disposti a fare il necessario - se non c'è abbastanza solidarietà per far funzionare la politica - allora l'euro potrebbe dover essere abbandonato per salvare il progetto europeo".

Ieri, al Parlamento europeo, Mario Draghi della BCE ha avvertito che l'uscita dall'UEM porterebbe ad una svalutazione del 40% e a una crisi che metterebbe qualsiasi paese in ginocchio, ancor più brutalmente di quella che si deve affrontare adesso. Questo è sempre lo stesso argomento che viene portato avanti in difesa dei regimi di cambio fissi, sia del Gold Standard nel 1931, che dello SME nel 1992, o dell'ancoraggio argentino al dollaro nel 2001. E' stato dimostrato falso, anche nel caso dell'Italia negli anni '90, quando la svalutazione ha funzionato benissimo.

Draghi si sofferma sul trauma immediato, ma ignora gli effetti molto più corrosivi di una crisi permanente. I paesi possono infatti recuperare molto velocemente se il tasso di cambio si sblocca. Si potrebbe ugualmente sostenere che ci sarebbe una marea di investimenti in Italia nel momento in cui il paese prendesse risolutamente il toro dell'euro per le corna e ristabilisse l'equilibrio valutario.


In ogni caso, la tesi di Draghi presuppone che la BCE lascerebbe accadere una svalutazione del 40%, anche quando le potenze del nord hanno un forte interesse ad assicurare un'uscita ordinata dell'Italia? La BCE potrebbe intervenire sui mercati FX per stabilizzare la lira per un paio di mesi, fino a quando la situazione si calmasse. Questo eviterebbe gli eccessi, eviterebbe delle perdite rovinose per il blocco dei creditori e degli esportatori tedeschi, ed eviterebbe una crisi da deflazione in Germania, Olanda, Finlandia e Francia.

Quello che Draghi sta implicitamente affermando (senza volerlo), è che la BCE si comporterebbe in maniera spericolata, punendo l'Italia per il gusto di farlo, anche se questo potrebbe rendere l'intera prova peggiore per tutti. Sarebbe stato bello se un deputato gli avesse chiesto perché mai la BCE dovrebbe fare una cosa del genere.

Quello che sembra certo è che nessun paese democratico sopporterà uno stato perdurante di semi-recessione e disoccupazione di massa, quando esistono delle alternative plausibili.

sabato 21 dicembre 2013

AUTONOMIA DEL KURDISTAN OCCIDENTALE IN UNA SIRIA LAICA PLURALISTA E DEMOCRATICA

AUTONOMIA DEL KURDISTAN OCCIDENTALE IN 

UNA SIRIA LAICA PLURALISTA E DEMOCRATICA

A. Boassa

Mentre l'esercito libero siriano sponsorizzato fin dagli inizi dai francesi, un tempo padroni della regione , e dagli inglesi va liquefandosi tanto che gli stessi inglesi e gli Usa hanno deciso ufficialmente di non prestare più soccorso militare , l'offensiva militare contro la Siria continuerà con bandiere islamiche terroriste con il sostegno fondamentale di Israele , Arabia Saudita e Francia . E intanto registriamo la fuga precipitosa in Qatar di Salim Idriss , il leader su cui tanto avevano contato "gli amici della Siria" .

Ma contro gli assalti dei fondamentalisti ( è di questi giorni l'esecuzione in massa di 80 civili secondo fonti attendibili) non è schierato solo l'esercito di Assad . Un ruolo decisivo contro l'aggressione straniera è svolto dalla forza di difesa Kurda (YPG) che ha sostenuto durissimi scontri con le bande armate provenienti dalla Turchia allo scopo di creare un Califfato islamico .
I kurdi sono concentrati nell'area settentrionale da loro chiamata "kurdistana Rojava" ma sono presenti anche ad Aleppo e a Damasco .



In passato scontri con l'esercito di Assad che agli inizi della guerra si è ritirato dai loro territori . In tal modo i Kurdi hanno potuto dare inizio ad un'autogestione denominata " autonomia democratica "( alla quale partecipano le minoranze armene , assire , arabe ) che ha dato vita all'Assemblea nazionale cui partecipano oltre al PYD , partito nazionalista di orientamento marxista-leninista , altri 15 partiti .


Forti delle loro vittorie sul campo e di un progetto altamente innovativo che si avvale di una grande partecipazione politica e militare di massa , i Kurdi aspirano all'autonomia all'interno di uno stato laico , pluralista e democratic
o .
Di fatto alleati con Assad in questa fase , Assad con cui intendono fare i conti successivamente preferibilmente in uno scontro democratico , i Kurdi pretendono di dialogare con l'attuale governo siriano e di partecipare a pieno titolo, per restituire alla regione un orizzonte di pace e di ricostruzione , alla Conferenza di Ginevra continuamente sabottata da tutte quelle forze dall'Occidente alle petromonarchie che hanno devastato la Siria e che non rinunciano criminalmente a dissanguarla con l'embargo e con il terrore delle armi

La Grecia precipita nella deflazione

E mentre i politicanti del blabla italioti, ed i disinformatori dei media acclarano che in Grecia si stanno riprendendo alla grande con una economia che inizia a marciare; da questo comprendiamo come siano menzogneri,  il tutto detto da gente definita autorevole come s'è visto ciò che affermava giorni fa, in uno dei tanti talkshow di regime che vengono messi in onda dalle varie TV;  il patrono del Corriere della Sera servo del Governo Letta-bildeberg, un certo Mieli, dice che la realtà Greca è ben diversa da quanto abbiamo visto fino ad ieri, quando si vedevano le manifestazioni e gli scontri di piazza ad Atene, oggi è addirittura in ripresa e non si vedono più le manifestazioni di piazza (un mantra che ci stanno raccontando da 4 anni per quanto concerne tutti i paesi EU detti PIGS); la verità è che gettano solo fumo negli occhi dei cittadini ignari di quanto  avvenga veramente in giro per il mondo , solo perché questa stampa (con tutti i soldi che prendono dal finanziamento pubblico) è ormai uno solo una sterile portavoce del governo eterodiretto da Bruxelles,  da più lontano o in alto, da chissà quale élite privata segreta multimiliardaria che detta la legge a questi inetti e incapaci politicanti del malaffare al governo nei paesi delle banane euro dipendenti.
Leggiamo un po di verità e riflettiamo sui media che ci propinano il contrario della realtà , con questo articolo della rivista Europae, apriamo le nostre pupille gente! 
Sa Defenza

La Grecia precipita nella deflazione

Riceviamo e pubblichiamo questo articolo da Giacomo Giglio della rivista Europae


Da quando è esplosa la crisi dei debiti sovrani in Europa, molti osservatori hanno argomentato come i Paesi debitori avessero bisogno di un rialzo dei tassi d’inflazione: in caso contrario, sarebbero caduti in un tipico scenario da “deflazione da debiti”, già prevista dall’economista americano Irving Fisher durante la crisi degli anni Trenta. Fisher aveva notato come un’economia ancorata a un tasso di cambio fisso (quale era il Gold Standard degli anni ’30, così come l’Eurosistema oggi), in presenza di alto debito e domanda stagnante, sarebbe inevitabilmente caduta in una grave deflazione: il calo dei redditi indotto dalla recessione avrebbe eroso i profitti delle imprese, di conseguenza gli investimenti sarebbero crollati e la domanda aggregata si sarebbe azzerata. L’impossibilità di svalutare il cambio, inoltre, avrebbe pregiudicato il transitorio effetto benefico dell’aumento delle esportazioni. La svalutazione interna dei prezzi fa calare il valore di tutte le attività finanziarie e non (immobili, valori azionari, beni mobili), salvo che del debito, che rimane immutato in quanto variabile esogena al sistema.
Ebbene, nonostante questi solidi contributi teorici, ancora una volta l’eurozona ha completamente sbagliato la diagnosi: non solo si è curata la crisi con le politiche di austerità, che notoriamente (almeno per la teoria economica) fa aggravare il rapporto debito/PIL, ma si è continuato a mantenere un’ossessione anti-inflazionistica tale da portare l’inflazione nell’area dell’euro a livelli sotto l’1%. Ma la situazione che desta più preoccupazione è ovviamente quella greca.
Il mese di novembre ha confermato la pericolosa scivolata della Grecia verso la deflazione. Nel mese scorso i prezzi di beni e servizi sono calati del 2,9% su base annua, il dato più negativo dal 1960 ad oggi. Ad ottobre la flessione si era assestata su un -1,9% già molto negativo. Le previsioni per il breve periodo non inducono inoltre all’ottimismo, visto che il PIL del terzo trimestre è sceso del 3% su base annua non destagionalizzata, con una decelerazione costante, dopo il -4% del primo trimestre ed il -3,7% del secondo. Una contrazione che evidenzia la flessione del PIL nominale e che rende di conseguenza sempre più difficile la sostenibilità di un debito pubblico ormai esploso al 170% su PIL.
Tale esito è del tutto in linea con lo scenario previsto da Fisher: le manovre “lacrime e sangue” hanno reciso le retribuzioni medie dei dipendenti pubblici, mentre nel settore privato i tagli sono stati ancora più netti ed hanno portato a licenziamenti di massa. I giovani sono costretti ad emigrare o ad accontentarsi di paghe bassissime, le imprese, di conseguenza, per stare sul mercato hanno tagliato i costi al massimo per ridurre i prezzi. Tutto ciò può produrre un solo risultato: la deflazione.
La BCE di Draghi, resasi conto di quanto sta avvenendo sulle sponde del Mediterraneo (il calo dei prezzi infatti è una realtà anche in Portogallo e Spagna), sta correndo ai ripari, abbassando il tasso d’interesse a livelli “giapponesi”. ;a il punto è che tale operazione appare tardiva e soprattutto non performante, perché il calo dei tassi nell’eurozona è assolutamente inefficace nel far ripartire la concessione dei prestiti da parte delle banche, che non sono mai state così avverse al rischio (in vista dei stress test condotti dalla BCE stessa per dar inizio all’unione bancaria). Inoltre, al fine di far ripartire la domanda aggregata, bisognerebbe permettere di far salire l’inflazione nei Paesi periferici, dando respiro a delle economie in coma. Ma la nuova Grande Coalizione tedesca di certo non sembra disposta a fare molte concessioni: la “cura dimagrante” in Grecia e altrove deve continuare. Basti pensare che la Troika sta insistendo con il primo ministro greco Antonis Samaras affinchè metta all’asta le case delle persone che non possono pagare le rate del mutuo.
Tutto questo fa venire in mente l’immagine che ha usato il Wall Street Journal qualche settimana fa per descrivere la situazione dell’Italia e degli altri Paesi in difficoltà: è stata ottenuta una “stabilità” politica e dello spread, ma sul lungo termine essa rischia di essere soprattutto la stabilità del cimitero.

venerdì 20 dicembre 2013

La Russia condanna il massacro di Adra in Syria, ed invita la comunità mondiale a reagire

La Russia condanna il massacro di Adra in Syria, ed invita la comunità mondiale a reagire
rt.com

Il ministro degli esteri russo ha condannato il massacro della città di Adra, 20 chilometri a nord di Damasco. I sopravvissuti dicono che i gruppi di ribelli jihadisti hanno ucciso dozzine di civili – bambini inclusi – decapitandoli o bruciandoli vivi. 

 Aleksandr Lukashevich, portavoce del ministero degli esteri, ha dichiarato: "Mosca è convinta che una simile azione debba essere condannata e che la comunità internazionale dovrebbe perseguire i responsabili ed i finanziatori di atti simili"

Mentre l’esercito siriano prosegue nella propria ampia azione volta a respingere i ribelli fuori da Adra, RT Arabia ha raccolto da testimoni i resoconti di quanto verificatosi nella città la settimana scorsa, quando è caduta nelle mani dei ribelli islamici del fronte Al-Nusra e dall’esercito dell’Islam. 

 Quelli coinvolti nell’allontanare le violenze da Adra e Damasco hanno riferito di aver visti militanti islamici massacrare tanto Alawiti e Druzi quanto Cristiani e Sciiti, indifferentemente. Temendo che queste informazioni potessero mettere in pericolo i famigliari ancora residenti nella città occupata, i fuggitivi sopravvissuti hanno chiesto non fossero rivelate le loro identità.


L'esercito siriano in missione per costringere i ribelli  fuori dalla città di Adra. 

Uno degli intervistati ha dichiarato a RT che sono stati uccisi tutti i funzionari presenti in città: "non importa a quale gruppo religioso appartenessero". Il testimone oculare ha poi aggiunto: "Fra di loro c’erano persone che non sostenevano nessuno dei due fronti in guerra. Né l’opposizione né il governo. Eppure, sono stati terrorizzati, usati come scudi umani e massacrati".

 Attualmente non esiste nessun modo attendibile per comunicare con le persone assediate dentro Adra, ma il giornalista Abutaleb Albohaya – della RT Arabic – resocontando da Damasco ha citato fonti ufficiali stando alle quali "le atrocità contro la popolazione proseguono". 

 Uno degli scampati al massacro di Adra ha dichiarato a RT: "Quanto sta accadendo ad Adra è inimmaginabile: bambini macellati e gettati dalle finestre. E nessuno fa nulla. La crisi siriana va avanti in un contesto scevro da leggi internazionali, comprese quelle che fanno riferimento alle operazioni paramilitari"


# Tartous lealisti sepolti oggi da # Adra Supplica alla domanda che non andrà via .. dove sono le sepolture Ghouta? pic.twitter.com/QXaqm7Fw4G
- Syricide (@ Syricide) 18 Dicembre 2013

 Human Rights Watch sta valutando i resoconti che giungono da Adra. 

Lama Fakih, che segue le vicende di Siria e Libano, ha comunicato a RT via email quanto segue: "mi spiace che attualmente non si possano fare commenti in quanto la nostra indagine è in corso ed è molto difficile ottenere informazioni sull’accaduto ad Adra e sui responsabili". 

 Il Comitato Internazionale della Croce Rossa lamenta che Adra sia inaccessibile al proprio personale di esperti e richiesta di commenti da parte di RT aggiunge: "Non abbiamo accesso all’area e non possiamo quindi né smentire né confermare le voci che circolano". 

 Intanto il governo di Damasco vuole attirare l’attenzione dell’ONU sulle vicende di Adra. Il ministro degli esteri siriano ha inviato lunedì una lettera di lamentele all’ONU affermando che in un sobborgo della capitale il Fronte al-Nusra e le Brigate Islamiche hanno massacrato più di 100 persone

 Nizar Skif, presidente dell’Unione degli Avvocati della Siria, ha dichiarato a RT: 
"Ad Adra sono stati commessi dei crimini orrendi. Fra le atrocità riferite dall’avvocato alcune forme di vero sadismo con civili gettati dentro a delle fornaci e case incendiate con le famiglie dentro".


L'esercito siriano cerca di costringere i ribelli  ad uscire dalla città di Adra. 

 Lunedì, parlando a Bruxelles, il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha definito oltraggioso il massacro di Adra spiegando che non era l’unica prova dell’evidente brutalità di quei gruppi di ribelli che nello specifico fanno parte del cosiddetto Fronte Islamico, fronte che dovrebbe costituire l’alternativa all’Esercito Siriano Libero, posizionatosi quale forza secolare impegnata nel mantenere la Siria nella sua qualità di società multi-religiosa

 Lavrov ha dichiarato in una conferenza stampa: "Il Fronte Islamico sostiene degli obbiettivi abbastanza radicali, nonostante i nostri partners occidentali abbiano cercato di creare dei legami con loro e li descrivano come una forza accettabile dotata di potere sul campo. Esistono invece prove, che noi consideriamo attendibili, che mostrano come, quando il fronte è stato creato, prese in considerazione di unirsi ad Al-Nusra. La cosa non si è verificata solo per salvare la reputazione del fronte stesso in quanto Al-Nusra è stata nelle liste americane ed europee dei terroristi". 

 Sergey Lavrov Sergey Lavrov Lavrov ha espresso la propria preoccupazione circa la possibilità che il Fronte Islamico possa essere ideologicamente vicino ad Al-Nusra, ora che i mediatori USA dei colloqui di pace di Ginevra-2 – previsti per il 22 gennaio – si sono incontrati con rappresentanti del fronte stesso cercando di "metterli in qualche modo sotto l’ombrello dell’Esercito Siriano Libero". 

Lavrov ha poi proseguito sottolineando che, in una situazione nella quale nell’opposizione siriana i nuovi gruppi spuntano su come funghi, la Russia è molto preoccupata sul chi sarà la controparte con la quale andrà a negoziare il governo siriano nei colloqui della conferenza di pace di Ginevra-2.


mercoledì 18 dicembre 2013

A chi dovreste credere quando si tratta della sicurezza di cibi geneticamente modificati?

Alla fine dei conti,  Ha voglia la MONSANTO a pagare studi A FIOR DI MILIONI DI DOLLARI  per dimostrare la bontà dei suoi prodotti chimici. 

La realtà è molto più chiara ed è che i prodotti GE geneticamente modificati sono cancerogeni e teratogeni, si posso anche sforzare  a voler usare tutti i metodi truffaldini possibili, con minore tempo di studio o mischiando sementi non contaminate , ma, alla fine il risultato è lo stesso la MONSANTO PRODUCE MORTE!

Abbiamo tradotto questo come anche altri articoli , perché convinti  dell'importanza che riveste la prevenzione in ambito salutista.

SA DEFENZA



 A chi dovreste credere quando si tratta della sicurezza nei cibi geneticamente modificati?
Studi contrastanti e tonnellate di polemiche sugli  alimenti transgenici stanno intorbidendo l'acqua.
Photo Credit: Bogdan Wankowicz / Shutterstock.com
Polemiche e ingegneria genetica vanno insieme come il burro di arachidi e gelatina, così naturalmente, c'è un altro trambusto sopra i geneticamente modificati (GE). Già nel settembre 2012, uno studio francese condotto da Gilles-Eric Séralini ha trovato che i topi alimentati con mais transgenico della Monsanto avevano più probabilità di sviluppare tumori rispetto ai ratti alimentati con mais non-GE (vedi anche altro articolo tradotto da sa defenza). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Food and Chemical Toxicology , lo stesso giornale che pubblica regolarmente propri studi della Monsanto trovando che il suo mais GE è sicuro per alimentare i ratti. Ora, due anni dopo, la rivista ha ritrattato lo studio Séralini.
Allora, cosa sta succedendo? il mais GE fa insorgere tumori nei ratti? Come sulle persone? E come gli americani, la stragrande maggioranza dei quali non sono scienziati, sanno cosa è sicuro mangiare? Ecco uno sguardo a ciò che lo studio Séralini ha trovato, e perché non avrebbe dovuto essere ritratto, e come dire la differenza tra i crediti validi e fasulli sul cibo GE.
Sia gli studi, sulla alimentazione, della Monsanto che del Séralini  seguono lo stesso modello generale. Prendi un  gruppo  di ratti  chiamiamolo Sprague-Dawley  per dividerli in gruppi. Nutriamo alcuni con concime di mais GE, e gli altri li nutriamo con mais non-GE. Verifichiamo con analisi di tanto in tanto il loro sangue e le urine, e vediamo se si ammalano o muoiono. Alla fine dello studio, si esegue l'eutanasia ai restanti ratti e si controllano sezionando i loro organi. Questa è la prassi dello studio, semplice, giusto?
Qui si verificano le differenze. Monsanto ha studiato i suoi ratti per soli 90 giorni, ma Séralini ha studiato i topi per due anni. Monsanto ha utilizzato due volte più numerosi ratti - 20 ratti maschi e 20 femmine  in ciascun gruppo - come Séralini.
Poi c'è il grano utilizzato. Entrambi hanno studiato una varietà di mais Roundup Ready chiamato NK603. (Roundup Ready indica che il mais resiste all'erbicida Roundup della Monsanto, in modo che nei campi di grano si  possono spruzzare con Roundup, uccidendo le erbacce e lasciando in vita il grano.) Oltre al mais Roundup Ready  è stato spruzzato anche da Roundup, come un controllo che utilizza ciò che è noto come "vicino ISOLINE."  Un quasi ISOLINE significa mais che è geneticamente identico al mais Roundup Ready, ad eccezione del gene Roundup Ready. Il mais ISOLINE vicino è stato coltivato nello stesso luogo allo stesso tempo come il mais Roundup Ready, in modo che fosse il più possibile simile.
Ma a ogni studio sono stati aggiunti alcuni gruppi in più. Séralini ha esaminato i gruppi alimentati con mais Roundup Ready, dove non è mai stato spruzzato da Roundup. I ratti  studiati  alimentati con una dieta di controllo, ma è stat dato loro  acqua addizionati con erbicida Roundup. I gruppi potrebbero essere d'aiuto per scoprire se eventuali impatti del mais Roundup Ready sono riconducibili al Roundup, e non al grano stesso.
Monsanto, da parte sua, ha aggiunto gruppi aggiuntivi chiamati "controlli di riferimento" che oscuravano i suoi dati. I ratti alimentati con diete di controllo di riferimento sono stati alimentati con vari tipi di mais non-GE  coltivati ​​in luoghi diversi.
Ogni volta che la Monsanto ha trovato una differenza statisticamente significativa tra i ratti Roundup Ready e ratti di controllo,  spesso respinge le differenze dicendo che i risultati dei ratti Roundup Ready erano all'interno della gamma normale per i ratti di controllo di riferimento. Michael Hansen, scienziato  presso l'Unione dei Consumatori, paragona questo ad una società farmaceutica che sperimenta un farmaco. Se il gruppo che assumeva il farmaco guadagna £ 10 e il gruppo di controllo non lo fa, non va bene per la società farmaceutica che fuori perché un 10 £ di aumento è un fenomeno relativamente normale nella popolazione umana.
Monsanto, naturalmente, ha concluso che il suo mais Roundup Ready è perfettamente sicuro da mangiare. Séralini invece ha fatto notare che  i ratti nutriti da mais GE ha sviluppato tumori,  mentre i ratti alimentati con mais non-GE sono rimasti sani. ....

Forse perché lo studio di Séralini continuò per due anni, mentre la Monsanto ha chiuso il suo studio dopo 90 giorni. Immaginate uno studio sullo stato di salute della popolazione umana. Provate a dimostrare gli effetti di una malattia tra uno studio che dura 80 anni quanto  dimostrerebbe in più,  di uno studio che si conclude dopo solo 30 anni.
Ci sono anche le diverse dimensioni dei gruppi di studio. Monsanto ha studiato 20 ratti per sesso per gruppo, e Séralini ne ha studiato solo 10. Tuttavia, Monsanto ha raccolto e analizzato sangue e urine da 10 ratti per sesso per gruppo. Quindi, in sostanza, i gruppi di studio erano le stesse dimensioni per molte delle misure effettuate.
Lo studio di Séralini non è determinante.  Hansen e altri sottolineano, che il numero di topi in ciascun gruppo è troppo piccolo. "Tuttavia",aggiunge Hansen , "Sia l'Agenzia francese per la sicurezza alimentare (ANSES) e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) hanno concordato con il dottor Séralini che tale valutazione della sicurezza a lungo termine dovrebbe essere fatto su alimenti transgenici." La Commissione europea ha annunciato il 28 Giugno 2013 che avrebbe speso 3.000.000 € per fare proprio questo studio.
Allora perché la rivista ritratta lo studio? Nella sua dichiarazione , Food and Chemical Toxicologynotato dice che lo studio non è né fraudolento né  travisa i dati. Tuttavia, ci sono stati problemi con la dimensione dei gruppi di studio e il ceppo di ratti utilizzati. "In definitiva," il comunicato stampa ha concluso, "i risultati presentati (anche se non errati) sono inconcludenti, e quindi non raggiungono la soglia di pubblicazione per la Food and Chemical Toxicology ".
"Questo è davvero uno scandalo", dice Hansen quando gli viene chiesto il ritiro. Indica la politica del giornale   che merita una smentita : "Violazioni dei codici etici professionali, come la presentazione multipla, affermazioni false di paternità, plagio, utilizzo fraudolento dei dati o simili. Di tanto in tanto una ritrattazione è utilizzata per correggere gli errori nella presentazione o la pubblicazione. "
Le ragioni addotte per ritrarre lo studio Séralini non soddisfano tali criteri.
Perché è bene per la Monsanto utilizzare lo Sprague-Dawley che si fa in numerosi studi sull'alimentazione pubblicati dalla stessa rivista - ma non per Séralini? Hansen punta il dito su uno studio cinese  appena pubblicato dalla rivista, che ha utilizzato lo stesso ceppo di ratti in uno studio di alimentazione per due anni con riso Ogm. Lo studio ha concluso che il riso Ogm "esercita effetti negativi non intenzionali sui ratti."
Allo stesso modo, Hansen prende atto degli studi della Monsanto che ha basato la sua conclusione che il suo mais GE è  sicuro sia nel sangue che nelle urine a partire dai soli 10 ratti. "Se  l'intenzione è di dire che 10 è un numero troppo piccolo per concludere se c'è un problema di salute, come si può girargli attorno e dire che lo studio che si conclude in quei termini non ha nessun problema?" 
Se l'accusa di inconcludenza è un difetto grave in uno studio, lo sarebbe anche in molti altri studi che pure loro dovrebbero essere ritrattati.
"E' un doppio standard", dice Hansen. "Ogni studio che conclude che un c'è un problema con l'ingegneria genetica viene passato attraverso setaccio talmente sottile da trovarne ogni possibile difetto, mentre ma lo stesso sistema critico  non viene  attuato " per gli studi con conclusioni favorevoli per l'ingegneria genetica. " Questa è una forma di censura scientifica . Quando ritiri una carta, significa che non appare più in quella rivista così non è più di dominio pubblico. "
Lo Studio Séralini nonostante tutto , ci informa e fa  sapere a cosa sono gli effetti degli Ogm? In aggiunta in aggiunta qualsiasi scienza è buona là fuori, ci sono schieramenti di ideologi e Kooks su entrambi i lati del dibattito.
Per iniziare, in un articolo del 2011 si è trovato che associazioni di professionisti hanno eseguito  studi  sul impatto della industria del biotech. Lo studio ha esaminato un totale di 94 diversi articoli di giornalio pubblicati sugli impatti dei nutrizionali e sulla  salute degli alimenti e dei mangimi Ogm. Di questi studi, 41 avevano almeno un autore con  legami professionale con l'industria biotech. Tutti i 41si esprimevano a favore del biotech. I restanti 53, di cui nessuno degli autori ha avuto legami professionali con l'industria biotech, si sono divisi: in 39 a favore del biotech, e 12 contrari, due neutrali.
In altre parole, ogni volta che uno studio ha almeno un autore con un legame professionale con l'industria biotecnologica, non c'è nemmeno bisogno di leggere lo studio per conoscerne la conclusione. Essa conclude che le colture GE non sono dannose.
Si potrebbe concludere che il modo migliore per capire meglio è  quello di trovare una ricerca indipendente sulle colture Ogm. Questa è realmente una bella idea. Purtroppo, le aziende biotech usano i loro diritti di proprietà intellettuale per restringere la ricerca indipendente sui loro prodotti. Anche gli scienziati vedono questo problema : nel 2009, 26 entomologi universitari hanno scritto al EPA per protestare l'impossibilità degli scienziati di poter condurre ricerca indipendente.

Anche la FDA non da prova che queste colture siamo sicure. In realtà, Hansen sottolinea , gli enti preposti alla sicurezza alimentare richiedono alle aziende biotech come la Monsanto di effettuare "consultazioni sulla sicurezza" volontaria sui propri raccolti.  Dopo che la Monsanto fa il proprio controllo di sicurezza, la FDA invia una lettera di conferma che la Monsanto ha trovato che il proprio prodotto è sicuro. Poiché sappiamo già che il 100 per cento degli studi nutrizionali e sulla salute in cui uno o più autori erano affiliati all'industria biotech, è scontato,  è ovvio che il 100 per cento degli studi volontari chiamati "consultazioni di sicurezza" della Monsanto ha rilevato che i prodotti di Monsanto erano perfettamente  sicuri. (ndt. il controllato che controlla se stesso e i suoi stessi prodotti e ne dichiara l'assoluta genuinità, è assurdo!)

Uno studio norvegese ha esaminato le differenze di opinioni su Ogm tra i diversi gruppi di scienziati. Si è riscontrato che gli ecologisti avevano più probabilità di avere un atteggiamento moderatamente negativo Ogm e la preoccupazione per l'incertezza e l'ignoranza coinvolti quando gli esseri umani armeggiano con i geni della pianta, mentre i biologi molecolari-in particolare quelli che hanno lavorato per l'industria biotech o quelli finanziati dall'industria- aveva un punto di vista fortemente favorevole alle colture Ogm e hanno ritenuto che i dati raccolti sono utili e "non rappresentano alcun rischio." Gli unici biologi molecolari che si schierano con gli ecologisti sono coloro che lavorano nelle fondazioni, con finanziamenti pubblici, studiando i veri rischi degli Ogm .

Il documento osserva che "il finanziamento del settore, potrebbe imporre dei  limiti alla possibilità per i ricercatori di riflettere sulla dimensione sociale del loro lavoro, o almeno che il processo di reclutamento sarà parziale e, quindi, indirettamente si influenza la riflessione che si svolgerà.  In altre parole, come osservato prima, la ricerca indipendente è di fondamentale importanza.

Gli autori suggeriscono, che una soluzione potrebbe essere la formazione più interdisciplinare di scienziati, o anche il dialogo tra scienziati di diverse discipline. Tuttavia, "il dialogo, di larghe vedute, potrebbe essere difficile da agevolare, in quanto sembra che ci sia una mancanza di fiducia tra i diversi gruppi."

Purtroppo, alla fine, è difficile per la maggior parte di noi capire se i titoli dei giornali che leggiamo di alimenti transgenici sono vere oppure no. Cercare una  ricerca indipendente che non sia condotta da scienziati impiegati dall'industria biotech, e difficile da sapere e  considerarne le prospettive, sia pure di scienziati di varie discipline scientifiche, e non solo nella biologia molecolare. E' fondamentale considerare le ricerche degli scienziati sociali come economisti e antropologi, indipendenti è di fondamentale importanza.

Se questo non è abbastanza per farvi sentire bene nel mangiare alimenti transgenici, l'unica opzione è quella di cercare di evitarli. Finora, solo poche colture Ogm sono coltivate e vendute, ma si trovano in tante soluzioni del nostro cibo: mais, soia, cotone, colza, barbabietola da zucchero, erba medica, e papaia. Dal momento che non sono etichettati, il modo più facile per evitarli è comprare biologico.

Speriamo che, dopo pochi anni, lo studio sull'alimentazione dei topi a lungo termine la Commissione europea abbia un'idea più chiara su questo tema - anche se quando questo evento accadrà, è probabile che negli Stati Uniti, avranno legalizzato un sacco di nuovi Ogm ancora più preoccupanti per noi..

Si può concludere dicendo senza ombra di dubbio,  che il modo migliore per essere sicuri dei risultati sui prodotti alimentari sia OGM che non, è quello di avere la ricerca seria e indipendente non legata alle aziende del biotech come  invece avviene oggi sulle colture Ogm. 



Jill Richardson è il fondatore del blog La Vida Locavore e membro del comitato consultivo della politica Organic Consumers Association. E 'autrice di ricetta per l'America: Perché il nostro sistema alimentare è rotto e cosa possiamo fare per risolvere il problema. .


martedì 17 dicembre 2013

Legge elettorale Sarda: Legge imparziale o rappresentanza esclusiva delle potenti e danarose élite?

Legge elettorale Sarda: Legge imparziale o  rappresentanza esclusiva delle potenti e danarose élite?

Vàturu Erriu Onnis Sayli

Richiesta di modifica della legge statutaria regionale elettorale
 della Sardegna n. 1 del 12 novembre 2013 pubblicata 
nel B.U.R.A.S. n. 51 il 14 novembre 2013
Il clima politico in Sardinya è già caldo, nonostante il gelo invernale sia alle porte.

Una dopo l'altra, si susseguono le manifestazioni  politiche, le iniziative pubbliche  si moltiplicano in vista della tornata elettorale nel nuovo anno che arriva; gli umori sono contrastanti, si sente nei commenti  dei vari soggetti in campo che le nuove disposizioni elettorali turbano i sogni dei politici in Sardinya.

Come blog Sa Defenza ci siamo attivati nel porre attenzione ai malumori latenti, nei movimenti sociali e nei piccoli partiti sardi, a proposito della nuova legge elettorale.

Come abbiamo già riportato in altro articolo vogliamo ricordare ciò che dicono gli esponenti del Partito dei sardi nel loro programma elettorale , esplicitato nel libro omonimo:"L'indipendenza della Sardegna. Per cambiare  e governare il presente." leggiamo quanto segue:
... "la legge elettorale sarda, con il suo sistema maggioritario, prevede accordi prima e poi ci si conti.... Per questo la definizione dell'ipotesi di un accordo programmatico alla base dell'ipotesi di  alleanza diventa così centrale."
.."la legge elettorale presidenzialista attualmente vigente in Sardegna... forza il sistema democratico rispetto alla perfetta corrispondenza  tra consensi e rappresentanza, premiando  invece, in nome della governabilità, la maggioranza assoluta (che passerebbe dal 51% dei consensi al 60% dei seggi), qualora si esprima,  o comunque  quella relativa (che passerebbe come minimo dal 31% al 55% o dal 40 % al 60%)."
Abbiamo sentito Doddore Meloni leader del movimento indipendentista MERIS, persona che non abbisogna di presentazioni, come molti altri, essendo conosciuto da decenni per le sue lotte per l'indipendenza della Sardinya.

Domanda di Sa Defenza: Doddore abbiamo inteso dai media e dai socialnetwork della tua presentazione di un ricorso alla cancelleria della commissione elettorale del tribunale di Cagliari, contro la nuova legge elettorale sarda, ne possiamo immaginare i motivi , ma vorremmo fossi tu a  dirceli.

Risposta di Doddore: la legge Statutaria N1. Pubblicata sul B.U.R.A.S. IL 14 Novembre 2013.(legge elettorale regionale.) In particolare voglio evidenziare la scarsa considerazione del concetto democratico sancito e garantito sul diritto universale di ogni persona, Garanzia, difesa in tutto il mondo dai governi democratici, ma non garantita gia' dal momento della loro candidatura,dai candidati alla Presidenza del Governo Sardo.

Comprendiamo che il fatto non è un caso di poco conto poiché nel ricorso si fa riferimento alla Legge Statutaria elettorale della RAS ove si dice:
La legge statutaria elettorale della Regione Sardegna, emanata ai sensi dell'art. 15 dello Statuto speciale della Sardegna, nel capo I riguardante il sistema elettorale, all’art. 1, rubricato “Elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale”, al 7 comma così dispone:“1. Il Presidente della Regione  e il Consiglio regionale sono eletti contestualmente a suffragio universale e diretto con voto personale, eguale, libero e segreto.2. Il Consiglio regionale è eletto con voto attribuito a liste circoscrizionali concorrenti ciascuna collegata, a pena di esclusione, ad un candidato alla carica di Presidente della Regione.3. Il Presidente della Regione è eletto sulla base di candidature individuali regionali.4. E’ eletto Presidente della Regione il candidato presidente che ha ottenuto nell’intera Regione il maggior numero di voti validi.5. Il Presidente della Regione e il candidato alla carica di Presidente della Regione che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore fanno parte del Consiglio regionale.6. Alla coalizione collegata al presidente eletto è attribuito un premio nei casi e con le  modalità previste dall’articolo 13.7. Sono esclusi dall’attribuzione dei seggi:a) i gruppi di liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento del totale dei voto validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;b) i gruppi di liste non coalizzati che ottengono meno del 5 per cento del totale dei voti ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale”.

Dalla lettura dell'articolo 1 vediamo come al capoverso 7 si parla degli esclusi, ovvero tutti coloro che non raggiungono il 10% dei voti  che detto in numeri banali si tratta di ben 143.100 voti esclusi, come si evince dalla nota sotto riportata da wikipedia!!
Il territorio della circoscrizione coincide, come detto, con l'intera Regione Sardegna per un totale di 377 comuni, una superficie di 24 090 km2 e una popolazione di 1 639 942 abitanti  Elezioni del 2001
totalepercentuale (%)
Elettori1.431.074
Votanti1.108.33977,45(su n. elettori)
Voti validi1.009.29891,1(su n. votanti)
Voti non validi99.0418,9(su n. votanti)
di cui schede bianche60.7925,5(su n. votanti)
Perciò stiamo parlando di un numero notevole di voti visto la consistenza e i numeri legati alla nostra terra, gli esclusi è veramente di  portata enorme per i movimenti che verrebbero di fatto estromessi dalla competizione, è vero che si tratta di un problema di democrazia e di diritti umani persi, a favore dei soliti noti partiti e lobby.

Non si può certo dar torto a Doddore Meloni, quando nella sua denuncia di ricorso e richiesta di modifica della legge elettorale sarda, dice : 
"Il vigente sistema elettorale sardo presenta l'aberrazione costituzionale di prevedere delle norme, sia di sbarramento all'attribuzione dei seggi che, viceversa, di premialità, alteranti l'effettiva portata dei principi di democrazia, rappresentatività  e uguaglianza, violando in tal modo i dettami di cui agli articoli 3, 48 e 49 della Costituzione italiana."
Quando si afferma che viola la Costituzione Italiana a cui sappiamo tutti noi siamo sottoposti, per certi versi è confortante in quanto, anche se sappiamo  sempre più limitati dai comportamenti Presidenzialisti del capo dello stato italiota, ci da ancora spazi di "democrazia".

E' di fondamentale importanza non passare oltre , se non vi è espressione della stessa Corte d'Appello proprio su questo sistema elettorale. perché offensivo delle minoranze ed antidemocratico:

leggiamo nel ricorso: ".... nel collegio unico regionale si calcolano le percentuali di voti ottenuti da ciascuna coalizione e gruppo di liste non coalizzato sul totale dei voti ottenuti da tutti i gruppi di liste e si escludono dall’attribuzione dei seggi le coalizioni con i gruppi che ne fanno parte e i gruppi di liste non coalizzati che non hanno raggiunto le percentuali di sbarramento richieste dall’articolo 1, comma 7”.La previsione di una soglia di sbarramento, comportante l'esclusione dall'attribuzione dei seggi, come appena visto, penalizzando fortemente i movimenti e i partiti c.d. minori, con  le istanze che essi rappresentano da parte dei loro elettori, non consente di manifestare ed esprimere pienamente il diritto riconosciuto a tutti i cittadini dall'articolo 49 della Costituzione, quale “diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“..." 
inoltre a quanto già affermato prima,  si arriva ad estendere la imparzialità  nell'escludere  minoranze politiche non allineate al sistema, premiando altre minoranze più numerose dandogli la maggioranza assoluta dei seggi. 

Ecco perché la legge è da rifare, c'è da tenere conto  quanto detto  dalla Corte Costituzionale italiota  attorno al  loro "Porcellum", applicabile per  estensione di similarità anche al "procedhum sardum".

Sempre nel ricorso si mette in risalto l'incongruità fatta dalla legge quando si dice:
2. Salvo quanto previsto dal comma 5, si assegna alla coalizione o al gruppo di liste non coalizzato collegati al presidente proclamato eletto:a) il 60 per cento dei seggi del Consiglio regionale se il presidente proclamato eletto ha ottenuto una percentuale di voti superiore al 40 per cento;b) il 55 per cento dei seggi del Consiglio regionale se il presidente proclamato eletto ha ottenuto una percentuale di voti compresa tra il 25 ed il 40 per cento.

n. 1 del 12 novembre 2013 pubblicata nel B.U.R.A.S. n. 51 il 14 novembre 2013Richiesta di modifica della legge statutaria regionale elettorale della Sardegna
e continua dicendo: 
"... se i seggi fossero assegnati proporzionalmente, in base ai voti effettivamente ottenuti, il risultato sarebbe stato di 15 consiglieri, seguendo il criterio di proporzionalità dato dall'orientamento della Corte Costituzionale con la recente sentenza del 4 dicembre 2013, invece per raggiungere la maggioranza indicata dalla legge regionale che qui si censura, dovrebbero aggiungersi 18 consiglieri, pari al 110% in più di quanto si ottiene su base proporzionale."
Dunque se il diritto costituzionale parla di parità di opportunità è chiaro che il tutto deve essere rimesso in discussione, e se così risulterà dai fatti esposti si dovrà rifare la legge tenendo conto dell'articolo 49 della Costituzione Italiana, 
 a cui il ricorso fa riferimento dicendo:
"...Il diritto stabilito dall'articolo 49 Cost., presuppone infatti la partecipazione continua e permanente del popolo a determinare la politica nazionale, ...il concorso-competizione fra i partiti richiede in primo luogo la garanzia di una posizione paritaria tra le diverse forze politiche in modo che siano assicurate a ciascuna di esse eguali opportunità di partecipazione nella formazione degli organi rappresentativi e alla determinazione dell'indirizzo politico..."
Crediamo che ci sia materiale su cui discutere sia politicamente che legalmente , per dare voce  non solo alle minoranze più numerose , ma che sia egualitaria versoi tutte le parti in gioco.

Oggi che i tempi sembrano più maturi per l'assunzione del governo sardo da parte del popolo non "dipendente" dai fori imperiali romani, ci auguriamo che questo ricorso unisca i movimenti indipendentisti e identitari oltre che sardisti , affinché facciano sentire la loro voce unità come un SOLO UOMO di fronte al GOLIA moderno della situazione politica sarda, per la vittoria finale.

LA LEGGE REGIONALE DA VISIONARE 

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

LEGGE REGIONALE STATUTARIA 12 NOVEMBRE 2013, N. 1

Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna
***************
Capo I
Sistema elettorale regionale
Art. 1
Elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale
1. Il Presidente della Regione e il Consiglio regionale sono eletti contestualmente a suffragio universale e diretto con voto personale, eguale, libero e segreto.
2. Il Consiglio regionale è eletto con voto attribuito a liste circoscrizionali concorrenti ciascuna collegata, a pena di esclusione, ad un candidato alla carica di Presidente della Regione.
3. Il Presidente della Regione è eletto sulla base di candidature individuali regionali.
4. È eletto Presidente della Regione il candidato presidente che ha ottenuto nell’intera Regione il maggior numero di voti validi.
5. Il Presidente della Regione e il candidato alla carica di Presidente della Regione che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore fanno parte del Consiglio regionale.
6. Alla coalizione collegata al presidente eletto è attribuito un premio nei casi e con le modalità previste dall’articolo 13.
7. Sono esclusi dall’attribuzione dei seggi:
a) i gruppi di liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;
b) i gruppi di liste non coalizzati che ottengono meno del 5 per cento del totale dei voti ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale.

Art. 2
Definizioni
1. Ai fini della presente legge si intende per:
a) circoscrizione elettorale, d’ora in avanti “circoscrizione”, la suddivisione del territorio regionale ai fini dell’elezione del Consiglio regionale;
b) lista circoscrizionale, la lista concorrente di candidati alla carica di consigliere regionale presentata in una circoscrizione elettorale;
c) gruppo di liste, l’insieme delle liste contraddistinte dal medesimo contrassegno e denominazione nelle diverse circoscrizioni elettorali;
d) coalizione di gruppi di liste, d’ora in avanti “coalizione”, più gruppi di liste collegati al medesimo candidato alla carica di Presidente della Regione;
e) gruppo di liste non coalizzato, il singolo gruppo di liste unico collegato a un candidato presidente;
f) candidato presidente, il candidato alla carica di Presidente della Regione.

Art. 3
Circoscrizioni elettorali
1. Il territorio della Regione è ripartito nelle otto circoscrizioni elettorali di Cagliari, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Olbia-Tempio, Oristano e Sassari, corrispondenti a quelle risultanti alla data delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale dell’anno 2009.
2. Il complesso delle circoscrizioni forma il collegio unico regionale ai fini del calcolo dei voti attribuiti ai candidati alla carica di Presidente della Regione e dell’attribuzione e del riparto dei seggi fra le coalizioni e i gruppi di liste.
3. Il numero dei seggi spettanti a ciascuna circoscrizione è calcolato dividendo la cifra della popolazione residente nella Regione, quale risulta dai dati ISTAT al 31 dicembre del penultimo anno precedente la data di convocazione dei comizi elettorali, per il numero dei seggi del Consiglio meno uno ed assegnando ad ogni circoscrizione tanti seggi quante volte il quoziente è contenuto nella cifra della popolazione residente nella circoscrizione.
4. I seggi eventualmente rimanenti sono attribuiti alle circoscrizioni per le quali la divisione prevista al comma 3 ha dato maggiori resti.

Art. 4
Liste circoscrizionali
1. La dichiarazione di presentazione delle liste circoscrizionali è accompagnata, a pena di esclusione, dalla dichiarazione di collegamento con il candidato alla carica di Presidente della Regione.
2. Ciascuna lista circoscrizionale è contraddistinta da un proprio contrassegno e denominazione.
3. Le liste circoscrizionali, a pena di esclusione, devono essere presentate con il medesimo contrassegno e denominazione in almeno tre quarti delle circoscrizioni elettorali, in modo da costituire un gruppo di liste; le liste appartenenti al medesimo gruppo sono collegate al medesimo candidato presidente.
4. In ciascuna lista circoscrizionale, a pena di esclusione, ciascuno dei due generi non può essere rappresentato in misura superiore a due terzi dei candidati; si arrotonda all’unità superiore se dal calcolo dei due terzi consegue un numero decimale.
5. Ciascun candidato presidente deve dichiarare il collegamento con uno o più gruppi di liste; la dichiarazione è efficace solo se convergente con le dichiarazioni di collegamento delle liste e se è accompagnata dal programma politico.

Art. 5
Elettorato attivo
1. Sono elettori del Presidente della Regione e del Consiglio regionale gli iscritti nelle liste elettorali dei comuni della Regione.

Art. 6
Elettorato passivo
1. Sono eleggibili alla carica di Presidente della Regione e di consigliere regionale gli iscritti nelle liste elettorali dei comuni della Regione.

Art. 7
Divieto di candidature plurime
1. I candidati presidente non possono presentarsi come candidati nelle liste circoscrizionali.
2. Nessun candidato può essere compreso in più di una lista circoscrizionale.

Art. 8
Elezioni primarie
1. Con legge regionale sono disciplinate le modalità di partecipazione degli elettori alla selezione dei candidati alla carica di Presidente della Regione, denominate “elezioni primarie”, al fine di favorire e promuovere la partecipazione democratica.

Art. 9
Espressione del voto
1. La votazione per l’elezione del Consiglio regionale avviene su un’unica scheda. La scheda reca, entro un apposito rettangolo, il contrassegno di ciascuna lista circoscrizionale, affiancato, sulla medesima linea, da una riga riservata all’eventuale indicazione di preferenza. Alla destra di tale rettangolo è riportato il nome e cognome del candidato alla Presidenza della Regione, affiancato dal contrassegno o dai contrassegni delle liste collegate. Il primo rettangolo nonché il nome e cognome del candidato alla Presidenza della Regione e i relativi contrassegni sono contenuti entro un secondo più ampio rettangolo. In caso di collegamento di più liste circoscrizionali con il candidato alla Presidenza della Regione, il nome e cognome di quest’ultimo e il relativo contrassegno o i relativi contrassegni sono posti al centro di tale secondo rettangolo. In caso di collegamento di più liste circoscrizionali con il medesimo candidato alla Presidenza della Regione la collocazione progressiva dei rettangoli nel più ampio rettangolo è definita mediante sorteggio. La collocazione progressiva dei rettangoli più ampi nella scheda è definita mediante sorteggio. L’elettore esprime il suo voto per una delle liste circoscrizionali tracciando un segno nel relativo rettangolo, e può esprimere un voto di preferenza scrivendo il cognome, ovvero il nome e cognome di uno dei candidati compresi nella lista stessa. L’elettore esprime il suo voto per un candidato alla Presidenza della Regione, anche non collegato alla lista circoscrizionale prescelta, tracciando un segno sul nome del candidato alla Presidenza. Qualora l’elettore esprima il suo voto soltanto per una lista circoscrizionale il voto si intende validamente espresso anche a favore del candidato alla Presidenza della Regione collegato.

Capo II
Attribuzione dei seggi
Art. 10
Determinazione dei risultati circoscrizionali
1. Compiute le operazioni di spoglio e l’eventuale riesame delle schede, in ogni circoscrizione si determina:
a) il numero dei voti validi ottenuti nella circoscrizione da ciascun candidato presidente;
b) la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna lista data dalla somma dei voti di lista validi ottenuti dalla lista nella circoscrizione;
c) la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna coalizione, data dalla somma delle cifre elettorali circoscrizionali delle liste collegate al medesimo candidato presidente;
d) la cifra individuale di ogni candidato alla carica di consigliere regionale, data dalla somma dei voti di preferenza validi ottenuti dal candidato nella circoscrizione.

Art. 11
Proclamazione del presidente
1. Ricevuti i dati di cui all’articolo 10, nel collegio unico regionale si determina il numero di voti validi ottenuti da ciascun candidato presidente, costituito dalla somma dei voti validi ottenuti dal medesimo in tutte le circoscrizioni.
2. Si proclama eletto Presidente della Regione il candidato presidente che ha ottenuto il maggior numero di voti validi e si proclama eletto consigliere regionale il candidato presidente che ha ottenuto un numero di voti validi immediatamente inferiore al quale viene riservato un seggio ai sensi dell’articolo 17, comma 7.

Art. 12
Soglia di sbarramento – Esclusioni
1. Compiute le operazioni di cui all’articolo 11, nel collegio unico regionale si calcolano le percentuali di voti ottenuti da ciascuna coalizione e gruppo di liste non coalizzato sul totale dei voti ottenuti da tutti i gruppi di liste e si escludono dall’attribuzione dei seggi le coalizioni con i gruppi che ne fanno parte e i gruppi di liste non coalizzati che non hanno raggiunto le percentuali di sbarramento richieste dall’articolo 1, comma 7.

Art. 13
Ripartizione dei seggi e premio di maggioranza
1. Compiute le operazioni di cui all’articolo 12, nel collegio unico regionale si verifica la percentuale di voti ottenuti dal presidente proclamato eletto calcolata sul totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati presidente.
2. Salvo quanto previsto dal comma 5, si assegna alla coalizione o al gruppo di liste non coalizzato collegati al presidente proclamato eletto:
a) il 60 per cento dei seggi del Consiglio regionale se il presidente proclamato eletto ha ottenuto una percentuale di voti superiore al 40 per cento;
b) il 55 per cento dei seggi del Consiglio regionale se il presidente proclamato eletto ha ottenuto una percentuale di voti compresa tra il 25 ed il 40 per cento.
3. I seggi restanti dopo l’attribuzione dei seggi assegnati alla coalizione o al gruppo di liste non coalizzato collegati al presidente proclamato eletto sono ripartiti tra tutti gli altri gruppi di liste ammessi all’attribuzione dei seggi, secondo il calcolo di cui all’articolo 15.
4. Nel calcolo dei seggi di cui ai commi da 1 a 3 sono compresi i due attribuiti ai sensi dell’articolo 11.
5. Qualora la percentuale di voti di cui al comma 1 sia pari o superiore al 60 per cento e la coalizione o il gruppo non coalizzato collegati al presidente proclamato eletto abbiano anch’essi ottenuto una percentuale pari o superiore al 60 per cento della somma dei voti validi dei gruppi di liste ammessi all’attribuzione dei seggi ovvero, nel caso in cui la percentuale di cui al comma 1 sia inferiore al 25 per cento, tutti i seggi sono ripartiti proporzionalmente fra tutti i gruppi di liste ammessi al riparto con le modalità di cui all’articolo 16.
6. Nel calcolo delle percentuali e nel calcolo dei seggi si tiene conto delle cifre decimali fino alla seconda e si arrotonda all’unità più vicina.

Art. 14
Attribuzione dei seggi ai gruppi di liste della coalizione vincente
1. Detratto il seggio attribuito al presidente proclamato eletto, i restanti seggi spettanti ai sensi del comma 2 dell’articolo 13 sono attribuiti alla coalizione o al gruppo di liste non coalizzato ad esso collegato.
2. In caso di coalizione collegata al presidente proclamato eletto, i seggi si ripartiscono tra i gruppi di liste che la compongono secondo le seguenti operazioni:
a) si divide la somma delle cifre elettorali conseguite dai gruppi di liste per il numero dei seggi assegnati alla coalizione; nell’effettuare l’operazione si trascura l’eventuale parte frazionaria del quoziente;
b) si divide quindi la cifra di ciascun gruppo di liste per il quoziente ottenuto ai sensi della lettera a): il risultato rappresenta il numero di seggi da assegnare a ciascun gruppo;
c) i seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati ai gruppi per i quali le ultime divisioni di cui alla lettera b) hanno dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, ai gruppi che hanno conseguito le maggiori cifre elettorali.

Art. 15
Attribuzione dei seggi agli altri gruppi di liste
1. Detratti i seggi spettanti al presidente proclamato eletto e alla coalizione o al gruppo non coalizzato ad esso collegati, i seggi restanti si ripartiscono tra tutti gli altri gruppi ammessi all’attribuzione di seggi secondo le seguenti operazioni:
a) si divide la somma delle cifre elettorali conseguite dai gruppi di liste per il numero dei seggi restanti; nell’effettuare l’operazione si trascura l’eventuale parte frazionaria del quoziente;
b) si divide quindi la cifra di ciascun gruppo di liste per il quoziente ottenuto ai sensi della lettera a): il risultato rappresenta il numero di seggi da assegnare a ciascun gruppo;
c) i seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati ai gruppi per i quali le ultime divisioni di cui alla lettera b) hanno dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, ai gruppi che hanno conseguito le maggiori cifre elettorali.

Art. 16
Ripartizione dei seggi senza premio di maggioranza
1. Nei casi previsti dall’articolo 13, comma 5, detratto il seggio del presidente proclamato eletto, tutti gli altri seggi sono attribuiti con le seguenti operazioni:
a) si calcola il quoziente regionale dividendo la somma delle cifre regionali di tutti i gruppi di liste ammessi all’assegnazione dei seggi per 59;
b) si divide quindi la cifra di ciascun gruppo di liste per il quoziente ottenuto ai sensi della lettera a); il risultato rappresenta il numero di seggi da assegnare a ciascun gruppo;
c) i seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati ai gruppi per i quali le ultime divisioni di cui alla lettera b) hanno dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, ai gruppi che hanno conseguito le maggiori cifre elettorali.

Art. 17
Attribuzione dei seggi alle liste circoscrizionali
1. Si procede al riparto dei seggi tra le sole liste circoscrizionali appartenenti ai gruppi di liste che hanno ottenuto seggi in base alle operazioni precedenti.
2. A tal fine si divide la somma delle cifre elettorali di tutte le liste presentate nella circoscrizione appartenenti ai soli gruppi di liste che hanno ottenuto seggi per il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione più uno, ottenendo così il quoziente elettorale circoscrizionale; nell’effettuare la divisione si trascura l’eventuale parte frazionaria del quoziente. Si attribuiscono, quindi, ad ogni lista tanti seggi quante volte il quoziente elettorale risulti contenuto nella cifra elettorale di ciascuna lista.
3. Se, con il quoziente calcolato come sopra, il numero dei seggi da attribuire in complesso alle liste supera quello dei seggi assegnati alla circoscrizione, le operazioni si ripetono con un nuovo quoziente ottenuto diminuendo di un’unità il divisore.
4. Se per uno o più gruppi di liste, per effetto delle operazioni di cui ai commi 2 e 3, il numero dei seggi attribuiti supera il numero di quelli assegnati in base all’articolo 14, 15 o 16, si tolgono, per ciascun gruppo, i seggi in eccedenza sottraendoli alle rispettive liste circoscrizionali a partire da quelle che hanno avuto assegnati più seggi, seguendo l’ordine decrescente del numero dei seggi assegnati ad ognuna. In caso di parità di seggi assegnati, il seggio è sottratto alla lista circoscrizionale con la minore cifra elettorale residuale percentuale di cui alla graduatoria prevista dal comma 5, lettera b).
5. Si assegnano i seggi restanti in base alle seguenti operazioni:
a) si determina il numero dei seggi ancora da assegnare a ciascun gruppo di liste, sottraendo dal totale dei seggi spettanti a ciascun gruppo di liste i seggi attribuiti alle rispettive liste circoscrizionali secondo le modalità di cui ai commi 2 e 3;
b) si assegnano tali seggi alle rispettive liste circoscrizionali seguendo la graduatoria decrescente dei voti residuati di ciascuna, espressi in percentuale del relativo quoziente circoscrizionale; a tal fine si moltiplica per cento il numero dei voti residuati di ciascuna lista e si divide il prodotto per il quoziente circoscrizionale; nel caso in cui non vengano ripartiti così tutti i seggi attribuiti a ciascun gruppo di liste, i seggi residui sono ripartiti riutilizzando la stessa graduatoria decrescente tante volte quante risultano necessarie al raggiungimento del numero di seggi attribuiti a ciascun gruppo di liste.
6. Qualora in una circoscrizione il numero dei seggi assegnati ecceda quello dei candidati della lista, si attribuisce il seggio alla lista di un’altra circoscrizione proseguendo nella graduatoria anzidetta.
7. Compiute le operazioni di cui ai commi da 1 a 6 al candidato presidente che ha ottenuto un numero di voti validi immediatamente inferiore al presidente proclamato eletto si assegna l’ultimo dei seggi tra quelli attribuiti alle liste circoscrizionali ad esso collegate in base al minore resto o, in mancanza, alla cifra elettorale circoscrizionale minore in assoluto.

Art. 18
Riserva di un seggio per circoscrizione
1. In ogni circoscrizione è garantita l’attribuzione di almeno un seggio.
2. Qualora, per effetto delle operazioni compiute, non si verifichi la condizione del comma 1 in una o più circoscrizioni, in ciascuna di esse si attribuisce un seggio al candidato più votato della lista circoscrizionale che ha la maggiore cifra tra quelle ammesse all’attribuzione dei seggi; corrispondentemente è detratto l’ultimo seggio attribuito al medesimo gruppo di liste nelle altre circoscrizioni.
3. In caso di parità di voti tra più liste circoscrizionali il seggio è attribuito alla lista del gruppo che ha ottenuto a livello regionale il maggior numero di seggi.
4. Se la lista circoscrizionale più votata fa parte di un gruppo che non ha avuto attribuito più di un seggio per circoscrizione, si passa alla lista circoscrizionale che ha ottenuto un numero di voti immediatamente inferiore.

Art. 19
Proclamazione dei consiglieri
1. Nel collegio unico regionale si attribuiscono i seggi ai candidati alla carica di consigliere regionale, compiendo le seguenti operazioni:
a) si determina la graduatoria dei candidati di ciascuna lista circoscrizionale cui sono stati attribuiti seggi a seconda delle rispettive cifre individuali; a parità di cifre individuali, prevale l’ordine di presentazione nella lista;
b) si proclamano eletti, nei limiti dei posti cui ciascuna lista ha diritto e seguendo la graduatoria di cui alla lettera a), i candidati che hanno ottenuto le cifre individuali più elevate.

Art. 20
Surrogazioni
1. Il seggio di consigliere che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che, nella stessa lista circoscrizionale, segue immediatamente l’ultimo eletto, nell’ordine accertato dall’organo di verifica dei poteri; in caso di mancanza di ulteriori candidati nella stessa lista circoscrizionale si procede con le modalità previste dall’articolo 17, comma 6.
2. In caso di dimissioni o decadenza da consigliere del candidato presidente che ha ottenuto il numero di voti immediatamente inferiore a quello proclamato presidente, il seggio è attribuito al candidato che segue immediatamente nella lista circoscrizionale cui il seggio era stato sottratto in applicazione dell’articolo 17, o in mancanza al gruppo di liste, alla lista circoscrizionale ad esso appartenente ed al candidato della stessa che seguono immediatamente in base alle operazioni di cui rispettivamente all’articolo 15 o 16 e 17.

Art. 21
Sottoscrizione delle liste
1. Le liste dei candidati per ogni circoscrizione devono essere sottoscritte:
a) da non meno di 500 e non più di 1.000 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni della circoscrizione per le circoscrizioni fino a 500.000 abitanti;
b) da non meno di 1.000 e non più di 1.500 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni della circoscrizione per le circoscrizioni oltre i 500.000 abitanti.
2. La firma del sottoscrittore deve essere autenticata.
3. Nessuna sottoscrizione è richiesta per la presentazione di liste di candidati con contrassegni tradizionalmente usati o ufficialmente riconosciuti dai partiti o gruppi o movimenti politici di carattere nazionale o regionale che abbiano avuto eletto, nella legislatura in corso alla data dell’indizione dei comizi, un proprio rappresentante nel Consiglio regionale o ai quali, con dichiarazione formale, aderisca almeno un consigliere regionale in carica alla data di indizione dei comizi elettorali; nessuna sottoscrizione è parimenti richiesta nel caso in cui la lista sia contraddistinta da un contrassegno composito nel quale sia contenuto quello di un partito o gruppo politico esente da tale onere.
4. La dichiarazione di presentazione delle liste dei candidati deve essere sottoscritta dal presidente o segretario o coordinatore del partito o gruppo o movimento politico responsabile per il territorio regionale o per il territorio della circoscrizione, che risultano tali per attestazioni dei rispettivi organi competenti per statuto, ovvero da rappresentanti dagli stessi responsabili incaricati con mandato autenticato dal notaio.

Capo III
Norme transitorie
Art. 22
Disposizioni transitorie in materia elettorale e di ineleggibilità, incompatibilità e incandidabilità
1. Qualora debbano svolgersi le elezioni regionali senza che sia stata approvata una legge di adeguamento al sistema elettorale introdotto dalla presente legge, per l’organizzazione amministrativa del procedimento e delle votazioni per l’elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni contenute nella legge 17 febbraio 1968, n. 108 (Norme per le elezioni delle Regioni a statuto normale), e della legge 23 febbraio 1995, n. 43 (Nuove norme per le elezioni dei consigli delle regioni a statuto ordinario), e successive modifiche ed integrazioni, intendendosi le disposizioni in materia di liste regionali riferite alle candidature alla carica di Presidente della Regione, e in via suppletiva le disposizioni della legge regionale 6 marzo 1979, n. 7 (Norme per l’elezione del Consiglio regionale) e successive modifiche e integrazioni.
2. In materia di ineleggibilità e incompatibilità, fino all’approvazione di una disciplina regionale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna, oltre a quanto previsto dallo stesso Statuto, si applicano le leggi statali.
3. Il Presidente della Regione che si sia dimesso dalla carica determinando la cessazione anticipata della legislatura non può in ogni caso essere nuovamente candidato al successivo turno elettorale regionale.

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