domenica 10 novembre 2013

SARDINYA ZONA FRANCA, ASPIRAZIONI e SPERANZE Di UNA REALTA' ECONOMIA FINORA DISATTESA.

SARDINYA ZONA FRANCA, ASPIRAZIONI e SPERANZE  Di UNA REALTA' ECONOMIA FINORA DISATTESA.

Vàturu Erriu Onnis Sayli


La Sardinya , è percorsa dalla speranza di riscatto di un'economia reale finora disattesa dalla politica locale e del governo italico; 

La strada delle speranze in Sardinya è lastricata da tanta energia persa sull'altare delle ipocrisie politiche delle promesse fatte nelle campagne elettorali, nel malgoverno delle varie giunte succedutesi negli anni nella capitale la città bianca Karalis.

L'idea della zona franca in Sardinya risale molto indietro nel tempo; l'idea di una fiscalità di vantaggio che vada a colmare i divari economici e maggiori costi dovuti all'insularità, l'aspetto principale delle Zone Franche nel mondo , dove esse si attuano , sono l'esenzione dei pagamenti delle accise  e dell'IVA.

Il dibattito sviluppatosi con le correlate polemiche sono state accentuate e forti , proprio per l'importanza dell'argomento trattato e delle conoscenze messe in campo dai vari soggetti aventi parola nella questione, si è arrivati anche al limite dell'insulto come avviene nelle famiglie che ambiscono che l'intento vada a buon fine. 

Oggi , a pochi giorni  dall'approvazione nel Consiglio regionale della RAS (Regione Autonoma della Sardinya), chiediamo alla dottoressa Maria Rosaria Randaccio , cosa è avvenuto e come si potrà attuare la Zona Franca in Sardinya.

Vogliamo anche rammentare le polemiche sollevate a questa votazione e i consigli avutesi nel tempo su queste pagine del nostro blog.

Il Dr Paolo Maninchedda pochi giorni fa commentava così:
Dopo aver raggiunto l’accordo con tutto il Consiglio Regionale sull’emendamento che emendava l’art.12 dello Statuto, rendendo tutto il territorio regionale ‘Zona Franca’, la Giunta ha rotto l’unità e ha imposto, con la sua maggioranza, un testo assurdo che da una parte colloca la Sardegna fuori dalla linea doganale, dall’altra mette la Zona Franca interamente nelle mani dello Stato italiano, senza alcun ruolo per la Regione Sardegna, la quale però è chiamata a coprirne i costi. Insomma: le regole e la gestione sono stati affidati allo Stato italiano, che è stato il becchino fiscale della Sardegna per secoli, mentre i costi sono stati caricati ai sardi.
Il dottor Mario Carboni tempo fa ebbe a dire
..sono felice che finalmente ci sia una convergenza con ciò che penso da oltre 30 anni e che sostengo anche adesso e cioè che la Sardegna debba essere posta fuori dalla linea doganale dello stato e quindi zona franca integrale fiscale e doganale. 
I commenti che abbiamo  riportato sopra  sono un esempio per far comprendere quanto prima affermato sul fermento che è in atto in Sardinya su questa problematica molto sentita, sia nell'ambito politico che sociale.

Interessante la posizione della Dottoressa M.R. Randaccio, impegnata con l'Avvocato F. Scifo e tutte le varie soggettività diffuse nel territorio come Giuseppe Carboni , Giuseppe Marini e molti altri, che assieme muovono le passioni e gli interessi politici economici e sociali attorno all'idea della Zona Franca.
Noi di Sa Defenza pensiamo dei politici quel che abbiamo gà affermato in altro articolo che riportiamo in parte: 
La realtà dei politici com'é?
Se uno è ignorante e tronfio e fiero della propria ottusità,  basta essere un dotto, se uno è un dotto deride l'opinione esatta diversa dalla sua, non la prende neanche in considerazione; l'atteggiamento classico nella storia della scienza  è: negare, minimizzare, ridicolizzare è automatico; l'ignoranza dei dotti è la cosa peggiore che ci sia; 

..la situazione esistente all'interno del parlamento italiano è a dir poco drammatica , poiché i deputati si dimostrano essere solo dei numeri in mano ai partiti che servono come strumenti per pigiare il dito sul pulsante del voto desiderato dai loro capi bastone senza saper e ne capire cosa votano... poiché le leggi e la loro comprensione con i rimandi ad altre leggi e commi sono di quasi esclusivo appannaggio dei burocrati che circondano e sostengono il Consiglio dei Ministri e il Premier.

Per esempio sull'IVA, in Sardinya, non   è stata applicata  da almeno 15 anni il diritto all'esenzione nei porti franchi come Cagliari, non si è perso il diritto ma certamente l'inconcludenza  della RAS, ed a volte  a motivo dell'incompetenza giuridica e legislativa dei nostri deputati, che, ci sfuggono i diritti che abbiamo nella ZF , ma per i motivi suddetti  non vengono applicati ne attuati.

La lacuna in generale dentro e fuori al movimento a cui si è dovuto porre rimedio è l'interpretazione vera sul significato di ZF extradoganali poiché si confondeva la ZF ai Porti, e non si comprendeva l'importanza di mantenere il titolo di extradoganale, su art 12 dello statuto della RAS.

Si è dovuto spiegare la legge del 1940 ove si diceva appunto dei punti Franchi sono extradoganali , perciò l'assunto delle leggi a seguire che richiamavano tale legge erano in toto il riflesso sia nell'attuazione che nello spirito la stessa cosa, come ci fa notare bene la D.ssa Randaccio
.." nel nostro statuto si diceva saranno istituiti  punti franchi extradoganali , quindi quando il decreto legislativo 75 del 1998, ha detto che in attuazione all'articolo 12 dello statuto veniva istituita in tutta la Sardegna la Zona Franca... non poteva che essere che extradoganale  questo è un sillogismo giuridico, la parola non ci deve spaventare l'abbiamo studiato nelle scuole medie il significato in analisi logica : sillogismo vuol dire una realtà che non si può confondere e cioè se questo vuol dire "questo" ciò che ho modificato non può che essere identico a quello che volevo cambiare." riferendosi al codice doganale del 1940.
Lasciamo a Voi lettori vedere questa intervista alla Dottoressa Randaccio con l'auspicio che le confuse cose dette nel passato da vari soggetti politici , siano finalmente cancellati per assumere la questione in totale chiarezza sia di intenti che di applicazione esatta alla legge originale la Zona Franca in Sardinya, forse una speranza ci è rinata in cuor, ce lo auguriamo tutti.





giovedì 7 novembre 2013

La follia dell'Impero

La follia dell'Impero

Chris Hedges 
 Tradotto da Ale&Alo

Gli ultimi giorni dell'impero danno gran lavoro e potere agli inetti, agli squilibrati ed agli imbecilli. Questi politici e propagandisti di corte, assunti per essere la faccia pubblica della nave che affonda, mascherano il vero lavoro dell’equipaggio, il quale saccheggia sistematicamente i passeggeri mentre la nave affonda. I mandarini del potere stanno nella timoniera, impartendo ordini ridicoli e osservando in quanto tempo riescono a distruggere i motori. Combattono come bambini al timone di una nave, mentre la barca va a tutta velocità contro un iceberg. Passeggiano in coperta facendo discorsi pomposi. Urlano che la nave SS America è la migliore mai costruita. Insistono che ha la tecnologia più avanzata e che incarna le più alte virtù. E poi, con una furia improvvisa e inaspettata, andremo giù nelle acque gelide. 

Ultimi giorni dell'Impero © Mark Bryan
Gli ultimi giorni dell'impero sono un carnevale di follia. Siamo nel mezzo di noi stessi, spinti dai nostri leader di corte che si intestardiscono sull'economia e l'auto-distruzione. Sumeri e Romani caddero in questo modo, come pure gli Ottomani e l'impero Austro-Ungarico. Uomini e donne dalla sbalorditiva mediocrità e depravazione guidavano le monarchie d'Europa e della Russia alla vigilia della Prima guerra mondiale. E l'America, nel suo stesso declino, ha offerto una parte del suo essere rammollita, stolta e imbecille fino alla totale distruzione. Una nazione che era ancora radicata nella realtà non avrebbe mai glorificato ciarlatani come il senatore Ted Cruz, il portavoce della Casa Bianca John Boehner e l'ex-portavoce Newt Gingrich che hanno corrotto le onde radio.

Se avessimo avuto la minima idea di cosa realmente ci sarebbe accaduto ci saremmo rivoltati con furia contro Barack Obama, la cui eredità sarà la capitolazione totale alle esigenze di Wall Street, all'industria del combustibile fossile, al complesso dell'industria militare e allo stato di sicurezza e sorveglianza. Avremmo dovuto manifestare contro questi pochi, come Ralph Nader, il quale ha denunciato il sistema monetario basato sul gioco d'azzardo, l'interminabile stampa di denaro e ha condannato la distruzione ostinata dell'ecosistema. Dovevamo ammutinarci. Dovevamo far tornare indietro la nave.

Le popolazioni dell'impero in caduta sono passive perché spensierate. E' in atto una narcotizzazione del sogno ad occhi aperti tra coloro che rotolano verso l'oblio. Si rifugiano nella sessualità, nelle cose scadenti e nell’insensatezza, rifugi che al momento sono piacevoli ma di sicura auto-distruzione. Credono ingenuamente che tutto funzionerà. Come specie umana, osserva Margaret Atwood nel suo romanzo distopico “Oryx and Crake”, siamo condannati alla speranza. E assurde promesse di speranza e gloria sono continuamente servite dall'industria dell'intrattenimento, dell'elite politica ed economica, dalla classe dei cortigiani che fingono di essere giornalisti, guru autodidatti come Oprah e sistemi di credo religiosi che assicurano ai seguaci che Dio li proteggerà sempre. E' una auto-delusione collettiva, un ritirarsi nel pensiero magico.

"Il cittadino americano finora è vissuto in un mondo dove la fantasia è più reale della realtà stessa, dove l'immagine ha più dignità dell'originale", scrisse Daniel J. Boorstin nel suo libro "The Image: A Guide to Pseudo-Events in America" (L'immagine: guida agli pseudo-eventi in America). "Difficilmente affrontiamo il nostro sconcerto, perché la nostra esperienza ambigua è piacevolmente iridescente, e il conforto nella fede della realtà artificiosa è completamente reale. Siamo diventati accessori desiderosi nella grande era delle bufale. Queste sono le bufale che giochiamo a noi stessi".


Cultura e alfabetismo, nella fase finale del declino, sono sostituiti da rumori diversivi e stereotipi vuoti. Lo statista romano Cicerone inveiva contro il loro equivalente dell'epoca - l'arena. Cicerone, a causa della sua onestà, fu seguito e ucciso; le mani e la testa tagliate. La testa mozzata e la mano destra, con la quale aveva scritto le Filippiche, furono inchiodate sul palco dove parlavano al Forum. Mentre l'élite romana sputava sulla testa, dicevano allegramente alla folla inferocita che non avrebbe più parlato o scritto di nuovo. Nell'era moderna questa tossica cacofonia insensata, la nostra versione di spettacolo e di combattimenti di gladiatori, di “panem et circenses”, viene pompata ciclicamente ventiquattrore su ventiquattro dalle onde radio. 

La vita politica si è fusa con il culto della celebrità. L'educazione è principalmente professionale. Gli intellettuali sono scacciati e disprezzati. Gli artisti non possono vivere del proprio lavoro. Poche persone leggono libri. Il pensiero è stato bandito soprattutto nelle università e nei college, dove pedanti timidi e carrieristi sfornano banalità accademiche. "Anche se la tirannia, che non ha bisogno di consenso, può governare con successo sui popoli stranieri,", scrisse Hannah Arendt nel suo libro “The Origins of Totalitarianism” ("Le origini del totalitarismo") "si può restare al potere solo se si distruggono prima di tutto le istituzioni nazionali del popolo". E le nostre sono state distrutte.

Le nostre ossessioni prioritarie sono il piacere sensuale e l’eterna giovinezza. L'imperatore romano Tiberio, si ritirò nell'isola di Capri e convertì il suo palazzo al mare in una casa di lussuria sfrenata e violenza. "Gruppi di ragazze e giovani uomini, che erano stati raccattati da ogni parte dell'impero come adepti a pratiche innaturali, conosciute come spintriae, avrebbero copulato prima di lui in gruppi di tre, per eccitare il suo desiderio scemante," scrisse Svetonio ne "I dodici Cesari". Tiberio addestrava ragazzini, che lui chiamava i suoi pesciolini, a folleggiare con lui in acqua e a fare sesso orale. E dopo aver osservato una tortura prolungata, li avrebbe poi obbligati a buttarsi da una scogliera vicino al suo palazzo. A Tiberio sarebbero seguiti Caligola e Nerone.

"A volte quando viene voltata la pagina," scrisse Louis-Ferdinand Céline in “D'un château l’autre”, (Da un castello all'altro) quando la storia raggruppa insieme tutti i pazzi, apre le sue epiche sale da ballo! Cappelli e capi nel turbine! Mutandine in mare!"

Nel suo libro “The Collapse of Complex Societies” (Il collasso delle società complesse) l’antropologo Joseph Tainter osserva il collasso delle civiltà dai romani ai maia. Conclude dicendo che si disintegrarono perché alla fine non potevano sostenere le complessità burocratiche che avevano creato. Strati di burocrazia richiedono sempre maggiore sfruttamento, non solo dell’ambiente ma anche delle classi operaie. Diventano calcificati da sistemi che non sono in grado di rispondere ai cambiamenti che avvengono attorno a sé. Come succede nelle nostre università d’elite e nelle scuole aziendali, vengono prodotti in serie informatici gestionali, ai quali insegnano non a pensare, ma a far funzionare ciecamente il sistema. Questi informatici gestionali sanno solo come perpetuare sé stessi e il sistema al quale sono al servizio, anche se significa sventrare la nazione e il pianeta. 


Le nostre elite e i burocrati logorano il pianeta per sostenere un sistema che in passato ha funzionato, senza riconoscere che ora non funziona più. Le elite, invece di prendere in considerazione delle riforme che metterebbero a rischio i loro privilegi e il loro potere, si rifugiano nel crepuscolo dell’impero, nelle cinta murate, come nella città perduta o Versailles. Inventano la propria realtà. Coloro che continuano a ripetere questi comportamenti a Wall Street e nelle sale del consiglio. Gli stessi che insistono che la dipendenza dai combustibili fossili e le speculazioni sosterranno l’impero. Le risorse dello stato, come fa notare Tainter, alla fine sono sempre più sprecate in progetti insensati e stravaganti e in avventure imperiali. E poi tutto collasserà.

Il nostro collasso porterà con sé tutto il pianeta.

Ammetto che è più piacevole starsene ipnotizzati davanti alle nostre allucinazioni elettroniche. E’ più facile darci mentalmente un’occhiata. E’ più gratificante assorbire l’edonismo e la malattia del culto di sé stessi e del denaro. E’ più confortante chiacchierare del gossip delle celebrità e ignorare o respingere la realtà.

Thomas Mann in “The Magic Mountain” (La montagna magica) e Joseph Roth in “Hotel Savoy” raccontano brillantemente questo peculiare stato mentale. Nell’hotel di Roth i primi tre piani destinati alla lussuria ospitano i ricchi boriosi, i politici immorali, i banchieri e gli imprenditori. I piani superiori sono affollati da gente che lotta per pagare i propri debiti e che sta costantemente svendendo le sue proprietà; gente che in questo modo diventerà povera e verrà scacciata. Non c’è un’ ideologia politica tra la classe dominante deteriorata, nonostante dibattiti inscenati ed elaborati teatri politici. E’, e alla fine lo è sempre stato, una vasta cleptocrazia.

Appena prima della Seconda guerra mondiale, un amico chiese a Roth, intellettuale ebreo che era fuggito a Parigi dalla Germania nazista, “Perché bevi così tanto?” Roth rispose: “Pensi che riuscirai a scappare? Anche tu sarai spazzato via.” 



Per concessione di ComeDonChisciotte
Fonte: http://www.truthdig.com/report/item/the_folly_of_empire_20131014

domenica 3 novembre 2013

" LA LIBIA E' UN NON STATO " CI DICE MARIO MAURO . L'ITALIA HA QUALCHE RESPONSABILITA ' ?

Antonello , parla dell'evidente fallimento della "normalizzazione" libica, atta dai fautori della guerra permanente mondiale.. 

 gli USA sostenuti dalle nazioni notoriamente serve: UK Francia Italia e satelliti vari, continuano nella loro strategia di guerra "imperiale" contro qualsiasi stato indipendente, che a loro arbitrario avviso definiscono un pericolo per il loro status di supremazia. 

 Ecco a cosa serve dichiararsi "democratici" poter attaccare impunemente e senza preavvisi chiunque sia fuori dalla loro visione di sudditanza imperiale al RE. 

 La violenza imposta con la forza delle armi , come nell'antichità , impongono i dictat del potente di turno.


Sa Defenza

la Libia di oggi dopo l'intervento di USA Francia UK e Italia
"LA LIBIA E' UN NON STATO " CI DICE MARIO MAURO . 
L'ITALIA HA QUALCHE RESPONSABILITA ' ? 

A.Boassa

 Nella "somalizzazione" della Libia l'Italia ha avuto un ruolo cruciale. Già prima della guerra euforici i vertici militari . Il generale Camporini " Nessun altro in Europa - a parte la Germania - ... ha le stesse capacità di distruzione delle difese antiaeree dei nostri Tornado " mentre " gli Eurofighter sono ideali per attuare una no fly zone grazie all'ottima autonomia " . 

Il generale , ex capo dello stato maggiore della Difesa , cita in particolare , tra gli aereoporti tutti essenziali per la logistica e per il rischieramento , "Trapani , importante come base di Awacs , e Sigonella che ospita l'aereo spia americano Global hawk ". E in guerra infatti l'Italia ha saputo farsi onore rispettando le consegne ricevute dalla "comunità internazionale" e dare un significativo contributo alla disfatta di Gheddafi

Ho usato in modo improprio il termine " guerra " . Naturalmente più preciso il Presidente Napolitano " non siamo entrati in guerra, siamo impegnati in un'azione autorizzata dal Consiglio di sicurezza". Comunque sia , la Libia precedente all'azione civilizzatrice di cui parla Napolitano non esiste più . Cirenaica e Fezzan sono di fatto autonome da Tripoli che "governa" sulla sola Tripolitania che in effetti , come la Cirenaica e il Fezzan , soggiace alle scorribande di milizie armate che rapiscono , torturano, uccidono. Del resto il governo di Tripoli alleato dell'Occidente non è da meno . 

Le carceri sono zeppe di detenuti che non sanno neanche di che cosa sono accusati ma in compenso conoscono disumani torture

 Questa è la "Libia" creata dall'Occidente con il contributo decisivo del fondamentalismo jihadista , attualmente onnipresente nella regione . Qualcosa è sfuggita dalle mani degli apprendisti stregoni che ora vorrebbero rimediare e l'Italia con il nostro Letta ha già dichiarato che non si sotrarrà ai futuri impegni. 

Oltre a concedere ovviamente l'uso delle basi presenti nel nostro sovrano paese, il governo si impegnerà a "ricostituire" l'esercito "libico" e ad eliminare le milizie "indisciplinate". In perfetta sintonia con il primo ministro , Mario Mauro ministro della difesa , assicura gli alleati che data la la situazione di non stato di cui soffre Tripoli , l'Italia triplicherà la sua presenza nel Mediterraneo per proteggere e salvare i migranti che Tripoli non è in grado di contenere , nell'osservanza di quei principi morali e umanitari che da sempre caratterizzano il nostro paese .



sabato 2 novembre 2013

Documento politico di SIS-MA sul Fronte Unidu Indipendentista

Riceviamo il documento di Sis.ma , che pubblichiamo volentieri affinché sia motivo di aperto dibattito tra tutti i movimenti indipendentisti nella nostra Sardinya.

Avevamo già parlato e messo in evidenza le storture a cui siamo andati incontro nel Fronte Unidu Indipendentista, critica politica atta alla costruzione di pratiche alternative,  abbiamo espresso le nostre perplessità sul progetto , sulla strada percorsa e sulla "democraticità" espressa, ma ci pare che le critiche siano rimaste inascoltate, visto il documento sotto riportato, che gli amici di Sis.ma hanno redatto.

"Un altro punto che ci dà notevole fastidio è la questione "democrazia", ovvero la pratica della delega previo voto segreto; perché così non si rispettano le molteplici situazioni e soggettività espresse nel territorio, vuoi per mancanza di strutturazione o di leggerezza partecipativa , si va a premiare elettivamente con i delegati, chi ha una struttura di tipo chiuso come un partito."

Ci pare che questo aspetto venga condiviso ampiamente anche dagli amici di Sis.ma.

Il documento, pensiamo,  è più che condivisibile e portatore di innovativa visione partecipativa, a cui nessuno dei soggetti interessati deve fuggire, ne con chiusure di  aspetto ideologico dogmatico o neo-pragmatico ne con discorsi pseudo-democratici o di opinione qualunque; non si faccia critica di getto senza la riflessione e il rispetto dovuti, all'analisi politica esposta nel documento.

Bonu traballu a totus

Sa Defenza




SINISTRA INDIPENDENTISTA SARDA – MOVIMENTO ANTICAPITALISTA

AI COMPAGNI DEL FRONTE INDIPENDENTISTA FORMATO A GHILARZA NELL’ASSEMBLEA POPOLARE DELL’ 8 SETTEMBRE 2013

L'assemblea di Ghilarza dell'8 settembre 2013, cui Sis-ma, dopo una adeguata valutazione interna, ha partecipato discutendone le prospettive, ha avviato un percorso sul quale la nostra Organizzazione ha posto importanti riserve. Nonostante questo abbiamo temporaneamente messo in mora il nostro carattere di organizzazione e ci siamo resi disponibili per favorire la funzionalità del passaggio successivo, ovvero la proficua riunione delle assemblee territoriali, la discussione di proposte di programma e l'elezione dei delegati secondo le procedure date (benché da noi non condivise).

Rimarchiamo che la direzione centralizzata del percorso, che riteniamo fuori misura rispetto all'assolvimento delle incombenze pratiche, avulsa dalla disposizione politica reale maturata a Ghilarza, è comunque a noi estranea come principio. Questo metodo di azione politica ha conseguito un esito intermedio, appunto la realizzazione delle assemblee territoriali e l'assemblea dei delegati del 20 Ottobre, e presenta la misura per ora non esaltante del consenso conseguito. A questo punto è necessario che Sis.ma definisca ulteriormente tre aspetti fondamentali del percorso fin qui seguito, che consideriamo legati l'uno all'altro e per noi assolutamente sostanziali e dirimenti, che conducono alle conclusioni unanimemente approvate dai membri della nostra Organizzazione: 

1: il primo punto riguarda l'alternativa di priorità tra il FRONTE DI RESISTENZA SOCIALE e la PARTECIPAZIONE ELETTORALE INDIPENDENTISTA.
Ribadiamo che noi poniamo come prioritaria e necessaria la costruzione del fronte di resistenza e come del tutto secondaria (e solo alla condizione che non sia inutile, o addirittura dannosa nell'eventualità di una guerra di visibilità tra formazioni indipendentiste frantumate e reciprocamente contrapposte) la partecipazione elettorale; questo convincimento non è indebolito, ma se possibile rafforzato dalla constatazione della deriva confusa cui sembrano destinati i vari altri gruppi indipendentisti, ingabbiati tra la persistenza di spinte particolaristiche e la conseguente ricerca di alleanze improprie.     

2: il secondo punto riguarda l'alternativa di significato tra il FRONTE UNITARIO e il FRONTE UNITO.
Pensiamo che non vi sia nei fatti nessun "fronte unito" e che evocarlo in una formula di pura propaganda in piena fase elettorale sia sbagliato, in quanto si rischia di inflazionare in poche settimane un valore che deve essere capace di ben altra durata; un proposito (attuale) non è un fatto (futuro), ed è per questo che esso si definisce e si deve manifestare propriamente come "fronte unitario"; ne consegue la adozione di mezzi adeguati alla realizzazione dell'obiettivo di unitarietà (a partire da uno Statuto e un Regolamento condivisi e dalla reale ricerca di una espansione unitaria), e non di mezzi adeguati a una campagna elettorale di autoposizione e differenziazione precostituita, e cioè di segno diametralmente opposto al proposito unitario enunciato.

3: il terzo punto riguarda l'alternativa di decisionalità politica tra l'ASSEMBLEA PERMANENTE e il COMITATO DEI DELEGATI, come abbiamo cercato ripetutamente e vanamente di rimarcare. La forma permanente dell'assemblea non significherebbe che essa deve essere aperta continuamente, ma che essa ed essa sola deve essere la sede permanente della formazione del processo e della decisionalità, in funzione dell'allargamento del fronte secondo il suo fine unitario; e che di conseguenza il comitato dei delegati deve avere soltanto una funzione tecnica di raccolta e di ordinamento dei materiali che emergono in sede di assemblea, senza rituali di precostituzione dell'ordine del giorno, di voto segreto, di riunioni riservate e di fatto compiuto.

CONCLUSIONE: in considerazione del fatto che tutte le riserve da noi espresse già nell'assemblea di Ghilarza restano per noi tanto sostanziali quanto irrisolte, e che l'indirizzo adottato in queste settimane dall'istanza direttiva piuttosto che scioglierle o attenuarle le ha integralmente rafforzate, riteniamo corretto ribadire la seguente chiarificazione sulla nostra condotta:


1: riteniamo necessaria, nella costruzione di un fronte quale quello da noi auspicato che impegna impostazioni e storie molto diverse, una forma democratica garantita statutariamente e chiaramente regolata nelle sue funzioni;

2: sosteniamo la necessità di sviluppare il percorso aperto a Ghilarza a prescindere dalla diversità di giudizio dei diversi soggetti sulla opportunità di partecipazione alle elezioni; resta quindi aperto per noi l'impegno essenziale per la  costruzione di un FRONTE UNITARIO INDIPENDENTISTA DI RESISTENZA SOCIALE; 

3: per quanto ci riguarda come organizzazione politica Sis- Ma, non sussistono secondo noi oggi a riguardo della partecipazione alle elezioni le condizioni minime di opportunità: né le condizioni utili ad un sufficiente risultato elettorale, né tanto meno le condizioni utili a fare della partecipazione diretta uno strumento favorevole alla costruzione di un ampio fronte di resistenza; consideriamo il percorso aperto a Ghilarza positivo ma non adeguato a questo scopo; di conseguenza riteniamo di fatto impraticabile la nostra collaborazione alla formazione del FRONTE INDIPENDENTISTA UNIDU (così denominato in seguito alla riunione dei delegati del 20 ottobre) in quanto finalizzato al percorso elettorale.




SIS-MA, 23 ottobre 2013.

domenica 27 ottobre 2013

AVAAZ. ASTUZIA ED INGANNI. COME TI SEDUCO IL MILITANTE ONESTO. SOLIDARIETA'. UMANITARISMO. GUERRA. ANCHE QUESTO E' IMPERO.

AVAAZ. ASTUZIA ED INGANNI. COME 

TI SEDUCO  IL MILITANTE ONESTO. 

SOLIDARIETA'. UMANITARISMO. GUERRA.

ANCHE QUESTO E' IMPERO.




NON FIRMATE 


PIU'

A. Boassa




Molti militanti mi hanno chiesto di firmare delle petizioni con Avaaz. Petizioni giuste preciso. Berlusconi , debito pubblico ...
Non ho firmato . 


La strategia di Avaaz è semplice e allo stesso tempo ben elaborata . Lanciare campagne progressiste che naturalmente non siano contrarie agli interessi dell'impero ed infilare (Totò avrebbe detto tomo tomo cacchio cacchio) , con modalità "solidali" e "umanitarie" , i criminali obiettivi delle banche, delle multinazionali , della CIA ...

Alcuni esempi . Siria . Ecuador .
Siria . "Il presidente Obama può anche lanciare delle incursioni ma non ha il necessario supporto popolare per una vera guerra ..." Come a dire che "una vera e propria guerra" sarebbe giusta perché umanitaria ma purtroppo per Avaaz non si può fare perché manca l'istigazione alla guerra da parte del popolo . Curioso . Il popolo al quale Avaaz si affida questa volta non è stato all'altezza .


L'organizzazione "pacifista" si lamenta che "negli ultimi due anni la comunità internazionale ha lasciato vergognosamente la situazione in stallo , abbandonando a se stessi i cittadini siriani" . Nessun accenno ai tagliagole Jihadisti armati dalle petromonarchie e dall'Occidente . Sulle armi chimiche Avaaz non ha dubbi proprio come Obama e kerry. Si disinteressa di Carla Del Ponte , delle prove satellitari presentate dai Russi all'Onu , delle intercettazioni telefoniche e sopratutto non sente la necessità di attendere gli esiti degli ispettori dell'ONU dato che risulta " evidente a tutti come l'attacco sia stato lanciato dalle forze del regime ".


Ecuador . Petizione . Si chiede a Correa , Presidente dell'Ecuador di ritirare l'autorizzazione per la ricerca del petrolio nel nord-est del paese per non arrecare danni alle foreste pluviali e agli stessi indigeni . Una "giusta" campagna a favore dell'ambiente e dei diritti umani . E dunque come non firmare ? Veniamo a sapere che per venti anni le aziende americane avevano fatto scempio di vaste aree dell'Ecuador ma Avaaz nulla aveva proposto

Veniamo a sapere che Correa aveva buttato fuori dall'Ecuador le aziende USA in modo che le ricchezze petrolifere venissero gestite da una compagnia statale nazionale , la Petroamazonas , i cui profitti invece di volare verso gli States finanziano i servizi sociali in loco . Veniamo a sapere ,tra l'altro, che l'azienda statale può prospettare ma non estrare il petrolio senza la convalida di un referendum . E non dobbiamo dimenticare quanto sia "odioso" Rafael Correa un personaggio che ha chiuso la base militare USA ,che non ha pagato una parte del debito perché giudicato "una truffa dei banchieri", che ha ospitato e protetto nella sua ambasciata il "terrorista" Julian Assange .
L'Ecuador non è più il cortile di casa degli Usa . Ciò è intollerabile per l'impero . Urge destabilizzazione . 

Avaaz può fare la sua parte.
Del resto perché agire diversamente ? 

Creata da Soros , spietato speculatore ,finanziatore della campagna alla presidenza di Obama, con illustri dirigenti come Tom Perriello che ,come deputato,ha votato per il proseguimento della guerra in Afghanistan , o come Richen Patel dirigente della Rockefeller Foundation e della Bill Gates Foundation, Avaaz potrebbe realmente agire per la pace e per la giustizia sociale ?

Ringrazio Patrick Boylan di Peacelink delle molte informazioni acquisite e chiedo a chi ha letto queste note e non le ha ritenute una stupidata di condividere e di far girare 



► Potrebbe interessare anche: