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lunedì 28 ottobre 2024

Disastro Sala, mancava solo il danno erariale

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala (Getty Images)

La Corte dei conti chiama in causa tre dipendenti del Comune di Milano: sulle Park Towers possibile perdita da 321.000 euro. Continua il periodo nero del sindaco, tra ciclabili bocciate e caos San Siro. Mentre lui si preoccupa della poltrona dell’Anci.


La Milano da bere è finita da un pezzo e oggi alla cosiddetta capitale economica del Paese non resta altro da fare che bersi il suo sindaco, cioè augurarsi che faccia in fretta le valigie. Beppe Sala, ex city manager di una giunta di centrodestra che dopo aver fatto il commissario dell’Expo si è riciclato come primo cittadino di una giunta di centrosinistra, è sull’orlo di una crisi di nervi. Per anni è stato simbolo di una classe politica nuova, efficiente e brillante, ma di recente è l’esempio di ciò che non si deve fare. Infatti, non c’è cosa che tocchi che vada bene. Un re Mida al contrario, che vede perfino il modello Milano, la città dinamica e moderna da lui propagandata, mostrare diverse crepe. 

lunedì 20 maggio 2024

Da mani pulite a posate sporche

Giovanni Toti (Ansa)

Dopo una settimana di gogna, l’accusa contro Toti è quella di aver pranzato a sbafo a Montecarlo. Pasto che peraltro il presunto corruttore non avrebbe pagato essendo habitué del casinò. I 74.000 euro dati al governatore fanno parte del sistema usato con tutti.


Dall’inchiesta della Procura di Genova che ha portato all’arresto del governatore Giovanni Toti emerge un vero e proprio magna magna. L’ultimo tassello della grande abbuffata l’hanno rivelato ieri i giornaloni: il presidente della Liguria in estate si è attovagliato in quel di Montecarlo con il terminalista più liquido del Ponente, e anche del Levante, ma non ha pagato il conto. 

domenica 25 febbraio 2024

Belpietro: Macché sanzioni: siamo in affari con Putin

Vladimir Putin
Fonte

Due anni di retorica sullo zar moribondo, l’esercito russo a pezzi, il crollo imminente. Risultato: centinaia di migliaia di morti mentre volano le importazioni alimentari da Mosca (il grano duro fa +1.164%) e, grazie alle triangolazioni, pure quelle di petrolio.


Negli ultimi due anni ci hanno raccontato che la Russia non avrebbe potuto resistere alle sanzioni internazionali, che Putin era gravemente malato e forse addirittura già morto, e quand’anche non fosse passato a miglior vita, le lotte di potere al Cremlino, comunque, lo avrebbero presto disarcionato. Non conto le analisi pubblicate dalla stampa italiana e straniera sul crollo delle importazioni di gas e petrolio, sull’esclusione dal sistema bancario di regolazione dei crediti, sui tremori delle mani e dei piedi dello zar, indicati come spia di una malattia degenerativa, sull’impreparazione delle truppe russe, sul golpe di Prigozhin e sulla controffensiva ucraina. Tutto lasciava presagire che la guerra sarebbe finita presto e, inevitabilmente, che a essere sconfitta dall’alleanza occidentale sarebbe stata Mosca.

Peccato che niente di tutto ciò si sia verificato e che ora, da giorni, la grande stampa sia piena di allarmi sulle prossime mosse di Putin, il quale non si accontenterebbe del Donbass, ma si preparerebbe tra uno, due o cinque anni ad attaccare un Paese Nato e a invadere - udite, udite - l’Europa. Dalle principali capitali del Vecchio continente e dai vertici della Nato arrivano preoccupati solleciti che invitano gli Stati che fanno parte della Ue ad armarsi. Un po’ perché se vince Trump l’America promette di disinteressarsi dei destini europei, e un po’ perché l’orso russo è diventato il nuovo babau, da agitare al momento giusto, quando c’è qualche difficoltà.

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