mercoledì 3 agosto 2016

IL CREPUSCOLO DEI GLOBALISTI

IL CREPUSCOLO DEI GLOBALISTI

Francesco Maria Toscano
ilmoralista

Non so chi di voi ha paura di una eventuale vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali americane; avrete i vostri buoni motivi.

Io nel frattempo vi dico invece perché Hillary Clinton alla Casa Bianca rappresenta la peggiore sciagura che il pianeta Terra possa dover affrontare dopo l’era delle glaciazioni.

Non c’è bisogno di fare sofisticate analisi di natura geopolitica o macroeconomica per comprendere la tragicità insita in una ipotesi del genere, basta usare un pizzico di buon senso.

Vi piace il mondo in cui vivete oggi?
Un mondo governato da una decina di multinazionali e banche d’affari dirette da un manipolo di impuniti incappucciati?
Vi piace dover (soprav)vivere con poche centinaia di euro dopo avere lavorato tutto il mese come bestie nel nome della competitività?
Vi piace vegetare all’interno di una cornice istituzionale, tipo l’Ue, dove il vostro voto non conta un tubo e tutto viene deciso da una paio di camerieri di loggia eufemisticamente chiamati “commissari”?
Vi piace non avere più la sanità pubblica e il diritto al reintegro in caso di ingiusto licenziamento?

Siete contenti di guardare alla pensione con lo stesso sguardo rassegnato del mitico poliziotto Bloch reso immortale dalla saga di Dylan Dog?

Trovate eccitante l’idea di dover affrontare una guerra nucleare contro la Russia (e forse pure la Cina), da combattere per “esportare la democrazia e la libertà” come ai bei tempi di zio Bush?

Lo sapete che i “cattivissimi Bush” votano per i “buonissimi Clinton”?http://www.iodonna.it/…/elezioni-usa-laura-bush-votera-per…/

Lo sapete che il clan Clinton ha ricevuto un pacco di soldi da mondi che sono fortemente sospettati (altro eufemismo) di avere creato in provetta un mostro chiamato Isis? http://it.sputniknews.com/…/arabia-saudita-finanzia-hillary…
I Clinton sono una vera disgrazia, non a caso tutti quelli che hanno contribuito a rendere il mondo un inferno sono convintamente schierati dalla parte di Hillary.

Tutti, compresa la terrorista finanziaria Angela Merkel.

I principali media, quelli che “ci vuole l’austerità e bisogna colpire Saddam e le sue armi di distruzioni di massa”, difendono la moglie di Bill a spada tratta, tentando pateticamente di dipingere una mediocre guerrafondaia tenuta al laccio da Wall Street per una statista “preparata” e “responsabile”.

Hillary significa continuità rispetto agli ultimi trenta anni, anni caratterizzati da povertà crescenti, menzogne di regime e guerre infami, anni bui dominati da plutocrati luciferini che governano masse straccione e inebetite rese schiave da una globalizzazione pensata all’occorrenza.

Di fronte ad una simile realtà cosa importa approfondire il profilo di Trump? Niente è peggio di Hillary Clinton.

E poi se Trump è così odiato dall’establishment, un establishment notoriamente sanguinario e assassino, tanto male non può essere di sicuro.

La distinzione fra destra e sinistra è oramai archeologia.

Da una parte ci sono i globalisti alla Clinton- notoriamente fanatici, bellicisti, liberisti, affamatori di popoli e “portatori sani” di una spiritualità sincretista e massonica che in estrema sintesi rievoca l’eterno mito del “vitello d’oro” in sostituzione del Dio cristiano raccontato dai Vangeli; dall’altra ci sono invece i difensori di un modello che riscopre il senso dello Stato-nazione, il valore dell’identità e della tradizione, il rispetto per il lavoro e la giustizia sociale nonché il primato della politica rispetto ai poteri economici e finanziari.

Bisogna schierarsi adesso dal lato giusto della storia, e non è poi così difficile riconoscerlo.

Una eventuale e auspicabile vittoria di Trump chiuderebbe un’epoca lugubre mandando incidentalmente in frantumi pure la Ue, progetto fallito tenuto in vita artificialmente solo in prospettiva della realizzazione di un fantomatico (e terribile) “governo mondiale” da far nascere all’insegna della divinizzazione dei diritti civili (nel silenzio di quelli economici e sociali) e della libera circolazione dei capitali.

La vittoria della Brexit, nonostante la sospetta uccisione di Joe Cox a pochi giorni dal voto, lascia ben sperare.

Ricordate quante profezie di sventura veicolavano i servi di regime per scongiurare una possibile uscita del Regno Unito da questo inferno di Europa?

Nulla di tragico è poi realmente accaduto.

I farabutti si riconoscono facilmente perché governano sempre per mezzo della paura.

Una nuova e diffusa consapevolezza spazzerà via per sempre una oligarchia indegna e miserabile della quale presto non rimarrà più neppure lo sbiadito ricordo.


martedì 2 agosto 2016

La Russia è in piena economia di guerra, e offre alla NATO "Ultima chance" per la Pace

La Russia è in piena economia di guerra, e offre alla NATO "Ultima chance" per la Pace
Sorcha Faal

La Russia vuole la guerra guardate com'è vicina ai paesi con le nostre basi militari


Il Ministero delle Finanze ( MoF ) riporta che Consiglio di Sicurezza ( SC )  ha dato la  direttiva di spostare la posizione della Federazione su una " piena economia di guerra ", con l'Occidente che protrae e intraprende il più grande movimento di truppe alleate estere in Polonia dalla seconda guerra mondiale , e per la prima volta dal 1939, i carri armati tedeschi hanno attraversato il confine con la Polonia . [ Nota: . Alcune parole e / o frasi che compaiono tra virgolette sono approssimazioni lingua inglese di parole  / frasi russe che non hanno esatta controparte]

Secondo il rapporto, sprone dell'ordine eccezionale del Consiglio di Sicurezza è dovuta alle informazioni fornite dalle migliaia di documenti recuperati nella  perquisizione la scorsa settimana dell'ufficio del colosso americano di servizi finanziari globali PricewaterhouseCoopers  ( PWC ) con sede a Mosca, dimostra che la criminalità internazionale degli Stati Uniti ha candidato a presidente Hillary Clinton e la sua associazione ad una congiura di alto livello chiamata " Breedlove Network "  ha posto le basi in Occidente per una guerra totale contro la Russia . [ Vedete le nostre precedenti relazioni per avere un maggiore visione contestuale sui documenti : Mosca: il raid alla PricewaterhouseCoopers  dimostra il complotto di Hillary Clinton per rovinare la Boeing, che, perde 80.000 posti di lavoro in USA trasferiti all'estero e Hillary Clinton guadagna milioni di $ dalla trama con l'alto Generale statunitense nel traffico d'armi per far guerra alla Russia ]




Per le prime effettive misure di " economia di guerra " in corso di attuazione da parte del Ministero delle Finanze, il rapporto continua, vi è il disinvestire (vendita) di tutte le azioni e le obbligazioni occidentali a base del Fondo di Benessere Nazionale ( NFW ),  mossa che è stata notata come cosa interessante, gli ha fatto eco il potente finanziere americano Jeffrey Gundlach , fondatore e amministratore delegato di DoubleLine Capital , che ha, allo stesso modo, messo in guardia tutti i suoi clienti sul " vendere tutto ".

Come Gundlach, ha consigliato a tutti i suoi clienti di fare, dice il rapporto, il Ministero delle Finanze convertirà tutti questi assests occidentali in oro, questo lo scorso anno ha significato per la Russia divenire la più grande acquirente mondiale di aver accumulato un incredibile valore di $ 386.900.000.000 immagazzinato e mantenuti  nel segreto Complesso di Yamantau Mountain .

Esperti del MoF che contribuiscono a questo rapporto affermano inoltre che la Federazione è in grado di pagare il suo debito nazionale complessivo di $ 148.000.000.000 da questa ricchezza di oro massiccio (per non parlare dei miliardi del NFW vale la pena), mentre i debiti di Stati Uniti più di $ 19.000.000.000.000 sono  divenute praticamente impagabili.





La Russia, inoltre, essendo il paese più ricco del mondo di risorse naturali, per un valore di oltre $ 75.000.000.000.000 , continua il rapporto , è, anche, nella condizione  di poter ricostruire più velocemente rispetto a Stati Uniti e Unione europea dopo una guerra, ma  , curiosamente, gli Stati Uniti non saranno in grado di fare altrettanto con i suoi 45.000.000.000.000 $ di valore in risorse naturali, appieno di 30 miliardi di dollari di valore con il carbone degli Stati Uniti , che il regime di Obama-Clinton hanno distrutto.

Lo stato attuale della Federazione si avvia ad una "economia di guerra", spiega il rapporto, gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti per imporre un piano di sanzioni contro la Russia sono ampiamente fallite  l'economia ormai torna a crescere ed è impostata a  risollevarsi notevolmente nel 2017 -ma il Vice Primo Ministro delle Finanze Tatyana Nesterenko avverte che l'economia esce " dall'occhio del ciclone ", ma anche se il peggio è passato, il " forte vento contrario non si è ancora placato ".

In concomitanza con l'ordine del Consiglio di Sicurezza che stabilisce una " piena economia di guerra ", conclude la relazione, ha ulteriormente autorizzato Vice Ministro della Difesa Anatoly Antonov a dare un "ultima possibilità " di apertura per pace con l'Occidente, invitando i leader  della NATO a Mosca e il suo affermando: " la Russia è pronta alla cooperazione per evitare incidenti per mare e aria, sulla base di accordi bilaterali e consultazioni con i ministeri della difesa della Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Svezia e Finlandia per affrontare le preoccupazioni comuni nel coinvolgere le attività militari nelle zone di confine . "

Quanto risponderà il regime di Obama-Clinton la relazione non ci specula sopra, ma in base alle ai loro trascorsi passati con  l'invasione di molti paesi, si può ben pensare che vogliono continuare  sullo stesso trend, non ci vuole un genio per capire la loro risposta.

mi permetta di essere perfettamente chiaro, non abbiamo  soldi per i veterani, i bambini, gli anziani, i poveri, i ponti, o le scuole. ma abbiamo miliardi di dollari per l'Ucraina e molti più miliardi  per un'altra guerra


Agosto 1, 2016 © UE e USA Tutti i diritti riservati. Il permesso di utilizzare questo rapporto nella sua interezza è concesso a condizione sia citata la fonte originale WhatDoesItMean.Com. Contenuti freebase sotto licenza CC-BY e GFDL .


I TEORICI DELL’ECONOMIA: “SOMMI SACERDOTI” DEL CAPITALISMO

I TEORICI DELL’ECONOMIA: “SOMMI SACERDOTI” DEL CAPITALISMO

Richard D.Wolff



Gli economisti mainstream, in particolare se occupano posizioni di prestigio e potere, altro non sono – da sempre – che i “sommi sacerdoti” del sistema sociale in cui sono incardinati, incaricati di formulare le teorie adatte a giustificarne l’ineguaglianza nella distribuzione della ricchezza e le altre storture. Così era ai tempi dello schiavismo e del feudalesimo, e così è oggi, ai tempi del capitalismo. Le teorie economiche alternative vengono marginalizzate e messe a tacere, a dispetto dei vuoti proclami sul “libero mercato delle idee”.
Richard D. Wolff traccia su Truthout un quadro dell’economia e del dibattito economico profondamente diverso da quello offerto dal pensiero attualmente dominante.


La gente ha sempre scelto tra le diverse teorie economiche coesistenti per capire il mondo e per agire al suo interno. Chi sceglie una o l’altra teoria, consapevolmente o meno, dà una forma alla storia del mondo.

Le visioni discordanti sulla Brexit sono dovute in parte anche ai diversi modi di interpretare l’economia britannica e il suo rapporto con l’Europa. Il supporto a Donald Trump almeno in parte dipende da teorie economiche diverse da quelle utilizzate dai sostenitori di Hillary Clinton o di Bernie Sanders. La politica globale del secolo scorso ruotava intorno a teorie molto diverse sulla differenza tra capitalismo e socialismo.

Le lotte politiche spesso riflettono teorie economiche contrastanti e le strategie politiche spesso includono la creazione di una teoria dominante e marginalizzare o mettere a tacere le altre.

Per valutare la scelta tra teorie economiche che si presenta al mondo capitalista e alla politica globale di oggi, aiuta osservare come scelte parallele hanno dato forma alle economie precapitalistiche.

Ad esempio, dove era esistente il sistema economico dello schiavismo (da solo o insieme ad altri), si costruivano teorie sul motivo per cui il sistema schiavistico esisteva, su come funzionava e via dicendo. Lo stesso vale per tutti gli altri sistemi economici (feudale, capitalistico e via dicendo). Ogni sistema ha sempre avuto al suo interno chi lo ha apprezzato e stimato e chi lo ha odiato e contrastato, così come chi sceglieva di stare a metà tra le due posizioni. 

Il giudizio dato al sistema da ciascuno era generalmente coerente con le sue spiegazioni teoriche. La gente sceglieva tra le teorie che lodavano le virtù del sistema e quelle che criticavano i suoi difetti ed errori, o si posizionava in un punto tra i due estremi. Per farla breve, la linea di demarcazione tra giudizio e spiegazione teorica è sempre stata – ed è oggi – confusa e permeabile. Chi insiste sul fatto che il suo giudizio e le sue spiegazioni teoriche non si influenzano a vicenda di solito è proprio chi confonde maggiormente le due cose.


I teorici dell’economia che occupano posizioni di spicco di solito valutano il sistema prevalente nelle loro società in modo molto positivo e costruiscono teorie che lo celebrano. Sono i sommi sacerdoti di ogni sistema: sovrani, membri del clero, accademici, politici e/o persone che hanno spazio sui media, a seconda delle istituzioni particolari di ciascun sistema
Di solito insistono sul fatto che la loro teoria è “la verità rivelata” o “è scientificamente provata” o risponde a qualche altro criterio di validità assoluta. Quando pure questi sommi sacerdoti si degnano di prendere atto dell’esistenza di teorie economiche alternative, di solito le liquidano come semplicistiche, fondate sull’ignoranza e/o prova di secondi fini perversi.


I sommi sacerdoti della schiavitù definirono efficacemente il loro sistema economico come produzione e distribuzione di beni e servizi attraverso la “collaborazione” tra schiavi e padroni. I sommi sacerdoti credevano di vedere schiavi che apportavano al processo del lavoro energia, muscoli e sforzo fisico, ma che erano “incapaci” di concepire e organizzare la complessità della produzione. In quella funzione chiave, i sommi sacerdoti vedevano i proprietari come persone “intrinsecamente superiori”, che apportavano la “competenza padronale” che “creava il lavoro” per gli schiavi.

Da queste osservazioni, i sommi sacerdoti concludevano che la distribuzione dei guadagni dovesse favorire i padroni. Le loro rendite spropositate sostenevano gli stili di vita che perpetuavano la “competenza” dei padroni: ovvero la loro capacità di organizzare e gestire il sistema di produzione e la società schiavista in generale. Il contributo di gran lunga inferiore, “subordinato” degli schiavi esigeva e giustificava corrispondentemente una minore porzione dei guadagni.
In realtà, generazioni di esclusione quasi completa degli schiavi da qualsiasi funzione di progettazione, inizio, direzione e gestione della produzione (e perfino dall’alfabetizzazione di base) rinforzavano le osservazioni dei sommi sacerdoti.
Ma la questione dell’esclusione a lungo termine era trascurata a favore della comoda deduzione da quanto si poteva osservare: che solo i proprietari possedevano la competenza necessaria per svolgere queste funzioni.
Molti schiavi facevano osservazioni simili e ne traevano conclusioni simili, mentre altri erano in disaccordo, ma tacevano, o si ribellavano al sistema. 
I sommi sacerdoti sostenevano un sistema che, a sua volta, sosteneva le loro osservazioni, la teoria economica che avevano scelto e il loro giudizio sul sistema.


Allo stesso modo nel feudalesimo i signori erano convinti, e i loro sommi sacerdoti osservavano e insegnavano, che il contributo dei signori alla produzione – l’esercizio della signoria – fosse enorme, unico e fondamentale, mentre che quello della massa di servi fosse minimo. Il sistema feudale distribuiva ricchezza e povertà, potere e accesso all’istruzione e alla cultura di conseguenza.

In entrambi i sistemi, schiavitù e feudalesimo, nelle generazioni di sommi sacerdoti che si sono susseguite sono apparsi anche coloro che ragionavano in senso opposto. Questi notavano i redditi enormemente alti e la ricchezza accumulata da padroni e signori e ne deducevano convenientemente la maggiore importanza e il maggior contributo produttivo alle ricchezze prodotte, rispettivamente, dall’economia schiavistica e feudale. 

Visto che registravano che i guadagni di schiavi e servi erano così enormemente inferiori a quelli dei padroni e dei signori, i sommi sacerdoti ne deducevano un contributo corrispondente alla produzione di ricchezza. Ragionando in un senso o nell’altro, i sommi sacerdoti hanno ripetuto all’infinito che i differenti contributi produttivi delle due categorie spiegavano e giustificavano le disuguaglianze nella distribuzione delle rendite.


Le rivoluzioni e i movimenti capitalisti che hanno rovesciato il sistema schiavistico e feudale normalmente si sono scagliati contro l’ingiusta distribuzione di ricchezza e potere di questi sistemi. 

Hanno cercato di “emancipare” la gente rispetto a queste disuguaglianze. Tra gli esempi, il proclama di Lincoln per porre fine alla schiavitù, lo slogan della Rivoluzione francese “Liberté, egalité, fraternité”, e la costante invocazione della “democrazia” come obiettivo, scopo e più profondo impegno del capitalismo contemporaneo.

Eppure, dove il capitalismo ha prevalso, è ben presto diventato chiaro che le ineguaglianze nella distribuzione di reddito e ricchezza sono caratteristiche che il capitalismo condivide con la schiavitù e il feudalesimo. E il capitalismo imita anche i loro sommi sacerdoti.


I sommi sacerdoti del capitalismo sono generalmente più laici rispetto ai loro predecessori. Invece di chiese e religioni, a costituire il loro quadro istituzionale sono college e università. I sommi sacerdoti del capitalismo spesso sono professori, tra cui in particolare “economisti mainstream”. Essi giustificano e danno una spiegazione razionale alla grande disuguaglianza nella distribuzione di ricchezza e di reddito (e anche di potere e accesso alla cultura) tipica del capitalismo. I professori di economia mainstream hanno per lo più imitato gli sforzi dei sommi sacerdoti dello schiavismo e del feudalesimo che li hanno preceduti. 

Così la “competenza del padrone di schiavi” e la “signoria” del feudatario riappaiono nella “capacità imprenditoriale” che gli economisti mainstream credono di osservare come contributo alla produzione apportato esclusivamente dai capitalisti. L’esclusione dei lavoratori da quasi tutte le funzioni di progettazione, di lancio, di regia e di gestione all’interno della produzione capitalistica (e dalla possibilità di impararle o di accreditarsi rispetto ad esse) continua a sostenere queste osservazioni.

I professori utilizzano l’imprenditorialità per spiegare e giustificare l’enorme differenza di ricchezza e di reddito dei capitalisti rispetto ai loro dipendenti. L’imprenditorialità è “più produttiva” rispetto al mero lavoro dei dipendenti. Nel corso del tempo, gli economisti mainstream, i giornalisti, i politici e il grande pubblico che questi influenzano hanno preso a ragionare anche in senso inverso: cioè, deducono l’imprenditorialità e la sua produttività dall’osservazione delle enormi porzioni dei guadagni che vanno ai capitalisti.

In entrambi i casi, gli economisti mainstream riaffermano il collegamento che si vuole ottenere: i redditi e la ricchezza dei capitalisti sono determinati dal loro contributo alla produzione del tutto particolare, unico e di qualità superiore. Nella teoria economica mainstream i capitalisti non stanno semplicemente rapinando i loro dipendenti.


O forse sì? Chi ha seguito teorie diverse sulla schiavitù, sul feudalesimo e sul capitalismo – ovvero gli studiosi normalmente esclusi dall’appartenenza al mondo dei sommi sacerdoti – hanno spesso osservato la produzione e la distribuzione in modo molto diverso. Le particolari teorie economiche che hanno formulato riflettono una valutazione negativa di tutti e tre i sistemi. Un aspetto chiave, spesso il punto focale condiviso, formulato nel modo più chiaro ed esplicito da Karl Marx per il capitalismo, è il concetto di surplus. 
In ogni sistema, sostiene chi si oppone, la massa dei lavoratori produce un guadagno totale maggiore di ciò che è 1) restituito loro per il loro consumo e riproduzione e 2) utilizzato per sostituire i mezzi di produzione logorati. La differenza tra il ricavo totale e la somma di 1 + 2 è definita come il surplus. Le persone diverse dai lavoratori, vale a dire i proprietari di schiavi, i signori e i capitalisti, si appropriano di questa eccedenza. La prendono come propria.

Leggi mirate, la forza dei governi, la cultura e l’ideologia (tra cui le teorie economiche) servono in ogni sistema per garantire questa eccedenza: che la maggioranza la produca e che la minoranza se ne appropri. Per garantire la riproduzione dei sistemi capitalistici, è però importante non teorizzare che i capitalisti si approprino di un surplus prodotto da altri. È importante invece teorizzare che i capitalisti collaborano grazie a una imprenditorialità adeguatamente ricompensata.

Mira allo stesso scopo la teoria secondo cui la ricompensa dei capitalisti deriva dal loro avere “contribuito” con il capitale. I critici hanno dato una risposta tagliente: questo capitale altro non è che surplus accumulato in precedenza. I critici possono allo stesso modo deridere la “imprenditorialità” come un’invenzione sospettosamente comoda, il terzo grande mistero della teoria economica (insieme alla “competenza dei padroni” e alla “signoria”), che ha mascherato e giustificato l’appropriazione del surplus da parte delle minoranze dominanti, rispettivamente: nel capitalismo, nella schiavitù e nel feudalesimo.

Nella teoria incentrata sul concetto di surplus economico, la schiavitù, il feudalesimo e il capitalismo sono profondamente simili nella divisione sociale di base. Una classe produce il surplus e un’altra se ne appropria e lo distribuisce (soprattutto a se stessa).


Insomma: cosa è “realmente” il capitalismo? Ogni risposta a questa domanda dipende dalla teoria o dalle teorie seguite dall’individuo o dal gruppo che risponde. Sommi sacerdoti e dissidenti osservano e teorizzano in modi diversi, che riflettono le loro diversissime posizioni, esperienze e giudizi su ogni sistema. Non c’è una sola risposta alla domanda di quello che è ogni sistema; non c’è mai stata una sola risposta.

Tutti i sistemi danno forma a molteplici teorie contrastanti, che emergono dalle contraddizioni e dagli effetti di ciascun sistema. Quando i sommi sacerdoti, in qualsiasi sistema economico, presentano la loro teoria di scelta come una verità assoluta, è solo un altro tentativo di mettere a tacere i sostenitori di teorie alternative. Questi tentativi sollevano giustamente domande difficili e profondi sospetti sulla verità che sostengono di servire.

In gran parte del mondo di oggi, i sommi sacerdoti della teoria economica del capitalismo operano sistematicamente per escludere i teorici alternativi da posizioni di influenza nel mondo accademico, sui mass media e nella politica. L’adesione a parole agli astratti valori del dibattito aperto tra punti di vista alternativi, a un libero mercato delle idee e via dicendo viene smentita dalla marginalizzazione sociale della teoria e dei teorici del surplus. I sommi sacerdoti mettono a tacere i teorici alternativi, come parte del loro ossequio tradizionale al sistema economico dominante.

Mentre il capitalismo globale genera sempre maggiori disuguaglianze, instabilità e problemi, sia il sistema in sé sia i suoi sommi sacerdoti si trovano di fronte a una crescente opposizione e sospetto, accanto a un crescente interesse e a richieste di teorie economiche critiche del capitalismo. Incalzare i sommi sacerdoti del capitalismo è il destino che la storia alla fine ha imposto alla schiavitù, al feudalesimo e ai loro sommi sacerdoti.



Richard D. Wolff è professore emerito di economia alla University of Massachusetts, Amherst, dove ha insegnato economia dal 1973 al 2008. Attualmente è visiting professor al corso di laurea in Relazioni Internazionali della New School University, New York. Insegna anche regolarmente al Forum Brecht a Manhattan. In precedenza ha insegnato economia alla Yale University (1967-1969) e al City College della City University di New York (1969-1973). Nel 1994 è stato visiting professor di economia presso l’Università di Parigi I (Sorbonne). Suoi lavori sono disponibili su rdwolff.com e democracyatwork.info.

lunedì 1 agosto 2016

BENJAMIN FULFORD: Israele, Arabia Saudita, Malesia, Francia, Italia e Germania, i paesi della lista prossimi a liberarsi dalla mafia Khazariana

BENJAMIN FULFORD: Israele, Arabia Saudita, Malesia, Francia, Italia e Germania, i paesi della lista prossimi a liberarsi dalla mafia Khazariana

 Benjamin Fulford
1 Agosto 2016

Ucraina: in 10.000 marciano a Kiev nella processione della chiesa ortodossa russa per la pace e l'unità.


La lotta per liberare l'umanità, dalla mano della genocida mafia Khazariana, sta procedendo bene con vittorie importanti su più fronti in mezzo al crescente caos globale, come nel mondo del fine dopoguerra, continua a crollare.
I maggiori movimenti  sono attualmente in corso in Medio Oriente, dove, adesso che la Turchia ha gettati fuori la dominazione della mafia Khazariana (sabbatiana) ,l'alleanza tra Russi, Pentagono, siriani, turchi, iraniani ed egiziani si appresta a liberare i popoli d'Israele, Iraq e dell'Arabia Saudita. Questo taglierà tutte le cessioni di denaro del petrolio medio-orientale alla fazione  della mafia Khazariana dei Bush / Rockefeller / Clinton .

L'altro luogo dove enormi sviluppi stanno avendo luogo è l'Europa. In quella regione, i funzionari di Germania, Francia e Italia chiedono  apertamente una alleanza militare con la Russia per liberare l'Europa dalla morsa  della mafia Khazariana dei  Bush / Clinton / Rockefeller (BCR)  che controlla ancora Washington DC e New York. I movimenti, in Europa, si svolgono in preparazione di un collasso del sistema bancario  che potrebbe venire allo scoperto fin da questo mese.

Vi è anche una lotta importante svolta tra ladri, e si svolge in Malesia, con gli agenti BCR che cercano di confiscare i fondi sottratti al popolo malese dai lacchè malesi dei Rothschild il primo ministro Najib Razak (vedi sotto per i dettagli).

Poi, naturalmente, la battaglia per gli Stati Uniti d'America continua a imperversare con la candidata del BCR ,  Hillary Clinton ha palesemente estorto la nomina presidenziale dal PD la scorsa settimana con una mossa che ha fatalmente  rovinato la sua reputazione e quella dei mafiosi Khazariani che la sostengono. Questa battaglia è solo all'inizio e si intensificherà verso novembre con la possibilità molto reale  che scoppi una aperta guerra civile negli Stati Uniti, concordano più fonti.
Cominciamo con il dare uno sguardo più da vicino alla situazione in Turchia, dove l'alto Generale americano Joseph Dunford è volato il 31 luglio per una riunione di emergenza con le suoe contro-parti turche. L'incontro è avvenuto con funzionari governativi turchi che hanno accusato apertamente gli Stati Uniti di cercare di rovesciare il suo governo,  le truppe turche hanno preso d'assedio la base area con le  le armi nucleari degli Stati Uniti a Incirlik . Nel corso della riunione, secondo fonti del Pentagono,  Dunford ha dichiarato, ai turchi, che il tentativo di rovesciare il governo turco è stato effettuato da agenti della CIA della fazione Khazariana CBR che lavorando sotto la copertura della Jamestown Foundation. Dunford ha detto ai suoi omologhi turchi che tagliare il flusso della eroina afghana e i soldi della droga che passano tramite Incirlik, avrebbe aiutato la lotta di liberazione, negli Stati Uniti e Israele , dal controllo mafioso Khazariano, affermano le fonti. Dunford non ha avuto altra scelta che essere conciliante, perché , gli ultimi sondaggi dicono che solo il 17% dei turchi sostiene la presenza degli Stati Uniti nel loro paese.

Dunford ha pure spiegato, ai suoi omologhi turchi, che lo stesso Pentagono si sta alleando con i russi per liberare gli Stati Uniti e il resto del mondo dai Khazariani, dicono fonti del Pentagono. 
A riprova di ciò, il Pentagono ha ordinato a un  aereo spia statunitense all'avanguardia  di atterrare in Russia centrale, dicono le fonti. Inoltre stanno  permettendo ad aerei spia russi di sorvolare il territorio degli Stati Uniti per confermare che, gli Stati Uniti, non stanno progettando movimenti militari o un attacco nucleare preventivo contro la Russia.

I russi, che ora detengono il sopravvento in Medio-Oriente, ha detto ai turchi di tagliare fuori tutti i redditi di petrolio di Israele come parte di una mossa importante contro quello stato canaglia. Altre mosse, sono comprese, la fornitura dello Stato di aeroplani di attacco d'avanguardia e a terra altre armi avanzate alla Siria, all'Iran e a Hezbollah, più la fornitura di missili S-300 di difesa aerea all'Iran. La Russia sta anche inviando Droni per ottenere un'intelligence più dettagliata delle disposizioni militari israeliane. C'è stato anche un intenso bombardamento siriano lungo tutto il suo confine del Golan con Israele, dicono fonti di intelligence israeliane.

Questo è  un preludio per togliere il territorio illegalmente occupato dallo Stato canaglia di Israele, dicono le fonti del Pentagono. Il gioco finale è che Israele diventi una zona autonoma ebraica all'interno di un Califfato sufi moderato restaurato / sunnita / sciita , dicono fonti del White Dragon Society. Gli adoratori eretici salafiti pseudo-musulmano di Satana non avranno luogo in questa confederazione di Stati musulmani, dicono.

Parlando degli eretici salafiti, la situazione della colonia Khazariana pseudo-musulmana dell'Arabia Saudita è sempre più critica. L'ultima prova di questo è che l'India ha fornito aiuti alimentari d'emergenza a 10.000 affamati cittadini indiani bloccati dalla bancarotta dell'Arabia Saudita.
http://news.sky.com/story/india-rescues-10000-starving-workers-in-saudi-10518485

Non passerà molto tempo prima che i sauditi chiederanno aiuti alimentari per i propri cittadini affamati a meno che il regime non capitoli.
Ci sono anche segnalazioni di Principesse saudite che si sono  offerte come schiave sessuali degli agenti del governo israeliano.

http://www.veteranstoday.com/2016/07/31/russian-newspaper-revealed-the-practice-of-three-saudi-princesses-sex-with-jewish-officers/

Queste relazioni coincidono con le dichiarazioni di una donna italiana che dice di essere stata drogata e rapita da un Principe Saudita e costretta a essere una schiava del sesso per gente come  Paul Wolfowitz e Donald Rumsfeld. La donna italiana, che è fuggita dopo 10 anni di schiavitù del sesso in Arabia Saudita, è ora sotto la protezione del Vaticano.
I sauditi sono a corto di denaro, perché i loro fondi sono tutti impegnati nella campagna del BCR per mantenere il controllo degli Stati Uniti.

Questo è anche ciò, che apparentemente, vi è dietro il recente tentativo da parte del Dipartimento di Giustizia di confiscare i beni di proprietà del primo ministro malese Najib Razak negli Stati Uniti. Loretta Lynch,  Procuratore Generale, che ha rifiutato di accusare Hitlery Clinton, non ha certamente intenzione di rendere alcunché dei beni di Najib che sono stati sottratti alla popolazione della Malesia, secondo fonti della CIA in Asia orientale. Si tratta invece solo parte di un tentativo da parte del BCR (Bush / Clinton / Rockefeller) fazione dei mafiosi Khazariani di incriminare il loro rivale Rothschild per sequestrare i suoi beni e dei loro lacchè negli Stati Uniti e e nel Sud Est Asiatico. Questo è quello che hanno già compiuto in Libia dove hanno portato via un valore di circa $ 150 miliardi del popolo libico, rovesciando Muammar Gheddafi, dicono le fonti.

Come riportato da noi in una notizia flash il 31 luglio, Najib sta attualmente negoziando per mantenere almeno una parte della sua fortuna e la protezione dagli assassini khazari in cambio della testimonianza sul volo della Malaysian Airlines flight 370 e le altre cose, dicono le fonti della CIA asiatica. In ogni caso, la situazione in Malesia, è certo che diventerà sempre più turbolenta , come la lotta con il  BRC e con i Rothschild nel saccheggio del paese.

C'è anche una situazione insolita emergente in Thailandia, secondo una fonte locale CIA. Il governo thailandese ha appena ordinato a tutti i proprietari stranieri (occidentali) di miniere d'oro  nel paese di cessare le operazioni, dice. "L'economia in tutta la Thailandia è in rovina ... Anche i locali thai che vendono prodotti al mercato si lamentano che l'attività è pressoché a un punto morto", dice la fonte. Il passaggio di chiudere operazioni in oro con l'estero potrebbe far parte di un movimento in corso per assicurare che la mafia Khazariana sia tagliata fuori da ogni possibile sostegno fisico del loro fiat dollaro USA e la valuta in Euro.
I governi dell'Indonesia e delle Filippine stanno facendo simili mosse per chiudere le operazioni in oro legate alla mafia  Khazariana, concordano diverse fonti.

In quella, che è quasi certamente una mossa correlata, del Tokyo Commodity Exchange ha iniziato il commercio in oro per consegna fisica in tandem con il Shanghai Gold Exchange.

http://www.tocom.or.jp/jp/gold/index.html

L'altro segno che una sorta di grande cambiamento è imminente è arrivato dall'Europa, dove la Banca Monte Paschi  ha appena ricevuto 5 miliardi di euro di bail out , che valeva 5,6 volte tutta la sua capitalizzazione di mercato. Ciò significa che non vi è il primo domino abbattuto del sistema italiano e poi dei sistemi bancari francesi dopo di esso.

Non è un caso che parallelamente al bail out, un gruppo di legislatori francesi in visita alla penisola di Crimea ha parlato a sostegno della annessione della Russia della penisola.

http://tass.ru/en/economy/891609

E'  un caso , che un generale francese , ha  pubblicamente chiesto un alleanza francese con la Russia e la fine della NATO.

http://sputniknews.com/europe/20160730/1043791252/pinatel-nato-russia-terror-commentary.html

Molti influenti tedeschi stanno, anche loro, chiedendo un'alleanza europea con la Russia per sostituire la penalmente degenerata NATO.

http://sputniknews.com/business/20160730/1043780772/europe-russia-us-sanctions.html

Non c'è da meravigliarsi quindi, se dopo il colpo di Stato nazista,  il governo Khazariano in Ucraina stia cercando di uscire dai guai. In Ucraina, una grande manifestazione di pace organizzata dalle Chiese Ortodosse ucraine russe e insieme con la Chiesa Cattolica ha avuto luogo, la maggior parte dei leaders del governo nazista ucraino ha lasciato il paese.


http://www.usnews.com/news/world/articles/2016-07-27/thousands-of-russian-orthodox-gather-in-kiev-despite-threats

http://www.fort-russ.com/2016/07/confirmed-amidst-sharpening-crisis.html

Il collasso definitivo del dominio della mafia Khazariana , avrà luogo quando, i luoghi di attesa, che attualmente circondano la difesa di Hillary Clinton, verranno rimossi da tutte le posizioni di potere all'interno degli Stati Unit

Poiché come è stato ampiamente riportato altrove, ci sarà solo riassumere alcuni punti salienti di ciò che è accaduto fino a quando Hillary Clinton ha estorto il mandato presidenziale dei democratici la scorsa settimana. Come risulta dalle e-mail trapelate, mostrano che  Hillary  ha defraudato la nomina, è stata fischiata e più della metà dei delegati del congresso se ne  sono andati.

Dal momento che il Dipartimento di Giustizia non fa marcia indietro sulla presentazione di accuse contro di lei, ora sono  l'IRS e l'FBI che stanno indagando sulle attività criminali della Fondazione Clinton.

Quando Hillary e la sua equipe, ha cercato di dare la colpa della pirateria delle e-mail del Partito Democratico  ai "russi", che altro non era che il direttore della National Intelligence James Clapper, ha detto alla commissione di intelligence  del Senato che era stato "colto di sorpresa " dalla "iperventilazione" sul presunto coinvolgimento  di hack della Russia.

http://www.businessinsider.com/russia-dnc-hack-black-propaganda-2016-7

Non sono i Russi,  ma i patrioti americani , che stanno facendo l'hacking dei criminali Bush / Clinton / Rockefeller.

Facendo un passo un po indietro per guardare al quadro generale, anche in assenza di alleati europei, l'alleanza BRICS rappresenta ormai il 85% della popolazione mondiale, il 60% del PIL e il 80% della crescita economica. Un rappresentante White Dragon Society ha recentemente dichiarato ad un rappresentante della società segreta asiatica,  che la mafia Khazariana era come un leone morente e che invece  di  lottare con esso, la politica migliore era quella di restare a solo un po di distanza e aspettare che la natura faccia il suo corso ...



Hillary Clinton guadagna milioni di $ dalla trama con l'alto Generale statunitense nel traffico d'armi per far guerra alla Russia

Hillary Clinton guadagna milioni di $ dalla trama con l'alto Generale statunitense nel traffico d'armi per far guerra alla Russia

Sorcha Faal


Il comitato investigativo ( SLEDKOM )  riporta tra i documenti sequestrati durante il raid della scorsa settimana  presso il colosso americano di servizi finanziari globali la PricewaterhouseCoopers  ( PWC )  di Mosca, vi sono le registrazioni che comprovano che Hillary Clinton ha ricevuto la somma di $ 80 milioni da una società Pakistana  a capitale privato la Abraaj Group ha mediato la vendita di armi allo stato dell'Ucraina fantoccio degli USA  con una trama contro il regime di Obama per dare inizio alla terza guerra mondiale [complice] uno dei importanti Generali americani Philip Breedlove . [ Nota:Alcune parole e / o frasi che compaiono tra virgolette sono approssimazioni lingua inglese di parole / frasi russe che non hanno esatta controparte.]

Secondo questo rapporto (e come avevamo precedentemente riportato nel nostro 29 relazione del luglio Mosca: il raid alla PricewaterhouseCoopers  dimostra il complotto di Hillary Clinton per rovinare la Boeing, che, perde 80.000 posti di lavoro in USA trasferiti all'estero ), gli investigatori SLEDKOM hanno fatto irruzione negli uffici di Mosca della PWC dove è emerso dai loro registri, di avere girato illegalmente denaro, alla Fondazione Clinton che il Congresso degli Stati Uniti ha descritto come  " corrotta e illegale " dove sono stati accumulati oltre $ 2 miliardi in quella che viene descritta come "la più grande frode di beneficenza mai tentata ".

In questo nuovo rapporto, però, SLEDKOM presenta la prova che collega Hillary Clinton a una trama formulata da quello che viene chiamato il " Breedlove Network [1]" guidato dall'ex comandante generale della NATO Breedlove (e di cui altri membri inclusi  l'Assistente Segretario di Stato US Victoria Nuland , dell'ex ufficiale della difesa degli Stati Uniti Michèle Flournoy e al top della propaganda di guerra l'americano Dr. Phillip Karber ), il cui obiettivo era quello di spingere il regime Obama alla guerra con la Russia .

Il Segretario Nuland, spiega il rapporto, è stato descritto da Hillary Clinton come " Falco-in-attesa " ed è risaputo che dovrebbe essere il prossimo segretario di Stato , se la cabala dei Clinton riesce a far eleggere Presidente e che, nel 2014, ha progettato la distruzione del governo democraticamente eletto dell'Ucraina e che il colosso di intelligence globale Stratfor (" società ombra della CIA ") ha descritto come " il colpo di stato più eclatante nella storia ".

Dopo che , il Segretario Nuland, ha distrutto il governo legittimo dell'Ucraina, dice la Relazione nelle note, la " Breedlove Network " si trasferisce rapidamente in loco per creare un nuovo governo composto da estremisti di destra neonazisti -e quando l'ambasciatore americano in Ucraina Geoffrey Pyatt ha informato la Nuland che i leader europei si sarebbero opporsi , ha risposto con la tristemente nota espressione " Fuck the EU! "




Quello che seguì dopo che, "Hillary Clinton e il Breedlove Network ", avevano installato i nazisti al potere in Ucraina, continua il rapporto, è stato recentemente " scoperto / svelato " da esperti dell'intelligence computer della Federazione che hanno ottenuto tutti i messaggi di posta elettronica relativi a questo piano, e che "in qualche modo " hanno trovato la strada al sito  della gola profonda americana che ha svelato i DC Leaks.



Queste e-mail dimostrano le azioni di tradimento di "di Hillary Clinton e della rete del Generale Breedlove " contro gli Stati Uniti, dice il rapporto, sono stati descritti in Germania come rivelato, da una rete clandestina di agitatori occidentali gestita dal Comandante Generale della NATO Breedlove la cui presenza ha alimentato il conflitto in Ucraina -e il cui obiettivo era quello di aumentare la vendita di armi,  l'organizzazione no profitFondazione Clinton, è stata pagata per agire da intermediario.

Il primo traffico di armi, " sotto il tavolo " (clandestino, illegale), mediato da Hillary Clinton, afferma la relazione, è stata la vendita ai nazisti che controllano l'Ucraina di 500 tow-II lanciatori portatili e 8.000 missili TOW-II offerti dal Pakistan , le somme sono stati trasferite tramite l'ufficio del PWC di Mosca, transitate dal gruppo Abraaj direttamente alla Fondazione Clinton.

Mentre Hillary Clinton e il " Breedlove Network " hanno trasferito queste armi in Ucraina, continua il rapporto, il Generale Breedlove ha iniziato una massiccia campagna di disinformazione contro la Russia , sostenendo che le forze della Federazione si preparavano ad un'invasione-, e che, fosse solo propaganda della stampa americana, ha riferito che tutti nel mondo sapevano non fosse vera, di cui sapeva, anche il presidente Obama.

A favorire il Generale Breedlove e Hillary Clinton in questa trama, dice il rapporto, è stato l'ex funzionario della Difesa degli Stati Uniti Michèle Flournoy, che molti si aspettano essere la scelta della Clinton a Segretario della Difesa , e il top della propaganda di guerra della Clinton Phillip Karber- mentre il Generale Breedlove ha espresso  la sua frustrazione perché il Presidente Obama non aveva dato inizio alla guerra con la Russia , malgrado i numerosi piani che gli erano stati assegnati.





Karber replica ad altri " cospiratori della rete di Breedlove " per quanto riguarda le frustrazioni del Generale Breedlove, circa il Presidente Obama non iniziare la terza guerra mondiale, dice il rapporto, ha ribadito il sostegno a Hillary Clinton in questa trama affermando: che per lo " Stato si deve cercare di essere pro-attivi e riconoscere la necessità di essere più veloci, " mentre il generale Martin Dempsey - presidente del Joint Chiefs of Staff -  si è dimostrato" riluttante per conservare i rapporti [militari] con i russi "

L'associazione di Hillary Clinton con il Gruppo Abraaj, nella  vendita di armi a nazisti ucraini, fa parte di questo complotto, che sarà oggetto dell'inchiesta aperta delle autorità americane (a dispetto per aver incanalato oltre $ 1 milione nella sua Fondazione Clinton ), continua il rapporto, le autorità pakistane hanno aperto una procedura penale -sui membri di questo gruppo indagato, che hanno incontrato privatamente Clinton all'inizio di quest'anno, in Texas, per dargli $ 500.000 per non testimoniare contro di loro .

Con il 20 per cento della campagna presidenziale di Hillary Clinton già finanziato dall'Arabia Saudita , e  avendo ricevuto più soldi dalle società di difesa [2] di tutti gli altri candidati alla presidenza messi assieme , la relazione conclude, gli investigatori SLEDKOM sono tuttora attoniti e incapaci di spiegare il motivo per cui, lei e la " rete di cospiratori  Breedlove " che hanno tentato di avviare la terza guerra mondiale, per il solo guadagno finanziario, non sono ancora stati arrestati e accusati di tradimento.



31 luglio 2016 © dell'UE e degli USA Tutti i diritti riservati. Il permesso di utilizzare questo rapporto nella sua interezza è concesso a condizione sia citata la fonte WhatDoesItMean.Com. Contenuti freebase sotto licenza CC-BY e GFDL .


Note di SD:
1. Le e-mail di nuova fuoriuscita rivelano una rete clandestina di agitatori occidentali in mano al capo militare della NATO, la cui presenza ha alimentato il conflitto in Ucraina. Molti alleati si trovavano nelle  mani le dichiarazioni pubbliche allarmistiche di Breedlove su presunti movimenti di truppe russe, motivo di grande preoccupazione nella fase iniziale. All'inizio di quest'anno, il Generale assicurava il mondo che il Comando Europeo degli Stati Uniti doveva "scoraggiare la Russia e prepararsi a combattere per vincere, se necessario." 
Le e-mail documentano per la prima volta le fonti discutibili da cui Breedlove stava ottenendo le sue informazioni. Aveva esagerato le attività russe in Ucraina orientale, con l'obiettivo esplicito di fornire armi a Kiev. 
Quanto pensa, il generale e i suoi colleghi sono stato percepiti come un ostacolo allo stesso modo sia il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il comandante in capo di tutte le forze americane, così come la cancelliere tedesco Angela Merkel. Obama e Merkel venivano descritti come "politicamente ingenui e controproducenti" nei bandi di de-escalation, secondo Phillip Karber, una figura centrale della rete di Breedlove che stava alimentando le informazioni sull'Ucraina al Generale. http://www.spiegel.de 
2.Top 100 Contractors del governo federale degli Stati Uniti, i possibili finanziatori della Clinton, vedi lista: wikipedia.org

domenica 31 luglio 2016

Farsi Nazione

Farsi Nazione

GIUSEPPE MELIS GIORDANO


Preambolo 

Chi fa delle proposte ha sempre il dovere di farsi capire, con umiltà e con il massimo della semplicità, anche quando i concetti esposti appartengono a un campo di studio di non immediata comprensione, quale per esempio quello rappresentato dal management e dal marketing. In questo ambito infatti sono radicati il metodo e i principi cui mi sono rifatto nel trattare il tema della petizione intitolata “spostiamo la statua di Carlo Felice”.  
Al fine di favorire al massimo la comprensione dei punti che seguono anticipo il percorso che ho costruito per argomentarci intorno: innanzitutto c’è una prioritaria questione riguardante il metodo di analisi. Nel campo delle scienze sociali, quali sono l’economia, la sociologia, la politica, ecc. si utilizza ormai da tempo il metodo sistemico.  
Per questa ragione i punti 1, 2 e 3 che seguono esplicitano alcuni dei concetti riconducibili alla teoria dei sistemi, probabilmente noiosi per alcuni e, forse, ritenuti a torto lontani dal tema principale; eppure sono essenziali per comprendere il ragionamento proposto e le considerazioni svolte intorno al tema della Nazione Sarda prima (punti 4 e 5) e al senso della petizione (punto 6). 


1. Il sistema quale fenomeno emergente orientato alla riduzione dell’entropia 

La teoria dei sistemi nasce formalmente nei primi anni ’50 del secolo scorso per iniziativa di studiosi appartenenti a diversi campi che sentivano la necessità di dialogare attraverso un codice che permettesse di spostarsi da un campo all’altro senza perdere di significati nel proprio. Una teoria che col tempo si è arricchita di significati e concetti esplicativi volti a capire e interpretare la realtà.
 
Ora, il primo concetto sul quale soffermarsi è proprio quello di sistema, che, per farla breve, non sempre è dato, cioè esiste in natura. Infatti si distingue tra sistemi reali (quali per esempio tutti gli esseri viventi, i cui processi vitali non dipendono da atti di volontà) e sistemi concettuali, che sono invece il prodotto dell’azione di un particolare essere vivente che è l’uomo. Sono esempi di sistemi concettuali le lingue, la matematica, gli ordinamenti giuridici, le teorie economiche, sociologiche, psicologiche, ecc. ciascuna delle quali ha i propri codici connotativi e costitutivi. 

E le imprese? E le organizzazioni? E le istituzioni? E la Nazione senza stato? Questi sono sistemi sociali, aperti e dinamici seppure dotati di chiusura operazionale. In questo caso non siamo solo in presenza di un costrutto concettuale di stampo organicistico né una di una rappresentazione obiettiva e realistica dell'esistente, ma si tratta invece di un modo di osservare. 

Questo per dire che anche i concetti di Stato e Nazione sono il prodotto dell’azione umana che, si avvalgono di molti sistemi reali integrati da significati concettuali e, come tali, sono soggetti non a verità assolute ma al prodotto volontario dell’azione umana e segnatamente di un osservatore. 

Il sistema, qualunque sistema, pertanto, è un fenomeno “emergente”, che nasce cioè da un’interazione tra componenti, talvolta apparentemente casuali, altre volte derivanti da chiari, deliberati e consapevoli progetti che presentano un fine condiviso. In altre parole “il sistema è un ordine organizzato di relazioni, la cui emergenza nella realtà risulta relativamente improbabile in quanto la tendenza naturale e più probabile, stante il principio di entropia, è quella del disordine” (Pardi, 1998). 

È da queste brevi considerazioni che si comprende il significato di espressioni del tipo “occorre fare sistema”, a significare proprio il fatto che delle componenti reali (gli individui per esempio), agiscano nella prospettiva di interagire secondo finalità comuni e condivise, facendo nascere organizzazioni di natura pubblica e privata. Questo aspetto è essenziale anche ai fini delle considerazioni che seguono. 


2. Il ruolo del confine nei processi di costruzione delle identità e di identificazione 

In ogni sistema c’è un confine senza il quale esso non sarebbe identificabile. In altre parole il sistema esiste in termini relazionali con il contesto nel quale è inserito. Se non fosse possibile un atto di distinzione del sistema dal suo contesto esso, semplicemente, non esisterebbe. Il confine del sistema pertanto è indispensabile per “separare” lo stesso dal resto che lo circonda. 
Nel contempo, il confine diventa anche il “luogo privilegiato” dell’incontro tra sistemi. Quando poi alcuni di questi sistemi incontrandosi, agiscono insieme per comuni obiettivi ecco che essi possono diventare “uno”, spostando il confine ad un livello diverso. Il confine, pertanto, è l’elemento che influisce anche sull’ambiente specifico di riferimento del sistema: non esiste un ambiente dato, se non fino a un certo punto, perché è ambiente ciò che ha rilevanza per il sistema in un dato momento


3. Il ruolo tra sistema osservato e sistema osservante 

Nel trattare di qualsiasi sistema è anche possibile distinguere due prospettive, quella del sistema osservato e quella del sistema osservante: nel primo caso, il sistema osservato definisce la propria identità, il suo “essere” e il suo “apparire”, mentre il sistema osservante svolge le funzioni di “percepire” ed “enunciare” qualcosa sul sistema osservato. Ciascuno di noi, individualmente parlando, è, esiste in quanto prodotto storico dell’interazione con l’ambiente nel quale è vissuto fino a quel momento. La sua identità, pertanto, è frutto dell’educazione ricevuta, delle persone che ha frequentato, della consapevolezza di se che ha maturato e che gli ha permesso poi di prendere coscienza di se per progettare il suo presente e il suo futuro attraverso scelte riguardanti i valori cui ispirarsi, le decisioni da prendere, ma anche il modo con cui si vuole essere identificati (l’apparire, per l’appunto), a partire dalle scelte che si adottano per se stessi e per il contesto in cui si opera. 

Nel contempo, ciascuno di noi è oggetto di osservazione da parte di altri, dando origine a percezioni che sono proprie dell’osservante, e che in virtù di questo scontano il rischio di essere identificati in modo diverso da come il sistema osservato è e vuole apparire. 

Va da se che se un sistema osservato non vuole correre il rischio di essere identificato per ciò che non è o di non essere identificato deve lavorare sulla propria identità, sull’insieme di attributi che egli autonomamente decide lo debbano caratterizzare: per esemplificare, un brand e la sua identità sono decisi dall’impresa individuando gli attributi che devono caratterizzare quel brand. Fatto ciò, l’impresa adotta tutte le misure volte a far conoscere e apprezzare quel brand. Non è un caso che nel marketing si distingua tra “brand identity” e “brand image”, proprio perché la prima fa riferimento alle caratteristiche del sistema osservato, mentre la seconda a quella del sistema osservante. Nel marketing il problema sorge quando le decisioni dell’impresa di “posizionare” il brand nella mente dei consumatori produce risultati diversi da quelli desiderati: una brand image diversa dalla brand identity

Ovvio che nel passare da sistemi come l’impresa a sistemi più complessi ed allargati come comunità di destino, il processo di individuazione dell’identità e dei suoi attributi diventa leggermente più complesso, ma è possibile. Questo per dire che il concetto di identità e il processo di identificazione sono concetti relazionali, posizionali e contestuali

Relazionali perché derivano dalla relazione tra sistema osservato e sistema osservante, posizionale perché derivano da una volontà di autoriconoscimento e autodefinizione di chi vuole costruire su se stesso una propria identità, contestuale, perché tutto ciò avviene in termini dinamici e si modifica nel tempo. Il che vuol dire che un’identità individuata e riconosciuta in un certo periodo storico non è esattamente la stessa i ma ne conserva tratti tali da far definire quella stessa persona o comunità nello stesso modo: in termini sistemici si può dire che c’è un processo di autopoiesi  che modifica la struttura per conservare l’organizzazione. In altre parole, se nei secoli passati siamo stati identificati come Sardi, come popolo avente certe caratteristiche e quindi una certa identità tale per cui era possibile distinguerci da altri popoli, oggi l’operazione si ripete, su elementi che non sono necessariamente gli stessi, ma permettendo lo stesso processo di riconoscimento. 


4. La prova che la Sardegna è “Nazione” 

Il legittimo richiamo al riconoscimento “giuridico” da parte di una Corte, come richiesto da Marcello Carlotti, circa l’esistenza della Nazione Sarda dovrebbe avvenire apportando qualsiasi prova a supporto della stessa. Non sono un giurista e quindi non posso dire di essere totalmente certo, ma tra le prove che produrrei per dimostrare il nostro essere Nazione (non Stato) c’è prima di tutto e soprattutto la lingua sarda, come testimonia il documento qui linkato (http://www.europarl.europa.eu/roma/3/uploads/questo_parlamentopdf/minoritarie_in_europa.pdf). 

Questa prova ha forza sufficiente per dimostrare la nostra diversità come popolo, come Nazione in senso antropologico, ovviamente, e, in virtù di questo perseguire - qualora i diritti riconosciuti e citati nel documento linkato fossero posti a base della volontà di autoriconoscerci - con fierezza e senza vergogna la strada dell’autodeterminazione.

Il tutto non certo con intenti bellicosi, separatisti o isolazionisti, ma perché in un contesto relazionale la sudditanza di qualcuno verso qualcun altro non è requisito di “democrazia”, non favorisce la “pace”, non alimenta le collaborazioni e i processi di cooperazione, che per essere reali dovrebbero fondarsi sulla reciprocità e sul riconoscimento delle rispettive identità e non sull’esistenza di asimmetrie negative nei diritti. Il che, a scanso di equivoci, non significa che questa identità sia da considerare esclusiva e univoca (la mia sardità non esclude la dimensione cosmopolita che mi porto dietro col mio essere e sentirmi cittadino europeo e cittadino del mondo). 

Un altro documento che prova l’esistenza del Sardo come lingua e la possibilità di portarla come prova per il riconoscimento giuridico della Nazione Sarda si ha (e si è già avuta) ogni qualvolta un imputato ad un processo ha chiesto di essere interrogato in Sardo (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/12/sardo-lingua-lecito-richiedere-interprete-in-ogni-procedimento/1270438/), oppure quando uno studente discute una tesi o sostiene un esame utilizzando il sardo in un atto pubblico. Ma in realtà si possono produrre altre prove come quelle citate da Francesco Casula che non solo si dovrebbe pubblicamente ringraziare ma si dovrebbe leggere con attenzione per cogliere il senso della prova dell’esistenza di una “diversità”, di qualcosa cioè idoneo a identificarci come popolo. Noi, di quel popolo riconoscibile e riconosciuto allora, ne siamo oggi gli eredi, ancorchè diversi da essi, qualcosa che anche empiricamente può essere verificato da tanti di noi che, per esempio, andando all’estero e dicendo di venire dall’Italia ci si dice che noi non siamo come gli altri italiani, non migliori o peggiori, semplicemente diversi. 

L’analisi sistemica si sviluppa, quindi, secondo i principi di equifinalità (che è l’esatto contrario del determinismo) e della path-dependence («dipendenza dal percorso»), in base alla quale eventi passati, anche se non più rilevanti, possono avere conseguenze significative in tempi successivi, che l’azione umana può modificare in maniera limitata. Ed è quello che è successo nel corso dei secoli dal momento che, nonostante l’azione volta a cancellare la nostra peculiarità – segnatamente da parte dei Savoia che hanno fatto di tutto per farci diventare “italiani” a tutti i costi, per ragioni di comodità loro, non certo perché pensassero a questioni quali quelle dibattute qui – essi ci sono riusciti solo in parte. Lo stato italiano poi ha continuato in questo processo di cancellazione delle differenze, alimentato da personaggi che con linguaggio dispregiativo vengono chiamati “ascari” perché, sentendosi più realisti del re, ci hanno indotto a vergognarci di tutto ciò che era differenza, di tutto ciò che era peculiarità, quando oggi, se penso al campo dell’economia e della concorrenza internazionale, la differenza è un vantaggio competitivo, il vero valore da tutelare e salvaguardare (si pensi per esempio a quanto è importante utilizzare i brevetti a tutela della proprietà intellettuale e industriale, oppure ai marchi DOC, DOP, IGP, ecc. a tutela di produzioni tipiche). 

Nondimeno, anche di fronte all’ammonimento delle istituzioni europee che proprio in questi giorni ha condannato l’Italia per non aver dato seguito alle iniziative volte a tutelare il sardo, questo Stato preferisce pagare una multa piuttosto che permettere che esso diventi una lingua normale, codificata, standardizzata, insegnata, studiata e praticata. E noi invece siamo stati e molti lo sono ancora oggi così “cretini”, oltre che ignoranti, da voler deliberatamente rinunciare alle nostre peculiarità per omologarci ad altri, annullando i propri confini, confondendosi con la massa indistinta come greggi senza forma e senza anima. 


5. L’importanza di auto riconoscersi come Natzioni Sarda! 

Silvano Tagliagambe, poco più di un anno fa, in un articolo pubblicato su Sardegna Soprattutto (http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/5775) scriveva: “Arroccato da millenni nell’angustia dei suoi pregiudizi culturali e garantito dalla legittimazione metafisica delle proprie sicurezze, l’Occidente si è reso sempre più impermeabile al significato della differenza e ha smarrito sempre di più la nozione delle proprie origini.” 

Questo gli serviva per dire che i Sardi dovrebbero recuperare il “senso” della propria identità che invece considera offuscata e per molti versi perduta o, addirittura, appiattita su stereotipi impostici dall’esterno. Il tutto perché è in atto un processo volto ad eliminare le differenze: “Questa delegittimazione delle differenze sta producendo il deserto dell’identità, sta rovesciando il senso e il valore di quello che Lacan chiama la fase dello specchio”. Questa espressione è utilizzata nella psicologia evolutiva di matrice lacaniana per indicare quel processo cognitivo, compreso tra i sei e i diciotto mesi di vita, in cui il bambino giunge a riconoscere l’immagine che scorge nello specchio come la propria.” 

Riferendosi alla Sardegna Tagliagambe continua sostenendo che “La fase di identificazione che stiamo attraversando in Sardegna … segna il rovesciamento di questo processo di appropriazione della propria immagine come parte costitutiva di sé. È infatti quella del momento in cui la rappresentazione tremolante e sfuocata di noi stessi ci viene restituita dallo specchio di una sorta di credito esterno: si tratta, cioè, del momento in cui ci si riscopre attraverso gli occhi degli altri. Ma questa immagine che salta fuori non è, a ben vedere, la nostra: è altra cosa da noi e dal nostro mondo, è folklore, è spettacolo, è l’espressione di una politica folklorizzata che parassita il bisogno di identità della gente e lo anestetizza, svuotando quel bisogno e quell’esigenza nel momento stesso in cui proclama enfaticamente di promuoverli e di valorizzarli.” 

Da questa frase, mentre si evince il bisogno della gente di avere un’identità, di riconoscersi come popolo sardo, nel contempo sottolinea che (questo lo affermo con parole mie) per colpe ascrivibili in gran parte al contesto sardo, soprattutto a certa classe cosiddetta intellettuale e dirigente, viene anestetizzato, reso inefficace, deriso, derubricato a folklore o a qualcosa di cui vergognarsi, al punto da indurre molti a diventare altro, a non riconoscere, rinnegandole, le proprie radici per costruirsi una identità sulla base di altri attributi esterni ed estranei al contesto di diretto riferimento. 

Come provare allora a “resistere”, a difendere e tutelare il bisogno della gente di autoriconoscersi con una propria identità di cui andare fieri, aprendosi al mondo e interagendo col mondo? E’ evidente che questo può accadere attraverso un consapevole e collettivo processo volontario di riconoscimento di se stessi come popolo, attraverso un insieme di attributi che favoriscano la costruzione di questa identità e il suo riconoscimento, sia interno (autoriconoscimento) che esterno. 

Definirsi Nazione oggi, allora, non equivale a qualcosa di uguale a ciò che era nel passato, ma il prodotto storico di ciò che permetteva allora di essere identificati come Naciò sardisca prima, come Sardi ieri (si pensi al viaggio di D.H. Lawrence e alla sua descrizione di ciò che trovò arrivando a Cagliari e viaggiando per la Sardegna) e come Sardi oggi, perché se non ci fossero degli attributi costitutivi di questa identità non saremmo neppure identificati come diversi. Per cui dire che non esiste una Nazione è, questa si, una falsificazione della realtà, ma la Nazione sarda esiste se i suoi componenti agiscono da Nazione, pongono in essere cioè atti in base ai quali la Nazione emerge sistemicamente giorno per giorno. Come?

Semplice, se io (inteso come popolo prima e come istituzioni rappresentative dello stesso) dico che il Sardo, un codice linguistico con cui voglio interagire con altri componenti la mia comunità, è un attributo significativo e rilevante della mia identità, io lo devo insegnare, lo devo studiare, lo devo praticare, lo devo codificare, lo devo rendere “standard” per atti pubblici, e tante più decisioni adotterò per marcare questa peculiarità, tanto più contribuirò a costruire oggi, hic et nunc, la Nazione Sarda del XXI secolo. E lo faccio anche inserendo nei programmi di insegnamento lo studio della storia di questa terra, permettendo cioè di accedere a conoscenze finora escluse dal processo di formazione della gran parte di questo popolo, inteso come comunità di destino, in parte nativo e in parte immigrato per scelta o per caso. E lo faccio altresì, per esempio, decidendo che se una strada fino a oggi qualcuno ci ha costretto a chiamarla con il nome di un tiranno, perché questo era il modo principale per far perdere consapevolezza del proprio vissuto e del proprio passato, io oggi posso liberamente decidere di cambiare la denominazione di quella strada in modo coerente con l’identità che oggi voglio costruire di me stesso. Essere oggi Nazione vuol dire fare scelte come queste, anche se non solo queste ovviamente. 


6. Guardare il dito o guardare la luna? 

Fuori di metafora, ecco allora che la petizione “spostiamo la statua di Carlo Felice” è il “dito”, e la “luna” è la costruzione della Nazione Sarda, esattamente quella a cui guardano i promotori della petizione con la quale si chiedono quattro cose semplici e chiare. 

La petizione vuole innescare un processo che è culturale e politico, come dichiarato fin dall’inizio, che vuole contribuire a costruire e irrobustire in modo consapevole quel senso di Nazione che si avvale della combinazione di essere un popolo (una comunità di destino), in una terra definita, con una propria lingua riconoscibile, riconosciuta e tutelata in ambito giuridico internazionale. 

Chiedere alla municipalità di Cagliari di farsi interprete e promotore presso le scuole della città di programmi finalizzati a far rientrare lo studio della storia della Sardegna nelle scuole di ogni ordine e grado vuol dire permettere ai nostri giovani di poter formare la propria identità anche studiando questa parte di storia oggi negletta. L’identità se la formeranno essi, non gliela imponiamo noi, ma noi lavoriamo per metterli nella condizione di farlo, di colmare un gap, di aggiustare una finestra rotta. Oggi invece si formano una loro identità attingendo esclusivamente e arbitrariamente alla sola storia italiana ed europea, se non ci sono insegnanti illuminati che volontariamente integrano i programmi con queste conoscenze specifiche. 

In secondo luogo si chiede di cambiare nome ad una strada oggi dedicata a Carlo Felice (in verità anche l’attuale Assessore della RAS ai lavori pubblici fece una proposta analoga per la SS 131). Perché Carlo Felice? Perché simboleggia un periodo di repressione alla voglia di libertà e di riscatto di quelli che ci hanno preceduto. 

Marcare culturalmente il distacco dalla sudditanza rappresentato da colui che in base alle cronache del tempo si può definire il peggiore dei regnanti di Casa Savoia, è un passaggio dal valore psico-sociale collettivo inestimabile, volto a marcare quella nostra identità che non vuole lasciare adito a dubbi circa la “luna” verso cui vorremo andare. Il valore di questo cambiamento è da considerare ben superiore al fastidio “amministrativo” derivante dal cambio di indirizzo di chi abita e lavora in quel tratto di strada, sicuramente meno costoso e fastidioso di quanto accaduto, per esempio, nel passaggio dalla lira all’euro, eppure si fece. 

Se poi nella petizione c’è scritto che “Non esiste Paese al mondo in cui i tiranni, una volta deposti, trovano spazio nelle piazze e nella toponomastica delle città, eppure in Sardegna e a Cagliari questo è ancora li” si vuole dire che solo l’ignoranza diffusa sul personaggio e le sue malefatte giustifica che mai nessuno si sia posto questo problema. Mettersi oggi questo problema, non vuol dire riscrivere la storia, non vuol dire cancellare il passato, vuol dire solo mettere ordine oggi in ciò che vogliamo essere da qui in avanti, senza ambiguità e con consapevolezza. A titolo di esempio si può ricordare che chiunque abbia viaggiato avrà avuto l’occasione di passare in spazi cittadini con al centro una colonna, un monumento, una statua e, in virtù di questo chiedere, magari ad un tassista, chi rappresentasse quella statua? Se uno non sa chi è stato quel signore che campeggia in quello spazio può dire semplicemente il nome, senza aggiungere altro, magari inducendo l’osservatore a ritenerlo un benefattore. 

Ebbene, cambiare il nome alla strada è uno dei tanti modi attraverso cui si può esercitare la costruzione, hic et nunc, della volontà di essere Nazione. Qualsiasi altro discorso sulla ferocia di questo o di altri regnanti dei Savoia, o di altri tiranni del passato, o di contesti storici o del significato giuridico di cosa fosse allora la Nazione, è solo pretestuoso rispetto agli obiettivi di questa iniziativa. Ciò detto, la petizione si può migliorare, affinare, perfezionare e anche correggere laddove avesse imprecisioni o errori sostanziali, ma non cambiare in base a obiettivi diversi da quelli indicati dai proponenti.
La terza richiesta della petizione riguarda lo spostamento della statua di Carlo Felice che ho qualificato come bene “mobile” e non “immobile” e l’ho fatto perché già ci sono esempi, anche in Italia, di statue che sono state spostate e che quindi si possono spostare, vuoi per interventi di manutenzione, vuoi perché l’amministrazione comunale ha deciso di modificare quello spazio, di effettuare cioè un’operazione di sensemaking urbano, o di marketing urbano, di riprogettazione degli spazi, come sempre è accaduto nella storia. È però certamente possibile che l’introduzione del Codice dei beni culturali e del paesaggio classifichi tali monumenti come beni “immobili” e quindi potrei aver “forzato” la mano, giuridicamente parlando, qualificando quella statua come bene mobile indotto dal fatto che l’operazione di spostamento, pur maggiormente complessa di quella di un soprammobile, sia possibile e realizzabile. 

In ogni caso, se anche fosse così, le motivazioni di cui sopra potrebbero consentire l’apertura di un eventuale “contenzioso” con la Soprintendenza volto a far valere ragioni superiori rispetto al mantenimento della statua in quel luogo. Solo una lettura statica e dogmatica delle leggi può indurre a rifiutare a priori qualsiasi ragionamento volto invece a modificare significati. E d’altro canto, siccome le leggi sono sistemi concettuali, sono cioè il prodotto dell’azione umana, non sono verità assolute, si possono cambiare se si reputa che siano inadeguate rispetto a obiettivi considerati superiori. A tale proposito ricordo persino che per fare la diga del primo lago Omodeo si spostò addirittura la chiesa di Zuri e in Egitto si spostò il tempio di Luxor. 

E allora? Ma de ite seus chistionendi? Capisco che cogliere l’invito di guardare la luna per chi è più realista del re è difficile, perché le certezze dei dogmi sono un baluardo inespugnabile, e la miopia quando grave e greve permette di vedere solo la punta delle dita, altri di più aperta visione potrebbero invece valutare e apprezzare questo invito che non distrugge valore, ma caso mai ne crea sia sul piano culturale che politico. Non mi soffermo ora sui costi dello spostamento perché appena avrò il budget lo pubblicherò e se c’è chi ha già fatto delle stime dovrebbe sentirsi in dovere di renderle note, in base a preventivi verificabili, così da valutare meglio l’entità della raccolta volontaria dei fondi senza aggravi di costi monetari per l’amministrazione comunale. 

La quarta richiesta, infine, riguarda la sostituzione dell’attuale monumento con un altro che i promotori della petizione hanno ipotizzato alternativamente in Giovanni Maria Angioy o nei Martiri di Palabanda. Si tratta di scelte non casuali, perché espressive di quella voglia, presente anche al tempo dei Savoia, di ribellione alla tirannia e alla sudditanza. In positivo si tratta cioè di mettere nella pubblica piazza qualcuno verso cui provare orgoglio, che in qualche modo rappresenti la nostra identità. Non è un caso che tra le tante proposte, una delle più gettonate sia quella del campione di calcio, sardo di adozione, Gigi Riva. Io personalmente non sono favorevole, nonostante di questo campione ne sia stato e ne sia tutt’ora un estimatore assoluto. Lui se dovrà essere ricordato in modo visibile e tangibile, lo sarà negli spazi deputati a ricordarlo per le gesta sportive. In città, in quella parte di città ci va invece qualcuno che segni, che marchi, la decisione del Consiglio Regionale della Sardegna di istituire la giornata del popolo sardo, sa die de sa Sardigna. 

La controversia con i denigratori dell’iniziativa qui starebbe nel presunto alto costo, quantificato in circa 150 mila euro, il tutto supponendo che debba essere sempre in bronzo, e magari anche vestito in abiti romani e magari della stessa dimensione, e magari sticazzi. Sinceramente penso che si potrebbe indicare un tema e fare un concorso di idee lasciando ad artisti locali e non, il compito di cimentarsi in questa impresa che porterebbe l’artista ad essere poi ricordato per l’opera compiuta e che egli potrebbe decidere di donare alla municipalità, riducendo così i costi alla sola installazione. In ogni caso, i documenti pubblicati e correlati alla petizione evocano il crowdfunding come strumento di raccolta delle risorse a totale o parziale copertura dei costi.
  

Post fazione - Il dogmatismo quale incompetenza valoriale 

Vorrei far notare infine che la forma con cui si interagisce è sostanza e che autocertificare le proprie competenze ergendosi a giudice di quelle altrui in modo tanto dogmatico quanto imprudente, è una grave “incompetenza” di tipo relazionale, oltre che professionale, poiché chiude la mente, impedisce di “accogliere” idee diverse e isola il soggetto. 

Questa apertura è possibile invece proprio evocando il concetto di confine, definito in letteratura come luogo epistemologicamente privilegiato per “incontrare” il diverso, perché questo confine si fa “metodo” per instaurare relazioni. Lavorare al confine significa saper accogliere le idee altrui senza giudicarle ma cercando di capirle e se non chiare, di fare domande per comprenderle. 

Il sapere, infatti si declina in tre dimensioni: 
a) quello nozionistico di cui uno può dare sfoggio utilizzando, spesso in modo strumentale e decontestualizzato rispetto al discorso proposto, ciò che fa comodo, magari agganciandosi ad ogni dettaglio e perdendo volutamente di vista il senso complessivo del discorso stesso;  
b) il sapere professionale, legato cioè al saper fare bene il proprio mestiere e, in questo sarebbe bene non giudicare mai l’altro se non si è avuta la possibilità di una interazione così intensa e pregnante tale da evitare il rischio di prendersi una denuncia per diffamazione;  
c) il sapere relazionale, dato dalla capacità di saper entrare in relazione con altri, circostanza questa particolarmente apprezzata dalle imprese e dalle organizzazioni in cui si ricercano sempre più spesso soggetti capaci di lavorare in team, non solisti che onanisticamente cercano di imporre il proprio ruolo ponendosi contro l’universo mondo.


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