COUNTERPUNCH: VENEZUELA, TRA CRISI E PROPAGANDA
vocidallestero
La difficile situazione economica e politica del Venezuela viene raccontata in modo martellante dalla propaganda –specialmente in USA– come il destino inesorabile di un paese che voglia essere indipendente e darsi un ordinamento socialista. CounterPunch mette in luce altri elementi. L’economia venezuelana è cresciuta fortemente sui proventi del petrolio, con poca diversificazione, ed è ora facile vittima della politica del basso prezzo del greggio instaurata da un gruppo di paesi (capeggiati dagli USA) per destabilizzare in particolare Russia e Iran. Le alternative, come ad esempio la produzione agricola, sono però difficili: con TTIP e simili gli USA stanno costruendo un impero economico globale da cui gli outsider saranno esclusi.
di José L. Flores, 14 giugno 2016
La crisi economica e politica in Venezuela sta mostrando ben pochi segnali di risoluzione. Allo stesso modo, il modo propagandistico di descrivere questa crisi sta mostrano ben pochi segnali di terminare. Ma perché il Venezuela si trova in questa grave situazione? I media statunitensi continuano a dire che la crisi è il risultato della rivoluzione bolivariana di Hugo Chavez e delle politiche comuniste di redistribuzione, che vengono messe in atto e mantenute dal presidente Nicolas Maduro. Tuttavia qui si tratta di una situazione sfaccettata e con molti fattori all’interno. Uno non può dare la colpa di ogni male economico del Venezuela a Maduro, come ovviamente non può dare ogni colpa all’opposizione di destra. Una cosa sicura è che l’economia del Venezuela non è mista, e dipende troppo dai proventi del petrolio. Questa dipendenza dal petrolio, assieme all’ostilità che gli USA hanno verso il Venezuela e il suo popolo, hanno reso l’economia venezuelana facilmente vulnerabile alla manipolazione straniera.
È opinione unanime, sia a sinistra che a destra, che l’economia del Venezuela sia troppo dipendente dal petrolio e debba essere diversificata. Tuttavia, la conclusione sul modo in cui si sia arrivati a questa situazione economica è più contestata. Per esempio, per quale motivo il Venezuela non ha un forte settore agricolo? Il Venezuela importa gran parte del suo cibo e l’industria è in declino fin dagli anni ’50. L’importazione di cibo sarebbe dunque un dato di fatto, con o senza la rivoluzione bolivariana. A questa conclusione si giunge semplicemente osservando la tendenza statistica. I prodotti agricoli tradizionali del Venezuela includono mais, riso, caffè, canna da zucchero, verdure, manzo, maiale e pesce. Sono tutti ottimi ingredienti per un fiorente settore agricolo. Tuttavia il Venezuela non può competere sui mercati internazionali, e nemmeno nel proprio mercato interno, in quanto a prodotto agricoli. Ciò è dovuto a un settore agricolo statunitense fortemente protezionista e pesantemente sussidiato, che viene ulteriormente solidificato dai cosiddetti “accordi di libero scambio” che si stanno ora ratificando in tutto il mondo. Mentre il resto del mondo deve adeguarsi alle politiche neoliberiste del laissez faire, gli USA si affidano a forti sussidi al mercato. Non potendo competere dal punto di vista della produzione agricola, il Venezuela importa il cibo e lo paga coi proventi del petrolio. Purtroppo, il governo ha messo in gioco tutto il proprio futuro con i proventi del petrolio, e l’economia è completamente soggetta a quanto essi rendono sul mercato.
Gli Stati Uniti hanno duplicato la loro produzione di petrolio nell’ultimo decennio. Dato che anche la Russia è in una situazione simile a quella del Venezuela, con un’economia basata sul petrolio, sta anch’essa pompando grandi quantità di petrolio dal sottosuolo, per cercare di mantenere in piedi la propria economia. È noto anche che l’Arabia Saudita sta a sua volta estraendo petrolio alla massima capacità possibile. L’offerta è ai massimi, e la domanda è scarsa, anche grazie all’affidamento di certe industrie a fonti energetiche alternative e alla diffusione di automobili più eco-compatibili. Inoltre, la scarsa domanda ha portato a un declino negli investimenti. Questi fattori concomitanti hanno portato a bassi prezzi del petrolio, e dunque a bassi proventi per il Venezuela. Di recente l’Iran, il Venezuela e l’Ecuador hanno sollecitato la creazione di un cartello dell’OPEC finalizzato a ridurre la produzione di petrolio al fine di mantenere i prezzi ad un livello più alto. L’OPEC ha rifiutato di procedere in questo senso, soprattutto per decisione dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati del Golfo. Si dà il caso che i vari dittatori del Medio Oriente siano alleati degli USA, e che l’Iran, il Venezuela e l’Ecuador siano bersagli delle politiche economiche statunitensi.
Immaginate che istituzioni come Wall Street, il Dipartimento della Difesa, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento dell’Agricoltura e dell’Energia stiano semplicemente guardando tutto questo tumulto dall’esterno, senza parteciparvi. Dato il coinvolgimento degli Stati Uniti nell’America latina, non vi sembrerebbe abbastanza strano? Considerate le relazioni tra Venezuela e Stati Uniti negli ultimi due decenni. È ben noto che gli USA hanno finanziato e promosso, tramite i loro apparati di intelligence, ampie proteste in Venezuela. Cosa farebbe il governo statunitense se si scoprisse che il Venezuela finanzia e promuove il movimento “Black Lives Matter” [movimento contro la violenza verso gli afroamericani, NdT] nelle rivolte di Ferguson? Gli USA misero in atto un colpo di stato contro Hugo Chavez in Venezuela, colpo di stato che fortunatamente durò solo un paio di giorni. Immaginate che Maduro stia lavorando di concerto coi Repubblicani e con l’esercito USA per cacciare il Presidente Obama. Come reagiremmo? Al momento gli USA e il loro alleati all’Organizzazione degli Stati Americani stanno cercando di cacciare fuori il Venezuela revocandogli lo status di membro dell’organizzazione. Immaginate che il Venezuela stia lavorando invece con i propri alleati per cacciare gli USA fuori dall’ONU. Come reagirebbe il governo statunitense?
Nel 2005 il Venezuela offrì tonnellate di cibo, miliardi di dollari in petrolio, acqua, esperti medici ed equipaggiamento per aiutare le vittime dell’uragano Katrina. In che modo gli USA stanno rendendo il favore al popolo venezuelano, nel momento in cui la carenza di medicinali sta costando vite umane, non c’è cibo nei negozi e il governo sta crollando? Il maggiore fornitore alimentare a proprietà privata, Empresas Polar SA, sta sollecitando sostegno dall’estero. Queste richieste vengono ignorate nonostante i dirigenti di Empresas Polar SA siano capitalisti amici e alleati degli Stati Uniti. Quando la società civile crollò a New Orleans e la Louisiana era nel caos, il Venezuela stava offrendo aiuto alle vittime. Questo aiuto risultò molto utile, dato che nel frattempo le ricchezze USA erano tutte impegnate a distruggere l’Iraq e ad assassinare i cittadini iracheni. Ora che è il Venezuela ad avere bisogno di aiuto, gli USA non offrono nulla.
Maduro gioca col fuoco quando mette l’esercito in allerta o ammonisce sul rischio di possibili invasioni straniere. Gli Stati Uniti adorano invadere altri paesi e assassinare i cittadini. Maduro non dovrebbe provocare così il sanguinario leader militare degli Stati Uniti. Il Venezuela ha un bisogno disperato di diversificare la propria economia e tornare a contare sull’agricoltura, costruire delle infrastrutture e tornare alla manifattura. Forse Maduro dovrebbe fare un passo indietro come presidente e rassegnare le dimissioni. Ad ogni modo, se venisse scelto Henrique Capriles come presidente, uomo che sta sollecitando l’esercito venezuelano a sbarazzarsi di Maduro con un colpo di stato, e che è una figurina dell’intelligence USA, la situazione in Venezuela diventerebbe ancora peggiore. Il Venezuela non sistemerà la propria economia semplicemente abbandonando il programmi sociali bolivariani, così come vorrebbe l’opposizione. Gli USA non sono usciti dalla Grande Depressione eliminando i programmi sociali o tagliando le spese. Al contrario, gli USA uscirono dalla Grande Depressione con forti spese pubbliche, ampi programmi sociali e di investimento.
Il Venezuela sta attraversando un periodo molto difficile e ha bisogno di aiuto dalla comunità internazionale e di solidarietà dai cittadini degli altri paesi. In definitiva il Venezuela dovrà prendere delle decisioni difficili, ma non è responsabilità degli USA quella di sovvertire l’economia e il popolo venezuelano. Gli Stati Uniti dovrebbero piuttosto offrire aiuto e risarcimenti. Se gli USA stanno usando mezzi di guerra economica contro la Russia, l’Ecuador e il Venezuela, questa non è certo la prima volta. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti deve essere riconosciuto di fronte a tutto il mondo per quello che è, sanguinario, tirannico, ingerente, torturatore, spione e militarista.
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La difficile situazione economica e politica del Venezuela viene raccontata in modo martellante dalla propaganda –specialmente in USA– come il destino inesorabile di un paese che voglia essere indipendente e darsi un ordinamento socialista. CounterPunch mette in luce altri elementi. L’economia venezuelana è cresciuta fortemente sui proventi del petrolio, con poca diversificazione, ed è ora facile vittima della politica del basso prezzo del greggio instaurata da un gruppo di paesi (capeggiati dagli USA) per destabilizzare in particolare Russia e Iran. Le alternative, come ad esempio la produzione agricola, sono però difficili: con TTIP e simili gli USA stanno costruendo un impero economico globale da cui gli outsider saranno esclusi.
di José L. Flores, 14 giugno 2016
La crisi economica e politica in Venezuela sta mostrando ben pochi segnali di risoluzione. Allo stesso modo, il modo propagandistico di descrivere questa crisi sta mostrano ben pochi segnali di terminare. Ma perché il Venezuela si trova in questa grave situazione? I media statunitensi continuano a dire che la crisi è il risultato della rivoluzione bolivariana di Hugo Chavez e delle politiche comuniste di redistribuzione, che vengono messe in atto e mantenute dal presidente Nicolas Maduro. Tuttavia qui si tratta di una situazione sfaccettata e con molti fattori all’interno. Uno non può dare la colpa di ogni male economico del Venezuela a Maduro, come ovviamente non può dare ogni colpa all’opposizione di destra. Una cosa sicura è che l’economia del Venezuela non è mista, e dipende troppo dai proventi del petrolio. Questa dipendenza dal petrolio, assieme all’ostilità che gli USA hanno verso il Venezuela e il suo popolo, hanno reso l’economia venezuelana facilmente vulnerabile alla manipolazione straniera.
È opinione unanime, sia a sinistra che a destra, che l’economia del Venezuela sia troppo dipendente dal petrolio e debba essere diversificata. Tuttavia, la conclusione sul modo in cui si sia arrivati a questa situazione economica è più contestata. Per esempio, per quale motivo il Venezuela non ha un forte settore agricolo? Il Venezuela importa gran parte del suo cibo e l’industria è in declino fin dagli anni ’50. L’importazione di cibo sarebbe dunque un dato di fatto, con o senza la rivoluzione bolivariana. A questa conclusione si giunge semplicemente osservando la tendenza statistica. I prodotti agricoli tradizionali del Venezuela includono mais, riso, caffè, canna da zucchero, verdure, manzo, maiale e pesce. Sono tutti ottimi ingredienti per un fiorente settore agricolo. Tuttavia il Venezuela non può competere sui mercati internazionali, e nemmeno nel proprio mercato interno, in quanto a prodotto agricoli. Ciò è dovuto a un settore agricolo statunitense fortemente protezionista e pesantemente sussidiato, che viene ulteriormente solidificato dai cosiddetti “accordi di libero scambio” che si stanno ora ratificando in tutto il mondo. Mentre il resto del mondo deve adeguarsi alle politiche neoliberiste del laissez faire, gli USA si affidano a forti sussidi al mercato. Non potendo competere dal punto di vista della produzione agricola, il Venezuela importa il cibo e lo paga coi proventi del petrolio. Purtroppo, il governo ha messo in gioco tutto il proprio futuro con i proventi del petrolio, e l’economia è completamente soggetta a quanto essi rendono sul mercato.
Gli Stati Uniti hanno duplicato la loro produzione di petrolio nell’ultimo decennio. Dato che anche la Russia è in una situazione simile a quella del Venezuela, con un’economia basata sul petrolio, sta anch’essa pompando grandi quantità di petrolio dal sottosuolo, per cercare di mantenere in piedi la propria economia. È noto anche che l’Arabia Saudita sta a sua volta estraendo petrolio alla massima capacità possibile. L’offerta è ai massimi, e la domanda è scarsa, anche grazie all’affidamento di certe industrie a fonti energetiche alternative e alla diffusione di automobili più eco-compatibili. Inoltre, la scarsa domanda ha portato a un declino negli investimenti. Questi fattori concomitanti hanno portato a bassi prezzi del petrolio, e dunque a bassi proventi per il Venezuela. Di recente l’Iran, il Venezuela e l’Ecuador hanno sollecitato la creazione di un cartello dell’OPEC finalizzato a ridurre la produzione di petrolio al fine di mantenere i prezzi ad un livello più alto. L’OPEC ha rifiutato di procedere in questo senso, soprattutto per decisione dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati del Golfo. Si dà il caso che i vari dittatori del Medio Oriente siano alleati degli USA, e che l’Iran, il Venezuela e l’Ecuador siano bersagli delle politiche economiche statunitensi.
Immaginate che istituzioni come Wall Street, il Dipartimento della Difesa, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento dell’Agricoltura e dell’Energia stiano semplicemente guardando tutto questo tumulto dall’esterno, senza parteciparvi. Dato il coinvolgimento degli Stati Uniti nell’America latina, non vi sembrerebbe abbastanza strano? Considerate le relazioni tra Venezuela e Stati Uniti negli ultimi due decenni. È ben noto che gli USA hanno finanziato e promosso, tramite i loro apparati di intelligence, ampie proteste in Venezuela. Cosa farebbe il governo statunitense se si scoprisse che il Venezuela finanzia e promuove il movimento “Black Lives Matter” [movimento contro la violenza verso gli afroamericani, NdT] nelle rivolte di Ferguson? Gli USA misero in atto un colpo di stato contro Hugo Chavez in Venezuela, colpo di stato che fortunatamente durò solo un paio di giorni. Immaginate che Maduro stia lavorando di concerto coi Repubblicani e con l’esercito USA per cacciare il Presidente Obama. Come reagiremmo? Al momento gli USA e il loro alleati all’Organizzazione degli Stati Americani stanno cercando di cacciare fuori il Venezuela revocandogli lo status di membro dell’organizzazione. Immaginate che il Venezuela stia lavorando invece con i propri alleati per cacciare gli USA fuori dall’ONU. Come reagirebbe il governo statunitense?
Nel 2005 il Venezuela offrì tonnellate di cibo, miliardi di dollari in petrolio, acqua, esperti medici ed equipaggiamento per aiutare le vittime dell’uragano Katrina. In che modo gli USA stanno rendendo il favore al popolo venezuelano, nel momento in cui la carenza di medicinali sta costando vite umane, non c’è cibo nei negozi e il governo sta crollando? Il maggiore fornitore alimentare a proprietà privata, Empresas Polar SA, sta sollecitando sostegno dall’estero. Queste richieste vengono ignorate nonostante i dirigenti di Empresas Polar SA siano capitalisti amici e alleati degli Stati Uniti. Quando la società civile crollò a New Orleans e la Louisiana era nel caos, il Venezuela stava offrendo aiuto alle vittime. Questo aiuto risultò molto utile, dato che nel frattempo le ricchezze USA erano tutte impegnate a distruggere l’Iraq e ad assassinare i cittadini iracheni. Ora che è il Venezuela ad avere bisogno di aiuto, gli USA non offrono nulla.
Maduro gioca col fuoco quando mette l’esercito in allerta o ammonisce sul rischio di possibili invasioni straniere. Gli Stati Uniti adorano invadere altri paesi e assassinare i cittadini. Maduro non dovrebbe provocare così il sanguinario leader militare degli Stati Uniti. Il Venezuela ha un bisogno disperato di diversificare la propria economia e tornare a contare sull’agricoltura, costruire delle infrastrutture e tornare alla manifattura. Forse Maduro dovrebbe fare un passo indietro come presidente e rassegnare le dimissioni. Ad ogni modo, se venisse scelto Henrique Capriles come presidente, uomo che sta sollecitando l’esercito venezuelano a sbarazzarsi di Maduro con un colpo di stato, e che è una figurina dell’intelligence USA, la situazione in Venezuela diventerebbe ancora peggiore. Il Venezuela non sistemerà la propria economia semplicemente abbandonando il programmi sociali bolivariani, così come vorrebbe l’opposizione. Gli USA non sono usciti dalla Grande Depressione eliminando i programmi sociali o tagliando le spese. Al contrario, gli USA uscirono dalla Grande Depressione con forti spese pubbliche, ampi programmi sociali e di investimento.
Il Venezuela sta attraversando un periodo molto difficile e ha bisogno di aiuto dalla comunità internazionale e di solidarietà dai cittadini degli altri paesi. In definitiva il Venezuela dovrà prendere delle decisioni difficili, ma non è responsabilità degli USA quella di sovvertire l’economia e il popolo venezuelano. Gli Stati Uniti dovrebbero piuttosto offrire aiuto e risarcimenti. Se gli USA stanno usando mezzi di guerra economica contro la Russia, l’Ecuador e il Venezuela, questa non è certo la prima volta. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti deve essere riconosciuto di fronte a tutto il mondo per quello che è, sanguinario, tirannico, ingerente, torturatore, spione e militarista.
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