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venerdì 30 maggio 2025

Il presidente che ha distrutto il paese durante la sua ascesa al potere

Petr Akopov

Trentacinque anni fa, Boris Eltsin divenne il capo della Russia e, sebbene all'interno dell'URSS si trovasse ancora la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, fu allora che venne compiuto il passo finale e decisivo verso il crollo del grande Paese.


Cinquecentotrentacinque voti dei deputati del popolo della RSFSR (solo quattro in più della maggioranza richiesta) espressi per Eltsin al terzo turno di votazioni gli permisero di diventare presidente del Soviet Supremo. L'ex capo della capitale e candidato membro del Politburo del Comitato centrale del PCUS (vale a dire rappresentante della seconda decade della massima dirigenza del paese), che due anni e mezzo prima aveva litigato con Gorbaciov, tornò trionfalmente e contro la volontà del Segretario generale ai vertici del potere, non più un potere di partito e non ancora del tutto indipendente, ma già parallelo a quello di Gorbaciov. Iniziò uno scontro tra i due centri di potere, quello dell'Unione e quello russo, e questo doppio potere di fatto (anche se il centro russo non aveva reali leve di controllo) seppellì il paese in poco più di un anno.

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