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giovedì 8 maggio 2025

Ci auguriamo che le parole pronunciate da Leone XIV suonino profetiche, visto il bisogno impellente di PACE

Il conclave vaticano ha eletto il 267° papa, mentre una fumata bianca saliva dal camino sul tetto della Cappella Sistina del Palazzo Apostolico.


Il nuovo Papa è il cardinale Prevost degli Stati Uniti, cardinale protodiacono. Prese il nome di Leone XIV. Si tratta del primo pontefice della storia proveniente dagli Stati Uniti.

L'annuncio dell'esito positivo della votazione è stato accompagnato dal suono delle campane. I cardinali hanno eletto il nuovo capo della Chiesa cattolica romana al quarto turno di votazioni.

Boato dei fedeli in piazza San Pietro all’annuncio del nuovo Papa che hanno acclamato il Pontefice in attesa dell’uscita ufficiale sulla sulla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro. 

giovedì 24 aprile 2025

"Per la prima volta in millecinquecento anni." Il Vaticano si prepara a sorprendere il mondo intero

© AP Photo/Andrew Medichini Cardinali in Vaticano
Il conclave potrebbe eleggere il secondo papa nero della storia

Sergey Proskurin. 

Prima ancora che la notizia della morte di Papa Francesco fosse diffusa dai media, ne è comparsa un'altra subito dopo. Tutti sono ansiosi di sapere chi prenderà il posto del pontefice. La cerchia dei candidati è già stata delineata e le prossime elezioni potrebbero rivelarsi sensazionali, qualcosa che la Chiesa cattolica romana non ha mai visto prima. RIA Novosti racconta chi guiderà la più grande confessione cristiana.

La calma prima della tempesta

Il mondo è in lutto per la morte di Papa Francesco : nella sua città natale , Buenos Aires, il suo ritratto è apparso nella piazza centrale, negli Stati Uniti le bandiere nazionali sono state ammainate e a Roma le luci notturne del Colosseo sono state spente in segno di lutto.

lunedì 30 agosto 2021

ARIA DI CONCLAVE. PAPA BERGOGLIO HA FRETTA DI LEGIFERARE SU RINUNCIA E PAPI EMERITI. MA…



Antonio Socci

Ieri il papa – all’udienza con i parlamentari cattolici – ha esordito così: “Vorrei chiedere scusa, per non parlare ancora in piedi, ma ancora sono nel periodo post-operatorio e devo farlo seduto. Scusatemi”.

Che il pontefice abbia un problema di salute è noto, ma non è chiaro qual è la situazione. Abbiamo visto lunedì scorso (su queste colonne) tutti i dubbi e le domande che sono state sollevate dalla comunicazione ufficiale vaticana sull’intervento chirurgico del 4 luglio. Da più parti si ripete ciò che l’agenzia “Infovaticana” ha scritto il 10 agosto: La salud del Papa no es la quen dicen.

Questi problemi di salute possono portare alla rinuncia, perché a parlare di dimissioni come una possibilità – in caso di malattia o di vecchiaia – è stato lo stesso Francesco fin dall’inizio del suo pontificato.

Il 26 maggio 2014 dichiarò: io credo che un Vescovo di Roma, un Papa che sente che le sue forze vengono meno – perché adesso si vive tanto tempo – deve farsi le stesse domande che si è posto Papa Benedetto.

Poi a La Vanguardia (ripresa dall’Osservatore romano del 13 giugno 2014) dichiarò: Papa Benedetto ha compiuto un gesto molto grande… dato che viviamo più a lungo, giungiamo a un’età in cui non possiamo continuare a occuparci delle cose. Io farò lo stesso, chiederò al Signore di illuminarmi quando giungerà il momento e che mi dica quello che devo fare, e me lo dirà sicuramente.

Inoltre il quotidiano argentino La Nación ha recentemente riportato l’intervista rilasciata il 16 febbraio 2019 da Francesco al giornalista e medico Nelson Castro, che ha scritto un libro sulla salute dei papi.  Alla domanda su come lui immagina la sua morte, Bergoglio ha risposto: Da papa, in carica o emerito che sia. E a Roma. In Argentina non ci ritorno.

Come si vede quindi Francesco anche di recente ha previsto la possibilità di dimettersi e diventare “papa emerito”, evidentemente per motivi legati alla salute o all’età.

Ora, come ha scritto Luis Badilla, la malattia che ha colpito papa Francesco è severa e degenerativa (è “un dettaglio molto significativoche molti in queste ore sottovalutano, ignorano o manipolano”) e la severità di questa malattia ha indotto subito papa Bergoglio a manifestare concretamente in Vaticano l’idea di lasciare. Negli ultimi giorni però è apparso molto nervoso e sembra alternare il pensiero della rinuncia con l’intenzione di tener duro, anche se il quadro medico si complica.

Questa situazione ha comunque fatto irrompere d’improvviso, nel clima lento e ovattato del Vaticano, un ospite insolito: la fretta. Lo si è visto per il Motu proprio che annulla il “Summorum pontificum” di Benedetto XVI sulla liturgia tradizionale, firmato in fretta e furia da Francesco il 16 luglio, appena due giorni dopo l’uscita dal Policlinico Gemelli.

La stessa fretta con cui in Vaticano, in queste ore, si sta lavorando a una norma che regoli la rinuncia papale e il papato emerito. Da più di otto anni abbiamo i due papi, una situazione unica nella storia della Chiesa che in Vaticano hanno sempre minimizzato come cosa normale che si sarebbe risolta da sola.

Invece ora, d’improvviso, oltretevere ritengono che sia urgente e improrogabile emanare delle regole. Perché di colpo tanta fretta? C’è aria di dimissioni e di nuovo Conclave.

Dunque procedono i lavori per definire giuridicamente i concetti di “rinuncia” e di “papato emerito”. I problemi che però si affacciano sono enormi. Lo stesso papa Bergoglio, il 18 agosto 2014, tornando dalla Corea, osservò due volte che probabilmente i teologi dissentiranno sull’istituzione del papato emerito.

Perché ritengono che il papato sia in una situazione teologica diversa dall’episcopato (per cui esistono i vescovi emeriti). Ma allora cosa significa la definizione di “papa emerito” che Benedetto XVI, con la rinuncia, ha applicato a se stesso?

E’ di lui che il prossimo provvedimento di papa Francesco si occuperà? No. La professoressa Boni, nel saggio già citato che pare sia la base del lavoro condotto in Vaticano, scrive che con tale provvedimento non si manca di deferenza o solo di tatto nei riguardi del vivente papa emerito: la legge emananda, come usuale, disporrà esclusivamente per il futuro senza alcuna retroattività (cfr. can. 9), curando semmai esplicitamente di eccettuare la ‘situazione’ di Benedetto XVI come si è andata spontaneamente sviluppando”.

Un tale intervento normativo, scrive l’avvocato Francesco Patruno, dottore in ricerca di diritto canonico ed ecclesiastico, “non potrebbe ‘sanare’  – ammesso che fosse possibile – la rinuncia di Benedetto XVI e tutto ciò che ne è scaturito nonché sciogliere i nodi e le incertezze relative a quell’atto compiuto l’11 febbraio 2013, e ciò per la semplice ragione che Benedetto XVI quando ha compiuto quell’atto l’ha fatto non potendo tenere conto di una futura disciplina”.

E l’ha fatto nei pieni poteri di papa. Dunque la situazione attuale di Benedetto XVI emergerebbe come un “unicum, di fatto superiore alla situazione di un altro papa che si dimettesse?

L’avvocato Patruno ci spiega: nell’ultima udienza del suo pontificato, il 27 febbraio 2013, Benedetto XVI spiegò che egli rinunciava al solo pontificato attivo, ma non a quello passivo. Da qui deriva la formulazione usata nell’atto di rinuncia e la qualifica di ‘papa emerito’”.

In effetti mons. Gaenswein, spiegando l’atto di papa Benedetto (di cui è il principale collaboratore), ha parlato di “un pontificato d’eccezione”, che realizza di fatto un ministero allargato, con un membro attivo e uno contemplativo”, “quasi un ministero in comune.

Ma – chiedo – era possibile una tale rinuncia “dimezzata”? “Se non si ritiene che sia possibile” risponde Patruno “allora si tratta di una rinuncia nulla con tutto quello che ne segue. Si può cercare di sanare andando a chiedere al papa emerito di rinunciare completamente al munus, ma in questo caso si riconosce implicitamente che egli è rimasto papa. E si apre uno scenario inedito per quanto riguarda la figura di Francesco”.

Dunque, non sarà facile emanare norme in questa materia. Sembra un vicolo cieco.

 

Antonio Socci

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