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giovedì 5 settembre 2024

Vendetta rimandata: perché l'Iran non ha fretta di vendicarsi di Israele?

Personale militare del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC). © Morteza Nikoubazl / NurPhoto tramite Getty Images
Di Farhad Ibragimov – esperto, docente presso la Facoltà di Economia dell’Università RUDN, docente ospite presso l’Istituto di Scienze Sociali dell’Accademia presidenziale russa di Economia Nazionale e Pubblica Amministrazione.

Mentre gli alleati continuano a fare pressione su Teheran, la Repubblica islamica si chiede chi trarrà vantaggio da una possibile guerra nella regione.


L'assassinio di Ismail Haniyeh a Teheran alla fine di luglio ha fatto aumentare drammaticamente la tensione tra Iran e Israele, che da diversi decenni sono sull'orlo di una guerra su vasta scala.

Nel 2024, l'Iran ha dovuto affrontare una serie di sfide importanti: un vasto attacco terroristico a Kerman presso la tomba del generale Qasem Soleimani; un attacco al consolato iraniano a Damasco in cui sono rimasti uccisi 11 diplomatici e due generali di alto rango del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC); la tragica morte del presidente Ibrahim Raisi e del ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian in un incidente in elicottero; e, infine, l'assassinio del leader del movimento radicale Hamas Ismail Haniyeh nel centro di Teheran.

Tutto ciò costringe la leadership politica iraniana ad adottare misure più dure e radicali per dimostrare sia al proprio popolo sia al mondo che questo non è il modo di "parlare" con l'Iran.

Ismail Haniyeh è venuto a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. Durante il suo discorso inaugurale, Pezeshkian ha affermato che l'Iran è pronto a partecipare ai negoziati per ridurre le tensioni con l'Occidente. Pezeshkian ha anche aggiunto che desidera normalizzare le relazioni economiche dell'Iran con gli altri paesi e che si impegnerà in tal senso nonostante le sanzioni. Tali dichiarazioni erano piuttosto attese, poiché Pezeshkian è un classico rappresentante delle forze riformiste iraniane e dei circoli politici che propugnano una politica estera più moderata e un corso politico pragmatico.

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