mercoledì 10 giugno 2015

Prima della bomba al neutrone in Yemen ci sono altre esplosioni nucleari, tra cui quella del Maggio 2013 in Siria?

Prima della bomba al neutrone in Yemen ci
sono altre esplosioni nucleari, tra cui quella del Maggio 2013 in Siria?


Gordon Duff and PressTV
veteranstoday
trd Sa Defenza

Prove del bombardamento, con  American EPW (Earth Penetrating Weapons
armi nucleari in Siria, sono  state svelate... 


Fulmine globulare da esplosione nucleare, 5 mag 2013 fuori Damasco, Siria








L'AIEA:  è miseramente fallita nella sua "mission" , dovrebbe dimettersi dalla vergogna
[ Stiamo facendo un escursus indietro nel tempo per visionare dei nostri articoli del passato, per rammentare a vecchi e nuovi lettori che molte di queste "notizie di attualità" sono il seguito di quelle di tempo fa, che VeteranyToday ha avuto tra le sue mani per un certo periodo di tempo.

Inoltre vogliamo mostrare il penoso supporto che hanno assunto e stabilito dai media ufficiali sull'impiego di armi nucleari, in assenza di una guerra mondiale di tipo tradizionale. E detto questo, se i poteri in essere hanno deciso di avviare un conflitto continuo non dichiarato nel mondo, ad esclusivo loro piacimento, chiediamoci, come fanno ad essersi adagiate, tutte quelle varie organizzazioni umanitarie internazionali in difesa dei diritti umani, non hanno nulla da dire a proposito di questi terribili eventi nel mondo?Il peggior disprezzo è riservato all'AIEA, in quanto i fatti dimostrano la sua parzialità, in realtà la loro è solo una finta autorità superpartes, come polizia contro la proliferazione nucleare. E in ultimo, è ben visibile l'assenza di senso critico nei media, hanno abbandonato il dovere del servizio pubblico .


Certo, non c'è stata quasi nessuna leadership a portare la bandiera di un tale sforzo contro l'uso del nucleare bellico, ma chiunque se lo chieda vede, anche con una semplice occhiata superficiale, e si rende conto di tale abbandono. "Dove sarebbe il sostegno pubblico per un tale sforzo?" ... Jim W. Dean ]


In viaggio lungo la strada della  Memoria 



L'analisi mostra che in  Siria è avvenuto un attacco da parte di Israele che ha utilizzato, non solo  armi nucleari, ma una bomba americana anti-bunker nucleare, una delle tante fornite a Israele da usare contro l'Iran, è stato uno degli ultimi atti emessi dell'amministrazione Bush / Cheney.

Interviste correlate:
Le prove dell'attacco nucleare con l'uso di American EPW (Earth Penetrating Weapons) un'arma nucleare usata in Siria è venuto alla luce. 

Esperti affermano che le prove sono inconfutabili.

Riprese video drammatiche dalla Siria hanno rivelato la prova sorprendente che contrasta con le affermazioni di Israele sugli "attacchi chirurgici" in materia di armi dirette in Libano.








Disponibile in Alta Definizione
YouTube - Veterans Today -
Che ci siano stati attacchi aerei è ormai dimostrato, qualcosa di facilmente riconoscibile anche a un osservatore inesperto.
Anche l'attacco con l'artiglieria pesante israeliana da 203 millimetri (8 pollici) Shell Exploding All'interno Siria

Quel che accadde dopo è scioccante. Mentre i proiettili di artiglieria piovono sulle posizioni militari siriane, l'artiglieria mobile  israeliana è a supporto diretto di sostegno alle forze ribelli [terroriste] all'interno della Siria, forti esplosione si accalcano in cielo e terra. 
Il Video originale è stata soppresso:
Dopo l'analisi, appare ormai chiaro, che  la Siria è sotto attacco da parte di Israele che utilizza, non solo armi nucleari tattiche, ma anche bombe di penetrazione anti-bunker nucleari americane, una delle tante fornite a Israele da usare contro l'Iran, contenuti regalo in uno degli ultimi atti del governo  Bush / Cheney.

Preso! Un frame del video dell'evento nucleare siriano



Flash nucleare, stessa scala Foto dei 203 millimetri (sopra)

Non è stat rilevata alcuna somiglianza tra l'"evento" siriano e quello convenzionale per  "bunker", tra cui il GBU 57, la più grande arma convenzionale ogni da utilizzata.

Maggiori evidenze di prova...

Il colonnello James Hankeex addetto militare e di collegamento fra iPentagono e il governo di Netanyahu, ha esaminato il filmato. Egli ha indicato che il GBU 57 è considerato un rischio troppo elevato per l'impiego a causa della sua pericolosità per la crosta terrestre.
"La linea di frattura della faglia afrosiriana si allunga a Israele. Se fosse sottoposta a questo tipo di potenza esplosiva, la minaccia che un grave terremoto farebbe danni significativi in ​​Israele è una realtà. 
Nuclear buster bunker, hanno molto meno potere penetrante, non sto dicendo che si tratti di un ordigno nucleare, non fino a quando ho ulteriori prove, ma il 'profilo degli eventi' mostra forti somiglianze ".
L'altro problema d'uso dei GBU 57 è il trasporto. Solo due aerei sono in grado di essere armati con questa arma, il B-52 B-2 Stealth Bomber.

Israele non ha questi aerei.

Collasso di strutture organizzative dell'US Command Air Force


Anche in questo caso dunque, se utilizzato un MOP , avrebbe potuto essere trasportato e gettato solo  dal US Air Force, un'organizzazione avvolta da recenti scandali e da un cambio di incarichi dei ranghi nei vertici ufficiali, un intervallo sulla sicurezza delle armi nucleari in un periodo di cinque anni, è stato scoperto a Minot Air Force Base nel Sud Dakota.

Diciassette gli ufficiali che sono stati rimossi, una "house cleaning"   senza precedenti. Già nel 2008, il Segretario della Difesa Robert Gates ha ordinato una ristrutturazione del comando americano della sicurezza nucleare dopo un incidente di 2007 a Minot.
Su un B-52 sono  state caricate armi termonucleari ed è decollato dalla base, violando ben 84 protocolli di autorizzazione separata. L'aereo è stato poi recuperato a più di 1500 miglia di distanza, in circostanze che non sono state chiarite ne adeguatamente spiegate. Ciò che non è chiaro è se l'intero carico nucleare sia stato recuperato, completo e intatto.

Comprovato l'utilizzo di armi nucleari in Iraq

La considerazione più importante da sapere è se un qualsiasi comando, sia esso israeliano, americano o qualsiasi altro, sia disposto a usare armi nucleari. Non vi è dubbio che il loro uso è stato sostenuto da entrambi i leader politici e militari.

Il divieto in realtà è la capacità di nasconderne il loro uso. Gli eventi in Iraq hanno dimostrato che tale occultamento, offerto ai media e alla comunità scientifica mondiale, e avvenuto ma l'aver lavorato in modo efficace sulle prove conclusive dell'uso di armi nucleari è stato "contenuto".

Il 31 dicembre 2010 il dottor James Fetzer ha intervistato il dottor Chris Busby, un bio-medico  professore presso l'University of Ulster, impegnato nella ricerca sull'uso di uranio impoverito (DU) in relazione ai difetti di nascita nei bambini iracheni. Quello che il dottor Busby scoprì fu sorprendente:
La cosa interessante sull'uranio era che eravamo in grado di misurare il rapporto isotopico perché eravamo interessati a capire se si trattava, di uranio naturale o uranio impoverito DU, che è quello che abbiamo pensato che fosse.
Ma in realtà si è rivelato essere uranio leggermente arricchito [con U-235], vale a dire, che era uranio arricchito artificialmente. Ora l'uranio arricchito è un materiale che può essere trovato, solamente in due situazioni, o in una centrale nucleare o all'interno di una bomba atomica.
Quindi, trovarlo nei capelli dei genitori di questi bambini con malformazioni congenite è stato davvero sorprendente.
Così siamo andati a vedere come  poteva mai essere questo,  e per farla breve, abbiamo concluso dai diversi brevetti depositati presso l'ufficio brevetti degli Stati Uniti che abbiamo ricevuto dai fisici, che era piuttosto tutto probabile che fosse utilizzata una nuova arma segreta, un'arma antiuomo di qualche tipo che conteneva uranio arricchito oppure generato uranio arricchito. ... L'alternativa - che è una specie si tratti di scienza immaginaria, ed è del tutto possibile -
Devo dire, che hanno sviluppato una sorta di dispositivo ai neutroni che utilizza uranio arricchito come parte dei suoi componenti per generare neutroni. E il modo in cui funziona è quello di sciogliere il trizio in polvere di uranio ...
Quello che il dottor Busby sta descrivendo è un avanzato sistema d'arma a  radiazioni Enhanced Radiation Weapon (ERW) o Neutron Bomb. Altre variazioni nel arsenale nucleare segreto dell'America include il  Minimal Residual Radiation (MRR) armi a residui minimi [di radiazioni].
La prova di uso di "armi speciali" è stato provato nelle scene dell'attacco terroristico a, Oklahoma City, al World Trade Center (9/11), a Bali e molti altri luoghi.
La prima prova concreta pubblicato da scienziati qualificati coinvolti a Fallujah. Tuttavia, l'uso di armi nucleari in Iraq e Afghanistan, si dice che sia stato relativamente comune.

Israel Bomb: lo scandalo di Israele

  • Uno dei più grandi "non segreti" degli ultimi anni comporta il collocamento delle scorte di armi di Israele. Nel 1986, il tecnico di armi nucleari israeliane, Modechai Vanunu, è stato rapito in Italia e portato in Israele, dove è stato incarcerato per oltre 25 anni. Il suo crimine; aver riferito sul programma nucleare segreto israeliano di Dimona.
  • I cablo diffusi da Wikileaks hanno rivelato che gli Stati Uniti avevano, nel 2006, permesso alla Libia di costruire un nuovo impianto di armi chimiche. Ciò che non è stato "Wiki-leaked" è che, quando l'impianto è stato scoperto dopo la caduta del governo di Gheddafiè stato scoperto che era gestito dalla governo israeliano. Da quei primi rapporti, niente di più è stato citato. È molto probabile che questa struttura illegale, in Libia, sia ancora in mani di Israele.
  • Nel giugno 2010, la USS Grapple, una nave da guerra americana con equipaggio straniero "non specificato", attraccato al porto di Poti, in Georgia. Dieci torpediniere israeliane di scorta alla USS Liberty, sono simili a quelle che l'hanno attaccata. La nave merci era piena di bombe, incluse le armi di superficie insieme alla versione migliorata del BLU 113 "Super Penetrator", un'arma convenzionale anti bunker arma di 4700 libbre

Stratagemma Azerbaigian

Queste munizioni sono stati poi trasferiti in bunker di armi in un ex campo dell'aviazione sovietica all'interno dell'Azerbaigian dove Israele è riuscito a sequestrare un certo numero di aerei d'attacco.

Questi aerei sono volati in Azerbaigian dopo aver partecipato a operazioni congiunte tra le forze aeree turche e israeliane.

Dopo che è stata scoperta la loro presenza, hanno detto che gli aerei israeliani sono tornati a casa, ma non vi è alcuna prova che le munizioni siano state rimpatriate in Israele o negli Stati Uniti, loro luogo di origine.

Conclusione

Sappiamo e possiamo dimostrare che le armi nucleari avanzati sono state utilizzate dagli Stati Uniti. Abbiamo prove del loro uso altrove negli ultimi anni.

Sappiamo anche che le metodologie per nascondere il loro uso e la gestione della stampa sulle perdite sono state molto efficaci e hanno creato un ambiente di combattimento in cui l '"opzione nucleare" è sempre pronta "sul tavolo."

Abbiamo pellicole e fotografie dalla Siria che mostrano qualcosa che non ha altra spiegazione se non l'uso di armi nucleari. 

E' Israele a utilizzare tali armi? Ne hanno i mezzi? Qual'è il movente? Hanno la possibilità d'uso? Hanno un sufficiente controllo sugli organi di stampa per incoraggiare questo tipo di incoscienza palese?

Penso che tutti noi conosciamo la risposta.


Harvard Study on Nuclear Explosion-Induced Lighting
Title: An empirical study of the nuclear explosion-induced lightning seen on IVY-MIKEAuthors: Colvin, J. D.; Mitchell, C. K.; Greig, J. R.; Murphy, D. P.; Pechacek, R. E.; Raleigh, M. Publication: Journal of Geophysical Research: Atmospheres, Volume 92, Issue D5, pp. 5696-5712 (JGR Homepage)Publication Date: 05/1987Origin: AGU; WILEY Abstract Copyright: Copyright 1987 by the American Geophysical Union.  DOI: 10.1029/JD092iD05p0569 Bibliographic Code: 1987JGR….92.5696C

martedì 9 giugno 2015

LA DESTABILIZZAZIONE INTERNAZIONALE, UN BUSINESS A SPESE DEL CONTRIBUENTE.

LA DESTABILIZZAZIONE INTERNAZIONALE, UN BUSINESS A SPESE DEL CONTRIBUENTE.




Per evitarsi la pena di commentare il magro risultato elettorale, e per far capire a tutti quali siano i veri padroni a cui deve rispondere, un Renzi in versione NATO lunedì scorso è volato in Afghanistan, ad arringare i soldati italiani. 

Senza risparmiarci il ridicolo di indossare la tuta mimetica, dall'alto della sua scienza politica, Renzi ha spiegato ai giovani militari che in un mondo globale la sicurezza interna ai vari Paesi dipende dalle loro scelte internazionali. Parole sante. 
Parole tanto più significative se pronunciate in un Paese, l'Afghanistan, che dal 2002 segna ogni anno un nuovo record di produzione dell'oppio. Proprio quell'oppio che, trasformato in eroina, inonda l'Europa. 
La destabilizzazione dell'Afghanistan da parte della NATO ha quindi comportato i suoi riflessi destabilizzanti all'interno dei Paesi della NATO. Si potrebbe iniziare a questo punto la solita litania sugli "errori dell'Occidente", se non ci si ricordasse che la destabilizzazione costituisce un business

Che la NATO non abbia nulla a che vedere con la produzione ed il traffico di oppio, può essere infatti sostenuto solo contro ogni evidenza, e ciò fa parte di quei "segreti" noti a tutti, ma troppo osceni per essere pronunciati, poiché rimetterebbero in discussione tutta la visione del mondo comunemente accettata.

Il problema è che, se per alcuni la destabilizzazione internazionale costituisce un business, per altri è una spesa. La destabilizzazione infatti è a carico del contribuente, che deve finanziare crescenti spese militari, che a loro volta vanno a favorire ed organizzare il contrabbando che fiorisce all'ombra delle basi militari e del segreto militare. 

Non si tratta solo di contrabbando di oppio, ma anche di armi, sigarette, petrolio e di ogni altro genere di merce
Il contribuente così non finanzia solo la destabilizzazione, ma anche la colossale evasione fiscale che il contrabbando comporta da parte delle multinazionali, le quali trovano nella NATO una confortevole e dissimulata "location" per il loro lobbismo.
Può apparire un paradosso che degli Stati finanzino la frode fiscale, ma lo Stato non esiste. Lo Stato è in parte un'astrazione giuridica ed in parte una superstizione, mentre ciò che esiste realmente è il potere di lobby e di cosche che agiscono in nome di queste astrazioni e superstizioni.

Le spese militari non riguardano soltanto l'acquisto di nuove armi, come i famigerati F35, ma anche le spese logistiche del personale e delle basi. La spesa militare effettiva è molto maggiore di quella dichiarata ufficialmente, poiché viene dissimulata in più capitoli di spesa, ed è anche a carico delle Regioni. In coincidenza con i record della produzione e del traffico di oppio, anche la spesa militare italiana registra sempre nuovi record. 

Ma tutto ciò è ancora nulla, dato che il contribuente dovrà affrontare sempre maggiori costi per la destabilizzazione della Libia operata nel 2011, che comporta non solo contrabbando di petrolio, ma anche contrabbando di esseri umani. I media pongono l'accento sul micidiale traffico operato con i barconi e sulle stragi che esso comporta, ma quel traffico potrebbe costituire solo un diversivo rispetto a forme di immigrazione illegale organizzate sotto il paravento del segreto militare. 

Nel 2011 si è potuto riscontrare come gran parte della sinistra sia vulnerabile al mito razzistico e colonialistico del "fardello dell'Uomo Bianco" elaborato dallo scrittore inglese Rudyard Kipling. Si è assistito così allo spettacolo di una "sinistra interventista", convinta che esistano "popoli minorenni", assolutamente bisognosi del soccorso del sedicente Occidente, cioè della NATO. Si è visto poi con quali risultati. 

Renzi aveva promesso un decreto per l'intervento militare italiano in Libia per il marzo scorso, poi i tempi sono slittati. Si attende l'autorizzazione dell'ONU, che l'aveva a sua volta promessa venti giorni fa. Questa improvvisa timidezza pare sia dovuta all'atteggiamento russo, molto meno malleabile che nel 2011, dato che al Cremlino hanno cominciato a comprendere che l'obiettivo finale di tutta questa destabilizzazione è l'accerchiamento commerciale e militare della Russia, in vista di un suo smembramento in stile Jugoslavia.
La recente missione del ministro degli Esteri Gentiloni in Russia ed i suoi colloqui con il suo omologo russo, Lavrov, hanno generato i soliti comunicati né carne né pesce. Significa però qualcosa il fatto che Gentiloni abbia trovato il modo di vantarsi della posizione italiana, improntata sì alla fermezza nei confronti della Russia, ma anche al dialogo. 
Gentiloni è riuscito ad ottenere anche la promessa di una visita di Putin all'Expo di Milano, in base alla regola aurea che una nota di ridicolo non deve mai mancare in queste solenni occasioni internazionali. 

Gentiloni però non ha mancato di lamentarsi per la "Black List" di indesiderabili stilata dal governo russo. La destabilizzazione non passa solo per gli eserciti, ma anche per lo spionaggio e la provocazione, mirati ad organizzare "rivoluzioni colorate". Circolano molti politici ambigui, che sono in effetti alle dipendenze dei servizi segreti NATO, ed il fatto di pubblicarne i nomi serve appunto a "bruciarli". 

Nella lista nera di Putin vi è anche una donna di origine italiana, ora naturalizzata svedese, la signora Anna Maria Corazza, che ha preso anche il cognome del marito, l'ex primo ministro svedese Bildt. La storia d'amore fra i due è cominciata nei Balcani, nel corso della guerra. 
Probabilmente la signora era lì per conto della NATO, ed il consorzio con un politico svedese risulta del tutto coerente. 
La Svezia infatti non è più un Paese neutrale, ma è coordinato con la NATO in base ad un accordo di partenariato.
truppe svedesi in forza alla NATO

Porre veti all'ingresso sul proprio territorio a certi personaggi costituisce un mezzo di difesa molto più economico ed efficace che investire in nuove armi. 

Un irrigidimento della Russia potrebbe costituire anche una buona notizia per il contribuente, poiché porrebbe un freno all'attuale ondata di destabilizzazione internazionale di marca "occidentale", che va dall'Ucraina, alla Siria, alla Libia, all'Afghanistan.



lunedì 8 giugno 2015

SCORIE NUCLEARI, DI NUOVO IN PIAZZA PER DIRE NO AL DEPOSITO IN SARDINYA...

SCORIE NUCLEARI, DI NUOVO IN PIAZZA PER DIRE NO  AL DEPOSITO IN SARDINYA...

 Vàturu  Erriu Onnis

Di fronte alla RAS Cagliari Sardinya 

Domenica 7 Giugno in sei città sarde: Cagliari, Sassari, Olbia, Nuoro, Oristano e Bosa, si son dati appuntamento gli ambientalisti sardi, che partono dagli indipendentisti  fino ad arrivare alla rappresentanza dei comuni sardi ANCI e della società civile tutta, non è bastato il referendum contro le basi nucleari e le scorie che oggi a distanza di cinque anni ripropongono l'assurdo deposito per scorie nucleari, siamo scesi in piazza per rifiutare questa ennesima ingiustizia e arroganza del governo italiota che con la logica coloniale vuole installare a forza qui in Sardinya.

Un appuntamento a difesa della nostra terra dall'incivile stato italiota, che ci domina come terre d'oltremare , buone solo da usa e getta, con un'insostenibile presenza militare soffoca la naturale disposizione dell'isola al turismo, e con le scorie nucleari, vogliono annientare definitivamente l'etnia sarda.  
Il popolo sardo, come quello basco e quello breto­ne, fonda la sua sopravvivenza sulle tradizioni ancestrali, sul suo profondo spirito religioso, sulla sua lingua, su i legami tribali, sulla struttura sociale comunitaria, che lo stato italiota vuole abbattere. sadefenza-ragioni
La lingua è ancora soggetta ad un genocidio culturale e le scuole sono palestre di assimilazione e desardizzazione per i nostri figli. sadefenza


Sa Cantadora [Paola Alcioni]

Il comitato Nonucle-day: La carta delle aree idonee potrebbe essere consegnata entro la metà del mese

In una nota si afferma che "il presidente della Sogin Giuseppe Zollina, in occasione della visita guidata alla centrale nucleare dismessa di Latina, ha dichiarato che la carta delle aree potenzialmente idonee per ospitare il deposito nazionale unico delle scorie radioattive, sarà consegnata da Sogin entro la fine di maggio e i primi quindici giorni d giugno". lanuovasardegna



Intanto sul tema prende posizione Il Wwf Sardegna, attraverso il delegato regionale Carmelo Spada

 “Siamo consapevoli – si legge in una nota – della necessità di mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi individuando una sede nazionale. Ma la nostra Isola non può sopportare anche questo ulteriore fardello. 
Il problema – ha continuato l’esponente del Wwf – deve essere affrontato in una visione complessiva, infatti la Sardegna sopporta già diverse gravi situazioni di rischio ambientale e sanitario definite tali dal Ministero dell’Ambiente in quanto pericolose e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali e sotterranee: sono le aree industriali di Porto Torres e del Sulcis Iglesiente Guspinese”. 
A queste due aree Sin (Siti di interesse nazionale) vanno aggiunte le servitù militari per altri 22.000 ettari che costituiscono il 60% di tutte quelle presenti nel territorio nazionale. Altresì va ricordato che l’indagine dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, ha inserito la Saras raffinerie sarde spa a Sarroch tra i primi 100 inquinatori della classifica europea (92esimo posto).sardiniapost


tratta da Unione Sarda
Nucleare: la Regione issa il vessillo della protesta.

"La bandiera contro il nucleare sventolerà sino a domenica sulla facciata del palazzo di via Roma, sede del Parlamento sardo. Si tratta di una battaglia comune che vede uniti tutti i sardi".
Questa la presa di posizione del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, che domenica 7 giugno parteciperà a Sassari in piazza d'Italia a una delle tante iniziative della manifestazione contro il nucleare e l'ipotesi di scegliere la Sardegna come sito per il deposito nazionale di scorie nucleari.
"Il Consiglio regionale - ha aggiunto Ganau - si è espresso in maniera chiara, dimostrando di esser unito contro quella che sarebbe un'altra insostenibile servitù. L'ho detto neanche due mesi fa e lo ribadisco oggi con forza. Siamo pronti a fare anche l'inimmaginabile per evitare quello che sarebbe per la Sardegna un vero disastro. La mia sarà una partecipazione convinta alla manifestazione, in primo luogo da sardo e poi naturalmente da presidente del Consiglio regionale della Sardegna". unionesarda
Nel giorno del NoNucle-Die anche il governatore Francesco Pigliaru ribadisce il no della Regione alla dislocazione in Sardegna del sito unico per lo stoccaggio delle scorie.

"Sulla questione scorie la posizione della giunta è molto chiara e l'abbiamo esposta sin da principio senza giri di parole, sia ai cittadini che al governo".




Il post di Francesco Pigliaru

Ha scritto il presidente su Facebook.

"Il no alle scorie in Sardegna è un no deciso, che non lascia spazio ad alcuna negoziazione. Il sentimento della comunità sarda su questo tema è forte, e da parte nostra lo confermiamo.

In occasione di Sa Die, il 28 aprile scorso, abbiamo fortemente voluto e sostenuto in Consiglio regionale un ordine del giorno che esprime questa volontà in maniera unitaria e ci impegna tutti a rispettarla con fermezza.

La nostra ricchezza è il nostro ambiente e sulla Sardegna grava già il peso eccessivo delle servitù militari: il deposito delle scorie sarebbe una nuova servitù che non vogliamo". unionesarda

gratzias a Mario Flore

domenica 7 giugno 2015

P. Becchi A. M. Rinaldi : IN GRECIA ORMAI SIAMO A SANGUE E MERDA!

P. Becchi A. M. Rinaldi : IN GRECIA ORMAI SIAMO A SANGUE E MERDA! 


Paolo Becchi e Antonio M. Rinaldi
Tsipras evidentemente, ritornando da Bruxelles, già percorrendo la strada che dall’aeroporto di Atene lo conduceva dritto dritto al Parlamento per riferire sulle ultime “proposte dei creditori”, si deve essere accorto che la situazione in cui versa il suo Paese e i suoi cittadini è al limite della sopportazione, sbottando in un liberatorio “Proposte assurde, ritiratele”.
Non deve essersene ancora accorto invece Martin Schultz, visto che non ha tardato, in pieno stile da bibliotecario ritrovatosi a fare il Presidente del Parlamento Europeo, nello sbraitare “mi sono rotto le scatole”, infastidito dalla marcia indietro del Premier ellenico dopo solo poche ore da sorrisi e strette di mano accomodanti, dimenticando però, che se qualcuno si è veramente “rotto le scatole” di questa situazione, siamo proprio noi cittadini europei che non ne possiamo più di questo andazzo.
Infatti le 5 cartelle che Tsipras ha riportato nella sua borsa con le proposte dei creditori da elencare al Parlamento del suo Paese, contengono richieste che neanche un ultimatum contemplerebbe o che neppure una resa “alla Versailles” si sarebbe mai sognata d’imporre.
D’altronde cosa ci potevamo aspettare dalla governance europea visto che negli ultimi 5 anni ha fatto a gara nel proporre ricette fallimentari alla Grecia e non solo alla Grecia? Se la Troika è esclusivamente programmata per far rispettare il modello economico imposto in Europa dalla Germania per tentare di rendere sostenibile l’euro, è evidente che non può rendersi conto dei danni che sta dispensando in quasi tutti i Paesi che hanno adottato la moneta unica.

Quindi chi se ne frega di Atene! Anche Giavazzi, dall’alto del Corriere della Sera di venerdì 5 giugno scorso, si lamentava del fatto che si stia parlando un po’ troppo di Grecia e poco importa se fino ad ora tutti gli sforzi profusi dalla Troika siano stati indirizzati nel trasferire il rischio “Grecia“a carico del sistema bancario e finanziario europeo sui governi nazionali dei paesi eurodotati grazie ai Fondi Salva Stati e ai finanziamenti diretti degli Stati membri. 
L’importante è  non far rimanere con il cerino in mano gli amici degli amici e poi se alla fine il conto lo pagano i cittadini e le imprese europee e naturalmente la Grecia, per mezzo della fiscalità e per i tagli alla spesa, è un dettaglio che a Bruxelles poco interessa!
In termini militari si tratta solo di “danni collaterali”
L’ unico fine di Bruxelles è quello di tutelare gli interessi dei creditori e quindi non può comprendere come le regole prescritte non siano idonee per garantire ricette di progresso e di miglioramento delle condizioni di vita di Eurolandia. 
Le sue azioni sono in effetti paragonabili alle devastazioni che solo una guerra può produrre, ma ciò nonostante continuano imperterriti nella loro missione: utilizzare la moneta comune come mezzo coercitivo di governo verso Paesi che hanno invece fondato la propria esistenza  sulla rappresentanza democratica e cercano di difenderla con le unghie e con i denti.
L’Europa all’inizio ha cercato di coniugare insieme capitalismo e democrazia e così è nato lo Stato sociale di diritto
Attraverso l’euro si è invece imposto il modello unico del capitalismo finanziario.

La lotta del popolo greco è in fondo una lotta per la democrazia contro questa forma selvaggia di capitalismo globalizzato.

Al Parlamento Europeo, alla BCE e al FMI, non  passa per la mente che stanno usando violenza nei confronti di Stati come la Grecia, imponendo diktat che nell’interesse del proprio popolo non possono che essere rifiutati?  Se il loro intento è quello di “blindarel’irreversibilità dell’euro, stanno proprio ottenendo il contrario! E in più stanno alimentando l’odio tra i popoli europei.
Putin ha la linea diretta con Atene grazie alla fratellanza della Chiesa Cristiana Ortodossa e alla fine un abbraccio con il popolo greco, in ginocchio e umiliato come mai nella sua Storia plurimillenaria, potrebbe essere il naturale riscatto per un Paese abbandonato dall’Europa al suo destino.

sabato 6 giugno 2015

PERCHE' IL 2 GIUGNO IN SARDEGNA E' STATO LUTTO E NON FESTA.

PERCHE' IL 2 GIUGNO IN SARDEGNA E' STATO LUTTO E NON FESTA.





Come ben si sa, in Sardegna il referendum del 2 giugno vide la vittoria dell'opzione monarchia. la Natzione sarda votò per la monarchia. Mi piace pensare che i sardi di allora, nel loro animo, nella volontà collettiva espressa anche a convinzioni inconscie, intendessero non certo votare per i Savoia, bensì per il Regno di Sardegna. Anzi ne sono certo. 
I sardi intendevano riconfermare il loro attaccamento allo Stato sardo, al diritto per la Nazione sarda alla propria statualità libera indipendente e sovrana. La caduta della monarchia Savoia, significava che il Regno di Sardegna, che era stato ceduto in "unione personale" dal Re spagnolo a un "non Re " piemontese , era ritornato libero di autodeterminarsi. 
Quei patti internazionali, statuiti dalle grandi potenze europee su basi vestefaliane ed in particolare col Trattato di Utrecht, erano quindi nulli e la Sardegna non era più legata ad una statualità italiana che sarebbe divenuta immediatamente repubblicana. Ogni eventuale nuovo patto che impegnasse la Sardegna ed i sardi andava ricontrattato e riscritto .

I sardi avevano mille ragioni e diritti per farlo. Bisogna ricordare che in quei giorni era forte, sopratutto fra i sardisti, il richiamo alla Carta atlantica che riconosceva a tutte le Nazioni il diritto all'Autodecisione
I sardisti, che erano repubblicani fin dalla nascita, intendevano il passaggio dalla monarchia alla repubblica come un recupero in chiave moderna degli "antichi privilegi" statuali della Sardegna cancellati dai piemontesi, con la complicità dei coloni continentali e di cittadini sardi della borghesia compradora, con la cosiddetta "Fusione perfetta" del 1847/48.
La riconquista della "statualità sarda" avrebbe dovuto concretizzarsi con un innovativo" patto costituzionale" fra la Sardegna e l'Italia, sancito dalla futura Costituzione repubblicana " federalista" in sostituzione dello Statuto albertino monarchico e dalla autodecisa Costituzione sarda che avrebbe codificato la "Autonomia" richiesta dai combattenti sardi della Grande guerra al loro ritorno e dal PSdAz che ne divenne la voce e voce politica unitaria di tutti i sardi.
Sappiamo come andò a finire: la Costituzione non fu federale ma centralista. L'Autonomia sarda non fu statuale ma amministrativa. 
L'Autonomia sarda fu definita "speciale" ma la sua specialità fu che fosse inferiore a tutte le altre autonomie speciali, siciliana, valdostana e sud tirolese. 

Non solo, con le norme di attuazione fu ancora depotenziata e si dovettero aspettare decenni per riconoscere la minoranza linguistica sarda con legge costituzionale e senza applicare il dettato statutario su i punti franchi.

Come è noto la Sardegna è stata soggetta ad un enorme carico di basi, poligoni e servitù militari, ad uno sfruttamento feroce di industrie coloniali distruttive ed inquinanti, oggi tutte chiuse senza alcun ricambio di modello di sviluppo. La lingua è ancora soggetta ad un genocidio culturale e le scuole sono palestre di assimilaziione e desardizzazione per i nostri figli. 

Nel frattempo, mentre avveniva il "boom economico" italiano oltre 700.000 sardi dovettero emigrare con un disastro antropologico per l'Isola dei sardi, fenomeno che è ripreso alla grande in questi ultimi anni. 

Molto ancora si può dire ed è stato detto in tutte le salse dai sardi liberi che mai hanno rinunciato alle proprie idee di libertà. 

Certo è che quel patto autonomistico " octroie " cioè gentilmente concesso dai colonialisti e non definito dai sardi quali soggetti di libertà, non solo non è stato minimo, giusto e rispettoso dei diritti e aspirazioni dei sardi, secondo la Carta atlantica e i diritti dell'Uomo della Nazioni unite, ma non è stato mantenuto, rispettato, rinnovato, ma ancora di più calpestato e ridotto ad uno stato comatoso che è specchio della realtà economica e sociale della Sardegna, ultima colonia europea d'oltremare assieme alla Corsica

Anche il federalismo europeo, non è stato "gli Stati Uniti d'Europa" come proposto da Camillo Bellieni nel secondo Congresso sardista già prima del fascismo e che prefiguravano la Sardegna-Stato come una delle stelle statuali europee.. 

Fu invece come portare la Sardegna al macello, vittima sacrificale, scambiata dall'Italia con altri favori per zone e economie forti e sopratutto del Nord e che ancora oggi paghiamo con un secondo " colonalismo europeo". 

Mentre deve andare al popolo italiano l'augurio di cose migliori il giorno della sua festa nazionale, ricordando che "un popolo che ne tiene un altro in catene sta forgiando le proprie catene ", è un fatto che questa giornata non è una festa dei sardi, ma ne ricorda come la Repubblica italiana sia la continuazione del colonialismo monarchico sabaudo
Allo stesso tempo in questa giornata vanno anche ricordati tutti i caduti per la libertà della Sardegna nei secoli fino ad oggi ed in particolare i caduti sardisti e tutti quelli che hanno dato la vita nella guerra di Liberazione sul continente contro il nazifascismo e l'antisemitismo, che sono stati traditi da questa Repubblica di mafiosi, corrotti e centralisti che sotto mentite spoglie di comunisti e democristiani e loro eredi politici sono i continuatori del fascismo mussoliniano e monarchico sabaudo.

Purtroppo in Sardegna in questi anni, tutto è potuto accadere perché non pochi sardi si sono opposti alle nostre libertà e operato a favore del colonialismo. Si è visto nella Costituente e sopratutto nella Consulta sarda che avrebbero dovuto approvare lo Statuto di Autonomia sulle linee guida sardiste e invece non lo fecero e si opposero ai punti qualificanti.

Tuttavia lo spirito di autodecisione e di indipendenza nazionale, di federalismo europeo e di libertà è ripreso a volare alto fra i sardi. 

Grande ostacolo a fronte di grandissime idee ed aspirazioni è la divisione e la frammentazione politica, oggi presente anche dentro il PSd'Az, che per questo non riesce ancora a portare a compimento il suo obbiettivo storico, la liberazione dei sardi dal colonialismo italiano, la realizzazione della Repubblica sarda e la giustizia sociale, attraverso un suo ruolo guida nel panorama politico pluralista sardo.

Ancora una volta bisogna sottolineare che senza Fortza Paris non si procede ma si arretra. 

Uniti si vince.


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