giovedì 6 luglio 2017

UNA STRAORDIANARIA GUERRAFONDAIA: NIKKI HALEY!

UNA STRAORDIANARIA GUERRAFONDAIA: NIKKI HALEY!

Antonius Aquinas
antoniusaquinas.com
southfront.org
Sa Defenza

L'Ambasciatrice USA alla Nazioni Unite NIKKY HALEY


Ora essere guerrafondai, deve essere un prerequisito di coloro che diventano ambasciatori americani alle Nazioni Unite,  possedere determinate caratteristiche e tratti, i più importanti dei quali sono appunto quelli di rabbioso guerrafondaio, assassino di bambini, e bugiardi a titolo definitivo.

Ricordo che Madeleine Albright quando si impose il blocco degli USA all'Iraq e  ha impedito che le medicina e attrezzature mediche fossero fatte entrare nel paese, si è stimato, che ha provocato la morte di mezzo milione di bambini, e con freddezza ha risposto: “Penso che sia una scelta molto difficile, ma la prezzo, pensiamo, il prezzo ne è valsa la pena.” Poi c'è Colin Powell con le ‘armi di distruzione di massa’ che ha detto una enorme bugia sulle capacità nucleari dell'Iraq, e ha spianato la strada per la distruzione del paese da parte degli Stati Uniti.

Nel suo breve incarico come ambasciatore delle Nazioni Unite, Nikki Haley sta adempiendo a queste esigenze abbastanza bene. Il suo ultimo sfogo folle è arrivato  sulla scia del bizzarro comunicato stampa della Casa Bianca su un altro supposto attacco con gas del governo siriano e avvertivano il presidente Assad che avrebbe “pagato un prezzo pesante” se le avesse usate. *

Mentre i Dipartimenti di Stato e della Difesa erano apparentemente colti di sorpresa dell'azione della Casa Bianca, l'ambasciatore Haley  (probabilmente senza preavviso) ha emesso un Tweet ancora più provocatorio:
Eventuali ulteriori attacchi fatti al popolo 
della Siria sarà attribuito ad Assad, ma 
anche alla Russia e all'Iran che lo sostengono 
uccidendo il suo stesso popolo. **

Non solo  Haley si è autonominata  giudice, giuria e boia del regime di Assad, ma la sua selvaggia accusa include rappresaglie agli obiettivi finali dei neocon come la Russia e Iran. La sua ridicola dichiarazione  ha ora dato ai nemici della Siria luce verde per condurre un altro attacco con gas che poi verrà attribuito a Assad e ai suoi alleati, la Russia e l'Iran. Bel lavoro, Nikki!

Dal punto di vista diplomatico, l'intera questione è pasticciata e a livello amatoriale, confermando ancora una volta che l'Amministrazione Trump è fuori dal campionato della conduzione di politica estera.

Quella Haley è stata una scelta, da far parte dell'amministrazione Trump,  strana fin dall'inizio, ma poi le cose si sono dipanate. Haley era fortemente critica nei confronti del futuro presidente. Lei, è del calibro di un'altro guerrafondaio e russofobo, Lindsey Graham, che hanno costantemente  attaccato il candidato Trump per essere “morbido” con la Russia e  con la sua presa di posizione sulla immigrazione soprattutto sulla sua popolarissima proposta di muro al confine. Per Haley e Graham, Donald Trump è stata al passo con i valori del partito repubblicano, come la diversità rappresentata della Haley, lei stessa, è un  patrimonio da riserva indiana.

Eppure, nonostante tutto il vetriolo ammucchiato sul candidato Trump, il neo eletto presidente, con una mossa sorprendente e inquietante, ha deciso di fare ambasciatore alla Nazioni Unite il governatore del Sud Carolina. Questo, e una serie di altre selezioni a posti di politica estera, ha segnalato che il presidente Trump avrebbe abbandonato le sue promesse e dei voti ottenuti in campagna elettorale sul parlare di coesistenza pacifica con la Russia, e una riduzione della presenza degli Stati Uniti in Medio Oriente, e in altri punti caldi in tutto il globo.

Mentre Haley è stata un guerrafondaia ardente fin dall'inizio, il presidente Trump non ha dovuto scegliere  il suo post. Ci sono altri candidati più competenti e sicuramente meno bellicosi disponibili. Più che probabile, la scelta è stata probabilmente a favore della figlia “consigliereIvanka, per ingraziarsi le femministe.

Mentre la scelta del presidente Trump caduta su Haley è stato un implicito tradimento di un ampio segmento della sua base, le sue azioni di politica estera da quando è diventato amministratore delegato sono stati un rifiuto esplicito di mettere prima l'America come aveva detto alla sua inaugurazione presidenziale. Le crescenti tensioni con la gracile la Corea del Nord, far cadere la madre-di-tutte-le bombe sull'Afghanistan per nessun motivo apparente, vendere armamenti ai multi-miliardi despoti dell'Arabia Saudita, tra gli altri sforzi preoccupanti, la politica estera di Trump è poco diversa da quella dei suoi predecessori infami.

Mentre sembra che il presidente Trump potrebbe aver vinto la guerra, almeno temporaneamente, contro la stampa e le forze anti-Trump nel Congresso sul falso coinvolgimento elettorale russo, lui e la sua bellicosa ambasciatrice delle Nazioni Unite stanno utilizzando gli stessi subdoli metodi per istigare un conflitto con lo scopo di deporre il presidente Assad. Mentre i media alternativi giustamente hanno mostrato come la stampa mainstream e politicanti hanno manipolato racconti  per minare il Presidente Trump, ora dovrebbe essere intellettualmente onesti e richiamare all'ordine il presidente e il suo ambasciatore delle Nazioni Unite per quello che stanno facendo in Siria. In modo, da impedire lo scoppio della Terza Guerra Mondiale.



Note

* Tyler Durden, “Syria Denies Plans For A Chemical Attack As Russia Slams US Warning As ‘Unacceptable.'” Zero Hedge. 27 Giugno 2017 http://www.zerohedge.com/news/2017-06-27/syria-denies-plans-chemical-attack-russia-accuses-us-provocation

** Ibid .


Note di SD per approfondimento:

LE BALLE DEI CASCHI BIANCHI
https://sadefenza.wordpress.com/2017/07/04/le-balle-dei-caschi-bianchi/

I medici svedesi per i diritti umani (swedhr.org) hanno analizzato i video con i bambini assassinati per propaganda
http://sadefenza.blogspot.it/2017/04/i-medici-svedesi-per-i-diritti-umani.html

Come vengono realizzati i video dei Caschi Bianchi

Dietro l'attacco con armi chimiche In Siria c'è George Soros 
http://sadefenza.blogspot.it/2017/04/dietro-lattacco-con-armi-chimiche-in.html



mercoledì 5 luglio 2017

DODDORE SALVATORE MELONI EST LIBERU!

DODDORE SALVATORE MELONI EST LIBERU!


Sa Defenza 

Doddore, se ne andato, ci ha salutato com'è suo uso fare con una bella risata!

Il patriota Doddore è stato incarcerato perché dava fastidio al potere coloniale italiota, e alla NATO,
un uomo che ha lottato e dedicato tutta la vita per la causa della sua, nostra , terra di Sardinya.

Oggi sgorgano lacrime amare dai nostri occhi gonfi  di rabbia, Doddore, è il nostro Bobby Sands, è volato alle praterie verdi profumate di mirto e lentischio dei nostri avi Shardana dopo sessantadue giorni di sciopero della fame e della sete.

Abbiamo il cuore gonfio di lacrime, che stillano gocce di rosso sangue sardo...

La gola s'è serrata per lo stridore del silenzio, ch'è calato sulle nostre teste.

Immensi cicloni d'acqua di fior d'arancio s'accingono a inondare le nostre aride pianure, assetate di giustizia.

Est mortu.

D'nt bociu,  s'istadu italiganu est 'stau.

Immoi est liberu.

Deeus a prangi cun is lagrimas profumadas de sa terra nostha amada.

No ant a bastai is ferramins de gherra chi eis portau in s'isula nostha, eis agatais sempri unu populu gherradori in cara'e bosatrus colonialistas.

At essiri sa batalla de su patriota mannu Doddore, chi si at interrai!

ONORI ET GLORIA A SU FRADI CUMBATENTI E PATRIOTA MANNU DODDORE MELONI , C'AT 'ONAU SA VIDA SUA  PO SA PATRIA NOSTHA!

DODDORE EST LIBERU!
NOSU ABARAUS IN PRESONI!

DODDORE E' LIBERO!
NOI, RESTIAMO IN GALERA!






martedì 4 luglio 2017

Benjamin Fulford: Continua la pulizia dalla immondizia Khazariana negli Stati Uniti in Giappone e altrove


Benjamin Fulford: Continua la pulizia dalla immondizia Khazariana negli Stati Uniti in Giappone e altrove

Benjamin Fulford
4 Luglio 2017
Sa Defenza 



La rimozione completa della mafia Khazariana continua in tutto il mondo. I maggiori sviluppi si hanno ai vertici del Vaticano, dove il  prefetto degli Affari economici del Vaticano e 3° leader , l'australiano Cardinale George Pell (foto sx) è stato sospeso dopo essere stato incriminato per gravi atti sessuali (stupro di un bambino). Di conseguenza “i pedofili sono nel panico assoluto,” dicono i funzionari del Pentagono . Francesco ha pure rimosso un altro leader al top, il Cardinale Gerhard Mueller (foto dx, non è più prefetto della Dottrina della fede è stato sostituito con un moderato.











La sospensione di Pell come ministro delle finanze è quasi certamente legato alle vicende accadute a Bougaineville e Papua Nuova Guinea, le zone sotto controllo australiano, e quindi il distretto di Pell, dicono fonti White Dragon Society . La rivelazione, che solo circa il 3% del guadagno dalla vendita dei minerali estratti in PNG vada redistribuito alla gente locale, contraddice completamente il voto di Papa Francesco, di trasformare la Chiesa Cattolica in una “ chiesa povera per i poveri.”

Il WDS prevede, di creare legami tra le cripto-valute e l'oro di Bougaineville, con il sostegno dei militati USA e Russi, e by-passare completamente il controllo sul sistema finanziario esistente, del Vaticano e mafia Khazariana,  deve aver aggiunto urgenza al Vaticano a rimuovere il Cardinale Pell.

La rimozione del tedesco Mueller, visto da molti come il capo della resistenza contro Papa Francesco per rendere la Chiesa più facile, è anche una sconfitta significativa per la mafia Khazariana e loro delegati, dicono fonti della P2 . Questa rimozione è destinata probabilmente ad influenzare ciò che accade ai Cavalieri di Malta, dove una frazione di tedesco / britannica,  è stato segnalato voler mettere in stallo il vertice dell'ordine spirituale militare più importante in Occidente. Questo a sua volta influenza il funzionamento del complesso industriale militare statunitense.

In altre parole, la fazione fanatica che ha ancora voglia di dar inizio alla 3° guerra mondiale ha perso la maggior parte dei suoi sostenitori di alto livello, dicono le fonti WDS.


Un altro altro grande sviluppo della scorsa settimana è stato l'arrivo della portaerei USS Bush in Israele.  Il sito del Mossad debka è andato in confusione all'arrivo del vettore, perché a quanto pare non ha il compito di attaccare l'Iran o la Siria.

http://www.debka.com/article/26124/Who-Is-the-Bush-carrier-meant-to-deter-Not-Iran

In realtà, fonti del Pentagono dicono, che l'arrivo del vettore in Israele è un “messaggio schietto che
Stati Uniti e Russia possono imporre un blocco di aria e mare, se autorizzati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per imporre un accordo di pace e il ritorno del Golan
[Alture alla Siria].” 

Gli iraniani, i russi e le truppe di Hezbollah sono al confine con Israele e ora, invece di proteggere Israele, sembra che l'esercito statunitense stia collaborando con i suoi nemici per mettere al suo  posto lo stato canaglia.

La famiglia Saud dell'Arabia Saudita, si aprono gli armadi e si svela non essere veri musulmani ma satanisti khazariani, stanno anche per essere costretti a cessare e desistere dall'essere rissosi ora che sono isolati dal resto del mondo musulmano. Questo è il motivo per cui l'esercito mercenario di prossimità saudita / israeliana / Daesh si sta sciogliendo.

I cinesi stanno aggiungendo pressione e insistendo sul fatto che i sauditi devono smettere di vendere il loro petrolio con dollari controllati dai Khazariani. I sauditi presto dovranno fare la scelta di abbandonare i petrodollari, affermano concordemente  fonti della CIA e del Pentagono.

Un terzo enorme sviluppo è accaduto la scorsa settimana  in Giappone, dove il Partito Liberal Democratico al potere ha  vissuto una storica sconfitta nelle elezioni della Prefettura di Tokyo.

Il Governatore Yuriko Koike e il buddista Lay dell'Organizzazione Soka Gakkai supportati dal partito Komeito hanno segnato una grande vittoria, ottenendo 79 seggi su 127 dell'assemblea, mentre l' LDP è sceso a 23 seggi dai precedenti 57.

Questa sconfitta significa che il governo schiavo Khazariano del Primo Ministro Shinzo Abe, e il LDP stanno per essere demoliti alla stessa maniera alle elezioni nazionali, che si terranno con molta probabilità presto a causa della sconfitta di Tokyo, dicono fonti di destra giapponesi. Questo significa che il regime degli schiavi del dopoguerra del Giappone, gestito per lo più da coreani che si fingono giapponesi, finalmente giunge alla sua fine.

Si osserva che una simile corrente potrebbe accadere anche nella penisola coreana con l'offerta di un trattato di pace tra la Corea del Sud e la Corea del Nord per superare e mettere fine alla divisione artificiale della penisola.

http://timesofindia.indiatimes.com/world/rest-of-world/south-korea-to-offer-peace-treaty-to-north/articleshow/59367352.cms

Negli USA, nel frattempo, il New York Times, CNN e altri punti di propaganda controllati dai Khazariani sono costretti a rettificare le menzogne dei giornalisti mentre viene esposta la loro propaganda . vedi http://sadefenza.blogspot.it/2017/06/e-la-presstitutes-non-la-russia-che-ha.html

Fonti della CIA dicono che la rimozione della sporcizia Khazariana dalla struttura di potere degli Stati Uniti è quasi completa ed è per questo che si vedono cambiamenti anche in Asia.

Anche l'esercito degli Stati Uniti si sta muovendo per creare un corpo spaziale, mentre il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo di far risorgere il Consiglio Spaziale Nazionale. Questo è un segno che il complesso industriale militare statunitense si sta finalmente preparando per la divulgazione che i sostenitori, del programma spaziale segreto, hanno richiesto da tempo.

Questi grandi  sconvolgimenti arrivano  e colgono di sorpresa l'incontro chiave del vertice del G20 che si svolge ad Amburgo, in Germania il 7 e 8 luglio.

Nella corsa vediamo alcuni gravi spintonamenti tra la Cina e gli Stati Uniti, dove stanno sorgendo alcuni motivi di  tensione. Ancora più importante, suggeriscono fonti del Pentagono, quanto accaduto la scorsa settimana il lancio del satellite cinese per le comunicazioni  è fallito, cadendo con molta probabilità a mare.

https://www.nasaspaceflight.com/2017/07/long-march-5-lofts-shijian-18/

Altre mosse mostrano la fine della luna di miele tra il presidente cinese Xi Jinping e Donald Trump per  l'accordo di vendita d'armi  degli Stati Uniti a Taiwan, e le sanzioni USA contro una banca cinese, le tariffe sull'acciaio e su altre cose oltre all'invio di un Cacciatorpediniere nei pressi delle isole Paracel (foto sotto) nel Mar cinese meridionale, nota di fonti del Pentagono .

I cinesi non restano con le mani in mano e hanno a loro volta inviato navi da guerra e aerei da combattimento a confrontarsi con il Cacciatorpediniere americano. Inoltre vi è alcun dubbio che la Cina intrapreso un'azione militare simbolica contro l'India, la scorsa settimana, proprio mentre il primo ministro  indiano Narendra Modi si incontrava con Trump.
I cinesi hanno precedentemente detto ai loro omologhi americani di avere la capacità tecnica di invasione dell'India in soli due mesi, se necessario.

Sembra che la Russia stia per avere il ruolo di arbitro tra la Cina e gli Stati Uniti in occasione della prossima riunione del G20. E' previsto un incontro con Trump, per la prima volta, con il suo omologo Vladimir Putin , inoltre, dicono le fonti del Pentagono, che il suo mandato sarà quello di terminare la disputa tra Russia / USA ingegnerizzata dai Khazariani negli Stati Uniti.

Fonti russe del White Dragon Society dicono che azioni passate hanno immesso nei russi profonda diffidenza nei confronti degli americani. Tuttavia, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e altri funzionari russi hanno ripetutamente affermato, che i russi  favoriscono un sistema mondiale armonioso, non dominato da un potere unico.

A tal fine, qualcosa s'è infilato sotto i miei occhi , mentre scrivo, una serie di leader religiosi mondiali hanno emesso un appello congiunto, il 14 giugno per i popoli di tutto il mondo, di unirsi e fare amicizia attraverso la religione.

http://iqra.ca/2017/worlds-religious-leaders-unite-to-issue-an-urgent-message-to-humanity/

lunedì 3 luglio 2017

POROSHENKO FRA TRUMP E MACRON

POROSHENKO FRA TRUMP E MACRON

southfront.org
Sa Defenza 









Vento del cambiamento

La famosa “ maledizione di Assad ” indica il corollario che dice “Poroshenko deve rimanere” è allo stesso modo il tempo di questo mondo politico. Dopo tutto, il cambio di regime forzato in Ucraina è stato parte integrante della stessa strategia che ha spinto le guerre in Libia, Siria e altrove. Quindi se i leader occidentali che sono responsabili di questi conflitti vengono estromessi, non solo non è una buona notizia per i jihadisti in Siria, significa anche che i giorni dei neo-nazisti ucraini stanno altresì volgendo al termine.

I recenti viaggi di Poroshenko negli Stati Uniti e in Francia sono stati probabilmente calcolati per misurare il livello di supporto alla sua amministrazione, su quanto ancora può contare nel mutato contesto politico. Mentre noi, come membri del pubblico, non siamo a conoscenza di quanto è stato detto a porte chiuse, gli indicatori esterni dicono che Poroshenko non ha ricevuto quello per cui era venuto.

L'incontro con Trump è stato estremamente breve, ha avuto luogo durante una pausa durante il briefing di Trump con altri alti funzionari dell'amministrazione, ed è stato tutto il tempo aperto alle telecamere. Non c'era la cena e nemmeno una disponibilità di stampa. Poroshenko è stato ridotto a mettere in scena la propria conferenza stampa  fuori del recinto della Casa Bianca.

Non è stato certo meglio con Macron. Mentre Macron ha fatto ripetere il solito standard in materia di “aggressione russa”, Poroshenko non è stato nemmeno invitato alla cena tutti i giorni che Macron ha con il suo Primo Ministro. Anche in questo caso, la visita di Poroshenko sembra essersi verificata su iniziativa del Poroshenko, con i padroni di casa che l'accettano principalmente al fine di evitare la comparsa di una sorta di spaccatura con l'Ucraina. A parte questo, è stato dato a Poroshenko lo spazio delle minime cortesie e nulla altro al di sopra e al di là di questo.

L'unico successo della politica estera di Poroshenko è l'abolizione delle restrizioni sui visti per i cittadini ucraini per i viaggi verso l'UE. Tuttavia,  la liberalizzazione avrà ben poco impatto positivo sull'economia ucraina, e al massimo consentirà a un maggior numero di ucraini di recarsi in UE, con l'inganno, al fine di trovare un lavoro illegale. Se questo, risulta essere il caso, avrà un impatto negativo sulle relazioni UE-Ucraina, come gli stati membri adottano misure sulla questione limitano anche quest'altra fonte di migranti economici.

Dimostrazione di forza o di debolezza?


Il cambiamento più visibile negli ultimi mesi è il giro di vite su diversi tipi di supporti, a partire dai divieti sui social network e siti di notizie russi e termina con incursioni della SBU sulle agenzie di stampa indipendenti, come su strana.ua la cui copertura degli eventi in Ucraina ha spesso deviato dalla linea ufficiale di propaganda per Poroshenko.

Ad esempio, strana.ua ha pubblicato informazioni sui recenti combattimenti nel Donbass che non solo rappresentato correttamente le forze ucraine come gli aggressori, ma ha anche descritto il numero  delle vittime, che è di gran lunga superiore alle cifre ufficiali indicate. Gli uffici di Strana.ua sono stati perquisiti dalla SBU, che è il gruppo più affidabile degli esecutori di Poroshenko, e,  il suo redattore capo è stato messo sotto interrogatorio.

Mentre l'azione su strana.ua non è che il più recente di una serie di politiche simili, in questo caso Poroshenko ha in realtà intimidito pubblicamente un mezzo di comunicazione relativamente indipendente. Questo non vuol dire che i media ucraini in passato hanno goduto la libertà di scrivere quello che volevano. Tuttavia, di solito la pressione contro i giornalisti o media eccessivamente scettici sulla “scelta europea” dell'Ucraina vengono esercitate azioni “spontanee” di “cittadini preoccupati”, come ad esempio il Pravi Sector (neonazisti), o il Civico Battallion Azov, o un qualsiasi numero di battaglioni di volontari che hanno deciso di attaccare i giornalisti, è un modo piuttosto sicuro per combattere le forze della Novorossia.

La domanda, su tutte queste azioni che provocano, naturalmente è se si tratta di una dimostrazione di forza o di una dimostrazione di debolezza di Poroshenko, lo scenario dell'uno più probabile è quest'ultimo. Un governo fiducioso nella sua legittimità e sostegno popolare, come ad esempio della Russia, non avrebbe alcun motivo di reprimere i media, se il punto di vista viene esposto solo dai margini della società. Per questo motivo la cosiddetta “opposizione dei media non-sistemica” in Russia gode di una notevole libertà di azione, anche quando riceve finanziamenti esteri ed è aggressiva nel diffondere disinformazione.

Nel caso di Poroshenko, tuttavia, la situazione è molto diversa. L'economia del paese è in costante peggioramento, il "blocco al Donbass" non fa che spostare la regione verso l'indipendenza e possibilmente all'integrazione con la Russia , mentre invece, il settore energetico, la metallurgia dell'Ucraina e l'economia sono gravemente danneggiati . Gli aiuti occidentali a questo punto equivalgono a poco più di prevenire l'inadempienza del debito dell'Ucraina . Gli investimenti diretti esteri sulla produzione tendono ad essere poco qualificati, e anche questi numeri sono relativamente modesti, in quanto l'Ucraina non può esattamente avere la meglio sulla Cina quando si tratta di costi del lavoro.

Non c'è onore per il ladri


La contrazione della torta economica a sua volta mette in pericolo la coalizione di Maidan che è stata messa insieme nel 2014. Mentre alcuni dei suoi membri, come Yatsenyuk e Kolomoysky,  sono stati costretti a lasciare negli anni precedenti dopo aver ricevuto adeguato " trattamento di fine rapporto", ora il conflitto ha raggiunto i giocatori che non sono così disposti (o neanche lontamnamente intelligenti) per salvarsi, mentre loro possono. Essi includono il ministro degli Interni Arsen Avakov e i battaglioni di volontari sotto il suo controllo e un certo numero di responsabili politici che sperano di organizzare chi deve sostituire Poroshenko, come Mikhail Saakashvili e, in particolare, Yulia Tymoshenko che ha dimostrato di essere una sopravvissuta indistruttibile della grezza e istintiva scena politica dell'Ucraina.

L'attrito tra le restanti fazioni della coalizione è suggerita dalla maggiore frequenza di episodi di violenza che non coinvolgono cittadini ordinari o addirittura veterani ATO, ma alti rappresentanti di vari servizi di sicurezza, militari e organizzazioni paramilitari che fanno parte del regime. Ad esempio, i membri del Battaglione Aidar sono stati arrestati e picchiati dalla SBU mentre protestavano fuori della sede dell'amministrazione presidenziale. Poco dopo due colonnelli, uno della SBU e uno della UAF Main Intelligence Directorate, sono stati uccisi da esplosivi piazzati sulle loro auto, il giorno dopo. Un altro colonnello, un ufficiale dei servizi segreti, è stato ucciso in circostanze sospette nel Donbass.

Anticipando la resa dei conti

Quella resa dei conti arriverà sotto forma di un'elezione presidenziale, e può arrivare prima di quanto previsto se gli avversari di Poroshenko riescono a porvi forza. Il giro di vite sui media con il pretesto della “lotta alla cyber-aggressione russa” darebbe a Poroshenko un vantaggio sui suoi avversari, sebbene questo potrebbe rivelarsi non sufficienti a compensare il suo indice di impopolarità abissale.

L'altra risorsa che può usare Poroshenko se si sente sufficientemente disperato è il metodo già provato un vero e proprio escalation del conflitto nel Donbass. Per questo motivo il prossimo vertice del G20 che si terrà il 07-08 LUGLIO ad Amburgo, e durante la quale i presidenti Putin e Trump si prevede si incontrino faccia a faccia, presenta un'occasione d'oro per lanciare un attacco e poi accusare la Russia di invadere l'Ucraina con il  fine ultimo di garantirsi il sostegno estero, e a sua volta ridurrebbe la pressione politica interna. Se il vertice del G-20 passa senza un incidenti, significa che le potenze occidentali hanno escogitato un pacchetto sufficiente di incentivi positivi e negativi per impedire a Poroshenko di trascinarli in un confronto con la Russia. Se, tuttavia, vediamo il focolaio sul Donbass, la questione sarà poi se Poroshenko agiva per volere di, o in barba, ai suoi protettori occidentali.

domenica 2 luglio 2017

LA BANALITÀ DEL CAPITALE

LA BANALITÀ DEL CAPITALE

Di comidad  
Le sortite del Super-Buffone di Francoforte (in arte Mario Draghi) esibiscono sempre quell’eccesso di stupidità che le rende molto più rivelatorie rispetto alle intenzioni dell’autore. Nella sua ultima relazione al Consiglio Europeo Draghi se l’è presa con i sindacati, rei, a suo parere, di preferire la stabilità del posto di lavoro agli aumenti salariali. 

Storicamente i sindacati sono strutture il cui effettivo peso non corrisponde affatto alla sovraesposizione di cui sono oggetto. Ciò rende gli stessi sindacati dei facili bersagli di pretestuose recriminazioni, il cui modello è la famosa frase “i sindacati hanno rovinato l’Italia”. Nonsenso per nonsenso, con altrettanta attendibilità si potrebbe dire che l’Italia ha rovinato i sindacati.

Draghi ha fatto ricorso a questi mezzucci perché doveva spiegare al suo uditorio come mai, nonostante la liquidità con cui ha inondato il sistema, non vi sia stata una ripresa dei consumi. Ma i consumi non potevano ripartire proprio perché la ripresa dell’occupazione è stata di scarsa qualità, a base di precariato; e i precari non hanno né il potere contrattuale per ottenere aumenti salariali, né la tranquillità che consenta loro di pianificare consumi di una certa consistenza.

Nel 1976 i sindacati furono indicati come responsabili degli attacchi speculativi alla lira, ciò a causa dell’accordo sulla scala mobile ottenuto l’anno prima. L’altro colpevole additato dai media fu il segretario del partito Socialista, Francesco De Martino, il quale aveva scritto un articolo che sembrava anticipare una crisi di governo. Quaranta anni fa i media non si regolavano diversamente da adesso. In realtà il crollo della lira fu dovuto alla politica di credito facile alle esportazioni operata dal Tesoro: i finanziamenti alle esportazioni di merci diventarono in effetti finanziamenti all’esportazione dei capitali, mettendo in crisi la bilancia dei pagamenti. Nel 1976 la circolazione internazionale dei capitali non era affatto libera, anzi, in Italia era considerata addirittura reato. Sta di fatto che l’import-export di merci è sempre stato un canale di esportazione di capitali più o meno occulto.

Il dominio ideologico del “neoliberismo” (in effetti paleo-liberismo) fa sì che venga liquidata come complottismo qualsiasi attenzione agli squilibri strutturali del capitalismo. Sarebbe perciò interessante se qualche storico dell’economia rileggesse finalmente la storia italiana, compresa la meno recente, dall’angolazione dell’esportazione di capitali. Si spiegherebbero forse tante cose, a cominciare dal mito dell’Italia Paese senza materie prime; dato che l’importazione di materie prime costituisce un canale surrettizio di esportazione dei capitali.


La finanziarizzazione è stata una tendenza preminente persino quando la circolazione dei capitali non era libera come adesso. Figuriamoci quindi quanto possano prevalere le considerazioni produttive oggi che non c’è nessun ostacolo alla mobilità dei capitali. Draghi quindi sapeva bene che aprire i rubinetti della liquidità a banche e imprese non si è mai risolto in aumento della produzione e dei consumi, bensì in speculazioni finanziarie. Se i tassi più attraenti sono all’estero, ciò comporta fuga dei capitali. La banalità del capitale sta tutta qui: se si può fare profitto facendo a meno di produrre, è tutto grasso che cola.

Il ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha detto che è il caso di sorvolare sullo sgravio dell’Irpef per diminuire invece le tasse alle imprese. Calenda ignora, o finge di ignorare, che questi sgravi fiscali, ad eccezione di qualche raro imprenditore innamorato del suo prodotto, non comporteranno affatto aumento degli investimenti, bensì delle speculazioni finanziarie, con tutti i rischi che ciò comporta in termini di fuga di capitali. 

Anche in questo caso “conforta” l’esempio del 1976-1977, quando in Italia i governi di Unità Nazionale ricoprirono le imprese di sgravi fiscali e sussidi. Quel denaro pubblico non pagò affatto la reindustrializzazione, bensì la prima grande deindustrializzazione italiana. La FIAT utilizzò i sessantamila miliardi di lire ricevuti dal governo per attuare la prima grande ondata di licenziamenti e tagli produttivi a Mirafiori. Il potere contrattuale dei sindacati era ridotto a zero perché la FIAT aveva investito le sue nuove risorse finanziarie in titoli del Tesoro. Lo Stato aveva elargito denaro pubblico alle imprese per farselo poi riprestare, ad interesse, dalle stesse imprese. Sino a quel momento la fabbrica era stata considerata il vero luogo dello scontro di potere. Si constatò invece che non era così, che il conflitto sul luogo di produzione poteva essere aggirato con manovre finanziarie. Così si concluse malinconicamente la fiaba, in voga negli anni ’60 e ’70, sul “potere dei sindacati”.


In questi mesi dagli USA sono giunte molte chiacchiere sul rilancio dell’economia reale. CialTrump ha riconosciuto però che il valore del dollaro è troppo alto per favorire le esportazioni americane. CialTrump ha detto che è “colpa sua”, poiché la stima internazionale di cui gode (sic!) avrebbe spinto molti investitori stranieri a rifugiarsi nei titoli USA. Queste pagliacciate sono servite al nuovo buffone della Casa Bianca per cercare di coprire il fatto che la politica monetaria USA è interamente gestita dalla Federal Reserve. La Fed sta aumentando i tassi di interesse dei titoli del Tesoro e ciò dovrebbe provocare una ulteriore rivalutazione del dollaro.

Il Fondo Monetario Internazionale ha già previsto che queste scelte della Fed comporteranno una fuga di capitali dai Paesi più poveri verso gli USA, a causa dei più alti rendimenti dei titoli del Tesoro americano. Lo stesso FMI ha annunciato delle “contromisure”, non per limitare i movimenti di capitali ma i danni collaterali. Anche queste presunte contromisure rappresentano una ulteriore frode ai danni dei Paesi più poveri, in quanto consisterebbero nell’agevolare la possibilità per i Paesi in difficoltà di approvvigionarsi di dollari rivolgendosi ai prestiti del FMI. Insomma, un bel cappio al collo.

venerdì 30 giugno 2017

LA SINISTRA E LA NAZIONE

LA SINISTRA E LA NAZIONE 

Pier Paolo Dal Monte
sollevazione




«Ed è per questo che bisogna cominciare, a parlare di sovranità e di nazione. La democrazia ha bisogno di un luogo geografico e di un luogo politico. Non può esistere una democrazia nel non-luogo del cosmopolitismo o del globalismo, non può esistere in uno spazio commerciale, privo di comunità e definito dalle élite, quale è l’Unione Europea, concepita come luogo di sottrazione della sovranità agli stati e, quindi, alla comunità che costituisce la Nazione».

«C’è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe dei ricchi che ha scatenato questa guerra, e la stiamo vincendo
». 
Warren Buffett
«Immaginate un mondo nel quale la maggior parte delle persone lavori più di 60 ore alla settimana solo per sopravvivere.
Immaginate un mondo nel quale la più parte di voi debba offrire i propri servizi al prezzo più basso possibile
Immaginate un mondo nel quale la gente lavori con un ritmo irregolare: cambi di turni orari, giornalieri, diurni o notturni, senza preavviso
Immaginate un mondo nel quale il datore di lavoro decida quale parte del vostro lavoro retribuire e quale dovete svolgere gratuitamente.
Immaginate un mondo nel quale potete essere licenziati con un’email o una telefonata
Quel mondo è qu
i». 
Michael Belzer, Sweatshop on wheels


Le frasi riportate in epigrafe, nella loro spietata asciuttezza, descrivono piuttosto accuratamente la situazione dei nostri tempi.

Stiamo assistendo al collasso delle vecchie strutture, quelle nelle quali si è svolta la gran parte della nostra esistenza: lo Stato sociale, i diritti del lavoro, la sanità universalistica, finanche il diritto di scegliere da chi essere governati (democrazia rappresentativa tramite suffragio universale).

Oggi tutto questo sta venendo meno sotto i colpi di quella che potremmo definire, con termini alquanto enfatici, “l’offensiva finale del capitale” che si manifesta nell’egemonia di ciò che potremmo chiamare il “globalismo neoliberale”.

Nella situazione attuale pare quasi inutile cercare di stabilire il terreno dello scontro nel campo sociale: in quest’ambito il capitale ha ottenuto una vittoria schiacciante. Ed ha vinto perché è riuscito progressivamente ad imporsi in alcuni ambiti di importanza strategica che andremo a descrivere. Questa vittoria ha comportato la radicale trasformazione della dialettica politica, nei paesi industrializzati, e la cancellazione di quelle forze che rappresentavano le istanze dei ceti popolari, del demos.

È importante comprendere le modalità di questa vittoria, non solo per poter sperare di intravvedere e, quindi di delineare le forme di lotta più opportune per superare questo stato di cose, ma anche per capire quale possa essere il terreno di scontro rimasto.

La globalizzazione ha rappresentato lo spostamento di quest’ultimo in un non-luogo virtuale, quasi metafisico (i “mercati globali”) nel quale vigono esclusivamente le regole della mobilità del capitale e della forma-merce, nonché i rapporti di forza internazionali.

Pertanto, la resistenza, il katechon, può manifestarsi, in questa fase, solo a livello dello Stato-Nazione.

Possiamo individuare tre elementi fondamentali che hanno portato alla vittoria di cui sopra in quanto il capitale:

1) Il “capitale” è riuscito a modellare le istituzioni non soltanto secondo la propria convenienza ma, soprattutto, a sua immagine
2) È riuscito ad annullare lo spazio della politica
3) È riuscito a vincere la guerra ideologica (costruzione del neoliberal self)


Pier Paolo Dal Monte


1) Modellare le istituzioni

La sfera di governo/regolamentazione globale è nelle mani di istituzioni configurate secondo criteri imperiali e interamente plasmate dall’ideologia neoliberale, alle quali, le nazioni che non siano al centro dell’impero devono sottostare (usiamo questo termine nel senso di Braudel, Arrighi e Samir Amin, non certo in quello di Toni Negri). Ci riferiamo, nella fattispecie, a entità quali il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio e la stessa ONU che, apparentemente sono enti di regolamentazione o di risoluzione dei conflitti ma che, in realtà, non sono altro che l’espressione di rapporti di forza internazionali, sia politici che economici.
Per quello che riguarda più da vicino il nostro Paese, il “braccio armato” di questi rapporti di forza1è rappresentato dall’Unione Europea. È bene, a questo punto, sgombrare il campo da qualsivoglia illusione sul fatto che quest’entità possa essere riformata, in senso “migliorativo”, secondo istanze politiche: un “altra Europa” non è possibile2, se lo fosse, il processo di integrazione europea avrebbe seguito un percorso totalmente diverso e si sarebbe svolto in maniera dialettica e trasparente.

Invece la costruzione voluta da Jean Monnet (il reale architetto di tutto il progetto3) è stata, in ogni sua fase, portata avanti in maniera “furtiva” (“by stealth”, secondo le parole di Giandomenico Majone4), in modo tale che i vari Paesi membri addivenissero, man mano, a cessioni di sovranità crescenti, delle quali le stesse classi politiche non erano ”pienamente” consapevoli (per usare un eufemismo)
Certamente non lo erano le popolazioni dei paesi interessati che non sono mai state adeguatamente informate delle conseguenze dei passi compiuti e, soprattutto, non sono mai state chiamate ad esprimersi in proposito. Tuttavia, neppure i governanti avevano piena coscienza di ciò che stavano facendo, data la complessità dei trattati e dei corpus normativi ai quali decidevano di aderire5.

Questo modo di procedere è stato concepito e attuato in modo da mettere i governi e le popolazioni di fronte ai fatti compiuti, le cui implicazioni e conseguenze potevano essere comprese solo a posteriori (un chiaro esempio di questo è l’adozione della moneta unica)

Ciò che, invece, è stato studiato a fondo, ed è stato davvero efficace e pervasivo, risulta essere la mendace propaganda (“il sogno europeo”, ”l’Europa ci ha dato 60 anni di pace” e avanti con corbellerie di questo genere) con la quale questa costruzione distopica è stata sostenuta.

Se si distoglie lo sguardo dai bamboleggiamenti apologetici la realtà che si scorge è assai meno confortante. L’intera costruzione europea è edificata su fondamenta ideologiche che sono direttamente riconducibili a quel vasto fenomeno che si autodefinì “neoliberalismo”6, i cui concetti sono riscontrabili finanche nel Trattato che istituisce l’Unione Europea (“Trattato di Maastricht”) che, all’articolo 3, recita testualmente: che lo sviluppo economico dell’Europa deve essere basato su “un'economia sociale di mercato fortemente competitiva”. È significativo il fatto che questa definizione sia stata coniata, molti anni prima, da Alfred Müller-Armack, uno dei principali esponenti della scuola ordoliberale tedesca, uno dei filoni principali che dopo il 1938, confluirono nel grande fiume del neoliberalismo.

Ancora più significativo è il fatto che nella “costituzione economica” e i Trattati non si riscontri alcuna traccia dei principi di solidarietà e sviluppo sociali che informano la nostra Carta costituzionale, anzi, a questo proposito, ne sono in palese contrasto. E, a rigor di logica, ciò dovrebbe essere sufficiente ad affermare l’incostituzionalità dell’adesione del nostro Paese a tali trattati.


Purtroppo, la comprensione di queste semplici evidenze è fortemente ostacolata dal fatto che, quando si parla di Unione Europea, si sconfina sempre su un terreno sentimentale o, addirittura, onirico nei quali il discorso deraglia verso fantasiosi pargoleggiamenti o speranze infondate, evitando di rimanere su quello, più solido, dei fatti e degli argomenti logici. L’Unione Europea non rappresenta affatto un luogo ideale, una Gerusalemme Celeste, un Regno millenaristico ma, semplicemente, uno spazio amministrativo fondato su rapporti di forza, che si è dato regole congeniali ai vantaggi di alcuni e che comportano svantaggi per altri. Il tutto in un modo così miope e fallimentare da poter ben figurare nel teatro dell’assurdo.

Non vi è nessuna speranza, anche con la migliore volontà e cooperazione (entrambe, peraltro, assenti) che sia possibile rimettere il carrozzone sui giusti binari (che nessuno è in grado di spiegare quali dovrebbero essere). Non si può sperare di erigere una cattedrale su fondamenta mal costruite anzi, è necessario abbattere al più presto questa costruzione pericolante prima che l’inevitabile crollo possa cagionare più vittime e danni di quelli già provocati.

2) L’annullamento dello spazio della politica

Viviamo in un sistema oligarchico sovranazionale, nel quale il potere assume l’aspetto di una congerie di “vincoli esterni” che assumono varie forme: quella dei “mercati finanziari”(entità prepolitica e metafisica), la “globalizzazione”, la “comunità internazionale” e, soprattutto, per quello che ci riguarda, l’ Unione europea e la moneta unica.

È chiaro che i vincoli, quando sono molto coercitivi, impediscono qualsiasi dialettica politica che non sia il mero scontro di “opposte tifoserie” che smaniano per la vittoria della propria squadra nel “campionato elettorale”. Tutto questo è, naturalmente assai distante da dalla politica intesa in senso proprio, ossia come autogoverno della comunità.

Così l’attività di governo diventa una banale amministrazione del “condominio Italia”, il quale, nelle condizioni imposte dai vincoli europei, potrebbe indifferentemente essere governato da un Che Guevara o da un Adolf Hitler( per usare un paradosso) che poco cambierebbe, visto che la reale possibilità di governo è stata completamente svuotata e procede con una sorta di “Pilota automatico” (secondo le parole di Mario Draghi), la cui rotta viene impostata dalla Commissione e dalla Banca Centrale europee.

I ceti politici professionali devono semplicemente gestire il proprio sottosistema amministrativo nazionale garantendo l’esecuzione di politiche già stabilite altrove, ovvero come semplici governatori di provincie dell’impero centrale.
Dovrebbe essere, ormai, evidente a tutti che non vi sia spazio per alcuna politica reale all’interno della “gabbia d’acciaio” dei vincoli europei, tantomeno per quelle politiche che possano perseguire i dettati della Carta costituzionale: politiche del lavoro, politiche sociali, tutela del territorio, istruzione e sanità. Vi è solo spazio per la distruzione di questi elementi medianti tagli di bilancio sempre più cospicui. Già l’introduzione del famigerato Articolo 81 (pareggio di bilancio), in Costituzione è un vulnus eterodiretto, introdotto per soddisfare i desiderata di Bruxelles, il cui scopo era quello di inficiare de facto ciò che è prescritto nei primi articoli (in specie gli articoli 3 e 4) e dovrebbe (e, per questo motivo, dovrebbe essere dichiarato incostituzionale).

3) La vittoria del “capitale” nella guerra ideologica

Questa vittoria si è realizzata tramite un integrale trasformazione ideologica di quella che, un tempo, era chiamata “sinistra7, e che ora è tale solo nell’indicazione della collocazione dei seggi parlamentari. È difficile pensare ad una vittoria politica più cruciale di questa. Per spiegare quest’asserzione dobbiamo fare qualche piccolo passo indietro nella storia.

Il capitalismo, creazione borghese-mercantile, era incompatibile con l’assolutismo e le oligarchie della proprietà terriera: il liberalismo economico doveva quindi essere accompagnato dal liberalismo politico. Il problema che le élites del capitale si sono sempre trovate a fronteggiare è proprio quello risultante dal liberalismo politico che, giocoforza deve esprimersi con qualche forma di suffragio. Tuttavia, questo metodo non garantisce la conservazione del potere da parte delle elite medesime8 (specie il suffragio universale) , perché le classi popolari sono numericamente prevalenti. Siccome il capitalismo si basa su una disuguaglianza strutturale (detentori del capitale/mezzi di produzione e forza lavoro che non detiene capitale sufficiente per non esserlo) a favore delle élites economiche, le classi popolari, che sono numericamente prevalenti, potrebbero esprimere, col loro voto, classi politiche contrarie agli interessi delle prime. Vanno quindi “convinte” (e sarebbe più appropriato il termine “manipolate”) a legittimare col suffragio poteri politici che agiscono contro i loro interessi di classe.

Uno dei mezzi più usati, a questo proposito, è il controllo esercitato da queste ultime sui mezzi di comunicazione di massa, del quale non è appropriato parlare in questa sede.
Un altro è quello del già citato “vincolo esterno”, che si potrebbe esemplificare con queste parole: «Avete eletto chi, teoricamente, potrebbe rappresentare i vostri interessi. Purtroppo, però, i vostri rappresentanti sono vincolati a rispettare certe condizioni (Globalizzazione, “mercati”, regole dell’Unione Europea) che impediscono loro di perseguire politiche a vostro vantaggio».

Un terzo, più sottile, è quello, per così dire, di “svuotare i differenti orientamenti ideologici dall’interno”, ossia di trasformarli, di fatto, in un’unica ideologia che, per comodità, potremmo definire, con le parole di Margareth Thatcher, “T.I.N.A” (there is no alternative/non c’è alternativa), secondo la quale i processi socio-economici sono da considerarsi come determinati da una sorta di meccanismi naturali che non si possono controllare né, tantomeno, modificare.9

In questo modo si riesce ad annullarla concezione stessa di dialettica politica, in primo luogo quella classica tra capitale e lavoro. La scomparsa della dialettica politica è, nei fatti, il risultato del processo di annichilimento o delegittimazione delle ideologie (di qualsiasi ideologia) che si è progressivamente verificato negli ultimi decenni, poiché tale è sempre stata determinata dallo scontro tra Weltanschauung (o “ideologie”) diverse. Questo processo, alla fine, ha portato all’annullamento della sfera politica tout court, che è stata sostituita dal tecnicismo economico neoclassicheggiante (che, peraltro, segue pur sempre un’ideologia, ma un’ideologia mascherata da legge di natura).

Per ciò che riguarda la politica “realmente esistente”, il segno più evidente di questo fenomeno, è stata l’assunzione (dopo la cosiddetta la “stagione di mani pulite”), da parte del nostro paese, di sistemi elettorali, definiti “più moderni”, di tipo maggioritario, nei quali i partiti o le coalizioni, che hanno possibilità di imporsi nelle competizioni elettorali, si contendono, di fatto la supremazia sull’elettorato “moderato”, convergendo, per così dire, verso un “centro” ideologico, caratterizzato da una mancanza di ideologia che non sia quella del “male minore”.10

In questa condizione l’unico spazio rimasto è quello della retorica prepolitica espressa tramite mitologemi dicotomici quali “onestà/disonestà” o di finzioni di conflitti, come quelli per i diritti “cosmetici” (che fanno parte dello Zeitgeist del globalismo neoliberale). Oppure una generica avversione per il potere di tipo “foucaltiano-negriano” che si esprime tramite formazioni deidelogizzate che rivendicano istanze prepolitiche.

Così, quella che oggi viene definita “sinistra” è diventata, in realtà, per usare una felice espressione di Costanzo Preve, “destra” sul piano economico, in quanto ha sposato in toto le posizioni neoliberali; centro sul piano politico, ovvero l’area dello scontro in cui si contendono le preferenze dell’elettorato “moderato”; e “sinistra” sul piano “culturale (per usare un eufemismo) , ossia “girotondi”, bamboleggiamenti “gender” e diritti cosmetici di vario tipo.: «la liberazione crescente della sfera privata consegnata ormai al self-service generalizzato»11.

Ed è proprio qui lo snodo che è indispensabile analizzare, per comprendere che, oggi, la “sinistra realmente esistente” non è soltanto inutile ma è, soprattutto, dannosa per il perseguimento di quella giustizia sociale che è inscritta nella nostra Costituzione e che è finita nel tritarifiuti del globalismo neoliberale e delle politiche europee.
Il processo che ha portato a questo tipo di deriva ideologica è iniziato alla fine degli anni ’60 (col ’68 come data simbolica)12 e, nel tempo, ha condotto la cosiddetta “sinistra” alla completa rinuncia ad una critica sociale a favore di quella che i sociologi francesi Luc Boltanski ed Eve Chiapello hanno definito “critica artistica”.13

Il primo tipo di critica è quello nei confronti delle disuguaglianze create dalla società capitalista e la rivendicazione di una maggiore giustizia sociale; il secondo, invece, aveva rappresentato, fino al recente passato, la critica del’alienazione dell’essere umano nel modo di produzione capitalistico. Sin dagli scritti di Marx, questi due tipi di critica hanno sempre proceduto di pari passo (per la verità, con una certa prevalenza della prima) mentre, a partire dal periodo summenzionato la seconda ha preso il sopravvento, soprattutto presso gli “intellettuali” cosiddetti “progressisti”, prendendo la forma di una critica nei confronti della “morale della società borghese”, identificando così, erroneamente, il capitalismo con la borghesia (con perfetto tempismo, proprio quando la borghesia era in procinto di essere distrutta dal capitalismo globalizzato), e la morale capitalistica14con i vecchi valori civili e religiosi.

Questo secondo tipo di critica ha preso rapidamente il sopravvento sulla prima, sino ad estinguerla completamente. Così, la “sinistra” non solo ha rinunciato alla critica sociale, ma ha aderito pienamente alla costellazione ideologica che ha caratterizzato il capitalismo negli ultimi quarant’anni, ovvero il neoliberalismo. E, infatti, si fa orgogliosamente portabandiera del cosmopolitismo, del globalismo e, non ultimo, di quello che Jean Francois Lyotard definì “post-modernismo”, pseudo ideologia caratterizzata dal pensiero debole della ”post-verità” (detestiamo l’uso di tutti questi “post”, ma è ciò che la neolingua del pensiero filosofico “debole” ha saputo coniare).


Questa sedicente “sinistra” arriva persino a caldeggiare quello che Philip Mirowski (eminente ermeneuta del pensiero neoliberale) ha denominato “neoliberal self”, che individua l’uomo col suo “capitale umano15, ossia col suo essere/dover essere “imprenditore di se stesso” che, come tale, deve aspirare a liberarsi dalle rigide burocrazie delle organizzazioni lavorative. Un atomo solitario in un universo competitivo (la qual cosa, usando parole più terra-terra si potrebbe anche definire “precariato” permanente, ma detto così non sembra à la page).

Ben venga quindi un mondo di “capitali umani” in lotta tra loro (divide et impera), di privatizzazione dei fenomeni sociali e di ablazione dello Stato, a patto che rimanga allo Stato il ruolo di garante del mercato (come propugnano gli ordoliberali tedeschi e la loro “economia sociale di mercato” abbracciata dai Trattati europei).

Ben venga l’abolizione dell’assistenza pubblica (lo Stato sociale) perché è di ostacolo all’afflato verso la carità privata16 (altrimenti, come fanno i ricchi a far “bella figura”?)

Ciò che, quindi, deve essere chiaro una volta per tutte, è che, per poter iniziare a concepire un tipo di iniziativa politica che torni a porre al centro i diritti sociali, e a pensare alla ricostruzione di una comunità, a partire dalla dispersa accozzaglia di individui atomizzati, accomunati soltanto dall’essere forma-merce (ancora il “neoliberal self”),che pare essere l’unica “forma sociale” rimasta, è necessario rigettare con fermezza e in maniera definitiva questo tipo di “sedicente sinistra”, e la dicotomia destra-sinistra secondo il clivaggio definito dalla “critica artistica” , perché questa è una finzione esiziale che serve soltanto ad evocare retaggi illusori facendo perno sulla sfera emotiva (appartenenza al popolo di sinistra). Ossia quanto di più populistico possa esservi.

Una “sinistra” con queste caratteristiche è l’alleato più utile per l’ideologia e la prassi neoliberale (il capitale). Il suo ruolo è soltanto quello di alimentare la falsa dicotomia di schieramenti politici che sono, oramai, solo espressione di identità prepolitiche che, senza differenze sostanziali concorrono per l’amministrazione del “condominio Italia”.

A costo di crearci parecchie antipatie, dobbiamo chiaramente affermare che, non solo, è perfettamente inutile conservare l’identità di un cosiddetto “popolo di sinistra” con siffatte caratteristiche ma è dannoso, perché è una finzione che serve soltanto a perpetuare una menzogna (che oggi chiamano “post-verità”) che scambia le lotte politiche con una critica inconsistente che non può scalfire il potere vigente e, allo stesso tempo, impedisce la formazione di forze politiche che possano dare un impulso reale alle lotte sociali, di cui vi sarebbe reale bisogno per dare voce agli sconfitti del globalismo neoliberale.

Ed è per questo che bisogna cominciare, a parlare di sovranità e di nazione. La democrazia ha bisogno di un luogo geografico e di un luogo politico. Non può esistere una democrazia nel non-luogo del cosmopolitismo o del globalismo, non può esistere in uno spazio commerciale, privo di comunità e definito dalle elites, quale è l’Unione Europea, concepita come luogo di sottrazione della sovranità agli stati e, quindi, alla comunità che costituisce la Nazione.

Pertanto non bisogna più aver paura di parlare di Nazione. Oggi, nell’epoca del globalismo neoliberale, nell’epoca della forma-merce senza confini, la nazione è l’unico katechon rimasto per difendere la democrazia e la comunità tutta.
NOTE

1 In questo caso più economici che politici, in quanto, nella fattispecie, l’espressione politica è evidentemente vassalla delle forze economiche

2 Come ha potuto constatare lo sprovveduto promotore della forza politica che porta questo nome

3 Cfr. J. Monnet, Memoirs, Doubleday & Company, New York 1978;
C. Booker, R. North, The great deception, Continuum, London, 2005;
C. Quigley, Tragedy and hope, McMillan, New York, 1966

4 Cfr. G. Majone, Dilemmas of European integration. Oxford University Press, 2005

5 Quando aderirono I paesi dell’ex blocco orientare, dovettero sottoscrivere un corpus di acquis communautaire di più di 100.000 pagine (97000 pagine di legislazione comunitaria, più decine di migliaia di pagine di direttive). Cfr. Commission press release, 11 February 2003

6 Temine coniato da Alexander Rüstow, appartenente alla scuola “ordoliberale” di Friburgo, in occasione del Colloque Walter Lippmann del 1938.
Per una corretta disamina del neoliberalismo si consiglia la lettura di:
M. Foucault, La Naissance de la biopolitique. Cours au Collège de France (1978-1979), Gallimard, Paris 2004
P. Mirowski, D. Plehwe, The road from Mont Pèlerin. The Making of the Neoliberal Thought Collective, Harvard University Press, Cambridge, Ma 2009
P.Mirowski, Never Let a Serious Crisis Go to Waste: How Neoliberalism Survived the Financial Meltdown, Verso, London 2014
D.S.Jones, Masters of the Universe. Hayek, Friedman, And The Birth Of Neoliberal Politics, Princeton University Press, 2012

7 Spiegando questa asserzione con un ossimoro, potremmo dire che i partiti che predicavano il liberalismo economico erano già, legittimamente e dichiaratamente, “liberali”

8 Oggi non è più molto di moda il diritto di suffragio per censo

9 Esempi di ciò sono la globalizzazione, i mercati, l’ingiustizia sociale, le disuguaglianze, ecc.

10 Costringendo, di fatto, gli elettori a votare non per chi rappresenta le loro idée o istanze, ma contro chi essi ritengono il “male maggiore”

11 C. Preve, Storia critica del marxismo, La Città del sole, Napoli, 2007, p. 219.

12 Citiamo, a titolo di curiosità, la “coincidenza significativa” che Givanni Arrighi individual nella crisi iniziale del quarto ciclo sistemicoo di accumulazione capitalistica (I cui protagonisti sono gli Stati Uniti), che egli situa a alla fine degli anni ’60 del secolo scorso. Cfr. G. Arrighi, Il lungo XX secolo, Il Saggiatore, Milano, 2014

13 L. Boltanski, E. Chiapello, “Le nouvel esprit du capitalisme, Gallimard, Paris 1999.

14 Che non esiste, in quanto il processo di accumulazione capitalistica è amorale per definizione. Il che non significa che non possa agire in modo immorale, ma non è questo il suo scopo

15 Cfr. Gary Becker, Human Capital, The University of Chicago Press, Chicago, 1993

16 « Nell’immaginazione neoliberale le associazioni caritatevoli sono state “fatte fuori” dall’avvento dello stato sociale (welfare State) a potrebbero crescere ancora […] se il governo riducesse il proprio intervento o si astenesse del tutto dall’intervenire» (Cfr. P. Mirowski, Never let a serios crisis go to waste, cit, p. 195)


giovedì 29 giugno 2017

“E' LA PRESSTITUTES, NON LA RUSSIA, CHE HA INTERFERITO NELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEGLI STATI UNITI”




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