domenica 12 maggio 2013

Sardinya: Aerei-robot, radar e satelliti: le nuove servitù



Aerei-robot, radar e satelliti: le nuove servitù


Sardegna al centro della rivoluzione tecnologica del sistema bellico. Il superdrone invisibile

di Piero Mannironi
Tutto è apparentemente immobile. Nulla è infatti cambiato nella geografia militare nell'isola, cristallizzata nel disegno di confini tracciati oltre mezzo secolo fa su una visione strategica che si è ormai sfarinata nel tempo. Ma niente è come sembra. Dietro l'incomprensibile rigidità della tecnocrazia militare che non vuole rinunciare neppure a un pezzo di quegli enormi spazi conquistati nella metà del secolo scorso, si sta infatti verificando un cambiamento profondo, addirittura genetico, nella presenza delle stellette nell'isola. Un cambiamento silenzioso, sotterraneo e complesso, che elude le cicliche diatribe politiche, ignora le rivendicazioni di una revisione delle servitù e segue i tempi di una programmazione segreta.
Dunque, non più bombe, missili al Torio o all’Uranio impoverito, sbarchi e guerre simulate. O meglio, non solo. Da qualche anno l'orologio militare segna i tempi della guerra del futuro: ipertecnologica, cibernetica, computerizzata. Un'evoluzione che sta cambiando l'identità stessa dei presìdi e dei poligoni sardi perché sta diventando sempre più stretto il rapporto tra esigenze strategiche e affari, tra geopolitica e industria bellica.
La pista della discordia. La cosiddetta “striscia tattica funzionale”, al centro delle polemiche di questi giorni tra autorità militari, Comipa e Comune di Teulada, non è infatti una semplice pista di atterraggio per i droni, gli aerei senza pilota. Come il Predator dell’americana General Atomics o lo Sky-X, l'aereo-spia con motore diesel progettato e costruito dall'Alenia. Oppure il Nibbio della Galileo Avionica. O ancora, i tre micro-aereiSelex (sempre del Gruppo Finmeccanica) chiamati OtusAsio e Strix.
La “striscia tattica funzionale” è soprattutto necessaria per il programma Neuron, che ha il suo cuore nel poligono interforze del Salto di Quirra. Si tratta di un'intesa tra paesi europei per la progettazione di un velivolo da combattimento non pilotato (Ucav, Unmanned Combat Air Vehicle). Un gioiello tecnologico con accentuate caratteristiche “stealth”. Cioè capace di essere invisibile ai radar. Il consorzio Neuron è formato dalla francese Dassault Aviation, dalla svedese Saab, dalla spagnola Eads Casa, dalla svizzera Ruaag Aerospace, dalla greca Hai e da Alenia, controllata di Finmeccanica.
Il programma prevede una spesa di 400 milioni di euro. La metà è a carico dei francesi della Dassault Aviation, mentre Alenia parteciperà con 90 milioni di euro. Tra le caratteristiche tecniche di questo aereo del futuro, la capacità di sparare due bombe a guida laser da 250 chilogrammi, una lunghissima capacità di volo e la possibilità di spingersi a velocità prossime a quella del suono (Mach 0,7-0,8).
Il volo inaugurale di questo sofisticatissimo velivolo pilotato da una stazione remota, è avvenuto il primo dicembre dello scorso anno in Francia nella base militare di Istres. Il prototipo Neuron si sposterà ora a Bruz, vicino a Rennes (Bretagna), nel “Centre d’essais d’electronique della Diréction Générale de l’Armament française”, per essere sottoposto a un primo ciclo di verifiche della sua “furtività”. Poi sarà la volta di una serie di test in volo con i radar della difesa aerea francese e nel poligono svedese di Visel. Nel 2015 approderà infine in Italia, nel poligono del Salto di Quirra, per essere sottoposto a test di tiro reali e a nuove prove di verifica della stealthness, l’invisibilità.
Come in un videogioco. Ecco dunque perché le autorità militari italiane premono per la pista di decollo e atterraggio. Perché tutto deve essere pronto entro il 2015. Lo spostamento a Teulada è probabilmente nato perché l’inchiesta della procura di Lanusei sul poligono di Quirra sta creando molte turbative, mettendo in pericolo le scadenze del programma Neuron. 
Andando a spulciare le caratteristiche di questo aereo futuristico, si trova anche un’espressione criptica: «Integrazione in un ambiente C4i». Un acronimo che rivela molte cose sul concetto futuro di guerra, ma anche un inganno politico-militare scoperto due anni fa per un’incredibile ingenuità. Prima di tutto cosa significa l'acronimo C4i? Le quattro “C” stanno per comando, controllo, comunicazioni e computer e la “i” sta per informazioni. Ma si potrebbe dire anche intelligence, cioè spionaggio. In estrema sintesi, un sistema la cui architettura include centri di rilevamento fissi e mobili che comunicano attraverso reti satellitari, strategiche e tattiche, e attraverso computer. È come se esistessero migliaia di occhi elettronici capaci di vedere e comunicare in tempo reale a una centrale remota scenari in movimento.
Insomma, un formidabile sistema spionistico al quale nulla può sfuggire. Ma anche il sistema nervoso di un concetto operativo nuovo in uno scenario di guerra. Si legge in un documento della Difesa: «Per il singolo soldato la comunicazione e la condivisione delle operazioni, sia a livello di squadra che verso i livelli di comando sovraordinati, risultano di fondamentale importanza in quanto permettono di integrare l'unità di manovra in un sistema di comando e controllo network-centrico. In un ambiente network-centrico, tutti gli elementi partecipanti a un'operazione diventano nodi intelligenti e attivi di una rete unificata». Insomma, la guerra diventa come un immenso videogioco dove tutto è virtuale, ma anche maledettamente reale. Sì, perché bombe e proiettili sono sempre veri.
Scrive Antonio Camuso, dell'Osservatorio sui Balcani: «In poche parole, grazie alle alte tecnologie impiegate nel sistema C4i, utilizzando reti che viaggiano su satelliti e su reti dedicate (Internet e/o Intranet della forza armata in questione), permette la presenza virtuale in ogni punto operativo del C4i del Comando (che si chiami Pentagono, o comando Nato, ecc...) e nel contempo di "processare" un'infinità di informazioni provenienti dal campo operativo (di battaglia) o dall'acquisizione da opera di spionaggio di qualsiasi genere, politico, economico o personale».
Spionaggio e controllo tattico. Il sistema nel nostro Paese è nato nel 2004. Il comando venne affidato all'ammiraglio Bizzarri e al generale Viarengo. Ma interagiscono anche i servizi segreti Aise e Aisi e il cuore tecnologico del network è costituito dalla brigata Rista-Ew (Reconnaissance, intelligence, surveillance, target acquisition - Electronic warfare), che raggruppa le unità di guerra elettronica delle forze armate. L'origine politica di questa rete militare risale al luglio 1997: venne decisa in un vertice di capi di Stato e di Governo dei Paesi dell'Alleanza atlantica, a Madrid. Un mondo che avrebbe dovuto rimanere segreto o comunque molto riservato.
Ma l'esistenza della rete C4 venne a galla quasi per caso nel febbraio 2004. La trovò un giornalista pugliese che frugava nel sito internet del Pentagono. Si apprese così che Taranto era diventato uno dei gangli strategici della rete militare Usa, controllata dal “Navy Center for Tactical System Interoperability” che ha base a San Diego, in California.
In Sardegna era prevista una rete radar costiera presentata alla Regione e ai Comuni come un sistema di monitoraggio contro l’arrivo di immigrati clandestini nell’isola. La protesta popolare contro questi grandi radar dell’israeliana Elta System innescò una serie di interrogazioni parlamentari alle quali rispose il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito commettendo un clamoroso autogol: «La realizzazione della rete radar costiera è destinata a integrare il sistema di comando e controllo C4i del Corpo (la Guardia di finanza ndr), dichiarato segreto». Bastò che un giornalista curioso in Sardegna indagasse sull’acronimo per scoprire l’inganno e rivelare che il contrasto all’immigrazione clandestina era una grottesca bugia che nascondeva una nuova servitù per la Sardegna.
Comunicazioni sottomarine. Negli ultimi giorni, infine, alcune notizie che hanno acceso i riflettori dell’attenzione su una base Nato (ma nella sostanza statunitense) che finora è sempre rimasta nell’ombra: il centro di comunicazione con i sommergibili nucleari dell’Us Navy di Tavolara. Sembra infatti che la base sarda sia inserita nel progetto Muos (Mobile User Objective System) della Marina militare statunitense. Cioè un moderno sistema di telecomunicazioni satellitari ad altissima frequenza (Uhf) e a banda stretta (da 64 kbit/s), composto da quattro satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, in Sicilia. Il sistema Muos integrerà le forze navali, aeree e terrestri statunitensi in movimento in qualsiasi parte del mondo dieci volte più velocemente di oggi.
La paura di un inquinamento elettromagnetico ha fatto però insorgere le popolazioni locali e la Regione Sicilia ha revocato l’autorizzazione alla costruzione della base. I timori di effetti dannosi sulla salute da parte dei radar sono stati anticipati dai fisici del Politecnico di Torino Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu.
Ma il fisico americano John Oetting, della “John Hopkins University”, nelle scorse settimane ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «Un forno a micronde è più pericoloso dei radar del Muos». La risposta di Zucchetti è stata tagliente e ironica: «Oetting? Sì, lo conosco.È il Project Manager e Lead Systems Engineer del Muos Project. Non penso sia il caso di tradurre. Mi complimento con lui: certamente essere manager del progettoMuos e ingegnere-capo dello sviluppo del Sistema Muos è una grande responsabilità...».
Nasce a questo punto un interrogativo: ma qualcuno ha mai verificato se il campo elettromagnetico sviluppato dalle antenne di Tavolara, che trasmettono in Vls (Very low frequency) a 20.27 kHz, è dannoso per la salute?

sabato 4 maggio 2013

NASCE LA SINISTRA INDIPENDENTISTA SARDA: UN PERCORSO ANTICAPITALISTA.


 NASCE LA SINISTRA INDIPENDENTISTA SARDA: UN PERCORSO ANTICAPITALISTA.

A S S E M B L E A F O N D A T I V A DI Sis- MA

SIS-MA è una associazione anticolonialista sarda che rivendica ildiritto del popolo sardo all' autodeterminazione, e che rivendica il diritto ditutti i popoli a uscire dalla schiavitù del neoliberismo. L'associazione èaperta a tutti coloro che condividono questi presupposti.
SIS-MA è una organizzazione anticapitalista sarda che partecipa allalotta internazionale contro lo sfruttamento umano e contro la predazioneambientale in ogni loro forma.
L'organizzazione è aperta a tutti coloro che condividono queste lotte.

SIS-MA è un collettivo comunista, che opera nel segno di unatrasformazione socialista per una umanità senza classi, nella quale tutte ledifferenze culturali e nazionali possano trovare il loro incontro, e posanomisurarsi secondo la loro storia con le necessità ecologiche della vita.
Il collettivo è aperto a tutti coloro che condividono questi fini.


G H I L A R Z A - 1 2 M A G G I O 2 0 1 3 – ore 10

A S S E M B L E A F O N D A T I V A

D E L L A

SINISTRA INDIPENDENTISTA SARDA

MOVIMENTO ANTICAPITALISTA

fattoria “molentes”
strada provinciale abbasanta – fordongianus - km 13

uscire dalla 131 bis abbasanta - nuoro al km 2;
provinciale abbasanta - fordongianus direzionefordongianus;
percorrere circa 3 km dal km 16 al km 13 e proseguire:
la fattoria si trova tra il km 13 e il km 12;

relazioni di apertura e discussione: ore 10.30
pranzo: ore 13.30 (12 euro)
approvazione deliberati e conclusioni: ore 15.30


Sono invitati
tutti coloro che hanno interesse a conoscere ilprogetto politico dell' associazione,

tutti coloro hanno interesse a partecipare allacostruzione dell' organizzazione.


(l'assemblea ha carattere operativo ed è rivolta a singoli compagni ogruppi che nutrano un reale interesse conoscitivo ed un eventuale interessepolitico per il progetto; non è un congresso né un incontro tra soggettipolitici già esistenti; per tale ragione non diamo luogo ad inviti a forzepolitiche esistenti, con le quali continueremo a confrontarci nelle occasionipiù specifiche e più opportune, e ci scusiamo di questo). - percomunicazioni telefoniche: gian luigi deiana 328.0451582

Sinistra IndipendentistaSarda – Movimento Anticapitalista 1 maggio 2013



1.  AUTODETERMINAZIONE, SOVRANITA',INDIPENDENZA.  -  Sinistra Indipendentista Sardanascedalla decisione comune dei compagni sardi aderenti all'organizzazione italianaSinistraCritica di sciogliere il loro impegno interno con questo movimento e diavviare un progetto di azione politica che ponga la sua radice e la sua ragiond'essere nel diritto della Sardegna all'autodeterminazione, alla sovranità eall'indipendenza.  Questi termini nonhanno identico significato e identica ampiezza; tuttavia nella condizione difatto appare chiaro che la Sardegna, con l'impedimento all'indipendenza, nonsolo ha visto preclusa ogni possibile forma di sovranità ma ha visto negataanche la più elementare condizione di autodeterminazione, che resta perdefinizione irrinunciabile. Quindi quella che fra i termini dati non èuna identità di significato sul piano teorico, è diventata una identità disignificato sul piano storico, seppure adagiata dopo secoli di colonizzazioneviolenta da parte italiana (sabauda, risorgimentale, e infine fascista) nellaculla consolatoria della costituzione del 1948 (“La repubblica è una eindivisibile”). Come è chiaro ad ogni valutazione storica responsabile ecorretta, in forza della costituzione italiana la Sardegna non è stata affattoliberata dalle sue antiche catene e dunque non può e non deve continuare asottoscrivere a vuoto l'adesione a quel dettato. La colonizzazione ha inoltreassunto nell'Italia repubblicana forme nuove, di blandizie e brutalità,promesse e menzogne, ma quel che conta è che in concreto essa è diventata perl'economia italiana non solo una opzione strategica, virtualmente reversibile,ma una necessità strutturale, oggettivamente irreversibile. In un tale contestodi subalternità coloniale irreversibile il principio della “indivisibilità”dello stato colonizzatore perde ogni sua giustificazione, e il principio della“autodeterminazione” della nazione colonizzata impone ogni giorno di più la suaprevalenza per il popolo che ne è interessato.

2.  SIS-MA: UNO STRUMENTO, UN COLLETTIVO, UNFINE. - La Sinistra Indipendentista Sarda – Movimento Anticapitalista èuna associazione marxista (nel suo principale riferimento teorico), eanticolonialista (nel suo principale orientamento pratico); essa si fonda sudue condizioni: il principio di costruzione dal basso delmovimento e il principio di inclusione attiva dei soggetti che entrano afarne parte. Riportiamo per tale ragione due passaggi già assunti nel progettocostitutivo dell'associazione:
“[...]  la ricostruzione di una sinistra di classenon è il frutto di una ricomposizione in miniatura di forze politiche residue(…) ma l'esito di una fase contrassegnata dal protagonismo delle lotte e deimovimenti, in cui occorrerà lavorare per l'autorganizzazione dei soggetti e perla costruzione di un progetto politico adeguato.” (Documento per ilCongresso nazionale di Sinistra Critica, § 2.5; sett. 2012);
“[...]  è necessario costruire un percorsoattraverso il quale tutti i compagni sardi a vario titolo impegnati nellediverse organizzazioni anticapitaliste italiane possano convergere in una unicaorganizzazione anticolonialista sarda. Questa, proprio in considerazione dellasua ragione “includente”, dovrebbe avere una articolazione orizzontale e quindinon gerarchizzata, una identità collettiva e non leaderistica, una pratica dimovimento e non di burocrazia, una forma educativa di inchiesta e non diideologia ecc.” (La proposta indipendentista di Sinistra Critica Sarda, §5; sett. 2011).
SIS-MA non si propone quindicome “ricetta” per le cucine dell'avvenire e tantomeno come “cuoco” per lericette future; vuole essere uno strumento di riflessione e di pratica “nel”movimento reale, prima che un programma politico “sopra” il movimento reale;vuole essere un collettivo che nel rapporto con altri soggetti intendecontribuire a una trasformazione rivoluzionaria, piuttosto che il soggettopolitico che determina e guida la trasformazione. SIS-MA si muove tuttavianella direzione di un fine: la chiarificazione del progetto rivoluzionario e lacostruzione del soggetto anticapitalista della nazione sarda.

3.  NAZIONE, INTERNAZIONALISMO, ALTERMONDIALISMO.-  La corretta impostazione dellaquestione nazionale è irrinunciabile per la costruzione di un processo di realeemancipazione della Sardegna, ed è per questo che condividiamo con molti altrisoggetti politici il principio nazionalitario. Tuttavia, coniugando le ragionistoriche nazionali con le condizioni presenti della lotta anticoloniale, noiindirizziamo l'opzione nazionalitaria in senso internazionalista, sia indimensione mediterranea che in dimensione europea; e coniugando le ragionipolitiche dell'internazionalismo con le condizioni presenti dellamondializzazione capitalistica noi indirizziamo la scelta internazionalista insenso altermondialista e cioè contro il quadro e contro le dinamiche dellaglobalizzazione. L'idea di una Sardegna formalmente riconosciuta come nazioneentro una divisa indipendente, e tuttavia complice di  un ordine mondiale fondato sulla separazionetra sfruttatori e sfruttati è fuori dalla ragionevolezza come è fuori dallarealtà.

ANTILIBERISMO, ANTICAPITALISMO, COMUNISMO. -  I processidi emancipazione dall'ordine globalizzato hanno mostrato la praticabilità distrade differenti, soprattutto in America Latina. Non riteniamo  realistica attualmente la riduzione di ogniipotesi di trasformazione a una ipotesi comunista classica, ipotesi chenecessita peraltro di una chiarificazione priva di reticenze a riguardo deicomunismi passati e dei comunismi presenti. Tuttavia ogni lotta odierna perl'emancipazione deve necessariamente combattere il liberismo, in particolare ilcarattere totalitario del liberismo attuale. L'antiliberismo non comportanecessariamente l'anticapitalismo, come peraltro l'anticapitalismo non comportanecessariamente il comunismo. In questa differenza di livello, in questascalarità delle contraddizioni, noi riteniamo necessario perseguire e praticarein primo luogo alleanze ampie, capaci di conseguire rapporti di forzafavorevoli in tutti i fronti di scontro aperti contro la gabbia delneoliberismo;  riteniamo necessario insecondo luogo favorire la lotta dei popoli contro tutte le pratiche capitalisticheimmediatamente più devastanti; e riteniamo necessario in terzo luogoricostruire le condizioni per il comunismo.

4.  LOTTA OPERAIA, LIBERAZIONE SOCIALE, SOCIETA'SENZA CLASSI. -  La scalarità dellecontraddizioni e la diversa ampiezza delle condizioni di sfruttamento imponeoggi una continuità di movimento e una complessità di alleanze sufronti sociali molto più vari, miscelati e imprevedibili di quanto non fosse inpassato; l'azione di autodifesa di comitati, gruppi locali e soggettitemporanei anticipa forzatamente l'azione di soggetti stabilmente organizzati,quando pure non si vede costretta ad evitare come negativa l'interferenza disoggetti organizzati. Anche in questa scalarità è necessario aver chiara lafinalizzazione politica più ampia, che per noi resta l'edificazione di unasocietà senza classi; ed è altrettanto necessario essere presenti in tutti iprocessi di liberazione sociale che oggi coinvolgono miriadi di condizioni disubalternità e di oppressione, dalla precarietà giovanile ai lavoriparasubordinati, dall'emarginazione alle partite iva coatte ecc.; come restasempre più necessaria, in quanto radice, in quanto emergenza sociale e inquanto segno di continuità storica, la centralità della lotta operaia per illavoro, per il salario e per la certezza della condizione di vita.

5.  FRONTI DI LOTTA, MOVIMENTI REALI. -  La dinamica totalitaria della mercificazioneintegrale ha ormai investito tutti i luoghi fisici, tutti i tempi di vita etutti i rapporti sociali. La fisicità dei beni comuni che gli umani hannosempre condiviso con gli altri esseri viventi (l'aria, l'acqua, la terra, lariproduzione della vita in genere) sta diventando accessibile prevalentementenella forma di merce. Ma anche la ripartizione del tempo, la cura di sé e deipropri familiari, la salute, l'istruzione, la mobilità e tutte le relazioni ingenere stanno diventando accessibili prevalentemente nella forma di merce,mentre inversamente la disponibilità di salario per l' accesso a tali beni,anche i più naturali e i più vitali, diminuisce in proporzione. Il caratteretotalitario di questo processo fa esplodere all'infinito le condizioni diconflitto, che sono quindi diffuse su miriadi di situazioni. L'idea di poterricondurre tutte queste indeterminate e convulse esplosioni ad un unico campo oad un unico paradigma appare oggi irragionevole e irrealistica. Il rapporto traorganizzazioni politiche e movimenti spontanei deve necessariamente tenereconto di questo. SIS-MA intende che la partecipazione ai conflitti deve esserefunzionale alle situazioni e agli obiettivi entro cui i movimenti sonomaturati, e non strumentale per la propria affermazione come soggettoriconosciuto.

6.  EMERGENZA, TRANSIZIONE, RIVOLUZIONE. -  SIS-MA non può pensarsi oggi come un partitopolitico, per quanto muova la sua azione nella direzione della suacostituzione. Solo un partito capace di coerenza programmatica, continuità diazione e dimensione di massa può infatti entrare nei luoghi di conflittosovraordinati e decisivi (istituzioni, comunicazione pubblica ecc.). Tuttavia anchenelle più generiche dimensioni di collettivo di lotta un movimentoanticapitalista deve aver chiaro il modo della propria azione e cioè il proprioprogramma politico. Quanto oggi la Sardegna, che è il centro della nostraazione, sia letteralmente nel vortice della crisi, non necessita di essererimarcato. E' la vorticosa composizione delle spirali della crisi che devepiuttosto essere tenuta chiaramente sotto esame: siamo una colonia del circuitocapitalistico italiano, che è da anni il più inceppato e il più voracedell'Unione Europea; si è chiusa sopra di noi la fase delle monocoltureindustriali italiane e si sta aprendo la fase delle monocolture del sistemaglobalizzato: poligoni del mercato mondiale della guerra, aree speciali deirifiuti, riserve deantropizzate per le scorie, land grabbing per la produzionedi energia. Il programma politico deve quindi a sua volta trovare la scalaritàanalitica e l'incidenza concreta nei tre livelli della emergenza sociale eambientale sarda, della transizione oltre l'ordine neoliberista imposto dallatroika BCE-UE-FMI, e infine del superamento della marcia infernale delcapitalismo mondializzato.



SIS-MA  è in primo luogo una associazioneanticolonialista sarda che rivendica il diritto del popolo sardo all' autodeterminazione,e che rivendica il diritto di tutti i popoli a uscire dalla schiavitù delneoliberismo. L'associazione è aperta a tutti coloro che condividono questipresupposti.

SIS-MA è in secondo luogo unaorganizzazione anticapitalista sarda che partecipa alla lotta internazionalecontro lo sfruttamento umano e contro la predazione ambientale in ogni loroforma.
L'organizzazione è aperta atutti coloro che condividono queste lotte.

SIS-MA è in terzo luogo uncollettivo comunista, che opera nel segno di una trasformazione socialista peruna umanità senza classi, nella quale tutte le differenze culturali e nazionalipossano trovare il loro incontro, e possano misurarsi secondo la loro storiacon la sostenibiltà ecologica globale e per la piena dignità sociale eambientale della vita.
Il collettivo è aperto atutti coloro che condividono questi fini.



SINISTRA  INDIPENDENTISTA  SARDA -  MOVIMENTO  ANTICAPITALISTA
1 maggio  2013


sabato 20 aprile 2013

La zona franca delle bancarelle: la Sardegna come Livigno


Sa Defenza condivide la visione esposta de DR. Carboni quando dice:
...oggi necessita progettare la zona franca, fare un business plan, un progetto operativo, nel quale siano previsti tutti i particolari, non ultimo quello dell'occupazione prevista. Cruciale è quindi capire che non è una zona franca di consumo che ci serve , come a Livigno, ma una zona franca alla produzione ed esportazione, come ad esempio a Shannon in Irlanda o più articolata al turismo e all'agroindustria e ai servizi, come nelle Canarie, se si vuole creare un nuovo modello di sviluppo ed uscire dalle macerie attuali e dalla disoccupazione dilagante.

La zona franca delle bancarelle: la Sardegna come Livigno

MARIO CARBONI


La risposta europea alla richiesta del Presidente Cappellacci di inserire la Sardegna nell'Art.3 del Codice doganale europeo al pari di Livigno e Campione d'Italia è stata negativa. 
Non poteva essere altrimenti dato che la Commissione europea nulla può nei riguardi dei territori extradoganali che sfuggono alla sua giurisdizione perché fuori dal territorio doganale europeo. 

Per evitare la cortese bacchettata sarebbe bastato leggere più righe dell'Art.3 del Codice ed approfondire la differenza fra territorio extradoganale e le aree considerate come extradoganali quali sono le zone franche. Infatti si potrebbe supporre che il confine politico di uno Stato coincida con il suo territorio doganale ma così non è. 

All'interno del territorio doganale europeo esistono invece territori parte del territorio politico di Stati membri come Danimarca, Germania, Spagna,Francia ed Italia, che non fanno parte del loro territorio doganale e sono territori extradoganali. 

Puntualmente elencati nell'art. 3 del Codice doganale europeo essi sono: le isole Færøer e la Groenlandia, l'isola di Helgoland e il territorio di Büsingen, Ceuta e Melilla, Saint-Pierre e Miquelon e Mayotte,Livigno e Campione d'Italia. 

Il Codice doganale europeo oltre a questi territori che sono posti fuori dalla linea doganale europea non soggetti alle sue norme doganali e considerati come territori esteri e appunto extradoganali de factoprevede che vi siano altri territori denominati zone franche che fictio iuris sono solo considerati come posti fuori dalla linea doganale europea .

Le zone franche sono previste dal Codice doganale europeo nell'articolo 167 ove si precisa che solo gli Stati membri possono destinare talune parti del territorio doganale della Comunità a zona franca o autorizzare depositi franchi. 

Ai territori elencati nell'Art.3 ed ai previsti nell'Art. 167 corrisponde una diversa situazione giuridica. Nei primi che sono extradoganali per loro natura, di fatto totalmente sottratti alla giurisdizione giuridica doganale dello Stato a cui politicamente appartengono sono consentiti l'uso ed il consumo di merci estere in franchigia di dazio. 
Nei secondi ove insistono le zone franche, tutte le attività sono sottoposte ad una giurisdizione limitata perché assimilati ai territori extradoganali per finzione di legge, sono vietati l'uso ed il consumo delle merci estere in franchigia di dazio se non previsto nelle loro leggi istitutive. 

Confondere queste due differenti fattispecie di zone extradoganali e non capirne la genesi e le differenze può portare a gravi errori e confusioni. 
Delle prime indicate nell'art.3 del Codice doganale europeo bisogna conoscerne le particolari condizioni storiche che le hanno originate, le posizioni geografiche, i rapporti interstatali e confinari nei quali sono inserite, gli esiti di antichi rapporti coloniali e gli irrisolti problemi di decolonizzazione, senza confonderle con le zone franche che sono tutt'altra cosa. 

Questa confusione ha raggiunto livelli dannosi in Sardegna con l'idea, sbagliata e limitativa, diffusa recentemente nel prefigurare la zona franca sarda come assimilabile alle condizioni di Livigno e Campione d'Italia, Comuni rispettivamente di 6.068 e 2.121 abitanti, mentre la Sardegna durante l'estate supera i due milioni. 

Su Livigno e Campione come ideale di zona franca, corrono anche diverse leggende metropolitane diffuse per mirare in Sardegna non a una zona franca di sviluppo, che aumenti il PIL, gli investimenti, le esportazioni, l'occupazione e il benessere, ma per prospettare una zona franca delle bancarelle che aumenterebbe la sua dipendenza dall'esterno, il sottosviluppo e la disoccupazione. 

Ciò che per questi due particolarissimi Comuni è stata una medicina per la Sardegna sarebbe un veleno mortale.


lunedì 15 aprile 2013

SARDINYA: Cade un altro tabù sui crimini di Stato nel Salto di Quirra (Pisq): approfittare del disastro ambientale per potenziare il poligono.


15 aprile, ore 10, SIT-IN mensile, Cagliari Piazza Carmine
fronte sede rappresentanza del Governo

VERITA’ e GIUSTIZIA 
per gli uccisi da veleni di guerra e di poligono 
  FERMARE la STRAGE di STATO
Cade un altro tabù sui crimini di Stato nel Salto di Quirra (Pisq):
approfittare del disastro ambientale per potenziare il poligono.

L’intervento della Procura e del Gip di Cagliari - sequestro delle piste del Pisq, il generale comandante indagato - conferma le nostre previsioni. La messa in sicurezza delle aree dove la contaminazione è ampiamente dimostrata e ammessa persino dalle Forze Armate, imposta dalla Procura di Lanusei, è stata distorta e indirizzata, sostiene la Magistratura, a “fini ben diversi da quelli di tutela della salute”.  l’intuito popolare indica questi fini: predisposizione delle opere di costruzione della “Pista tattica multifunzionale”, altrimenti detto la costruzione ex novo dell’aeroporto militare, annoso progetto sempre respinto dalla popolazione, funzionale al potenziamento del poligono e all’incremento delle attività belliche. In Italia, variegati pezzi di Stato sono da sempre maestri nella turpe arte di usare e/o provocare disastri ambientali per trarre profitti per sé e per pochi a discapito della collettività. La Protezione Civile guidata da Bertolaso è solo la scuola più nota.

La  Procura di Cagliari ha messo in luce la bieca volontà di vertici militari, ministri della Difesa, Governi - sostenuti dalle truppe degli ascari sardi desiderosi di droni, i robot assassini volanti da aggiungere agli aerei di guerra scorrazzanti nei cieli della Sardegna - di raggirare, piegare ai loro scopi, trarre vantaggi dal terremoto originato dall’eruzione delle verità nascoste, i crimini e scempi del Pisq documentati dalla Procura di Lanusei. L’appropriazione militare di strade comunali, spacciata come finalizzata alla tutela della salute pubblica, è ancora oggetto d’indagine. Sono scandalosamente nude le manovre per approfittare del disastro ambientale, ormai non più occultabile, volgendolo in occasione di espansione e consolidamento del poligono della morte, garanzia della sua intangibilità.

Indigna il coro osannante la “radicale bonifica” sbandierata dai politicanti, fatta sistemando recinzioni e cartelli di divieto d’accesso.
 Ripugna la tracotanza, la certezza dell’immunità, di farla franca, di farsi beffe della legalità, di riuscire ad affossare il lavoro della Procura di Lanusei, d’impedire il rinvio a giudizio e lo svolgimento del processo. A Lanusei, il prossimo 22 aprile, il gup Nicola Clivio, dovrà accogliere o respingere la richiesta del pm Fiordalisi affinché ordini “ l’ immediato sequestro probatorio dell’area demaniale del Poligono Salto di Quirra con blocco di ogni attività militare nelle aree ad alta intensità militare fino al giorno in cui il Perito nominato dal Giudice completerà i “nuovi” campionamenti”,  l’ennesima indagineinutile ai fini dell’accertamento dei reati contestati, utile però a procrastinare la scomoda decisione di rinviare a giudizio gli indagati eccellenti. Realisticamente il PM valuta che la perizia decisa dal Giudice “difficilmente potrà impiegare un tempo inferiore ai due o tre anni “ e calcola che per almeno otto dei venti indagati scatterà la prescrizione. 


Ferisce il servilismo e/o l’insipienza delle Autorità locali scattate sull’attenti, prima, per avvallare il Piano di Monitoraggio truffa (2008-11) messo sotto accusa dalla Procura di Lanusei, poi, nella conferenza dei servizi, per coprire con il silenzio e l’inerzia lo scempio delle piste abusive e l’inganno della “messa in sicurezza” incriminati dalla Procura di Cagliari.

Registriamo l’ennesimo atto criminoso dello Stato italiano, perpetrato tramite “il servitore dello Stato” Comandante del Pisq, mirato a rinsaldare e perpetuare la schiavitù militare della Sardegna, il ruolo di campo di guerra e campo di sterminio del popolo sardo dove la legalità è sospesa.

Noi non cessiamo di esigere che il Governo assuma le sue responsabilità, l’obbligo di porre fine e riparo al disastro ambientale e alla strage provocata dalle devastanti attività militari, adotti con urgenza le misure sintetizzate nello slogan portante del sit in mensile e degli incontri con il rappresentante del Governo, l’acronimo
 SERRAI (CHIUDERE)

      S      Sospensione delle attività dei poligoni dove si sono registrate le patologie di guerra;
      E      Evacuazione dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni di Teulada, Decimomanno-Capo Frasca, Quirra
     R      Ripristino ambientale , bonifica seria e credibile delle aree contaminate a terra e a mare;
      R      Risarcimento alle famiglie degli uccisi, ai malati, agli esposti, Risarcimento al popolo sardo del danno inferto all’isola.
     A      Annichilimento , ripudio della guerra e delle sue basi illegalmente concentrate in Sardegna in misura iniqua;
  I        Impiego delle risorse a fini di pace. 


Comitato sardo Gettiamo le Basi , tel 3467059885; 

Famiglie militari uccisi da tumore, tel 3341421838 

Comitato Amparu (Teulada) 3497851259; 

Comitato Su Sentidu (Decimo) 3334839824 ;




martedì 9 aprile 2013

SPANIATURAS, CUNTIERRAS, incapa SCUTULLADURAS - Dischente, un corso professionale di sardo online


SPANIATURAS, CUNTIERRAS, incapa SCUTULLADURAS - Dischente, un corso professionale di sardo online

da Massimo Pistis 

Una realtà importante per la tutela della lingua sarda negli ultimi dieci anni è stato s’Ufitziu de sa limba sarda de sa Provìntzia de Aristanis, sportello aperto nel 2004 e portato avanti con competenza e creatività dai dott. Marinella Marras e Salvatore Cubeddu. 

Nel 2012 anch’esso ha risentito dei contraccolpi della crisi, che sfibra in primis i servizi culturali, pietre angolari di una società democratica che non abbiamo, evidentemente superflui per questo stato capitalista senza capitale. La matematica non è un’opinione, si suol dire: il capitalismo è riuscito a farla diventare tale, mescolandola con speculazione, illusionismo e destrezza.

Diverse le attività portate avanti in questi anni da s’Ufitziu con risorse relativamente scarse, ricordiamo su Postali de sa Limba Sarda (tour in corriera nelle scuole della provincia per far conoscere la storia della lingua e la legge che la tutela), i corsi territoriali di formazione per i dipendenti pubblici, ma aperti a tutti i cittadini, sas Dies de sa Limba Sarda (eventi culturali diffusi), pubblicazioni, conferenze, consulenza e interazione con is Ufitzius comunalis (ormai ben 83 su 88 paesi) e tanto altro.

Ma il fiore all’occhiello de s’Ufitziu provìntziali è il portale e-learning Dischente, ovvero un corso di formazione completo di e in lingua sarda online, rivolto in un primo momento al personale della pubblica amministrazione, ma ormai aperto a tutti, basta una semplice registrazione sul portale www.dischente.or.it, alla quale segue il rilascio di una password di accesso.

Il corso, predisposto nel 2007 e online dal 2010, è già stato utilizzato da decine di utenti. Recentemente è stata presentata la seconda edizione, già in rete, con un ampliamento dell’originale e due nuovi moduli, nel complesso tratta ben 505 argomenti.

Il primo modulo, ormai collaudato, riveduto e approfondito è composto da 42 lezioni vocali complessive con supporto grafico. Le prime 31 sono condotte da tre qualificati esperti: Antonello Garau, Gianfranca Piras e Michele Ladu, che, spiega un comunicato “pertocant custos argumentos: sa tutela de sas limbas de minoria, sa situatzione linguìstica de oe in die in Sardigna, sa fonètica, sas normas de base de sa Limba Sarda Comuna, s'ortografia, su repertòriu linguìsticu, s'interlinguìstica sardu italianu, sas partes de su discursu”. Il modulo è arricchito da 4 lezioni di Duilio Caocci sul sardo nella letteratura, la storia, i premi letterari, la poesia e da 7 lezioni di Filippo Sechi sulla LSC (limba sarda comuna) e il rapporto lingua sarda scritta e orale.

“A s'acabbu de onni letzione”, prosegue la nota de s’Ufitziu “onni dischente podet torrare a controllare cantu tempus at dedicadu a su cursu, cantos isbàllios at fatu e in cales esertzìtzios, podet torrare a fàghere sos esertzìtzios pro megiorare su puntègiu e sa pagella, podet controllare su resurtadu de onni letzione e de su cursu intreu”.

Il secondo modulo contiene 24 learning object di Antonio Garau "chi pertocant s'anàlisi lògica e grammaticale, sos cumplementos, sas prepositziones, chistiones de morfosintàtica"; altre 7 sui verbi di Simone Pisano; 3 di Maurizio Virdis "chi pertocant sa partzidura diatòpica de sa limba sarda".
Infine, il modulo 3 include nove lezioni di Antonio Garau sul sardo nella pubblica amministrazione e la pianificazione linguistica.

Oltre ai moduli il corso comprende degli approfondimenti "B'at ischedas subra sos ditzionàrios e vocabulàrios sardos, sas limbas de minoria in su web e sa fonètica de su sardu cun cartas subra sa metafonia e su vocalismu (maistros: Gianfranca Piras, Michele Ladu, Maria G. Cossu)"; inoltre si possono scaricare saggi sulla lingua sarda di diversi autori.

Si tratta di un corso serio e professionale, portato avanti con competenza, impegnativo e per questo efficacemente formativo, alla fine del quale con un esame da prenotare in Provincia, si può, superandolo, ricevere un attestato.
Il sito contiene anche una chat, che permette ai corsisti di interagire tra loro o di comunicare con lo sportello linguistico.

Per informazioni si può anche utilizzare la @mail ufitziu@dischente.or.it.
Riguardo al servizio la Provincia ha recentemente pubblicato anche un’opera in sei volumi, che riporta il corso con tutta una serie di approfondimenti tematici, saggi e informazioni.


(da Nuovo Cammino del 17.03.2013)

sabato 6 aprile 2013

VELENI DI QUIRRA, SARDIGNA NATZIONE SI COSTITUISCE PARTE CIVILE


 
SARDIGNA NATZIONE 
Email  sardignanatzione@tiscali.it - Situ   www.sardignanatzione.eu
Sedes --Via S. Giovanni 234 – 09100 Cagliari  - Coordinadore  Natzionale – Tel/fax  - 0784/415249 - 348/7815084 - 339/4232098
                  












VELENI DI QUIRRA

ARRIVA IL PRIMO AUTOTRENO DI SABBIA 
IN FASE DI UDIENZA PRELIMINARE

E’ iniziato l’insabiamento dell’uso indebito del poligono di Quirra che ha comportato accumulo sul territorio, e non solo, di imponenti quantitativi di rifiuti speciali di ogni tipo, l’accertata presenza di sostanze tossiche, di polveri generate dalle combustioni eseguite all’interno del Poligono, tali da ricondurre il fatto  all’ipotesi delittuosa del “disastro”. 

Una super perizia per bloccare un magistrato anomalo. Dando per scontata l’onesta del superperito Mario Mariani, ingegnere nucleare, di fatto tutto l’impianto accusatorio del pm D. Fiordalisi rischia di essere sommerso da un mare di carte sulla valutazione delle perizie precedenti e sui campionamenti e analisi di tracce che ormai sarà impossibile trovare. Il tutto servirà per nascondere che l’impianto accusatorio si basa principalmente sulla constatazione dei danni reali e devastanti causati dalla presenza del poligono su persone e territorio.

Vogliono cancellare il nesso tra causa ed effetto. Non potendo nascondere il “disastro”, perchè evidente e misurabile, vogliono arrivare al non luogo a procedere  costruendo l’incertezza del nesso tra il disastro e l’uso indebito del poligono.

Lo stato da dalla parte degli imputati di disastro e non dalla parte dei cittadini danneggiati. Siamo all’assurdo, lo stato non solo non si costituisce parte civile ma usa i soldi dei contribuenti danneggiati per pagare i migliori avocati in difesa di coloro che hanno causato il danno e costringe i danneggiati ad ulteriori spese processuali e peritali.

SAREMO PARTE CIVILE.  Se si andrà a processo, purtroppo ne abbiamo forti dubbi, i sardi di Sardigna Natzione Indipendentzia, che come prevede lo statuto, è da sempre impegnata nella difesa della gente e del territorio della Sardegna, non solo dall’uso coloniale che ne fa lo stato italiano ma anche da ogni tipo di aggressione che possa comprometterne la salute dell’ambiente de dei cittadini, in sede processuale, come ha già fatto  in udienza preliminare, contro i 20 indagati per i veleni di Quirra, tramite l’avvocato Chicco Paolini, si costituiranno parte civile. I sardi di SNI si costituiranno parte civile in quanto,  le polveri, contenenti anche uranio impoverito ed altri metalli pesanti,  generate dalle esplosioni di proiettili a frammentazione e sublimazione sono talmente sottili, nano particelle, che trasportate facilmente dal vento per molti chilometri e filtrate  negli alimenti prodotti nella zona e nelle acque, possono essere state respirate o ingerite da qualunque sardo.

SARDIGNA NATZIONE SI COSTITUIRA’ PARTE CIVILE 

Casteddu 06-04-2013  annu 151° D.I. SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA

sabato 30 marzo 2013

ZONA FRANCA PORTUALE ESTESA A TUTTA LA CITTA' A CAPODISTRIA IN SLOVENIA, PERCHE' NON IN SARDEGNA? Fiscalità di vantaggio e Zone franche

ZONA FRANCA PORTUALE ESTESA A TUTTA LA CITTA' A CAPODISTRIA IN SLOVENIA, PERCHE' NON IN SARDEGNA?

de Mario Carboni

La notizia d'agenzia riportata di seguito chiarisce che è possibile estendere le zone franche previste nei sei porti sardi alle intere città. E' proprio ciò che sta succedendo a Capodistria. Questa è la strada principale nell'immediato. Immaginatevi la Zona franca di Cagliari, estesa a tutta l'area industriale del CACIP e a tutta l'area vasta urbana Cagliari-Quartu. 

Analoga misura per fare une esempio a Portotorres-Sassari, Olbia-Golfo Aranci, Oristano e Arbatax e PortoVesme, non sarebbe già al 90% una zona franca integrale? Per il resto basterebbe un'altra norma d'attuazione dell'Art.12 dello Statuto per estenderla al 100% della Sardegna per le dogane, fiscalità diretta ed indiretta ed altre defiscalizzazioni compreso il consumo sopratutto di prodotti energetici.
Si tratta solo di una questione politica.

ZONA FRANCA A CAPODISTRIA ESTESA A TUTTA LA CITTA'
Una zona Franca a Capodistria, della quale il porto potrebbe però usufruire solo indirettamente, perché nello scalo sloveno esiste già un simile regime agevolato. La precisazione arriva dalla stessa Luka Koper, società di gestione del porto di Capodistria, dopo la visita di martedì da parte del neo ministro sloveno per l’Economia, Stanko Stepišnik, al sindaco del Comune rivierasco, Boris Popovi›. 

Il ministro Stepišnik ha annunciato che il nuovo governo avrà una politica molto diversa da quello precedente nei confronti del porto di Capodistria e dei progetti per il Litorale. Durante la visita è stato sottoscritto un accordo per l’accelerazione dei più importanti progetti infrastrutturali, tra i quali la trasformazione della città di Capodistria in una zona franca doganale. Nell’ambito dei colloqui, il Comune di Capodistria ha dichiarato che non si opporrà ai piani di sviluppo del porto e in particolare al prolungamento del Molo Primo e alla costruzione del terminal passeggeri.

La notizia in un primo momento aveva fatto pensare a interventi sul regime doganale dello scalo, con le conseguenti considerazioni in merito alla concorrenza che si sarebbe generata nei confronti dello scalo triestino. 

Ma una precisazione in tal senso arriva da Sebastian Sik, responsabile delle Relazioni esterne di Luka Koper: «In realtà per il porto non cambia nulla, anche perché – ha precisato Sik chiarendo quello che sembra essere stato un malinteso – per lo scalo la Zona Franca esiste già, ma ciò che si vuol fare è estenderla alla città». 
Se l’ipotesi dovesse concretizzarsi, dunque, il porto di Capodistria potrebbe eventualmente riceverne un beneficio indiretto, poiché ad oggi gli investimenti nella zona franca sono riservati a Luka Koper, società controllata dallo Stato sloveno che gestisce lo scalo. 
Dopo che la notizia è rimbalzata dai media sloveni a quelli italiani, ieri mattina era stata la stessa presidente dell’Autorità portuale di Trieste, Marina Monassi, a commentare quella che potrebbe essere una novità importante – in termini di concorrenza – anche per il porto di Trieste. «Lo vedo come uno stimolo, complimenti al gruppo dirigente di Luka Koper, se riescono ad ottenerlo sono stati bravi. Hanno capito – ha detto la presidente dell’Authority triestina – quanto è importante avere una Zona Franca. 
Ad ogni modo se loro attraggono clientela questo può essere un vantaggio anche per il porto di Trieste e per gli altri porti del Napa (Venezia e Fiume, oltre agli stessi Trieste e Capodistria, ndr). L’Alto Adriatico potrebbe così diventare un grande polo di attrazione per i traffici marittimi».

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Cagliari 29.03.2013 ore 12.00 - 

Ufficio delle Dogane di Cagliari

Stamani ci siamo recati all’appuntamento fissato presso l’Ufficio delle Dogane di Cagliari, per mettere in ordine alcuni dettagli con il Responsabile Dott. Marcello Demuro, in attesa del prossimo tavolo tecnico a cui parteciperà anche l’Assessore Alessandra Zedda.

Visto che sarà innanzitutto necessario attendere la data del giorno 07.04.13, per avere conferma che quanto inviato dalla Regione Sardegna alla CEE, ci si è comunque accordati per la data dell’8 o del 9 aprile per i lavori del tavolo tecnico a cui parteciperanno il Responsabile delle Dogane di Cagliari, il Responsabile delle Dogane di Sassari, l’Assessore Alessandra Zedda e Giuseppe Marini,patrioti sardi,rapresentante medio campidano marrubiu ,legale,oviamente il tavolo e aperto ai tecnici pro zona franca e cordinatore comitati .Nel frattempo (la settimana dopo Pasqua) il Dott. Marcello Demuro responsabile dell’Ufficio delle Dogane di Cagliari, salirà a Roma al Ministero per raccogliere tutti gli elementi necessari per poter avere un Tavolo Tecnico di lavoro chiaro e operativo, senza dubbi sulla corretta esecuzione delle procedure necessarie per la definizione della Sardegna in Regime di Zona Franca Integrale. 

E’ stato molto importante anche avere avuto oggi la conferma da parte del Presidente Cappellacci, di aver voluto accogliere la nostra richiesta (del 06.03.13) per la chiusura di EQUITALIA nella Regione Sardegna con contemporanea riapertura dell’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate della Sardegna, che oltre alla gestione dei debiti dovuti dai contribuenti sardi allo Stato, servirà anche per la gestione delle accise dovute sulla vendita e sull’acquisto dei carburanti. 

A breve contiamo di avere anche la firma dell’Assessore Alessandra Zedda per la convenzione Regione- CEE, per la messa in atto del Piano Jeremie, che consentirà di poter avere per le nostre imprese dei contributi dalla CEE a tasso zero da rendere in 30 anni.

Siamo soddisfatti del buon lavoro che si sta svolgendo in collaborazione con le Istituzioni e che porterà sicuramente ad avere a breve buoni risultati di vantaggio per le attività Sarde, che giorno dopo giorno stanno chiudendo o rischiano la chiusura.

Giuseppe Marini (Movimento Terra Libera)--

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Fiscalità di vantaggio e Zone franche

 di Salvatore Cherchi

L’Autore è presidente della provincia del Sulcis. Da La Nuova, 27/03/2013
Il regime di fiscalità di vantaggio, decretato dal Ministro Passera per le piccole imprese (sotto i cinquan­ta addetti) della Provincia dì Carbonia-Iglesias (ma anche di altre zone del Paese, a scala comunale) è fi­glio del Piano Sulcis preparato e portato dalla Pro­vincia e dai Comuni, all’Intesa con Regione e Governo, sottoscritta nel novembre scorso in un clima di inusitata tensione sociale. Ribadito che quell’Intesa è stata un atto di responsabilità, utile per il territorio e contro il tanto peg­gio tanto meglio, questo speciale regime fiscale merita qualche commento anche per le connessioni con il dibat­tito sulle zone franche.
Il punto di partenza è la grave crisi delle piccole e delle micro imprese che concentrano la gran parte dell’ occupa­zione. Fra i tanti indicatori negativi, richiamo la caduta de­gli investimenti in beni durevoli (fonte Società degli Studi di Settore). Nel triennio il Sulcis registra una contrazione del 72%; la Sardegna del 44%, l’Italia del 20%. Un chiaro segnale di sfiducia verso il futuro, fortissimo nel Sulcis, preoccupante nell’intera Sardegna.
Lo strumento fiscale, sebbene non sia una ricetta miracolosa ha effetti immediati sull’impresa.
La Provincia ha scelto uno strumento praticabile, per­ché compatibile con le regole europee e insieme utile, non chiudendosi in rivendicazioni massime ma lontane nel tempo se non proprio improbabili.

Lo strumento che non richiede autorizzazioni della Commissione UE è  quello della Zona Franca Urbana (ZFU) che permette l’agevolazione fiscale, anche al fun­zionamento e non solo all’investimento, nel limite della regola de minimis, cioè di un beneficio per l’impresa non superiore a 200mila euro nell’ arco del triennio. Le ZFU, ben note in Europa, proposte dal se­condo Governo Prodi e cancel­late da Berlusconi, sono di nor­ma limitate a un quartiere o a una Città. Nel caso Sulcis è stata introdotta, con legge e previo accordo con il Governo, una sperimentazione territoriale, UE compatibile. La praticabilità è stata inoltre assicurata, dall’ aver posto il costo per minori entrate dello Stato, a carico dei
fondi del Piano Sulcis, rinunciando ad altri possibili progetti.
Lo strumento è robusto. Per le piccole imprese, esistenti o nuove, determina la compensazione anche integrale di Irpef o Ires, Irap, Imu-stato e di una quota degli oneri sociali. Insomma per queste imprese è una vera e propria zona franca fiscale alla produzione. Lo strumento è utile anche per fare, entro certi limiti, politica per lo sviluppo. La durata temporale di applicazione (14 anni di cui cinque a beneficio pieno e poi a decrescere) è adeguata per pro­grammare obiettivi; la possibilità di introdurre riserve sui fondi disponibili a favore di nuove imprese o di determi­nati settori o di determinate aree (es. le zone per imprese) consente di fare scelte funzionali agli obiettivi.
Gli Enti locali, la Regione e il Governo, definiti strumen­to e copertura finanziaria, devono ora fare scelte coerenti con gli obiettivi del Piano Sulcis, basato su innovazione nell’industria e diversificazione nei settori in ritardo di svi­luppo. La sfida per il Sulcis è il cambio di passo e non solo, sfida per la verità, attuale in tante parti della Sardegna.
Penso infine che lo strumento delle ZFU debba essere rivalutato alla scala regionale e che dovrebbero essere spe­rimentati sul serio i cosiddetti punti franchi doganali (di li­mitata portata ma buoni per lavorazioni estero su estero) il cui decreto istitutivo risale al Governo D’Alema: un’era politica e trascorsa. Forse selve più impegno per usare ciò che già abbiamo.

venerdì 29 marzo 2013

Eliseo Spiga: sesso, felicità la ricetta arriva dai nuragici


Eliseo Spiga: sesso, felicità la ricetta arriva dai nuragici 
comunitarius

de sa defenza

Le confessioni d'un sardo nato in Val d'Aosta iniziano col passo lieve e un tantino malinconico, dell'autobiografia.
Ma si frantumano subito per diventare altro:saggio antropologico, manifesto politico, pamphlet eretico.

Nulla di nuovo sotto il sole: Eliseo Spiga è sempre stato un irregolare e neppure adesso che viaggia in età di saggezza e distacco riesce ad essere saggio e distaccato.
La Sardegna come utopia (Cuec editore, 332 pagine, 16 euro) è un grido che va ascoltato. Grido ideale che partendo dai nuragici, sogna e spera un'isola che ne coltivi l'eredità cogliendo dal passato il senso di una esistenza radicalmente da quella nevrotica-competitiva-invidiosa di oggi.

Da qui la proposta di una Costituente neo-nuragica che metta insiemeuomini e donne di buona volontà , cancelli le storture dell'imperialismo (che oggi si chiama globalizzazione), azzeri la politica del precariato , la logica dello sfruttamento e della svendita: di uomini, merci, paesaggio e forza lavoro.Fosse un prete, Spiga potrebbe fare questo discorso , riveduto e corretto, in un'omelia domenicale.

Pescando dall'inferno quotidiano senza salvare nessuno, propone la vita come sogno: di libertà e giustizia, rispetto e fratellanza. Quanto al passato, ci vuole poco a scoprire chi è il vero mandante delle cose che vanno male: Chi comanda realmente in sardegna, chi manomette è senz'altro l'oligarchia mondiale dominante.

Senza fisionomia definita. Sen'anima, sopratutto. Un Caligola moderno ma come l'antico, posseduto dall'incubo. Unica legge, il dominio. Unico dio, il denaro. Unica lingua l'Inglese. E' l'umanità con unica testa, offerta alla scure.

Spiga è intellettuale che viene da lontano. Il primo quarto d'ora di celebrità gliel'ha regalato, nel 1968, un libricino intitolato Sardegna, rivolta contro la colonizzazione. Il prezzo era politico: cinquanta lire, la copertina naturalmente rossa , l'autore mascherato dietro uno pseudonimo (Giuliano Cabitza), l'editore nume rivoluzionario d'allora: Giangiacomo Feltrinelli.

Da quell'incontro è nata un'amicizia col timer: in meno di due anni è passata da un rapporto stretto nella comune visione di una sardegna nuova (e posssibilmente felice) alla rottura. Clamorosa: Feltrinelli stava nascosto in Carinzia nel timore di essere assassinato e Spiga, che era andato a trovarlo, gli rammentava i doveri del buon militante: vivere sempre in mezzo alle masse. Devi stare in Piazza Duomo, in mezzo alla gente, ventiquattr'ore su ventiquattro.

Il libro ha un sottotitolo: note di un cospiratore. Che non vuol dire complottista e nemmeno frustrato da una politica fallimentare a tempo pieno. Il segreto sta nel superare la muraglia cinese delle ideologie e vedere con occhi finalmente limpidi la realtà.
Eliseo Spiga ci è arrivato dopo mille esperienze: i circoli Città campagna, il partito comunista, le frange di un progetto epico che cercava la via per dimostrare che un'altro mondo è possibile. Basta volerlo.

In questo cammino, laicamente quaresimalista, non mancano i grandi incontri e, di conseguenza, i ritratti di autentici protagonisti della storia sarda recente: da Mario Melis (fumantino presidente sardista della giunta regionale) a Francesco Masala (poeta arrabbiato con molto anticipo e altrettanto seguito rispetto alla angry generation).

Ora che sona avanti negli anni, Spiga e Francesco Masala continuano a condividere l'idea distruttiva della società consumistica e una curiosa passione per le donne. I loro occhi, le loro fattezze, il timbro della voce mi hanno sempre trasmesso, anche a distanza, sentimenti di tenerezza e affetto, di creatività e creazione.

Masala invece ha confessato in un'intervista di addormentarsi contando gli amori della sua vita. Tutto questo, anche se non sembra, fa il paio col popolo dei nuraghi e dunque col revival di una cultura che si vorrebbe risorta e riportata in Sardegna.

Che c'entra l'amore? Per trovare una giustificazione, un'alibi, al nuovo mondo possibile (una via di mezzo tra gli hippy e il socialismo) Spiga cita a mani piene Giovanni Lilliu.
Non è stato lui a raccontare che la civiltà nuragica viveva di una sessualità insistita, che a quei tempi le donne erano libere perchè non esisteva il matriarcato? Nei tempi successivi, si annota amaramente, l'amore ha cominciato ad essere malamente frainteso tanto che ai giorni nostri è diventato difficile comprendere cosa veramente sia.

C'è malinconia per quella primordiale stagione:... la felicità dei sardi poggiava su una umana e mondana moralità da cui fluiva una concezione della vita sostanzialmente laica, libertaria, egalitaria, edonistica.

I nostri antenati, a quanto pare, la vita se la godevano tutta . Come sottile piacere etico-culturale e come godimento corporale. Senza scialacquare e ssenza afflizioni metafisiche.

Su queste parole getta le fondamenta l'Utopia del terzo millennio, insomma la sardegna da far risorgere. I tempi sono stretti (tant'è che non manca un appello-ultimatum a Renato Soru) per abbandonare un modello di società che produce sardi tristi e sarditudine cupa oltrechè servile.

Per dare scheletro e forza al discorso, Spiga si lancia in un oceano di citazioni, non risparmia Bush e la Russia di Putin , svela impietosamente il fallimento degli imperi, sintetizza opinioni di economisti e filosofi, rovescia a valanga le teorie che hanno caratterizzato il secolo archiviato. Orizzonte felicemente visionario.

Con la consapevolezza di inseguire l'utopia e sapendo bene che questo zibaldone politico-letterario difficilmente sortirà effetti magici.

I Sardi continueranno in saecula saeculorum ad essere, a seconda dei casi, camerieri o fanti, banditi o carabinieri.

Con l'eccezione ogni tanto, rincuorante e liberatoria, di un martire gloriosu a 

che il paradiso c'è . Lontanissimo e per pochi.


 


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