venerdì 6 settembre 2013

Antonio Gramsci e il comunismo nazionale


Antonio Gramsci e il comunismo nazionale


di Michele Marsonet. Si è molto discusso nel passato anche recente di una presunta diversità del comunismo italiano dovuta alla lettura gramsciana del marxismo. Nessuno – e meno che mai il sottoscritto – intende contestare la grandezza di Gramsci il quale, non a caso, gode oggi di molta notorietà all’estero, e in particolare negli Stati Uniti. Tuttavia alcune delle parole chiave del suo pensiero sono quanto meno ambigue, per esempio “egemonia”. Gramsci parla apertamente nei Quaderni di un “apparato egemonico” da istituire. D’accordo, l’egemonia si fonda sulla convinzione. Resta tuttavia il fatto – davvero essenziale – che al proletariato spetta l’egemonia perché esso, ed esso solo, possiede la Verità. Agli altri non resta che riconoscerlo.
In Francia è stato detto che lo sviluppo politico del concetto di egemonia rappresenta un grande progresso filosofico oltre che politico-pratico, perché necessariamente coinvolge e suppone una unità intellettuale e un’etica conforme a una concezione del reale che ha superato il senso comune. Si noti inoltre che, secondo il pensatore sardo, senza l’intellettuale organico, ossia senza il partito politico come strumento di elaborazione, diffusione e sperimentazione filosofica, non è possibile costruire un “blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un progresso intellettuale di massa”. Ne consegue che “i partiti sono gli elaboratori delle nuove intellettualità integrali e totalitarie, cioè il crogiolo dell’unificazione di teoria e pratica”.
Siamo dunque in presenza di alcuni che possiedono la giusta visione del mondo, e di altri che debbono essere convinti ad adottarla mediante una “pedagogia” che deve puntare più sulla persuasione che sulla forza. Non è detto, ovviamente, che l’operazione riesca. Che cosa succede in caso di fallimento? Gramsci parla di costruire il consenso mostrando qual è la via giusta. Tra la conoscenza della politica e la lotta per trasformare la filosofia della prassi in una “filosofia di massa”, che sia al contempo strumento di trasformazione culturale e di critica della civiltà capitalistica, non esiste una vera differenza.
Ecco quindi che il marxismo di Gramsci si propone di diventare globale e capace di dar vita a una nuova civiltà. Istituire un legame privilegiato tra filosofia e politica significa definire le condizioni di una trasformazione culturale completa, che riguarda proprio i rapporti delle masse col loro modo di vita inteso nell’accezione più vasta. Secondo alcuni, in carcere Gramsci rielabora gli elementi teorici e pratici di una nuova strategia, tendente a investire le contraddizioni dei paesi capitalistici avanzati e quelle del loro Stato, per fare della politica una “scienza totale”. Ma proprio questo è il punto. La politica non può mai essere una scienza totale, poiché è sempre agganciata a ben precise circostanze storiche ed è sempre racchiusa nei limiti della nostra condizione di esseri fallibili e portati all’errore.
“D’altronde – sostiene Gramsci ne Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce – l’organicità di pensiero e la saldezza culturale poteva aversi solo se tra gli intellettuali e i semplici ci fosse stata la stessa unità che deve esserci tra teoria e pratica, se cioè gli intellettuali fossero stati organicamente gli intellettuali di quelle masse”. Molti si sono poi chiesti cosa avrebbero fatto dei comunisti gramsciani al potere nel 1948, oppure come si sarebbero comportati se l’Italia fosse stata inclusa nel blocco sovietico. Ma se si mettono le carte in tavola, e ci si domanda perché Gramsci attribuisse agli intellettuali organici proprio “quelle” funzioni, non si può fare a meno di rispondere che è così poiché essi possiedono lagiusta – e unica – visione della società e della storia.
Snaturare Gramsci facendolo passare per un democratico o, addirittura, per un liberale significa in fondo rendergli un cattivo servizio.
Scriveva Giorgio Bocca nella sua celebre biografia di Palmiro Togliatti: “Togliatti e Gramsci hanno pronunciato nell’occasione (1924) due paragoni destinati a durare nella storia dell’Internazionale, raccolti da Stalin, conditi in tutte le salse conformistiche. Togliatti ha ancora una volta parlato in termini sprezzanti del socialismo riformista, ma precisando l’accusa di ‘ala sinistra della borghesia’, da cui verrà la teoria del socialfascismo. E Gramsci, parlando di Bordiga, ha stabilito per la prima volta l’assioma che tutti gli oppositori di sinistra sono dei trotskisti, ha legato per la prima volta una vicenda del partito italiano a quello russo ‘L’atteggiamento di Trotsky in un primo periodo può essere paragonato a quello attuale di Bordiga, una opposizione – anche mantenuta nei limiti della disciplina formale – da parte di personalità spiccate del movimento operaio può non solo impedire lo sviluppo della situazione rivoluzionaria ma può mettere in pericolo le stesse conquiste della Rivoluzione. Un Gramsci dalla logica staliniana, che anticipa i rischi mortali dell’autoritarismo e che andrebbe ricordata da chi ama dare di lui un’immagine esclusivamente democraticistica”.
In realtà Gramsci riprende il tema del ruolo degli intellettuali affrontato pure da Karl Mannheim, ma pervenendo a una conclusione opposta. Mannheim aveva attribuito all’intelligentsia una funzione mediatrice nei confronti delle ideologie in conflitto, resa possibile dal carattere “distaccato” proprio degli intellettuali. Gramsci li vedeva coinvolti nella lotta di classe, e pertanto organici al partito e alla classe da esso rappresentata. Da un lato dovevano contribuire alla costruzione di una visione del mondo che riflettesse gli interessi della propria classe. Dall’altro avevano il compito di criticare le concezioni del mondo che esprimono gli interessi delle classi avversarie. L’intellettuale era un organizzatore del consenso e un critico delle ideologie concorrenti nello stesso tempo. E, com’è noto, la differenza essenziale tra il marxismo e le visioni del mondo alternative risiede nella scientificità del primo.
Tale scientificità si è poi dimostrata illusoria. Alla storicizzazione dell’economia politica faceva da contrappunto il tentativo di costruire una scienza della società che ne individuasse le leggi oggettive di sviluppo e consentisse quindi di spiegarne i processi e di predire la direzione dello sviluppo futuro. In seguito si è visto che il nesso tra scienza della società e concezione generale della storia, da cui derivava la pretesa di determinare la direzione dello sviluppo storico, era basato su fondamenti illusori. Ora si può più facilmente capire che era proprio quel nesso a generare da un lato la forza del marxismo, e dall’altro la sua grande capacità di suggestione. Ma è pressoché impossibile assegnare alle suggestioni il ruolo di linee guida della ricerca, dal momento che le ipotesi interpretative non si possono equiparare a verità acquisite.
Featured image, Antonio Gramsci nel 1922.

Cascioli: Gesù? Mai esistito. La sua vita copiata dal rivoltoso Giovanni di Gamala.

Il cristologo Cascioli: Gesù? Mai esistito. La sua vita copiata dal rivoltoso Giovanni di Gamala.

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Luigi Cascioli


"La Storia ha insegnato quanto ci abbia giovato quella favola su Cristo" (Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula), avrebbe scritto papa Leone X in una lettera a Luigi, fratello del Cardinale Bembo. Una frase drammaticamente cinica, ma fondata, a quanto pare. Che cosa c’è dietro quest’incredibile ammissione, forse data per scontata da secoli tra gli altissimi “addetti ai lavori” della Chiesa, dell’assoluta mancanza di prove storiche della reale esistenza in vita di Gesù?
Ebbene, un cristologo davvero fuori del comune si è messo in testa di capire e di analizzare le Sacre Scritture solo in base alla logica, alla ragione, all'intelligenza. Ha studiato per decenni sulla scorta di tutti i documenti possibili e di una stringente razionalità quanto fosse vera quella cinica frase papale. Ed ha scoperto un vaso di Pandora: manomissioni di testi, sostituzioni di personaggi storici, pure e semplici invenzioni, e ogni altro genere di imbrogli che stanno dietro alla “creazione” del personaggio storico Gesù o Joshua, ebreo di Nazareth.

Quest’uomo è Luigi Cascioli, nato a Bagnoregio (Viterbo) nel 1934, bella figura di uomo onesto, idealista, laico, libero pensatore e anticlericale, scomparso ieri a Roccalvecce all’età di 76 anni. Il suo libro “La favola di Cristo”, bel dono che ci lascia in eredità, è l’unico che dimostra effettivamente, con centinaia di documenti, compresi i manoscritti di Kimberth Qumran (1947) e le cronache di storici come Giuseppe Flavio, Filone Alessandrino, Plinio il Vecchio e altri, che tale personaggio semplicemente non è mai esistito. Fu inventato a posteriori dai Padri di una Chiesa ormai dominante che non aveva più motivo per essere insieme rivoluzionaria e spiritualista, ma aveva bisogno di un mito più “terreno”, di un personaggio in carne ed ossa da dare in pasto ai fedeli, e anche d’un eroe “buonista” e non-violento.

Secondo la ricostruzione di Cascioli, si dovette, perciò, creare dal nulla un “Dio in Terra”, confezionando su misura una nascita plausibile – anche se miracolistica, avventurosa e troppo simile a quelle di tanti altri Dei-quasi-uomini dell'epoca – efficace pendant al “Dio nel cielo” che ormai aveva avuto successo. Pare infatti che prima di questa “creazione” biografica, Gesù fosse stato proposto come “disceso dal cielo all’età di 30 anni”. I sapienti cristiani provvidero, perciò a creare dal nulla, ma anche ad adattare, interpolare e falsificare documenti preesistenti.

Nell’affascinante e stringente ricostruzione di Luigi Cascioli si scopre così che la figura del Gesù "inventato" a posteriori, molti decenni dopo la data stabilita per la sua nascita (poi, guarda caso, fatta coincidere per assicurarsi il successo popolare con le festività dei Saturnalia e del Sole Invitto alla fine di dicembre, come il dio Mitra e tanti altri) coincide in modo impressionante con quella di un certo Giovanni di Gamala (villaggio della regione del Golan), figlio di Giuda il Galileo e nipote del rabbino Ezechia, a sua volta discendente della stirpe degli Asmonei fondata da Simone, figlio di Mattia il Maccabeo.

Quello che scandalizza fin dall’inizio è che si tratta non di un nazareno, cioè d’un abitante di Nazareth, come vorrebbe la Chiesa, ma di un “nazareo”, nel significato proprio del termine: un rivoluzionario, uno zelota. Dunque, un violento. I discepoli cercarono in seguito di far derivare l’appellativo da Nazareth – è l'accusa – per confondere le acque. Ma dai Vangeli si vede che Nazareth è in cima a un monte e vicina al Lago di Tiberiade, mentre la vera Nazareth è in collina e dista quaranta chilometri dal lago. Possibile che tanti Padri della Chiesa, tanti intellettuali cristiani, non se ne siano accorti? La città di Gamala, invece, corrisponde perfettamente alla descrizione evangelica, stranamente sfuggita alla censura lessicale e alla omologazione dei Vangeli ufficiali.

Dunque questo Giovanni di Gamala, alias Gesù – secondo la stringente ricostruzione di Cascioli – era un fanatico rivoluzionario capo-banda degli Zeloti, vicini agli Esseni (quelli dei rotoli di Qumram), setta di banditi rivoluzionari ebrei armati (oggi li definiremmo terroristi) che si opponevano all’occupazione dei Romani con ogni mezzo, uccidevano senza pietà anche donne e bambini. I cosiddetti discepoli erano in realtà i capi banda di tale movimento politico-militare. Lo scopo era evidentemente quello di cacciare i Romani e di instaurare un Regno di Israele con a capo un re del partito zelota, cioè il Giovanni di Gamala-Gesù. Non per caso ironicamente definito dai soldati romani nella famosa targhetta sulla croce (INRI) “Rex Judeorum”. In realtà, più correttamente, era un pretendente, un candidato al Regno.

Nonostante le censure di un passato così imbarazzante, altre tracce eloquenti sono restate per errore nei Vangeli. Come l’episodio dei “discepoli” armati di spade all’Orto dei Getsemani, così non-violenti che uno di loro taglia di netto un orecchio ad un soldato. Naturalmente, erano duramente osteggiati anche dagli Ebrei. Praticavano il battesimo (Giovanni Battista), la comunione dei beni e vivevano secondo riti monastici sotto la guida dei Nazir o Nazirei o Nazareni. Siamo nel periodo delle Guerre Giudaiche.

D’altra parte, tutto torna storicamente: il padre di Giovanni da Gamala-Gesù era Giuda il Galileo, personaggio realmente esistito citato dallo storico ebreo Giuseppe Flavio (che invece non cita Gesù), fondatore del movimento ribellistico zelota, ucciso durante una rivolta antiromana. E Giovanni-Gesù aveva, guarda caso, tre fratelli chiamati Giacomo, Simone e Kefas (ossia Pietro), come i principali apostoli. Giovanni di Gamala costituì con essi una banda armata in rivolta contro l'occupazione romana. Gli apostoli sarebbero stati in realtà dei guerriglieri, accoliti del movimento zelota e chiamati banda dei Boanerghes. Come se non bastasse, Giuda Iscariota deriverebbe il suo appellativo da sicario, mentre Simone zelota denuncerebbe l'appartenenza alla setta zelota. I soldati Romani davano loro la caccia, ma quelli affrontavano con gioia il patibolo o la croce nella certezza di avere come ricompensa dopo la morte una vita eterna di beatitudine, un po' come oggi i terroristi dell’Islam. Finché quel Giovanni-Gesù fu catturato nell'orto del Getsemani e crocifisso.

Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci ha dato nella “Guerra giudaica” una preziosa informazione sull’esistenza di un rivoluzionario carismatico la cui figura si attaglia perfettamente a quella di Gesù. E due vicende simili in così poco spazio di tempo sarebbero impossibili. Dunque, per Giuseppe Flavio si trattava d’un « falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa trentamila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l’aiuto dei suoi seguaci in armi. Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa sì che, avvenuto lo scontro, l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese. » (II, 13, 5)
Molte rivolte e azioni violente i primi Cristiani le organizzarono anche a Roma, dove a detta degli storici romani erano considerati come terroristi e banditi rivoluzionari. Però, come capita a tutti i rivoluzionari, decenni dopo, una volta al potere, furono gli stessi capi della Chiesa che cancellarono ogni riferimento alle imbarazzanti origini rivoluzionarie e violente del loro movimento.
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"Dopo le prove fornite dalla “Favola di Cristo” sulla non esistenza di Gesù, come si può ancora credere che i racconti riportati sui Vangeli, pieni di contraddizioni e grossolanità, siano la biografia di un personaggio storico? Seguendo una fede cieca molti cristiani preferiscono mettere l'accento sul “simbolismo” contenuto nei testi. [E forse lo stesso papa Leone X sopra citato era tra questi. NdR]. Quindi, in teoria è possibilissimo – deduciamo noi – che siano esistiti addirittura papi e cardinali che sapevano della non esistenza storica di Gesù, ma hanno taciuto o per paura dello scandalo indicile (e del rischio di essere deposti come pazzi), o rifugiandosi del carattere analogico, simbolico delle Sacre Scritture. Come per le “verità scientifiche” dell’Antico Testamento (la Bibbia). Ma se tutto è simbolico – conclude Johannès Robyn, presidente dell'Unione degli Atei di Francia – che cosa resta del personaggio?" Di un personaggio-Dio, aggiungiamo, dal cui nome deriva la parola e la fortuna del Cristianesimo.
Complemento efficace al lavoro di Cascioli è la minuziosa e filologica ricostruzione storica di Marco Guido Corsini, secondo il quale sarebbe fondata l'origine egiziana del capopopolo sedicente Messia. Il suo sito offre per certi punti una ricostruzione di Gesù come rivoluzionario ebreo “egiziano”. Gli indizi e le concordanze coi documenti storici sono affascinanti, così come inquietanti i tentativi della prima Chiesa di cancellarli, a partire dai Vangeli.
La Chiesa cattolica, in risposta, appare molto meno scandalizzata di quanto noi laici potremmo immaginare. Un tempo avrebbe mandato a morte l’incredulo. Oggi semplicemente obietta che neanche su Giovanni di Gamala, ci sono sicure fonti storiche, e che quindi contrapposta alla "favola di Cristo" c'è solo la "favola di Cascioli".

In quanto al libro “La favola di Cristo”, si può aggiungere che è molto avvincente, strutturato come un "giallo" storico "scientifico", e si rivela una miniera di impressionanti notizie concatenate tra loro. Un vero puzzle nel quale i vari tasselli vanno a incastrarsi in modo apparentemente perfetto. Se ne consiglia la lettura. Può essere acquistato presso la famiglia dell’autore, insieme agli altri suoi libri.
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Il giorno dopo la scomparsa di Luigi Cascioli, riteniamo che questo ricordo possa essere l’omaggio più giusto a lui dovuto. Fu un grande uomo. Grazie alla sua tenacia, al rigore razionale, e all’erudizione di questo studioso coraggioso, profondo conoscitore dei testi dei Vangeli e della Bibbia, che proprio lui ha dimostrato essere stata scritta in tempi molto più recenti di quanto racconta la leggenda. A lui va il nostro ricordo e la nostra ammirazione.

Sui rapporti tra Maria di Magdala e Giovanni, il capo-banda zelota (oggi diremmo fondamentalista e rivoluzionario ebreo, seguace della più stretta legge mosaica) su cui la Chiesa modellò secoli dopo la vita del personaggio inventato Joshua, alias Gesù, ISPIRITU ha ospitato un interessante articolo di Luigi Cascioli.
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.IN MEMORIA DI LUIGI CASCIOLI

di Peter Boom
Luigi Cascioli, nato il 16 febbraio 1934 a Bagnoregio (VT) è deceduto ieri nella sua casa di Roccalvecce (VT), e con lui abbiamo perso un appassionato ed erudito storico, specializzato soprattutto nel primo periodo cristiano.

Aveva scritto e pubblicato tre libri "La favola di Cristo" (inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù), "La morte di Cristo" e "La statua nel viale", dei quali sono stati stampati versioni in diverse lingue.


Attraverso approfonditi studi aveva dimostrato che Cristo non era mai esistito ed aveva a proposito denunciato la Chiesa Cattolica, nella persona di Don Enrico Righi, parroco-rettore della ex.Diocesi di Bagnoregio per abuso della credulità popolare (Art. 661 C.P.) e per sostituzione di persona (Art. 494 C.P.).


Ateo convinto, Luigi Cascioli (http://www.luigicascioli.eu) aveva voluto attaccare il cristianesimo con questa denuncia contro la Chiesa Cattolica, sostenitrice di un'impostura costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, che aveva imposto con la violenza dell'inquisizione e con il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo ed altre superstizioni. Ultimamente Luigi Cascioli stava preparando un nuovo libro riguardante Fatima, da lui denominato altro grande imbroglio superstizioso-finanziario.


Luigi Cascioli, un uomo coraggioso, fino all'ultimo sulla breccia per divulgare le Sue idee, le Sue tesi storiche, delle quali si parlerà ancora a lungo.


Il Libero Pensiero vola ben oltre la morte terrena e questa consapevolezza ci dà la forza di esporre sempre con grande apertura mentale e la massima onestà le nostre idee. Non abbiamo dogmi e sappiamo tutti di poter sbagliare, ma siamo ben convinti che non si possa imbrigliare il nostro pensiero. Di questo fu grande testimone il filosofo Giordano Bruno, immolato dopo atroci torture sul rogo dall'Inquisizione cattolica. Oggi il rogo o la pena di morte, almeno nei paesi di civiltà occidentale non esiste quasi più, ma altri metodi perniciosi per bloccare il Libero Pensiero persistono, bloccando l'informazione su certe idee, frutto di lunghi studi, come quella di Luigi Cascioli sulla non esistenza di Gesù. 

giovedì 5 settembre 2013

Chi beneficia di una guerra tra Stati Uniti e Siria?

Chi beneficia di una guerra tra Stati Uniti e Siria?

vocidallestero

Un Guest Post di Zero Hedge (da Economic Collapse) riassume le ultime notizie trapelate sulla stampa estera a proposito della Siria:  dalle armi chimiche dei ribelli al ricatto alla Russia.  Sapevatelo.





Qualcuno vuole trascinare gli Stati Uniti in una guerra con la SiriaCui bono è una vecchia espressione latina che è ancora comunemente usata, e significa approssimativamente "a beneficio di chi? " La chiave per capire chi sta realmente dietro la spinta per la guerra è guardare chi beneficerà di quella guerra . Se tra Stati Uniti e Siria scoppia una vera e propria guerra, non sarà un bene per gli Stati Uniti , non sarà un bene per Israele, non sarà un bene per la Siria, non sarà un bene per l'Iran e nemmeno per Hezbollah .La parte che si trova a trarne maggior vantaggio è l'Arabia Saudita, che nemmeno prenderà parte ai combattimenti.

Loro hanno versato miliardi di dollari nel conflitto in Siria, ma finora non hanno avuto successo nei loro tentativi di rovesciare il regime di Assad. Ora i Sauditi stanno cercando di giocare la loro carta vincente - l'esercito americano. Se i Sauditi avranno successo,riusciranno a mettere i due grandi nemici strategici a lungo termine dell'Islam sunnita l'uno contro l'altro - gli Stati Uniti e Israele da un lato e l'Islam sciita , dall'altro. In un tale scenario, più danni entrambe le parti si faranno l'un l'altro, e meglio sarà per i sunniti.


In una guerra degli Stati Uniti con la Siria ci sarebbero anche altri vincitori. Ad esempio, è noto che il Qatar vuole realizzare un gasdotto fuori del Golfo Persico, attraverso la Siria e verso l'Europa. Questo è il motivo per iquale anche il Qatar ha versatmiliardi di dollari nella guerra civile in Siria.

Quindi, se 
sono davvero l'Arabia Saudita e il Qatar quelli che vogliono rovesciare il regime di Assad, perché gli Stati Uniti devono fare la guerra?

Qualcuno dovrebbe chiedere 
Barack Obama perché è necessario che sia l'esercito degli Stati Uniti a fare il lavoro sporco per i suoi amici musulmani sunniti.

Obama promette che il prossimo attacco sarà solo un "attacco militare limitat
o" e che non si entrerà in una vera e propria guerra con la Siria.

L'unico modo 
in cui potrebbe funzionare è che la Siria, Hezbollah e l'Iran tutti se ne stiano con le mani in mano e non facciano nulla per rispondere al prossimo attacco degli Stati Uniti.

E' probabile che accada?

Forse.

Speriamo.
Ma se c'è una risposta, e una nave da guerra statunitense viene colpita , o del sangue americano viene versato, o dei razzi iniziano a piovere su Tel Aviv, gli Stati Uniti si troveranno impegnati in una guerra in piena regola.

Questa è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento.

La stragrande maggioranza degli americani non vuole essere coinvolto in un'altra guerra in Medio Oriente, e secondo il Washington Post anche un sacco di alti ufficiali militari stanno esprimendo "serie riserve" sull'attacco alla Siria …

Il piano dell'amministrazione Obama di lanciare un attacco militare contro la Siria viene accolto con forti riserve da molti nell'esercito degli Stati Uniti, che a detta degli ufficiali sta affrontando le cicatrici di due lunghe guerre e di un bilancio in rapida contrazione.

Dopo aver assunto per mesi che un intervento degli Stati Uniti in Siria era improbabile, il Dipartimento della Difesa è stata spinto sul piede di guerra creando disagio in molti appartenenti alle forze armate, come risulta dalle interviste con più di una dozzina di ufficiali militari, dacapitani un generale a quattro stelle.

Per gli Stati Uniti, 
dalla Siria non può venire davvero nessun buon risultato.

Se attacchiamo e Assad rima
ne al potere, questo per gli Stati Uniti non è un buon esito.

Se aiutiamo 
rovesciare il regime di Assad, i ribelli prendono il controllo. Ma sarebbero anche peggio di Assad . Hanno promesso fedeltà ad al-Qaeda, e sono ferocemente anti-americani, rabbiosamente anti-Israele e rabbiosamente anti-occidentali.

Allora, perché 
mai gli Stati Uniti dovrebbero essere coinvolti?

Questa guerra non sarebbe un bene nemmeno per Israele. Ho visto una serie di presunti siti web pro-Israele sempre molto entusiasti della prospettiva di una guerra contro la Siria, ma questo è un errore enorme.

La Siria ha già minacciato di attaccare città israeliane 
in caso di attacco da parte degli Stati Uniti. Se i missili siriani iniziano ad atterrare nel cuore di Tel Aviv, Israele risponderà.

E se uno qualsiasi di questi missili ha testate non convenzionali, Israele risponderà 
con la distruzione totale di Damasco.

E naturalmente uno scambio missilistico tra Siria e Israele quasi certamente attirerà Hezbollah nel conflitto. E proprio ora Hezbollah ha 70.000 razzi rivolti verso Israele.

Se Hezbollah inizia 
lanciare quei razzi, verranno uccisi migliaia e migliaia di cittadini ebrei innocenti.

Quindi tutti quei siti "pro- Israele" là fuori che sono sempre entusiasti della guerra con la Siria dovrebbe
ro pensarci due volte.Chi è veramente "pro - Israele" , non dovrebbe volere questa guerra. Non sarebbe un bene per Israele.

Se si vuole stare con Israele, 
allora bisogna essere per la pace. Questa guerra non raggiungerebbe dei risultati positivi per Israele. Anche se Assad venisse rovesciato, il governo ribelle che lo sostituirebbe sarebbe ancora di più anti- Israele di quanto non lo sia Assad.

La guerra è un inferno. Chiedete a chiunque che 
c'è stato in mezzo. Perché qualcuno dovrebbe voler vedere versato il sangue americano, il sangue israeliano o il sangue siriano?

Se i 
Sauditi vogliono questa guerra così terribile, dovrebbero andare a combatterla. Tutti sanno che i sauditi hanno continuato a finanziare i ribelli. A questo punto, persino la CNN lo ammette apertamente …:

E' un segreto di Pulcinella che l'Arabia Saudita stia usando la Giordania per contrabbandare armi in Siria per i ribelli. La Giordania dice che sta facendo tutto il possibile per evitarlo e che non vuole infiammare la situazione in Siria.

E Assad certamente sa chi si nasconde dietro la guerra civile nel suo Paese. Quello che segue è un estratto da una recente intervista con Assad … 

Naturalmente è ben noto che paesi come l'Arabia Saudita, che detengono i cordoni della borsa, possono plasmarli e manipolarli per soddisfare i propri interessi .
Ideologicamente, questi paesi li mobilitano con mezzi diretti o indiretti come strumenti estremisti. Se essi dichiarano che i musulmani devono perseguire la Jihad in Siria, migliaia di combattenti risponderanno.

Finanziariamente, coloro che finanziano e arma
no questi gruppi possono istruirli a compiere atti di terrorismo e diffonderl'anarchia . L'influenza su di loro è amplificata quando un paese come l'Arabia Saudita li indirizza sia attraverso l'ideologia wahhabita sia cosuoi mezzi finanziari.

E poco dopo che il Parlamento britannico ha votato contro l'intervento militare in Siria, l'Arabia Saudita ha sollevato il suo livello di "preparazione alla difesa" da "cinque" a "due", chiaro segno che si aspettano una guerra …

Fonti attendibili hanno detto venerdì che L'Arabia Saudita, sostenitrice dei ribelli che lottano per rovesciare il presidente Bashar al-Assad , ha innalzato il livello di allerta militare in previsione di un possibile attacco occidentale in Siria.

La preparazione alla difesa dell'Arabia Saudita è statelevata a "due" da "cinque" , una fonte militare saudita che non vuole essere nominata ha detto a Reuters . "Uno" è il massimo livello di allerta .

E indovinate chi ha rifornito i ribelli in Siria di armi chimiche?
Secondo 
il corrispondente di Associated Press Dale Gavlak, sonostati Sauditi …:

I ribelli siriani nel sobborgo di Damasco di Ghouta hanno ammesso col corrispondente di Associated Press Dale Gavlak, di essere responsabili per l'incidente delle armi chimiche della scorsa settimana, quello per il quale le potenze occidentali hanno accusato le forze di Bashar al-Assad, rivelando che le vittime sono state il risultato di un incidente causato dai ribelli trattando in malo modo le armi chimiche fornite loro dall'Arabia Saudita.


"
Dalle numerose interviste a medici, residenti a Ghouta, combattenti ribelli e loro famiglie .... molti credono che alcuni ribelli hanno ricevuto delle armi chimiche tramite il capo dell'intelligence saudita, il principe Bandar bin Sultan, e sono stati responsabili dell'attacco col gas ( mortale ) " scrive Gavlak.
si tratta di un giornalista che non è un novellino appena uscito dalla scuola di giornalismo. Come ha osservato Paul Joseph Watson, " la credibilità di Dale Gavlak è molto impressionante. E' stato corrispondente dal Medio Oriente per l'Associated Press per due decenni e ha lavorato anche per la National Public Radio (NPR) e ha scritto articoli per la BBC News.

Anche lVoice of Russia ha riferito delle notizie bomba di Gavlak …:

I ribelli hanno detto che si è trattato di un incidente causato da una manipolazione sbagliata delle armi chimiche fornite loro.

" Mio figlio è venuto da me due settimane fa chiedermi che cosa ne pensavdelle armi erano che gli era stato chiesto di portare ", ha detto Abu Abdel - Moneim , il padre di un ribelle che lotta per spodestare Assad , che vive a Ghouta .

Come riporta Gavlak, Abdel - Moneim ha detto che suo figlio e altri 12 ribelli sono morti in un tunnel di stoccaggio delle armi. Il padre ha dichiarato che le armi sono statfornite alle forze ribelli da un militante saudita, noto come Abu Ayesha , descrivendole come delle "strutture a forma di tubo", mentre altre erano come delle "enormi bombole di gas."

"Loro non ci ha detto 
cosa erano queste armi o come usarle", si lamenta una combattente donna di nome 'K' . "Non sapevamo che erano le armi chimiche. Non avremmo mai immaginato che erano armi chimiche. "

"Quando il principe saudita Bandar dà delle armi del genere a delle persone, deve darle a quelli che sanno come gestirle e utilizzarle", ha avvertito. Lei, come gli altri siriani, non vogliono dare i loro nomi per paura di ritorsioni.

Gavlak si riferisce anche ad un articolo del britannico 
Daily Telegraph a proposito di colloqui segreti russo-sauditi in cui si afferma che il principe Bandar ha minacciato il presidente russo Vladimir Putin di attacchi terroristici alle Olimpiadi invernali del prossimo anno a Sochi se la Russia non sarà d'accordo a cambiare la sua posizione sulla Siria.

"Il Principe Bandar si è impegnato a salvaguardare la base navale della Russia in Siria se il regime di Assad viene rovesciato, ma ha anche accennato ad attacchi terroristici ceceni alle Olimpiadi invernali di Sochi in Russia, se non vi sarà alcun accordo", afferma l'articolo ."Posso darvi una garanzia di protezione per le Olimpiadi invernali del prossimo anno. I gruppi ceceni che minacciano la sicurezza dei giochi sono controllati da noi" avrebbe detto Vladimir Putin il principe saudita.

Sì, i Sauditi volevano così disperatamente che i russi si ritirassero e consentissero un attacco alla Siria che in realtà li hanno minacciati.Zero Hedge ha pubblicato alcuni dettagli aggiuntivi sulla riunione tra il capo dell'intelligence saudita principe Bandar bin Sultan e il presidente russo Vladimir Putin …:

Bandar ha detto Putin "Ci sono molti valori e obiettivi comuni che ci uniscono, in particolare la lotta contro il terrorismo e l'estremismo in tutto il mondo. La Russia, gli Stati Uniti, l'Unione europea e i Sauditi sono d'accordo sulla promozione e il consolidamento della pace e della sicurezza internazionale. La minaccia terroristica è in crescita alla luce dei fenomeni generati dalla primavera araba. Abbiamo perso alcuni regimi. E quello che abbiamo ottenuto in cambio sono stati degli esperimenti di terrorismo, come dimostra l' esperienza dei Fratelli Musulmani in Egitto e i gruppi estremisti in Libia . ... Per fare un esempio, posso darvi una garanzia per proteggere le Olimpiadi invernali nella città di Sochi , sul Mar Nero il prossimo anno. I gruppi ceceni che minacciano la sicurezza dei giochi sono controllati da noi, e non si muoveranno in direzione del territorio siriano, senza un coordinamento con noi. Questi gruppi non ci spaventano. Li usiamo nei confronti del regime siriano, ma non avranno alcun ruolo o influenza nel futuro politico della Siria".
E' bene che i Sauditi ammettano di avere il controllo di una organizzazione terroristica che " minaccia la sicurezza" dei Giochi Olimpici di Sochi del 2014, e che la Casa di Saud li usa "nei confronti del regime siriano". Forse la prossima volta che scoppia una bomba a Boston messa da terroristi legati ai ceceni, qualcuno può domandare all'Arabia Saudita, se non altro, che cosa ne sapevano.

Ma il pezzo forte è quello che è successo alla fine del dialogo tra i due leader . 
Ipoche parole , una minaccia dell'Arabia Saudita alla Russia :

Non appena Putin ha terminato il suo discorso, il principe Bandar ha avvertito che, alla luce dei colloqui, le cose 
nell'arena siriana erano destinate a intensificarsi, anche se ha apprezzato la comprensione dei russi 'sulla posizione dell'Arabia Saudita sull'Egitto e la sua disponibilità a sostenere l'esercito egiziano, nonostante i loro timori per il futuro dell'Egitto .

Il capo dei servizi segreti sauditi ha detto che la controversia sull'approccio alla questione siriana porta alla conclusione che "dall'opzione militare non c'è scampo, perché è l' unica scelta attualmente disponibile dato che la soluzione politica è finita in stallo. Noi crediamo che la Conferenza di Ginevra II sarà molto difficile alla luce di questa terribile situazione. "

Al termine della riunione, l
a Russia e l'Arabia hanno convenuto di proseguire i colloqui, a condizione che la riunione attualrimanesse segreta. Questo prima che una delle due partla facesse trapelare alla stampa russa.

Sta
te iniziando a farvi il quadro?

Sauditi sono assolutamente determinati a far accadere questa guerra, e si aspettano che noi conduciamo la battaglia.

E Barack Obama ha in programma di andare avanti e di attaccare la Siria senza il sostegno del popolo americano o l'approvazione del Congresso.

Secondo un nuovo sondaggio NBC News che è stato appena 
pubblicato, quasi l'80 per cento degli americani vogliono che ci sia un'approvazione del Congresso prima un attacco alla Siria.

E secondo Politico , più di 150 membri del Congresso hanno già firmato 
delle lettere in cui chiedono che Obama ottenga l'approvazione da loro prima di attaccare la Siria …:

Già giovedì, più di 150 membri del Congresso hanno espresso la loro opposizione ad attacchi aerei contro la Siria senza un voto del Congresso. Tra i membri della Camera circolavano due lettere separate che sono statinviatalla Casa Bianca per rivendicare il ruolo del Congresso prima dello svolgimento di un'azione militare. Una, scritta da Scott Rep. Rigell ( R-Va. ), porta più di 150 firme di democratici e repubblicani . Un'altrafatta partire da Rep. Barbara Lee ( California), è firmata da 53 democratici, anche se molti di loro hanno anche firmato la lettera di Rigell.


Tuttavia, è chiaro che lui è assolutamente determinato ad attaccare la Siria , e non ha intenzione di 
permettere che il Congresso degli Stati Uniti – con un voto contrario - o il popolo americano, lo possano fermare.

Speriamo solo che 
in tutto questo non dia inizio alla Terza Guerra Mondiale.

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