venerdì 18 aprile 2014

Il professore di Economia internazionale Antonio Maria Rinaldi: l’euro è un male non modificabile

Rinaldi: l’euro è un male non modificabile
Pietro Vernizzi
Ilsussidiario.net.

Rinaldi: l’euro è un male non modificabile

«Chi ritiene che uscire dall’euro getterebbe l’Italia nel baratro non tiene conto delle reali condizioni in cui avvenne l’ingresso del nostro Paese nella moneta unica. Nei dodici anni successivi il rapporto debito/Pil è aumentato proprio perché la Banca d’Italia non aveva più la capacità di intervenire sul mercato primario».

Sono le osservazioni di Antonio Maria Rinaldi
professore di Economia internazionale all’Università di Chieti-Pescara, che smonta pezzo per pezzo gli assiomi del manifesto pro-euro a firma di alcuni economisti come Jean-Paul Fitoussi, Fabrizio Saccomanni e Lorenzo Bini Smaghi.

Domanda. Che cosa ne pensa dei presupposti economici su cui si basa il manifesto pro-euro?
Risposta. Non condivido l’impostazione dei firmatari del manifesto, i quali fanno riferimento esclusivamente alla questione della svalutazione legata a un ritorno alla moneta nazionale. Il principale effetto di questo ritorno starebbe però nel riappropriarci delle nostre politiche economiche senza i cosiddetti vincoli esterni. Ci si dimentica inoltre che nessuno è contro l’Europa, anzi io ritengo che la mia posizione sia l’unica autenticamente europeista. Il concetto dei padri fondatori dell’Europa va assolutamente conservato e tutelato. Considero però l’aggregazione monetaria come il primo elemento di disgregazione dell’Europa stessa.


D. Pur presentando diversi aspetti problematici, ritiene che l’impostazione dell’euro possa essere riformata?
R. Il modello economico su cui si basa la moneta unica è completamente errato e non è modificabile. Il mandato fondamentale della Bce è la stabilità dei prezzi, e senza intervenire a questo livello è impossibile modificare la costruzione del modello economico. Pensare a una riforma dell’euro senza cambiare tutto ciò, è come avere una macchina che funziona a benzina e pretendere di farla andare a diesel: perché ciò avvenga occorre cambiare tutta la macchina, o il motore.


D. I pro-euro sottolineano che l’ingresso nella moneta unica fu deciso dal parlamento italiano a grande maggioranza…
R. È vero che il Parlamento ha ratificato Maastricht, ma non c’è stato nessun coinvolgimento dell’opinione pubblica ed è totalmente mancato un dibattito. Maastricht è stato ratificato in ultimo dal Senato nel settembre 1992, tre giorni dopo il discorso di Amato a reti unificate e un’estate di speculazione sulla lira. I mercati avevano perfettamente intuito che l’Italia non avrebbe mai potuto rispettare i parametri di Maastricht.


D. Tornare alla lira farebbe lievitare il nostro debito?
R. Il debito italiano è effettivamente alto, ma dobbiamo comprendere le vere ragioni per cui è aumentato. Il peccato originale è stato il divorzio tra la Banca d’Italia e il Tesoro, in seguito a cui la prima non aveva più l’obbligo di intervenire sul mercato primario. I tassi sono stati quindi lasciati alla determinazione del mercato con un’asta competitiva i cui effetti sono stati deleteri ai fini dell’aumento degli stessi tassi. In 12 anni il rapporto debito/Pil è aumentato per effetto dell’aumento dei tassi. 


D. In fondo da dove nasce la sua posizione anti-euro?
R. L’euro è una moneta che condiziona l’economia reale, mentre nel resto del mondo è l’economia reale che plasma la moneta di riferimento. Questo è il motivo principale per cui l’euro non può funzionare. L’Europa è composta da 28 Paesi, di cui solo 18 adottano la moneta unica, mentre per gli altri vige la deroga prevista dagli articoli 139 e 140 del Trattato di Lisbona.


D. L’Italia dovrebbe fare come Polonia e Regno Unito, che pur appartenendo all’Ue sono rimaste fuori dall’euro?
R. Senza dubbio. In questo momento chi ha le migliori prospettive di crescita e di occupazione sono proprio quelli che non adottano l’euro, ma che hanno i vantaggi del mercato comune europeo. Basti vedere che cosa è riuscita a fare la Polonia negli ultimi anni, pur svalutando la sua moneta del 25-30%, o lo stesso Regno Unito. Occorre fare delle scelte, e noi sappiamo benissimo che per la stabilità dei prezzi in Europa sacrifichiamo l’occupazione.


martedì 15 aprile 2014

Scienziati scoprono il motivo per cui il miele è ancora il miglior antibiotico

Scienziati scoprono il motivo per cui il miele è ancora il miglior antibiotico 
http://sadefenza.blogspot.it/
tradusiu de Sa Defenza
naturalnews


Gli antibiotici convenzionali sono prescritti e consumati in eccesso. Sono distribuiti come fossero caramelle,  e date superficialmente  a chiunque le chieda. I dati del 2010 ottenuti dai Centri statunitensi per il Controllo delle Malattie (CDC) mostrano che esiste un eccesso nelle prescrizioni di antibiotici tant'è che  sono distribuiti con la  media di 833 ricette ogni mille prescrizioni. 


Antibiotici convenzionali fanno gran danno ai pazienti nel lungo periodo

I medici prescrivono antibiotici per le infezioni virali con noncuranza, anche se inutili, dal momento in cui gli antibiotici sono efficaci solo per interrompere  le infezioni batteriche. A peggiorare le cose, è l'eccessivo  consumo che rendono più difficili l'eliminazione di future infezioni, dal momento in cui  gli antibiotici riducono i batteri utili nell'intestino. In questa commedia medica, i batteri resistenti agli antibiotici sono in aumento, adattandosi in modo singolare all'azione degli antibiotici. Il CDC ha recentemente identificato 20 ceppi di batteri resistenti, grazie alla dipendenza dovuta a queste eccessive prescrizioni. Un rapporto del 2013 della CDC da l'allarme, riferendo che le infezioni resistenti agli antibiotici aumentano ogni anno in oltre 2 milioni di persone. 

Gli antibiotici convenzionali stanno trasformando i pazienti in soggetti malati più vulnerabili e più a rischio di infezione. Dato che questa preoccupante tendenza continua, gli scienziati sono alla ricerca di risposte semplici. I ricercatori del Salve Regina University di Newport, Rode Island, stanno riscoprendo i motivi per cui il miele grezzo è ancor oggi uno dei migliori antibiotici naturali a nostra disposizione.

Il miele combatte le infezioni su più livelli e non favorisce i batteri resistenti

L'autore principale Susan M. Meschwitz, Ph.D., ha presentato i risultati alla 247a Assemblea nazionale della American Chemical Society. E dice: "La proprietà unica di miele risiede nella sua capacità di combattere le infezioni su più livelli, rendendo più difficile ai batteri di sviluppare resistenza ". Meschwitz ha detto che il miele utilizza una combinazione di armi tra cui polifenoli, perossido di idrogeno e un effetto osmotico. 
Il miele è praticamente un combattente ambidestro, e utilizza più modalità per uccidere i batteri . Uno di questi metodi di combattimento è il suo effetto di osmosi. Questo effetto deriva dalla elevata concentrazione di zucchero del miele. In questo processo, l'acqua viene prelevata dalle cellule dei batteri, lasciando gli agenti patogeni la sola scelta del disidratarsi e morire.

Il Miele interrompe le modalità di comunicazione dei batteri distruggendoli 

Il miele possiede anche proprietà che impediscono la formazione di biofilm. 
Questo biofilm viscido sono comunità di batteri che ospitano le malattie. Il Miele  rompe il processo di comunicazione in questo biofilm   batterico chiamato quorum sensing . Per rompere questo processo, il miele ai batteri interrompe questa possibilità di comunicare ed espandere la loro vitalitàSenza questa modalità di comunicazione, i batteri non possono rilasciare le tossine che aumentano la loro capacità di causare la malattiaMeschwitz ha detto che, interrompendo il quorum sensing, il comportamento virulento dei batteri è indebolito, " e rende i batteri più sensibili agli antibiotici convenzionali." I medici devono prescrivere miele prima, e antibiotici come ultima risorsa
Il miele è così potente che distrugge i batteri, e dovrebbe essere la prima modalità di trattamento nel trattamento di una malattia batterica. 

I medici devono prescrivere miele in primo luogo, dal momento che attacca i batteri da più angolazioni. 
Gli antibiotici dovrebbero essere la terapia "alternativa", o l' ultima spiaggia . Il miele è più potente perché impedisce la formazione di batteri resistenti agli antibiotici. Gli antibiotici convenzionali falliscono perché il loro obiettivo è solo la riduzione dei processi di crescita essenziali dei batteri. Questo permette ai batteri di costruire una resistenza nel tempo, e  distrugge anche i batteri utili nell'intestino del paziente. Il miele funziona in modo diverso, abbatte i processi di comunicazione dei batteri, mentre disidrata le strutture dei batteri attraverso un effetto di osmosi. Inoltre , il miele è abbondante di potenti antiossidanti in forma di polifenoli. Meschwitz aggiunge: "Diversi studi hanno dimostrato una correlazione tra l'antimicrobico non-perossido e l'attività antiossidante del miele e la presenza di composti fenolici miele."

Il miele è anche antivirale, antimicotico e pieno di antiossidanti 

Non solo il miele è antibatterico, ma è anche antivirale e antimicotico. Queste proprietà da sole lo rendono più potente degli antibiotici convenzionali. Il miele può indirizzare condizioni fungine non rilevate che possono essere la causa principale della malattia perpetua. Meschwitz ha detto che il suo team di ricercatori ha misurato il livello di attività antiossidante del miele. "Abbiamo separato e identificato i vari composti polifenoli antiossidanti. Nei nostri studi antibatterici, abbiamo testato l'attività del miele nei confronti di E.coli , Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa , tra altri.
Mentre molte marche commerciali di miele vengono filtrati e falsati, il posto migliore per cercare questo delizioso medicinale e non filtrato è il miele grezzo presso le aziende di apicole locali. 

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte sadefenza e l'autore della traduzione Vàturu  

venerdì 11 aprile 2014

Dopo Doddore ci pensa anche un giurista il dr Andrea Pubusa a fare: Ricorso al Tar contro legge elettorale Chiesto annullamento voto regionali

Dopo Doddore ci pensa anche un giurista il dr Andrea Pubusa a fare: Ricorso al Tar contro legge elettorale  Chiesto annullamento voto regionali

Mesi fa Sa Defenza , poneva in evidenza l'incongruenza della nuova legge elettorale, ad excludendum*, che abbiamo apertamente denunciato e solidarizzato con l'esposto già fatto allora da Doddore Meloni che diceva:
"la legge Statutaria N1. Pubblicata sul B.U.R.A.S. IL 14 Novembre 2013.(legge elettorale regionale.) In particolare voglio evidenziare la scarsa considerazione del concetto democratico sancito e garantito sul diritto universale di ogni persona, Garanzia, difesa in tutto il mondo dai governi democratici, ma non garantita gia' dal momento della loro candidatura,dai candidati alla Presidenza del Governo Sardo."
Sa Defenza 


Ricorso Tar contro legge elettorale
Chiesto annullamento voto regionali

unionesarda
 il giurista sardo dr Andrea Pubusa
http://sadefenza.blogspot.it/
A poco meno di due mesi dalla elezioni, la legge elettorale regionale viene messa in discussione con un ricorso presentato al Tar da 25 cittadini, tra i quali il giurista Andrea Pubusa, il direttore del Manifesto Sardo, Marco Ligas, e la consigliera di parità Laura Moro.
Il ricorso chiede ai giudici amministrativi di rimettere gli atti alla Corte Costituzionale per diversi profili di illegittimità costituzionale e, se accolto in toto, potrebbe inficiare l'esito delle elezioni, che potrebbero così essere annullate. 


Le censure sollevate dal comitato riguardano la previsione del premio di maggioranza al 55% per il candidato governatore che ha raggiunto il 25% delle preferenze, la mancata previsione della doppia preferenza di genere e gli sbarramenti al 10% per le coalizioni e al 5% per le singole liste che lasciano fuori dal Consiglio regionale forze che hanno ottenuto migliaia di voti, "mentre piccoli partiti che hanno ottenuto anche meno dell'1% - sostengono i promotori - sono riusciti ad ottenere seggi perché hanno baciato le pantofole ai grandi partiti". 


Finora altri quattro ricorsi sulla legge elettorale sono stati presentati al Tar, tra i quali quello dell'ex consigliere regionale di Forza Italia, Angelo Stochino, che verrà discusso in udienza il prossimo 18 giugno. 

Pubusa ha spiegato che tecnicamente viene chiesto l'annullamento del decreto di proclamazione degli eletti da parte dell'Ufficio regionale elettorale e che si possono ipotizzare diversi scenari. 
"O il ricorso viene respinto, oppure il Tar rimette gli atti alla consulta - osserva il giurista -. A questo punto se la Corte Costituzionale accoglie la censura di legittimità costituzionale sul voto di preferenza si può arrivare all'annullamento delle elezioni e alla nomina di un commissario. 

Se la Corte accoglie solo l'eccezione sul premio e sullo sbarramento si ritorna ad un sistema proporzionale, entrerebbero in Consiglio i candidati di Murgia e Pili, mentre Pigliaru rischia di non avere più la maggioranza

Inoltre non vogliamo più assistere a furbate come quelle di consiglieri che all'ultimo minuto della Legislatura passano da un partito all'altro per consentire di non raccogliere le firme necessarie a presentarsi alle elezioni". 
Infine - conclude Pubusa - se la Consulta accoglie solo la censura sullo sbarramento, Murgia e Pili entrerebbero in danno della coalizione di centrodestra. 


Secondo Ligas, "si tratta di mettere in discussione una legge elettorale regionale che riteniamo anticostituzionale e che garantisce un premio di maggioranza sproporzionato".


note
* Conventio ad excludendum è una locuzione latina con la quale si intende definire un accordo esplicito o una tacita intesa tra alcune parti sociali, economiche o politiche, che abbia come fine l'esclusione di una determinata parte terza da certe forme di alleanza, partecipazione o collaborazione.

venerdì 4 aprile 2014

Sovranità nazionale : fare chiarezza per fare fronte comune

Come movimenti indipendentisti sardi, pensiamo che si abbisogni di chiarezza al nostro interno in quanto al concepire la nazione, il nazionalismo ecc.  e come relazionarci per giungere a buon fine; poiché ci  pare di vedere, che a volte sfumature e incomprensioni sul significato delle tesi e delle azioni atte, siano  determinate da interpretazioni discutibili sull'essere nazione, e comunità. 

Perciò bando alle ideologie , che aggiungono a quanto pare il di più e non convengono sul suo significato intrinseco e puro della semantica nazionale, proponiamo l'articolo di Gianni, perché  sia materiale di dibattito e confronto costruttivo tra tutti i movimenti, tante sono le domande che ci possono venire a mente e per esempio ci chiediamo: quale sia la giusta misura attorno alla nostra rivendicazione indipendentista, quali valori essa esprime e che società si ha intenzione  costruire; ma prima dobbiamo lottare contro la bestia immonda della globalizzazione e l'impero del male liberista.

Partiamo dalla realtà , dalla storia attuale, dagli eventi d'oggi che ci paiono e mostrano  ci  sommergono se 'osserviamo bene con il giusto distacco "i suoi saperi di sistema" e se siamo capaci possiamo insabbiare i suoi ingranaggi facendo bloccare la mortifera globalizzazione; l'analisi della fase politica mondiale e della globalizzazione ci fa scoprire l'importanza di mantenere vive le democrazie  il potere del popolo che può avvenire solo attraverso la sovranità della "nazione", abbiamo dato pure noi di sa defenza un contributo mesi fa,  chi non l'avesse letto lo rimandiamo al link per conoscenza, vi incoraggiamo a leggere l'articolo sottostante per trarne i vantaggi che esso ci dà aprendo schemi di ragionamenti magari lontani dal nostro modo di vedere ma sicuramente interessante per tutti coloro che volonterosamente vogliono dibatterne fra tutti.
Sa defenza

Sovranità nazionale : fare chiarezza per fare fronte comune.

GIANNI DESSÌ

Il recupero e la difesa della sovranità nazionale è oggi condizione necessaria, anche se non sufficiente, per l’affermarsi di un qualunque differente sistema domani. Un momento di lotta unitaria “transeunte”. 

Uno stato di necessità, in grado di rimettere in condizione i popoli assoggettati di riappropriarsi delle proprie prerogative sovrane, per poi potersi anche solo confrontare su quale direzione dare al cambiamento. 

E’ mera finzione, e grande inganno del sistema, continuare a confrontarsi sulla scelta del seminato, senza prendere pienamente coscienza di non essere più proprietari del terreno.

Chi non affronta e non persegue prioritariamente la riconquista della Sovranità, ci inganna e ci parla del niente
Perché non disponiamo più di nessun mezzo per attuare politiche che non ci siano imposte da altri. 
Anche questa è un'arma di distrazione di massa. 
Discutere rimedi ai sintomi del male, dividendoci su questi in mille rivoli, senza mai affrontare la causa, ha la stessa valenza del curare il cancro con gli antidolorifici, lasciando che vada in metastasi ancor più velocemente. 

L’élite dominante del finanz-capitalismo lo sa bene fin dall’iniziomentre tra i popoli comincia pericolosamente (per loro), e faticosamente (per noi), a farsi strada la coscienza che solo da li si possa ripartire.

Ma cosa dobbiamo intendere per Sovranità Nazionale e su quale visione Sovranista costruire una solida alternativa?
Data la confusione imperante sui significati politici di sovranismo e nazionalismo - in parte voluta strategicamente dai media e in parte lascito velenoso di una certa cultura sinistroide post bellica - e le sterili polemiche sulla sua collocazione destrosinistra, è bene dare conto di ciò che vogliamo intendere con questo termine.

Fare chiarezza e sgombrare il campo da facili equivoci, come ben osserva De Benoist1 è sempre fondamentale, perché “o si concorda sul significato delle parole o non si discute più: è un dialogo tra sordi. (…) le parole sono anche armi. Anche l’improprietà semantica lo è. Mira innanzitutto a screditare o delegittimare. Usate sistematicamente come peggiorativi, certe parole diventano insulti.
Riporterò una definizione semplice e immediata, senza invadere il campo della semantica e della filosofia.
Il Sovranismonon è una teoria, bensì un’istanza di riconquista della sovranità da parte di stati e popoli2 che per svariate ragioni storiche, politiche ed economiche (che indagheremo altrove), l’hanno persa o ceduta tramite artifici e raggiri, generando una situazione di assoluto deficit di rappresentanza e decisionalità su tutte le questioni che li riguardano.

Questa istanza, che può e dovrebbe essere comune a qualsivoglia collocazione politica, si contrappone direttamente alla visione mondialista ed all’azione globalizzatrice in atto, che tende progressivamente ad escludere ogni partecipazione dei popoli alle decisioni che li riguardano, dissolvendo le istituzioni intorno alle quali questi si sono fin’ora organizzati e che sono meglio in grado di tutelarne le prerogative e i diritti

In particolar modo, la distruzione degli stati nazionali, costituisce il primo fondamentale obiettivo per l’attuazione di questo criminale disegno.

“Distruggere le Nazioni per costruire il sogno malsano del villaggio globale, l’utopia di un mondo egualitario, ma badate bene un mondo dove ci sarebbero persone più uguali delle altre (...) dove ci sarebbe qualcuno che avrebbe il diritto di mantenere la propria integrità, nel momento in cui invece altri sarebbero vivamente incoraggiati a perderla, senza differenze di sesso, nè di religione, né certamente di opinione, tutto sarebbe compreso e sottoposto alla legge sotto la minaccia di sanzioni penali (…) si tratta di sottomettersi al pensiero unico. Si vogliono distruggere le nostre tradizioni locali, culturali, culinarie, il nostro modo di vivere, al fine di renderci identici in ogni punto del globo e soddisfarci con degli standard di consumo forniti dal nuovo ordine mondiale.”3

Alcune istituzioni sovranazionali, come l’attuale Unione Europea, organizzazioni economiche come la World Trade Organizzation (WTO), organizzazioni finanziarie come Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale, la Bank for International Settlements (BIS), ne sono i principali strumenti. Mentre il suo braccio armato, politico e geopolitico, è costituito dalla potenza imperiale USA e dalle organizzazioni militari da esso direttamente controllate o assoggettate, come la NATO.

Qualcuno, come Fréderic Lordon ha cercato di distinguere “ciò che chiama un “sovranismo di destra” da un “sovranismo di sinistra”, contrapponendo i concetti di “Nazione” e “Popolo”.
Una contrapposizione artificiosa, ben argomentata e smontata dallo stesso J. Sapir4, che conclude affermando che “c'è il sovranismo, condizione necessaria dell'esistenza di un pensiero democratico, e ci sono le ideologie che rifiutano la sovranità e quindi, alla fine, la democrazia".

Premesso che oggi non ha alcun senso (se non quello di celare l’entità univoca dominante) continuare a parlare ancora di destra e sinistra, né politica né concettuale, mi limito a sottolineare che nazione e popolo possano perfettamente, e naturalmente, coincidere costituendosi liberamente in Stato-Nazione - vista non come strumento capitalistico per nuovi sciovinismi5, ma piuttosto come “collettività ritenuta depositaria di valori tipici e consolidati del patrimonio culturale e spirituale di un popolo/etnìa, essendo tale patrimonio la risultante di uno specifico percorso storico - e organizzandosi in forme statuali, tali da rappresentare e tutelare gli interessi stessi del popolo .
Artificiosa, potrebbe essere anche la contrapposizione tra Nazionalismo - “quell'insieme di idee, dottrine e movimenti che sostengono l'importanza del concetto di identità nazionale e di Nazione” - e Internazionalismo - cioè fra (inter) nazioni distinte (nationes) - se inteso come esigenza di superamento del quadro nazionale, finalizzato ad agevolare la “solidarietà tra più nazioni per raggiungere scopi sociali, politici, economici”. In quest’ottica, secondo il mio punto di vista, corretta e scevra da ideologismi, la prima è addirittura “conditio sine qua non” per l’avverarsi della seconda.

Alla stessa maniera, la globalizzazione, basata su una visione “mercatista” e “americanocentrica”, ben si sposa con l’imperialismo, inteso come supremazia di uno Statotesa a creare una situazione di predominio, diretto o indiretto, su altre nazioni, mediante conquista militare, annessione territoriale, sfruttamento economico o egemonia politica”. Fin troppo facile, riconoscerne i caratteri tipici dell’attuale politica Statunitense.

Infatti, l’attuale impero americano “è ideocratico, nel senso che la sua pretesa di potere mondiale (Kratos) si fonda ideologicamente su una certa idea del mondo: un mondo senza confini (borders) chiusi, e un mondo in cui le cosiddette frontiere (frontiers) non sono limiti alla propria espansione, ma solo linee simboliche di oltrepassamento consentito, in nome, ovviamente dei propri valori nazionali eretti a valori universali da esportare”.6

All’interno di questo quadro, è sempre necessario discernere attentamente, secondo una severa concezione schmittiana di “amico” e “nemico”7, tra le diverse concezioni di nazionalismo, senza mai mettere sullo stesso piano il nazionalismo dei popoli oppressi e quello dei popoli oppressori, così come quello in favore dei primi da quello a servizio dei secondi.
Se il quadro in cui ci si può riconoscere è questo, si deve necessariamente agire, con forza e presto, mettendo da parte nocivi leaderismi e secondarie divisioni, sui tre principali terreni di lotta, che vanno interpretati come inseparabili parti di un tutto.

In primis, il recupero della sovranità popolare in Patria, riportando il “potere al popolo”.
I partiti avvicendatisi alla guida del paese hanno dimostrato la loro supina accettazione di questo sistema, partecipando alla sua gestione, ci hanno fatto perdere la sovranità nazionale e popolare; hanno saccheggiato le casse pubbliche selezionando una feroce cleptocrazia; hanno stretto rapporti economici ed elettorali con la malavita organizzata; con la falsa ideologia del “libero mercatohanno consegnato al potere finanziario la struttura produttiva, l'informazione, l'istruzione, il territorio, l'ambiente, la salute ed i servizi.
Le istituzioni che avrebbero dovuto essere i templi della democrazia (potere del popolo), sono state trasformate in mercato di favori, spartizione e saccheggio delle residue risorse pubbliche8.

Il recupero immediato e con ogni mezzo della Sovranità della Nazione  in tutti i suoi aspetti (politico, economico, finanziario), sia dal giogo dell’Unione Europea - di questa Unione Europea, non “tout court” dell’Idea di Europa dei popoli, unita e indipendente - che da quello del vero padrone USA.
La nostra politica estera e le nostre forze armate sono dirette dagli Stati Uniti d'America, che occupano l'Italia, e l’Europa, con le loro basi militari e gestiscono la NATO9.
Sostenere senza riserve la lotta sovranista e identitaria in tutto il globo, perché la battaglia è globale e si può vincere solo “agendo locale e pensando globale”. 
È imperativo sostenere senza esitazione le nazioni che si oppongono al dilagare dell’impero ed ai suoi disegni di egemonia mondiale; le nazioni occupate, destabilizzate, scaraventate in sanguinose lotte intestine per conto terzi; i movimenti di resistenza e di lotta, in Europa e nel mondo.
Su questo, si può e si deve cercare l’unità d’azione. Coscienti, come non mai, che o si lotta insieme o si muore divisi. Citando il compianto C. Preve, non v’è dubbio che il “movimento anti globalizzazione” (inteso come generico contenitore di elementi coscienti che vi si oppongono) sia attualmente solo “un’alleanza” (ancora solo potenziale) “quasi sempre instabile tra chi difende la comunità, chi difende lo stato nazionaleinteso come somma di sovranità monetaria e di sistemi di welfare – e infine chi difende gli interessi del demos inteso come aggregato degli economicamente svantaggiati. Queste tre componenti parlano tre lingue diverse, mentre il partito unico della globalizzazione ne parla una sola: l’inglese operazionale dei mercati finanziari. C’è dunque bisogno di un “servizio di interpretariato”, per far parlare e decidere insieme queste tre componenti distinte.

Senza tornarne pienamente proprietari della nostra Sovranita' di Nazione, al netto di cessioni e usucapioni compiutesi nel tempo, nessuna azione in nessun altro campo, sarà mai veramente possibile. Questa è la madre di tutte le battaglie.

NOTE
1Alain de Benoist, in Boulevard Voltaire – la libertè guide nos pas, http://www.bvoltaire.fr/
 2S. D’Andrea, sovranismo, in www.appelloalpopolo.it del 15/10/2013
 Jean-Marie Le Pen, discorso sul mondialismo, Arras 2009 su www.youtube.com/watch?v=gYX3l_Z62tw
 4 Jacques Sapir, À propos d’un article de Frédéric Lordon, et en attendant le 14 juillet, inhttp://russeurope.hypotheses.org/1441#footnote_1_1441
5 sciovinismo s. m. [dal fr. chauvinisme, dal nome di Nicolas Chauvin, soldato francese dell’impero napoleonico il cui nome fu utilizzato in vaudevilles e commedie per rappresentare il tipo del patriota fanatico]. – Nazionalismo esclusivo ed esaltato, che si esprime in un’aprioristica negazione dei valori e dei diritti degli altri popoli e nazioni: il proverbiale sc. dei francesi; per estens., campanilismo, spirito di parte gretto e intransigente.
6 Costanzo Preve, Il popolo al potere, Arianna Editrice
7 Schmitt “mette bene in chiaro che l’antica distinzione fra amico e nemico, basata sul concetto di concorrenza, è da considerarsi ormai del tutto superata. Amico e nemico sono ormai determinati, l’uno rispetto all’altro, dalla categoria di una radicale alterità, ossia di una impossibilità di comporre indefinitamente i contrasti sul piano concreto, esistenziale, e quindi dalla necessità di ricorrere al conflitto mediante una decisione”.

mercoledì 2 aprile 2014

Bifenili Policlorurati (PCB): le responsabilità della Bayer

Bifenili Policlorurati (PCB): le responsabilità della Bayer

Unimondo.org

I Bifenili Policlorurati, meglio conosciuti come PCB, sono tra le sostanze più tossiche mai create. Ne sono state prodotte negli anni 1,3 milioni di tonnellate utilizzandole in apparecchiature elettriche, vernici e lacche per pavimenti, oltre che in molti materiali riempitivi per l'edilizia che hanno contaminato nei decenni migliaia di edifici.

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha classificato i PCB come carcinogeni di Categoria 1, sostanze capaci di danneggiare il sistema ormonale, quello nervoso e quello immunitario attaccando la tiroide, il fegato, i reni e causare anche infertilità. 

La Svezia fu il primo paese al mondo a proibire l'utilizzo dei PCB in applicazioni aperte, cioè composti per riempitivi, vernici e plastiche, fin dal 1972. 

La Germania la seguì nel 1978. Ma, a causa delle pressioni dei produttori, l’uso dei PCB è rimasto consentito in sistemi ostensibilmente chiusi, come nei fluidi per circuiti idraulici o nei trasformatori, fino agli anni ’80. Ma i problemi, purtroppo, non sono finiti allora. 

I PCB hanno una vita molto lunga e un’alta mobilità. Si trovano ormai dappertutto in natura, dalle profondità marine all’artico tanto che nelle popolazioni Inuit del Canada si sono trovate concentrazioni di PCB alte quanto quelle delle vittime di gravi incidenti chimici.

Ma veramente i produttori non sapevano nulla della tossicità dei loro prodotti? La Bayer che iniziò la produzione dei PCB negli anni 30 è stata l’ultimo produttore attivo in occidente e ha terminato la sua velenosa produzione solo nel 1983. 

Vendendoli coi nomi commerciali di Clophen e Elanol ha piazzato nel mondo 160.000 tonnellate di Bifenili Policlorurati, circa il 12% della produzione globale, risultando la seconda maggiore produttrice dopo la Monsanto
Ma per la Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer (CBG) la multinazionale di Leverkusen “non potevano non sapere”. Ora che gli enormi costi di bonifica ricadono sulle tasche del contribuente e sulla sua salute pubblica la CBG ha proposto una contro-mozione alla prossima assemblea degli azionisti della Bayer, che si terrà il 29 aprile a Colonia, per esporre e chiedere conto delle responsabilità della Compagnia. 

Philipp Mimkes rappresentante della CBG in Germaniaha affermato, presentando l’intenzione della Coalizione di parlare alla prossima assemblea degli azionisti Bayer, che “Monsanto e Bayer sapevano da molto tempo che i PCB sono dannosi all’uomo e all’ambiente

Perciò l’industria chimica è complice in migliaia di casi di avvelenamento. È ben ora che i produttori di allora sopportino parte degli immensi costi medici e di bonifica. È inaccettabile che Monsanto e Bayer, abbiano guadagnato per mezzo secolo dalle vendite dei PCB e ora non contribuiscano ai costi della loro bonifica”. 

Oggi nel mondo ci sono oltre 3 milioni di tonnellate di fluido idraulico e materiali contaminati da PCB. “Il costo della rimozione, trasporto e adeguato smaltimento, va dai 2.000 ai 5.000 dollari a tonnellata, - ha spiegato la CBG - per cui il costo totale può arrivare a 15 miliardi di dollari e la bonifica degli edifici contaminati costerà anche di più”. 

Lo scorso ottobre, l’Università di Bochum è stata costretta a cominciare la demolizione e sostituzione di parecchi edifici contaminati da PCB al costo di centinaia di milioni di Euro. Problemi simili ci sono anche nelle Università di Erlagen, Bielefeld e Düsseldorf così come in molti edifici governativi e anche la bonifica del UniCenter di Colonia costerà circa 30 milioni di Euro, per ora tutti sostenuti dal bilancio dello stato. Ma non solo di edifici stiamo parlando. 

Anche i costi della contaminazione della catena alimentare sono a carico del bilancio pubblico. “Lo scandalo in Belgio, causato dall’aggiunta di 25 litri di PCB nei grassi di mangimi animali, ha portato a costi diretti di un miliardo e costi indiretti di tre miliardi di euro. La crisi dei maiali in Irlanda è dovuta anch’essa all'uso di oli contaminati con PCB durante il processo di deidratazione del mangime, ed è costata al governo circa 100 milioni di euro” ha contabilizzato la CBG.

Ma non esiste solo l’enorme danno economico nella contabilità avvelenata dei produttori di PCB, ma anche quello sulla salute pubblica, ancora difficilmente quantificabili. Ad oggi è certo che i PCB, altamente solubili nei grassi, per decenni si sono accumulati nel nostro tessuto adiposo e nel latte materno, tanto che a seconda delle zone “L’assunzione nei lattanti può essere da 50 a 100 volte più alta che negli adulti”. 

I tossicologi hanno potuto provare negli anni che l’esposizione ai PCB durante la gravidanza può portare a seri danni neurologici nel feto. “Per quanto la concentrazione di PCB nel latte materno sia scesa circa del 75% negli ultimi vent'anni, ci vorranno ancora 100 anni prima che l'assorbimento di PCB dal latte materno scenda sotto la soglia dell'assunzione massima giornaliera tollerabile stabilita dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità” ha aggiunto Mimkes. 

Solo in Germania poi, le circa 20.000 tonnellate di PCB che sono state usate in composti per riempitivi in edilizia, continuano ad avere conseguenze dirette sulla salute. “Più di metà rimangono ancora oggi negli edifici. Migliaia di scuole e di università ne sono contaminate. 

I gas rilasciati provocano una contaminazione permanente dell'aria e hanno causato innumerevoli casi di seri danni alla salute. In alcuni casi, studenti e insegnanti sono stati esposti a concentrazioni tossiche che per i lavoratori di una fabbrica avrebbero richiesto l’uso di indumenti protettivi e di respiratori” ha concluso Mimkes.

Dal momento che il Consiglio Direttivo della Bayer è responsabile della mancata assunzione di responsabilità nei confronti della eredità tossica dei PCB, la Coalizione chiede da subito “che le azioni del Consiglio non siano ratificate” e che la Bayer si assuma immediatamente “la responsabilità morale ed economica che l’uso dei PCB ha causato e continua a causare alla collettività”. Lo faranno? Difficile. 

In casi come questo si avverte la mancanza in Europa della possibilità giuridica di incriminare chi ha una responsabilità diretta nella distruzione degli ecosistemi attraverso uno specifico reato. Una prospettiva chiesta con forza da oltre un anno dalla campagna Fermiamo l’Ecocidio in Europa una coalizione di organizzazioni che combattono per far riconoscere il danno “esteso, duraturo e severo” all’ambiente come un vero e proprio crimine. 

“Noi abbiamo deciso di mirare ad istituire una legge a livello solo europeo,una direttiva, che manca nel panorama giuridico dell’Unione Europea” ha spiegato Prisca Merz direttrice e una delle promotrici dell’iniziativa End Ecocide in Europe. “Ad oggi, infatti, esistono molti accordi ambientali multilaterali, ma non tutti i Paesi li hanno sottoscritti e mancano ancora meccanismi di applicazione efficaci. 

La maggior parte della legislazione impone solo multe per il mancato rispetto, invece di rendere l’ecocidio un atto criminale”. Anche per questo fino ad oggi molte multinazionali hanno solo calcolato, includendolo nelle loro spese, il danno che dovranno pagare per l’infrazione di leggi esistenti, invece di astenersi dal distruggere l’ambiente e le persone nel nome del profitto ad ogni costo. 

Una firma per l’Ecocidio darebbe oggi ancora più forza a chi come la Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer chiede ad una multinazionale di riconoscere le propri responsabilità. 


Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer

sabato 22 marzo 2014

Sardinya: analisi su il POTERE, un'analisi sulla nostra società.

POTERE: un'analisi sulla nostra società.

Paulu Leone Cugusi Biancu

I RAPPORTI DI POTERE

Soggetti e Società, Complessità Organizzativa e Sistema.

Nonostante i suoi 30 anni leggere il libro "Potere e Complessità Sociale" di Niklas Luhmann, mi ha dato lo stimolo per presentare alcuni spunti d'analisi al fine di valutare l'attuale momento storico-politico:
Niklas Luhmann
NOI SARDI ci confrontiamo con questi temi  che hanno un impatto forte sull'idea di  "NATZIONE SARDA"

Assistiamo, nostro malgrado, al rapporto molto conflittuale (mio punto di vista) STATO/RAS, dove la maggioranza alla Regione dimostra una gestione amatoriale di fronte allo Stato, ma la Casta pluridecennale del Parlamento, di fronte all'Europa, non decide quasi niente perché totalmente non adeguata.....

Ma anche i tecnocrati Europei di Bruxelles sono inconsistenti di fronte al potere delle Agenzie di Rating americane, dimostrando di non saper affrontare la CRISI

La domanda é: PERCHE'succede questo ?

Riguardo alle situazioni descritte uso la "Metafora della Matrioska" , dove ogni crisi si  sdoppia in un altra - più piccola.
Ciò lo si deve al fatto che le varie crisi hanno comune origine; basta osservare le caratteristiche del rapporto di potere che le contraddistingue e che ne rende difficile la soluzione.

Per spiegare il perché delle crisi uso le categorie di Luhmann, sottolineando come nel Rapporto di Potere  la volontà  del subordinato non ha bisogno di venir sostituita dalla volontà di chi sta più in alto, ma ha solo bisogno di venir motivata adeguatamente senza ricorrere a alcuna violenza e/o coercizione; ......... Precisando e rafforzando meglio tale concetto.....si può affermare che ogni ricorso alla coercizione e/o violenza  segna non già il successo del Potere ma il suo smacco.



  • Le Crisi di oggi sono variabili dipendenti del Rapporto di Potere, basato sulla comunicazione (canale privilegiato), che fa arrivare la motivazione specifica fino all'ultimo gradino della scala sociale. 
  • Nella relazione di Potere, la Matrioska da cui il Potere emana ha un impatto tanto più forte e efficace sui subordinati se ottiene l'obbedienza spontanea  e la contemporanea rinuncia a altre possibili alternative.
  • Si determina una scala di obbedienza di segno discendente: quanto più il potere della finanza e delle banche convince chi sta in posizione inferiore a obbedire spontaneamente, questi convinceranno a loro volta gli altri livelli, posizionati immediatamente dopo, allo stesso tipo di obbedienza. 
  • Oggi, i Sistemi Politici - detti impropriamente democratici - sono sistemi funzionali (non ideologici) che hanno un'unica funzione: Produrre Potere.
  • Ogni Sistema Politico - nell'istante in cui produce Potere - legittima sé stesso assumendo il ruolo di "variabile indipendente" ; le procedure che lo legittimano (all'interno del Sistema Politico) sono delineate come funzioni, in modo da considerarle "variabili dipendenti" del sistema politico osservato.
  • Le Funzioni descritte con date procedure, delimitano il raggio/campo d'azione di ogni singola funzione ma anche i ruoli particolari di ogni soggetto; ogni singolo soggetto ha un margine di libertà, più/meno ampio a seconda della funzione, per soddisfare il singolo che la esercita, all'interno di regole codificate. 

  • Nessun Sistema Sociale Moderno  potrebbe stabilizzarsi per lunghi periodi se l'esercizio della forza (al suo interno) non avesse un ruolo marginale rispetto al flusso complessivo dei Rapporti di potere. 
    Vediamo cosa succede nella pratica.

    Il Sistema Elettorale e la Competizione fra partiti  sono 2  elementi di un sottosistema sociale più ampio, quello politico, che attribuisce ai partiti un grado molto elevato di Autonomia (il cui livello é comprensibile analizzando i casi negativi portati all'onore della cronaca) e di Indeterminatezza strutturale, con cui  si rideterminano le aspettative degli iscritti, creando le leadership  e riducendo la complessità generale degli interessi e la domanda politica che viene dall'esterno.
    • "Il Principio Elettorale" basato sui principi della generalità del suffragio, della eguaglianza del voto e della sua segretezza  é funzionale alla elezione politica di ALCUNI che, da quel momento, fanno e si comportano come vogliono, quasi senza impedimento.
    • Il Principio elettorale quindi, condizionato dall'Autonomia  e dall'Indeterminatezza strutturale, non ha la Funzione di affermare la volontà popolare e, tantomeno, di scegliere i migliori e/o i più competenti.
    • L'ELETTORE é inserito nel contesto d'una procedura particolare, che determina i limiti di competenza.
    • Solo "Classi di Elettori" ampie possono superare questi limiti .
    La LOGICA SISTEMICA delle nostre società complesse non viene spiegata dai vecchi paradigmi, frutto di altri tipi di organizzazione sociale, di una diversa struttura produttiva e di valutazioni di tipo meccanicistico, quando si analizzano dall'interno la relazione capitale/lavoro e il concetto di produttività/ora.

    Tale logica sociale, per Niklas LUHMANNnon è l'affermazione della democrazia secondo la nozione classica ma la Logica Sistemica dell'Economia del Consenso, da valutare come Obiettivo funzionale e come Gestione di un "consenso supposto e non di uno effettivo", fondato su convinzioni comuni dei cittadini che, quando diventano Elettori, rinunciano alle loro convinzioni, limitando le proprie competenze e accettando nuove procedure stabilite dal Partito e/o Movimento.

    Per andare oltre, si deve analizzare l'ormai introvabile fattore TEMPO, dipendente da vari motivi.
    Le odierne SOCIETA' COMPLESSE ci guidano condizionano con mille problemi: scadenze, impegni di pagamento, presenza a varie manifestazioni per avere visibilità, che non sono parte della libera scelta (se mai é esistita) dei singoli ma comportamenti dovuti, che definisco come "dei quasi obblighi". 
    • Fare altre scelte, leggittime o allettanti, é diventato quasi impossibile.
    • Se si vuol creare una SOCIETA' diversa in Sardegna, diventa indispensabile riappropriarsi del Tempo, semplificando tutte le nostre Strutture Sociali....
    POTERE: 2°parte di "Soggetti e Società, Complessità Organizzativa e Sistema. 

    L' INFLAZIONE DEL POTERE La prima parte dell'analisi sul Potere si é soffermata sul FATTORE TEMPO, di cui abbiamo esplicitato le caratteristiche seguenti: Le odierne SOCIETA' COMPLESSE ci guidano/ci condizionano con mille problemi: scadenze, impegni di pagamento, presenza alle più varie manifestazioni per avere visibilità, non fan parte della libera scelta dei singoli ma sono comportamenti dovuti, "dei quasi obblighi". Fare altre scelte, legittime o appartenenti agli interessi dei singoli, é diventato quasi impossibile. Per creare una nuova SOCIETA' SARDA, basata su altri obiettivi, dobbiamo riappropriarci del TEMPO. 

    PER capire come e dove cambiare si deve fare una sintesi sul funzionamento delle ISTITUZIONI POLITICHE. 

     Il periodo che viviamo si può definire "TARDO CAPITALISMO" o principio d'un CAPITALISMO FINANZIARIO che si dipana in maniera autonoma rispetto alle istituzioni Politiche, le sovrasta e le condiziona. 

    Le ISTITUZIONI sono una conseguenza diretta della "complessità funzionale" delle società moderne. 

    I SISTEMI POLITICI, come quelli occidentali che si limitano a garantire la propria stabilità, sono carenti in relazione alla capacità di prevenire certi disturbi potenziali della moderna complessità sociale, perché incapaci d' esprimere una Pianificazione Politica a 360° gradi. 

    BISOGNA ALLORA CHIEDERSI: 
    Che rapporti esistono e quali sono i legami tra "IL PROBLEMA della DEMOCRAZIA" e le "TEORIE" che sovrintendono l'organizzazione di qualunque complessità sistemica del CAPITALISMO FINANZIARIO ? 

    Si può osservare negli STATI MODERNI, quelli detti Stati di Diritto, che il dissenso Politico é sempre attivabile istituzionalmente ma SI SCONTRA: con LIMITI di compatibilità posti dalle regole dello sviluppo capitalistico-finanziario; con il FORMALISMO rappresentativo (che ha perso decisionalità ma non il denaro) che é funzionale allo Status. 

    Il MODELLO così detto "rappresentativo" può (a lungo andare) manifestare dei rischi di evoluzione del Potere e, perciò, bisognerebbe valutare: Il definitivo tramonto del vecchio "Laissez faire" liberista e la separazione tra Società Civile e Stato, in un quadro più generale di "Welfare" quotidiano. L'autonomia e l'indifferenza sociale di apparati tecno-burocratici dello Stato (Equitalia é l'esempio) verso gli interessi singoli e nei confronti dei bisogni socialmente emergenti e delle carenze da lavoro. 

    La manipolabilità della Opinione Pubblica da parte di POTENTI AGENZIE (pubbliche e/o artatamente private) per: 
    (a) - produrre consenso, 
    (b) - garantire la lealtà di massa, 
    (c) - neutralizzare il dissenso. 

     La perdita di efficacia garantista delle Procedure Legali e delle Tutele Giuridiche dei diritti soggettivi, ormai piegate a garantire: non la libertà dei Soggetti di fronte al Potere, ma la Libertà del Potere dalle interferenze del SISTEMA POLITICO dello STATO, che non esprime più la generalità dei cittadini. 

    La tendenziale subordinazione del Sistema dei Partiti (attraverso gli eletti) alla logica di stabilizzazione conservatrice delle BUROCRAZIE AMMINISTRATIVE (basta osservare i loro stipendi per capire la loro importanza di "ultimi decisori") con la progressiva omologazione dei "programmi e delle forme organizzative dei partiti". Infine, la vittoria per K.O del Capitalismo Finanziario (controllore), con la sparizione dell'Istituto Classico di ogni Democrazia : la Divisione del Potere.




    Note:

    Luhmann, Niklas, Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale.

    Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale è l'opera di Niklas Luhmann che dalla metà degli scorsi anni Ottanta ha suscitato un intenso dibattito tra sociologi e filosofi politici e del diritto. Rappresenta il contributo forse più denso e originale apparso in Europa in ordine ad una radicale trasformazione della sociologia.Molto opportunamente la casa editrice Il Mulino, che già lo aveva pubblicato nel 1990 con la cura e traduzione di Alberto Febbrajo, che firma anche l'introduzione, lo ha ripubblicato a distanza di 11 anni. Il pensiero di Luhmann, scomparso nel 1998, dopo aver speso una folgorante carriera di studioso dei sistemi sociali e del diritto e aver insegnato Sociologia nell'Università di Bielefeld, ha influenzato i successivi studi di teoria sociale e di filosofia politica proprio per il carattere puro della sua ricerca, vòlta a scoprire i fondamenti e le condizioni di possibilità e pensabilità della scienza sociologica nel XXI secolo.

    Il punto di partenza della teoria luhmaniana è lo stato di crisi della dottrina che, dopo Weber e Parsons, cioè lungo il XX secolo, ha inesorabilmente perso i propri paradigmi o, nella migliore delle ipotesi, li ha convertiti in un pensiero debole o settoriale che risente dell'ecceso di specialismo; d'altra parte, questione importante nell'indagine del concetto di sistema sociale, proprio questa crisi ha aperto in altre discipline, la filosofia politica, la teoria del diritto e la stessa antropologia, un'orizzonte di contaminazione sociologica, convertitasi in alcuni casi in scuola di pensiero – ad esempio le teorie radicali dell'operaismo italiano alla metà degli anni '60, o le teorie politiche "postmoderne" - incentivando la permeabilità e multidisciplinarietà della scienza politica. D'altra parte, come Luhmann afferma nella Prefazione, la sociologia ha dovuto acquisire dalle scienze strutturate e tecnicamente più avanzate, quali matematica e genetica, biologia e informatica, il quadro di riferimento della sua attività, vòlta più all'individuazione di modelli funzionali che a descrizioni fenomenologiche, a indagini strutturali più che a risposte critiche ai problemi posti dalle società complesse, in primo luogo occidentali.
    Il punto di partenza della teoria di Luhmann è condensato nella ricerca di una global theory, una teoria "universale" (pag.59), capace di dar conto non del singolo evento sul piano della composizione articolata di ciò che, anche dopo Parsons, continua a chiamarsi società, bensì dei fondamenti della disciplina. Questi, a partire dalla crisi degli opposti paradigmi ontologico-soggettivistici e critico-analitici, non risultano infatti avere una validità generale. Si tratta dunque di "valicare una soglia" (pag.60), quella improntata alla storia del pensiero, che dall'antichità greca ha mutato almeno tre volte paradigma. Dall'ipotesi tutto/parti, nella descrizione dei raggruppamenti sociali e umani, alle teorie gerarchiche medievali, al concetto di forma che si afferma nel XVII secolo, alla scoperta della differenza tra sistema e ambiente, la teoria sociologica è in effetti riducibile ad una successione di fondamenti, che hanno però lasciato ai margini il dato più evidente e complicato dell'imprevedibilità dei sistemi sociali. Per questo l'importanza dell'opera di Luhmann è stata messa in evidenza anzitutto dai suoi critici, siano essi fautori di una sociologia poststrutturale - per cui l'elemento oscuro e ignoto del legame sociale può sempre essere spiegato in termini di elementi discreti - , o sostenitori della critica sociale di derivazione marxista che, al pari dei filosofi dell'agire comunciativo (Habermas in primo luogo), tendono ad ontologizzare (e soggettivizzare) il concetto di sistema.
    Considerando l'essenziale e innovativo lavoro di Maturana e Varela in biologia, descritto soprattutto in Erkennen: "Die Organisation und Verkörperung von Wirklichkeit" (1982),Principles of biological authonomy, e da entrambi in L'albero della conoscenza (1987), Luhmann giunge invece alla definizione di sistema come entità autoreferenziale, in una ipotesi non dialettica basata sulla differenza tra sistema e ambiente. E di qui giunge al "passaggio, dalla teoria incentrata sul binomio sistema/ambiente alla teoria dei sistemi autoreferenziali" (pag.713). Non è il sistema in sé o l'ambiente in sé a costituire l'orizzonte di svolgimento della teoria, bensì la considerazione dell'insieme differenziale. Il dato che fonda qualsiasi sistema non è quindi la "cosa in sé", l'ente o il soggetto (non esiste un sistema senza un ambiente), bensì la loro relazione, che si riproduce in sottosistemi e ambienti relativi, in un’ incessante attività autoproduttiva. Lo sconvolgimento delle tradizionali categorie sociologiche è il frutto dell'approccio linguistico-funzionalistico, che deve esser considerato come il punto di svolta di ogni indagine sulla complessità delle civiltà e dei sistemi sociali pluridifferenziati.
    La complessità è infatti l' altro fondamento di una teoria non ontologica, pensabile a partire dal carattere differenziale di ogni operazione dei sistemi, essendo essa "informazione che manca al sistema per poter cogliere e descrivere compiutamente il proprio ambiente"(pag.99). E' importante il fatto che l'autopoiesi e in genere le operazioni sistemiche suppongono una desoggettivazione e che tutto si svolge nell'orizzonte di relazioni differenziali: gli elementi dinamici, le società, i loro confini e l'autoriferimento fondante ogni sistema. A differenza delle strutture, i sistemi autogenerano i propri confini ("self generated boundaries", pag.101) e sono indipendenti dall'osservazione altrui. Essi inoltre sono soggetti ad una costituzione multipla e alla compenetrabilità, cioè l'intreccio di relazioni intra ed extrasistemiche che denotano il rapporto con gli ambienti relativi, nonché quello dei singoli individui nella relazione sociale (la cosiddetta interpenetrazione).

    Tra i fondamenti di una teoria sociologica che pone in primo piano l'autoproduzione, il rapporto al tempo svolge una funzione essenziale; esso distingue la teoria luhmanniana dalle precedenti acquisizioni della sociologia, da Durkeim a Weber. Se si vuole aspirare alla costituzione di una teoria universale la dinamicità dei sistemi deve essere ammessa, poiché solo attraverso i concetti di reversibilità e irreversibilità e la scelta per la seconda ipotesi sono comprensibili non solo i mutamenti temporali, ma l'intera prospettiva evolutiva, per lo più assente in un' analisi funzionalistica. Il tema del tempo determina il rapporto tra complessità e selezione, quest'ultima essendo il parametro in base a cui il sistema comunica e riduce ad azione la comunicazione. Ma il tempo è da presupporre anzitutto per il fatto che non può mai esserci corrispondenza tra sistema e ambiente (e anzi la non corrispondenza crea sia il sistema che l'ambiente); dunque anche il tempo è da considerare un differenziale.
    Il tempo può essere "gestito" dai sistemi, secondo alcune metafore produttive (velocità, prudentia) utili a temporalizzare la complessità. Questa opera incessante distingue i sistemi come strutture reversibili dai processi, che sono irreversibili. In questo contesto poi si chiarisce perché l'analisi funzionale (come analisi dei problemi) è la più appropriata a svelare la dinamica sistemica; infatti il metodo funzionale inserisce la prospettiva evolutiva (fatta di discontinuità più che di nessi causali) nella statica di tipo strutturalista e in tal modo l'intero approccio autopoietico al sistema conserva la caratteristica olistica delle precedenti teorie sistemiche, "combinandola però con la capacità di attuare un'elevata specificazione dei problemi...". (pag. 127). Nella loro differenza costitutiva con i sistemi psichici (le cui metafore risultano centrali nella sociologia tra il XVIII e il XX secolo), i sistemi sociali hanno in comune con i primi la coevoluzione, che rappresenta il fattore di senso di entrambi. Infatti il senso è "il prodotto comune dell' evoluzione" (pag.147), ed è la qualità che differenzia il sociale da altri sistemi (meccanici) e strutture.
    Il senso è il fattore che dà luogo alla riduzione della complessità e soprattutto all'autoriferimento, che consente la chiusura dei sistemi (ed è essenziale che Luhmann abbia dimostrato come alla chiusura autopoietica corrisponda un' estesa apertura verso l'"esterno" e che anzi solo sistemi chiusi complessi e autoreferenziali possono "aprirsi"). Infatti solo attraverso una comprensione dell'ambiente e del mondo nelle tre dimensioni materiale, temporale e sociale, è pensabile l'autonomia della dimensione sociale, a partire dalle metafore interno/esterno (materiale), reversibilità/irreversibilità (temporale) ego/alter (sociale). Ulteriore elemento di desoggettivazione, che differenzia Luhmann dalla tradizione metafisica, consiste nell'aver egli individuato uno schematismo e una procedura di ricombinazione, e non leggi di natura, alla base dei processi sociali; come delle generalizzazioni simboliche e non dei segni, alla base dei processi di autocostruzione del senso. Su questo punto di svolta è il caso di insistere, se, successivamente alla concezione luhmaniana e lungi dalla sua indicazione di metodo, consistente in un' integrazione delle varie prospettive teoriche, confliggono da un lato le tendenze a concepire le società e i sistemi politici come entificazioni, in una prospettiva sostanzialistica (siano esse teorie postweberiane, soggettivistiche o dell'agire comunicativo); dall'altro le tendenze analitiche oggettualizzanti e riduzioniste, che declinano la teoria sociale in termini di struttura e funzione.
    In questo senso il superamento dell'ipotesi di Talcott Parsons, che ha comunque costituìto a lungo il riferimento obbligato per l'autore di Potere e complessità sociale avviene reinterpretando il concetto di "doppia contingenza" (pag.205), da cui non può discendere alcuna azione sociale in senso specifico; per Parsons infatti il tipo specifico di agire che si incontra nella società è il frutto di un tacito consenso che crea un orientamento normativo, mentre Luhmann afferma che proprio dalla particolare situazione di una relazione cieca (black box) tra due o più attori sociali proviene l'agire, come dinamica di interrelazione, creazione e distruzione di legame. La critica alla soggettivazione delle categorie di ego e alter come poli della relazione sociale e quella della comunicazione, come situazione oggettiva in cui un mittente e un destinatario risultano personificati, si rivelano produttive al punto da affermare, contro tutte le rassicuranti teorie della società come bisogno di ordine e necessità di controllo, che dalla "cecità", quindi dall' indeterminatezza della situazione nell'incontro tra un ego e un alter e dall' opacità e inaffidabilità reciproca iniziale, si costruisce il sitema sociale, tramite concessioni di libertà. Il contrario del calcolo, dice Luhmann, per cui l'"interesse egoistico nasce solo in un secondo momento" (pag.215).

    I sistemi sono impenetrabili e ciò spinge all'azione. Essi sono creati nell'istabilità.
    "La teoria descrive una realtà che è sospesa nel vuoto, una costruzione che si fonda da sola…Non potendo fondare la stabilità dell'ordine sociale né sulla natura né su norme né su valori validi a priori, la teoria deve individuare nuovi riferimenti…"(pag.227). Questa novità è rintracciata nell'orizzonte comune di ricerca che Luhmann ha condiviso con Habermas nel dualismo comunicazione/azione e nelle rispettive motivazioni come fondamenti dei sistemi sociali. La critica a Weber si lega a quella a Parsons perché se una qualche intenzionalità a priori dell'agire è smentita dalla configurazione stessa del sistema, anche la modalità analitica dell'azione in quanto tale è revocata in dubbio, non essendo essa a creare i sistemi bensì, al contrario, i sistemi a produrre azione. Il passaggio decisivo ad un nuovo paradigma è costituito dal considerare la comunicazione come elaborazione della selezione; in tal caso si avranno tre termini più un quarto, oltremodo necessario, che delinea l'unità dei sistemi: comunicazione, informazione, aspettativa di successo e codifica.
    Si tratta di una teoria riflessiva della comunicazione che, considerata dal punto di vista evolutivo si basa sulla non credibilità delle informazioni. La diffrenza tra comunicazione e informazione non permette di concepire la prima come azione. Inoltre nello sviluppo della comunicazione si possono rintracciare epoche successive, contrassegnate dall'efficacia del linguaggio, dei mezzi di diffusione e dei mezzi di comunicazione. In effetti il tipo di azione specifica dei sistemi sociali proviene dal fatto che per essere osservato un sistema deve preservarsi come sistema d'azione e deve avere al suo interno processi di imputazione delle azioni. Le azioni devono costituire un'autodescrizione del sistema, devono prodursi riconoscimenti interni ed esterni ad esso e tramite l'azione si avvia quell'asimmetria temporale dei rapporti sociali che ne consente l'esistenza; la modalità di creazione dei sistemi è del tipo "order from noise"(pag.287). Diversamente da Habermas dunque la comunicazione non può essere intesa come fenomeno che realizza consenso e integrazione, perché se così fosse: "…minerebbe le sue stesse premesse e riuscirebbe a mantenersi solo riscuotendo un sufficiente numero di insuccessi…"(pag.291).
    La teoria, anche in questo punto, è teoria del differenziale, del dislivello, dell' inadeguatezza. La differenza fondante sitema/ambiente consente l'aumento e insieme la normalizzazione dell'improbabilità su cui i sistemi sociali sono basati. La differenza mette in gioco anche la questione dei confini nel processo di differenziazione tra sottosistemi e relativi ambienti. Nel concreto della formazione dei sistemi e, in coerenza con una teoria non metafisica della società, "i confini territoriali sono un caso particolare di confini di senso"(pag.326), e allo steso modo l'azione collettiva non è una "cosa in sé" ma una possibilità, vagliata nell'evoluzione sociale; in questo senso ogni centro politico è di per sé problematico, per non dire arbitrario, e mette al centro questioni di legittimazione che, nel momento in cui vengono discusse, sono il segno che la conquista di istituzioni formali, di per sé improbalbile, è stata "accettata dai sistemi"(pag.333). Come si può osservare è in questo senso che la teoria viene a confronto con le tendenze più recenti della filosofia politica e del diritto "comunicative", di cui c'è traccia ad esempio nel testo di Habermas Morale, diritto, politica, che riprende alcune tematiche di Luhmann sulla questione del principio normativo e della legitimazione del diritto stesso; esiti e motivi che rimangono centrali soprattutto in questi anni.
    Il sistema di globalizzazione delle esperienze e delle relazioni sociali mette in scena e propone una finzione di legittimità dei comportamenti collettivi, politici ed etici; nonché del diritto, soprattutto internazionale, stabilito dalle sovranità nazionali, calpestato e reso inoperoso dalle forze imperiali e spersonalizzanti. In questo senso il diritto come previsione dei sistemi sociali e i movimenti sociali come eventi autoriflessivi che coniugano teoria e prassi nell'azione, intesi come sistemi immunitari della società, si "conciliano nella figura della disubbidienza civile" (pag.614), ciò che rimane forse uno degli esiti più illuminanti e fecondi del pensiero di Luhmann. Egli infatti considera che proprio nell'opera di destabilizzazione condotta nei conflitti, come nei processi di comunicazione e in genere nelle azioni di rifiuto, considerato in termini sociali, si manifesta un effetto di immunizzazione dei sistemi stessi; essi, come i movimenti sociali (ma con una specificazione diversa su cui è necessario tornare) emanano in tal modo segnali di allarme "distruggendo per un istante la pretesa globale del sistema di essere complessità già ridotta e ordinata"(pag.578). In questo senso il sistema giuridico, considerato nel suo valore comunicativo, più che essere l'elemento ordinatore del sistema sociale è il suo sistema immunitario; funziona come anticipazione di possibili conflitti; esso, diversamente dall'idea giusnaturalista, non è comprensione dell' essenza dell'agire, bensì modalità di trattamento delle informazioni; previene la società alimentando conflitti. E' autonomo nell'uso dello schema lecito/illecito.
    In generale le pratiche conflittuali, di rifiuto sociale, come i processi di comunicazione, in quanto sistemi immunitari non sono sistemi cognitivi (perché bloccano l'autoosservazione) e, nel caso dei movimenti, compiono un'osservazione autoreferenziale. Luhmann illustra l'origine delle forme di conflitto in tre condizioni dei sistemi sociali 1) l'allentamento dei legami interni 2) la specializzazione 3) la cumulazione di effetti di rifiuto. Tale configurazione permette di individuare una storia del mutamento dei conflitti a partire dalle concezioni naturalistiche e individualizzanti per giungere a quella produttiva concezione autopoietica dei movimenti in cui il movimento sociale muove se stesso. I movimenti sono autoreferenzaili e autoriflessivi non separando teoria e prassi. Così diritto e movimenti sociali si conciliano nella pratica della disubbidienza che è questa unità, poiché consiste insieme in un'azione di rifiuto immunizzante e in una nuova produzione di legalità, spostando il suo limite e ridisegnando il suo orizzonte. Anzi, in questi giorni in cui l'attesa di una guerra imperiale e unilaterale che ridisegna violentemente l'ordine mondiale sta mutando la stessa percezione del diritto e della democrazia, si può dire, seguendo Luhmann fino ad un certo punto, che la disubbidienza è la vera legalità e la vera produzione di diritto, in quanto immunizzazione che garantisce, dall'interno del sistema, la sua tenuta; ma che, concepita e praticata fuori dal suo orizzonte liberale, assume il vero potenziale come pratica autoconsapevole di moltitudini in movimento.

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