martedì 12 aprile 2011

Chi abbandonarà per primo l'Euro?

EIR Stratetic Alert n.48
ECplanet

Il controllo politico sull'Europa comincia a venire meno ora che la crisi esistenziale dell'Eurosistema si aggrava giorno dopo giorno. I numerosi discorsi, interviste, articoli ed altre dichiarazioni pubbliche sul “futuro dopo l'Euro come lo conosciamo” ne sono un chiaro segnale. La stampa britannica si concentra in particolare su che cosa farà la Germania: il Financial Times del 24 novembre si chiede se “la Germania ucciderà l'Euro?”, mentre l'Independent fa eco il 25 novembre: “La Germania sarà la prima a lasciare l'Euro?”.

Entrambi i quotidiani, ed anche altri in Gran Bretagna, avvisano i lettori che c'è da attendersi una sentenza della Corte Costituzionale tedesca a favore dei ricorsi presentati contro gli aiuti EU all'Eurozona, e che gli elettori in Germania sono contrari a questi giganteschi salvataggi e sempre più ostili nei confronti dell'Euro. “No, la minaccia all'Euro non viene dai membri più deboli, ma da quelli più forti” scrive The Independent. “La riforma dei trattati che governano l'Euro è dunque essenziale per la Germania… In pratica, tuttavia, è difficile immaginare che la Germania riesca ad ottenere le riforme che desidera il suo elettorato”.

E questa è la più grande minaccia alla moneta unica europea in questo momento – che l'anno prossimo, con la frustrazione per la propria incapacità di ottenere una riforma significativa dell'Euro, la Germania (e altri paesi che la pensano come lei) potrebbero abbandonare il progetto in cui hanno investito così tanto".

Il Daily Telegraph è andato oltre, citando il Prof. Wilhelm Hankel, uno dei cinque ricorrenti presso la Corte Costituzionale, che dice: "La Germania non può continuare a pagare i salvataggi senza andare in bancarotta. Questo fa paura alla gente. Non si trova una cassetta di sicurezza libera in banca oggi in Germania perché sono state tutte affittate e riempite di oro e argento. È una specie di Svizzera underground entro i nostri confini. La gente ha ricordi terribili del 1948 e del 1923, quando perse tutti i risparmi… c'è stata una chiara violazione della legge, e nessun giudice può ignorarla. Sono convinto che la Corte vieterà futuri pagamenti". Il Telegraph conclude: “Se ha ragione – e lo sapremo in febbraio – la crisi del debito UE subirà una svolta drammatica”.

In effetti ci sarà un'udienza decisiva in dicembre, e si prospetta una sentenza all'inizio dell'anno prossimo. Questo scatenerà sicuramente una forte reazione dai mercati finanziari, contro cui dovranno proteggersi i tedeschi, se vogliono evitare di andare a fondo insieme al sistema in bancarotta del gruppo Inter-Alpha.

In Germania stessa molte personalità si sono unite ad Hankel nel mettere in dubbio il sistema dell'Euro “come lo conosciamo”, inclusi Hilmar Kopper, ex amministratore delegato della Deutsche Bank, e Hans-Olaf Henkel, ex presidente della Confindustria tedesca (BDI). A livello parlamentare, i politici dell'FDP in particolare (il partner di minoranza nella coalizione) hanno annunciato che non voteranno a favore degli aiuti al sistema bancario irlandese, aggiungendo che occorre proteggere il denaro dei contribuenti da tale misura.

E Carsten Schneider, portavoce dell'SPD sul bilancio, ha fatto appello al ministro delle Finanze Schaeuble affinché dica alla seduta speciale del Commissione Bilancio al Bundestag il 29 novembre “che tipo di Piano B abbia, se dovesse crollare il sistema dell'Euro”.

In Italia Paolo Savona, presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ha reiterato il suo appello per un Piano B italiano, per un futuro al di fuori dell'Euro. Parlando a Radio Vaticana il 22 novembre ha detto che l'unica domanda è se l'Euro verrà abbandonato per scelta o come un "risultato inevitabile". Un paese serio, ha aggiunto, deve avere "un programma, un'ipotesi, un Piano B che includa questa possibilità".

In un'intervista il 19 novembre alla pubblicazione internet Sussidiario.net, Savona sostiene che “le soluzioni tampone che si stanno individuando non possono funzionare”. “È meglio, a questo punto, che ogni paese abbia un suo schema su come uscire dalla situazione. Ognuno deve sapere cosa succede e cosa fare qualora si rompa l’Eurozona o addirittura l’Unione Europea”. Oggi, denuncia Savona, “siamo in una situazione di 'occupazione straniera', sono gli altri che ci devono dire come ci dobbiamo comportare. Questo non è accettabile, non è dignitoso”.

Fonte originale: EIR Stratetic Alert n.48 /

Liz Taylor

"La loro guerra uccide
quel che alla loro pace
è sopravvissuto."
(B. Brecht)

Liz Taylor, spunta una foto di nudo

Quirra, svolta nell'inchiesta sui tumori "C'è uranio in un agnello a due teste"

unionesarda

Quirra, svolta nell'inchiesta sui tumori "C'è uranio in un agnello a due teste" Un agnello malformato

Un agnello nato con due teste, nelle cui ossa sono state trovate "tracce di uranio non naturale", potrebbe confermare l'ipotesi che tra Perdasdefogu e Quirra siano state utilizzate armi con materiale radioattivo.

Il sospetto è venuto attraverso le analisi rese note dal professor Massimo Zucchetti, docente di impianti nucleari al Politecnico di Torino e consulente del Procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, che da mesi indaga sull'incidenza che le esercitazioni militari effettuate nel poligono militare possano aver avuto sulla salute di uomini e animali. Sarà lo stesso magistrato che, ricevuti gli incartamenti relativi alle analisi, deciderà se e come utilizzare i documenti nell'ambito della delicata inchiesta.

Il professor Zucchetti ha fornito alcuni particolari parlando sabato notte a Rai News 24 e annunciando ulteriori e più precise notizie una volta che il laboratorio in cui sono stati analizzati i reperti chiarirà i dettagli delle analisi. L'agnello con due teste era nato a Escalaplano nel 2003 e da quando, anni fa, venne analizzato nel laboratorio specializzato di Bologna, il referto non venne mai ritirato. Ora il responso che non ammette dubbi: nelle ossa dell'ovino vi è "uranio non naturale", in grado di creare danni ai figli degli animali che sono venuti in contatto con quella sostanza. Si tratta di un nuovo elemento di indagine, quindi, per il procuratore Fiordalisi, che indaga sul presunto utilizzo nel Poligono sardo di armi con uranio impoverito, e che nelle scorse settimane ha inoltre deciso di far riesumare una ventina di allevatori, morti fra il 1995 ed il 2010 a causa di tumori al sistema linfo-emopoietico, per accertare se vi siano contaminazioni da sostanze radioattive.

domenica 10 aprile 2011

Condannati alla crescita

ilfatto

di Massimo Fini

Dopo la tragedia di Fukushima sono state avanzate le soluzioni più svariate: centrali nucleari “sicure” di terza o quarta generazione, rafforzamento del già consistente apparato idroelettrico e, naturalmente, valorizzazione delle cosiddette fonti di energia “alternative” o “pulite”, fotovoltaico, solare termico, eolico. Non esistono fonti di energia che, usate in modo massivo, non siano inquinanti, in un modo o nell’altro. Alcuni anni fa in una piattissima regione fra Olanda e Belgio, battuta dal vento, furono impiantate trecento enormi torri eoliche. Gli abitanti ne uscirono quasi pazzi. Per il rumore delle pale e perché erano abituati ad avere davanti agli occhi una pianura sconfinata che ora trovavano sbarrata da queste torri. Un foglio di carta in una casa è un innocente foglio di carta, centomila fogli ci soffocano. Non c’è niente da fare.

Nessuno ha osato proporre la soluzione più ovvia: ridurre la produzione. Questo è il tabù dei tabù. Perché il nostro modello di sviluppo è basato sulla crescita. A qualunque costo. Il lettore avrà sentito dire mille volte, e non solo in questi tempi di crisi, da politici, di destra e di sinistra, da economisti, da sindacalisti: “Bisogna stimolare i consumi per aumentare la produzione”. Se la guardate bene, a fondo, questa frase è folle. Perché vuol dire che noi non produciamo più per consumare, ma consumiamo per produrre. Che non è il meccanismo economico al nostro servizio, ma noi al suo.

La crescita non è un bene in sé. Anche il tumore è una crescita: di cellule impazzite. Il tumore dell’iperproduttività finirà per distruggere il corpo su cui è cresciuto. Non perché verranno a mancare le fonti di energia e le materie prime come nel 1972 ipotizzavano che sarebbe avvenuto entro il Duemila quelli del Club di Roma nel loro libro-documento I limiti dello sviluppo (magari ci avessero azzeccato, saremmo stati costretti ad autoridurci per tempo): la tecnologia è probabilmente in grado di risolvere questo problema. Ma per la ragione opposta. Un modello che si basa sulle crescite esponenziali, che esistono in matematica ma non in natura, quando non potrà più crescere, perché non troverà più mercati dove collocare i propri prodotti, imploderà su se stesso. Sarà uno tsunami economico planetario.
Piano d’Azione Nazionale sulle rinnovabili, la voce delle associazioni
Questo il futuro prevedibile. Ma basta il presente. La spietata competizione economica fra Stati – questa è, in estrema sintesi, la globalizzazione – passa attraverso il massacro delle popolazioni del Terzo e ora anche del Primo mondo. In termini di più lavoro, di più fatica, di stress, di angoscia, di un perenne pendolo fra nevrosi e depressione in una mancanza di equilibrio e di armonia che ha finito per coinvolgerci tutti. E gli stessi autori de I limiti dello sviluppo, che non erano dei talebani, ma degli scienziati per di più americani, del mitico Mit, quindi dei positivisti, non ponevano la questione solo in termini tecnici, ma umanistici e concludendo il loro documento scrivevano: “È necessario che l’uomo analizzi dentro di sé gli scopi della propria attività e i valori che la ispirano, oltre che al mondo che si accinge a modificare, incessantemente, giacché il problema non è solo di stabilire se la specie umana potrà sopravvivere, ma anche, e soprattutto, se potrà farlo senza ridursi a un’esistenza indegna di essere vissuta”.

Ma non sono stati ascoltati. Corre, corre la “società del benessere”, col suo sole in fronte e le sue inattaccabili certezze, e, come un toro infuriato, non si rende nemmeno conto, mentre già gronda sangue, che, in ogni caso, al fondo non più tanto lontano dalla strada delle crescite esponenziali, l’aspetta la spada del matador.

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domenica 3 aprile 2011

Attacco nucleare Americano programmato sulla Libia


Global Research Articles
by Michel Chossudovsky

La guerra in Libia è stata progettata sul tavolo del Pentagono da più di 20 anni.

Il 14 aprile 1986, Ronald Reagan ordinò una serie di bombardamenti diretti contro la Libia sotto la voce "Operation El Dorado Canyon", in rappresaglia per un presunto attentato terroristico sponsorizzato dalla Libia in una discoteca di Berlino. Il pretesto è stato fabbricato. Durante questi raid aerei, che sono stati condannati da Francia e Italia, la residenza di Gheddafi è stata bombardata uccidendo la figlia minore.

A malapena riconosciuto dai media occidentali, un attacco pianificato sulla Libia con armi nucleari, è stato previsto dall'amministrazione Clinton nel 1997, al culmine dello scandalo Monica Lewinsky.

Il Dipartimento della Difesa americano aveva sviluppato una nuova generazione di bunker buster armi nucleari tattiche per l'uso in Medio Oriente e Asia centrale:

"I funzionari militari e leader di armi nucleari dei laboratori Americani [hanno] ha esortato gli Stati Uniti a sviluppare una nuova generazione di armi di precisione a basso potenziale nucleare ... che potrebbero essere utilizzate in conflitti convenzionali con paesi del terzo mondo". (Federation of American Scientists, 2001)

La B61-11 arma terra-penetrante con una testata nucleare non era stato testato. Faceva parte della serie B61, accoppiato con una cosiddetta testata nucleare "low yield" (bassa resa) . Secondo fonti militari americane: "Se usato in Corea del Nord, il fallout radioattivo [della B61-11] potrebbe portare la deriva su paesi vicini, come il Giappone". (B61-11 Earth-Penetrating Weapon, Globalsecurity.org). La B61-11 terra-penetrante versione del B61 è stata configurata inizialmente di avere una resa "low" (basso) di 10 kilotoni , il 66,6 per cento della bomba di Hiroshima, per la post-Guerra Fredda operazioni militari in Medio Oriente e Asia Centrale.

Il piano Nukleare del Pentagono per la Libia

La B61-11, arma nucleare tattica, era previsto dal Pentagono di essere utilizzata nel 1997 contro il "regime di Gheddafi":

"Alti funzionari del Pentagono hanno aperto ufficialmente una polemica lo scorso aprile [1997], suggerendo che l'arma [nucleare] terra-penetrante sarebbe presto disponibile per l'uso possibile contro una fabbrica chimica sospetta in costruzione da parte della Libia nella città di Tarhunah. Questa minaccia malcelata è avvenuta appena undici giorni dopo che gli Stati Uniti hanno firmato il trattato africano sulle armi nucleari sulle Free Zone (African Nuclear Weapons Free Zone Treaty), accordo volto a vietare ai firmatari di usare o minacciare di usare armi nucleari contro qualsiasi altro firmatario, compresa la Libia ". (David Muller, Penetrator N-Bombs, International Action Center, 1997)

La città di Tarbunah ha una popolazione di oltre 200.000 persone, uomini, donne e bambini. E' sita a circa 60 km a est di Tripoli. Se questa "bomba umanitaria" (con una "resa" o di capacità esplosiva di due terzi della bomba di Hiroshima) fosse stata lanciata su questo impianto "sospetto" WMD, avrebbe provocato decine di migliaia di morti, per non parlare del fallout nucleare...

L'uomo dietro a questo progetto diabolico di usare bombe nucleari contro la Libia è l'Assistente Segretario alla Difesa Harold Palmer Smith Junior. "Anche prima che la B61 entrasse in funzione, la Libia è stata identificata come un potenziale obiettivo ( identified as a potential target)". (Bulletin of the Atomic Scientists - September/ October 1997, p. 27)

Harold Palmer Smith era stato nominato dal presidente Bill Clinton per sorvegliare il nucleare, la chimica e dei programmi di difesa biologica con particolare attenzione "alla riduzione e manutenzione dell'arsenale di armi nucleari degli Stati Uniti". (In relatà) Fin dall'inizio, il suo vero mandato, non era "ridurre", ma di "incrementare" l'arsenale nucleare, promuovendo lo sviluppo di una nuova generazione di mini "innocue"-bombe per l'uso nel teatro di guerra mediorientale.

Harold Palmer Smith Junior

"Test" la bomba nucleare B611-11 su un effettivo paese

Il Dipartimento della Difesa ha come obiettivo, sotto consiglio Harold Smith quello di FastTrack il "testing" (il test) della bomba B61-11 nucleare su un paese vero e proprio:

Cinque mesi dopo [Assistant Defense Secretary] Harold Smith ha chiesto un'accelerazione del piano di produzione del B61-11 , è divenuta pubblico dominio l'affermazione che l'Air Force avrebbe usato la B61-11 [armi nucleari] contro un presunto impianto chimico sotterraneo di armi a Tarhunah in Libia se il presidente decidesse che l'impianto doveva essere distrutto. "Non abbiamo potuto prendere [Tarhunah] per l'imposizione della commissione a utilizzare rigorosamente armi convenzionali," ha detto Smith alla Associated Press. La B61-11 "sarebbe stata l'arma nucleare scelta", ha detto Jane's Defence Weekly.

Smith ha dato comunicazione nel corso di un'intervista ai giornalisti dopo la colazione con il segretario alla Difesa William Perry che in precedenza aveva detto a un'audizione della commissione per le Relazioni Estere del Senato sulle armi chimiche o biologiche, che gli Stati Uniti hanno mantenuto la possibilità di usare armi nucleari contro i paesi dotati di armi chimiche e biologiche. (http://www.nukestrat.com/us/afn/B61-11.htm)

Mentre il Pentagono ha poi negato la sua intenzione di bombardare l'impianto Tarhunah della Libia, e comunque ha confermato che "Washington non esclude uso di armi nucleari [contro la Libia]". (Ibid.) .

Nukes e mini-atomiche: Iraq e Afghanistan

The US military contend that "mini-nukes" are "humanitarian bombs" which minimize "collateral damage". I militari americani sostengono che "mini-bombe nucleari" sono "bombe umanitarie" che minimizzano i "danni collaterali". Accordi presi da una opinione scientifica sotto contratto del Pentagono, dice che le mini bombe -nuclaeari sono "innocue per la popolazione civile circostante perché l'esplosione è sommersa",

La B61-11 è una bomba termonucleare di buona fede , un'arma di distruzione di massa (WMD- Weapon of Mass Destruction), nel vero senso della parola.

Documenti militari distinguono tra la Nuclear Earth Penetrator (NEP) e le "mini-atomiche", che sono armi nucleari con una potenza inferiore a 10 chilotoni (due terzi della bomba di Hiroshima). La NEP può avere una potenza di fino a 1000 chilotoni, cioè settanta volte la bomba di Hiroshima.

Questa distinzione tra mini-atomiche e NEP è per molti aspetti fuorviante. In pratica non c'è linea di demarcazione. Visto che si tratta con lo stesso tipo di armamenti: la B61-11 ha parecchie "available yields"(potenza disponibile), da "low yields" (bassa resa) di meno di un chilotone, di fascia media, fino alla bomba 1.000 chilotoni.

In tutti i casi, il fallout radioattivo è devastante. Inoltre, la serie di armi termonucleari B61 comprende diversi modelli con caratteristiche ben distinte: la B61-11, la B61-3, B61-4, B61-7 e B61-10. Ognuna di queste bombe ha parecchie "available yields" (varie potenze usabili).

Che cosa è prevista per l'attuale teatro di guerra? E' il "low yield" (la bassa resa) bomba da 10 kt ,ovvero, due terzi della bomba di Hiroshima.

Nell'opzione di guerra denominata: "The Libya 1997 "Nuclear Option" " avevano fissato la norma da applicare al caso...

Né Bush né l'amministrazione di Obama hanno escluso di usare ordigni termonucleari distruggi-bunker nel teatro di guerra mediorientale. Queste armi sono state specificamente sviluppate per l'utilizzo nel post Guerra Fredda nei "conflitti convenzionali con paesi del terzo mondo". Essi sono stati approvati per l'uso nel teatro di guerra convenzionale da parte del Senato degli Stati Uniti nel 2002, in seguito all'adozione del Nuclear Posture Review del 2001.

Nel mese di ottobre 2001, sulla scia degli attentati delle torri gemelle del 11 Sept. , il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld auspicò l'uso delle B61-11 in Afghanistan. Gli obiettivi indicati sono stati i bunker di Al Qaeda nelle caverne delle montagne di Tora Bora.

Rumsfeld affermò allora che, nonostante le bombe "convenzionali" le " bunker buster bombs"' sono in grado di fare il lavoro' infatti... lui non ha escluso l'eventuale utilizzo delle armi nucleari." (Citato dallo Houston Chronicle del 20 ottobre 2001).

A questo proposito, la B61-11 è stato descritto come "a precise, earth-penetrating low-yield nuclear weapon against high-value underground targets" ovvero una precisaarma nucleare, terra-penetrante a basso potenziale contro obiettivi di alto valore underground", che includeva i bunker sotterranei di Saddam Hussein :

"Se Saddam è stato il bersaglio di più probabile valore aggiunto in Iraq, potremmo definire il fatto dell'utilizzo di un'arma nucleare come la B61-11 a buon fine, infatti essa promuove la sua morte del Rais e si assicura la decapitazione del regime." (Defense News, December 8, 2003)

"Tutte le opzioni sono sul tavolo" ... Pura follia. Nucleare per attuare un "cambio di regime" ... Ciò che Rumsfeld aveva proposto, come parte di un "mandato umanitario", è stato l'uso di una bomba nucleare per "take out" (estrarre) il presidente di un paese straniero. (Nota dell'autore: non esiste prova documentale che la B61-11 è stato utilizzato contro l'Iraq).

E un attacco nucleare alla Libia è ancora progetto del disegno del Pentagono?

"La Coalizione dei volenterosi" sotto mandato USA-NATO è attualmente impegnata in una "guerra umanitaria" alla Libia per "proteggere la vita dei civili innocenti".

L'uso di una bomba nucleare è esclusa nella dottirina teorica "R2P Responsibility to Protect Doctrine"?

L'amministrazione Bush nel 2001 nella dottrina nucleare contenuta nelle specifiche "linee guida" in materia di "preventivi" attacchi nucleari contro paesi diversi più vasti della regione del Medio Oriente, dell'Asia centrale, e non esplicitamente inclusa la Libia.

As revealed by William Arkin in early 2002, "L'amministrazione Bush, in una revisione della politica segreta ... [aveva] ordinato al Pentagono di progettare dei piani di emergenza per l'uso di armi nucleari [La Nuclear Posture Review 2001 approvata dal Senato a fine 2002] contro almeno sette paesi, denominando non solo la Russia e l '"asse del male" - Iraq, Iran e Corea del Nord. - ma anche la Cina, Libia e Siria (Cfr. William Arkin, "pensare l'impensabile", Los Angeles Times, 9 marzo 2002)

Inoltre, Inoltre al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti è stato detto di prepararsi alla possibilità che l'uso delle armi nucleari possono essere richieste in futuro nella crisi arabo-israeliana. Ed è intenzione a sviluppare piani per l'utilizzo di armi nucleari per rappresaglia contro gli attacchi chimici o biologici, così come "sorprendenti sviluppi militari" di natura non specificata. Questi e una serie di altre direttive, incluse le chiamate per lo sviluppo di anti-bunker con mini-nukes (bombe nucleari) le armi nucleari che riducono i danni collaterali, sono contenute in un documento ancora classificato e chiamato Nuclear Posture Review (NPR), che è stato consegnato al Congresso il Gen . 8. (ibid) (Ibid.)

La dottrina nucleare preventiva (DJNO) - approvato dall'amministrazione Obama - consente l'uso preventivo di armi termonucleari in teatri di guerra convenzionali nei confronti di "stati canaglia". Mentre le "linee guida" non escludono altre (molto più devastanti) categorie di armi nucleari arsenale nucleare degli Stati Uniti / NATO , "scenari" del Pentagono in Medio Oriente e Nord Africa, sono attualmente limitati all'uso di armi nucleari tattiche, compresa la B61-11 bunker buster bomba.

Il fatto che la Libia era stata individuata dal Pentagono per un possibile 1997 mini-nuke "trial run" (di prova) è stato un elemento significativo nella formulazione della Nuclear Posture Review (NPR) del 2001.

Vale la pena notare che le bombe tattiche B61 sono armi nucleari a cui sono state apportate dai partner della America e della NATO : cinque europei "stati non-nucleari", tra cui Belgio, Olanda e Italia, che partecipano direttamente alla campagna di bombardamento della Libia, hanno le B61 le mini-bombe nucleari stoccater e distribuite sotto il comando nazionale nelle loro rispettive basi militari. (Michel Chossudovsky, Europe's Five "Undeclared Nuclear Weapons States", February 10, 2010)

Queste mini-bombe nucleari stoccate in Europa sono destinate a obiettivi in ​​Medio Oriente. Mentre la Libia non è menzionata, secondo gli accordi del "piano d'attacco NATO", il termonucleare europeo basato su B61 bombe "bunker buster" potrebbero essere lanciate "contro obiettivi in ​​Russia o nei paesi del Medio Oriente come la Siria e l'Iran" (citazione tratta da National Resources Defense Council , le armi nucleari in Europa, febbraio 2005).

Nel contesto della guerra in corso contro la Libia, "tutte le opzioni sono sul tavolo", compresa l'opzione nucleare preventiva, come parte di un "mandato umanitario" per proteggere la vita di civili innocenti.

Nel 2007, nel piano segreto 2.003 STRATCOM è stato rivelato l'oggetto del contesto, ha confermato che Washington per risolvere preventivamente la guerra dispone attacchi nucleari contro l'Iran, la Siria e la Libia. Mentre i concetti e le ipotesi di questo documento sono stati ricavati dalla NPR del 2001, il Piano Strategico formulato dal quartier generale di comando (USSTRATCOM) si è concentrato concretamente sulle questioni di implementazione e attuazione.

L'uso di armi nucleari, compresa la B61-11 contro la Libia nel corso della attuale campagna militare, così come formulata nel NPR 2001 non può, pertanto, essere esclusa.


venerdì 1 aprile 2011

Da Cernobyl a Fukushima

Debora MacKenzie,

New Scientist


Le emissioni radioattive di Fukushima si avvicinano ai livelli di Cernobyl. Ma l’incidente giapponese è ancora in corso e la catastrofe potrebbe essere anche peggiore



Tecnici al lavoro nella centrale nucleare di Fukushima



La centrale di Fukushima sta emettendo livelli di iodio e cesio radioattivi che si avvicinano a quelli raggiunti dopo l’incidente di Cernobyl del 1986. Lo rivela l’organismo istituito per verificare l’applicazione del Trattato sul bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt) che ha una rete mondiale di rilevatori per controllare l’aria e tracciare l’origine di una decina di radionuclidi, le sostanze. radioattive rilasciate dalle esplosioni e dagli incidenti nucleari. Unite alle osservazioni del vento, queste misurazioni possono rintracciare la provenienza e la quantità dei radionuclidi. Il livello di radionuclidi rilasciati da Fukushima I non è accertato, ma i campionatori d’aria del Ctbt fanno un po’ di chiarezza, spiega Gerhard Wotawa dell’Istituto centrale austriaco di meteorologia e geodinamica. Nei primi due giorni dopo l’incidente il vento ha soiato da Fukushima a est verso le stazioni di monitoraggio della costa occidentale degli Stati Uniti, mentre il terzo giorno ha soffiato verso sudovest sulla stazione di monitoraggio giapponese di Takasaki per poi girare di nuovo a est. Ogni giorno la lettura dello iodio-131 a Sacramento, in California, e a Takasaki coincideva: la centrale di Fukushima rilasciava tra 1,2 e 1,3 × 1017 becquerel al giorno.

La sintonia tra le due stazioni “ci fa pensare che la lettura sia accurata”, spiega,come anche quelle simili delle stazioni del Ctbt in Alaska, alle Hawaii e a Montréal.
La differenza tra l’incidente giapponese e quello di Cernobyl è che allora ci fu un imponente incendio che sprigionò nel fumo grandi quantità di sostanze radioattive, tra cui le particelle di combustibile. Dall’impianto di Fukushima I, invece, sono uscite soprattutto quelle volatili come lo iodio e il cesio. Durante i dieci giorni dell’incendio, a Cernobyl sono stati emessi 1,76 × 1018 becquerel di iodio-131, il 50 per cento in più al giorno di quanto è stato calcolato, per ora, per Fukushima. E non si sa ancora quanto dureranno le emissioni in Giappone. Anche le emissioni di cesio-137, dice Wotawa, sono simili a quelle di Cernobyl. Le letture di Sacramento indicano che in Giappone sono stati emessi 5 × 1015 becquerel al giorno, mentre Cernobyl ne ha emessi 8,5 × 1016 in totale, circa il 70 per cento in più al giorno.

I rischi per la salute

L’incidente di Cernobyl ha liberato molta più radioattività e una gamma più vasta di sostanze radioattive rispetto a quanto abbia fatto finora Fukushima I, ma sono stati lo iodio e il cesio a causare la maggior parte dei problemi sanitari, spiega Malcolm Crick, segretario di un organismo dell’Onu che ha esaminato gli effetti sulla salute dell’incidente di Cernobyl. A differenza di altre sostanze, spiega, quelle furono trasportate lontano dal vento. Il corpo umano, inoltre, assorbe rapidamente sia lo iodio sia il cesio. Lo iodio-131, che ha un’emivita di otto giorni, viene assorbito in fretta dalla tiroide e l’abbandona solo quando la sua radioattività si deteriora. Il cesio-137, la cui emivita è di trent’anni, viene assorbito dai muscoli, dove rimane finché il corpo non lo espelle. per eliminarne la metà della quantità ingerita ci vogliono tra i dieci e i cento giorni. All’interno del corpo le emissioni radioattive di questi elementi possono causare gravi danni soprattutto al dna. I bambini che ingeriscono lo iodio-131 possono ammalarsi di cancro alla tiroide fino a dieci anni dopo e più, mentre gli adulti sembrano relativamente resistenti. Uno studio pubblicato la settimana scorsa negli Stati Uniti sostiene che lo iodio-131 di Cernobyl continua a provocare nuovi casi di cancro alla tiroide nelle regioni più colpite di Ucraina, Bielorussia e russia.

Da sapere
La Tepco, l’azienda che gestisce la centrale di Fukushima I, ha ammesso che c’è stata una perdita d’acqua altamente radioattiva, che ha inondato alcuni tunnel sotto i reattori e che avrebbe raggiunto il mare, dove i livelli di iodio radioattivo sono 3.355 volte superiori alla norma. è stata inoltre rilevata la presenza di plutonio nel terreno dell’impianto. Due fatti che confermerebbero la parziale fusione del nocciolo del reattore numero 2. Il governo è in “stato di massima allerta”.

I silenzi della Tepco su Fukushima

Mesmer e Pons

Le Monde

Oltre al pericolo delle radiazioni, i giapponesi hanno scoperto la realtà che ruota
intorno al disastro della centrale atomica: la potenza della lobby nucleare.

Poco informati dalle autorità,sempre più consapevoli del rischio di una catastrofe di cui sono incapaci di valutare la gravità,i giapponesi sono preoccupati. Anche perché attraverso le rivelazioni della stampa e le testimonianze di esperti trasmesse in tv o sui blog hanno scoperto il terribile mondo che gravita intorno a questa tragedia: la potenza della cosiddetta “lobby nucleare”.


Una cerchia ricca e potente, che ruota intorno al ministero dell’economia, del commercio e dell’industria (Meti), ha il controllo della politica nucleare. Le sue ramificazioni comprendono la Federazione delle aziende energetiche (Fepc), l’Agenzia per la sicurezza industriale e nucleare (Nisa), i gruppi industriali che costruiscono le centrali – Toshiba e Hitachi in testa – e i loro fornitori. Questa lobby, che vede spesso ex alti funzionari dei ministeri e delle agenzie statali legate al nucleare diventare collaboratori delle aziende energetiche, è una consumata maestra nell’arte di manipolare l’informazione, e finanzia importanti campagne pubblicitarie sulla sicurezza del nucleare.

L’arrivo al potere nel 2009 dei democratici per la prima volta da dopo la guerra non ha modiicato la situazione, dato che il principale sostenitore del Partito democratico è la potente confederazione sindacale Rengo, che in una delle sue componente principali raggruppa i lavoratori del settore dell’energia. Questa collusione su vasta scala tra alti funzionari, agenzie di controllo, costruttori e gestori delle centrali non solo mette a tacere le opposizioni, ma impedisce qualunque discussione sul nucleare. E non mancano certo le prove di negligenze, omissioni e falsificazioni.

Nel 2002 queste attività avevano portato all’inchiesta nei confronti di dieci società energetiche, colpevoli di aver nascosto alcuni incidenti negli anni settanta, cioè all’inizio dell’era nucleare nell’arcipelago. La Tokyo Electric Power Company (Tepco), proprietaria e gestore delle centrali di Fukushima, era in cima alla lista.

A questi fatti si aggiungono oggi delle testimonianze – ancora tutte da verificare – di ex lavoratori della Tepco. Per ora le loro rivelazioni fanno venire i brividi. A quanto pare gli operatori (la Tepco ma anche gli altri) hanno dato la precedenza ai profitti rispetto agli imperativi di sicurezza o, nel migliore dei casi, non hanno tenuto conto in modo adeguato dei rischi naturali di un paese come il Giappone, caratterizzato da una forte attività sismica e a rischio di tsunami.

Gli impianti di Fukushima sono stati concepiti per resistere a un’onda di cinque metri e mezzo. I reattori hanno resistito al terremoto e si sono fermati automaticamente, ma il sistema di raffreddamento, non abbastanza protetto, è andato fuori uso. Due ingegneri della Toshiba che hanno partecipato alla concezione della centrale, citati dal quotidiano Tokyo Shimbun,ritengono che nel progetto sia stato calcolato un rischio troppo basso. Implicitamente il ministro dell’economia ha riconosciuto che “quando la situazione di crisi sarà sotto controllo, dovremo riesaminare la gestione della Tepco”. Ma nel frattempo quante vittime conterà il paese?

Una reazione tardiva

Un ex ingegnere della Toshiba, che preferisce restare anonimo, è più esplicito: “Il Giappone non deve fare i conti con una catastrofe naturale, ma con una catastrofe provocata dall’uomo”. Un lungo articolo del Wall Street Journal riprende i dati presentati da Hidekatsu Yoshi, deputato comunista ed ex ingegnere nucleare, che ha dimostrato in un libro pubblicato nel 2010 e basato su documenti della Nisa, che la centrale di Fukushima è quella che in Giappone ha avuto il maggior numero di incidenti (di cui una quindicina fra il 2005 e il 2009), e che i suoi dipendenti sono stati i più esposti alle radiazioni nel decennio scorso. Yoshi critica anche il ricorso a delle imprese subappaltatrici spesso prive di esperienza per il mantenimento delle centrali.

La Tepco ha avuto inoltre una reazione tardiva. “L’azienda ha impiegato molto tempo a realizzare la portata del pericolo”, ha dichiarato un alto funzionario. Nei due giorni successivi al sisma e allo tsunami, la preoccupazione di proteggere i macchinari sembra aver avuto la precedenza sui rischi per la popolazione.

Gli otto dipendenti di Areva, azienda francese leader mondiale del nucleare, che erano presenti sul posto al momento del terremoto, hanno capito subito la portata del pericolo e sono stati i primi ad andare via. Eppure Areva non aveva mai espresso alcun timore sui rischi potenziali delle centrali del suo cliente Tepco.

*Il 30 marzo la Tepco, che gestisce la centrale di Fukushima, ha fatto sapere che 4 dei 6 reattori dell’impianto saranno messi fuori uso e coperti con una protezione speciale per limitare la fuga di radiazioni nell’aria.

* Il governo ha reso noto che sta prendendo in considerazione l’idea di usare delle cisterne per raccogliere l’acqua contaminata. Secondo Greenpeace il governo sta fornendo dati attendibili sulla radioattività.

* Il bilancio delle vittime accertate del terremoto e dello tsunami, aggiornato al 30 marzo, è salito a 1.258. I dispersi sono 16.344.

mercoledì 30 marzo 2011

NO ALLA ULTERIORE SERVITU' MILITARE: NO RADAR IN SARDINIA


Durante la riunione del comitato No all'istallazione del radar a Capo sperone , il sindaco di Sant Antioco ha affermato che è a conoscenza del progetto che riguarda la costruzione di altri 4 radar nella costa occidentale della Sardegna , tra i luoghi prescelti oltre Sant Antioco vi sono Arbus , Capo Frasca e l'isola dell'Asinara (dalla bacheca di Fabio Dongu)

I Radar emettono onde elettromagnetiche molto potenti , esse, con il tempo sterilizzano le persone che subiscono passivamente i suoi raggi, aumentando sia gli aborti che le leucemie le onde radar sono teratogene nelle donne gravide (che può causare alterazioni mostruose nello sviluppo di un embrione: malattia teratogena;) ecco un'altra lotta anticoloniale e anti militarista da fare per non farci sterminare.

Il popolo sardo non ha altra scelta che autodeterminarsi se vuole sopravvivere a questo ulteriore attacco contro la sua terra e le sue future generazioni!!

Prepararsi a manifestare con forza e determinazione la nostra contrarietà a questa ulteriore servitù militare italiota!!



Danni provocati 
dalle onde elettromagnetiche
Autore:orsettabella - Liceo scientifico di Milano

Gli effetti che tali radiazioni possono provocare sugli organismi si distinguono in:
1) effetti termici o a breve termine
2) effetti non termici o cronici.

Per effetto termico si intende il riscaldamento del corpo o di sue parti esposte alle radiazioni. La gravità di questo tipo di effetto, va ricercata nel fatto che questo riscaldamento avviene internamente al corpo e non viene percepito dagli organi sensoriali: per l’organismo non è così possibile attivare meccanismi di compensazione. Gli organi con scarsa circolazione sanguigna (che favorisce la dispersione del calore prodotto) e bassa conducibilità termica (fattore negativo ai fini di una efficace dispersione del calore) sono i più colpiti (testicoli, cornea, ecc.).


Che le radiazioni elettromagnetiche influenzino i nostri ritmi fisiologici lo dimostra la ghiandola pineale, situata nella parte posteriore del cervello. Questa minuscola ghiandola a forma di pigna (da cui il nome) secerne melatonina, un ormone che regola, oltre l’umore, il sistema endocrino e riproduttivo. La produzione di melatonina è massima durante la notte e scende al minimo durante il giorno, poiché la luce inibisce il funzionamento della ghiandola. La melatonina, secondo gli studi fatti, sembra essere in grado di proteggere l’organismo da alcune forme di tumore. La sua riduzione in soggetti esposti in modo prolungato spiegherebbe, oltre la promozione di tumori, i vari disturbi riproduttivi e neurologici segnalati da alcune ricerche epidemiologiche.
Negli ultimi anni l’attenzione dei biologi di base si è andata via via spostando dalle mutazioni genetiche ad altri possibili meccanismi responsabili della crescita tumorale.

Il prof. Ross Adey, biofisico, che fa ricerca sui campi elettromagnetici sin dalla fine degli anni ’50 ed ha avuto la possibilità di studiare gli effetti di radar e microonde sui militari, afferma: "Gli studi di laboratorio hanno identificato nelle membrane cellulari la parte dei tessuti che, con tutta probabilità, per prima subisce le interazioni con i campi elettromagnetici a bassa frequenza e i campi modulati a radiofrequenza/micronde.

Studi epidemiologici hanno attirato l’attenzione verso i Campi elettromagnetici e i campi modulati a radiofrequenza come possibili fattori di rischio per leucemie, linfomi, tumori al seno, melanomi epiteliali, tumori al cervello".
Nel mondo anglosassone si stanno adottando misure cautelative per i bambini, a fronte di una evidenza scientifica riferita a rischi per la salute derivati da esposizione continuata e inconsapevole a microonde, anche a bassa intensità.

Misure cautelative e restrittive, con specifico riferimento alle strutture scolastiche o comunque destinate a bambini e ragazzi, sono attuate in Nuova Zelanda, in Svezia, in Canada, in Australia e negli Stati Uniti.
In molti paesi, si moltiplicano le proteste da parte di gruppi di cittadini e associazioni, movimenti ambientalisti e gruppi di tecnici (medici, fisici, biofisici, oncologi.).


Conferme sugli effetti tumorali dei campi magnetici provengono dall’autorevole Karolinska Institut di Stoccolma (centro di riferimento dell’OMS e del premio Nobel) e da altre istituzioni scandinave: i risultati dei loro studi epidemiologici indicano un aumento del rischio per esposizioni prolungate a campi magnetici con intensità superiori a 0,2 microTesla.
In Italia, ricercatori come il dott. Franco Merlo (Istituto Nazionale per la ricerca sul cancro), il Prof. Giuseppe Masera (coordinatore di numerose ricerche internazionali sui tumori infantili) e il Prof. Cesare Maltoni (Fondazione europea di oncologia e scienze ambientali, presidente onorario della Società italiana tumori e segretario generale del Collegium Ramazzini) hanno evidenziato da anni il nesso tra l’esposizione a campi elettromagnetici (CEM) a bassa frequenza (a cui nessuno di noi sfugge) e l’insorgenza di leucemie in popolazioni di età pediatrica (0-14 anni): bambini a lungo esposti a valori di CEM 50-60 Hz superiori a 0,2 microTesla – come quelli prodotti dagli elettrodotti ad alta tensione – hanno una probabilità doppia di sviluppare una leucemia rispetto a bambini esposti a livelli inferiori. I dati scientifici disponibili, giustificano seri sospetti sulla possibilità che i CEM determinino danni biologici, favorendo la carcinogenesi. I motivi di preoccupazione sono tanto più fondati se riferiti ad un organismo in fase di crescita. Per tali motivi è doveroso cercare di limitare il più possibile l’esposizione dei bambini e in ogni caso, va chiarito che le conoscenze oncologiche indicano che non esistono livelli di salvaguardia assoluta, cioè dosi, anche se basse, tali da essere ritenute assolutamente innocue.

Effetti termici o a breve termine
per densità di potenza elettromagnetica irradiata maggiore di 10 milliwatt/cm2:
* variazioni della permeabilità cellulare
* variazione del metabolismo
* variazioni delle funzioni ghiandolari, del sistema immunitario, del sistema nervoso centrale e del comportamento.
per densità di potenza elettromagnetica irradiata maggiore di 50 milliwatt/cm2:
* possibili lesioni cerebrali
* influenza sulla crescita cellulare
* malformazioni fetali
* ustioni interne
* cataratta
* morte per infarto.

Effetti non termici o cronici per intensità inferiore a quella che determina gli effetti termici
* variazione del numero dei linfociti e granulociti (esperimenti su cellule)
* variazioni del livello di anticorpi e delle attività dei macrofagi (esperimenti su animali)
* tachicardia
* dolore agli occhi
* vertigini
* depressione
* limitazione della capacità di apprendimento
* perdita di memoria
* caduta di capelli
nei paesi dell’Est europeo studi hanno evidenziato anche:
* sterilità
* aumento aborti
* abbassamento della fertilità

Secondo l’Agenzia per l’Ambiente degli USA (EPA), su otto studi epidemiologici cinque hanno evidenziato rischi statisticamente significativi associati a:
* neoplasie linfatiche ed emopoietiche
* cancri totali in abitanti (Hawai) in stretta prossimità a torri a radiofrequenze (RF)
* cancro del sistema emopoietico (leucemia, linfoma e linfosarcoma, melanoma e esposizione a radiazione RF) in ufficiali e militari polacchi

Le leggi ed i controlli
L’inadeguata normativa in vigore per gli elettrodotti (D.P.C.M. del 23.4. e D.P.C.M. 28.9.95) indica dei limiti massimi di esposizione in 100 microTesla e distanze da rispettare per i campi elettromagnetici a bassa frequenza di 28, 18 e 10 metri dal filo rispettivamente per elettrodotti da 380, 220 e 132 KV. Questi limiti fanno riferimento a esposizioni di breve durata (effetti a breve termine) e non ad esposizioni prolungate (effetti a lungo termine).
Per i campi elettromagnetici generati da alte frequenze (cellulari) il decreto del Ministero dell’Ambiente n. 381/98 indica i limiti per le radiofrequenze da 100 kHz a 300 GHz.
L’antenna dei telefoni sul tetto solo se tutti i condomini sono d’accordo
* Monza (Milano) 9 marzo 1999 -L’installazione di una antenna sul tetto per la ricezione del segnale dei telefoni cellulari, può avvenire solo se tutti i condomini sono d’accordo. Questo è quanto ha stabilito il giudice del Tribunale civile di Monza, Piero Calabrò, nella causa intentata da due inquilini contro il loro condominio in Via Tevere, 31 a Sesto S. Giovanni.


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