venerdì 1 aprile 2011

Da Cernobyl a Fukushima

Debora MacKenzie,

New Scientist


Le emissioni radioattive di Fukushima si avvicinano ai livelli di Cernobyl. Ma l’incidente giapponese è ancora in corso e la catastrofe potrebbe essere anche peggiore



Tecnici al lavoro nella centrale nucleare di Fukushima



La centrale di Fukushima sta emettendo livelli di iodio e cesio radioattivi che si avvicinano a quelli raggiunti dopo l’incidente di Cernobyl del 1986. Lo rivela l’organismo istituito per verificare l’applicazione del Trattato sul bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt) che ha una rete mondiale di rilevatori per controllare l’aria e tracciare l’origine di una decina di radionuclidi, le sostanze. radioattive rilasciate dalle esplosioni e dagli incidenti nucleari. Unite alle osservazioni del vento, queste misurazioni possono rintracciare la provenienza e la quantità dei radionuclidi. Il livello di radionuclidi rilasciati da Fukushima I non è accertato, ma i campionatori d’aria del Ctbt fanno un po’ di chiarezza, spiega Gerhard Wotawa dell’Istituto centrale austriaco di meteorologia e geodinamica. Nei primi due giorni dopo l’incidente il vento ha soiato da Fukushima a est verso le stazioni di monitoraggio della costa occidentale degli Stati Uniti, mentre il terzo giorno ha soffiato verso sudovest sulla stazione di monitoraggio giapponese di Takasaki per poi girare di nuovo a est. Ogni giorno la lettura dello iodio-131 a Sacramento, in California, e a Takasaki coincideva: la centrale di Fukushima rilasciava tra 1,2 e 1,3 × 1017 becquerel al giorno.

La sintonia tra le due stazioni “ci fa pensare che la lettura sia accurata”, spiega,come anche quelle simili delle stazioni del Ctbt in Alaska, alle Hawaii e a Montréal.
La differenza tra l’incidente giapponese e quello di Cernobyl è che allora ci fu un imponente incendio che sprigionò nel fumo grandi quantità di sostanze radioattive, tra cui le particelle di combustibile. Dall’impianto di Fukushima I, invece, sono uscite soprattutto quelle volatili come lo iodio e il cesio. Durante i dieci giorni dell’incendio, a Cernobyl sono stati emessi 1,76 × 1018 becquerel di iodio-131, il 50 per cento in più al giorno di quanto è stato calcolato, per ora, per Fukushima. E non si sa ancora quanto dureranno le emissioni in Giappone. Anche le emissioni di cesio-137, dice Wotawa, sono simili a quelle di Cernobyl. Le letture di Sacramento indicano che in Giappone sono stati emessi 5 × 1015 becquerel al giorno, mentre Cernobyl ne ha emessi 8,5 × 1016 in totale, circa il 70 per cento in più al giorno.

I rischi per la salute

L’incidente di Cernobyl ha liberato molta più radioattività e una gamma più vasta di sostanze radioattive rispetto a quanto abbia fatto finora Fukushima I, ma sono stati lo iodio e il cesio a causare la maggior parte dei problemi sanitari, spiega Malcolm Crick, segretario di un organismo dell’Onu che ha esaminato gli effetti sulla salute dell’incidente di Cernobyl. A differenza di altre sostanze, spiega, quelle furono trasportate lontano dal vento. Il corpo umano, inoltre, assorbe rapidamente sia lo iodio sia il cesio. Lo iodio-131, che ha un’emivita di otto giorni, viene assorbito in fretta dalla tiroide e l’abbandona solo quando la sua radioattività si deteriora. Il cesio-137, la cui emivita è di trent’anni, viene assorbito dai muscoli, dove rimane finché il corpo non lo espelle. per eliminarne la metà della quantità ingerita ci vogliono tra i dieci e i cento giorni. All’interno del corpo le emissioni radioattive di questi elementi possono causare gravi danni soprattutto al dna. I bambini che ingeriscono lo iodio-131 possono ammalarsi di cancro alla tiroide fino a dieci anni dopo e più, mentre gli adulti sembrano relativamente resistenti. Uno studio pubblicato la settimana scorsa negli Stati Uniti sostiene che lo iodio-131 di Cernobyl continua a provocare nuovi casi di cancro alla tiroide nelle regioni più colpite di Ucraina, Bielorussia e russia.

Da sapere
La Tepco, l’azienda che gestisce la centrale di Fukushima I, ha ammesso che c’è stata una perdita d’acqua altamente radioattiva, che ha inondato alcuni tunnel sotto i reattori e che avrebbe raggiunto il mare, dove i livelli di iodio radioattivo sono 3.355 volte superiori alla norma. è stata inoltre rilevata la presenza di plutonio nel terreno dell’impianto. Due fatti che confermerebbero la parziale fusione del nocciolo del reattore numero 2. Il governo è in “stato di massima allerta”.

I silenzi della Tepco su Fukushima

Mesmer e Pons

Le Monde

Oltre al pericolo delle radiazioni, i giapponesi hanno scoperto la realtà che ruota
intorno al disastro della centrale atomica: la potenza della lobby nucleare.

Poco informati dalle autorità,sempre più consapevoli del rischio di una catastrofe di cui sono incapaci di valutare la gravità,i giapponesi sono preoccupati. Anche perché attraverso le rivelazioni della stampa e le testimonianze di esperti trasmesse in tv o sui blog hanno scoperto il terribile mondo che gravita intorno a questa tragedia: la potenza della cosiddetta “lobby nucleare”.


Una cerchia ricca e potente, che ruota intorno al ministero dell’economia, del commercio e dell’industria (Meti), ha il controllo della politica nucleare. Le sue ramificazioni comprendono la Federazione delle aziende energetiche (Fepc), l’Agenzia per la sicurezza industriale e nucleare (Nisa), i gruppi industriali che costruiscono le centrali – Toshiba e Hitachi in testa – e i loro fornitori. Questa lobby, che vede spesso ex alti funzionari dei ministeri e delle agenzie statali legate al nucleare diventare collaboratori delle aziende energetiche, è una consumata maestra nell’arte di manipolare l’informazione, e finanzia importanti campagne pubblicitarie sulla sicurezza del nucleare.

L’arrivo al potere nel 2009 dei democratici per la prima volta da dopo la guerra non ha modiicato la situazione, dato che il principale sostenitore del Partito democratico è la potente confederazione sindacale Rengo, che in una delle sue componente principali raggruppa i lavoratori del settore dell’energia. Questa collusione su vasta scala tra alti funzionari, agenzie di controllo, costruttori e gestori delle centrali non solo mette a tacere le opposizioni, ma impedisce qualunque discussione sul nucleare. E non mancano certo le prove di negligenze, omissioni e falsificazioni.

Nel 2002 queste attività avevano portato all’inchiesta nei confronti di dieci società energetiche, colpevoli di aver nascosto alcuni incidenti negli anni settanta, cioè all’inizio dell’era nucleare nell’arcipelago. La Tokyo Electric Power Company (Tepco), proprietaria e gestore delle centrali di Fukushima, era in cima alla lista.

A questi fatti si aggiungono oggi delle testimonianze – ancora tutte da verificare – di ex lavoratori della Tepco. Per ora le loro rivelazioni fanno venire i brividi. A quanto pare gli operatori (la Tepco ma anche gli altri) hanno dato la precedenza ai profitti rispetto agli imperativi di sicurezza o, nel migliore dei casi, non hanno tenuto conto in modo adeguato dei rischi naturali di un paese come il Giappone, caratterizzato da una forte attività sismica e a rischio di tsunami.

Gli impianti di Fukushima sono stati concepiti per resistere a un’onda di cinque metri e mezzo. I reattori hanno resistito al terremoto e si sono fermati automaticamente, ma il sistema di raffreddamento, non abbastanza protetto, è andato fuori uso. Due ingegneri della Toshiba che hanno partecipato alla concezione della centrale, citati dal quotidiano Tokyo Shimbun,ritengono che nel progetto sia stato calcolato un rischio troppo basso. Implicitamente il ministro dell’economia ha riconosciuto che “quando la situazione di crisi sarà sotto controllo, dovremo riesaminare la gestione della Tepco”. Ma nel frattempo quante vittime conterà il paese?

Una reazione tardiva

Un ex ingegnere della Toshiba, che preferisce restare anonimo, è più esplicito: “Il Giappone non deve fare i conti con una catastrofe naturale, ma con una catastrofe provocata dall’uomo”. Un lungo articolo del Wall Street Journal riprende i dati presentati da Hidekatsu Yoshi, deputato comunista ed ex ingegnere nucleare, che ha dimostrato in un libro pubblicato nel 2010 e basato su documenti della Nisa, che la centrale di Fukushima è quella che in Giappone ha avuto il maggior numero di incidenti (di cui una quindicina fra il 2005 e il 2009), e che i suoi dipendenti sono stati i più esposti alle radiazioni nel decennio scorso. Yoshi critica anche il ricorso a delle imprese subappaltatrici spesso prive di esperienza per il mantenimento delle centrali.

La Tepco ha avuto inoltre una reazione tardiva. “L’azienda ha impiegato molto tempo a realizzare la portata del pericolo”, ha dichiarato un alto funzionario. Nei due giorni successivi al sisma e allo tsunami, la preoccupazione di proteggere i macchinari sembra aver avuto la precedenza sui rischi per la popolazione.

Gli otto dipendenti di Areva, azienda francese leader mondiale del nucleare, che erano presenti sul posto al momento del terremoto, hanno capito subito la portata del pericolo e sono stati i primi ad andare via. Eppure Areva non aveva mai espresso alcun timore sui rischi potenziali delle centrali del suo cliente Tepco.

*Il 30 marzo la Tepco, che gestisce la centrale di Fukushima, ha fatto sapere che 4 dei 6 reattori dell’impianto saranno messi fuori uso e coperti con una protezione speciale per limitare la fuga di radiazioni nell’aria.

* Il governo ha reso noto che sta prendendo in considerazione l’idea di usare delle cisterne per raccogliere l’acqua contaminata. Secondo Greenpeace il governo sta fornendo dati attendibili sulla radioattività.

* Il bilancio delle vittime accertate del terremoto e dello tsunami, aggiornato al 30 marzo, è salito a 1.258. I dispersi sono 16.344.

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