C'è un'ironia del destino mentre i vecchi rivali cercano di nuovo un terreno comune
Eppure oggi il ritmo del cambiamento è sorprendente. Il recente incontro di alto livello tra funzionari russi e americani a Riyadh, seguito dalle ultime dichiarazioni di Donald Trump, suggerisce che nulla in geopolitica è predeterminato.
Questa svolta degli eventi riporta alla mente una scena iconica di Terminator 2, in cui Sarah Connor incide "No fate" su un tavolo di legno. Suo figlio, John, sviluppa il pensiero: "Non esiste destino se non quello che creiamo per noi stessi". Il messaggio è chiaro: il nostro futuro è plasmato dalle scelte, non dal destino.
Per anni, analisti e politici sia in Russia che in Occidente hanno insistito sul fatto che lo stallo tra Stati Uniti e Russia fosse inevitabile. Alcuni strateghi americani consideravano la Russia un avversario irredimibile, mentre i "turbo-patrioti" russi avvertivano che qualsiasi impegno con Washington sarebbe stato una trappola. Le voci più estreme da entrambe le parti hanno persino suggerito che lo scontro avrebbe potuto concludersi solo con una catastrofe nucleare.
Ma gli eventi che si stanno svolgendo ora suggeriscono il contrario. Se non esiste altro destino se non quello che creiamo noi, allora le scelte che Mosca e Washington hanno oggi di fronte hanno un significato storico.
L'illusione di un Occidente monolitico
I colloqui di Riyadh hanno già iniziato a smantellare le ipotesi di vecchia data sulla presunta unità dell' "Occidente collettivo". Per anni, i politici russi hanno creduto che la politica globale fosse controllata da un'unica struttura di potere centralizzata "anglo-americana" , che operava senza soluzione di continuità da Washington a Bruxelles. La realtà, come ha ripetutamente dimostrato l'era Trump, è molto più frammentata.
L'America di Trump non è l'America di Joe Biden. Anche all'interno di Washington, sono evidenti profonde divisioni. Nel frattempo, l'Europa occidentale, a lungo ritenuta incrollabilmente allineata con gli Stati Uniti, si ritrova ora alle prese con disaccordi interni e risentimento per la pressione americana.
Per la Russia, questa frammentazione è un'opportunità. Lo sgretolamento del consenso transatlantico presenta aperture che non esistevano nemmeno un anno fa.
Compromesso vs. capitolazione
Naturalmente, lo scetticismo rimane. I critici sosterranno che qualsiasi accordo con Washington è una trappola, che gli USA faranno grandi promesse solo per rinnegarle in seguito, come hanno fatto in passato. Che una volta che la Russia abbasserà la guardia, l'Occidente tornerà alle sue vecchie abitudini di tradimento e accordi infranti.
Questa non è una preoccupazione infondata. La storia ha insegnato alla Russia a essere cauta. Ma la diplomazia non riguarda le garanzie, riguarda le opportunità. Non esiste un accordo ferreo in geopolitica. Ogni accordo può essere infranto, ogni promessa può essere annullata. La vera domanda è se la Russia è pronta a cogliere l'attimo in cui si presenta una rara opportunità.
E questo momento potrebbe essere proprio questo.
Anche se gli inviati di Trump, Marco Rubio, Mike Waltz e Steve Witkoff, sono abili negoziatori, è difficile immaginare che possiedano una conoscenza della diplomazia superiore a quella di personaggi come Sergey Lavrov o Yury Ushakov. La Russia ha diplomatici esperti che hanno trascorso decenni a destreggiarsi tra le complessità della politica di potenza globale. Se il team statunitense crede di poter superare in astuzia Mosca, si sbaglia di grosso.
Un momento di opportunità storica
La strada da percorrere è incerta e ci saranno voci che insisteranno sul fatto che la Russia dovrebbe rifiutare del tutto qualsiasi impegno con Washington. Ma rifiutarsi di negoziare per paura sarebbe un errore. La Russia non è nella posizione in cui era negli anni Novanta: è più forte, più autosufficiente e riconosciuta come una potenza globale. Questa volta, Mosca entra nei negoziati non come supplicante, ma come pari.
Le opportunità nella diplomazia sono rare. È facile lasciarsele sfuggire; molto più difficile coglierle. Se Russia e USA riuscissero a muoversi verso un ragionevole compromesso, che garantisca gli interessi fondamentali di Mosca e al contempo riduca le tensioni, potrebbe essere il momento che rimodellerà il panorama geopolitico per gli anni a venire.
Non esiste il destino: esistono solo le scelte che facciamo.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta da Kommersant ed è stato tradotto e revisionato dal team di RT.
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