sabato 25 giugno 2022

Zehava-Dan



Zehava-Dan
Racconto di :Mariano-Abis:

Forse non tutti sanno che non si muore mai.
Si porta a compimento il percorso terreno, e si rinasce in un'altra contrada, o in un altro tempo.
La notte dei tempi, quelli che i libri di storia non raccontano mai, ci ha lasciato uno scritto proveniente dalla terra di atlantide.

La storia ufficiale, quella scolastica, non racconta che esisteva un popolo che costruiva navi che potevano viaggiare senza bisogno di vele o di remi.

Non racconta che quel popolo realizzava imponenti costruzioni senza bisogno di attrezzature troppo sofisticate.
Non racconta che pietre enormi, venivano spostate e sistemate da un solo uomo.
Non racconta che nella terra di atlantide esistevano, ed esistono tuttora, ma celati, i giganti.
Non racconta che i resti degli antichi giganti sono stati fatti sparire volontariamente.
Non racconta che la gente di atlantide conosceva, e conosce, i segreti dell'energia, dispensata in maniera gratuita, "anche" dal magnetismo terrestre.
Non racconta che la gente traeva, e trae, energia dal contatto diretto con la terra.

Viveva in quel tempo il re Dan, al centro di quella terra che oggi chiamano Sardegna, era un re come tutti gli altri; re esattamente come tutti i suoi conterranei, in quell'isola, che isola non era, tutti erano re.
Viveva e operava da sovrano di se stesso e della sua terra.
Sovrano e figlio obbediente alla sua terra.

Dalla terra e dalle energie della terra traeva la sua forza, e il suo pensiero progrediva a stretto contatto con la natura.

Quando portò a compimento la sua esistenza terrena, restò millenni come ibernato, come sospeso dalla storia e dalla civiltà, che intanto regrediva.

Tornò in questa terra in una zona desertica della mesopotamia, là incontrò la donna che avrebbe dato inizio alla sua discendenza, la bella Wajiha.

Non passarono molti lustri, che il deserto venne trasformato in un luogo vivibile e verde.
Wajiha e Dan diedero vita ad una discendenza che avrebbe viaggiato per tutto il globo, alcuni di loro si stabilirono in terra di palestina.

Quella discendenza era destinata a dominare il pianeta intero.
E lo dominava soprattutto con una sua invenzione: il denaro.

Ormai tutto il mondo riveriva quel ristretto gruppo di semiti, che col tempo, da una corretta filosofia di vita insegnata loro dai progenitori, passò ad una scellerata pratica che avrebbe sottomesso tutta la restante umanità, l'usura.Il capo indiscusso di quella stirpe, colui che effettivamente poteva decidere, portava il nome di Zehava.

Ora non sappiamo se Zehava fosse la trasposizione di Dan, ma certo delle forti assonanze tra i due esistevano.
I discendenti di Zehava stabilirono nel pianeta terra dei punti di comando, ai tempi nostri il centro direzionale assoluto, si trova a roma.

Da roma dipendono i centri di londra, riga, astana, washington, mexico city, malta, adelaide, lagos e shanghai, oltre a tanti altri minori dislocati in tutto il pianeta.

Oggi quel ramo della discendenza di Zehava e Wajiha viene identificata con il nome di sionista.
Hanno tutto il pianeta a disposizione, governi, eserciti, religioni, ricerche scientifiche, atenei, giornali, satelliti, armi, navi, aerei, e tecnologie che conoscono solo loro.

La piramide che stanno costruendo, è ormai al termine, manca solo il vertice.
Come una moderna torre di babele, però, stanno incontrando delle difficoltà per ultimare la costruzione, è come se manchi un tassello fondamentale, basilare, è come se manchi una intuizione, una idea, una illuminazione.

Per l'ennesima volta, Dan decide di tornare in terra, per fornire loro la soluzione al dilemma.
Fa capire loro che l'indirizzo materialistico adottato è come fatto di fragile arenaria, che il tassello mancante si chiama spiritualità.

Fa capire loro che con la prevaricazione, con il debito, con il dominio mediatico e fisico, non si può raggiungere il dominio assoluto, fa capire che il dominio è una parola vuota, che il far parte dell'umanità, deve essere derivata da simbiosi, da compartecipazione, e non da intrusioni forzose, fa capire che una nuova era è alle porte, che il regno del male, che loro hanno costruito, non porta giovamenti nemmeno a loro stessi.

Fa capire loro che non serve costruire le piramidi in un deserto delle menti, se non si ha la volontà di trasformare quel deserto in un nuovo eden.

Fa capire loro che non tener conto delle proprie radici spirituali, porta alla estinzione morale e materiale.
Dan è tornato alla sua terra di origine, ormai i sionisti hanno capito che costruire piramidi di fragile arenaria, non porta all'eternità, e se proprio vogliono costruire, devono utilizzare pietra dura, pietra nuragica.

Oggi i sionisti, finalmente ravveduti, vengono in Sardegna a chiedere consigli e a prendere ordini, e si prospetta così, finalmente, un futuro radioso per tutta l'umanità.
Sanno che se sgarreranno ancora per loro non esisterà scampo.


:Mariano-Abis:

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