Anticipiamo in questa pagina un ampio brano da uno dei saggi raccolti in Educazione e rivoluzione.
Per diventare persone, in uscita nelle librerie in questi giorni dalle Edizioni dell'asino. Una denuncia del pervasivo lavaggio del cervello in un mondo dominato dal profitto, scritta nel 1963 e ancora troppo attuale
Paul Goodman
ilmanifesto
Prendiamo in esame il dominio comunicativo definito dalla reciproca influenza tra scuola e cultura generale e poniamoci la domanda: cosa accade alle capacità linguistiche e cognitive dei giovani americani mentre crescono e diventano adolescenti? All'interno del discorso istituzionale, un bambino assorbe una sola visione del mondo. Nel nostro caso, sappiamo come i mezzi di comunicazione soddisfino un unico grande denominatore comune di gusti e opinioni. Tuttavia, ancor più interessante è andare a vedere quel che ogni mass media, in quanto dispositivo, riesce, per così dire, a sincronizzare.
Le cosiddette «informazioni», ad esempio, corrispondono in realtà a ciò che viene selezionato e considerato degno di esser fatto circolare da due o tre agenzie al massimo; tre reti radiotelevisive quasi identiche riassumono queste medesime informazioni. Analogamente, lo «standard di vita», vale a dire ciò che viene comunemente inteso come uno stile di vita degno e decoroso, è quel che principalmente viene illustrato nelle pubblicità di alcune riviste ad ampia diffusione e negli spot televisivi. Anche i set cinematografici in cui vengono girate queste scene di vita degna e decorosa sono progettati dagli stessi ingegneri sociali della pubblicità commerciale. E, allo stesso modo, ora perfino il «pensiero politico» è divenuto un palcoscenico per i due principali partiti che sono in accordo su tutti i temi cruciali (...) e praticamente occupano per intero giornali, radio e televisioni.
Kit per il bricolage e cibi precotti
Gran parte di questa comunicazione pubblica è in buona sostanza senza senso. Le pubblicità gareggiano a suon di retorica, ma i prodotti sono quasi gli stessi, e ogni bambino può vedere come le nostre vite non siano ancora abbastanza occupate da soap opera, sigarette e birra. Dal canto loro, i politici sono molto polemici, ma nei loro discorsi evitano abilmente qualsiasi tema concreto possa differenziarli dai candidati della parte opposta e causare, così, una perdita di voti. Il vero significato dei discorsi, l'obiettivo del profitto e del potere, non è mai citato. I ragazzini più brillanti, attorno agli undici o dodici anni, riconoscono come in realtà la maggior parte dei discorsi sia fatta di mere parole. L'assimilazione delle scuole all'interno del sistema è affare più serio, poiché qui i ragazzi si trovano costretti a impegnarsi in prima persona e a cooperare.
È sempre la stessa storia. La definizione sempre più rigida di test di competenza decisi astrattamente su scala nazionale fa in modo che il lavoro in classe verta principalmente sulla preparazione in vista di questi stessi criteri. I talent scout inviati da imprese ed enti vari, passano al setaccio le scuole superiori e, ora, persino le scuole del primo ciclo d'istruzione sono state invase dalle brochure delle multinazionali. Scienziati d'eccellenza, chiamati a Washington a definire i corsi di studio in scienze e matematica, capiscono come sia vitale lasciare uno spazio d'azione per il lavoro individuale e lo sviluppo della capacità di formulare ipotesi; tuttavia, nelle mani di insegnanti incompetenti, lo standard nazionale diventa, inevitabilmente, un inflessibile dominatore. Televisione e insegnamento computerizzato sono ormai realtà così formalizzate che tutti ne recepiamo i contenuti nello stesso modo, senza avvertire il bisogno di dialogo.
Eccezion fatta per la famiglia, i bambini parlano poco con gli adulti, se non con i loro insegnanti. Ciò nonostante, la scuola, per via dell'affollamento e dei ritmi incessanti, lascia poco tempo e sicuramente non molte occasioni per il contatto umano. Inoltre, sempre più nella scuola primaria così come alle superiori, gli insegnanti hanno progressivamente abdicato al loro ruolo a favore di consulenti, specialisti o amministratori, così che quelle relazioni significative e indispensabili per far maturare allo studente la fiducia e un orientamento tendono a instaurarsi solamente in situazioni estreme. Pare quasi che per essere presi in considerazione come esseri umani si debba passare per «devianti».
Pur essendo sotto gli occhi di tutti, però, questo discorso non può essere facilmente verificato tramite l'esperienza diretta. Tanto i bambini che vivono nella città quanto quelli che abitano le periferie non hanno più occasione di vedere attività artigianali e industrie. I giocattoli sono prefabbricati, sono poveri di falegnameria, idraulica, meccanica; poi, però, in commercio spuntano i kit per il bricolage; il contrasto tra città e campagna svanisce a causa della conurbazione senza fine; pochi bambini conoscono gli animali; persino i principali cibi che consumiamo sono confezionati e distribuiti sempre più frequentemente precotti, in sintonia con lo stile di vita generale.
Un bambino ha sempre meno occasioni di conoscere forme di pensiero antagonista o conflittuale, di coglierne lo stile. Perfino il punto di vista antagonista basato sulla religione (per quanto ipocrita) non ha più alcuna influenza dato che i bambini non conoscono la Bibbia. La letteratura classica per l'infanzia - o quella giudicata eccentrica - è scoraggiata dai librai, e viene bollata come sovversiva da coloro che sono stati deputati a educare. I libri approvati sono quelli conformi al punto di vista ufficiale. Lo stesso, in maniera più insidiosa, si può dire dei film, che si presentano, all'apparenza, come prodotti «adulti» e reali. Da ultimo, i modelli ideali di carriera, con i loro personaggi e le loro filosofie - lo scienziato, l'esploratore, l'infermiera, lo scrittore -, sono tutti normalizzati dagli stereotipi televisivi e incarnano, sebbene sotto diverse spoglie, l'Uomo del Sistema Organizzato.
Tuttavia questo apparato di significato, per quanto apparentemente blando e omogeneo, non è affatto debole o silente. Al contrario, siamo inondati da una quantità di discorsi dei quali tutti siamo i destinatari, che si tratti di commedie, informazioni, cartoni. Il tono è esaltante e dispersivo. Nelle scuole, l'esposizione al sistema viene attuata attraverso una pressione intensa finalizzata ai test, basati sulla memorizzazione, nonché sulla punizione in caso di fallimento. Nessuno è in grado di apprezzare criticamente una tale quantità di immagini e di idee. Al tempo stesso, la relazione concreta tra il discorso pubblico e le sue parole d'ordine con l'esperienza e i bisogni individuali è quantomeno confusa, molto astratta, e questa confusione si aggiunge all'ansia.
Il bambino - in modo ancora intuitivo - capisce perfettamente che se non sarà capace di veicolare queste conoscenze in modo pedissequo, sarà destinato a scendere dalla scala sociale, all'insuccesso scolastico e all'esclusione dalla comunità dei suoi coetanei. Per il bambino, tutto ciò va ad aggiungersi al lavaggio del cervello, i cui punti cruciali sono una visione del mondo omologata, l'assenza di alternative percorribili, un sentimento di confusione a proposito del valore dell'esperienza e dei sentimenti personali, uno stato d'ansia cronico, cosicché si aggrapperà a una visione monolitica del mondo come unico appiglio sicuro.
Questo è lavaggio del cervello.
Spazi limitati di autonomia
Naturalmente, in tutte le società ed epoche storiche i bambini sono stati sottoposti al lavaggio del cervello, poiché per natura sono deboli, ignoranti, dipendenti dal punto di vista economico e vittime della prevaricazione. Per certi versi, nella nostra società il lavaggio del cervello che i bambini subiscono non è così pernicioso come è stato in altre epoche: sono diminuite le punizioni fisiche, la povertà estrema, la paura della morte, l'igiene brutale e la disciplina sessuale. D'altro canto, però, siamo fortemente esposti a un'ideologia che ci sta sommergendo in modo sistematico e profondo.
Le società di mercato, vere e proprie società caserma, fanno in modo che il profitto invada ogni aspetto della nostra vita. La cosa più grave è che i genitori stessi si sentono confusi tanto quanto i loro figli; loro stessi perdono il contatto con informazioni pratiche, che riguardano la loro vita e quella dei propri figli, nel momento in cui gli spazi di autonomia e di iniziativa a loro disposizione sono strettamente limitati. Pertanto, nonostante tutto il nostro surplus tecnologico, la condizione di pace in cui viviamo e le numerose opportunità educative e culturali, è difficile per un bambino americano sviluppare indipendenza, trovare la propria identità, mantenere la curiosità e l'intraprendenza, acquisire un atteggiamento scientifico, abitudini di studio, spirito d'iniziativa, linguaggio poetico.
Purtroppo, la filosofia pervasiva alla quale i bambini vengono sottoposti durante la loro crescita, non è altro che l'ortodossia di una macchina sociale che nelle sue scelte politiche ed economiche di fondo si disinteressa nel modo più totale delle persone in generale e dei giovani in particolare.
(traduzione di Lucia Lazzarini)
PROFILO
Da «politics» alla Gestalt, un precursore del '68
Paul Goodman nacque a New York nel 1911, da famiglia ebraica. Laureatosi al City College, alla fine degli anni '30 fu nominato assistente all'Università di Chicago, incarico presto revocato per via della sua omosessualità. Nello stesso periodo pubblicò le prime opere narrative e poetiche e scrisse per la «Partisan Review». Negli anni '40 fu impegnato nel movimento pacifista e collaborò a «politics», rivista eretica diretta da Dwight MacDonald (dove, negli stessi anni, trovavano spazio gli scritti di Chiaromonte, e Silone, così come di Simone Weil, Hannah Arendt, Camus). Nel '47 pubblicò con il fratello un libro di critica sociale e pianificazione urbana, «Communitas». Poco dopo contribuì alla fondazione del New York Institute for Gestalt Therapy e alla scrittura del testo base della nuova tendenza («Gestalt Therapy», 1951). Negli stessi anni ottenne incarichi universitari per i quali non ebbe la riconferma, ancora una volta probabilmente a causa della sua condotta apertamente omosessuale. Negli anni '50 diresse la rivista «Complex» e fu tra i fondatori di «Liberation». Del '60 è «Growing Up Absurd», che gli diede notorietà come sociologo e critico del sistema. Fu di nuovo chiamato a insegnare in diverse università statunitensi, pubblicò libri di politica e sociologia, nonché una grande quantità di saggi e interventi e divenne un punto di riferimento del movimento giovanile. Nel '67 il figlio Matthew perse la vita in un incidente, provocandogli un dolore dal quale non riuscì più a risollevarsi del tutto. Nell'ultimo scorcio degli anni '60 fu spesso ospite del Centro di Documentazione Interculturale fondato a Cuernavaca da Ivan Illich, che - al pari di MacDonald e Susan Sontag -non si stancò mai di riconoscere il suo debito nei confronti delle tesi di Goodman. Morì d'infarto nella sua fattoria nel New Hampshire nel '72
1 commento:
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