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mercoledì 21 giugno 2023

I motivi per dire ancora NO al MES della UE

Da sinistra: Pierre Gramegna (direttore del Mes), Paolo Gentiloni (commissario europeo), Christian Lindner (ministro delle finanze tedesco) 

 Purtroppo questo percorso non è privo di insidie. Ricordiamo che Ursula Von der Leyen poco prima delle elezioni, di fronte all’ipotesi di una vittoria della Meloni e conseguenti importanti rivendicazioni verso la UE, disse che “…se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti…“. Ed è vero. Gli strumenti per costringerci a cambiare idea ci sono ma i bottoni per azionarli non sono nella stanza della Von der Leyen ma in quella di Christine Lagarde all’ultimo piano dell’Eurotower di Francoforte. È sufficiente lasciare scadere dei titoli italiani senza provvedere al loro riacquisto, anche solo per qualche giorno, per lanciare inequivocabili messaggi agli investitori. Sono metodi già utilizzati ed immediatamente efficaci e, soprattutto, non lasciano impronte.

Claudio Borghi: La posta in gioco: il “potere imperiale” UE di provocare un credit crunch nell’economia di uno Stato membro. Ma, perché no, una crisi finanziaria in piena regola

venerdì 26 maggio 2023

La massoneria europeista democratica arma gli ecoterroristi in tempo di guerra e pandemie


Tossicodipendenti, omosessuali patologici, immigrati affetti da disturbi psicologici, il perfetto sottobosco malato che tanto piace alla massoneria democratica statunitense, stavano preparando un attentato in Italia, ed avevano raccolto un milione e mezzo di euro circa per la sua realizzazione.

sabato 20 novembre 2021

Vi racconto la frode delle tessere del PD dall'interno


Chris Barlati

Sorpresi dal numero di tessere false presenti in Campania? Coglioni.

Non comprendo dove vi possa essere lo scandalo. Viviamo in un totalitarismo idiocratico, dove l'idiozia regna sovrana, e dove le minoranze massoniche elette dagli Stati Uniti vengono imposte tra colpi di stato della magistratura e omicidi operati dai servizi segreti.

Volete sapere come funziona il meccanismo dei tesseramenti falsi? Bene, ve lo racconto io, poiché una volta me la feci anche io una tessera del PD per ricambiare un favore.

Voglio premettere, come è d'uopo in questi casi, che si tratta di una cosa talmente stupida che mi considero altrettanto stupido nel descriverla. Comunque, andiamo avanti.

Da una settimana a questa parte i giornaloni di regime hanno titolato a tutta forza:

E allora?

Chi è che nel 2021 si iscrive ad un partito, paga una tessera, e partecipa attivamente alla diatriba politica all'interno della propria macchina di consenso? Nessuno. Non vi è una sola persona che faccia ''politica'' attraverso i partiti, essendo le sezioni ed i 'club' oramai tane di immigrati irregolari, zingari e prostitute che, tra lo spaccio di droga e ''cerchi magici'' a scopo sessuale, occupano tali spazi solo per scopare, ricattare e divertirsi. Ovvio che qualche imbecille di 70 anni o un signor nessuno che non ha voglia di lavorare sempre lo si trova, ma basta guardarli in faccia per capire che potrebbero benissimo richiedere l'invalidità permanente per incapacità mentale.

Ma torniamo alla nostra storia.

Anni fa, quando il Movimento 5 stelle sembrava veramente un partito antisistema, e chi vi scrive era ragazzino, per ricambiare l'amicizia che provata nei confronti di una persona di fiducia, mi feci tesserare nel PD. Esatto, nel PD. Sono un truffaldino? Niente affatto. Il discorso era semplice, e in parte lo condividevo:

''Chris, la provincia di Avellino è povera. La camorra nemmeno ci viene qui. Qua comandano gli usurai che si comprano le nocciole e le rivendono a prezzo maggiorato; usurai che stanno con Forza Italia. I nostri paesani sono talmente tanto fessi e bestie che manco decidono di farsi una cooperativa per uscire da sotto 'sti figli di puttana. Ti rendi conto che la gente si vende per un bolletta della luce, per comprarsi le sigarette o per andare a scoparsi i trans? L'unico cosa che abbiamo qui è il PD, i 5 stelle i nostri paesani manco sanno chi sono.''

Il tutto era fottutamente vero, anche perché conoscevo quella realtà, essendo di quelle zone. Pochi possono capire cosa voglia dire vivere nella povertà e rischiare di morire perché i tuoi genitori devono far debiti con gli usurai della zona per comprarsi le sigarette, alcolizzarsi la notte o farsi le ricariche sul cellulare. Poteri difensivi non ve n'erano, essendo gli ispettori di polizia i primi a lavorare per la micro criminalità ed trafficanti locali. Ed i giornalisti della provincia di Avellino e Napoli? Dei venduti, pronti a contattare il primo inquisito per associazione a delinquere ed offrirgli di ''comprarsi una pubblicità per il nostro giornale''. Una volta mi sentii addirittura dire da una nullità che scriveva per Il Mattino: ''sono criminali, ma fanno del bene''. Ovviamente, Il Mattino è il giornale di pennivendoli per eccellenza, nonostante la loro autodefinizione di ''garantisti'', termine oggi utilizzato come sinonimo della categorizzazione ''quaquaraqua''.

Suddetti giornali, nonché le forze di polizia locali, guarda caso non citano nemmeno di sfuggita la presenza della 'Ndrangheta a Salerno o l'operato dei Servizi Segreti nel promuovere l'usura e la compravendita di vite umane nelle periferie rurali che ha come scopo quello di interrare rifiuti nucleari e distruggere le maggiori imprese foriere del made in Italy.

Dunque, è davvero tanto grave vendere tessere(del PD) come non ci fosse altra scelta? A livello locale e provinciale, personalmente posso affermare che si tratta di una prassi accertata oramai da 40 anni. Se si riceve in cambio un lavoro, una condizione tale che ti permette di poter scappa dall'assenza totale di dignità che regna sovrana in Campania, ben venga anche contribuire a far eleggere il coglione di turno, ma, ripeto, il problema è un altro, dato che nemmeno con il clientelismo si ottengono lavori.

La provincia di Avellino è territorio dell'anima nera di Ciriaco De Mita, affarista di professione, ancora attivo in tutto ciò che riguarda traffico di rifiuti, compravendita di voti, e relazioni tra le istituzioni e la criminalità(una vecchia abitudine che si porta dietro dalla trattativa Stato-Mafia e dall'omicidio di Falcone).

Il vecchio De Mita, mentore dell'inutile presidente della Repubblica Sergio Mattarella, altro essere antropomorfo privo di anima ed in odore di mafia, utilizza una strategia semplicissima per controllare l'informazione e di conseguenza la vita dei cittadini: ''tu scrivi quello che ti dico o ti tolgo il finanziamento di Stato''. Il metodo mafioso di De Mita, a pensarci bene, ricorda quello di De Luca, altro esemplare di dinosauro che non disprezza rapporti con la criminalità, tanto da mandare il proprio figlio(povero babbasone) a parlare con presunti camorristi che vogliono smaltire illegalmente rifiuti. Naturalmente, come da copione in questi casi, la magistratura archivia e v'affanculo. Chi si è visto si è visto(non dimentichiamo che Salerno è terra di 'Ndrangheta).

Dunque, a che ci serve parlare del segreto di Pulcinella quando sappiamo che il PD, il partito della massoneria francese, difensore dei pedofili e della mafia nigeriana, dei piani dei democratici statunitensi di distruggere ogni nazionalità e carattere identitario per creare un agglomerato indifferenziato di idioti indistinguibili sessualmente, il partito di tutto questo schifo, i cui membri dovrebbero essere fucilati sul posto all'istante, il partito anti Italiano e tutto quello che di male possa esistere... cioè, a che cazzo serve parlare di tutto questo? A nulla. A mascherare il fatto che oramai il PD è fallito, ma che comanda su mandato dei servizi di intelligence americani? Forse. Anche questo articolo non ha molto senso, ma visto che tutti hanno paura di dire la verità oggigiorno a causa del totalitarismo in cui viviamo, mi son sentito di lasciare questa mia testimonianza.

L'italiota ha la memoria corta

Già con le primarie ogni anno salta fuori che vengono impiegati immigrati senza documenti, zingari, stranieri di ogni tipo, e che si arriva addirittura a votare due e più volte, a dimostrazione che le elezioni sono una farsa e che bisognerebbe liberare il paese attraverso l'unico metodo possibile ed attuabile: una lotta armata.

Con questo non voglio prendere le difese di un partito mafioso quale il PD e di altrettanti esponenti criminali quali De Mita o De Luca, impegnati da tempo a rovinare la Campania su mandato dei Servizi, allo scopo di indebolire la criminalità autoctona e permettere l'infiltrazione(già presente) della 'Ndrangheta nei porti di Napoli e Salerno.

Chi vi scrive all'epoca decise di tesserarsi nel PD solo per ricambiare un'amicizia preferendo appoggiare una persona onesta, seppur in mala fede, che un imbecille criminale che si fa la cresta assoldando spacciatori a cui piace incularsi i travestiti.

Ciò che dobbiamo tenere a mente è che i meccanismi elettorali sono da tempo illegali e taroccati.

Un tempo si taroccava in buona fede, sperando di poter cambiare qualcosa, in nome, chiaramente, del clientelismo della Prima Repubblica, che in fin dei conti aveva una sua utilità. Oggi no, nulla. La politica non conta più nulla, ma nel senso che non ha valore: ha perso la sua istituzione. Se traffichi droga e sei un delinquente che fa parte della 'Ndrangheta o della massoneria ti compri il voto di 200 africani che vanno a votare nel PD, e in un giorno, per 10 euro al voto, diventi senatore o parlamentare.

Lo strumento elettorale democratico oramai è inesistente, siamo la nuova America Latina qui in questa Europa degli Stati Uniti. Fin quando non decideremo di impugnare le armi e di agire secondo la massima ''un colpo sparato, un pezzo di merda morto'' non ne usciremo mai.

Continuare  a indignarsi per quei pochi secondo scadenti leggendo titoli che riportano sempre le stesse notizie è assolutamente controproducente. Non esiste altro soluzione che non sia quella armata.




domenica 4 luglio 2021

Il PD è veramente EREDE del PCI?

SPIEGATE IL PD AL VICESEGRETARIO PD. IL “PARTITO-PRINCIPE” DI GRAMSCI. IL “GIORNALISMO IMPARZIALE” SECONDO SALVEMINI


ANTONIO SOCCI


MERCATISMO

La polemica lanciata dal vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano contro il governo Draghi perché – fra gli altri – si avvale di due economisti “liberisti” è surreale per tanti motivi.

Ma ce n’è uno particolare. Il Pd – e ancor prima l’Ulivo – è stato totalmente immerso in quel “pensiero unico” che – come scrive Michael Sandel in “La tirannia del merito” (Feltrinelli) – considera i “meccanismi del mercato” come “i principali strumenti per realizzare il bene pubblico”.

Nota infatti Tomaso Montanari (Il Fatto quotidiano 16/6) che questa “fede nel mercato” – criticata da Sandel, docente di Teoria del governo ad Harvard – è “condivisa da tutti i leader e dai partiti del centrosinistra globale, da Clinton, a Blair al nostro Pd” citato esplicitamente dallo studioso. Qualcuno informi Provenzano.

 

ROSSO ANTICO

Non si può dire che le celebrazioni dei cento anni del Pci (fondato appunto nel 1921) siano state l’occasione di riflessioni vere su quello che è stato (e che è?) il mondo comunista in Italia.

Ha prevalso il sentimentalismo del “come eravamo” ed è proseguita l’impenetrabile reticenza che dal 1989 avvolge le ragioni delle diverse trasformazioni del Pci (Pds, Ds, Democratici…).

Così sono spariti i simboli e le scenografie comuniste, i riferimenti all’ideologia marxista, ai regimi del socialismo reale, alla storia e ai leader del partito, ma si è avuta una sostanziale continuità della classe dirigente.

C’è anche una continuità nella concezione della propria parte? Bisognerebbe interrogarsi, per esempio, su quanto ancora sopravvive la concezione del partito che Antonio Gramsci – nelle sue “Note sul Machiavelli” – aveva elaborato sul modello del Principe: “Il moderno Principe, sviluppandosi, sconvolge tutto il sistema di rapporti intellettuali e morali in quanto il suo svilupparsi significa appunto che ogni atto viene concepito come utile o dannoso, come virtuoso o scellerato, solo in quanto ha come punto di riferimento il moderno Principe stesso e serve a incrementare il suo potere o a contrastarlo. Il Principe prende il posto, nelle coscienze, della divinità o dell’imperativo categorico, diventa la base di un laicismo moderno e di una completa laicizzazione di tutta la vita e di tutti i rapporti di costume”.

Più in generale, nel discorso pubblico del nostro Paese, bisognerebbe interrogarsi su questa “completa laicizzazione” che, anche sui media, sembra aver dissolto la riflessione sulla verità oggettiva…

 

IMPARZIALI?

Giovanni Valentini sul Fatto quotidiano (26/6) ripropone il primo messaggio inviato dal presidente Carlo Azeglio Ciampi alle Camere che diceva: “Onorevoli parlamentari, la garanzia del pluralismo e dell’imparzialità dell’informazione costituisce strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta”.

Parole sacrosante per il pluralismo (ma quanto ce n’è oggi veramente?). Qualche dubbio rimane sul concetto di “imparzialità nell’informazione”. Non si tratta di chiedersi se ce ne sia oggi, ma se e come sia possibile.

Si potrebbe riflettere su una pagina di un grande antifascista come Gaetano Salvemini (negli anni dell’esilio): “Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere” (in “Mussolini diplomatico”, Parigi 1932).

 

Antonio Socci

sabato 19 dicembre 2020

I PD AMANO LA PATRIA FRANCESE



Così di primo acchito ci si chiede che razza di meriti possono avere un ex sindacalista, un giornalista , due donne di partito ex parlamentari, per meritarsi la più alta onorificenza per il servizio d’onore alla patria conferita dallo Stato francese? Personaggi che a ben guardare hanno contribuito con le loro azioni allo smantellamento dello stato sociale e dello stato italico , svendendo con l’appoggio del loro partito e uomini di fiducia di tutte le industrie statali IRI (Prodi) , e ogni bene comune del popolo italiota compresa l’acqua data alle multinazionali francesi, un intero partito al servizio di un’altro stato, dei veri e propri traditori della patria italica, a favore della Francia; ecco dunque qual’è il loro merito, scritto sulla medaglia della onorificenza: HONNEUR ET PATRIE, PER LA FRANCIA ovviamente, dunque, per un italiota significa ALTO TRADIMENTO!
SaDefenza

Maurizio Tortorella

Amano le patria della Légion d’honneur il PD de le président. Corrado Augias rende l’onorificenza transalpina a Emmanuel Macron, reo d’aver insignito Al Sisi. Lo seguono altri tre «rossi» decorati. Ma ne restano ancora 15: ex premier (Romano Prodi e Enrico Letta), ex ministri e gli ultimi due sindaci di Milano

Ieri il giornalista, scrittore, conduttore e autore televisivo, drammaturgo ed ex europarlamentare del Partito democratico, Corrado Augias, ha restituito la sua Legione d’onore al presidente francese, Emmanuel Macron. A disgustare Augias, e a spingerlo al beau geste, è stata la recente concessione di un’altra Légion d’honneur ad Abdel Fattah Al Sisi, il presidente egiziano cui Augias imputa la vergognosa copertura degli 007 criminali che al Cairo, nel febbraio 2016, hanno torturato a morte il ricercatore italiano Giulio Regeni.

È per questo che il patriottico giornalista, scrittore, conduttore (eccetera) ha deciso di restituire l’onorificenza, di cui era stato insignito nel 2007. «Il mio», ha spiegato, «è un gesto al tempo stesso grave e puramente simbolico, ma potrei dire sentimentale: il presidente Macron non avrebbe dovuto concedere la Legion d’onore a un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati criminali». Augias, che è uomo di coltura raffinata, di certo non può aver visto un filmetto come il Tempo delle mele: quindi forse non sa che la sua protesta insegue quella della protagonista di quel film, Sophie Marceau, che nel 2016 restituì la sua Legion d’onore per protestare contro la consegna del riconoscimento al principe saudita Mohammed Ben Nayef, che aveva appena ordinato 70 esecuzioni capitali.

Il problema è che ieri anche Augias ha fatto scuola, e hanno deciso di restituire la loro Legion d’onore altri tre «grandi indignati» di sinistra, e cioè l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati, l’ex parlamentare comunista nonché presidente onoraria dell’Arci, Luciana Castellina, e l’ex ministro dem dei Beni culturali, Giovanna Melandri.

Castellina, Cofferati, Melandri e Augias

È così emersa l’esistenza di un singolare traffico di onorificenze tra Francia e Italia. Scavando negli annali dell’Ordre national de la Légion d’honneur, l’ordine istituito nel 1802 da Napoleone Bonaparte, il giornale La Verità ha scoperto però un esercito di almeno altri 15 «legionari» italiani, tutti di sinistra, in molti casi scelti con motivazioni sorprendenti. Si parte dal fondatore della RepubblicaEugenio Scalfari, che ha ricevuto la sua bella medaglia nel maggio 1999 perché «umanista, giornalista eccezionale, scrittore moralista e amico della Francia»: l’ambasciatore dell’epoca, Jacques Blot, aveva aggiunto però che Scalfari era stato «un attore fondamentale dell’evoluzione del Partito comunista» e «coscienza critica della sinistra». Subito dopo è toccato a Walter Veltroni, al cui petto la Légion d’honnneur è stata appuntata nel maggio 2000, quando ancora era segretario e deputato dei Democratici di sinistra, il partito erede del Pci, e l’ha meritata (così si legge nella pergamena d’accompagnamento) «per l’attività svolta a salvaguardia dei beni culturali»: forse quella esercitata come ministro della Cultura nel governo dell’Ulivo, una carica che però nel 2000 il legionario Veltroni aveva abbandonato da due anni.

In totale continuità, comunque, nel 2001 anche il successore di Veltroni alla segreteria dei Ds è divenuto addirittura grand’ufficiale della Legion d’onore: Massimo D’Alema ha ottenuto l’ambita onorificenza per la «volontà di costruire un’Europa comune». Poi è toccato a Franco Bassanini, che ha incassato la sua Legion d’onore nel 2002 per i «forti legami intrattenuti con la Francia durante il suo incarico da ministro della Funzione pubblica» nei governi della sinistra. Viene da domandarsi che cosa abbia a che fare la nostra burocrazia statale con Parigi, ma si sa: più sono alte le onorificenze, più sono imperscrutabili i sentieri che seguono.

Nel settembre 2003 la medaglia è andata all’ex ministro d’alemian-prodiano della Cultura e dello Sport, Giovanna Melandri, e poi nel 2009 a Emma Bonino, oggi a capo di +Europa. Se l’ex leader radicale è stata premiata in quanto «militante europea», qualche dubbio può insorgere per la Melandri, la cui motivazione è «il contributo alla diffusione dell’arte contemporanea». Chissà, forse l’Eliseo avrà pensato al mitico Maxxi, il controverso (e costoso) museo romano per la cui realizzazione l’esponente dem si è tanto spesa.

Ci sono altri legionari italiani più recenti, ma tutti indefettibilmente di sinistra. Piero Fassino, ex segretario del Pd, è stato insignito della Legion d’onore nel 2013 per il «forte impulso dato alle relazioni con la Francia». Anche l’ex sottosegretario renziano Sandro Gozi ha la Legione, dal 2014, in quanto «sincero europeista», ma almeno per un po’ ha fatto da consulente al governo di Edouard Philippe. La lista continua: nel 2014 ha avuto la Légion d’honneur il fondatore dell’Ulivo Romano Prodi «europeo convinto, economista brillante e politico al servizio dello Stato». Nei due anni seguenti è toccato a due sindaci di Milano: nel 2015 a Giuliano Pisapia, ex parlamentare di Rifondazione comunista, per la sua «francofilia»; nel 2016 a Beppe Sala, in «riconoscimento per il successo mondiale di Expo». Dal 2015 è commendatore della Légion d’honneur anche Carlo De Benedetti, sedicente tesserato numero 1 del Pd, per aver «favorito l’avvicinamento tra Italia e Francia». E nel 2016 è toccato a Enrico Letta, ex presidente dem del Consiglio, la cui mesta motivazione è che si tratta di «personalità straniera che vive in Francia»: praticamente un esiliato. Dario Franceschini ha ottenuto la Legione d’onore nel 2017 «per l’amicizia dimostrata alla Francia», lo stesso anno è toccato al ministro pd Roberta Pinotti, per «l’impegno per una sempre più stretta collaborazione con la Francia nel campo della Difesa». Se tutti i «legionari» di sinistra decidessero di restituire la medaglia, insomma, l’ambasciata di Francia dovrà svuotare qualche armadio

HONNEUR ET PATRIE

Nota
L’Ordine nazionale della Legion d’onore (in francese Ordre national de la Légion d’honneur è la più alta onorificenza conferita dallo Stato francese. Si tratta di un ordine cavalleresco istituito il 19 maggio 1802 da Napoleone Bonaparte per rimpiazzare e integrare vecchi ordini reali preesistenti, e passò in seguito alla Repubblica.  
L’ordine è conferito a donne e uomini, sia cittadini francesi sia stranieri, per meriti straordinari nella vita militare e civile. In pratica, nell’uso corrente, l’ordine è conferito, oltre che a militari, anche a imprenditori di alto livello, impiegati di alto livello della pubblica amministrazione francese, campioni sportivi, come pure a persone che hanno collegamenti con la parte più alta del potere esecutivo


Sa Defenza non ha alcuna responsabilità rispetto alle citazioni, informazioni pubblicate, i dati, le singole opinioni contenute in questo articolo.
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mercoledì 18 novembre 2020

DOPO MESI DI POLEMICHE IL PD RIBALTA LE SUE POSIZIONI SU MES E DEBITO



di Antonio Socci

Sa Defenza


DOPO MESI DI POLEMICHE IL PD RIBALTA LE SUE POSIZIONI SU MES E DEBITO, DANDO RAGIONE A LEGA E FdI. NE AVETE SENTITO PARLARE?


In queste ore il Pd ha disinvoltamente rovesciato la sua posizione sul Mes e sulla cancellazione del debito, facendo sue le posizioni che da sempre sono sostenute dall’odiata Lega in Parlamento, sui media e nelle piazze.

La prova? Stava sulla prima pagina di “Repubblica” di ieri: Sassoli: ‘L’Ue cancelli i debiti per il Covid e riformi il Mes’”. Ed Enrico Letta, sempre ieri, ha dato un’intervista alla “Stampa” il cui titolo dice tutto: Gli Stati non si fidano, il Mes va superato, trasferiamo i fondi alla Commissione.

Sassoli e Letta non sono due passanti. Sono due dei principali “pontieri” fra Pd e burocrazia Ue. Infatti subito la viceministro degli Esteri Marina Sereni ha dichiarato: “E’ venuto forse il momento di modificare il meccanismo che regola il Fondo Salva Stati. Non a caso oggi sia David Sassoli che Enrico Letta suggeriscono di trasferirlo dagli Stati alla Commissione”.

E’ una giravolta clamorosa. Eppure nessuno la rinfaccerà al Pd. Ai ribaltoni della Sinistra (senza spiegazioni e senza mea culpa) siamo abituati e anche stavolta la cosa passerà in cavalleria. Anzi, diranno – come già ieri “Repubblica” – che sono “tutti d’accordo con Sassoli”. Come se fosse un’”ideona” sua.

Così quello che fino a ieri veniva condannato come fosse un attentato alla salute degli italiani o alla stabilità finanziaria (perché era sostenuto dai “cattivi” Salvini, Meloni, Bagnai e Borghi), diventa d’improvviso virtuoso, lungimirante e lodevole, in quanto targato Pd.

Eppure l’ossessivo ritornello sul Mes è andato in onda per mesi. In ogni talk show tutti concordavano con il Dem (o l’opinionista) che ripeteva la solfa sui 37 miliardi del Mes che erano tanto preziosi e addirittura ci potevano salvare dall’emergenza Covid. Puntualmente Lega e Fratelli d’Italia finivano sotto accusa perché rei di opporsi alla provvidenziale manna (che il governo peraltro poteva benissimo prendere).

Le ragioni di Lega e FdI erano queste: anzitutto il Mes è un prestito e non un regalo; inoltre ha delle clausole molto pericolose per il nostro Paese; infine i soldi che servono si possono oggi reperire con titoli del debito pubblico agli stessi interessi del Mes (non a caso tutti i paesi europei stavano ben alla larga dal Mes).

Il Pd faceva orecchie da mercante e accusava gli oppositori come irresponsabili e antieuropeisti. Ora, d’improvviso, la svolta a U.

Il Dipartimento Economia della Lega ha buon gioco nel cantar vittoria: Quattro giorni fa il Centro Delors, un think tank di Berlino, aveva suonato la campana a morto per il MES. Oggi il Pd, si accoda smentendo se stesso con una acrobatica piroetta e confermando quindi la validità della linea che la Lega sostiene fin da marzo: smantellare il MES e monetizzare il debito Covid.

Ma i parlamentari leghisti sottolineano un’altra cosa importante: “L’azione del Governo è stata ritardata dall’insistenza del Pd nel difendere un’istituzione datata come il MES, rifiutata da tutti gli altri Stati membri. I ritardi, che hanno inciso sulla carne viva di autonomi, imprenditori, professionisti, vanno messi in conto al provincialismo dei cosiddetti europeisti. Un minimo sindacale di competenza macroeconomica e di frequentazione delle istituzioni europee chiarisce che non c’è altra strada per evitare di stroncare la ripresa con una crisi da sovra indebitamento. Il nemico della pacifica convivenza fra popoli europei è chi, come il Pd, difende posizioni insensate e di retroguardia, non chi le critica in modo documentato e costruttivo”.

Lo stesso ribaltone viene fatto dal Pd sulla monetizzazione del debito per Covid che – quando veniva prospettato dalla Lega – suscitava scandalo.

Che oggi prevalga in tutti il buon senso è cosa ottima. Ma sarebbe leale e serio riconoscere i meriti politici di chi si è dimostrato più competente ed è stato ingiustamente attaccato per mesi.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 16 novembre 2020


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mercoledì 9 settembre 2020

PRIMA LA GUERRA CIVILE, POI IL GOVERNO DRAGHI: IN AUTUNNO IL MONDIALISMO DARÀ L’ASSALTO FINALE ALL’ITALIA

Cesare Sacchetti
Sa Defenza 
Stiamo arrivando alla fine dei giochi, i cosiddetti nodi  vengono al pettine,  e dunque ora sta anche al popolo non farsi imbelinare dai soliti criminali al governo e dai vecchi criminali che hanno svenduto  i beni del popolo, vedi il criminale Prodi e suoi accoliti... l'autunno sarà caldo, la lotta della luce per liberarsi dall'oscurità giunge al termine.  W la luce! 
Sa Defenza

Italia gli anni della guerra civile anni quaranta

Se si dà uno sguardo all’ultima indagine della banca d’Italia sulle condizioni economiche del Paese dopo il Covid, si avvertirà probabilmente un brivido freddo che percorre la schiena.

Il 55% degli italiani si trova ad un passo dalla soglia di povertà. Un terzo delle famiglie italiane tra tre mesi non avrà più sufficienti riserve. L’ossigeno finirà in autunno e molti non avranno più nemmeno le risorse necessarie per comprare il pane.

Quella che sta per arrivare è una ondata tale che trascinerà il Paese in un vortice di caos e violenza mai visti dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Cacciari, uomo da sempre vicino agli ambienti globalisti, non ha avuto pudori nel descrivere ciò che sta per arrivare in Italia.

Le sue parole infatti non lasciano spazio a dubbi.
“IN AUTUNNO LA SITUAZIONE SOCIALE ED ECONOMICA SARÀ DRAMMATICA CON PERICOLI PER L’ORDINE SOCIALE. PER STARE A GALLA, IL GOVERNO DOVRÀ COPRIRSI DIETRO IL PERICOLO DELLA PANDEMIA E TENERE LE REDINI IN QUALCHE MODO. UNA DITTATURA DEMOCRATICA SARÀ INEVITABILE.”
A parte la definizione paradossale e ipocrita di “dittatura democratica”, è chiaro a cosa si sta andando incontro.

E’ uno scenario da guerra civile, accuratamente voluto e preparato dal governo e dalle élite internazionali che lo dirigono.

L’attenzione del pubblico è stata interamente rivolta contro un virus che ad oggi non è stato in grado di fare più morti nel mondo della comune influenza stagionale, al netto di tutte le falsificazioni fatte sui numeri.

Mentre le masse sono state magistralmente, e in maniera criminosa, fatte mettere le une contro le altre per quello che riguarda l’uso di guanti e mascherine, il regime è andato avanti e ha portato una sospensione delle libertà personali senza precedenti dal 1945.

Per il momento, sembra che la prevista proroga dello stato di emergenza non ci sarà, ma ciò non cambia purtroppo nulla rispetto allo scenario che sta per arrivare.
La crisi ci sarà e sarà devastante, così come le possibili rivolte. E’ a quel punto che la proroga oggi messa nel cassetto potrebbe essere ritirata fuori domani, per portare ad un’altra durissima repressione.
IL PRETESTO SARÀ ANCORA UNA VOLTA IL COVID-19, E SU QUESTO AVRANNO UN RUOLO FONDAMENTALE I MEDIA NEL REGOLARE AL MASSIMO LA MANOPOLA DEL TERRORE DEL VIRUS.
In quel momento, il punto massimo di rottura sarà probabilmente raggiunto e il rischio di tumulti sarà estremamente elevato.

Ecco perchè il virus serve. Serve a mantenere in vita il colpo di Stato consumatosi lo scorso gennaio.

Perchè il mondialismo vuole distruggere l’Italia

A questo punto ci si chiede perchè le élite mondialiste che stanno coordinando in diverse parti del mondo uno scenario di dittatura globale, si siano accanite così tanto in modo particolare contro l’Italia.

La ragione sta nella storia stessa di questo Paese e di ciò che esso rappresenta sia sotto il profilo culturale sia sotto quello economico.

Come già spiegato in altre occasioni, l’Italia assume un ruolo importantissimo nelle strategie esecutive del nuovo ordine mondiale.

L’ex agente dei servizi segreti britannici, John Coleman, nel suo libro “Il comitato dei 300”, denunciò come la morte del Paese fosse stata decretata molti anni prima da uno dei circoli più importanti del mondialismo, il comitato dei 300 che a sua volta controlla fermamente il Club di Roma, fondato da Aurelio Peccei, uomo degli Agnelli, e il club Bilderberg, un altro gruppo globalista del quale fanno parte tra gli altri l’attuale capo della task force del governo, Colao.


Comitato dei trecento

L’attacco all’Italia ordinato da questi gruppi sovranazionali si è articolato principalmente su due piani.

Il primo è di natura prettamente spirituale e religiosa.

L’Italia rappresenta dai tempi della sua fondazione la cristianità. Per arrivare ad un governo unico mondiale fondato su una nuova religione globale, in tutto e per tutto simile al culto misterico e gnosticista praticato dalla massoneria, occorre prima colpire al cuore il Paese che ospita e custodisce la tradizione fondante del cristianesimo, ovvero l’Italia.

L’infiltrazione degli ambienti progressisti dentro la Chiesa cattolica e il pontificato di Bergoglio sono in questo senso l’esempio più vivo della strategia di secolarizzazione e scristianizzazione perseguita dalle élite contro l’Italia.
Il secondo è di natura prettamente economica, ed è subordinato al primo in quanto a importanza.
La deindustrializzazione del Paese e la sua completa spoliazione economica è funzionale al raggiungimento del primo obbiettivo.
Occorreva giungere al depauperamento nazionale sia per spegnere la forza economica della nazione sia per togliere di mezzo un pericoloso competitor per l’industria mercantilista nord-europea e francese.

Non è certo un caso se dagli anni’80 in poi, con la prima infausta stagione di privatizzazioni realizzata avviata da Romano Prodi, allora presidente dell’IRI, l’istituto per la ricostruzione industriale che racchiudeva il patrimonio industriale pubblico, si sia andati in una progressiva direzione di abbattimento dell’industria pubblica nazionale che aveva consentito al Paese di diventare una potenza economica mondiale.

Il processo è continuato con la seconda ondata di privatizzazioni degli anni’90, e con la svendita del patrimonio dell’IRI, eseguita attraverso il contributo fondamentale ancora una volta di Romano Prodi, nuovamente presidente dell’istituto nel 1993, e di Mario Draghi, un uomo che già all’epoca era un riferimento fondamentale per le élite europee riguardo ai piani da eseguire per l’Italia, e che avrà anche ora un ruolo decisivo, come si vedrà a breve.

Infine, il passaggio al disastroso modello economico ordoliberale, l’ingresso della moneta unica e la conseguente adozione di un cambio troppo pesante per i parametri dell’economia italiana ha dato un’ulteriore accelerazione al processo di deindustrializzazione del Paese, a tutto beneficio del cartello mercantilista nord-europeo, rappresentato dall’industria tedesca e olandese, che di converso hanno beneficiato di un cambio artificialmente svalutato.

La crisi da Covid è l’ultima fase per colpire a morte l’Italia

Ora si è alle battute finali. E’ stato fatto un lavoro scientifico di demolizione di una nazione dal punto di vista materiale e spirituale, ma non si è ancora giunti al suo annichilimento totale.

Serve qualcosa di ancora più devastante. In questo senso, la crisi da Covid si è rivelata perfetta perché le previsioni economiche parlano di un crollo verticale del PIL pari a -12%.

L’Italia sarà il Paese che subirà quella che sarà considerata probabilmente la più grave repressione economica della storia economica internazionale.

Di fronte ad una situazione così drammatica, i disordini pertanto saranno inevitabili e il governo fantoccio nelle mani delle élite lo sa perfettamente.
Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, mancherà il pane a milioni di persone.

Ecco perchè è necessaria la farsa della seconda ondata. Per disinnescare qualsiasi tentativo di rivolta e usare il pugno duro della repressione dittatoriale contro le rivolte di piazza.

Quando questa crisi raggiungerà l’apogeo e l’instabilità sarà totale, allora con ogni probabilità questo traballante governo uscirà di scena.

I segnali di una sua dipartita precoce sembrano esserci già adesso.



Senato italiano
Il vice-ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che durante la crisi da Covid non osava pronunciare una parola contro il governo di cui fa parte, ora sembra essere investito da una sorta di incontinenza verbale acuta che lo sta portando praticamente a rinnegare tutto quanto fatto dal suo stesso governo in materia di gestione Covid.
In genere, nei palazzi della politica, quando si cambia rotta così bruscamente è il segnale che la baracca sta per crollare e si cerca di mettere un piede fuori dalla porta.

La “soluzione” delle élite: il governo Draghi

Dunque le élite e il governo da questo manovrato, stanno permettendo deliberatamente che il Paese venga travolto dalla crisi per poi passare ad ogni probabilità alla “soluzione” auspicata dalle prime.

Un altro governo tecnico, stavolta nelle mani di quello che appare ancora essere il candidato preferito dall’establishment, ovvero Mario Draghi, sicario economico che ha avuto un ruolo da protagonista nell’accompagnare il processo di smantellamento dell’Italia.

Draghi a palazzo Chigi darebbe il via all’ultima stagione di saccheggio della nazione e gli ultimi residui gioielli in mano allo Stato verrebbero messi sul mercato a prezzi di saldo.

Non sarebbe altro che l’esecuzione del piano Colao di cui si è già parlato in un’altra occasione, che prevedrebbe anche la possibilità di vendere asset strategici per il controllo del Paese, quali i trasporti e infrastrutture come porti e aeroporti, in mani straniere.

Sarebbe una privatizzazione di massa dell’intero sistema Paese.

Qualcuno è arrivato a sostenere che in realtà questo non accadrebbe perchè Draghi si sarebbe “riconvertito” nuovamente al pensiero del suo originario maestro, il compianto professor Federico Caffè.

La prova di questo “pentimento” sarebbe stato un articolo del Financial Times, nel quale l’ex presidente della Bce, parlava della necessità di espandere i debiti pubblici, senza dire però a quali condizioni e senza sottolineare che quella espansione senza un ombrello della banca centrale che inietta moneta per garantire la solvibilità del debito si rivelerebbe disastrosa.

In realtà, quell’articolo è sembrato essere fatto su ordinazione per poter appunto mettere su la narrazione di una immaginaria conversione di Draghi.
Una idea veicolata soprattutto da alcuni ambienti della Lega che hanno salutato il presunto arrivo di Mario Draghi tra i sovranisti.

Un’assurdità che si smentisce da sola, ma che comunque potrebbe essere usata per giustificare un governo Draghi appoggiato anche da Renzi.

Nel frattempo, il Draghi mai redento si sta dando da fare per prepararsi la strada che porta a palazzo Chigi. Prima ha incontrato segretamente Di Maio alla Farnesina, poi ha incontrato Renzi e si è sentito telefonicamente anche con Franceschini, che vedrà nelle prossime settimane


Mario Draghi
Alla cordata che vuole l’ex presidente Bce prossimo primo ministro si è aggiunto anche Bergoglio che lo ha insignito dell’incarico di membro dell’Accademia delle Scienze Sociali.
Tutto questo assieme al fatto che il pontefice attuale, uno tra i più accesi e fanatici sostenitori del mondialismo, dia un incarico del genere a Draghi dovrebbe essere sufficiente a far capire che non c’è stato nessun cambiamento e che l’uomo di Goldman Sachs è rimasto esattamente quello che era prima.

Ad ogni modo, in alcuni ambienti politici, l’incontro con Di Maio è stato letto come un allargamento del fronte che vorrebbe Draghi premier.

A bordo ora ci sarebbero oltre a Renzi, Forza Italia, Prodi, un buon pezzo di PD e una buona parte del M5S guidata da Di Maio che sarebbe pronta a tutto pur di evitare le urne anticipate, evenienza che scriverebbe la parola fine alla storia del movimento della Casaleggio Associati.

E la Lega? Al momento Salvini sembra aver accantonato l’idea del governissimo per chiedere invece le urne anticipate, ma Giorgetti, l’uomo del deep state leghista vicino a Draghi, è da sempre uno dei più convinti sostenitori di un governo di larghe intese guidato proprio dall’ex governatore di Bankitalia.

A settembre, dopo le amministrative, si vedrà meglio se Salvini avrà intenzione di strappare sul serio dalla linea di Giorgetti, oppure se si rivelerà nuovamente funzionale alla linea di quest’ultimo.

Questo comunque sembra essere lo scenario che le élite hanno delineato per il Paese.

Dal caos sociale ed economico volutamente preparato e orchestrato dai mondialisti, uscirà il governo che dovrà infliggere il colpo di grazia al Paese.
In autunno si consumerà quindi l’aggressione finale del clan globalista contro l’Italia.

La speranza è che quell’alleanza Viganò-Trump di cui si è parlato precedentemente, riesca a sventare questo piano criminoso e a impedire la definitiva morte economica e spirituale di questa nazione


Viganò e Trump

Si sta per combattere una battaglia decisiva che deciderà il destino di milioni di persone, non solo in Italia, ma nel mondo.

La guerra che è stata dichiarata all’Italia molti decenni è giunta all’appuntamento più importante.

La madre di tutte le battaglie si combatterà in Italia, nel cuore dell’Occidente cristiano dove tutto ebbe inizio 2000 anni fa, e dove tutto sembra di nuovo finire oggi.



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